Sinclair63
10-07-2007, 20:12
Piemonte, Liguria, Campania e Calabria sono a rischio: «Piogge torrenziali e suoli devastati»
GABRIELE BECCARIA
TORINO
Mettete insieme due variabili impazzite, il clima estremo da riscaldamento globale e il territorio sempre più degradato, e otterrete il ritratto dell’Italia del presente e del prossimo futuro: una nazione che si disfa, in balia di fiumi di fango in crescita esponenziale. Poi, affinando i calcoli, avrete anche le quattro aree a maggiore pericolo, Langhe, Liguria, Campania e Calabria, dove il cortocircuito tra piogge improvvise e monsoniche e i suoli abbandonati a se stessi produce ciò che in gergo si chiamano «colate di detrito» e «alluvioni torrentizie». In poche parole frane lampo e catastrofiche, con danni immensi e, soprattutto, tanti morti, come evocano le tragedie incancellabili di Sarno e Soverato.
Questa è l’Italia raccontata in un workshop organizzato a Napoli dall’Apat, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, e con un titolo chilometrico: «Cambiamenti climatici e dissesto idrogeologico: scenari futuri per un programma nazionale di adattamento». L’allarme è dato e - spiegano ieri e oggi i ricercatori - i calcoli teorici si tramutano in conti concretissimi: le «apocalissi ambientali» ci sono costate negli ultimi anni 1 miliardo di euro ogni 12 mesi e - sottolinea il geologo dell’Apat Claudio Margottini - «le 36 Autorità di Bacino hanno calcolato che contenere il dissesto idrogeologico richiede una spesa di almeno 40 miliardi».
E’ un’enormità, che fa apparire lillipuziane le cifre stanziate dal ministero dell’Ambiente da qui al 2009: 730 milioni, appena. E che farà discutere alla Conferenza sui cambiamenti climatici, a Roma, il 12 e 13 settembre. Intanto il micidiale mix di rilevazioni e previsioni rivela che, se oggi si considera eccezionale una pioggia di 20-30 millimetri l’ora, in pochi decenni si salirà a «schiaffi» di acqua da 50-60: «Si abbatteranno - spiega Margottini - su terreni segnati da condizioni oggettive e caratteristiche morfologiche preoccupanti». Vale a dire? «Significa suoli con fragili coperture di detriti che si saturano rapidamente e scivolano di colpo, e valloni che, incanalando le acque, le ingrossano, oltre a sistemi idrogeologici compromessi». Nelle quattro Regioni indicate i pericoli dei «flash flood» sono massimi, ma la mappa delle emergenze si estende a macchia di leopardo dalle Alpi alla Sicilia e alla fine ecco il verdetto dei numeri: il 10% dell’Italia è a rischio per alluvioni, frane e valanghe di fango. Poco? No, tantissimo. In realtà a essere coinvolto è oltre l’80% del Comuni (6600) e sconvolge o sconvolgerà la vita di 23 milioni di italiani.
«Ecco perché, dopo gli interventi sparsi oppure quelli decisi a disastro avvenuto, ora è necessaria una politica coerente e previdente - spiega Margottini - con decisioni che adattino la realtà alle veloci mutazioni climatiche in atto». Presto ci sarà un dettagliato «report». Avrà piani e suggerimenti e l’immancabile richiesta finale di non restare lettera morta.
Fonte: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/ambiente/grubrica.asp?ID_blog=51&ID_articolo=302&ID_sezione=76&sezione=Ambiente
GABRIELE BECCARIA
TORINO
Mettete insieme due variabili impazzite, il clima estremo da riscaldamento globale e il territorio sempre più degradato, e otterrete il ritratto dell’Italia del presente e del prossimo futuro: una nazione che si disfa, in balia di fiumi di fango in crescita esponenziale. Poi, affinando i calcoli, avrete anche le quattro aree a maggiore pericolo, Langhe, Liguria, Campania e Calabria, dove il cortocircuito tra piogge improvvise e monsoniche e i suoli abbandonati a se stessi produce ciò che in gergo si chiamano «colate di detrito» e «alluvioni torrentizie». In poche parole frane lampo e catastrofiche, con danni immensi e, soprattutto, tanti morti, come evocano le tragedie incancellabili di Sarno e Soverato.
Questa è l’Italia raccontata in un workshop organizzato a Napoli dall’Apat, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, e con un titolo chilometrico: «Cambiamenti climatici e dissesto idrogeologico: scenari futuri per un programma nazionale di adattamento». L’allarme è dato e - spiegano ieri e oggi i ricercatori - i calcoli teorici si tramutano in conti concretissimi: le «apocalissi ambientali» ci sono costate negli ultimi anni 1 miliardo di euro ogni 12 mesi e - sottolinea il geologo dell’Apat Claudio Margottini - «le 36 Autorità di Bacino hanno calcolato che contenere il dissesto idrogeologico richiede una spesa di almeno 40 miliardi».
E’ un’enormità, che fa apparire lillipuziane le cifre stanziate dal ministero dell’Ambiente da qui al 2009: 730 milioni, appena. E che farà discutere alla Conferenza sui cambiamenti climatici, a Roma, il 12 e 13 settembre. Intanto il micidiale mix di rilevazioni e previsioni rivela che, se oggi si considera eccezionale una pioggia di 20-30 millimetri l’ora, in pochi decenni si salirà a «schiaffi» di acqua da 50-60: «Si abbatteranno - spiega Margottini - su terreni segnati da condizioni oggettive e caratteristiche morfologiche preoccupanti». Vale a dire? «Significa suoli con fragili coperture di detriti che si saturano rapidamente e scivolano di colpo, e valloni che, incanalando le acque, le ingrossano, oltre a sistemi idrogeologici compromessi». Nelle quattro Regioni indicate i pericoli dei «flash flood» sono massimi, ma la mappa delle emergenze si estende a macchia di leopardo dalle Alpi alla Sicilia e alla fine ecco il verdetto dei numeri: il 10% dell’Italia è a rischio per alluvioni, frane e valanghe di fango. Poco? No, tantissimo. In realtà a essere coinvolto è oltre l’80% del Comuni (6600) e sconvolge o sconvolgerà la vita di 23 milioni di italiani.
«Ecco perché, dopo gli interventi sparsi oppure quelli decisi a disastro avvenuto, ora è necessaria una politica coerente e previdente - spiega Margottini - con decisioni che adattino la realtà alle veloci mutazioni climatiche in atto». Presto ci sarà un dettagliato «report». Avrà piani e suggerimenti e l’immancabile richiesta finale di non restare lettera morta.
Fonte: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/ambiente/grubrica.asp?ID_blog=51&ID_articolo=302&ID_sezione=76&sezione=Ambiente