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View Full Version : Dini:non è solo rifondazione che puo far cadere il governo


fluke81
16-06-2007, 09:54
Dini: un Dpef senza riforme non lo votiamo
L'ex premier: «A Prodi dico: mica solo Rifondazione può far cadere il governo»

ROMA - È un fiume in piena Lamberto Dini. L'ex presidente del Consiglio ha perso la pazienza. Nel suo studio al Senato, in elegante gilet azzurro e maniche di camicia, ha messo da parte tabelle sui conti pubblici, tabulati con i risultati delle recenti elezioni amministrative e ritagli di giornale, in particolare quelli con le dichiarazioni del leader di Rifondazione comunista che lo hanno fatto infuriare: «Ma come, si sono perse le elezioni, loro le hanno perse più di tutti, e leggo che Giordano dice: "Spostiamo l'asse del governo a sinistra". Beh... se è così, se ci vogliono portare tutti al suicidio
politico, non si può. Adesso aspettiamo i provvedimenti del governo e poi vediamo. Se non vanno bene, se non servono alla crescita, se non contengono le riforme da troppo tempo promesse, allora il governo può andare incontro a brutte sorprese, soprattutto al Senato». Che significa? «Significherebbe votare contro». E quanti voterebbero contro? «Vedremo, ma mica solo Rifondazione può far cadere il governo! Mica solo le sinistre radicali! A Romano l'ho detto. Quanto contano? Il 20 per cento? E l'80 per cento della coalizione deve piegarsi ai loro voleri, per di più dopo che sono usciti con le ossa rotte dalle elezioni? Ma non scherziamo». Dpef a rischio dunque.
Dini vuol parlare documenti alla mano. E allora prende il dodecalogo col quale Prodi chiuse la crisi di governo di febbraio e comincia: «Qui ci sono le priorità non negoziabili indicate dal presidente del Consiglio. "Impegno forte per la cultura, la scuola, l'università, la ricerca e l'innovazione". Che ha fatto il governo? Zero. "Rapida attuazione del piano infrastrutturale, in particolare dei corridoi europei"... Zero. "Programma per l'efficienza e la diversificazione delle fonti energetiche". Zero. "Prosecuzione dell'azione di liberalizzazione". Meno di zero, perché ha fatto passi indietro. "Impegno concreto a favore del Mezzogiorno". Zero. "Immediata e significativa riduzione della spesa pubblica". Ma qui il governo pensa di aumentare non di ridurre la spesa. "Costi della politica". Zero».
E qui invece sarebbe proprio urgente intervenire. Come? «Per prima cosa ridurrei della metà i parlamentari. Certo, lo so che ci vuole una legge costituzionale, ma bisogna farlo. E poi è ora di intervenire su Regioni ed enti locali per ridurre il numero di consiglieri e assessori, perché non è possibile, per esempio, che un piccolo comune abbia l'assessore per la pace nel mondo». Ma ora Dini vuole assolutamente continuare col dodecalogo Prodi: «"Riordino del sistema previdenziale con grande attenzione alla compatibilità finanziaria". Mi pare che le proposte non rispettino questa compatibilità perché si parla di aumento delle pensioni basse». Lei è contrario? «Per amor di Dio, è giusto farlo, però è un aumento della spesa, mentre dall'altra parte si vuole abolire in tutto o in parte lo scalone, che significa minori risparmi. Le due cose allargano la forbice sul nostro sistema previdenziale, al contrario di quanto Prodi ha stabilito nelle priorità del governo ». Ma allora, secondo lei bisogna tenersi lo scalone? «Si può modificare se si trovano compensazioni». Come? «Aumentando l'età delle donne, perché siamo l'unico Paese dove possono ancora andare in pensione 5 anni prima degli uomini. Bisogna superare tutta questa resistenza dei sindacati, che sembrano essere diventati i sindacati dei pensionandi piuttosto che di tutti i lavoratori».

Il testo Prodi ancora non è finito e Dini va avanti: «"Rilancio delle politiche a sostegno delle famiglie e aumento significativo degli asili nido". Non ho visto nulla di tutto ciò. "Incompatibilità tra incarichi di governo e parlamentari". Risultato: zzz...ero!». Per Dini bisogna mettere in pratica tutti questi impegni anziché stare a discutere di quella cosa che «con una dizione infelice si chiama tesoretto». Anche perché, tabelle dell'andamento mensile del fabbisogno alla mano, quelle che era già abituato a monitorare da direttore generale della Banca d'Italia, «la situazione dei conti è ancora piena di incognite: i 7 miliardi di entrate previsti dalla Finanziaria alla voce recupero dell'evasione entreranno? E i 5 miliardi per l'Inps dall'operazione Tfr? Senza contare che sul fronte della spesa, aumenta quella per interessi perché aumentano i tassi e qui il governo non ci può far nulla, ci sono nuove spese per il rinnovo dei contratti pubblici e per mandare avanti i cantieri». Insomma, «per farla breve, qui il governo si sta vendendo la pelle dell'orso prima di averlo catturato», scandisce Dini.

Fin qui il tecnico. Ma ora Dini vuol fare il politico. Ed è questa la parte più insidiosa per Prodi. «È giusto che il governo si impegni per riguadagnare consensi. Giusto quindi aumentare le pensioni più basse, intervenire sugli ammortizzatori. Ma lo scontento viene soprattutto per la tassazione effettiva che grava sulle piccole imprese, sugli artigiani, i commercianti. Troppi adempimenti. E anche sulle famiglie: Rutelli ha proposto di intervenire sull'Ici, ma Prodi fa orecchie da mercante». Ma come la mettiamo con l'evasione giunta a 270 miliardi di euro all'anno e gli autonomi che spesso dichiarano meno dei loro dipendenti? «Va bene intervenire. Ma se a un cartolaio gli chiedi di pagare di colpo il 30 per cento in più di tasse è chiaro che poi c'è la rivolta. Se invece gli dici: mi dai il 5-6 per cento in più all'anno è diverso. L'altro giorno ero dal meccanico, che mi fa: "Il fisco mi chiede di mandargli tutto col computer, ma io non ce l'ho e non lo so neppure usare. Che faccio? Devo pagare un commercialista".

E allora ecco che ci sono state le contestazioni alla Confindustria, ma poi ancora di più alla Confartigianato e poi arriveranno quelle alla Confcommercio». E infine c'è la sconfitta alle elezioni. Qui l'irritazione di Dini sale. Prende i ritagli di giornale: «Leggo queste cose di Giordano e dico: ma come si possono ancora accettare queste pretese», e batte il pugno sulla scrivania. «Se il governo lo fa allora può andare incontro a brutte sorprese», ripete. E a quel punto? Dini allarga le braccia e alza lo sguardo al soffitto: «Io a Romano l'ho detto ». Del resto, l'ultimo punto del dodecalogo dice: quando ci sono posizioni diverse nel governo, decide Prodi. Ora Dini si aspetta che il presidente del Consiglio sia conseguente. Altrimenti tutto può succedere. Se il governo cadesse, molti pensano che un esecutivo d'emergenza, che magari riformi la legge elettorale e poi convochi le elezioni anticipate, potrebbe essere guidato proprio da Dini. «Guardi, io mi auguro che il governo possa andare avanti e rafforzarsi. Lo dico a tutti quelli che incontro. Parlo spesso anche con i colleghi di Rifondazione. Li capisco, lo so che devono rappresentare la loro base, che è antiamericana e anticapitalista. Però adesso hanno perso. Soprattutto al Nord sono andati molto male. E quindi, caro Romano...».
Enrico Marro
16 giugno 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/06_Giugno/16/dini_dpef_riforme.shtml

:read:

Pitonti
16-06-2007, 13:59
qualcuno che ragioni allora c'è

Deuced
16-06-2007, 14:08
finalmente qualcuno ha detto le cose come stanno