lukeskywalker
24-08-2007, 12:11
http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/esteri/iran-frustato/iran-frustato/iran-frustato.html
di VANNA VANNUCCINI
TEHERAN - Il volto coperto da un passamontagna, in mano uno scudiscio rigido, l'agente colpisce con 40 frustate un uomo - colpevole di aver infranto "le leggi della morale" bevendo alcol - davanti a un pubblico di un migliaio di spettatori, in parte militanti mobilitati dai basiji e in parte gente comune pronta a fotografare "l'evento" con il cellulare. Un video della macabra scena è finito al britannico Daily Mail. Vi si vedono quattro poliziotti delle guardie speciali del buoncostume che trascinano un giovane di 27 anni, Said Ghambari, al centro della piazza di Qazvin, antica capitale dell'Iran a nordovest di Teheran. Da un furgoncino viene fatta uscire una panchina di metallo sulla quale Ghambari è costretto a distendersi, lasciando la schiena scoperta. Un agente gli regge le mani incrociate sotto la panchina, un altro gli blocca le gambe. Un quarto, col volto coperto, aspetta il suo turno per somministrargli altre 40 frustate.
La fustigazione per "violazione delle leggi morali" è tutt'altro che una novità in Iran dove dopo la rivoluzione islamica - e fino alla fine degli anni '90 - bastava che studenti e studentesse decidessero di preparare un esame sotto lo stesso tetto per finire condannati a 35 frustate ciascuno (70 il padrone di casa). Ma non era mai successo che avvenisse in un luogo pubblico sotto gli sguardi dei curiosi. La radicalizzazione compiuta dal presidente Mahmud Ahmadinejad non riguarda solo la politica estera. La stretta repressiva interna è stata altrettanto provocatoria e ha ottenuto i risultati voluti. In Iran la gente vive in una specie di continuo stato di emergenza, rassegnata al peggio e con l'unica speranza che nella lotta intestina tra moderati e ultrà i primi prevalgano quando nel 2009 scadrà il mandato di Ahmadinejad.
La stretta più impressionante ha riguardato le esecuzioni di condanne a morte, anch'esse pubbliche come non accadeva da decenni. Dodici uomini impiccati a una gru da costruzioni - morte efferata per lento strangolamento - sono stati mostrati al telegiornale della sera sulla tv nazionale un mese fa. Un quarto d'ora dopo un'annunciatrice ha detto che l'esecuzione era stata messa in onda "per errore".
Quello che sgomenta è la ripresa in gran numero, e in pubblico, delle lapidazioni. Nel 2002 il presidente Khatami s'impegnò con l'Unione europea per sospenderle e il capo del potere giudiziario ordinò ai giudici che si attenessero alla sospensione. Ma se la legge rimane invariata, dice l'attivista per i diritti umani Shadi Sadr che ha iniziato una campagna contro la lapidazione, i giudici non sono tenuti a seguire l'ordine contrario alla norma stabilita per legge.
Gli stessi avvocati dei condannati sono sottoposti a pressioni così pesanti che non osano far sapere ai giornali delle esecuzioni. "Lapidazioni pubbliche ci sono state in Iran nei primi anni dopo la rivoluzione khomeinista, ma dopo erano diventate sempre più rare e comunque eseguite unicamente all'interno delle prigioni, mai in un luogo pubblico", dice Shadi Sadr.
Recentemente invece le lapidazioni sono riprese a Mashhad e a Takistan un uomo è stato lapidato in pubblico mentre la donna condannata con lui, e madre di suoi tre figli, è in prigione sebbene fosse stata costretta a prostituirsi dal marito tossicodipendente. L'ultimo numero del settimanale Zanan, che investiga le radici della lapidazione nei testi sacri islamici, afferma che non è prevista se non in casi rarissimi di flagranza di reato di fronte a quattro testimoni.
(24 agosto 2007)
ammazza che roba :rolleyes:
di VANNA VANNUCCINI
TEHERAN - Il volto coperto da un passamontagna, in mano uno scudiscio rigido, l'agente colpisce con 40 frustate un uomo - colpevole di aver infranto "le leggi della morale" bevendo alcol - davanti a un pubblico di un migliaio di spettatori, in parte militanti mobilitati dai basiji e in parte gente comune pronta a fotografare "l'evento" con il cellulare. Un video della macabra scena è finito al britannico Daily Mail. Vi si vedono quattro poliziotti delle guardie speciali del buoncostume che trascinano un giovane di 27 anni, Said Ghambari, al centro della piazza di Qazvin, antica capitale dell'Iran a nordovest di Teheran. Da un furgoncino viene fatta uscire una panchina di metallo sulla quale Ghambari è costretto a distendersi, lasciando la schiena scoperta. Un agente gli regge le mani incrociate sotto la panchina, un altro gli blocca le gambe. Un quarto, col volto coperto, aspetta il suo turno per somministrargli altre 40 frustate.
La fustigazione per "violazione delle leggi morali" è tutt'altro che una novità in Iran dove dopo la rivoluzione islamica - e fino alla fine degli anni '90 - bastava che studenti e studentesse decidessero di preparare un esame sotto lo stesso tetto per finire condannati a 35 frustate ciascuno (70 il padrone di casa). Ma non era mai successo che avvenisse in un luogo pubblico sotto gli sguardi dei curiosi. La radicalizzazione compiuta dal presidente Mahmud Ahmadinejad non riguarda solo la politica estera. La stretta repressiva interna è stata altrettanto provocatoria e ha ottenuto i risultati voluti. In Iran la gente vive in una specie di continuo stato di emergenza, rassegnata al peggio e con l'unica speranza che nella lotta intestina tra moderati e ultrà i primi prevalgano quando nel 2009 scadrà il mandato di Ahmadinejad.
La stretta più impressionante ha riguardato le esecuzioni di condanne a morte, anch'esse pubbliche come non accadeva da decenni. Dodici uomini impiccati a una gru da costruzioni - morte efferata per lento strangolamento - sono stati mostrati al telegiornale della sera sulla tv nazionale un mese fa. Un quarto d'ora dopo un'annunciatrice ha detto che l'esecuzione era stata messa in onda "per errore".
Quello che sgomenta è la ripresa in gran numero, e in pubblico, delle lapidazioni. Nel 2002 il presidente Khatami s'impegnò con l'Unione europea per sospenderle e il capo del potere giudiziario ordinò ai giudici che si attenessero alla sospensione. Ma se la legge rimane invariata, dice l'attivista per i diritti umani Shadi Sadr che ha iniziato una campagna contro la lapidazione, i giudici non sono tenuti a seguire l'ordine contrario alla norma stabilita per legge.
Gli stessi avvocati dei condannati sono sottoposti a pressioni così pesanti che non osano far sapere ai giornali delle esecuzioni. "Lapidazioni pubbliche ci sono state in Iran nei primi anni dopo la rivoluzione khomeinista, ma dopo erano diventate sempre più rare e comunque eseguite unicamente all'interno delle prigioni, mai in un luogo pubblico", dice Shadi Sadr.
Recentemente invece le lapidazioni sono riprese a Mashhad e a Takistan un uomo è stato lapidato in pubblico mentre la donna condannata con lui, e madre di suoi tre figli, è in prigione sebbene fosse stata costretta a prostituirsi dal marito tossicodipendente. L'ultimo numero del settimanale Zanan, che investiga le radici della lapidazione nei testi sacri islamici, afferma che non è prevista se non in casi rarissimi di flagranza di reato di fronte a quattro testimoni.
(24 agosto 2007)
ammazza che roba :rolleyes: