generals
26-08-2007, 19:11
Il vicepremier: non si può solo fare la media tra tendenze opposte
Prc: chiacchiere estive. L'Udeur: atteggiamento un po' borioso
Pd, Rutelli sfida la sinistra
"Nessuna alleanza è per sempre"
di GIOVANNA CASADIO
ROMA - Neppure i matrimoni durano per sempre, figurarsi le alleanze politiche. Per Francesco Rutelli la questione delle alleanze del Partito democratico è il nucleo centrale del Manifesto con cui qualche mese fa lanciò la strategia delle "riforme coraggiose" e del "centrosinistra di nuovo conio". Dopo averne parlato a lungo con Walter Veltroni nel colloquio in Campidoglio di giovedì scorso, ora il vice premier è tornato alla carica: "Gli alleati attuali", la sinistra massimalista per intenderci - di Rifondazione o di Alfiero Grandi, che pensa di aumentare le tasse sui Bot - "dureranno per la legislatura, secondo l'impegno preso con gli elettori, non è detto però che lo saranno per la vita". Bene sarebbe anzi, passare "dalla lira all'euro", un nuovo conio appunto, scrive su Europa, il quotidiano della Margherita.
Messaggio di avvertimento alla sinistra radicale ma anche rotta per il partito dei riformisti ampiamente discussa con Veltroni. L'Unione entra in fibrillazione anche se Rifondazione tiene bassi i toni. "La questione sembra oziosa, un po' una chiacchiera estiva in particolare quella sull'autosufficienza: sono gli elettori a decidere", osserva Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera. Rincara Giovanni Russo Spena, presidente dei senatori del Prc: "Mi auguro che Rutelli non voglia condizionare Veltroni, siamo alla vigilia della Finanziaria, l'Unione ha bisogno di equilibrio". Anche da Sinistra democratica, Titti Di Salvo replica invitando il Pd a non impallinare proprio il governo Prodi.
Rutelli dal canto suo lancia la sfida: "Dipende dalla sinistra massimalista se continuerà a isolarsi, a cercare una caratterizzazione su temi troppe volte conservatori. Ci auguriamo sinceramente che il confronto con queste forze si risolva per il meglio, con un chiaro orientamento per il governo. Ma le decisioni strategiche che cambieranno lo scenario della politica saranno determinate dalle scelte del Pd. Un partito nuovo non nasce per registrare la media aritmetica delle posizioni in campo, rivolge una sfida". Del resto, anche il superfavorito candidato segretario aveva detto che le alleanze non possono che essere "omogenee", precisando che il Pd potrebbe "correre da solo". Simil-sentire tra Walter e Francesco. Non identità, però. Per il sindaco di Roma il partito nuovo deve avere una vocazione maggioritaria e l'approdo non è quello di sostituire, magari a breve termine, Rifondazione con i centristi di Pier Ferdinando Casini. Veltroni avrebbe tuttavia dato a Rutelli il via libera per "liste dei volenterosi". "Potrebbero essere presentate in quattro o cinque regioni", annuncia il dl Renzo Lusetti. In Lombardia, in Veneto, in Calabria e in Sicilia.
Oltre che sui segretari regionali (in questa fase di pre-primarie lo scoglio più difficile da superare), la polemica riparte quindi sugli scenari politici futuri. Beppe Fioroni, il ministro della Pubblica Istruzione, ex Ppi e supporter di Dario Franceschini, non condivide il richiamo all'autosufficienza. "Abbiamo l'ambizione di essere un partito maggioritario ma in politica o si vince o si perde ed è evidente che bisogna allearsi. Le alleanze attuali possono essere rilanciate ma a patto di avere un progetto comune. Le forze politiche radicali allontanino quelle parti e particelle che pensano a coltivare solo il proprio orticello invece che al bene della coalizione". Una nuova legge elettore inoltre, secondo Fioroni, dovrà contribuire a debellare il "pierinismo politico". E Giorgio Merlo, altro popolare, condivide l'invito a creare alleanze coese e omogenee. Lo scontro tra gli sfidanti registra ieri un attacco dell'outsider Piergiorgio Gawronski a Enrico Letta: "Quante persone ha cooptato da Palazzo Chigi?". Secca smentita del sottosegretario di Prodi: "Illazioni prive di fondamento". Letta poi, contesta le liste bloccate con le quali si andrà all'elezione dell'Assemblea costituente del Pd del 14 ottobre.
