View Full Version : E' BELLISSIMO!! Vogliono reintrodurre il finanziamento ai partiti
Preciso che la fonte è IL GIORNALE. Così chi vuole continua a leggere, altrimenti cambia post.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=200059
da Roma
Ma quale battuta! Quel decalogo dettato da Salvatore Vassallo a Il Corriere della sera di Bologna per lui significava una cosa sola: «Un colpo basso studiato. Un cazzotto nello stomaco dei nostri compagni che in tutta Italia si stanno spezzando la schiena per montare gli stand sotto il sole di agosto». Le polemiche sulla Festa dell’Unità? Ugo Sposetti non ha dubbi: non sono una semplice boutade polemica, ma un episodio rivelatore, che mostra come molti attuali compagni di strada nel progetto del Partito democratico siano in realtà permeati di una cultura antipartito. E così lui, l’uomo forte del salvadanaio diessino, il tesoriere che ha risanato le finanze della Quercia, nel giorno in cui inizia la kermesse nazionale del suo partito, lancia una proposta forte, sicuramente destinata a segnare il dibattito politico dell’estate: «È ora di finirla con le chiacchiere. Basta con la demagogia, facciamo sul serio. E giunto il momento di impegnarsi in una battaglia democratica per reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti».
Scusi Sposetti, ma ovviamente faccio un salto sulla sedia.
«E perché mai, scusi? Si metta pure comodo».
Sa, di questi tempi, chiedere più soldi per i partiti sembra come minimo impopolare.
«Impopolare dice? Vede, anche lei subisce l’influenza di poderose campagne di stampa che alimentano il mito dell’antipolitica».
Ma lei ne ha mai parlato in pubblico?
«Oh, certo. È un mio pallino, e non certo da oggi».
L’hanno contestata?
«Nemmeno per sogno. Se ti spieghi tutti capiscono che è una necessità».
Le diranno che lei si comporta come un sacerdote della casta.
«Io non appartengo a nessuna casta! Sono Ugo Sposetti, un militante dei Ds, punto».
Ma anche i Ds sono un partito come gli altri, inserito nel gioco del Palazzo.
«Si sbaglia. I Ds non appartengono a nessuna casta. La casta è il sottoprodotto obbligato di uno Stato che non funziona. Se per fare una radiografia devi aspettare tre mesi, è ovvio che i cittadini si rivolgano alla politica per cercare una mediazione con le istituzioni e i servizi che non funzionano!».
Lei ha fatto il sindaco, il presidente della Provincia...
«Se le cose non funzionano gli elettori vengono da te, chiedono, e non scherzano mica, le assicuro. Ma per voi è facile scaricare tutte le colpe sulla politica».
Lei ha letto il libro che due giornalisti del Corriere della Sera, Gianantonio Stella e Sergio Rizzo, hanno scritto per denunciare gli sprechi della Casta?
«Aaaaah...».
Aaaaah sì, o Aaaaah no?
«No».
Mi costringe a non crederle per la seconda volta. Un libro che parla anche di lei, e che vende 800mila copie...
«E invece è così! Le spiego: ogni volta che partecipavo ad una iniziativa pubblica arrivava un compagno con una copia tutta sottolineata, con le cose che mi riguardavano... E sa cosa ho fatto?».
Cosa?
«Ho letto quello che mi riguardava per poter rispondere su alcune frescacce che non corrispondono al vero, eh, eh, eh...».
Stella e Rizzo dedicano un intero capitolo a dimostrare come la legge sui rimborsi elettorali reintroduca di fatto un finanziamento occulto ai partiti.
«Aaaaah...».
Scusi se mi ripeto. Aaaaah sì, o Aaaaah no?
«Senta, di quella legge non solo non mi vergogno... Mi vanto di esserne il principale estensore!».
Ma è vero o non è vero che è un finanziamento occulto?
«Non mi interessa cosa ne scrivono i giornalisti. Fanno il loro mestiere. Il problema sono alcuni miei colleghi che la criticano, e che invece dovrebbero farmi un monumento».
Colleghi di destra o di sinistra?
«Tutti! Quanto ai politici di centrosinistra... Una cosa è indubbia: se non ci fosse stata quella legge, e i soldi che ha portato nelle casse dell’Ulivo, nel 2006 la vittoria contro Silvio Berlusconi sarebbe stata impossibile».
Ne è sicuro?
«Im-pos-si-bi-le. Chiaro? Posso provarlo agevolmente in tutte le sedi, ma qui non mi dilungo».
Torniamo al finanziamento, allora. Me lo spieghi in «sposettese» - cioè chiaramente - perché lo ritiene utile.
«Ma è scritto nella Costituzione, santa pazienza, articolo 49! In origine i padri costituenti lo avevano spiegato ancora meglio, impegnando alla trasparenza i partiti. Poi, siccome era il tempo della guerra fredda, si affermò solo il principio sacrosanto, che la politica deve essere sostenuta dallo Stato».
Fu fatta una legge, che però un referendum radicale ha cancellato.
«Un secolo fa. Adesso è tutto cambiato».
Ad esempio?
«I costi della politica sono cresciuti all’inverosimile. Non credo alle belle animelle che storcono il naso. O parlano per opportunismo, o sono in malafede».
Molti sono nel partito che lei sta costruendo.
«Non mi interessa dove sono. Io dico una cosa chiara e semplice. La democrazia è trasparenza, conti chiari, bilanci onesti».
I vostri lo sono?
«Ma se io dico, anche ai compagni della Festa dell’Unità del più piccolo paesino, che devono pubblicare il bilancio in cui spiegano cosa hanno speso e come fino all’ultima riga e fino all’ultimo tortellino!».
Questo è l’antidoto contro gli sprechi?
«Chi fa la politica onestamente non ha problemi a mostrare i conti».
Non ce li vedo Vassallo e Parisi a sostenerla...
«Posso dirle che non me ne frega nulla o sembro politicamente troppo scorretto?».
Non saranno contenti. Il suo modello sono le Fondazioni?
«Esatto il modello tedesco: Fondazioni e autofinanziamento. Nulla di migliore o di più trasparente. So già che a Vassallo non piace, ma ce ne faremo una ragione...».
Di nuovo con Vassallo è la sua bestia nera?
«Sì! Non ho fatto quarant’anni di militanza dal Pci ai Ds per diventare un Vassallo di nessuno!».
Battutaccia. Ma perché tanta passione per questa legge?
«Perché se non ci sono i soldi dello Stato ci sono quelli di Berlusconi o quelli dei poteri forti. È molto semplice».
Ma intanto la politica non è mai stata così forte...
«Scherza? Ormai decidono tutto i giornali. Non so se c’è stata una settimana, in questo ultimo anno, in cui sui grandi giornali, compreso il suo, non era in atto una campagna contro i Ds».
Anche la Repubblica?
«Ma se Scalfari e la Spinelli mi hanno crocifisso per una frase rubata alle intercettazioni dicendo che un tesoriere non parla con un banchiere!».
Vuol dire che anche loro sono con i poteri forti?
«Lo chieda ai diretti interessati!».
Insomma lei propone un nuovo patto al Paese.
«I cittadini dovrebbero dire alla politica: se tu vigili io ti finanzio. E noi dovremmo vigilare sul serio. Chi sgarra perde tutto e finisce in galera».
