View Full Version : I pazienti in stato vegetativo vanno nutriti. Lo dice la chiesa
è di ieri la notizia della "sentenza definitiva" della chiesa nei confronti di una questione controversa:
«Il paziente in coma è persona da rispettare» Il Vaticano: «Sono dovute le cure, che comprendono la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
CITTA' DEL VATICANO - Anche se in «stato vegetativo permanente», il paziente «è una persona, con la sua dignità umana fondamentale». Lo afferma la Congregazione della Dottrina della Fede in risposta ad un quesito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, sottolinenado che dunque anche al paziente che si trovi in questa situazione «sono dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali». Tale risposta del dicastero vaticano è stata approvata da Benedetto XVI, nel corso di un'udienza concessa al prefetto, card. William Joseph Levada. E il Papa, precisa il testo, «ne ha ordinato la pubblicazione».
SOMMINISTRAZIONE DI ACQUA E CIBO A CHI E' IN COMA - Per il Vaticano quindi i pazienti in coma vanno nutriti e accuditi. «La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita». Lo afferma sempre la Congregazione della Dottrina della Fede rispondendo a un quesito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. Tale somministrazione, spiega il dicastero vaticano, «è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente». Secondo l'ex Sant'Uffizio, «in tal modo si evitano le sofferenze e la morte dovute all'inanizione e alla disidratazione».
ECCEZIONI - Nell'affermare che «la somministrazione di cibo e acqua è moralmente obbligatoria in linea di principio», la Congregazione della Dottrina della Fede, spiega una nota di commento diffusa dallo stesso dicastero insieme alle risposte ai quesiti della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, «non esclude che in qualche regione molto isolata o di estrema povertà l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano non essere fisicamente possibili». In questi casi, però, precisa la nota vaticana, «sussistono l'obbligo di offrire le cure minimali disponibili e di procurarsi, se possibile, i mezzi necessari per un adeguato sostegno vitale». La Congregazione per la Dottrina della Fede ritiene inoltre lecito interrompere alimentazione e idratazione anche quando «per complicazioni sopraggiunte, il paziente possa non riuscire ad assimilare il cibo e i liquidi, diventando così del tutto inutile la loro somministrazione». Infine, l'interruzione è lecita anche «in qualche raro caso» nel quale «l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano comportare per il paziente un'eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico legato, per esempio, a complicanze nell'uso di ausili strumentali». Si tratta, precisa però la nota, di «casi eccezionali» che «nulla tolgono al criterio etico generale, secondo il quale la somministrazione di acqua e cibo, anche quando avvenisse per vie artificiali, rappresenta sempre un mezzo naturale di conservazione della vita e non un trattamento terapeutico». «Il suo uso - conclude la Congregazione - sarà quindi da considerarsi ordinario e proporzionato, anche quando lo stato vegetativo si prolunghi».
[Corriere della Sera (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/09_Settembre/14/eutanasia_vaticano_stato_vegetativo.shtml)]
Ora, preferirei non discutere sul tema dell'eutanasia, che ritengo sia un passo oltre, ma semplicemente sulla distinzione fra quello che la chiesa definisce "rispetto della dignità della persona" e quello che in realtà è invece l'opposto, includendo nella mancanza di rispetto anche l'accanimento terapeutico.
Io mi ritengo persona di fede, anche se non strettamente legata alla dottrina cristiana cattolica.
E in questo senso mi sento di affermare che la chiesa con questa decisione non solo contraddica se stessa e i propri principi fondamentali, ma sia in questo ambito sulla strada del sopravvalutazione del ruolo umano rispetto alla figura divina.
Volendo porre la questione in termini molto semplicistici, direi senza dubbio che una persona che non sia più in grado di alimentarsi in maniera autonoma IN VIA DEFINITIVA, sia una persona, concediamoci una terminologia religiosa, chiamata da dio a terminare i suoi giorni terreni.
Siamo abituati ad essere sempre di fronte alla scissione fra scienza e religione, che paiono dover essere sempre su due posizioni diverse.
Ma a me sembra che qui i ruoli si stiano invertendo.
Ora anche laddove i laici affermano che sia lesivo della dignità umana protrarre l'esistenza di un corpo inanimato attraverso l'imposizione di cure o mezzi nutritivi di sostentamento, ecco che la chiesa ci sorprende mantenendo una posizione opposta sebbene palesemente contraria al dogma secondo cui la volontà dell'uomo non deve avere l'arroganza di ritenersi superiore al volere divino.
Guardando indietro in effetti non posso che vedere il nefasto effetto di una così umana interpretazione dei messaggi religiosi.
Non riesco proprio più a trovare una coerenza in questa chiesa...
Gemma, il fatto è che si è riconosciuto (nel caso ci fosse bisogno...) che bere e mangiare non è una cura ma un semplice... boh, chiamalo diritto, chiamala necessità naturale, chiamala come ti pare, di qualunque persona.
La Chiesa è e resta contraria all'accanimento terapeutico, quello che si dice semplicemente è che non è ammissibile lasciar morire di sete o di fame una persona in coma.
Tra l'altro dice proprio:
La Congregazione per la Dottrina della Fede ritiene inoltre lecito interrompere alimentazione e idratazione anche quando «per complicazioni sopraggiunte, il paziente possa non riuscire ad assimilare il cibo e i liquidi, diventando così del tutto inutile la loro somministrazione». Infine, l'interruzione è lecita anche «in qualche raro caso» nel quale «l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano comportare per il paziente un'eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico legato, per esempio, a complicanze nell'uso di ausili strumentali»
Non mi sembra che ci sia nè niente di nuovo, nè niente di sensazionale.
dantes76
15-09-2007, 08:57
per fortuna che il vaticano e la sua banda stanno in italia,
giusto peccato che siamo pure noi :D
dantes76
15-09-2007, 09:43
giusto peccato che siamo pure noi :D
meglio noi che non contiamo una cippa, che altri:O
La Congregazione per la Dottrina della Fede ritiene inoltre lecito interrompere alimentazione e idratazione anche quando «per complicazioni sopraggiunte, il paziente possa non riuscire ad assimilare il cibo e i liquidi, diventando così del tutto inutile la loro somministrazione». Infine, l'interruzione è lecita anche «in qualche raro caso» nel quale «l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano comportare per il paziente un'eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico legato, per esempio, a complicanze nell'uso di ausili strumentali»
Non mi sembra che ci sia nè niente di nuovo, nè niente di sensazionale.
no per carità l'ipocrisia della chiesa non cambia in 5 minuti :)
dantes76
15-09-2007, 09:45
no per carità l'ipocrisia della chiesa non cambia in 5 minuti :)
solo ogni 25 anni, per ogni giubileo, si chiede scusa, per i crtimini fatti nei 25 anni precedenti...
ora hanno 25 anni di tempo per fare.. :D
amigdala
15-09-2007, 10:14
FONTE :
http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/cronaca/eutanasia-vaticano/eutanasia-vaticano/eutanasia-vaticano.html
La Congregazione della dottrina della fede ribadisce un principio non negoziabile nella Chiesa
Al paziente "è dovuta la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali"
Eutanasia, il Vaticano ai vescovi Usa
"Lo stato vegetativo è una vita da rispettare"
ROMA - Anche se in "stato vegetativo permanente", il paziente "è una persona, con la sua dignità umana fondamentale". Lo afferma la Congregazione della dottrina della fede in risposta ad un quesito della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, sottolineando che anche al paziente che si trova in quello stato "sono dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo anche per vie artificiali".
La risposta del dicastero vaticano è stata approvata da Benedetto XVI, nel corso di un'udienza concessa al prefetto cardinale William Joseph Levada. E il Papa, precisa il testo, "ne ha ordinato la pubblicazione".
"La somministrazione di cibo e acqua - afferma la Congregazione - è obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, cioè procurare idratazione e nutrimento al paziente", evitando "le sofferenze e la morte dovute all'indebolimento progressivo dell'organismo".
La nota esamina anche il problema che grava sulle famiglia dei pazienti in stato vegetativo. "Può costituire un onere notevole - rileva la Congregazione - il fatto di avere un parente in stato vegetativo. E' un onere simile a quello di curare un tetraplegico, un malato mentale grave, un Alzheimer avanzato". I pazienti in stato vegetativo "sono persone che hanno bisogno di un'assistenza continua per mesi o addirittura per anni". Ma anche in questi casi, "ai pazienti deve essere applicata il principio secondo cui, in caso di malattia grave, resta il diritto e il dovere di mettere in atto le cure necessarie per conservare la salute e la vita".
Il principio secondo cui "la vita allo stato vegetativo è una vita comunque da rispettare", non è nuovo nella Chiesa cattolica. Si pronunciò in maniera identica anche il predecessore di Benedetto XVI. Già nel marzo del 2004, Giovanni Paolo II, in un messaggio ad un congresso medico internazionale, era intervenuto sulla materia dichiarando che gli esseri umani, seppur in stato vegetativo, hanno diritto alla propria dignità: "Il valore di ogni essere umano non cambia con il mutare della condizione fisica".
Nella Chiesa cattolita, il no all'eutanasia resta un principio non negoziabile ribadito recentemente durante la straziante storia di Piergiorgio Welby che, dal letto dov'era costretto da anni per una grave forma di distrofia muscolare, aveva chiesto di morire.
(14 settembre 2007)
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FONTE :
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200709articoli/25744girata.asp
Eutanasia, nuovo altolà del Vaticano: "Stato vegetativo è vita da rispettare"
La posizione della Chiesa in una nota: «Obbligatoria la somministrazione di cibo e di acqua per chi è in coma»
CITTA' DEL VATICANO
Per la Chiesa cattolica è «obbligatoria» la somministrazione di cibo e acqua ad una persona che versa in stato vegetativo permanente: lo ribadisce la Congregazione della dottrina della fede, in risposta a due domande che la Conferenza episcopale degli Stati Uniti formulò nel 2005, a pochi mesi dalla morte di Terri Schiavo (31 marzo di quell’anno), un caso che infiammò il dibattito Oltreatlantico sull’eutanasia e l’accanimento terapeutico.
No all'interruzione delle cure
Pur prevedendo - in una nota esplicativa - tre fattispecie di «casi eccezionali» per i quali questa indicazione non vale, l’ex Santo Uffizio spiega, nel documento vero e proprio approvato da Benedetto XVI, che il nutrimento e l’idratazione sono un «mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita» (primo quesito) e, quindi, non possono mai essere interrotti: anche quando i medici competenti giudicano con certezza morale che il paziente non recupererà mai la coscienza (seconda questione). «Un paziente in "stato vegetativo permanente" - si legge nel breve testo delle risposte - è una persona, con la sua dignità umana fondamentale, alla quale sono perciò dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali».
La risposta al quesito dei vescovi Usa
Come spiega una nota diffusa dalla stessa Congregazione per la dottrina della fede, l’episcopato Usa domandava ragguagli al Vaticano con una lettera dell’11 luglio del 2005 firmata dal presidente, monsignor William S. Skylstad. I vescovi nordamericani domandavano, cioè, se l’alimentazione e l’idratazione «soprattutto, se somministrate per vie artificiali, non costituiscano un onere eccessivamente pesante per loro, per i parenti o per il sistema sanitario, fino al punto da poter essere considerate, anche alla luce della dottrina morale della Chiesa, un mezzo straordinario o sproporzionato, e quindi non moralmente obbligatorio». «La questione - spiega ai microfoni di "Radio vaticana" il sottosegretario della Congregazione della dottrina della fede, monsignor Joseph Augustine di Noia - era: l’insegnamento di Giovanni Paolo II rappresenta uno sviluppo o un mutamento dell’insegnamento della Chiesa rispetto ai tempi di Pio XII?». La risposta, prosegue il presule, è che «quello che Giovanni Paolo II ha detto nel discorso del 2004 non rappresenta un cambiamento ma è semplicemente in continuità con l’insegnamento della Chiesa».
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FONTE :
http://qn.quotidiano.net/2007/09/14/36270-dubbi_sulla_dolce_morte_wojtyla.shtml
SU MICROMEGA
Dubbi sulla 'dolce morte' di Wojtyla
Lina Pavanelli - medico che per alcuni anni ha diretto una scuola di specializzazione in Anestesia e rianimazione - ricostruisce gli ultimi mesi di vita di Giovanni Paolo II. E adombra il dubbio che al papa non siano state applicate le cure che si volevano imporre a Piergiorgio WelbyHome [/B]
Roma, 14 settembre 2007 - A più di due anni dalla morte di Karol Wojtyla, un medico- anestesista analizza il percorso di cura adottato per tenere in vita il Santo Padre. Lina Pavanelli - medico che per alcuni anni ha diretto una scuola di specializzazione in Anestesia e rianimazione - lo fa attraverso un articolo sul nuovo numero di MicroMega, in edicola da oggi. Un articolo che si inserisce nel dibattito fra eutanasia e accanimento terapeutico, adombrando la possibilità che le cure adottate per Giovanni Paolo II siano state coscientemente indirizzate a 'non permettere' che il paziente potesse sopravvivere a lungo. In pratica, che per il papa non vennero adottate quelle stesse cure che si volevano imporre a Piergiorgio Welby.
La dottoressa riscostruisce in una attenta analisi le ultime settimane di vita di Wojtyla: i due ricoveri del febbraio 2004 e la diagnosi di 'stenosi funzionale della laringe', una degenerazione patologica non reversibile, per cui gli venne praticata una tracheotomia per permettere la respirazione. Ma fra le conseguenze di questa stenosi ci fu anche l'impossibilità per il Santo Padre di deglutire, e quindi di alimentarsi, una condizione che portò a un rapito deperimento del fisico fino al punto di rendere fatale una banale infezione.
Un deperimento che avrebbe potuto essere evitato (o perlomeno prolungato) con l'applicazione di un sondino nutrizionale, che però venne applicato troppo tardi, solo l'ultimo giorno prima del crollo finale "E' stato un atto troppo tardivo per essere di utilità al paziente, ma rileva il dramma e il conflitto vissuto dai medici "scrive la Pavanelli. "Chiarisco subito che non ho critiche da muovere nei confronti dei medici del papa, li capisco - prosegue la dottoressa - Hanno lasciato che il Santo padre deperisse giorno per giorno nonostante si rendessero conto che in quelle condizioni non avrebbe potuto sopravvivere a lungo."
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FONTE:
http://qn.quotidiano.net/cronaca/2007/09/14/36212-vaticano_vescovi_stato_vegetativo_vita.shtml
SCIENZA E FEDE
Il Vaticano ai vescovi Usa: "Lo stato vegetativo è vita"
La Congregazione della dottrina della fede risponde alla Conferenza episcopale degli Stati Uniti: "E' obbligatoria la somministrazione di cibo e acqua ad una persona che versa in stato vegetativo permanente".
Città del Vaticano, 14 settembre 2007 -
Per la Chiesa cattolica è "obbligatoria" la somministrazione di cibo e acqua ad una persona che versa in stato vegetativo permanente: lo ribadisce la Congregazione della dottrina della fede, in risposta a due domande che la Conferenza episcopale degli Stati Uniti formulò nel 2005, a pochi mesi dalla morte di Terri Schiavo (31 marzo di quell'anno), un caso che infiammò il dibattito Oltreatlantico sull'eutanasia e l'accanimento terapeutico.
Pur prevedendo - in una nota esplicativa - tre fattispecie di "casi eccezionali" per i quali questa indicazione non vale, l'ex Santo Uffizio spiega, nel documento vero e proprio approvato da Benedetto XVI, che il nutrimento e l'idratazione sono un "mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita" (primo quesito) e, quindi, non possono mai essere interrotti: anche quando i medici competenti giudicano con certezza morale che il paziente non recupererà mai la coscienza (seconda questione). "Un paziente in 'stato vegetativo permanente' - si legge nel breve testo delle risposte - è una persona, con la sua dignità umana fondamentale, alla quale sono perciò dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali".
"In favore della possibilità di rinunciare all`alimentazione e all'idratazione di questi pazienti si invoca spesso il Discorso di Papa Pio XII ad un Congresso di Anestesiologia del 24 novembre 1957", ricorda la nota esplicativa alle due risposte. Invece, "le Risposte che ora dà la Congregazione per la Dottrina della Fede si collocano nella linea" di una serie di documenti della Santa Sede citati e, "in particolare, del discorso di Giovanni Paolo II del 20 marzo 2004".
Come spiega una nota diffusa dalla stessa Congregazione per la dottrina della fede, l'episcopato Usa domandava ragguagli al Vaticano con una lettera dell'11 luglio del 2005 firmata dal presidente, monsignor William S. Skylstad. I vescovi nordamericani domandavano, cioè, se l'alimentazione e l'idratazione "soprattutto, se somministrate per vie artificiali, non costituiscano un onere eccessivamente pesante per loro, per i parenti o per il sistema sanitario, fino al punto da poter essere considerate, anche alla luce della dottrina morale della Chiesa, un mezzo straordinario o sproporzionato, e quindi non moralmente obbligatorio".
"La questione - spiega ai microfoni di 'Radio vaticana' il sottosegretario della Congregazione della dottrina della fede, monsignor Joseph Augustine di Noia - era: l'insegnamento di Giovanni Paolo II rappresenta uno sviluppo o un mutamento dell'insegnamento della Chiesa rispetto ai tempi di Pio XII?". La risposta, prosegue il presule, è che "quello che Giovanni Paolo II ha detto nel discorso del 2004 non rappresenta un cambiamento ma è semplicemente in continuità con l'insegnamento della Chiesa".
Papa Pacelli, infatti, veniva citato da coloro che non escludevano la possibilità di rinunciare all'alimentazione e all'idratazione dei pazienti in stato vegetativo permanente. In un discorso del 1957 "il Pontefice ribadiva due principi etici generali", spiega la nota esplicativa dell'ex santo Uffizio. "Da una parte, la ragione naturale e la morale cristiana insegnano che, in caso di malattia grave, il paziente e coloro che lo curano hanno il diritto e il dovere di mettere in atto le cure necessarie per conservare la salute e la vita. D`altra parte, tale dovere comprende generalmente solo l`utilizzo dei mezzi che, considerate tutte le circostanze, sono ordinari, che non impongono cioè un onere straordinario per il paziente o per gli altri. Un obbligo più severo sarebbe troppo pesante per la maggioranza delle persone e renderebbe troppo difficile il raggiungimento di beni più importanti".
La Congregazione della dottrina della fede sottolinea innanzitutto che "le risposte date da Pio XII si riferivano all`utilizzo e all`interruzione delle tecniche di rianimazione. Ma il caso allo studio (quello di Terri Schiavo, ndr.) nulla ha a che vedere con tali tecniche. I pazienti in 'stato vegetativo' respirano spontaneamente, digeriscono naturalmente gli alimenti, svolgono altre funzioni metaboliche, e si trovano in una situazione stabile". Di conseguenza " il principio formulato da Pio XII non può essere interpretato, per ragioni ovvie, nel senso che allora è lecito abbandonare a se stessi i pazienti, la cui cura ordinaria impone un onere consistente per la loro famiglia, lasciandoli quindi morire. Non è questo il senso in cui Pio XII parlava di mezzi straordinari".
Dopo aver citato una serie di documenti vaticani ('Dichiarazione sull'eutanasia' della Congregazione della dottrina della fede del 5 maggio 1980, 'Questioni etiche relative ai malati gravi e ai morenti' del pontificio consiglio Cor Unum del 27 giugno 1981, discorso di Giovanni Paolo II del 15 novembre 1985, 'Carta degli operatori sanitari' del pontificio consiglio per la Pastorale degli operatori sanitari del 1995, discorso di Giovanni Paolo II del 2 ottobre 1998 e discorso del 20 marzo 2004) la congregazione vaticana arriva a ribadire la posizione ostile all'interruzione dell'alimentazione per i malati in coma.
Il dicastero vaticano guidato dal cardinale William Joseph Levada, peraltro, cita anche tre "casi eccezionali". "Non esclude che in qualche regione molto isolata o di estrema povertà l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano non essere fisicamente possibili, e allora ad impossibilia nemo tenetur, sussistendo però l`obbligo di offrire le cure minimali disponibili e di procurarsi, se possibile, i mezzi necessari per un adeguato sostegno vitale". Non si esclude neppure che, "per complicazioni sopraggiunte, il paziente possa non riuscire ad assimilare il cibo e i liquidi, diventando così del tutto inutile la loro somministrazione".
Infine, "non si scarta assolutamente la possibilità che in qualche raro caso l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano comportare per il paziente un'eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico legato, per esempio, a complicanze nell'uso di ausili strumentali". "Questi casi eccezionali - conclude la nota - nulla tolgono però al criterio etico generale, secondo il quale la somministrazione di acqua e cibo, anche quando avvenisse per vie artificiali, rappresenta sempre un mezzo naturale di conservazione della vita e non un trattamento terapeutico. Il suo uso sarà quindi da considerarsi ordinario e proporzionato, anche quando lo 'stato vegetativo' si prolunghi".
ma è obbligatoria pure per chi cristiano non è? :rolleyes:
dantes76
15-09-2007, 10:21
ma è obbligatoria pure per chi cristiano non è? :rolleyes:
in italia tutti lo sono :O
tranne chi non ha il battesimo:D
in italia tutti lo sono :O
tranne chi non ha il battesimo:D
ah, si basano sul battesimo :D capisco :D
amigdala
15-09-2007, 10:24
FONTE :
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/09_Settembre/14/welby_reazioni_vaticano.shtml
La reazioni dopo la nuova presa di posizione della Chiesa «Nutrizione artificiale non è naturale»
La moglie di Welby: «I trattamenti straordinari non possono essere imposti a nessun malato»
MILANO - La nutrizione e l'idratazione artificiali per persone in stato vegetativo permanente non sono trattamenti «naturali», ordinari, ma «trattamenti straordinari, che richiedono un intervento medico, e come tali non possono essere imposti a nessuno». Non nasconde la sua amarezza Mina Welby, moglie di Piergiorgio, morto lo scorso dicembre dopo anni di completa paralisi e di respirazione artificiale, nel commentare l'ultimo intervento della Congregazione della Dottrina della Fede che ribadisce l'obbligatorietà del nutrimento del paziente, qualsiasi siano le sue condizioni.
TRATTAMENTI STRAORDINARI - «Leggendo il documento - sottolinea la signora Welby - mi viene spontanea una domanda: e se il paziente è cosciente, sotto alimentazione artificiale, e non la vuole, come si può costringere? Mio marito ad esempio me lo disse chiaramente: non voglio arrivare all'alimentazione artificiale, non voglio sondini. Non si può costringere una persona a mangiare, né se è cosciente né se è incosciente». Punto centrale del dibattito, la questione se l'alimentazione artificiale sia un intervento «ordinario e proporzionato», come si legge nel documento vaticano, o straordinario. «A gennaio - ha ricordato Mina Welby - la Società Italiana Nutrizione e Idratazione artificiale ha preparato un documento, purtroppo mai reso pubblico, in cui c'è scritto chiaramente che si tratta di trattamenti straordinari, non ordinari, e come tali necessitano del consenso del paziente, perché non si può costringere qualcuno a subire cure di qualsiasi tipo».
14 settembre 2007
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FONTE :
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/09_Settembre/15/sondino_wojtyla.shtml
Quel sondino che nutriva Wojtyla
La comunicazione è del 30 marzo, il primo impianto a febbraio
Ma l’annuncio arrivò molto dopo
CITTÀDELVATICANO—Ricordate papa Wojtyla con il crocifisso nelle mani, ripreso di spalle il Venerdì Santo del 2005, otto giorni prima della morte? Aveva il sondino nasogastrico e per non mostrarlo con un segno così invasivo i responsabili della «famiglia pontificia» decisero che la telecamera lo riprendesse solo da dietro o di lato. L’inserimento del sondino per l’alimentazione sarà annunciato il mercoledì seguente, 30 marzo. Ma in verità il Papa lo portava stabilmente dal lunedì della «settimana santa» e a più riprese gli era stato inserito durante gli ultimi giorni del secondo ricovero al Gemelli, che andò dal 24 febbraio al 13 marzo. Il vero «trattamento medico» delle ultime settimane di Giovanni Paolo II torna d’attualità a seguito della pubblicazione sul numero di «Micromega » che giunge ora in edicola di un saggio del medico anestesista Lina Pavanelli che si chiede come mai i medici che avevano in cura il Papa gli abbiano applicato il sondino nutrizionale solo l’ultimo giorno prima del crollo finale: «Un atto troppo tardivo per essere di utilità al paziente».
La studiosa evidenzia poi una «contraddizione » tra «l’esperienza umana di Karol Wojtyla — in qualità di paziente— e le dottrine del bene oggettivo da lui pubblicate, che sono la questione capitale delle crociate politiche degli organi istituzionali della Chiesa». Insomma la Pavanelli viene a esprimere «comprensione» per il comportamento dei medici, che — constatando la gravità della situazione del Papa ormai senza prospettive di guarigione—l’avrebbero lasciato «deperire giorno dopo giorno», evitandogli il calvario di trattamenti invasivi—tipo l’alimentazione artificiale—che la dottrina cattolica ritiene invece imprescindibili e doverosi (vedi in questa pagina altro servizio su un pronunciamento venuto ieri in merito ai malati in «stato vegetativo permanente»). Ebbene senza entrare nella questione medica, né in quella etica, riteniamo che sia possibile una ricostruzione giornalistica dei fatti dai quali — come anticipato sopra — venga a risultare che il sondino era stato applicato molto prima di quando dichiarato. Abbiamo ricostruito la vicenda del sondino con un’inchiesta tra le persone che accostarono il papa lungo l’ultimo mese, Quella sui tempi del sondino è l’unica discordanza di rilievo che l’indagine ha messo in evidenza rispetto alla narrazione delle ultime settimane pubblicata dagli Acta Apostolicae Sedis il 19 settembre 2005. «Il 30 marzo—scrivono gli Acta—veniva comunicato che era stata intrapresa la nutrizione enterale mediante il posizionamento permanente di un sondino nasogastrico ».
Era stata «intrapresa» infatti, ma non quel giorno! Alla riga successiva la narrazione ufficiale della morte del Papa così riprende: «Lo stesso giorno, mercoledì, il Santo Padre si presentava alla finestra del suo studio e, senza parlare, benediceva la folla. Fu l’ultima statio pubblica della sua penosa via crucis». Si affacciò — quell’ultima volta — senza sondino, come senza sondino si era già affacciato altre due volte da quando gli era stato inserito con l’intenzione che fosse «permanente». Quando veniva l’ora della finestra gli toglievano il sondino e glielo rimettevano poco dopo. Essendo praticamente annullata la capacità di ingestione di cibi, l’uso del sondino era inevitabile. Ma toglierlo e rimetterlo ogni tre giorni era un tormento che il Papa sopportava male e il medico Renato Buzzonetti ogni volta diceva: «Basta, il Papa non si affaccia più», scontrandosi però con Stanislaw Dziwisz (ora cardinale) che voleva farlo contento: «Il Papa non può essere invisibile». Si arriva al Venerdì Santo, 25 marzo. Partecipa alla Via crucis dall’appartamento privato. Legge un suo messaggio il cardinale Camillo Ruini: «Offro le mie sofferenze, perché il disegno di Dio si compia e la sua parola cammini fra le genti». Più forte del verbo è l’immagine curva e silenziosa del papa che appare sui maxischermi, ripreso di spalle nella sua cappella, seduto davanti all’inginocchiatoio, che segue la Via crucis attraverso la diretta di Rai 1, guardando verso un grande schermo piatto, collocato davanti l’altare. Molti si chiesero perché quella sera non fosse stato mostrato il volto del Papa. La verità è che non ebbero il coraggio di levargli e rimettergli il sondino. Era a letto, lo vestirono, lo portarono in cappella, dove ebbe la forza di restare inginocchiato e seduto per un’ora e mezza e stabilirono di riprenderlo di spalle mentre teneva quel crocifisso al quale ormai così tanto assomigliava.
Luigi Accattoli
15 settembre 2007
scusate ma.... gli organi per i trapianti che vengono estratti da persone in stato comatoso irreversibile ?
niente più organi per i trapianti ?
haihaihaihai !!!
Solito discorso: l'ideologia cristiano-cattolica ha ben poco di cristiano.
Leggendo la Bibbia e gli stessi insegnamenti di Gesu' tutto cio' risulta lampante: Gesu' non ha mai imposto il suo credo a nessuno, non ha mai costretto nessuno a seguirlo, non ha mai sostenuto che fosse vietato seguire strade proprie non corrispondenti all' insegnamento cristiano e divino, lasciava semplicemente che le genti che VOLEVANO seguissero lui e i suoi insegnamenti per poter sperare nella salvezza.
STOP.
Se la Chiesa fosse cristiana dovrebbe fare altrettanto, ovvero potrebbe consigliare ai propri seguaci di seguire le indicazioni propinate dalla lobby vaticana, ma chiunque dovrebbe poter essere libero di scegliere per se stesso, se seguire tali indicazioni o meno.
La chiesa ama invece da sempre la strada dell' imposizione coercitiva, pretende di imporre leggi che tutti, atei e credenti di altre religioni inclusi, devono essere costretti a seguire.
Unica via per liberarsi da queste croste religiose: legge su testamento biologico, e in futuro sull' eutanasia.
In Italia i liberali sarebbe ora si dessero una mossa.
Somministrare CIBO?
Ma stiamo parlando di flebo o cibo solido? :mbe:
Somministrare CIBO?
Ma stiamo parlando di flebo o cibo solido? :mbe:
credo in parenterale.
credono di fare un favore alla vita, ma in realtà perpetuano l'umiliazione di una vita che soffre in prossimità di una fine inesorabile.
credo sia dovuto al fatto che il papa lo devono tenere in vita a oltranza (a parte qualcuno che viene "aiutato" a morire), quindi se sta cosa vale per lui, tefe falere per tutti :D
«Il paziente in coma è persona da rispettare» Il Vaticano: «Sono dovute le cure, che comprendono la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
CITTA' DEL VATICANO - Anche se in «stato vegetativo permanente», il paziente «è una persona, con la sua dignità umana fondamentale». Lo afferma la Congregazione della Dottrina della Fede in risposta ad un quesito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, sottolinenado che dunque anche al paziente che si trovi in questa situazione «sono dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali». Tale risposta del dicastero vaticano è stata approvata da Benedetto XVI, nel corso di un'udienza concessa al prefetto, card. William Joseph Levada. E il Papa, precisa il testo, «ne ha ordinato la pubblicazione».
SOMMINISTRAZIONE DI ACQUA E CIBO A CHI E' IN COMA - Per il Vaticano quindi i pazienti in coma vanno nutriti e accuditi. «La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita». Lo afferma sempre la Congregazione della Dottrina della Fede rispondendo a un quesito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. Tale somministrazione, spiega il dicastero vaticano, «è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente». Secondo l'ex Sant'Uffizio, «in tal modo si evitano le sofferenze e la morte dovute all'inanizione e alla disidratazione».
:confused: :eek:
Cio che viene detto in queste parole penso abbia un'ovvieta' quantomeno palese.
L'opposto di tali affermazioni rappresenterebbe la logica morte del paziente in coma.
Rimango basito sul tentativo di chi vuol vedere qualcosa al di fuori dell'ovvio.
Gemma, il fatto è che si è riconosciuto (nel caso ci fosse bisogno...) che bere e mangiare non è una cura ma un semplice... boh, chiamalo diritto, chiamala necessità naturale, chiamala come ti pare, di qualunque persona.
La Chiesa è e resta contraria all'accanimento terapeutico, quello che si dice semplicemente è che non è ammissibile lasciar morire di sete o di fame una persona in coma.
Tra l'altro dice proprio:
La Congregazione per la Dottrina della Fede ritiene inoltre lecito interrompere alimentazione e idratazione anche quando «per complicazioni sopraggiunte, il paziente possa non riuscire ad assimilare il cibo e i liquidi, diventando così del tutto inutile la loro somministrazione». Infine, l'interruzione è lecita anche «in qualche raro caso» nel quale «l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano comportare per il paziente un'eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico legato, per esempio, a complicanze nell'uso di ausili strumentali»
Non mi sembra che ci sia nè niente di nuovo, nè niente di sensazionale.
Già, tutto molto equilibrato, in apparenza. Peccato però che in concreto per la Chiesa una simile casistica non esiste; esiste solo sulla carta. Forse sono io che difetto, ma non ricordo un solo caso in cui il clero abbia detto "ok, è lecito interrompere le cure". Per il resto fa sempre piacere constatare che la volontà del diretto interessato non conta un cazzo, non viene manco presa in considerazione.
Somministrare CIBO?
Ma stiamo parlando di flebo o cibo solido? :mbe:
:eek: :eek: :mbe:
E' scritto chiaramente alla prima riga dell'articolo.
«Sono dovute le cure, che comprendono la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali»
Somministrare CIBO?
Ma stiamo parlando di flebo o cibo solido? :mbe:
Nutrizione parenterale.
Già, tutto molto equilibrato, in apparenza. Peccato però che in concreto per la Chiesa una simile casistica non esiste; esiste solo sulla carta. Forse sono io che difetto, ma non ricordo un solo caso in cui il clero abbia detto "ok, è lecito interrompere le cure". Per il resto fa sempre piacere constatare che la volontà del diretto interessato non conta un cazzo, non viene manco presa in considerazione.
Quante persone (anziani) arrivano nell'ultimo stadio della propria vita e nella fase seppur breve (o lunga) dell'agonia, in letto di morte la chiesa non sentenzia che sia necessario intubarle o somministrare loro artificialmente cure per prolungare seppur di poco la loro vita?
Parliamo del 99,9999 % dei casi?
Quante persone (anziani) arrivano nell'ultimo stadio della propria vita e nella fase seppur breve (o lunga) dell'agonia, in letto di morte la chiesa non sentenzia che sia necessario intubarle o somministrare loro artificialmente cure per prolungare seppur di poco la loro vita?
Parliamo del 99,9999 % dei casi?
E ci mancherebbe altro. Il clero per fortuna non viene interpellato dai clinici su certe questioni, altrimenti sai che "risate"... Intanto però da fiato alla bocca, in latino.
Già, tutto molto equilibrato, in apparenza. Peccato però che in concreto per la Chiesa una simile casistica non esiste; esiste solo sulla carta. Forse sono io che difetto, ma non ricordo un solo caso in cui il clero abbia detto "ok, è lecito interrompere le cure". Per il resto fa sempre piacere constatare che la volontà del diretto interessato non conta un cazzo, non viene manco presa in considerazione.
Se tu ogni volta che vai a tavola ti "curi", allora qui si parla di non interrompere le cure.
Se invece tu ogni volta che vai a tavola semplicemente ti nutri, qui si parla semplicemente di nutrire chi è in coma per non farlo morire di fame.
Il resto, scusami, ma son chiacchiere di poco conto...
E ci mancherebbe altro. Il clero per fortuna non viene interpellato dai clinici su certe questioni, altrimenti sai che "risate"... Intanto però da fiato alla bocca, in latino.
Mah.
A volte faccio veramente fatica ad interpretare certe risposte.
Se tu ogni volta che vai a tavola ti "curi", allora qui si parla di non interrompere le cure.
Se invece tu ogni volta che vai a tavola semplicemente ti nutri, qui si parla semplicemente di nutrire chi è in coma per non farlo morire di fame.
Il resto, scusami, ma son chiacchiere di poco conto...
Io non ho l'abitudine di sedermi a tavola con un tubo giù per il naso e l'esofago, nell'addome od un catetere in arteria, tu si? Mi pare chiaro che non parliamo di forchetta e coltello.
Mah.
A volte faccio veramente fatica ad interpretare certe risposte.
Io invece faccio fatica a capire come qualcuno possa arrogarsi il diritto di scegliere cosa è meglio per me, cosa giusto o sbagliato sulla base di convinzioni proprie e non necessariamente condivise, visioni soggettive e RELATIVE.
Io invece faccio fatica a capire come qualcuno possa arrogarsi il diritto di scegliere cosa è meglio per me, cosa giusto o sbagliato sulla base di convinzioni proprie e non necessariamente condivise, visioni soggettive e RELATIVE.
Se curare ed assistere un malato colpito da coma (perche' e questo di cui stiamo parlando in questo thread) per te e' relativo e non invece un obbligo in una societa' civile, tutto cio è e rimane tua opinione.
Fortunatamente nel mondo i pazienti in stato comatoso non vengono abbandonati a se stessi nel dubbio di offendere i loro diritto di scelta , ma esiste una coscienza comune che subentra laddove il malato stesso non puo scegliere per se
Gli altri significati che vuoi attribuire al discorso c'entrano come i cavoli a merenda : laddove esiste solo un'ovvieta' (l'obbligo di assistenza con flebo ai malati colpiti da coma) che solo i folli vorrebbero far tendere a quantomai assurdi significati.
Io non ho l'abitudine di sedermi a tavola con un tubo giù per il naso e l'esofago, nell'addome od un catetere in arteria, tu si? Mi pare chiaro che non parliamo di forchetta e coltello.
Ed è quello che fa la differenza?
Ennesima sparata contro l'eutanasia.
Da mettere assieme a quelle sull'aborto, la fecondazione assistita, il ruolo della scienza che non può prescindere dalla fede, la Verità totalitaria, cosa deve o non deve fare un parlamentare italiano ecc ecc.
Già, tutto molto equilibrato, in apparenza. Peccato però che in concreto per la Chiesa una simile casistica non esiste; esiste solo sulla carta. Forse sono io che difetto, ma non ricordo un solo caso in cui il clero abbia detto "ok, è lecito interrompere le cure". Per il resto fa sempre piacere constatare che la volontà del diretto interessato non conta un cazzo, non viene manco presa in considerazione.
Per Giovanni Paolo II l' hanno fatto .
Se lo fa Welby gli tolgono il funerale , ma se lo fa un papa va bene .
Gli altri significati che vuoi attribuire al discorso c'entrano come i cavoli a merenda : laddove esiste solo un'ovvieta' (l'obbligo di assistenza con flebo ai malati colpiti da coma) che solo i folli vorrebbero far tendere a quantomai assurdi significati.
Certo, guarda caso la chiesa ha pensato bene di ribadire e ribattere una simile ovvietà. Tanto è ovvio che tanto vale insistere e ridadire e ripetere... :rolleyes: :D
è abbastanza evidente che si tratta di una decisione presa in seguito al caso di quella donna americana in coma a cui fu tolta l'alimentazione su richiesta del marito.
ma chissenefrega di cosa dice la Chiesa
mica siamo obbligati a fare quello che dice Ratzi/...... :mbe: :mbe: :mbe: o mi sbaglio?:fagiano: :fagiano:
Se curare ed assistere un malato colpito da coma (perche' e questo di cui stiamo parlando in questo thread) per te e' relativo e non invece un obbligo in una societa' civile, tutto cio è e rimane tua opinione.
Fortunatamente nel mondo i pazienti in stato comatoso non vengono abbandonati a se stessi nel dubbio di offendere i loro diritto di scelta , ma esiste una coscienza comune che subentra laddove il malato stesso non puo scegliere per se
Gli altri significati che vuoi attribuire al discorso c'entrano come i cavoli a merenda : laddove esiste solo un'ovvieta' (l'obbligo di assistenza con flebo ai malati colpiti da coma) che solo i folli vorrebbero far tendere a quantomai assurdi significati.
Tipico brodo filoclericale (segnalato, lo so): io non parlo di uccidere di default tutti i pz. in stato comatoso, ma di lasciare la possibilità di decidere e che le proprie volontà, ove dichiarate, vengano rispettate. L'atteggiamento (e la legislazione) anglosassone in materia mi pare un buon esempio. Ma tanto so che è inutile, perchè loro (ben più razionali) ed io magari veniamo tacciati come folli, mentre posizioni ideologiche e filoreligiose sono ovvie e logiche. :D
Ed è quello che fa la differenza?
Certamente, perchè parliamo di un trattamento terapeutico invasivo. Chiunque dovrebbe avere il diritto di rifiutare un trattamento invasivo (e anche non).
Certamente, perchè parliamo di un trattamento terapeutico invasivo. Chiunque dovrebbe avere il diritto di rifiutare un trattamento invasivo (e anche non).
* quotone
soprattutto quando l'intervento serve solo ad allungare l'agonia
Tipico brodo filoclericale (segnalato, lo so): io non parlo di uccidere di default tutti i pz. in stato comatoso, ma di lasciare la possibilità di decidere e che le proprie volontà, ove dichiarate, vengano rispettate. L'atteggiamento (e la legislazione) anglosassone in materia mi pare un buon esempio. Ma tanto so che è inutile, perchè loro (ben più razionali) ed io magari veniamo tacciati come folli, mentre posizioni ideologiche e filoreligiose sono ovvie e logiche. :D
Forse ti e' sfuggito il fatto (involontario o meno, non lo so) che qui si sta parlando di nutrire e assistere i pazienti in stato comatoso, che non hanno volonta' propria causa il coma stesso, che non sono nella condizione di poter scegliere
E non di eutanasia praticata sotto volonta' del paziente.
Il thread è un goffo e fuoriluogo tentativo di agganciarsi ad un altra tematica, e un semplice pretesto (quantomai comico dal mio punto di vista) per voler leggere in chiave una polemica che non esiste.
giannola
16-09-2007, 05:56
meglio noi che non contiamo una cippa, che altri:O
meglio a san marino.
anonimizzato
16-09-2007, 11:17
in italia tutti lo sono :O
tranne chi non ha il battesimo:D
:yeah:
Forse ti e' sfuggito il fatto (involontario o meno, non lo so) che qui si sta parlando di nutrire e assistere i pazienti in stato comatoso, che non hanno volonta' propria causa il coma stesso, che non sono nella condizione di poter scegliere
Infatti la chiesa si oppone anche al testamento biologico. Se io fossi in coma vorrei essere lasciato morire o addirittura ucciso( stesso discorso in caso di amputazioni gravi o danni cerebrali irreparabili ) con conseguente espianto di organi. Oggi sono nel pieno delle mie facoltà, perchè non posso andare dal mio bravo notaio e firmargli una carta con le mie volontà che vincolerà i miei medici e i miei familiare a fare quello che ho deciso io? Sarò pure in coma però ho già deciso preventivamente.
Star trek
16-09-2007, 15:50
è di ieri la notizia della "sentenza definitiva" della chiesa nei confronti di una questione controversa:
«Il paziente in coma è persona da rispettare» Il Vaticano: «Sono dovute le cure, che comprendono la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
CITTA' DEL VATICANO - Anche se in «stato vegetativo permanente», il paziente «è una persona, con la sua dignità umana fondamentale». Lo afferma la Congregazione della Dottrina della Fede in risposta ad un quesito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, sottolinenado che dunque anche al paziente che si trovi in questa situazione «sono dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali». Tale risposta del dicastero vaticano è stata approvata da Benedetto XVI, nel corso di un'udienza concessa al prefetto, card. William Joseph Levada. E il Papa, precisa il testo, «ne ha ordinato la pubblicazione».
SOMMINISTRAZIONE DI ACQUA E CIBO A CHI E' IN COMA - Per il Vaticano quindi i pazienti in coma vanno nutriti e accuditi. «La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita». Lo afferma sempre la Congregazione della Dottrina della Fede rispondendo a un quesito della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. Tale somministrazione, spiega il dicastero vaticano, «è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente». Secondo l'ex Sant'Uffizio, «in tal modo si evitano le sofferenze e la morte dovute all'inanizione e alla disidratazione».
