Ser21
21-07-2007, 11:38
A Palermo Veltroni comincia dall'antimafia
Il leader del Pd, in piazza per la strage di via D'Amelio, parla di mafia: niente abolizione dell'ergastolo, 41 bis più duro, migliore gestione dei pentiti e un testo unico. Poi promette: «Tornerò per l'anniversario della morte di Impastato»
A. P.
Palermo
Ha parlato da leader. E da futuro capo del Pd, Rosy Bindi permettendo, Walter Veltroni da Palermo ha lanciato il suo manifesto antimafia: no all'abolizione dell'ergastolo, 41 bis più duro, migliore gestione dei pentiti e un testo unico contro mafia, camorra e 'ndrangheta. Una full immersion, quella di Veltroni, nel nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche di Peppino Impastato, il militante di Dp ucciso dai sicari di don Tano Badalamenti il 9 maggio di 29 anni fa.
Così l'anniversario, il quindicesimo, della strage di via D'Amelio è servito a Veltroni per svestire l'abito di sindaco e vestire quello del leader di partito. A Palermo è arrivato col suo delfino politico, Dario Franceschini che lo ha seguito come un'ombra, segno di un'intesa che via via si sta consolidando. In una giornata afosa, con la gente fin dal mattino in spiaggia, Veltroni s'è dovuto accontentare delle strette di mano di politici locali, magistrati, avvocati e militanti del Pd. Nessun bagno di folla dunque per la prima uscita del candidato alla guida del Pd in Sicilia, ma con la sua giornata antimafia Veltroni ha voluto mandare un altro segnale a compagni e alleati. Proprio mentre si parla dei servizi segreti come possibili mandanti della strage di via D'Amelio, a Palermo Veltroni è stato l'unico politico di centrosinistra a concedersi la passerella. Nessuno del governo ha partecipato alle celebrazioni. Neppure i ministri Beppe Fioroni e Paolo Gentiloni, che pure erano a Palermo per un seminario organizzato dalla Margherita; i due hanno preferito Confalonieri e Petruccioli a Rita Borsellino e ai bambini vestiti da angeli con le ali a danzare vicino l'albero d'ulivo piantato nel luogo della strage, mentre cento persone applaudivano alla lettura dei nomi delle vittime di via D'Amelio, con la gente ancora una volta assente. Solo Fini, dall'altra parte, ha cercato di reggere a Veltroni, sfilando con la fiaccola in mano fino in via D'Amelio, assieme ai ragazzi di Azione giovani.
Dopo qualche minuto di raccoglimento davanti alla stele nell'autostrada che ricorda la strage di Capaci, Veltroni s'è recato nel palazzo di giustizia per la cerimonia organizzata dall'Anm per l'anniversario Borsellino. Si è intrattenuto per con il procuratore capo Francesco Messineo, e poi, accompagnato da Franceschini, è andato a Cinisi, dove, a fianco di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ha anticipato «che la lotta alla mafia sarà un'asse dell'azione del Pd», annunciando che «il partito dovrà elaborare un testo unico sulle mafie in modo da rafforzare lo Stato e la magistratura». «Penso anche a migliorare il 41/bis - ha detto - in modo da interrompere sul serio le relazioni di chi è detenuto al carcere duro con l'esterno e allo stesso tempo a rafforzare lo strumento dei collaboratori di giustizia». Perché, ha osservato Veltroni, «con gli arresti di Riina e Provenzano è stato assestato un duro colpo a Cosa nostra, ma la mafia non è stata sconfitta, è viva e domina ancora». Nel suo «manifesto» non c'è spazio per l'abolizione dell'ergastolo, misura prevista nell'ambito della riforma del codice penale. «Sono contrario - ha avvertito - Quelli come Riina, Provenzano o coloro che hanno premuto il bottone per fare scoppiare il tritolo in via D'Amelio e a Capaci non devono poter pensare di uscire dal carcere dopo aver ucciso. Abolire l'ergastolo sarebbe un messaggio terribile».
Sul registro, dove chiunque visita la «casa» di Peppino può lasciare una frase, il sindaco di Roma ha scritto «Un luogo di coraggio semplice, una casa di persone che amano la legalità e l'Italia. Con affetto per Peppino».
Dopo aver parlato pubblicamente a una settantina di persone davanti alla «casa», con pochissima gente comune ad assistere e le persiane delle palazzine vicine ancora una volta chiuse, Veltroni ha pranzato nella pizzeria della famiglia Impastato, con caponata, panelle (farina di ceci fritta), milza e arancine con carne. Ma prima di andarsene ha fatto una promessa: «Il 9 maggio del prossimo anno sarò qui a Cinisi per la grande manifestazione nazionale che sarà organizzata per i trent'anni dell'assassinio di Peppino».
L'unica cosa di positivo è che un politico dica che la mafia esiste è potente e va sconfitta.
Speriamo che le sue idee sulla 41bis,ergastolo e collaboratori siano portate avanti..magari con una bella controriforma sui pentiti e sullo scalone dei 180 giorni (utopitisco).
Il leader del Pd, in piazza per la strage di via D'Amelio, parla di mafia: niente abolizione dell'ergastolo, 41 bis più duro, migliore gestione dei pentiti e un testo unico. Poi promette: «Tornerò per l'anniversario della morte di Impastato»
A. P.
Palermo
Ha parlato da leader. E da futuro capo del Pd, Rosy Bindi permettendo, Walter Veltroni da Palermo ha lanciato il suo manifesto antimafia: no all'abolizione dell'ergastolo, 41 bis più duro, migliore gestione dei pentiti e un testo unico contro mafia, camorra e 'ndrangheta. Una full immersion, quella di Veltroni, nel nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche di Peppino Impastato, il militante di Dp ucciso dai sicari di don Tano Badalamenti il 9 maggio di 29 anni fa.
Così l'anniversario, il quindicesimo, della strage di via D'Amelio è servito a Veltroni per svestire l'abito di sindaco e vestire quello del leader di partito. A Palermo è arrivato col suo delfino politico, Dario Franceschini che lo ha seguito come un'ombra, segno di un'intesa che via via si sta consolidando. In una giornata afosa, con la gente fin dal mattino in spiaggia, Veltroni s'è dovuto accontentare delle strette di mano di politici locali, magistrati, avvocati e militanti del Pd. Nessun bagno di folla dunque per la prima uscita del candidato alla guida del Pd in Sicilia, ma con la sua giornata antimafia Veltroni ha voluto mandare un altro segnale a compagni e alleati. Proprio mentre si parla dei servizi segreti come possibili mandanti della strage di via D'Amelio, a Palermo Veltroni è stato l'unico politico di centrosinistra a concedersi la passerella. Nessuno del governo ha partecipato alle celebrazioni. Neppure i ministri Beppe Fioroni e Paolo Gentiloni, che pure erano a Palermo per un seminario organizzato dalla Margherita; i due hanno preferito Confalonieri e Petruccioli a Rita Borsellino e ai bambini vestiti da angeli con le ali a danzare vicino l'albero d'ulivo piantato nel luogo della strage, mentre cento persone applaudivano alla lettura dei nomi delle vittime di via D'Amelio, con la gente ancora una volta assente. Solo Fini, dall'altra parte, ha cercato di reggere a Veltroni, sfilando con la fiaccola in mano fino in via D'Amelio, assieme ai ragazzi di Azione giovani.
Dopo qualche minuto di raccoglimento davanti alla stele nell'autostrada che ricorda la strage di Capaci, Veltroni s'è recato nel palazzo di giustizia per la cerimonia organizzata dall'Anm per l'anniversario Borsellino. Si è intrattenuto per con il procuratore capo Francesco Messineo, e poi, accompagnato da Franceschini, è andato a Cinisi, dove, a fianco di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ha anticipato «che la lotta alla mafia sarà un'asse dell'azione del Pd», annunciando che «il partito dovrà elaborare un testo unico sulle mafie in modo da rafforzare lo Stato e la magistratura». «Penso anche a migliorare il 41/bis - ha detto - in modo da interrompere sul serio le relazioni di chi è detenuto al carcere duro con l'esterno e allo stesso tempo a rafforzare lo strumento dei collaboratori di giustizia». Perché, ha osservato Veltroni, «con gli arresti di Riina e Provenzano è stato assestato un duro colpo a Cosa nostra, ma la mafia non è stata sconfitta, è viva e domina ancora». Nel suo «manifesto» non c'è spazio per l'abolizione dell'ergastolo, misura prevista nell'ambito della riforma del codice penale. «Sono contrario - ha avvertito - Quelli come Riina, Provenzano o coloro che hanno premuto il bottone per fare scoppiare il tritolo in via D'Amelio e a Capaci non devono poter pensare di uscire dal carcere dopo aver ucciso. Abolire l'ergastolo sarebbe un messaggio terribile».
Sul registro, dove chiunque visita la «casa» di Peppino può lasciare una frase, il sindaco di Roma ha scritto «Un luogo di coraggio semplice, una casa di persone che amano la legalità e l'Italia. Con affetto per Peppino».
Dopo aver parlato pubblicamente a una settantina di persone davanti alla «casa», con pochissima gente comune ad assistere e le persiane delle palazzine vicine ancora una volta chiuse, Veltroni ha pranzato nella pizzeria della famiglia Impastato, con caponata, panelle (farina di ceci fritta), milza e arancine con carne. Ma prima di andarsene ha fatto una promessa: «Il 9 maggio del prossimo anno sarò qui a Cinisi per la grande manifestazione nazionale che sarà organizzata per i trent'anni dell'assassinio di Peppino».
L'unica cosa di positivo è che un politico dica che la mafia esiste è potente e va sconfitta.
Speriamo che le sue idee sulla 41bis,ergastolo e collaboratori siano portate avanti..magari con una bella controriforma sui pentiti e sullo scalone dei 180 giorni (utopitisco).