Sarei curioso di vedere se lei in una sezione riesce a convincere i suoi militanti.
«Sono stati sempre con noi, i militanti, guardi. Sempre!».
Ma è sicuro di non far parte della Casta, lei?
«Scherza».
Se Visco controllasse che macchina ha...
«Siccome ci ho lavorato, sa già che la macchina più potente che ho avuto, fino a oggi, è stata una Ritmo».
Perché, da oggi ce n’è una nuova?
«Ho ordinato una Bravo azzurra... ma azzurra forse non c’è, forse la prendo nera. Poi ho una 500 rossa».
Si è scatenato...
«Ma è quella vecchia, però!».
Tutte Fiat?
«Anche Marchionne dovrebbe farmi un monumento».
Lei è uno sponsor d’eccezione, doveva regalargliela...
«Ci giro tutta l’Italia».
E le vacanze dove le fa? Alle Bermuda?
«Non le faccio».
Nemmeno un giorno?
«Passo l’estate a girare le Feste dell’Unità. Altro che casta!».
Sarà tesoriere a vita?
«Pazzo sì, ma non fino a questo punto».
E quando finisce di fare il tesoriere a cosa punta?
«Una panchina».
Sogna l’ingaggio in un grande club di serie A?
«No, una panchina dei giardinetti. A leggermi cosa scrivete sui giornali. Glielo ho detto che sono matto...».
Da segnalare inoltre che Sposetti è Sposetti quello della nuova legge sul finanziamento pubblico ai partiti (ops, volevo dire dei rimborsi elettorali gonfiati (http://www.senato.it/loc/link.asp?tipodoc=leggigu&doclocatorserver=doclocator&id=156&anno=02), visto che due referendum popolati hanno abolito il finanziamento diretto), quello della defiscalizzazione delle donazioni ai partiti, quello che ha abolito il tetto di spesa per le campagne elettorali.
Volevo postarla io!!! :D
Penso che anche chi non apprezza troppo Il Giornale può leggere questo articolo in quanto è un'intervista...
Si può discutere su quanto detto da questo personaggio nello specifico, però vedendo la cosa in un contesto generale a volte ho l'impressione che in molti o tutti i nostri politici stiano sottovalutando l'insofferenza di molta gente per tutta la classe politica, la sua inefficienza e i suoi sprechi, boh...
Volevo postarla io!!! :D
Penso che anche chi non apprezza troppo Il Giornale può leggere questo articolo in quanto è un'intervista...
Si può discutere su quanto detto da questo personaggio nello specifico, però vedendo la cosa in un contesto generale a volte ho l'impressione che in molti o tutti i nostri politici stiano sottovalutando l'insofferenza di molta gente per tutta la classe politica, la sua inefficienza e i suoi sprechi, boh...
sottovalutando?!
questo significa che l'hanno almeno presa in considerazione...
sei sicuro?!
il punto non è il finanziamento ai partiti...
il punto è che non pagano mai in prima persona...
si iniziasse da li sarebbe già un passo in avanti...
sottovalutando?!
questo significa che l'hanno almeno presa in considerazione...
sei sicuro?!
il punto non è il finanziamento ai partiti...
il punto è che non pagano mai in prima persona...
si iniziasse da li sarebbe già un passo in avanti...
Concordo con te, io l'avevo messa in modo più soft :D, però l'impressione sempre più marcata è che questi "signori" vivano in un mondo decisamente distaccato da quello della gente comune, un mondo fatto di privilegi e impunità, un mondo fatto anche di antimeritocrazia, dove chi sbaglia continua a mantenere i privilegi, magari cambia cadreghino.
Perchè non fare che se stai al governo e non ottieni risultati apprezzabili per il tuo paese te ne vai a casa? Questo avverrebbe in una qualsiasi azienda privata meritocratica e seria, che deve campare sul proprio operato, perchè invece politici che hanno fatto dei gran danni in un ministero (e ci metto tutti, destra e sinistra) si ritrovano a capo di un'altro? Oppure continuano a stare nelle istituzioni politiche del paese percependo fior di stipendi e privilegi proprio da parte di coloro che hanno danneggiato, è giusto tutto questo? :rolleyes:
Concordo con te, io l'avevo messa in modo più soft :D, però l'impressione sempre più marcata è che questi "signori" vivano in un mondo decisamente distaccato da quello della gente comune, un mondo fatto di privilegi e impunità, un mondo fatto anche di antimeritocrazia, dove chi sbaglia continua a mantenere i privilegi, magari cambia cadreghino.
Perchè non fare che se stai al governo e non ottieni risultati apprezzabili per il tuo paese te ne vai a casa? Questo avverrebbe in una qualsiasi azienda privata meritocratica e seria, che deve campare sul proprio operato, perchè invece politici che hanno fatto dei gran danni in un ministero (e ci metto tutti, destra e sinistra) si ritrovano a capo di un'altro? Oppure continuano a stare nelle istituzioni politiche del paese percependo fior di stipendi e privilegi proprio da parte di coloro che hanno danneggiato, è giusto tutto questo? :rolleyes:
perchè siamo in italia...
vogliamo dirlo che una buona fetta di sti signori hanno "amici" ai quali non si può dire di no ??
di quelli e di loro stessi fanno gli interessi...
oramai ho perso le speranze che possa diventare un normale, medio, paese europeo il nostro.
vogliamo dirlo che una buona fetta di sti signori hanno "amici" ai quali non si può dire di no ??
di quelli e di loro stessi fanno gli interessi...
oramai ho perso le speranze che possa diventare un normale, medio, paese europeo il nostro.
medio...cre... lo è sempre stato..
Sposetti è stato colto senz'altro dalla sua deformazione professionale; pensiero detto ad alta voce (già ripreso da esponenti del nuovo PD) antipopulista ed anacronistico bisogno,..perbacco!! :D
C'è da dire ,però , che anche gli "altri" battono cassa :
GERMANIA: CDU E SPD VOGLIONO 20 MLN EURO IN PIU’ PER PARTITI
(AGI) - Berlino, 19 ago. - Cdu-Csu e Spd, i due membri della ‘Grosse Koalition’ al governo in Germania, si sono accordati per presentare in autunno un disegno di legge finalizzato all’aumento del finanziamento pubblico a favore di tutti i partiti politici nazionali ammessi in Parlamento, che con una crescita del 15 per cento dovrebbe far affluire un totale di 20 milioni di euro nelle casse delle cinque formazioni rappresentate al Bundestag. Lo riferisce oggi il setttimanale ‘Bild am Sonntag’, secondo cui la misura e’ stata studiata per fare fronte al calo delle entrate proprio dei due partiti maggiori, appunto Cdu e Spd, derivante dalla perdurante fuga degli iscritti, con il conseguente venir meno degli introiti delle tessere. Attualmente il finanziamento pubblico ai partiti tedeschi e’ di 133 milioni di euro, che salirebbero a 153 milioni una volta varata la nuova legge, per la cui approvazione sono largamente sufficienti i voti a disposizione di cristiano-democratici e socialdemocratici nella camera bassa federale. I contributi ai partiti sono fermi dal 2002, ma la legge in vigore prevede peraltro che un eventuale aumento debba corrispondere alla crescita dell’inflazione. Su tali basi, alle cinque formazioni tedesche presenti nel Bundestag dovrebbero dunque andare complessivamente solo 7,8 milioni di euro in piu’, pari a un incremento del 5,9 per cento. (AGI)
http://www.stato-oggi.it/archives/00069571.html
Il nostro rimborso elettorale:
http://spazioinwind.libero.it/paolore/notizie/rimborsiel.jpg
So che ci saranno differenzazioni di "rendimento politico" , ma questo è tanto per quello che riguarda il fatto esclusivamente economico.
Aloa
Ma non basta il referendum a far cadere ogni discorso?
Il referendum ha detto no ai finanziamenti ai partiti.
matrizoo
20-08-2007, 16:20
ma per cosa dovremmo finanziarli?:confused:
sono serio, per quale motivo dovremmo dare dei soldi ai partiti?
io da piccolo quando chiedevo i soldi alla mamma dovevo motivare la spesa...
le dicevo che volevo comprare il gelato, lei faceva due conti e mi dava i soldi necessari:O
questi chiedono soldi...ma quale stracazzo di motivo allegano alla richiesta??
in un modo o nell'altro se ne imboscano già un infinità, che si vergognassero, maiali senza ritegno
Le casse già piene dei partiti
di SERGIO RIZZO e GIAN ANTONIO STELLA
II vecchio Orlando Orfei sfidava la sorte afferrando per la coda feroci iene che mulinava in aria per scaraventarle in gabbia e il mitico Patrick de Gayardon buttandosi dagli aerei senza paracadute. Ma anche Ugo Sposetti, il tesoriere dei Ds, adora il brivido. Nel bel mezzo delle polemiche sui costi pazzi della politica ha infatti proposto di ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti. Che già oggi ricevono il doppio che in Germania. Per non parlare di Usa o Inghilterra.
Che il deputato ds fosse di parola ruvida si sapeva. Ferroviere, funzionario del partito, da anni in politica, si è fatto, via via che entrava nella parte del ringhioso guardiano della cassaforte diessina, la fama del «signor No».
Brusco sui soldi con Prodi: «Tenga al guinzaglio i suoi cani». Rude con Veltroni: «Ho vissuto sei anni in mezzo ai debiti e ora non ho nessuna intenzione di farne per organizzare le primarie del partito democratico». Spiccio coi giovani che contestavano («troppi soldi») il contributo di 10 euro proposto per chi alle primarie voterà: «Quelli che alla loro età andarono in montagna non si posero il problema della paghetta». Aspro con chi come l'ulivista Salvatore Vassallo teorizza il superamento delle feste dell'Unità e di tanti simboli identitari post-comunisti: «Qualcuno dovrebbe mettergli la museruola». Muscoloso col coro di proteste per la decisione del suo amico sindaco di Tarquinia di prendere dalla cassa l'anticipo per le spese legali di un branco di bulli che aveva violentato una ragazza: «Una indegna gazzarra». Non bastasse, era stato scottato da roventi polemiche per l'intercettazione di una sua chiacchierata telefonica con Giovanni Consorte.Chiacchierata nella quale l'allora capo dell'Unipol impegnato nella scalata alla Bnl gli diceva: «Non sa niente nessuno, lo sai solo tu come al solito, perché sei l'unico di cui mi fido...». E lui ricambiava mostrando di condividere la prudenza sulla necessità di raccontare come stavano le cose a Piero Passino «senza dargli dettagli» : «Niente, niente Gianni, niente...» Raccomandazione non proprio coerente, diciamo, con quanto sostiene: "La democrazia è trasparenza, conti chiari, bilanci onesti".
Certo è che, fiero d'avere avviato il risanamento del partito, ha deciso di essere franco fino in fondo, sbuffando ieri mattina con Luca Telese, del Giornale, contro le «animelle che storcono il naso» sui costi della politica e che secondo lui «o parlano per opportunismo o sono in malafede». Poiché «i costi della politica sono cresciuti all'inverosimile», infatti, «è ora di finirla con le chiacchiere. Basta con la demagogia, facciamo sul serio. E' giunto il momento di impegnarsi in una battaglia democratica per reintrodurre il finanziamento pubblico ai partiti». Alla faccia dei giornali che «decidono tutto». Alla faccia di chi denuncia come insopportabile scoprire che un barbiere del Senato può arrivare a prendere 133 mila euro cioè il quadruplo di un dipendente medio di Buckingham Palace e 36 mila più del Lord Cham-berlain della Regina Elisabetta. Ma alla faccia, dice lui, soprattutto di tanti colleghi che lo criticano «e invece dovrebbero farmi un monumento».
Ma il finanziamento pubblico non era stato abolito dal 90,3% dei votanti al referendum del '93? Certo, risponde Sposetti, ma tutto questo accadde «un secolo fa. Adesso è tutto cambiato». Quanto alle perplessità sulla rapidità e sul modo in cui il bilancio diessino è stato aggiustato, il tesoriere fassiniano le liquida così: «frescacce». Quali saranno la reazione degli elettori di sinistra si vedrà. Certo è che la sfida del tesoriere ds rischia di essere un cerino buttato in un deposito di polvere da sparo.
Stando a uno studio elaborato proprio per la nostra Camera dei deputati, infatti, i soldi che i partiti italiani incassano sono già molti di più di quanti vengono distribuiti negli altri principali paesi occidentali. In Francia, dove chi non raggiunge almeno il 5% dei suffragi al primo turno non ha diritto a vedersi rimborsare neppure la metà di quanto ha speso (tanto che il glorioso ma ammaccatissimo Pcf potrebbe vendere parte delle opere d'arte avute in dono negli anni buoni da artisti amici) e dove i finanziamenti vengono tagliati a chi non rispetta le «quote rose» fissate, ogni cittadino versa negli anni elettorali circa 2,54 euro. In Spagna, dove i parlamentari sono 575 (metà dei nostri), la spesa pro-capite è di 2,13 euro. In Germania, dove esiste un tetto massimo (133 milioni l'anno) agli stanziamenti statali, la quota personale è di 1,61.
Da noi, nel 2006, di 3 euro e 38 centesimi. Il doppio. Per non dire dei confronti imbarazzanti con paesi come il Regno Unito dove, spiega il dossier, «II finanziamento pubblico - se si escludono alcuni servizi messi a disposizione dallo Stato nel corso delle campagne elettorali - è limitato ai contributi concessi ai partiti di opposizione in Parlamento». O degli Stati Uniti, dove «il finanziamento pubblico della politica è limitato al finanziamento della campagna presidenziale» e nel 2004 è costato 206 milioni di dollari, circa 50 centesimi di euro per abitante.
Eppure, a spulciare nella nostra storia recente, non solo ogni ciclo elettorale di cinque anni (politiche, europee, regionali, amministrative) ci costa un miliardo di euro ma una inchiesta del "Sole 24 ore" ha appena dimostrato che le finanze dei partiti non sembrano proprio aver bisogno di nuovi afflussi.
Stando ai bilanci, vanno tutti bene. Sono in largo attivo, non fosse per i buchi del passato, i diessini (11 milioni e mezzo, pari al 27,6% dei proventi totali del partito) e i forzisti (più quasi 47 milioni grazie a introiti pubblici nello scorso anno per la cifra record di 134 milioni) e i nazional-alleati (più 3 milioni 850 mila euro) e i casiniani dell'Udc (25 milioni 182 mila euro!) e perfino chi sta maluccio, come la Lega, non è andata in rosso. E allora?
Non bastasse, vale la pena di sottolineare un punto: non sempre, quando sono in ballo i soldi, i nostri parlamentari decidono «a partire dalla legislatura successiva» come nel caso delle sforbiciate alle pensioni o ai privilegi. Certe volte fanno anche scelte «retroattive». Come quella, passata sotto silenzio, dell'ottobre 2002. Quando, dopo aver portato tutti insieme soltanto due mesi prima (unica eccezione: i radicali) i rimborsi elettorali da 2 a 5 euro per ogni elettore iscritto alle liste, ridistribuirono i soldi per le elezioni del 2001: 125.089.621,44 euro in più rispetto a quelli già stanziati proprio per il 2002. Un bel gruzzolo supplementare che, per fare solo due esempi, fu di oltre 9 milioni per gli azzurri e di 8 per i diessini. E quel giorno, accantonando le reciproche accuse di essere goebbelsiani o stalinisti, sorrisero finalmente tutti.
CORRIERE DELLA SERA
20-08-2007
http://img61.imageshack.us/img61/5149/stellarizzofo7.th.png (http://img61.imageshack.us/my.php?image=stellarizzofo7.png)
Lucrezio
20-08-2007, 16:42
in un modo o nell'altro se ne imboscano già un infinità, che si vergognassero, maiali senza ritegno
:muro:
Perché?
3 giorni di sospensione.
Ominobianco
20-08-2007, 16:47
Beh la legge sui finaziamenti ai partiti(o rimborsi che dir si voglia)è una legge del 2002 con una maggioranza di centrodestra.
Infatti legge 26 luglio 2002, n. 156 porta al fondo come firme:
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Visto, il Guardasigilli: Castelli
Siceramente però non sono contrario a questa legge anzi sono favorevole.
Dobbiamo partire dal presupposto che la politica ha dei suoi costi e questi costi vanno pagati.
Ora da qualche parte i soldi per pagare questi costi devono uscire fuori.
Lo speiga Sposetti in modo molto chiaro:«Perché se non ci sono i soldi dello Stato ci sono quelli di Berlusconi o quelli dei poteri forti. È molto semplice».
I soldi cioè possono provenire dallo Stato o sennò se un politico è ricco di suo(vedi Berlsuconi) o sennò ti devi far finanziare da chi i soldi li ha cioè poteri forti come imprenditori di Confidustria o come avviene in America da petrolieri case farmaceutiche ecc... che poi però poi non potrai più essere indipendente e queste per averti finanziato si aspetteranno da te un ritorno.
Senza finaziamenti pubblici quindi la politica la potrebbero solo fare i ricchi oppure chi ha dei ricchi finanziatori e poteri occulti alle spalle che però poi una volta eletto vorranno il loro tornaconto.
Ecco lo studio elaborato per la stessa Camera dei Deputati sul finanziamento della politica in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti d’America:
http://www.camera.it/banchedatikm/Documenti/leg15/dossier/testi/AC0144.htm
Siceramente però non sono contrario a questa legge anzi sono favorevole.
Dobbiamo partire dal presupposto che la politica ha dei suoi costi e questi costi vanno pagati.
Ora da qualche parte i soldi per pagare questi costi devono uscire fuori.
Sarei daccordo con te, se non fosse che già costano allo stato un patrimonio immenso di euro. Se poi si dovessero aggiungere anche i fininziamenti allora buonanotte!
blamecanada
20-08-2007, 17:02
A me va bene il finanziamento ai partiti (entro un certo limite), non mi vanno bene tutti gli sprechi inutili dalla politica, degli enti locali, i privilegi dei parlamentari, etc.
trallallero
20-08-2007, 17:17
in un modo o nell'altro se ne imboscano già un infinità, che si vergognassero, maiali senza ritegno
:muro:
Perché?
3 giorni di sospensione.
vabbe´ dai, non hai esagerato ? un congiuntivo lo possono sbagliare tutti :stordita:
quante persone favorevoli.... :)
Beh la legge sui finaziamenti ai partiti(o rimborsi che dir si voglia)è una legge del 2002 con una maggioranza di centrodestra.
Infatti legge 26 luglio 2002, n. 156 porta al fondo come firme:
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Visto, il Guardasigilli: Castelli
La legge fu firmata praticamente da un rappresentante di ciascun partito e votata da tutti ad eccezione dei radicali.
http://www.senato.it/leg/14/BGT/Schede/Ddliter/17322.htm
Cofirmatari:
On. Edouard Ballaman (Lega Nord Padania), On. Giovanni Bianchi (MARGH-U), On. Alfredo Biondi (FI), On. Teodoro Buontempo (AN), On. Francesco Colucci (FI), On. Alberta De Simone (DS-U), On. Luciano Dussin (Lega Nord Padania), On. Publio Fiori (AN), On. Paola Manzini (DS-U), On. Clemente Mastella (MARGH-U), On. Antonio Mazzocchi (AN), On. Fabio Mussi (DS-U), On. Gabriella Pistone (Misto, Com.it), On. Gianfranco Rotondi (UDC (CCD-CDU)), On. Vittorio Tarditi (FI), On. Lalla Trupia (DS-U), On. Tiziana Valpiana (RC)
Siceramente però non sono contrario a questa legge anzi sono favorevole.
Dobbiamo partire dal presupposto che la politica ha dei suoi costi e questi costi vanno pagati.
Ora da qualche parte i soldi per pagare questi costi devono uscire fuori.
Bisogna piuttosto partire dal presupposto che i costi della politica In Italia sono già molto alti (basta guardare il finanziamento della politica nelle altre democrazie) e che i partiti non hanno affatto bisogno di altri finanziamenti.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/11_Novembre/14/rizzostella.shtml
Il caso dei Pensionati, che per le ultime Europee hanno ottenuto centottanta volte quello che avevano investito. L’eccezione dei radicali
Spesi 16 mila euro, incassati tre milioni I partiti e il business dei rimborsi elettorali
Nel 2006 le forze politiche hanno ricevuto oltre 200 milioni
Il radiotelegrafista Fatuzzo Carlo, giunto alla veneranda età di 43 anni, intercettò sulle onde elettromagnetiche un’ispirazione: datti alla politica. Detto fatto, fondò il partito dei pensionati. Il più redditizio del mondo. Basti dire che nella campagna per le ultime europee investì 16.435 euro ottenendo un rimborso centottanta volte più alto: quasi tre milioni. Un affare mai visto neanche nelle fiammate borsistiche della corsa all’oro di internet.
Eppure, il suo è solo il caso più plateale. Perché, fatta eccezione per i radicali, quei rimborsi sono sempre spropositati rispetto alle somme realmente spese. E dimostrano in modo abbagliante come i partiti, negli ultimi anni, abbiano davvero esagerato. Il referendum del 18 aprile ’93 era stato chiarissimo: il 90,3% delle persone voleva abolire il finanziamento pubblico dei partiti. Giuliano Amato, a capo del governo, ne aveva preso atto con parole nette: «Cerchiamo di essere consapevoli: l’abolizione del finanziamento statale non è fine a se stessa, esprime qualcosa di più, il ripudio del partito parificato agli organi pubblici e collocato tra essi».