ECCEZIONI - Nell'affermare che «la somministrazione di cibo e acqua è moralmente obbligatoria in linea di principio», la Congregazione della Dottrina della Fede, spiega una nota di commento diffusa dallo stesso dicastero insieme alle risposte ai quesiti della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, «non esclude che in qualche regione molto isolata o di estrema povertà l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano non essere fisicamente possibili». In questi casi, però, precisa la nota vaticana, «sussistono l'obbligo di offrire le cure minimali disponibili e di procurarsi, se possibile, i mezzi necessari per un adeguato sostegno vitale». La Congregazione per la Dottrina della Fede ritiene inoltre lecito interrompere alimentazione e idratazione anche quando «per complicazioni sopraggiunte, il paziente possa non riuscire ad assimilare il cibo e i liquidi, diventando così del tutto inutile la loro somministrazione». Infine, l'interruzione è lecita anche «in qualche raro caso» nel quale «l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano comportare per il paziente un'eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico legato, per esempio, a complicanze nell'uso di ausili strumentali». Si tratta, precisa però la nota, di «casi eccezionali» che «nulla tolgono al criterio etico generale, secondo il quale la somministrazione di acqua e cibo, anche quando avvenisse per vie artificiali, rappresenta sempre un mezzo naturale di conservazione della vita e non un trattamento terapeutico». «Il suo uso - conclude la Congregazione - sarà quindi da considerarsi ordinario e proporzionato, anche quando lo stato vegetativo si prolunghi».
[Corriere della Sera (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/09_Settembre/14/eutanasia_vaticano_stato_vegetativo.shtml)]
Ora, preferirei non discutere sul tema dell'eutanasia, che ritengo sia un passo oltre, ma semplicemente sulla distinzione fra quello che la chiesa definisce "rispetto della dignità della persona" e quello che in realtà è invece l'opposto, includendo nella mancanza di rispetto anche l'accanimento terapeutico.
Io mi ritengo persona di fede, anche se non strettamente legata alla dottrina cristiana cattolica.
E in questo senso mi sento di affermare che la chiesa con questa decisione non solo contraddica se stessa e i propri principi fondamentali, ma sia in questo ambito sulla strada del sopravvalutazione del ruolo umano rispetto alla figura divina.
Volendo porre la questione in termini molto semplicistici, direi senza dubbio che una persona che non sia più in grado di alimentarsi in maniera autonoma IN VIA DEFINITIVA, sia una persona, concediamoci una terminologia religiosa, chiamata da dio a terminare i suoi giorni terreni.
Siamo abituati ad essere sempre di fronte alla scissione fra scienza e religione, che paiono dover essere sempre su due posizioni diverse.
Ma a me sembra che qui i ruoli si stiano invertendo.
Ora anche laddove i laici affermano che sia lesivo della dignità umana protrarre l'esistenza di un corpo inanimato attraverso l'imposizione di cure o mezzi nutritivi di sostentamento, ecco che la chiesa ci sorprende mantenendo una posizione opposta sebbene palesemente contraria al dogma secondo cui la volontà dell'uomo non deve avere l'arroganza di ritenersi superiore al volere divino.
Guardando indietro in effetti non posso che vedere il nefasto effetto di una così umana interpretazione dei messaggi religiosi.
Non riesco proprio più a trovare una coerenza in questa chiesa...
tento non li mpaga mica lei i vegetali...
Forse ti e' sfuggito il fatto (involontario o meno, non lo so) che qui si sta parlando di nutrire e assistere i pazienti in stato comatoso, che non hanno volonta' propria causa il coma stesso, che non sono nella condizione di poter scegliere
E non di eutanasia praticata sotto volonta' del paziente.
Il thread è un goffo e fuoriluogo tentativo di agganciarsi ad un altra tematica, e un semplice pretesto (quantomai comico dal mio punto di vista) per voler leggere in chiave una polemica che non esiste.
Se il pz. non lascia volontà espresse si chiede ai propri cari se sappiano quale sia la sua volontà. Altrimenti si chiede quale sia la loro. Se nessuno ha volontà precise allora il problema non si pone e si prosegue con gli interventi, ma a quel punto il Papa e la sua congrega parlano per niente.
Infatti la chiesa si oppone anche al testamento biologico. Se io fossi in coma vorrei essere lasciato morire o addirittura ucciso( stesso discorso in caso di amputazioni gravi o danni cerebrali irreparabili ) con conseguente espianto di organi. Oggi sono nel pieno delle mie facoltà, perchè non posso andare dal mio bravo notaio e firmargli una carta con le mie volontà che vincolerà i miei medici e i miei familiare a fare quello che ho deciso io? Sarò pure in coma però ho già deciso preventivamente.
Ma sai che per tutte le religioni è scomodo che la gente sia dotata di volontà propria e forte. A volte e ad un certo punto mi viene anche da chiedermi se nel cristianesimo sia contemplato il libero arbitrio.
Ed è quello che fa la differenza?
Anche.
:eek: :eek: :mbe:
E' scritto chiaramente alla prima riga dell'articolo.
«Sono dovute le cure, che comprendono la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali»
No, non è chiaro, perchè non capisco quell' "anche".
Se qualcuno sa come somministrare cibo SENZA FLEBO (->altrimenti non aveva senso dire "anche con la flebo") in un paziente in coma me lo spieghi :D
No, non è chiaro, perchè non capisco quell' "anche".
Se qualcuno sa come somministrare cibo SENZA FLEBO (->altrimenti non aveva senso dire "anche con la flebo") in un paziente in coma me lo spieghi :D
PEG e SNG, ad esempio. Ma non cambia comunque la sostanza del discorso.
majin mixxi
16-09-2007, 20:00
Infatti la chiesa si oppone anche al testamento biologico. Se io fossi in coma vorrei essere lasciato morire o addirittura ucciso( stesso discorso in caso di amputazioni gravi o danni cerebrali irreparabili ) con conseguente espianto di organi. Oggi sono nel pieno delle mie facoltà, perchè non posso andare dal mio bravo notaio e firmargli una carta con le mie volontà che vincolerà i miei medici e i miei familiare a fare quello che ho deciso io? Sarò pure in coma però ho già deciso preventivamente.
quoto,la penso allo stesso modo
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