FabioGreggio
22-06-2007, 12:41
Veltroni arruola anche la Finocchiaro ma cresce il malumore fra i Ds
Possibile una lista "alternativa" guidata da Letta e dal ministro per lo Sviluppo
"Mi candido per rompere col passato"
E Walter lavora al ticket con Franceschini
di GOFFREDO DE MARCHIS
Continua a parlare con tutti, a cercare il sostegno convinto della gigantesca nomenklatura dell'Ulivo, ma ai suoi fedelissimi ha detto chiaro: "La mia candidatura avviene in netta discontinuità con il passato. Il Partito democratico, così come stava nascendo, perdeva i pezzi invece di guadagnarne.
Bisogna ricominciare a confrontarsi con settori che erano stati messi ai margini.
Prima di tutto, penso al sindacato". Walter Veltroni è dunque proiettato sul futuro: interlocutori, squadra, programma del nuovo partito. La sua segreteria è già cominciata.
Il passaggio di mercoledì a Torino (la tappa intermedia di domani sulla tomba di don Milani adesso è in forse) fa parte della costruzione visiva, scenica della scesa in campo. Ormai il dado è tratto.
Manca ancora qualche tassello. E per questo prosegue la serie di incontri. Con Dario Franceschini e Francesco Rutelli, ieri mattina. Con Anna Finocchiaro nel pomeriggio.
Il nodo della vicesegreteria sarà sciolto più avanti. Il patto con Franco Marini e l'area popolare della Margherita prevede un unico vicario, ruolo ritagliato per il capogruppo dell'Ulivo alla Camera.
Con lui, Veltroni dovrebbe formare una coppia quasi paritaria, un vero ticket. Al sindaco non dispiacerebbero però due vicesegretari, uno del Nord (Franceschini) e uno del Sud.
In più, una donna è necessaria per segnare un cambio di rotta. La Finocchiaro sarebbe la persona giusta.
Allo stesso tempo, non si vuole "tirare troppo la corda" nei confronti di Prodi e dei prodiani decidendo assetti molto prima del 14 ottobre. Il lavoro comunque non si ferma.
E con la Finocchiaro il primo cittadino ha già raggiunto un'intesa: la presidente dei senatori ulivisti sarà una grande elettrice di Veltroni in autunno, candidata di peso in una lista a lui collegata. In campagna elettorale faranno un "ticket" sui temi come la rappresentanza di genere, la questione femminile. E le riforme istituzionali.
Altro tassello: la minaccia di candidatura di Pierluigi Bersani. Emissari del sindaco hanno parlato ieri con il ministro dello Sviluppo economico ricevendo una risposta interlocutoria.
Ma hanno capito che Bersani non si candiderà contro Walter.
Sta giocando piuttosto una partita per vedere chi esce allo scoperto per appoggiarlo e anche per dare una sponda ai tanti dalemiani e fassiniani furibondi con i loro leader.
In privato il ministro ha escluso la corsa: "Walter è un'ottima soluzione, questa è la verità".
Il malessere della Quercia rimane. Bersani è la speranza di chi considera il patto con Veltroni "un 8 settembre per noi". L'ira si concentra su Fassino e D'Alema.
Molti considerano la loro scelta una resa. Certo, per entrambi è stato un rospo da ingoiare.
E gli umori più nascosti del segretario forse si possono leggere nella rabbia sfogata da Anna Serafini, l'altro ieri, nell'aula di Palazzo Madama. Si è avvicinata a due colleghi vicinissimi al sindaco di Roma e ha sibilato, furiosa: "Bravi, complimenti.
Viva l'Italia". Una stizza persino comprensibile. E qualche giorno fa, alla riunione dei 45, Fassino si è rivolto al suo vicino: "Vedi, qui ci sono 44 persone che dopo il 14 ottobre sanno già cosa fare e uno che invece resterà disoccupato".
Bersani dunque può catalizzare lo scontento (magari anestetizzarlo...) ma non per costruirci sopra una candidatura. Semmai una lista promossa insieme con Enrico Letta.
Non a caso anche il sottosegretario a Palazzo Chigi fa sapere di coltivare la tentazione di correre contro Veltroni "perché le primarie così non hanno molto senso". In realtà, proprio come Bersani, ai suoi collaboratori confida "che Walter è il migliore".
Gli sfidanti hanno fino a mercoledì per scoprire le carte. Goffredo Bettini, grande elettore del sindaco di Roma, li invita a uscire fuori: "Arturo Parisi teme il plebiscitarismo?
Si candidi contro Walter".
Una provocazione bell'e buona perché si sa che gli ulivisti hanno ben altre preoccupazioni.
La principale: prendere pochissimi voti alla Costituente. Erano anche alcuni di loro i sostenitori, nelle riunioni riservate, delle quote di diritto. Veltroni invece vuole aprire le porte del Pd con un'elezione veramente libera. Giovanna Melandri spiega cosa significa:
"Nessuna lista unica. Stiamo eleggendo i fondatori del Pd, non possono essere solo persone che vengono dai Ds e dalla Margherita. Devono esserci liste fuori dai partiti. Questo è fondamentale per rafforzare la candidatura di Walter".
Un'altra delle condizioni poste dal segretario.
A Torino Veltroni userà tutte le armi del veltronismo per presentarsi agli elettori. Torino perché la città di Bobbio, degli operai, della sinistra, dell'unità d'Italia. Maliziosamente, è anche la città di Fassino.
E poi è il luogo del primo atto di un percorso interrotto: il congresso del Lingotto del 2000, segnato dallo slogan "I care".
Come dire che si riparte da qui, cancellando gli ultimi sette anni della Quercia e del centrosinistra.
da repubblica
fg
Possibile una lista "alternativa" guidata da Letta e dal ministro per lo Sviluppo
"Mi candido per rompere col passato"
E Walter lavora al ticket con Franceschini
di GOFFREDO DE MARCHIS
Continua a parlare con tutti, a cercare il sostegno convinto della gigantesca nomenklatura dell'Ulivo, ma ai suoi fedelissimi ha detto chiaro: "La mia candidatura avviene in netta discontinuità con il passato. Il Partito democratico, così come stava nascendo, perdeva i pezzi invece di guadagnarne.
Bisogna ricominciare a confrontarsi con settori che erano stati messi ai margini.
Prima di tutto, penso al sindacato". Walter Veltroni è dunque proiettato sul futuro: interlocutori, squadra, programma del nuovo partito. La sua segreteria è già cominciata.
Il passaggio di mercoledì a Torino (la tappa intermedia di domani sulla tomba di don Milani adesso è in forse) fa parte della costruzione visiva, scenica della scesa in campo. Ormai il dado è tratto.
Manca ancora qualche tassello. E per questo prosegue la serie di incontri. Con Dario Franceschini e Francesco Rutelli, ieri mattina. Con Anna Finocchiaro nel pomeriggio.
Il nodo della vicesegreteria sarà sciolto più avanti. Il patto con Franco Marini e l'area popolare della Margherita prevede un unico vicario, ruolo ritagliato per il capogruppo dell'Ulivo alla Camera.
Con lui, Veltroni dovrebbe formare una coppia quasi paritaria, un vero ticket. Al sindaco non dispiacerebbero però due vicesegretari, uno del Nord (Franceschini) e uno del Sud.
In più, una donna è necessaria per segnare un cambio di rotta. La Finocchiaro sarebbe la persona giusta.
Allo stesso tempo, non si vuole "tirare troppo la corda" nei confronti di Prodi e dei prodiani decidendo assetti molto prima del 14 ottobre. Il lavoro comunque non si ferma.
E con la Finocchiaro il primo cittadino ha già raggiunto un'intesa: la presidente dei senatori ulivisti sarà una grande elettrice di Veltroni in autunno, candidata di peso in una lista a lui collegata. In campagna elettorale faranno un "ticket" sui temi come la rappresentanza di genere, la questione femminile. E le riforme istituzionali.
Altro tassello: la minaccia di candidatura di Pierluigi Bersani. Emissari del sindaco hanno parlato ieri con il ministro dello Sviluppo economico ricevendo una risposta interlocutoria.
Ma hanno capito che Bersani non si candiderà contro Walter.
Sta giocando piuttosto una partita per vedere chi esce allo scoperto per appoggiarlo e anche per dare una sponda ai tanti dalemiani e fassiniani furibondi con i loro leader.
In privato il ministro ha escluso la corsa: "Walter è un'ottima soluzione, questa è la verità".
Il malessere della Quercia rimane. Bersani è la speranza di chi considera il patto con Veltroni "un 8 settembre per noi". L'ira si concentra su Fassino e D'Alema.
Molti considerano la loro scelta una resa. Certo, per entrambi è stato un rospo da ingoiare.
E gli umori più nascosti del segretario forse si possono leggere nella rabbia sfogata da Anna Serafini, l'altro ieri, nell'aula di Palazzo Madama. Si è avvicinata a due colleghi vicinissimi al sindaco di Roma e ha sibilato, furiosa: "Bravi, complimenti.
Viva l'Italia". Una stizza persino comprensibile. E qualche giorno fa, alla riunione dei 45, Fassino si è rivolto al suo vicino: "Vedi, qui ci sono 44 persone che dopo il 14 ottobre sanno già cosa fare e uno che invece resterà disoccupato".
Bersani dunque può catalizzare lo scontento (magari anestetizzarlo...) ma non per costruirci sopra una candidatura. Semmai una lista promossa insieme con Enrico Letta.
Non a caso anche il sottosegretario a Palazzo Chigi fa sapere di coltivare la tentazione di correre contro Veltroni "perché le primarie così non hanno molto senso". In realtà, proprio come Bersani, ai suoi collaboratori confida "che Walter è il migliore".
Gli sfidanti hanno fino a mercoledì per scoprire le carte. Goffredo Bettini, grande elettore del sindaco di Roma, li invita a uscire fuori: "Arturo Parisi teme il plebiscitarismo?
Si candidi contro Walter".
Una provocazione bell'e buona perché si sa che gli ulivisti hanno ben altre preoccupazioni.
La principale: prendere pochissimi voti alla Costituente. Erano anche alcuni di loro i sostenitori, nelle riunioni riservate, delle quote di diritto. Veltroni invece vuole aprire le porte del Pd con un'elezione veramente libera. Giovanna Melandri spiega cosa significa:
"Nessuna lista unica. Stiamo eleggendo i fondatori del Pd, non possono essere solo persone che vengono dai Ds e dalla Margherita. Devono esserci liste fuori dai partiti. Questo è fondamentale per rafforzare la candidatura di Walter".
Un'altra delle condizioni poste dal segretario.
A Torino Veltroni userà tutte le armi del veltronismo per presentarsi agli elettori. Torino perché la città di Bobbio, degli operai, della sinistra, dell'unità d'Italia. Maliziosamente, è anche la città di Fassino.
E poi è il luogo del primo atto di un percorso interrotto: il congresso del Lingotto del 2000, segnato dallo slogan "I care".
Come dire che si riparte da qui, cancellando gli ultimi sette anni della Quercia e del centrosinistra.
da repubblica
fg