Certo, il voto era stato influenzato dal vento impetuoso della rivolta morale contro gli abusi della Prima Repubblica, travolta da mille scandali. E magari è vero che conteneva una certa dose di antiparlamentarismo, trascinato da mugghianti mandrie di torelli giustizialisti che presto si sarebbero trasformati in pensosi bovi garantisti. Di più: forse era solo una illusione velleitaria l’idea che una democrazia complessa potesse reggersi sulla forza di partiti dalle opinioni forti e dai corpi leggeri come piume. Ma anche chi da anni teorizza la necessità che la società si faccia carico di mantenere i partiti quali strumenti di democrazia, dovrà ammettere che la deriva fa spavento.
Ve lo ricordate perché nacquero, i rimborsi elettorali? Per aggirare, senza dar nell’occhio, quel referendum del ’93. E sulle prime l’obolo imposto era contenuto: 800 lire per ogni cittadino residente e per ognuna delle due Camere. Totale: 1.600 lire. Pari, fatta la tara all’inflazione, a un euro e 10 centesimi di oggi. Erano troppo pochi? Può darsi. Certo è che, via via che l’ondata del biennio ’92/’93 si quietava nella risacca, i partiti si sono ripresi tutto. Diventando sempre più ingordi. Fino a divorare oggi, nelle sole elezioni politiche, dieci volte più di dieci anni fa. Eppure, la prima svolta sembrò già esagerata. Era il 1999. L’idea transitoria del 4 per mille (volontario) sul quale i partiti prendevano degli anticipi, si era rivelata un fallimento.
A marzo, con un pezzo della destra che denunciava l’ingordigia dei «rossi», passarono l’abolizione delle agevolazioni postali in campagna elettorale e l’eliminazione dell’anticipo: i partiti avrebbero dovuto restituire in 5 anni, nella misura del 20% annuo del totale, le somme «eventualmente ricevute in eccesso». Macché. Non solo la restituzione fu svuotata dalla scelta di non varare mai (mai) il decreto di conguaglio. Ma due mesi dopo, col voto favorevole d’una maggioranza larghissima e il plauso anche della Lega («Questa legge ci avvicina all’Europa», disse Maurizio Balocchi, coordinatore dei tesorieri dei partiti) passò un ritocco assai vistoso: da 800 a 4.000 lire per ogni elettore e per ogni camera alle Politiche. Più rimborsi analoghi per le Europee e le Regionali. Più un forfait, volta per volta, per le elezioni amministrative. Una grandinata di soldi mai vista prima. Che avrebbe portato nel 2001 le forze politiche a incassare in rimborsi oltre 165 miliardi di lire, pari a 92.814.915 euro. Una somma enorme.
Eppure l’anno dopo, a maggioranza parlamentare ribaltata, mentre invitavano gli italiani a tenere duro perché dopo l’11 settembre i cieli erano foschi, i partiti erano ancora lì, più affamati di prima. Ricordate le risse di quel 2002? La destra irrideva agli anni del consociativismo cantando le virtù della nuova era dove mai i suoi voti sarebbero stati mischiati a quelli «comunisti». La sinistra barriva nelle piazze che mai si sarebbe lasciata infettare da un accordo con l’orrida destra.Finché presentarono insieme una leggina, firmata praticamente da un rappresentante di ciascun partito perché nessuno gridasse allo scandalo (Deodato, Ballaman, GiovanniBianchi, Biondi, Buontempo, Colucci, Alberta De Simone, Luciano Dussin, Fiori, Manzini, Mastella, Mazzocchi, Mussi, Pistone, Rotondi, Tarditi, Trupia, Valpiana) che portava i rimborsi addirittura a 5 euro per ogni iscritto alle liste elettorali e per ciascuna delle due Camere. Una scelta discutibile con l’aggiunta di una indecente furberia: anche il calcolo dei rimborsi per il Senato andava fatto sulla base degli elettori della Camera. I quali sono, senza calcolare gli italiani all’estero, 47.160.244. Contro i 43.062.020 degli aventi diritto a votare per Palazzo Madama: 4.098.224 in meno. Risultato: si sono accaparrati, solo quest’anno, con quel trucchetto, 20.491.120 euro in più. Il triplo, per dare un’idea, di quanto è costata a Padova la «Città della speranza» che grazie alla generosità dei benefattori privati riesce a svolgere il ruolo di Centro diagnostico nazionale a disposizione di tutti gli ospedali italiani per l’individuazione e la cura delle leucemie infantili. O, se volete, quanto è stato investito in dieci anni nella ricerca dal centro patavino. Totale dei rimborsi elettorali per il 2006: 200.819.044 euro. Una montagna di denaro destinata l’anno prossimo, dice la Finanziaria, a crescere ancora di altri 3 milioni e mezzo di euro.
Confronti: i partiti assorbono oggi oltre il doppio (quasi 201 milioni contro quasi 93) di quanto assorbivano cinque anni fa. Il balzello è passato dal 1993 ad oggi, con l’appoggio, la complicità o il tacito consenso di tutti (salvo le eccezioni di cui dicevamo e un po’ di distinguo) da 1,1 a 10 euro per ogni cittadino. E ogni ciclo elettorale (politiche, regionali, europee, amministrative...) ci costa ormai un miliardo di euro a lustro.
Per carità, qualcuno cui tutto questo sembra abnorme, c’è. Lo si è visto anche ieri con la richiesta di nuove regole di Cesare Salvi, Massimo Villone e Valdo Spini. I quali hanno rilanciato in parte anche le proposte di Silvana Mura, la tesoriera dell’Italia dei Valori che ha presentato due emendamenti alla Finanziaria per limitare i rimborsi almeno al calcolo di chi è andato a votare e abrogare una leggina approvata dal precedente parlamento che stabilisce lo scandaloso principio in base al quale i rimborsi elettorali (erogati in tranche annuali) sono dovuti anche nel caso di scioglimento anticipato delle Camere. Scelte di pura decenza, eppure devastanti.
Lo dice il confronto fra le somme spese effettivamente per le campagne elettorali, e accertate da un’indagine della Corte dei Conti (l’unico che ci permette di compilare tabelle omogenee) sulle Europee del 1999 e del 2004. La differenza, come si nota, è scandalosamente enorme. E non solo per il Partito dei pensionati, che già nel ’99 aveva ricevuto 76 volte ciò che aveva speso. Basti vedere il guadagno della Fiamma Tricolore (che ha incassato 81 volte di più), di Rifondazione (13 volte di più), dei Comunisti Italiani (12 volte di più), dell’Ulivo (7,8 volte di più), di Alessandra Mussolini (6 volte di più), della Lega (5,9 volte di più) ma anche dei grandi partiti. Totale delle spese accertate: 88 milioni di euro. Totale dei rimborsi: 249. Quasi il triplo.
Sergio Rizzo Gian Antonio Stella
14 novembre 2006
che schifo.
Il finanziamento ai partiti lo hanno votato tutti la scorsa legislatura.. (strano) un po' come l'indulto e tante altre casistiche.. su certe cose sono tutti d'accordo
Vday.
Beh la legge sui finaziamenti ai partiti(o rimborsi che dir si voglia)è una legge del 2002 con una maggioranza di centrodestra.
Infatti legge 26 luglio 2002, n. 156 porta al fondo come firme:
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Visto, il Guardasigilli: Castelli
Siceramente però non sono contrario a questa legge anzi sono favorevole.
Dobbiamo partire dal presupposto che la politica ha dei suoi costi e questi costi vanno pagati.
Poi però quando non funziona un tubo non ti lamentare.
Se i soldi vanno ai politici (che già ne sperperano tanti) non vanno agli ospedali etc, ed inoltre ti aumentano le tasse.
Poi vista la statura dei nostri rappresentanti non dire che sono soldi ben spesi.
Ominobianco
20-08-2007, 19:30
Poi però quando non funziona un tubo non ti lamentare.
Se i soldi vanno ai politici (che già ne sperperano tanti) non vanno agli ospedali etc, ed inoltre ti aumentano le tasse.
Poi vista la statura dei nostri rappresentanti non dire che sono soldi ben spesi.
Io non mi lamento per quanto è pagato un politico ma per i risultati e l'efficienza di questo.
I politici rendono praticamente nulla e io è di questo che mi lamento.
Voglio che rendano di più non che siano pagati meno perchè non me ne faccio nulla di un politocincapace anche se pagato poco perchè cmq anche quel poco sarebbe troppo.
Il fatto che un politico sia ben pagato se lavora ed è efficiente non mi scandalizza così come un buon dirigente d'azienda viene ben pagato se l'azienda va bene.
Semmai penso come Blamecanada che se va combattuto qualcosa non è la legge al finanziamento dei partiti che ritengo giusta e sacrosanta ma sono gli sprechi della politica cioè tutta quella serie di enti inutili piuttosto che previligi inutili concessi ai parlamentari.
Io non mi lamento per quanto è pagato un politico ma per i risultati e l'efficienza di questo.
I politici rendono praticamente nulla e io è di questo che mi lamento.
Voglio che rendano di più non che siano pagati meno perchè non me ne faccio nulla di un politocincapace anche se pagato poco perchè cmq anche quel poco sarebbe troppo.
Più soldi dai ai politici meno ne hai per farci altre cose.
++CERO++
20-08-2007, 21:14
A questo punto... :rolleyes:
PARTITI POLITICI : Potranno prelevare direttamente dai risparmi degli
italiani, qualunque cifra di cui hanno bisogno e portare i soldi in svizzera
direttamente scortati dalla polizia... :rolleyes:
matrizoo
20-08-2007, 22:02
A questo punto... :rolleyes:
PARTITI POLITICI : Potranno prelevare direttamente dai risparmi degli
italiani, qualunque cifra di cui hanno bisogno e portare i soldi in svizzera
direttamente scortati dalla polizia... :rolleyes:
Amato l'ha già fatto nel 1992 se non sbaglio:O
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/08_Agosto/20/finanziamento-partiti-ds.shtml
L’esponente della Quercia: senza i fondi venuti dal voto non avremmo battuto la Cdl
«Più soldi pubblici ai partiti»
La proposta ds agita l’Ulivo
Il tesoriere Sposetti: bisogna tornare al finanziamento statale
Prodiani all’attacco: greve, sul Pd ha idee opposte alle nostre
ROMA — Incurante del ciclone dell’antipolitica che chiede di abbattere i costi del sistema, il cassiere dei Ds Ugo Sposetti si tuffa controcorrente e, intervistato dal Giornale, rilancia il suo cavallo di battaglia: tornare al finanziamento pubblico, elargire, come titola il quotidiano in prima pagina, «più soldi ai partiti». Immediata e furente la protesta di prodiani, dipietristi, radicali e di tanti nel centrodestra, una levata di scudi che Sposetti liquida come «belle animelle che storcono il naso», per «opportunismo» o per «malafede ».
Il teorema del deputato che da cinque anni lavora con innegabile successo per risanare i disastrati bilanci della Quercia è noto, negare risorse alla politica per lui significa «colpire al cuore la democrazia». Ma nel Partito democratico sono tanti a non pensarla così. Da Arturo Parisi a Romano Prodi, che da quando si è insediato a Palazzo Chigi si è messo al lavoro per tagliare le spese della politica.
Non a caso il commento più aspro alla proposta di rispolverare il finanziamento pubblico arriva da Franco Monaco. Per il deputato vicinissimo a Prodi lodare le virtù delle norme sul rimborso elettorale e concludere, come fa Sposetti, che senza i soldi incassati dall’Ulivo grazie a quella legge «la vittoria contro Berlusconi sarebbe stata impossibile», è cosa «greve e insolente», degna della massima indignazione: «Possiamo anche perdere ma non perderci, vendendo l’anima — stigmatizza Monaco —. Il Pd che vogliamo noi è opposto a quello di Sposetti».
Per i prodiani come Marina Magistrelli, insomma, il cassiere è «l’anima nera dei Ds», perché è vero che la politica ha un prezzo ma i costi «devono scendere e non salire ancora». I Radicali si dicono «allibiti e indignati», parlano di «rapina » e anche l’Italia dei valori respinge con enfasi l’idea del tesoriere. E dal centrodestra Maurizio Gasparri prepara una proposta di legge, condivisa dal capogruppo di An Ignazio La Russa, per abolire ogni forma di esborso statale ai partiti. Ne avrebbe di cose da dire (contro il finanziamento) anche Rosy Bindi e lo farà presto, ma intanto l’aspirante leader del Pd incassa «onorata e commossa» il sostegno di Francesco De Gregori, il già testimone di nozze di Veltroni che voterà per lei alle primarie del 14 ottobre: «Lo ringrazio per le parole di apprezzamento e stima, è il mio cantautore preferito...».
M.Gu.
20 agosto 2007
A quanto pare qualcuno ha preso le distanze «dall’anima nera dei Ds». Ma naturalmente c'è sempre tempo per un nuovo accordo fra i partiti ed aumentare i finanziamenti facendo prevalere la loro «anima ladra».
dantes76
21-08-2007, 12:04
merda in vista!!!!
Amato l'ha già fatto nel 1992 se non sbaglio:O
Sì, il 6 per mille, di notte, come i ladri.
paditora
21-08-2007, 14:08
Ma sti politici non si stancano mai di intascarsi soldi?
Stipendi da 15-20 mila euro, servizi pubblici e di qualcunque tipo gratis e vogliono ancora soldi?
Caxxo io li farei vivere per qualche annetto con la paga da operaio :D
Altro che finanziamenti.
paditora
21-08-2007, 14:11
Io non mi lamento per quanto è pagato un politico ma per i risultati e l'efficienza di questo.
I politici rendono praticamente nulla e io è di questo che mi lamento.
Voglio che rendano di più non che siano pagati meno perchè non me ne faccio nulla di un politocincapace anche se pagato poco perchè cmq anche quel poco sarebbe troppo.
Il fatto che un politico sia ben pagato se lavora ed è efficiente non mi scandalizza così come un buon dirigente d'azienda viene ben pagato se l'azienda va bene.
