View Full Version : Io Saviano, condannato a morte
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http://data.kataweb.it/kpm2eolx/field/foto/foto/1721493
di Gianluca Di Feo
La sentenza dei Casalesi: aspetteremo il momento giusto. La vita blindata senza più libertà. Le paure per i familiari. E il coraggio di scrivere e accusare. Per dare una speranza ai giovani. Colloquio con Roberto Saviano
Sono tardarielli ma non scurdarielli. "I Casalesi arrivano tardi, ma non dimenticano mai". Lo spiegò ai magistrati l'unico vero pentito della camorra casertana, ricostruendo come i boss avessero atteso 11 anni prima di eseguire la sentenza contro un loro nemico. Hanno fatto calmare le acque, ridotto al minimo l'attenzione sulla vittima e solo a quel punto sono partiti i killer. Clemenza o perdono non gli appartengono: i signori della nuova mafia hanno dimostrato con il piombo e con il sangue che la loro parola è peggio di una fatwa. Perché loro sanno ricordare.
Oggi le dichiarazioni raccolte nelle carceri e l'attività informativa nel triangolo dei boss, tra Casapesenna, Casal di Principe e San Cipriano d'Aversa, il feudo dei Casalesi, sono concordi: anche contro Roberto Saviano è stato emesso il verdetto. I padrini hanno lasciato in bianco solo la data dell'esecuzione: "Basta aspettare, verrà il momento giusto. E allora si chiuderanno i conti". L'autore di 'Gomorra' non si sente un condannato a morte. Quando gli poni la domanda, il volto si illumina con un sorriso ingenuo che tradisce i suoi 28 anni. Perché non accetta nemmeno l'idea di essere costretto all'esilio: "Napoli mi manca tantissimo. Come per tutte le cose che si perdono aumenta il carico di nostalgia. La mia esperienza viene da lì". Oggi può tornare a Napoli quando vuole, circondato però da carabinieri e auto corazzate. E ogni movimento deve essere concordato con la scorta. Il che lo spinge a stare chiuso in casa, a leggere e scrivere. Ma senza radici, senza succhiare linfa alla vita reale, tutto diventa un isolamento sterile. Un incubo che fa passare in secondo piano ogni altra preoccupazione. "Paura non ne ho. Fin quando c'è la parola, la possibilità di trasmettere le proprie idee, quella è la vera difesa. Certo, con il mio lavoro ho esposto anche i miei familiari. L'unico motivo per cui ho maledetto il mio libro è per le pressioni che hanno subito i miei cari e di cui non mi perdonerò".
Attorno a lui spesso c'è il vuoto. Il condominio del centro di Roma dove viveva in una stanza da studente ha protestato per la quiete disturbata dalla scorta. E i vicini della madre hanno addirittura scritto al Comune chiedendo che alla donna venisse 'assegnata una residenza più sicura': un modo burocratico per chiederne il trasloco. Alla 'Süddeutsche Zeitung' ha parlato di una quotidianità randagia, senza fissa dimora, senza più punti cardinali. Tranne quello che considera più importante: la scrittura. "Scoprire quanto potesse essere potente la scrittura è stato uno choc. Non solo per lo sconvolgimento totale della mia esistenza. In genere, un libro non riesce a influire sulla vita dell'autore. Invece intorno a 'Gomorra' si è creato subito un passaparola, una catena di persone che attraverso il libro si sentivano a me vicine e io ho sentito questo contatto con loro. Non avrei mai immaginato tanto. Due siti Web di solidarietà, la vicinanza di amici nuovissimi che hanno protetto le mie parole. E quella di alcuni colleghi".
Ci tiene anche a ricordare le persone che si sono occupate della sua sicurezza, gli stessi investigatori che portano avanti le indagini sui Casalesi: il coordinatore della Procura antimafia di Napoli, Franco Roberti; i pm Antonello Ardituro e Raffaele Marino, il colonnello Gaetano Maruccia. A Raffaele Cantone, il pubblico ministero che conduce i processi più importanti contro la camorra casertana, lo unisce anche la pressione continua dei clan. E c'è poi Tano Grasso che lo ha consolato con l'esperienza di chi ha vissuto sotto scorta per un intero decennio.
Molte cose l'hanno sorpreso negativamente. "Soprattutto l'accusa di aver infangato la mia terra. Di aver speculato sul suo dolore. C'è stata prima diffidenza e poi ostilità per il modo con cui ho raccontato la criminalità. Da molta intellighenzia napoletana e dal mondo puritano delle lettere che si è sentito invaso da nuovi codici, nuove visioni e soprattutto nuovi lettori".
Poi c'è stata una gelosia verso il successo, come se fosse frutto di chissà quale operazione di marketing editoriale. "Invece 'Gomorra' sancisce l'ascesa del lettore e dimostra la grande possibilità della scrittura. Rivoluzionaria. Perché non è la scrittura che apre la testa, non è lo scrittore che rende liberi i lettori. No: è il lettore che rende libero lo scrittore, che cancella la censura. Pamuk, Politkovskaja, Rushdie - che hanno dovuto affrontare situazioni ben più gravi della mia come testimonia il sacrificio della giornalista russa - hanno imposto le loro idee grazie alla spinta dei lettori. È un meccanismo che trasforma il mercato, legando consumo e libertà di scrittura".
Innegabile che le prime minacce dei padrini campani abbiano fatto da volano al successo del volume. "Sono rimasti spiazzati pure loro. Finora in quel territorio persino l'omicidio di un sindacalista non aveva fatto notizia, persino il piano per assassinare un magistrato con il tritolo già pronto non era arrivato sui media nazionali. Non si preoccupavano di intimidire un ragazzotto che aveva scritto un libro di cui si parlava troppo: perché avrebbe dovuto mai attirare attenzione?". La lezione di 'Gomorra' non è passata inosservata anche dentro le altre mafie: le pagine stampate hanno cominciato a dare fastidio. Saviano cita la vicenda di Lirio Abate, costretto a lasciare Palermo dopo il saggio sui complici illustri di Provenzano. Il segno di un'insofferenza crescente contro chi smaschera il vero volto della nuova mafia.
Per i Casalesi quella dello scrittore è diventata una sfida continua. Il discorso sulla piazza di Casal di Principe, chiamando per nome i padrini latitanti e invitando la gente a ribellarsi, non è stata perdonato. Poi la presenza in tribunale nel giorno della requisitoria, di fronte ai killer detenuti. "Da anni la criminalità organizzata non si trova più davanti persone che vogliano svelare il meccanismo delle loro attività, il sistema del loro potere. Hanno preso come una sfida il mio guardargli in faccia. Loro accettano i professionisti: accettano di venire descritti negli atti dei magistrati, degli avvocati, degli investigatori e in qualche misura anche dei giornalisti. Non accettano invece la mia volontà di usare strumenti 'sporchi' che non possono gestire. Personaggi come Raffaele Cutolo sanno condizionare l'immagine: hanno cercato la pubblicità, le interviste. Ne hanno fatto come uno strumento. Cutolo o altri boss come Augusto La Torre invece hanno reagito perché 'Gomorra' ha spezzato lo schema. Si sono sentiti gestiti da qualcun altro: gli piace essere raccontati, ma alle loro condizioni. La piazza di Casale? Ho chiesto ai cittadini di cacciare i boss, gli ho spiegato che la camorra non portava ricchezza, ma la distruggeva. Nessuno pronuncia mai quei nomi in pubblico a Casale e quel giorno in piazza c'erano tanti ragazzi: bisognava farlo".
Nel pensiero di Saviano c'è un chiodo fisso: la questione meridionale. Un concetto su cui si è discusso fino al punto da renderlo logoro, svuotandolo di ogni proposta e soprattutto di qualunque progetto. Ma che oggi si incarna nella realtà di una generazione senza futuro. "Una speranza può nascere solo dai giovani meridionali. La mia è l'unica generazione che emigra in massa, l'unica dagli anni Cinquanta. Si sta imponendo un modello culturale secondo il quale chi resta è un incapace, un fallito, un traffichino. È una cosa pericolosa, contro la quale bisogna reagire. Perché si lasciano andare via i talenti migliori e si spengono le speranze di chi resta, destinandolo a un futuro di mediocrità". E accusa: "La politica ha perso la sua carica riformista, che era stata una caratteristica continua del dopoguerra". Elenca come modelli Gaetano Salvemini, Giustino Fortunato, Ernesto Rossi. "Se i politici di oggi si fossero formati su questi libri, invece di avere sul comodino gli scritti di Ho Chi Min o di altri mostri sacri del '68, adesso riuscirebbero a inquadrare i problemi. Il Sud ha prodotto pensatori che avevano capito tutto. Bisogna ripartire da lì: non dimenticare che esiste una questione meridionale".
Ma il Sud cambierà? Saprà reagire alla grande slavina che lentamente sommerge la vita civile, l'imprenditoria, la cultura, la politica. Saviano schiera un'ironia amara e inverte il canone di Giacomo Leopardi: "Io ho l'ottimismo della ragione e il pessimismo della volontà".
Cambiare richiederà tempo, almeno un'intera generazione: "Nemmeno io riuscirò a vederlo. Ma se non si comincia, non accadrà mai. Io credo che ci siano realtà che non hanno l'ossessione del turismo, l'idea di un Meridione ridotto a bacheca. Ci sono imprenditori agricoli che recuperano l'eccellenza, maestranze tra le migliori in Europa nel cemento, una leva dinamica di piccoli imprenditori che sono la forza dell'economia campana". Già, ma sono anche i settori più esposti all'assalto della mafia. "Certo, la criminalità organizzata investe dove c'è eccellenza e potenzia queste aziende. Non è vero che la camorra non genera crescita. No. Ma genera una crescita distorta, che non migliora la qualità della vita delle persone; che fa arricchire solo pochi e trasferisce i capitali lontano. È una crescita che impoverisce il Sud". L'altra faccia della medaglia è una classe politica e intellettuale che considera lesa maestà denunciare il dramma della regione. "Sono un'intellighenzia che parla solo di presunta bellezza e ignora i problemi reali. Spendono ore per Caravaggio e non si guardano intorno. È ora di finirla con questo sistema. Chi osserva non ignora la bellezza di Napoli ma proprio da essa parte per denunciare: da Caravaggio bisogna apprendere la forza del guardare in faccia la vita. Loro invece si cullano in una visione consolatoria del Sud, una visione che piuttosto che essere innovativa è terribilmente oscurantista".
I leader di partito lo hanno quasi corteggiato, stupiti dalla sua capacità di parlare ai giovani. Da Fassino a Fini, da Visco a Berlusconi, tanti gli hanno trasmesso interesse e manifestato solidarietà. "A parole, ci sarebbero nell'intero arco costituzionale le condizioni per rilanciare la lotta alla camorra". La prova di concretezza verrà anche dalle risposte all'appello del procuratore Roberti (leggi), che ha invocato le migliori forze per rispondere alle nuove minacce dei Casalesi. Perché in Campania la grande politica fa come i boss: latita. "Fausto Bertinotti è stato l'unico esponente nazionale ad andare a Casal di Principe, non era mai accaduto prima". Saviano è rimasto colpito dalla scoperta che anche nella base della destra, inascoltata spesso dalle dirigenze, è ancora viva quella mobilitazione antimafia, punto di forza del Msi legalitario di Almirante. Un risveglio che diventa provocazione verso il torpore della sinistra. "È stato bello vedere che c'è una forma di destra sociale che sul territorio sta riscoprendo l'orgoglio di un'identità che non scende a patti con la camorra. La sinistra continua a vivere in un equivoco. Gli slogan sono quelli che vengono da un passato di militanza concreta, ora non hanno più niente dietro. Ma la consapevolezza degli elettori è superiore a quella dei politici. O la politica lo capisce o è finita".
(16 agosto 2007)
In Campania la politica lo disprezza pure. Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, nel consegnargli il premio Siani, lo definì "simbolo di quella Napoli che lui denuncia", offendendo non solo lui ma anche la memoria del giornalista ucciso 21 anni fa.
++CERO++
16-08-2007, 23:47
Io sono contrario alla pena capitale, ma nel caso di :
+ Carriera di criminale di lunga durata 10/20 anni
+ decine di reati piccoli o grossi perpetuati nel tempo
+ mandante di più di 4 omicidi perpetuati nel tempo
+ appartenenza ad organizzazione malavitosa
--------------------------------------------------
= PENA DI MORTE, SUBITO !
Perchè è irrecuperabile x la società e pericoloso x sè e per gli altri.
:D
Ma diciamoci la verità, che tanto negli USA che in Italy,
I boss malavitosi non si toccano mai, xchè quasi sempre
sono intimamente collegati con il mondo politico... :sofico:
e di esempi se ne potrebbero fare tanti...:sofico:
dantes76
17-08-2007, 12:58
in italia le persone temono di piu la criminalita', che la giustizia.. strano paese..
sirbone72
17-08-2007, 13:01
...
Ma diciamoci la verità, che tanto negli USA che in Italy,
I boss malavitosi non si toccano mai, xchè quasi sempre
sono intimamente collegati con il mondo politico... :sofico:
e di esempi se ne potrebbero fare tanti...:sofico:
Be', Totò Riina non se la passa mica tanto bene...
in italia le persone temono di piu la criminalita', che la giustizia.. strano paese..
Potresti spiegarmi meglio il concetto?
in italia le persone temono di piu la criminalita', che la giustizia.. strano paese..
terribilmente vero...
PS: secondo voi quando parla dei pentiti che si fanno raccontare ad arte dai giornalisti,di chi parla??per me si riferisce a Cancemi....
dantes76
17-08-2007, 15:04
Potresti spiegarmi meglio il concetto?
le persone non parlano,stanno in quiete, perche temono piu la vendetta della criminalita', che la giustizia dello stato...
tranne pochi
E il coraggio di scrivere e accusare.
Be', Totò Riina non se la passa mica tanto bene...
Forse ha chiesto, al politico di turno, una percentuale troppo elevata...
Matteo Trenti
18-08-2007, 23:02
Potresti spiegarmi meglio il concetto?
Ma? Capisci l'italiano? Più chiaro di cosi...
:confused:
zerothehero
18-08-2007, 23:29
in italia le persone temono di piu la criminalita', che la giustizia.. strano paese..
Mica tanto strano...la criminalità organizzata non concede indulto o sconti di pena ..in alcune zone d'Italia il controllo della malavita è più effettivo di quello dello stato (riscuote le "sue tasse", dà "protezione", garantisce gli appalti, distribuisce il lavoro. etc,etc..) funziona più dello stato, in un certo qual modo. :fagiano:
E' chiaro quindi che tra uno stato che non garantisce il monopolio della forza ed un organizzazione criminale che lo fa, in molti finiscano per temere di più la criminalità.
zerothehero
18-08-2007, 23:32
Io sono contrario alla pena capitale, ma nel caso di :
+ Carriera di criminale di lunga durata 10/20 anni
+ decine di reati piccoli o grossi perpetuati nel tempo
+ mandante di più di 4 omicidi perpetuati nel tempo
+ appartenenza ad organizzazione malavitosa
--------------------------------------------------
= PENA DI MORTE, SUBITO !
Perchè è irrecuperabile x la società e pericoloso x sè e per gli altri.
:D
Ma diciamoci la verità, che tanto negli USA che in Italy,
I boss malavitosi non si toccano mai, xchè quasi sempre
sono intimamente collegati con il mondo politico... :sofico:
e di esempi se ne potrebbero fare tanti...:sofico:
Mica tanto vero..negli Usa i boss mafiosi li hanno fatti a pezzi...idem in ITalia nei primi anni 90.
zerothehero
18-08-2007, 23:34
Il bello che di questi criminali si conosce dove abitano, chi sono e cosa fanno..surreale. :asd:
Il bello che di questi criminali si conosce dove abitano, chi sono e cosa fanno..surreale. :asd:
STRAQUOTO.
E aggiungo che, se fossimo un paese serio..
>|HaRRyFocKer|
19-08-2007, 18:51
Un uomo con le palle, senza dubbio...
http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/cronaca/saviano/saviano/saviano.html
Parla lo scrittore, che domani sarà nel suo paese con Bertinotti e Lirio Abbate
Salirà sul palco e si rivolgerà ai giovani: "La politica deve ricominciare da qui"
Saviano: "Torno a Casal di Principe per dire che non c'è da avere paura"
dal nostro inviato CONCHITA SANNINO
CASAL DI PRINCIPE - "Torno a Casal di Principe per dire che non c'è da avere paura". Un anno e 800 mila copie dopo, Roberto Saviano, l'autore del caso "Gomorra", il ventottenne scrittore finito sotto scorta della Procura antimafia per aver raccontato segreti e affari dell'impero dei casalesi, è pronto al suo primo bagno di folla. Un rientro che già si annuncia teso, emozionante, gremito.
Alla vigilia della sua prima testimonianza pubblica dopo l'exploit di Gomorra, Saviano si racconta con pudore. "Nessuno si aspetti slogan morali, non mi piace parlare di legalità attingendo alla retorica del male. Torno a Casale perché Campania e Calabria sono i grandi rimossi dell'agenda nazionale. Perché la politica deve ricominciare da qui. La sinistra deve ricominciare. Daccapo. Anzi, in questo senso è ancora tutto da fare. Troppo poco è stato fatto finora".
Domani mattina a Casale, con Saviano, per l'inaugurazione dell'anno scolastico in Campania, ci saranno anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti, il presidente della commissione parlamentare antimafia Francesco Forgione, il Movimento giovani di Locri e Lirio Abbate, il giornalista siciliano minacciato dalla mafia, insieme con l'assessore regionale all'Istruzione Corrado Gabriele, autore della lunga agenda di giornata.
Lo scrittore salirà sullo stesso palco dal quale, dodici mesi fa, incitò i ragazzi del paese dominato dall'impero criminale: "Cacciateli! Non sono di questa terra, la stuprano, la usano. Schiavone, Bidognetti, Zagaria: voi non valete niente". Era il 23 settembre, il ventesimo anniversario dell'assassinio di un giornalista coraggioso, Giancarlo Siani, e Gomorra aveva venduto 80mila copie in appena qualche mese. Ma tra la folla, quel giorno, ciondolavano anche i figli di quei padrini: per la prima volta chiamati per nome, esposti al pubblico anatema. Trafitti dalle parole, per una volta.
Ora lo scrittore Saviano, l'aria da universitario fuoricorso, è al centro di un exploit che ha superato in Italia le 800mila copie e si appresta a replicare in Europa (circa 90mila copie vendute in Germania in 10 giorni, mentre è in preparazione un tour negli Usa). Forse a 28 anni si può davvero non provare paura?
Saviano sorride, tenta di dissimulare il privato e di non prendersi sul serio: "Ci sono in Italia grandi cancri rimossi. Posti dove non la mafia e la criminalità organizzata non uccidono, non fanno rumore, non fanno una piega. Dove scorre meno sangue di anni fa, ma si decidono strategie economiche. Posti come Casal di Principe, come Platì. Posti che la politica rimuove. Bisognerebbe ascoltare le parole di Franco Roberti, procuratore aggiunto antimafia a Napoli, che chiede maggiori risorse per le indagini economiche. Mi piacerebbe che la sinistra cominciasse daccapo. Mi piacerebbe che la destra potesse riprendere quella vocazione antimafia che fu del Msi, e che in molta parte del sud riuscì ad essere riferimento e in cui si riconosceva anche Paolo Borsellino, quando provava a individuare e fermare i rapporti tra clan e politica".
Domani, avrà i ragazzi di Casal di Principe ad ascoltarlo, ragazzi come è stato lui a Casale, posto di connivenze e intrecci sì, ma anche radice di una mobilitazione antimafia che portò all'assassinio di don Peppe Diana, sacerdote ucciso il 19 marzo del 1993 dai clan locali perché aveva urlato dal pulpito contro il potere mafioso; memoria di un martire che la Chiesa ufficiale continua a onorare a metà, con malcelato imbarazzo, perché quel sacerdote coraggioso era troppo giovane, magari troppo amico di ragazze e ragazzi, troppo incline alla "politica" d'una spiritualità militante.
E' a quei ragazzi cresciuti con l'ombra dei casalesi e il mito di don Peppe che si rivolge, domani, Saviano: "Mi piacerebbe raccontargli di come ci sia un unico principio per cui vale la pena combattere i clan: il diritto alla felicità. Non mi piace andare a parlare di legalità con slogan morali. Lontani dai clan si vive meglio, pretendere che non abbiano potere significa decidere della propria esistenza. Significa non crepare nei cantieri, non essere costretti ad emigrare. Io stesso riconosco il fascino che i boss hanno, le loro vite costruite come leggende. Ma è importante riconoscere questo fascino e smontarlo. Torno a Casale per dire che non c'è da aver paura. I nomi possono essere fatti e si può raccontare, capire". Già, dopo le minacce e le tensioni, i boss non possono pensare di averlo cacciato.
"Il vaccino è comprendere. Poi ognuno deciderà come agire - spiega il giovane Roberto - Ma bisogna guardare oltre. Casal di Principe, Platì. Oggi sono queste le trincee in cui misurarsi".
(16 settembre 2007)
ELISAMAC1
16-09-2007, 14:26
Io sono contrario alla pena capitale, ma nel caso di :
+ Carriera di criminale di lunga durata 10/20 anni
+ decine di reati piccoli o grossi perpetuati nel tempo
+ mandante di più di 4 omicidi perpetuati nel tempo
+ appartenenza ad organizzazione malavitosa
--------------------------------------------------
= PENA DI MORTE, SUBITO !
Perchè è irrecuperabile x la società e pericoloso x sè e per gli altri.
:D
Ma diciamoci la verità, che tanto negli USA che in Italy,
I boss malavitosi non si toccano mai, xchè quasi sempre
sono intimamente collegati con il mondo politico... :sofico:
e di esempi se ne potrebbero fare tanti...:sofico:
Spiegati meglio.Io sono favorevolissima alla pena di moret.Ma uno che mi dice che e' contario alla pena di morte, ma in scerti casi si, in verita' cosa pensa della pena di morte.E' favorevole o contrario?
momo-racing
16-09-2007, 17:53
il problema è che si chiede sempre a questa gente di denunciare ciò che sanno, poi quando lo fanno vengono lasciati soli. con che coraggio un concittadino di Saviano denuncerà gli atti criminali delle persone che lo circondano se poi sanno che lo stato non farà niente e firmeranno la loro condanna a morte?
naitsirhC
16-09-2007, 18:12
il problema è che si chiede sempre a questa gente di denunciare ciò che sanno, poi quando lo fanno vengono lasciati soli. con che coraggio un concittadino di Saviano denuncerà gli atti criminali delle persone che lo circondano se poi sanno che lo stato non farà niente e firmeranno la loro condanna a morte?
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Feric Jaggar
16-09-2007, 21:33
La camorra è arrivata ad inquinare persino... i Testimoni di Geova. Nella Sala del Tempio si son notati pure Barone e Zagarìa.
dinomite
17-09-2007, 08:02
io non conosco la Campania, le sue problematiche e la sua popolazione, ma nel leggere il libro "Gomorra" sono stato invaso da un profondo senso di sconforto.
Sconforto per quei poveracci che, malgrado tutto, cercano di andare avanti cercando di sopravvivere in un sistema completamente alla sbando.
~ZeRO sTrEsS~
17-09-2007, 11:31
io non conosco la Campania, le sue problematiche e la sua popolazione, ma nel leggere il libro "Gomorra" sono stato invaso da un profondo senso di sconforto.
Sconforto per quei poveracci che, malgrado tutto, cercano di andare avanti cercando di sopravvivere in un sistema completamente alla sbando.
se pensi allo stato di disperazione di alcuni che non possono muoversi liberamente nel quartiere in cui vivono la situazione non é allo sbando ma drammaticamente assurda... sopratutto che avvenga in un paese libero, ancor piú grave penso sia il fatto di non poter dire ció che si pensa altrimenti o si rischia di morire nel migliore delle ipotesi ti fai un mese in ospedale...
Nevermind
17-09-2007, 12:35
in italia le persone temono di piu la criminalita', che la giustizia.. strano paese..
Riesci a dar loro torto?
http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/cronaca/saviano/impren/impren.html
In piazza ad ascoltare l'intervento dello scrittore anche Nicola Schiavone
papà del boss. "Devo parlare anch'io...". Ma l'anziano viene bloccato dal servizio d'ordine
Folla per Saviano a Casal di Principe
Ma qualcuno grida: "La camorra non esiste"
CASAL DI PRINCIPE (Caserta) - In mezzo alla folla che gremisce la piazza ci sono anche personaggi scomodi. C'è il papà del boss Sandokan il soprannome con cui è conosciuto Francesco Schiavone; i negozi sono chiusi come pure i balconi e le finestre dei palazzi e delle case adiacenti. Nel giorno del ritorno a casa, a Casal di Principe, di Roberto Saviano, la terra di camorra fa ancora sentire la sua presenza. Paradossalmente "discreta", eppure spavalda che finge di confondersi tra i volti che affollano l'area antistante il palco. Un segnale preciso che sembra voler dire "eccoci, noi siamo sempre qui. Non abbiamo paura". E la presenza di Nicola Schiavone non passa inosservata, provocando attimi di tensione quando il presidente della commissione antimafia cita il clan. Il papà del boss cerca di guadagnare il palco. Urla che deve parlare anche lui, che ha qualcosa da dire. Sono attimi interminabili, tra paura e stupore che richiede l'intervento degli agenti che bloccano l'anziano per evitare complicazioni
In fondo alla piazza, una decina di persone, che si definiscono, "giovani imprenditori". Applaudono ironicamente qualche passaggio dei discorsi ufficiali e ai giornalisti ripete la litania: "La camorra non esiste", "Saviano non ha subito minacce, vuole essere eletto deputato".
Sul palco, il presidente della Camera Bertinotti, l'autore di "Gomorra", i ragazzi di Locri, assessori, autorità. Tutti venuti a Casal di Principe, terra dei "casalesi", ad inaugurare l'anno scolastico.
Ma oggi il paese appare diverso. Erano anni che non si vedeva tanta gente in strada. Saviano è emozionato: "Abbiamo, avete, il diritto alla felicità. Che, in questa terra martoriata, vuol dire non morire sul posto di lavoro, vuol dire non dover fare un secondo lavoro nel week-end per tirare a campare. La forza per opporsi al potere dei clan in questa terra- aggiunge- viene dal talento degli stessi cittadini di qui: dovete scegliere da che parte stare".
Fausto Bertinotti rilancia la sfida della legalità e dice: "Mi piacerebbe che in tutte le aule all'inizio dell'anno scolastico venisse letta la Costituzione insieme a una delle testimonianze delle tante persone che hanno speso la vita nella lotta contro le mafie e per rendere civile questo Paese". Parte qualche fischio, non si sa se verso Saviano o verso Bertinotti.
"Questa piazza -continua il presidente della Camera- chiede di non essere tradita. Bisogna costruire anche una buona economia, e buona economia significa anche nuova occupazione". "Il problema fondamentale è coscuire una anticamorra sociale, una antimafia sociale, mostrare il carattere corruttivo del posto di lavoro che la camorra offre e che impedisce la creazione di mille altri posti di lavoro".
(17 settembre 2007)
Doveva esserci anche il Ministro della Giustizia, ma Clemente preferisce accogliere a braccia aperte nel suo partito consiglieri imputati per mafia vicini ai casalesi (Vittorio Insigne)
http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/cronaca/saviano/impren/impren.html
Doveva esserci anche il Ministro della Giustizia, ma Clemente preferisce accogliere a braccia aperte nel suo partito consiglieri imputati per mafia vicini ai casalesi (Vittorio Insigne)
Io sono napoletano e mi vergogno per i mie conterranei... "La camorra non esiste"?!?!?! E chi è allora che fa saltare i negozi di chi non paga? :rolleyes:
gigio2005
18-09-2007, 01:31
Io sono napoletano e mi vergogno per i mie conterranei... "La camorra non esiste"?!?!?! E chi è allora che fa saltare i negozi di chi non paga? :rolleyes:
gli stessi che ti chiedono il pizzo per parcheggiare
gli stessi che trafficano con la droga
gli stessi che intrallazzano con gli appalti pubblici
gli stessi che si fingono invalidi
gli stessi che occupano le corsie preferenziali
gli stessi che ti scippano
gli stessi che ti accoltellano
etc...
ah giusto per la cronaca...una notizia di un paio di giorni fa:
L’OCCUPAZIONE IL CASO
Il commissario prefettizio: non sappiamo cosa pensare forse la «fame di lavoro» non è poi così critica
DOMENICO MAGLIONE Casoria. Un impiego sicuro? A ottanta giovani individuati da Formez per la selezione a dieci posti di vigile urbano - un anno di stipendio assicurato, almeno 1500 euro mensili - la proposta del Comune non è piaciuta. Così solo in dieci si sono presentati, di questi solamente uno ha accettato il posto. «Non sappiamo francamente cosa pensare, evidentemente la "fame di lavoro" in realtà non è poi così critica, almeno per certe figure professionali, come sembrerebbe a prima vista», dice Francesco Ricciardi, componente della triade commissariale che gestisce la città dopo lo scioglimento, il 20 ottobre 2005, del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche. «Siamo orientati a rivedere il regolamento per le selezioni e adeguare in maniera quantitativa il corpo della polizia municipale cittadina: il modo di avviare rapidamente la selezione per procedere quanto prima alle assunzioni purtroppo non ci ha dato i risultati che speravamo», sottolineano i rappresentanti della commissione straordinaria. Oltre ai vigili urbani, l'ente ha programmato l'assunzione anche di 4 geometri, 2 funzionari tecnici, 1 funzionario amministrativo e 1 sociologo. Un'iniziativa, quella delle assunzioni di nuovo personale che è sembrata anche il modo migliore ai commissari per rispondere alle critiche di chi, soprattutto i rappresentanti locali dei partiti, li accusano di immobilismo. «Proseguiamo con coerenza e correttezza sulla strada tracciata, visto che il bilancio del Comune consente ampiamente di fronteggiare anche la relativa spesa di nuove assunzioni», concludono i commissari. Ma la volontà di creare un piccolissimo spiraglio occupazionale sul territorio si scontra al momento con un amaro dato di fatto: tra le migliaia di senza lavoro di Napoli e provincia i commissari non sono riusciti a trovare dieci persone per impiegarle nelle mansioni di vigili urbani. Saranno state le procedure di selezione troppo rigide oppure uno stipendio di 1500 euro al mese circa, seppure a tempo determinato, non fa gola ai nostri giovani? Al Comune sperano che cambiando il sistema di selezione di aspiranti ad un posto di vigile urbano ne arriveranno veramente tanti. A Casavatore, alcuni mesi fa, per una analoga selezione e per un impiego a tre mesi, fu tale il numero di partecipanti che la commissione esaminatrice fu costretta, per la correttezza delle procedure, addirittura a rinviare le selezioni. A Casoria, invece, il rinvio è avvenuto per i motivi opposti: carenza di concorrenti.
http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20070916&ediz=NAZIONALE&npag=50&file=GUG.xml&type=STANDARD
dinomite
18-09-2007, 09:59
per i partenopei:
non vi fa un po' incazzare la presenza di Bertinotti, al fianco di Saviano, che pronuncia parole in puro stile demagogico sapendo a priori che tanto della situazione vostra non gliene può fregare di meno ai politici?
E ancora: se uno come Saviano riesce a snocciolare nomi, cognomi, luoghi e traffici illeciti con tanta precisione, perchè chi dovrebbe tutelarci molte volte gira lo sguardo dall'altra parte o fa finta di nulla?
Eppure Saviano non è un giudice che può aver accesso a chi sa quali documenti.
Perchè non c'è andato D'Amato invece di Bertinotti?
Sinceramente sono un po' stufo di questi politici che altro non fanno che commiserare chi ha seri problemi.
IMHO
-kurgan-
18-09-2007, 10:01
Il bello che di questi criminali si conosce dove abitano, chi sono e cosa fanno..surreale. :asd:
mica tanto, è ingenuo pensare che la politica sia separata dalle organizzazioni mafiose e dall'imprenditoria: non sono tre mondi separati, ma sono strettamente intrecciati tra loro.
è appunto questo che dice il protagonista di questo topic in "gomorra" e in altri libri.
ALBIZZIE
18-09-2007, 11:09
Io sono napoletano e mi vergogno per i mie conterranei... "La camorra non esiste"?!?!?! E chi è allora che fa saltare i negozi di chi non paga? :rolleyes:
tranquillo, chi diceva quelle cose sono gli stessi che fanno saltare i negozi o che hanno interesse che saltino in aria.
gli altri magari hanno fatto spallucce, come il resto degli italiani.
anche qui nel forum, tempo fa ci si sdegnò molto di più con centinaia di post per la condanna a morte dei vignettisti danesi che oggi per la condanna a morte di uno scrittore italiano fatta da altri italiani.
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/italia/news/2007-09-28_128119539.html
Camorra: 5 omicidi in 4 giorni
La guerra tra i clan sta espandendo i suoi confini
(ANSA) - NAPOLI, 28 SET - Cinque omicidi di camorra in quattro giorni. In totale sono 89 i morti ammazzati dall'inizio dell'anno nel Napoletano. La guerra tra i clan non e' piu' circoscritta alla sola faida di Scampia tra i Di Lauro e gli scissionisti, ma si e' allargata su diversi fronti: a sud della provincia, nella zona vesuviana, c'e' lo scontro tra i clan Ascione e Birra, mentre nell'area occidentale di Napoli si combattono i clan Grimaldi e Puccinelli.
La camorra non esiste e i media infatti non ne parlano.
LotharInt
28-09-2007, 21:31
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/italia/news/2007-09-28_128119539.html
La camorra non esiste e i media infatti non ne parlano.
secondo me per quanto spiacevole, in un territorio del genere , dove fra paura, omertà ,violenza , povertà e assenza quasi totale di senso civico solo l'occupazione militare forse puo' dare un minimo di senso di sicurezza dei cittadini...io sarei favorevole a mandare l'esercito, vista la situazione ormai disperata...per quanto brutto possa essere non vedo alternative a breve termine...lo stato ha completamente perso il controllo del territorio , e i suoi cittadini la speranza.
Ajeje Brazov
29-09-2007, 17:18
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Io-Saviano-condannato-a-morte/1721508&ref=hpstr1
In Campania la politica lo disprezza pure. Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, nel consegnargli il premio Siani, lo definì "simbolo di quella Napoli che lui denuncia", offendendo non solo lui ma anche la memoria del giornalista ucciso 21 anni fa.
...guarda che è stata smentita questa notizia...
Ciò mi fa riflettere su alcune cose :
1-Se guardate le quotazioni in borsa del gruppo Espresso noterete che da settembre scorso il titolo ha perso il 14,76% (per correttezza, la Mondadori ha perso il 6,41%).Probabilmente una delle soluzioni per arginare il calo di vendite sarà stata quella di adottare titoloni ad effetto stile The Sun, Metro, Libero, ecc.
E la qualità dell'informazione va a farsi benedire...
2-Si vuole gettare fango su Napoli in modo da far intervenire i soliti opinionisti, politici, amministratori campani che difendono ad oltranza la città e il territorio che a loro volta inveiscono contro il governo centrale che non mostra le bellezze della città, seguiti dalla massa che, incitata dagli stessi, manda avanti lo stesso nastro con "...lo stato non ci aiuta..., ...è lo stato che deve risolvere i problemi..., e cosi via.
3-Le persone non elaborano ciò che leggono:
Un sindaco da un premio ad una persona per poi dire ai giornalisti intervenuti nella cerimonia:"guardate, quello che sto facendo è tutta una messinscena, una buffonata...altro che premio, da menargli sarebbe!..."
Purtroppo per rendersi conto di quello che accade nel mondo dobbiamo essere maliziosi all'inverosimile.
...guarda che è stata smentita questa notizia...
La Iervolino ha attaccato l'espresso ma non ha mai smentito di aver detto che "Saviano è il simbolo della Napoli che denuncia". Certo, l'espresso ci ha ritagliato su ma la frase è molto equivoca.
http://pasqualeorlando.blogspot.com/2006/10/camorra-caso-saviano-lespresso-per-la.html
Il sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo, accusa L'Espresso di "buttare altro fango sulla città e su chi la rappresenta", con un "ennesimo scoop mancato, costruito a tavolino". Il riferimento è a un passaggio, relativo alla stessa Iervolino, contenuto nel servizio del settimanale sulle minacce allo scrittore Roberto Saviano. "Mi chiedo - afferma il sindaco - quanto possa essere credibile la tesi dell'Espresso secondo la quale proprio mentre consegnavo il Premio Siani a Roberto Saviano per il suo libro 'Gomorra', nella sede del giornale 'Il Mattino', gli avrei 'tirato bordate' piene di 'disprezzo' accusandolo di essere il 'simbolo di quella Napoli che lui denuncia'. Non credo che lo sia nemmeno un po'". "Ho parlato - ricorda Iervolino - in una sala affollata di gente e di giornalisti ed ho sostenuto piuttosto che Saviano era 'il simbolo della Napoli che denuncia', e 'che il libro dimostra la sua voglia di reagire', frasi correttamente battute dalle agenzie di quel giorno che i redattori dell'Espresso bene avrebbero fatto a leggere, prima di sparlare e buttare altro fango sulla città e su chi la rappresenta. L'ennesimo scoop mancato, costruito a tavolino per far vendere qualche copia in più a una cordata di giornali, è stato stavolta un tentativo ancora più malriuscito dei precedenti". "A Roberto Saviano - conclude il sindaco - rinnovo la mia stima e la più viva solidarietà per le intimidazioni subite. A lui dico, come dicemmo a Silvana Fucito minacciata dagli estorsori che aveva coraggiosamente denunciato: siamo qui, al tuo fianco, andremo avanti insieme. Ma a chi continua a sporcare ogni cosa di questa città pensando di 'aiutare' Napoli dico ancora: vergogna".
Ajeje Brazov
30-09-2007, 19:07
La Iervolino ha attaccato l'espresso ma non ha mai smentito di aver detto che "Saviano è il simbolo della Napoli che denuncia". Certo, l'espresso ci ha ritagliato su ma la frase è molto equivoca.
http://pasqualeorlando.blogspot.com/2006/10/camorra-caso-saviano-lespresso-per-la.html
...mi esprimo meglio :
La Iervolino ha smentito il significato attribuito alle parole da lei pronunciate alla consegna del premio.
Mi sembra più che sufficiente.
Se la Iervolino dispezzasse realmente l'opera di Saviano avrebbe avuto più senso rilasciare l'opinione ad un giornalista locale piuttosto che a uno dell'Espresso.
Comunque io caccerei lei e Bassolino per cattiva amministrazione.
...mi esprimo meglio :
La Iervolino ha smentito il significato attribuito alle parole da lei pronunciate alla consegna del premio.
Mi sembra più che sufficiente.
Se la Iervolino dispezzasse realmente l'opera di Saviano avrebbe avuto più senso rilasciare l'opinione ad un giornalista locale piuttosto che a uno dell'Espresso.
Comunque io caccerei lei e Bassolino per cattiva amministrazione.
Rimane il fatto che la frase era equivoca e che non era stata totalmente inventata dall’Espresso come lasciavi intendere ;). Di Feo, ripeto, certamente ne ha forzato il significato probabilmente in malafede. E' comunque tutt’altro che inverosimile l'idea che possa scappare ad un politico ed in particolare ad una come la Iervolino una frase infelice che si presta ad essere fraintesa. Che la politica in Campania, infatti, non sia vicina a Saviano lo dice lo stesso scrittore e lo dimostra il fatto che a Casal Di Principe l'unico politico presente accanto lui è stato Bertinotti.
Le tue considerazioni sull'Espresso comunque mancano di rispetto a quei giornalisti seri che scrivono per quel settimanale, come Peter Gomez, Fabrizio Gatti ed altri e alle loro inchieste. I pennivendoli poi li trovi ovunque ma non per questo bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Quanto all'articolo di Di Feo, alla Iervolino è stato dedicato solo un breve passaggio. Non mi sembra che l'Espresso abbia titolato "Il sindaco di Napoli disprezza Saviano" per vendere più copie.
bestbigone
02-10-2007, 14:40
beh per me saviano non e' un grande uomo e' solo un furbo che ha capito come si possono far soldi e come arrivare prima al parlamento..
io sono casalese e c'ero in quella piazza..
la camorra non esiste, la camorra sono loro
beh per me saviano non e' un grande uomo e' solo un furbo che ha capito come si possono far soldi e come arrivare prima al parlamento..
io sono casalese e c'ero in quella piazza..
la camorra non esiste, la camorra sono loro
E magari la camorra non esiste, vero?
bestbigone
02-10-2007, 14:48
E magari la camorra non esiste, vero?
gia non esiste..noi non siamo scampia..
gia non esiste..noi non siamo scampia..
Già, non esiste. Chi sono questi gentili signori?
http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/cronaca/milano-mafia-cemento/milano-mafia-cemento/stor_10747765_48110.jpg
http://img232.imageshack.us/img232/8517/schiavonebt5.png
Pucceddu
02-10-2007, 15:24
beh per me saviano non e' un grande uomo e' solo un furbo che ha capito come si possono far soldi e come arrivare prima al parlamento..
io sono casalese e c'ero in quella piazza..
la camorra non esiste, la camorra sono loro
gia non esiste..noi non siamo scampia..
Ommioddio.
Ma quanti anni hai?12?
Sei mai uscito al dilà del tuo rioncello di periferia? :mbe:
bestbigone
02-10-2007, 20:37
non si puo parlare con voi..voi non sapete manco chi sono quei signori..continuate il vostro discorso..ciao ciao
LotharInt
02-10-2007, 20:43
non si puo parlare con voi..voi non sapete manco chi sono quei signori..continuate il vostro discorso..ciao ciao
semplicemente agghiacciante...spero sia uno scherzo di cattivo gusto..
non si puo parlare con voi..voi non sapete manco chi sono quei signori..continuate il vostro discorso..ciao ciao
questo è l'esempio......la Campania nn svoltera' mai...
non si puo parlare con voi..voi non sapete manco chi sono quei signori..continuate il vostro discorso..ciao ciao
Francesco Schiavone e suo padre Nicola
Il video delle Iene a Casal di Principe e l'intervista di Golia:
http://www.video.mediaset.it/video.html?sito=iene&data=2007/09/21&id=3486&categoria=&from=iene
http://blog.panorama.it/italia/2007/07/12/camorra-se-la-villa-di-scarface-diventa-una-clinica/
Camorra, se la villa di Scarface diventa una clinica
Costanza Alvaro
Il fratello di Sandokan viveva ricco e felice nella villa neoclassica di Scarface.
No, non è il confusionario lieto fine di una parodia de La tigre di Mompracem di Emilio Salgari, ma uno squarcio sul passato recente della Camorra.
La notizia dell’iniziativa della Regione Campania è nota, ed è stata ripresa ieri dalla stampa internazionale: sta per essere trasformata in centro sportivo e di riabilitazione per disabili la villa che il boss Walter Schiavone, fratello di Francesco detto Sandokan, fece costruire a Casal di Principe (Caserta). “La villa” scrive il quotidiano inglese Guardian “va a unirsi a tutta una serie di riconversioni in corso nella zona di Napoli, come villa de’ Medici (che era di Cutolo, ndr) ora utilizzata come centro sociale per i giovani e un’altra villa appartenuta al clan Zaza di Pomigliano d’Arco, che ora ospita una caserma della polizia municipale”. “La villa di Scarface trasformata in una clinica”, titola invece il quotidiano gratuito francese 20minute. Già, Scarface. Si dice che Schiavone consegnò all’architetto la videocassetta del film di Brian De Palma. E gli ordinò di costruire quel che vedeva, come si racconta anche in questo video tratto dal documentario ‘O sistema.
Così vuole la leggenda. Ma già Roberto Saviano (qui i suoi video), nel pluripremiato romanzo Gomorra, scrive che “non è il cinema a scrutare il mondo criminale per raccoglierne i comportamenti più interessanti. Accade esattamente il contrario”. Perché “i camorristi sfruttano l’immaginario condiviso, i riferimenti sono quelli di tutti: i film americani, gli abiti firmati, l’atteggiamento da vincente”.
La villa, costata a Schiavone due milioni di euro, era il simbolo di quella potenza irraggiungibile in grado di provocare timore, invidia e, in fondo, ammirazione, in quelli che abitavano o passavano di là, che la chiamavano “Hollywood”.
Nel 1999 la dimora è stata sequestrata e Schiavone acciuffato mentre cercava di scavalcare il muro alto e liscio che aveva fatto costruire a difesa della sua fortezza.