(26 agosto 2007)
Ma vive nel mondo reale quest'uomo?:confused: Ma ha già dimenticato che grazie a lui che era a capo del centro sinistra (senza sinistra) nel 2001 ottenne una tale bastonatura alle elezioni contro Berlusconi che quest'ultimo ha governato 5 anni con una maggioranza Bulgara ? :muro:
Va bene il trasformismo (era nei radicali, poi nei verdi, poi nella Margherita ovvero formazioni con ideali e valori totalmente diversi) ma un pò di sano realismo? :doh:
Meglio la Bindi che afferma:
Il ministro-candidato alla guida del Pd: "Io braccio armato
di Prodi? Sciocchezze". E ancora: "Rutelli non provochi il Prc"
Bindi, attacco a Veltroni
"Vuole il partito del leader"
di ALESSANDRA LONGO
Rosy Bindi
ROMA - Ogni tanto la voce al telefono sparisce ma è solo quando l'auto di Rosy Bindi entra in una galleria. Non certo perché il ministro candidato leader del Pd perda la parola. Anzi, di cose da dire ne ha tante. Per esempio a Francesco Rutelli che insiste sulle alleanze di nuovo conio: "Io non sono come lui, io non faccio capire ogni giorno che il programma dell'Unione è ormai carta straccia e che servono nuove maggioranze. Io posso criticare Rifondazione e la sinistra radicale proprio perché non ho questo atteggiamento. Loro tirano la corda ma c'è chi li provoca".
Un altro punto le interessa chiarire: "Chi dice che io sia eterodiretta da Prodi dice una follia e manca di rispetto a me e anche al premier". Non alza la voce ma è chiara anche sull'ipotesi evocata dal sindaco di Roma di un Pd che corra da solo: "Idea ambiziosa, perché no. Basta che non si lavori poi per un sistema elettorale alla tedesca che porterebbe dritti alla Grosse Koalition".
Rosy Bindi, Veltroni lancia un invito: basta polemiche, non facciamoci del male. Lei che intenzioni ha?
"Io non faccio male a nessuno. Le mie critiche, la mia stessa candidatura, hanno un unico obiettivo: rendere la competizione forte, evitare che un progetto così importante, destinato a diventare, senza retorica, una pietra miliare nella storia della democrazia italiana, sia condizionato da troppe paure e furbizie. Non sono polemica, pongo questioni scomode alle quali non mi si può rispondere con insinuazioni inaccettabili come quelle contenute nella lettera ai candidati di Veltroni".
Si riferisce all'ipotesi che qualcuno dei competitors lavori solo per posizionarsi meglio nei nuovi organigrammi?
"A Walter dico: se volevo posizionarmi, facevo una lista sotto il suo ombrello, come stanno facendo in tanti, sperando poi di poterlo condizionare".
A dirla tutta, c'è chi descrive Rosy Bindi come il braccio armato di Prodi.
"Ecco, questo è davvero troppo. Io non sono la controfigura di nessuno. Non ho chiesto permesso a Prodi, l'ho solo informato che mi sarei candidata. Lui è fuori dalla sfida e spiace che qualcuno a volte lo tiri dentro".
Veltroni?
"Sì, per esempio quando parla di questa competizione esaltandone la diversità rispetto alle primarie di Prodi. La sensazione è che ci sia una sorta di atteggiamento di contrapposizione a questo governo e al presidente del consiglio, quasi una sottolineatura delle sue difficoltà e delle sue fatiche e non, al contrario, il desiderio di consolidare l'attuale stagione per dare le migliori opportunità a quella che seguirà".
Dove li legge questi segnali, ministro?
"Nel sottile gioco di rimando in tema di programmi e alleanze. Veltroni rigetta giustamente le coalizioni disomogenee sul piano programmatico. Ma il modo con cui affronta la questione suona come una critica alla gestione attuale. Sappiamo tutti che in questo momento il governo non può governare con un'alleanza omogenea e ha affidato la propria tenuta al programma".
I suoi toni sono meno aggressivi, la polemica resta.
"Non è polemica, ma sano confronto di idee, io guardo ai fatti. Per esempio posso dire che nel programma di Veltroni non vedo una parola di politica estera. Ma sottolineo anche le identità di vedute, il comune sentire. Con Walter siamo d'accordo che il Pd debba essere un partito plurale e anche le liste dovrebbero esserlo. Dopo di che ognuno ha la sua ricetta. Secondo me, non si risponde alla logica dell'apparato come fa lui dicendo: "Ok, ci penso io, vi do 500 nomi per l'Assemblea Costituente". Questo significa creare il partito del leader".
La sua proposta?
"E' più democratica. Il prossimo 15 settembre i miei sostenitori faranno assemblee in tutti i collegi elettorali. Saranno loro a decidere l'ordine di lista".
Che cosa ne dice dell'ipotesi veltroniana di un Pd che corre da solo?
"Per un partito a vocazione maggioritaria e governativa, è una posizione più che legittima, condivisibile. Quale partito non vorrebbe governare da solo? Questo in astratto. Faccio un'altra delle mie domande, però: dopo il 14 ottobre a favore di quale sistema elettorale lavorerà il Pd? E' un punto cruciale".
Perché?
"Perché se ci presentiamo da soli e poi si lavora per il modello elettorale tedesco, dietro l'angolo c'è la Grosse Koalition. Per questo propongo: mettiamo in sicurezza il bipolarismo e facciamo una dichiarazione nero su bianco agli elettori. Diciamo loro: in caso di sconfitta, si va all'opposizione. Niente governi istituzionali o consociativi".
Per Veltroni l'ipotesi di un'autosufficienza nasce in via subordinata, nel caso che con gli altri non si possa lavorare.
"Sono d'accordo. Ma aggiungo: L'omogeneità va cercata, costruita. In questo senso aspetto Rifondazione e la sinistra radicale alla prova d'autunno. Se vanno sulla strada delle 35 ore, se mettono aut aut sul welfare, sulle rendite finanziarie, se invocano l'applicazione ora e subito di alcuni punti, pur presenti nel programma, se rendono determinanti i voti dell'Udc, il rischio di andare a elezioni è altissimo. E certo, dopo una crisi di governo, sarà difficile ricostruire un'alleanza con loro".
Rutelli invoca "il nuovo conio", dice che le alleanze non sono per tutta la vita.
"Anche qui una domanda: lo sappiamo con chi stiamo governando adesso? Il programma va attuato, si devono cercare le condizioni per stare insieme. Non si può lasciare a sinistra del Pd, e fuori dalle responsabilità di governo, un partito del 15 per cento. Certo, Rifondazione e la sinistra radicale non devono tirare la corda ma bisogna evitare di provocarli. Io non sono Rutelli che considera il programma carta straccia e ogni giorno dà segnali di voler fare un'altra cosa. Io, al contrario, non sono pentita, dico a Rifondazione e agli altri che credo in quest'alleanza. Proprio per questo li avverto: "State attenti, non esagerate, soprattutto non parlate solo per ultimatum".
(26 agosto 2007)
Basta con l'opportunismo e il carrierismo sfrenato nella politica. Se ci si presenta agli elettori con un programma questo va rispettato e attuato :read: . Rutelli invece crede che basti prendersi il voto degli elettori e poi fare il proprio porco comodo...SI presenti questo PD alla Rutelli alle elezioni e vedremo se gli elettori del csx dopo che letteralmente è stato calpestato e frantumato il programma con la politica dei piccoli aggiustamenti gli daranno l'autosufficienza :asd:
Prc: chiacchiere estive. L'Udeur: atteggiamento un po' borioso
Pd, Rutelli sfida la sinistra
"Nessuna alleanza è per sempre"
di GIOVANNA CASADIO
ROMA - Neppure i matrimoni durano per sempre, figurarsi le alleanze politiche. Per Francesco Rutelli la questione delle alleanze del Partito democratico è il nucleo centrale del Manifesto con cui qualche mese fa lanciò la strategia delle "riforme coraggiose" e del "centrosinistra di nuovo conio". Dopo averne parlato a lungo con Walter Veltroni nel colloquio in Campidoglio di giovedì scorso, ora il vice premier è tornato alla carica: "Gli alleati attuali", la sinistra massimalista per intenderci - di Rifondazione o di Alfiero Grandi, che pensa di aumentare le tasse sui Bot - "dureranno per la legislatura, secondo l'impegno preso con gli elettori, non è detto però che lo saranno per la vita". Bene sarebbe anzi, passare "dalla lira all'euro", un nuovo conio appunto, scrive su Europa, il quotidiano della Margherita.
Messaggio di avvertimento alla sinistra radicale ma anche rotta per il partito dei riformisti ampiamente discussa con Veltroni. L'Unione entra in fibrillazione anche se Rifondazione tiene bassi i toni. "La questione sembra oziosa, un po' una chiacchiera estiva in particolare quella sull'autosufficienza: sono gli elettori a decidere", osserva Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera. Rincara Giovanni Russo Spena, presidente dei senatori del Prc: "Mi auguro che Rutelli non voglia condizionare Veltroni, siamo alla vigilia della Finanziaria, l'Unione ha bisogno di equilibrio". Anche da Sinistra democratica, Titti Di Salvo replica invitando il Pd a non impallinare proprio il governo Prodi.
Rutelli dal canto suo lancia la sfida: "Dipende dalla sinistra massimalista se continuerà a isolarsi, a cercare una caratterizzazione su temi troppe volte conservatori. Ci auguriamo sinceramente che il confronto con queste forze si risolva per il meglio, con un chiaro orientamento per il governo. Ma le decisioni strategiche che cambieranno lo scenario della politica saranno determinate dalle scelte del Pd. Un partito nuovo non nasce per registrare la media aritmetica delle posizioni in campo, rivolge una sfida". Del resto, anche il superfavorito candidato segretario aveva detto che le alleanze non possono che essere "omogenee", precisando che il Pd potrebbe "correre da solo". Simil-sentire tra Walter e Francesco. Non identità, però. Per il sindaco di Roma il partito nuovo deve avere una vocazione maggioritaria e l'approdo non è quello di sostituire, magari a breve termine, Rifondazione con i centristi di Pier Ferdinando Casini. Veltroni avrebbe tuttavia dato a Rutelli il via libera per "liste dei volenterosi". "Potrebbero essere presentate in quattro o cinque regioni", annuncia il dl Renzo Lusetti. In Lombardia, in Veneto, in Calabria e in Sicilia.
Oltre che sui segretari regionali (in questa fase di pre-primarie lo scoglio più difficile da superare), la polemica riparte quindi sugli scenari politici futuri. Beppe Fioroni, il ministro della Pubblica Istruzione, ex Ppi e supporter di Dario Franceschini, non condivide il richiamo all'autosufficienza. "Abbiamo l'ambizione di essere un partito maggioritario ma in politica o si vince o si perde ed è evidente che bisogna allearsi. Le alleanze attuali possono essere rilanciate ma a patto di avere un progetto comune. Le forze politiche radicali allontanino quelle parti e particelle che pensano a coltivare solo il proprio orticello invece che al bene della coalizione". Una nuova legge elettore inoltre, secondo Fioroni, dovrà contribuire a debellare il "pierinismo politico". E Giorgio Merlo, altro popolare, condivide l'invito a creare alleanze coese e omogenee. Lo scontro tra gli sfidanti registra ieri un attacco dell'outsider Piergiorgio Gawronski a Enrico Letta: "Quante persone ha cooptato da Palazzo Chigi?". Secca smentita del sottosegretario di Prodi: "Illazioni prive di fondamento". Letta poi, contesta le liste bloccate con le quali si andrà all'elezione dell'Assemblea costituente del Pd del 14 ottobre.