Semmai penso come Blamecanada che se va combattuto qualcosa non è la legge al finanziamento dei partiti che ritengo giusta e sacrosanta ma sono gli sprechi della politica cioè tutta quella serie di enti inutili piuttosto che previligi inutili concessi ai parlamentari.
cioè siccome non rendono bene con tutti i soldi che già guadagnano vuoi dargliene ancora?
ma lol
se dove lavoro non rendo mi sbattono fuori altro che aumento di paga.
e parlo di 800 euro al mese non di 20mila
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Attualita%20ed%20Esteri/Attualita/2007/08/ulivo-contributi.shtml?uuid=9b1f1d58-4fb6-11dc-9094-00000e251029&DocRulesView=Libero#
Partiti, l'Ulivo riscopre il 4 per mille
di Andrea Marini
Ciascun contribuente potrà destinare il 4 per mille dell'Irpef ai partiti. Su una scheda separata e anonima,al momento della dichiarazione dei redditi, si potrà scegliere tra la lista delle forze politiche che hanno ricevuto il rimborso spese per le ultime elezioni della Camera quella cui destinare la somma. Dopo il fallimento della legge dei '97, i partiti ci riprovano con il 4 per mille. Per il momento si tratta solo di una norma inserita in proposte di legge presentate da parlamentari,soprattutto dell'Ulivo, per dare attuazione all'articolo 49 della Costituzione (quello sulla democrazia interna ai partiti). Ma non è escluso che, in tempi in cui l'attuale sistema di finanziamento pubblico ai partiti sembra non bastare più, si possa giungere all'ok bipartisan.
Domenica scorsa le dichiarazioni ( in un'intervista al«Giornale ») del tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti: torniamo – ha detto – al finanziamento pubblico ai partiti, quello precedente il referendum abrogativo del '93. Meglio i soldi dello Stato, che quelli di «Berlusconi e dei poteri forti». Parole criticate non solo dall'opposizione, ma anche da esponenti dell'Ulivo. Ieri pomeriggio la rettifica: «Ci sono state evidenti forzature alla mia intervista. Ho solo chiesto l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione».
La norma del '97 sul 4 per mille fu un fallimento: i cittadini che optarono furono talmente pochi che due anni dopo si decise di cambiare. Una delle ragioni fu che non era possibile indicare il partito destinatario dell'aliquota: chi sceglieva, lo faceva a vantaggio di tutti i partiti. Questo, si disse, per garantire la segretezza del voto. Ora i progetti depositati alle Camere chiedono una scheda «separata e anonima» su cui scrivere il nome della forza politica.
Si tratta, comunque, di somme che vanno ad aggiungersi all'attuale sistema di finanziamento pubblico ai partiti: così è nelle iniziative che hanno come primi firmatari la senatrice Anna Maria Carloni e la deputata Franca Chiaromonte ( entrambe dell'Ulivo).Antonio Del Pennino (senatore della Dc per le autonomie), poi, prevede sì la destinazione dell'8 per mille e non il 4 (come invece previsto anche dal Ddl del presidente del suo gruppo, Mauro Cutrufo). Ma il rimborso per le spese elettorale viene agganciato solo ai voti ottenuti (1,25 euro per voto). Solo la proposta del deputato (e responsabile del Dipartimento istituzioni) dei Ds Marco Filippeschi stabilisce che gli importi versati, che possono andare con vincoli stringenti anche alle fondazioni di partito, siano sottratti da fondo del rimborso-spese. Con le primarie del Pd che si avvicinano,vale la pena segnalare come le proposte uliviste chiedano l'aumento del 10% del rimborso spese elettorali per quei partiti che scelgano le primarie per selezionare i propri candidati. Misura in parte compensata dalla crescita dal 5 al 10% del fondo che i partiti dovranno destinare per favorire la partecipazione delle donne alla politica.
21 agosto 2007
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Attualita%20ed%20Esteri/Attualita/2007/08/quattro-per-mille-partiti.shtml?uuid=54ce2ece-4fb7-11dc-9094-00000e251029
Il quattro per mille ai partiti? No, grazie
di Gianfranco Fabi
«È il sistema istituzionale che in molti aspetti deve cambiare. È ormai matura, sulla spinta della sollecitazione dell'opinione pubblica e della consapevolezza degli stessi gruppi parlamentari, una profonda riforma della politica». Walter Veltroni nel suo discorso di Torino era stato chiaro: il nostro sistema democratico è profondamente in crisi con un fossato che si allarga sempre di più, quello tra i cittadini che chiedono regole chiare e servizi efficienti e una politica che sembra sempre di più avvolgersi su se stessa in una difesa, altrettanto appassionata quanto suicida, dei propri privilegi.
Ma se l'analisi è chiara, a parole largamente condivisa anche al di là e al di sopra delle parti politiche, quando si iniziano a guardare i comportamenti concreti, le proposte di legge, gli obiettivi di breve e medio termine, il panorama è quanto meno disarmante. L'ultimo esempio, ma è solo la punta di un iceberg, è la provocatoria proposta di reintrodurre il finanziamento diretto dei partiti, proposta avanzata (anche se, visto l'effetto che ha fatto, parzialmente corretta) dal tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti («un adoratore del brivido», come lo hanno definito Sergio Rizzo e Gianantonio Stella sul Corriere della Sera di ieri). Ma la tentazione è l'ultima a morire, come dimostra il disegno di legge per introdurre con la formula del quattro per mille un nuovo modello di sostegno finanziario alle forze politiche. Una tentazione che in un colpo solo sfida l'impopolarità, scavalca la logica del buon senso, affonda i richiami al sobrio spirito di servizio che dovrebbe invece animare ogni forma di partecipazione politica.
Il problema non è solo che di finanziamenti i partiti ne hanno già, e fin troppi, come hanno dimostrato le ultime inchieste del Sole-24 Ore. Ne hanno, aggirando di fatto il mandato popolare del referendum del '93, attraverso i rimborsi elettorali (aumentati più volte e sempre con voto rigorosamente bipartisan negli ultimi anni). Ne hanno con i fondi per i giornali di partito e il finanziamento diretto ai gruppi di Camera e Senato. Ne hanno con stipendi tra i più alti d'Europa ai mille parlamentari (rispetto ai 577 della Francia, i 646 della Gran Bretagna, i 614 della Germania e i 435 degli Stati Uniti).
21 agosto 2007
Finanziamento pubblico. Balocchi (Lega) e Sgobio (Pdci): ritorno impraticabile - Anche i promotori fanno retromarcia
I tesorieri bocciano il 4 per mille
Lusi (Margherita): fondi più che sufficienti, si punti sulla democrazia interna
ROMA - Una bocciatura senza appello. La proposta di reintrodurre il 4 per mille dell'Irpef a favore dei partiti politici, (con la possibilità, tramite una scheda separata e anonima, di indicare la forza da finanziare) non trova d'accordo quasi nessuno tra i tesorieri dei partiti. Ma anche alcuni dei promotori della norma si dicono disposti a ridiscuterla. L'ipotesi del 4 per mille dell'Irpef (si veda il «Sole-24Ore» di ieri) per il momento è contenuta in proposte di legge presentate da alcuni parlamentari, in primis dell'Ulivo, per dare attuazione all'articolo 49 della Costituzione (quello sulla democrazia interna dei partiti).
«Non capisco perché dovrebbero dare altre forme di finanziamento ai partiti, visto che già ce ne hanno a sufficienza», spiega il tesoriere della Margherita, Luigi Lusi. «La politica si finanzia già tramite il rimborso spese elettorali, con fondi molto superiori rispetto alle uscite effettive per la campagna elettorale. A ciò - prosegue - si aggiungono le erogazioni dei privati e la normale attività di fund raising, quali cene di autofinanziameno e donazioni per obiettivi specifici».
Per Lusi le priorità sono altre. «Occorre dare finalmente attuazione all'articolo 49 della Costituzione. Bisogna approvare delle norme che consentano di monitorare l'attività dei partiti. Pubblicità e trasparenza, cioè, per verificare come funzionano».
Per il tesoriere della Lega Nord, Maurizio Balocchi, la reintroduzione del 4 per mille sarebbe addirittura difficile da mettere in pratica: «Ci abbiamo già provato due volte, ma ci sono delle difficoltà tecniche. Non è come per l'8 per mille alle chiese, dove nel foglio bastano quattro righe. In questo caso i partiti a cui destinare i fondi sarebbero molti di più. Occorrerebbe - aggiunge - rivedere l'intero foglio della dichiarazione dei redditi. Senza considerare già tutti i problemi che ci sono stati per inserire l'elenco di tutti gli enti desti-natari del 5 per mille a favore delle organizzazioni no profìt».
Ancora più netta Elisabetta Zamparutti, tesoriera dei Radicali italiani. «Per me le norme che assicurano ai partiti politici forme di finanziamento pubblico - accusa - sono un vero e proprio furto, perché in contrasto con quella volontà popolare che nel 1993 al 90% si espresse a favore del referendum abrogativo dei Radicali. Tant'è che furono pochissimi i cittadini contribuenti italiani che, nel '97, quando fu introdotto il 4 per mille, destinarono questa parte del proprio Irpef, senza alcun onere aggiuntivo, ai partiti. Posso capire - aggiunge -, se venisse rispettato, il principio del rimborso delle spese elettorali, ma a condizione che sia tale: serva a coprire le spese effettivamente sostenute in campagna elettorale».
Anche Pino Sgobio, fino a qualche mese fa tesoriere del Pdci, dice no al 4 per mille, anche se da un'angolazione diversa: «Ad essere avvantaggiati sarebbero i partiti più grandi, quelli che già hanno fondi cospicui a disposizione e potrebbero farsi maggiore pubblicità. A perderci sarebbero i movimenti piccoli, che invece avrebbero più bisogno dei fondi».
Tuttavia, anche per il senatore di Sinistra democratica, Massimo Villone (insieme al collega Cesare Salvi, trai primi a parlare di costi della politica), il 4 per mille allo stato attuale è impraticabile. «Quando fu istituito la prima volta, nel '97, se ne discusse molto. Tuttavia - sottolinea - nell'attuale fase in cui la credibilità dei partiti è pari a zero, mi sembra una mossa non azzeccata. Più utile sarebbe introdurre norme per garantire la democrazia interna dei partiti, per far sì che i fondi non siano in mano alle oligarchie. Inoltre -prosegue - sarebbe opportuno introdurre forme correttive all'attuale sistema dei rimborsi spese elettorali, per renderli effettivamente tali».
Intanto, disponibile a rivedere la sua proposta si dice la senatrice Anna Maria Carloni (Ulivo) che, insieme a Magda Negri (Per le Autonomie), ha presentato uno dei Ddl per la reintroduzione del 4 per mille: «La nostra iniziativa si basa su testi già depositati nella scorsa legislatura, quando il tema dei costi della politica non era ancora all'ordine del giorno. L'obiettivo nostro era di rendere più democratica la vita interna dei partiti, tramite incentivi alle primarie e per favorire la partecipazione delle donne. Sono ben disposta -conclude - a rivedere la proposta del 4 per mille».
Ieri, infine, sulle parole del tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, a favore del finanziamento pubblico ai partiti (poi smentite) è intervenuto l'Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani: «Ha il senso di una provocazione -si legge in un editoriale -, però Sposetti non è un ingenuo. Intende sostenere che sono proprio le forme improprie e indirette di finanziamento, adottate per aggirare il divieto di finanziamento, una delle cause della crescita esponenziale dei costi politici sostenuti, in ultima analisi, dal contribuente».
An. Mari.
Il Sole 24 Ore
22-08-2007
http://img80.imageshack.us/img80/6308/tesorieriii1.th.png (http://img80.imageshack.us/my.php?image=tesorieriii1.png)
Ecco la proposta di legge sul 4 per mille ai partiti:
http://www.senato.it/leg/15/BGT/Schede/Ddliter/25505.htm
Art. 10.
(Modifica all’articolo 3 della legge 3 giugno 1999, n. 157, e incentivi per le primarie)
1. I partiti che scelgono di promuovere elezioni primarie hanno diritto a una maggiorazione del 10 per cento sulla quota di rimborso elettorale previsto dalla legge 3 giugno 1999, n. 157, come modificata dal comma 2 del presente articolo.
2. Il comma 1 dell’articolo 3 della legge 3 giugno 1999, n. 157, è sostituito dal seguente:
«1. Ogni partito o movimento politico destina una quota pari al 10 per cento dei rimborsi ricevuti per ciascuno dei fondi di cui ai commi 1 e 5 dell’articolo 1 ad iniziative volte alla partecipazione attiva delle donne alla politica».
Art. 11.
(Finanziamento diretto dello Stato commisurato alle libere e volontarie indicazioni dei cittadini)
1. A decorrere dall’esercizio finanziario in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, ciascun contribuente, contestualmente alla dichiarazione annuale dei redditi, può destinare il 4 per mille dell’IRPEF ai partiti che hanno ricevuto il rimborso delle spese elettorali per le ultime elezioni della Camera dei deputati ai sensi della legge 3 giugno 1999, n. 157, come modificata dalla presente legge.
2. La destinazione volontaria del 4 per mille avviene contestualmente alla dichiarazione dei redditi, su una scheda separata e anonima, al fine di garantire il rispetto della riservatezza. La scheda contiene l’elenco dei partiti aventi diritto, ai sensi del comma 1. Il contribuente indica sulla scheda il partito cui intende destinare la quota dell’imposta. Il contribuente riceve copia della avvenuta destinazione della quota del 4 per mille.
3. L’importo versato ai sensi del comma 2 è devoluto ai singoli partiti in misura corrispondente alle indicazioni preferenziali effettuate dai contribuenti.
4. Con regolamento da adottare con decreto del Ministro delle finanze, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono stabiliti i criteri, i termini e le modalità per l’attuazione del presente articolo, assicurando la semplificazione degli adempimenti a carico dei contribuenti e il rispetto della loro riservatezza. Il regolamento detta altresì le necessarie disposizioni tecniche relative alla predisposizione della scheda di cui al comma 2.
5. Il regolamento di cui al comma 4 è adottato previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, che si esprimono entro venti giorni dalla trasmissione al Parlamento del relativo schema.
vBulletin® v3.6.4, Copyright ©2000-2025, Jelsoft Enterprises Ltd.