PDA

View Full Version : Desaparecidos: Le motivazione della sentenza


IpseDixit
23-06-2007, 13:35
“Un genocidio, il peggior massacro nella storia Argentina, nato nel contesto della guerra fredda, con l’appoggio diplomatico degli Stati Uniti e nel silenzio assoluto della Chiesa Cattolica”; così risulta agli atti della Corte d’Assise di Roma, seconda Sezione, Presidente Mario Lucio D’Andria, oggi 20 di giugno 2007.

L.Boitano e V. Vigevani assistono a una udienza foto M. MirronePer la prima volta. E’ la prima volta che un tribunale qualifica come ‘genocidio’ il massacro argentino di 30mila e passa oppositori o supposti tali dalla dittatura militare. Nemmeno la sentenza del Tribunale di Madrid dell’aprile 2005 contro Alfredo Scilingo, il colonnello della Marina di Buenos Aires che ammise i ‘voli della morte’era arrivata a tanto; una sentenza che comminò al reo confesso centinaia d’anni di carcere su richiesta del giudice Baltazar Garzòn, ma non aveva dato questa definizione, storica e morale.
A due mesi dalla condanna del 14 marzo all'ergastolo per gli ufficiali militari argentini Jorge Acosta detto ‘El Tigre’, Alfredo Astiz detto ‘Angel de la muerte’, Jorge Vildoza, Antonio Vanek e Hector Febrès, la corte di assise di Roma ha pubblicato oggi le motivazioni di quella sentenza che perseguiva alcuni degli aguzzini della Scuola di Meccanica dell’Esercito, la ‘Esma’, dove venivano torturati i ‘desaparecidos’, perseguitati dal regime instaurato nel marzo ’76. Il tribunale romano aveva istruito il processo per la scomparsa dei cittadini italiani Maria Aieta Gullo, Giovanni Pegoraro e di sua figlia Susana.

Giudizio morale e storico. “Le prove raccolte abbondantemente permettono di accreditare giudizialmente quello che già si conosceva storicamente: tra il ’76 e l’83 s’instaurò in Argentina una feroce dittatura militare che, col pretesto di contrastare la guerrilla e frenare la diffusione delle idee marxiste, ha portato a termine un vero e proprio genocidio” è l’incipit della sentenza che aveva già disposto in contumacia il carcere a vita per i cinque aguzzini della Esma.
“E’ una sentenza che non ha nulla di giuridico, come non è giuridica la definizione che dà di quel periodo storico – spiega a PeaceReporter Jorge Ithurburu, argentino che vive in Italia, animatore del Comitato Promotore del Processo ‘Esma’ – Che sia stato il peggior massacro della storia dell’Argentina si sapeva, e questo giudizio va considerato storico e morale. Per noi promotori, come per gli avvocati GianCarlo Maniga e Marcello Gentili di parte civile, va considerata un’ottima sentenza dal punto di vista letterario e pedagogico, che adesso proveremo a far leggere nelle scuole; è un’ottima cronaca del processo, che ha ripercorso storicamente quegli anni terribili che abbiamo vissuto”. Adesso ci proverà l’associazione dei parenti delle vittime ‘24 marzo’, (sito accessibile per le cronache complete del processo) a portarla a conoscenza degli studenti negli istituti italiani.

Mario Villani ad una udienza Foto M. MirroneConnivenze, tra Washington e Vaticano. Nelle 96 pagine delle motivazioni viene minuziosamente ricostruito lo sfondo storico e sociale dell’America Latina degli anni di Allende e Pinochet e del ‘Piano Condor’ di autodifesa dal marxismo sponsorizzato dal Pentagono per i paesi del Cono sud latinoamericano.
In questa opera quindi anche narrativa, come dicono gli stessi estimatori del lavoro dei giudici, si affrontano anche i capitoli del silenzio imbarazzante che l’Italia dedicò in quegli anni a questa tragedia e di come la Chiesa Cattolica osservò il silenzio su vicende che i cardinali locali conoscevano perfettamente, come riportato nel libro di Horacio Verbitski ‘L’isola del Silenzio’ , acquisito agli atti dai giudici della Corte. “Gravi decisioni da parte del Vaticano e della gerarchia ecclesiale argentina” riporta il testo; su ottanta vescovi della Conferencia Episcopal, “solo quattro, di cui uno morto in un misterioso incidente d’auto, si espressero apertamente contro la dittatura”.
Espressioni di giubilo vengono dai quattro angoli della terra da ex-desaparecidos o loro familiari, che ‘PeaceReporter’ ha intervistato negli anni passati, dalle 'Madres de Plaza de Mayo' a Vera Vigevani Jarach o Mario ‘El Flaco’ Villani (Foto scattate da Maurizio Mirrione nell’aula del processo); Villani aveva dichiarato a PeaceReporter di “aver già vissuto gli orrori del carcere iracheno di AbuGhraib: erano le sevizie che i nostri torturatori riservavano a noi desaparecidos”…


http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=8188
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=3995