Igor
01-08-2007, 15:47
Che Paese è l'Italia con 124 banchieri, finanzieri e industriali alla sbarra?
Antonio Fazio, Gianpiero Fiorani, Giovanni Consorte, Emilio Gnutti, Luigi Grillo accanto ai «furbetti» Stefano Ricucci e Danilo Coppola. E poi Cesare Geronzi e Matteo Arpe con Calisto Tanti e Fausto Tonna. Sono alcuni dei nomi dei 124 personaggi dell'economia e della politica che andranno a processo. Ma che Paese siamo?
risponde Sergio Zavoli giornalista e scrittore
È un Paese che non può permettersi di sopportare più a lungo l'intreccio di violazioni della legge (collusioni, abusi di potere, illecite interferenze, conflitti d'interesse) portati alla luce dalle indagini sulle attività finanziarie. Troppo grave è il danno che ne deriva alla fiducia reciproca, alla legalità, all'immagine stessa dell'Italia. E poiché già si avvertono gli effetti negativi del marasma (per esempio nelle valutazioni dei titoli e nella diffidenza per i fondi d'investimento) si dovrebbero pretendere interventi rapidi, provvidi e, se necessario, impietosi.
Tengo da parte i rinvii a giudizio: sulle responsabilità dei singoli è d'obbligo attendere le sentenze definitive che avranno, non c'è da illudersi, i tempi che conosciamo. Il quadro d'insieme delle trasgressioni (e delle complicità di varia natura che le hanno rese possibili, dando a esse copertura) è allarmante soprattutto perché le indagini indicano un prolungarsi di pratiche illecite, a danno dei risparmiatori, che nessuna prevenzione e nessun efficace controllo sono riusciti a impedire. Proprio questo è il punto: libero mercato non significa affatto mercato senza regole, e quanto è emerso dalle inchieste tendeva invece a distorcerne il normale funzionamento, per piegarlo a inconfessabili esigenze particolari. Con buona pace, a quel punto, dell'interesse generale. Spetta alla politica dettare le norme, esigendo anzitutto trasparenza. È tempo che si riappropri della sua responsabilità, senza indulgere a compromessi né consentire, e meno ancora consentirsi, alcuna opacità.
Quanto al cosiddetto «pantano finanziario», è la sopravvivenza di un'economia chiusa nei confini nazionali, superprotetta anche al di là dell'utile e del ragionevole. Finanza e banche, oggi, sono inserite nel sistema europeo di regole e controlli. Tira aria nuova. La politica, quella alta, interprete del bene comune, faccia ciò che ci aspettiamo e che deve. Senza illecite intrusioni, ma anche senza compiacenze o timidezze.
01-08-2007
OGGI
http://img505.imageshack.us/img505/776/zavoliyp2.th.png (http://img505.imageshack.us/my.php?image=zavoliyp2.png)
Antonio Fazio, Gianpiero Fiorani, Giovanni Consorte, Emilio Gnutti, Luigi Grillo accanto ai «furbetti» Stefano Ricucci e Danilo Coppola. E poi Cesare Geronzi e Matteo Arpe con Calisto Tanti e Fausto Tonna. Sono alcuni dei nomi dei 124 personaggi dell'economia e della politica che andranno a processo. Ma che Paese siamo?
risponde Sergio Zavoli giornalista e scrittore
È un Paese che non può permettersi di sopportare più a lungo l'intreccio di violazioni della legge (collusioni, abusi di potere, illecite interferenze, conflitti d'interesse) portati alla luce dalle indagini sulle attività finanziarie. Troppo grave è il danno che ne deriva alla fiducia reciproca, alla legalità, all'immagine stessa dell'Italia. E poiché già si avvertono gli effetti negativi del marasma (per esempio nelle valutazioni dei titoli e nella diffidenza per i fondi d'investimento) si dovrebbero pretendere interventi rapidi, provvidi e, se necessario, impietosi.
Tengo da parte i rinvii a giudizio: sulle responsabilità dei singoli è d'obbligo attendere le sentenze definitive che avranno, non c'è da illudersi, i tempi che conosciamo. Il quadro d'insieme delle trasgressioni (e delle complicità di varia natura che le hanno rese possibili, dando a esse copertura) è allarmante soprattutto perché le indagini indicano un prolungarsi di pratiche illecite, a danno dei risparmiatori, che nessuna prevenzione e nessun efficace controllo sono riusciti a impedire. Proprio questo è il punto: libero mercato non significa affatto mercato senza regole, e quanto è emerso dalle inchieste tendeva invece a distorcerne il normale funzionamento, per piegarlo a inconfessabili esigenze particolari. Con buona pace, a quel punto, dell'interesse generale. Spetta alla politica dettare le norme, esigendo anzitutto trasparenza. È tempo che si riappropri della sua responsabilità, senza indulgere a compromessi né consentire, e meno ancora consentirsi, alcuna opacità.
Quanto al cosiddetto «pantano finanziario», è la sopravvivenza di un'economia chiusa nei confini nazionali, superprotetta anche al di là dell'utile e del ragionevole. Finanza e banche, oggi, sono inserite nel sistema europeo di regole e controlli. Tira aria nuova. La politica, quella alta, interprete del bene comune, faccia ciò che ci aspettiamo e che deve. Senza illecite intrusioni, ma anche senza compiacenze o timidezze.
01-08-2007
OGGI
http://img505.imageshack.us/img505/776/zavoliyp2.th.png (http://img505.imageshack.us/my.php?image=zavoliyp2.png)