Per il centro sportivo, che sarà pronto l’estate prossima, sono stati stanziati 1,6 milioni di euro. Alla regione Campania sono convinti che “il modo migliore per combattere la mafia è conquistare i suoi simboli di potere e metterli al servizio della comunità”. Così come accade anche in altre regioni d’Italia. In Calabria per esempio.
Pucceddu
02-10-2007, 20:58
non si puo parlare con voi..voi non sapete manco chi sono quei signori..continuate il vostro discorso..ciao ciao
no ma allora sei serio?:eek:
http://film.guardian.co.uk/News_Story/Guardian/0,,2122042,00.html
Scarface mansion' to become clinic
· Naples confiscates mob homes for community use
· Mafia boss's villa modelled on anti-hero's house
http://image.guardian.co.uk/sys-images/Film/Pix/pictures/2007/07/09/scarface_big.jpg
Mobster Walter Schiavone's villa, which is modelled on Tony Montana's mansion from the film Scarface.
Gangsters the world over have long looked up to Tony Montana, the fictional Cuban drug dealer in the 1983 film Scarface, who dies in a hail of bullets in his kitsch, neo-classical Miami villa.
One Naples mobster, Walter Schiavone, was so enamoured of the character played by Al Pacino he built a €2m (£1.35m) replica of the villa, complete with the curved double staircase from which Montana takes his death dive.
But instead of meeting the glorious fate of his hero, Schiavone was arrested on murder charges in 1999 while trying to escape over his garden wall, and now Naples authorities have decided to rub his nose in it further by turning the villa into a physiotherapy centre for disabled people.
"The best way for us to fight the mafia and win over the community here is to take the mafia's symbols of power and make them serve the community," said Enrico Tedesco, an official at the regional authority of Campania.
The brother of the boss of the feared Casalesi clan, Schiavone commissioned his villa by handing a video of Scarface to a local architect and telling him to build what he saw.
Known simply as "Hollywood" by locals, the resulting villa boasts views over a huge garden and pool from a balcony sandwiched between two tiers of classical pediment mounted on double sets of columns, similar to the balcony from which Pacino sprays machine-gun fire before his demise.
Today the luxury fittings inside the house are gone. After the official seizure of the house, Schiavone's men slipped in to strip the marble, parquet, antique furniture and even the bathroom tiles before filling the rooms with car tyres and setting fire to them.
"The villa needs work before we open in 2008, but we definitely wanted to keep the existing structure in place for its symbolic value," said Tedesco. The villa joins a series of converted mob properties around Naples, including a Medici villa now used as a youth centre and a villa seized from the Zaza clan in Pomigliano D'Arco, which is now the local police station.
Naples mobsters continue to mimic Hollywood gangsters, according to author Roberto Saviano, who wrote in his best-selling Camorra chronicle Gomorra, that hitmen were missing their targets because they insisted on holding their guns tilted like the characters in Quentin Tarantino films.
By attempting to flee police, Schiavone may have failed to make life imitate art, but as he serves out his sentence he may be grateful that art is imitating him.
Gomorra, which documents the exploits of the Casalesi clan, is now being made into a film
Tom Kington in Rome
Monday July 9, 2007
http://espresso.repubblica.it/dettaglio//1637970/&print=true
Quando la camorra conviene
di Gianluca Di Feo
"All'inizio l'alleanza con gli emissari della camorra presenta solo vantaggi per gli imprenditori del Nord. Gli uomini dei boss offrono prezzi competitivi e materiali a basso costo, garantiscono che nel cantiere tutto fili liscio senza proteste per gli straordinari o per i manovali in nero. Inoltre, questione non secondaria nel settore dell'edilizia, averli come soci risolve tutti i problemi nella riscossione dei crediti".
Raffaele Cantone non è sorpreso nel vedere proliferare gli investimenti della criminalità campana in Pianura padana. Da anni il pubblico ministero indaga sui clan del casertano, i più potenti e meno noti, che avevano progettato anche un attentato contro di lui. Sa che adesso i boss tengono a freno i Kalashnikov, imponendo una strategia di basso profilo indispensabile per proseguire negli affari e cercare di non drammatizzare i processi in corso. "La caratteristica dei clan casertani, e soprattutto dei casalesi, oggi è proprio la predominanza dell'aspetto economico: contrariamente ai padrini napoletani, gli Schiavone e gli Zagaria non nascono come killer o trafficanti, ma come piccoli imprenditori. Da questa origine deriva l'enorme capacità di infiltrarsi nell'economia legale attraverso un circuito di aziende satelliti".
Ma gli investimenti al Nord interessano più ai boss o agli imprenditori settentrionali?
"È chiaro che sono principalmente i casalesi a cercare nuovi sbocchi. Ma quando si muovono in altre regioni non agiscono come camorristi: sono costruttori con una forza unica nel cemento, nel movimento terra, nel sistema dei noli. Hanno inoltre un'enorme disponibilità di capitali, molto apprezzata al Nord. E dimostrano di portare a termine i lavori risolvendo qualunque problema: nei loro cantieri non esistono controversie sindacali o questioni di sicurezza".
Nel casertano il numero dei delitti è diminuito: sembra ci sia una pax mafiosa nello stile di Provenzano.
"Sì, i casalesi sono sempre stati i più siciliani tra i camorristi. In questo momento poi esiste un'alleanza tra tutte le famiglie che non hanno interesse a usare le armi e permette di controllare le opere pubbliche. Bisogna anche ricordare che i capi storici non hanno ancora subìto condanne definitive per omicidio e quindi non vogliono turbare processi che potrebbero vederli assolti. Tutti i nomi più noti dei Bidognetti, degli Schiavone e degli Zagaria sperano di evitare l'ergastolo. Reputano fondamentale che non ci sia attenzione su di loro: l'appello del processo più importante, quello sull'operazione Spartacus, si è aperto nel disinteresse generale. E prima del libro di Roberto Saviano la loro potenza era ignorata dall'opinione pubblica".
Fino a che punto l'infiltrazione dell'economia passa attraverso l'accordo con la politica?
"Ci sono due livelli diversi. Nel casertano operano in modo trasversale, con candidati eletti nelle amministrazioni locali che vengono designati dal clan: spaziano da uno schieramento all'altro, non importa il colore politico, ma solo gli affari. Quando si muovono su scala più grande ricorrono a colletti bianchi che fanno da ambasciatori: una mediazione che tutela anche gli interlocutori politici dal rischio di indagini giudiziarie. Di sicuro però i casalesi fanno affari con chi governa: è difficile che si collochino all'opposizione".
(07 giugno 2007)
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