(26 agosto 2007)
Ma vive nel mondo reale quest'uomo?:confused: Ma ha già dimenticato che grazie a lui che era a capo del centro sinistra (senza sinistra) nel 2001 ottenne una tale bastonatura alle elezioni contro Berlusconi che quest'ultimo ha governato 5 anni con una maggioranza Bulgara ? :muro:
Va bene il trasformismo (era nei radicali, poi nei verdi, poi nella Margherita ovvero formazioni con ideali e valori totalmente diversi) ma un pò di sano realismo? :doh:
Meglio la Bindi che afferma:
Il ministro-candidato alla guida del Pd: "Io braccio armato
di Prodi? Sciocchezze". E ancora: "Rutelli non provochi il Prc"
Bindi, attacco a Veltroni
"Vuole il partito del leader"
di ALESSANDRA LONGO
Rosy Bindi
ROMA - Ogni tanto la voce al telefono sparisce ma è solo quando l'auto di Rosy Bindi entra in una galleria. Non certo perché il ministro candidato leader del Pd perda la parola. Anzi, di cose da dire ne ha tante. Per esempio a Francesco Rutelli che insiste sulle alleanze di nuovo conio: "Io non sono come lui, io non faccio capire ogni giorno che il programma dell'Unione è ormai carta straccia e che servono nuove maggioranze. Io posso criticare Rifondazione e la sinistra radicale proprio perché non ho questo atteggiamento. Loro tirano la corda ma c'è chi li provoca".
Un altro punto le interessa chiarire: "Chi dice che io sia eterodiretta da Prodi dice una follia e manca di rispetto a me e anche al premier". Non alza la voce ma è chiara anche sull'ipotesi evocata dal sindaco di Roma di un Pd che corra da solo: "Idea ambiziosa, perché no. Basta che non si lavori poi per un sistema elettorale alla tedesca che porterebbe dritti alla Grosse Koalition".
Rosy Bindi, Veltroni lancia un invito: basta polemiche, non facciamoci del male. Lei che intenzioni ha?
"Io non faccio male a nessuno. Le mie critiche, la mia stessa candidatura, hanno un unico obiettivo: rendere la competizione forte, evitare che un progetto così importante, destinato a diventare, senza retorica, una pietra miliare nella storia della democrazia italiana, sia condizionato da troppe paure e furbizie. Non sono polemica, pongo questioni scomode alle quali non mi si può rispondere con insinuazioni inaccettabili come quelle contenute nella lettera ai candidati di Veltroni".
Si riferisce all'ipotesi che qualcuno dei competitors lavori solo per posizionarsi meglio nei nuovi organigrammi?
"A Walter dico: se volevo posizionarmi, facevo una lista sotto il suo ombrello, come stanno facendo in tanti, sperando poi di poterlo condizionare".
A dirla tutta, c'è chi descrive Rosy Bindi come il braccio armato di Prodi.
"Ecco, questo è davvero troppo. Io non sono la controfigura di nessuno. Non ho chiesto permesso a Prodi, l'ho solo informato che mi sarei candidata. Lui è fuori dalla sfida e spiace che qualcuno a volte lo tiri dentro".
Veltroni?
"Sì, per esempio quando parla di questa competizione esaltandone la diversità rispetto alle primarie di Prodi. La sensazione è che ci sia una sorta di atteggiamento di contrapposizione a questo governo e al presidente del consiglio, quasi una sottolineatura delle sue difficoltà e delle sue fatiche e non, al contrario, il desiderio di consolidare l'attuale stagione per dare le migliori opportunità a quella che seguirà".
Dove li legge questi segnali, ministro?
"Nel sottile gioco di rimando in tema di programmi e alleanze. Veltroni rigetta giustamente le coalizioni disomogenee sul piano programmatico. Ma il modo con cui affronta la questione suona come una critica alla gestione attuale. Sappiamo tutti che in questo momento il governo non può governare con un'alleanza omogenea e ha affidato la propria tenuta al programma".
I suoi toni sono meno aggressivi, la polemica resta.
"Non è polemica, ma sano confronto di idee, io guardo ai fatti. Per esempio posso dire che nel programma di Veltroni non vedo una parola di politica estera. Ma sottolineo anche le identità di vedute, il comune sentire. Con Walter siamo d'accordo che il Pd debba essere un partito plurale e anche le liste dovrebbero esserlo. Dopo di che ognuno ha la sua ricetta. Secondo me, non si risponde alla logica dell'apparato come fa lui dicendo: "Ok, ci penso io, vi do 500 nomi per l'Assemblea Costituente". Questo significa creare il partito del leader".
La sua proposta?
"E' più democratica. Il prossimo 15 settembre i miei sostenitori faranno assemblee in tutti i collegi elettorali. Saranno loro a decidere l'ordine di lista".
Che cosa ne dice dell'ipotesi veltroniana di un Pd che corre da solo?
"Per un partito a vocazione maggioritaria e governativa, è una posizione più che legittima, condivisibile. Quale partito non vorrebbe governare da solo? Questo in astratto. Faccio un'altra delle mie domande, però: dopo il 14 ottobre a favore di quale sistema elettorale lavorerà il Pd? E' un punto cruciale".
Perché?
"Perché se ci presentiamo da soli e poi si lavora per il modello elettorale tedesco, dietro l'angolo c'è la Grosse Koalition. Per questo propongo: mettiamo in sicurezza il bipolarismo e facciamo una dichiarazione nero su bianco agli elettori. Diciamo loro: in caso di sconfitta, si va all'opposizione. Niente governi istituzionali o consociativi".
Per Veltroni l'ipotesi di un'autosufficienza nasce in via subordinata, nel caso che con gli altri non si possa lavorare.
"Sono d'accordo. Ma aggiungo: L'omogeneità va cercata, costruita. In questo senso aspetto Rifondazione e la sinistra radicale alla prova d'autunno. Se vanno sulla strada delle 35 ore, se mettono aut aut sul welfare, sulle rendite finanziarie, se invocano l'applicazione ora e subito di alcuni punti, pur presenti nel programma, se rendono determinanti i voti dell'Udc, il rischio di andare a elezioni è altissimo. E certo, dopo una crisi di governo, sarà difficile ricostruire un'alleanza con loro".
Rutelli invoca "il nuovo conio", dice che le alleanze non sono per tutta la vita.
"Anche qui una domanda: lo sappiamo con chi stiamo governando adesso? Il programma va attuato, si devono cercare le condizioni per stare insieme. Non si può lasciare a sinistra del Pd, e fuori dalle responsabilità di governo, un partito del 15 per cento. Certo, Rifondazione e la sinistra radicale non devono tirare la corda ma bisogna evitare di provocarli. Io non sono Rutelli che considera il programma carta straccia e ogni giorno dà segnali di voler fare un'altra cosa. Io, al contrario, non sono pentita, dico a Rifondazione e agli altri che credo in quest'alleanza. Proprio per questo li avverto: "State attenti, non esagerate, soprattutto non parlate solo per ultimatum".
(26 agosto 2007)
Basta con l'opportunismo e il carrierismo sfrenato nella politica. Se ci si presenta agli elettori con un programma questo va rispettato e attuato :read: . Rutelli invece crede che basti prendersi il voto degli elettori e poi fare il proprio porco comodo...SI presenti questo PD alla Rutelli alle elezioni e vedremo se gli elettori del csx dopo che letteralmente è stato calpestato e frantumato il programma con la politica dei piccoli aggiustamenti gli daranno l'autosufficienza :asd: