IpseDixit
09-06-2007, 13:35
i chiedo quando si decideranno ad abolire 8 e 5 per mille
ROMA - Settantatrè italiani hanno pensato alla Associazione sportiva Vispa Volley, dev'essere una squadra femminile di pallavolo. Uno solo ha provveduto alla Latteria Sordiglio società cooperativa agricola sociale. Ma i più stupefacenti sembrano essere i sedici dell'Associazione gommonauti pordenonesi, sono appassionati di gommone, organizzano raid, gite, escursioni, cose da veri avventurieri ed ecologisti, risalgono i fiumi dalla foce alla sorgente, ne curano e ne tutelano le rive e i microambienti.
Spulciare le 776 pagine con la lista delle associazioni di volontariato a cui è finito il 5 per mille degli italiani nella dichiarazione dei redditi 2006, è come guardare l'Italia dal buco della serratura. Uno di quei "viaggi" che sfugge a tutte le statistiche e le indagini sociologiche ma che dice qualcosa su come, tutto sommato, gli italiani abbiano ancora il culto del tempo libero e l'ossequio per il club, il circolo e il dopolavoro, per ciò che aggrega e fa ritrovare insieme.
La fotografia di questa Italia invisibile è stata scattata da Vita.it, il settimanale on line leader del Terzo settore, dedicato al volontariato e al no profit. Gabriella Meroni e Riccardo Bagnato hanno messo le mani sull'estratto conto dell'Agenzia delle entrate che dopo quasi un anno ha reso pubblici gli elenchi con le scelte dei contribuenti. Si tratta delle dichiarazioni dei redditi del 2006 (relative al 2005), il primo anno in cui, accanto all'8 per mille da devolvere ai culti religiosi, s'è affacciato il 5 per mille per volontariato e ricerca. Una scelta che hanno fatto il 60 per cento degli italiani (26 milioni e 392mila) e che ha premiato soprattutto volontariato (35,7%) e ricerca sanitaria (8,32%).
I quattro elenchi - Le scelte dei contribuenti sul 5 per mille possono essere destinate a quattro grandi settori. In ogni elenco è indicato il destinatario e il numero delle scelte. Non sono cioè indicati i valori assoluti in euro delle cifre destinate. Circa dieci milioni e mezzo di italiani (39,9%) hanno "donato" indicando il settore senza però precisare a quale ente.
L'elenco più voluminoso, e il più gettonato, è quello dedicato al volontariato e alle onlus, le società senza fini di lucro che hanno la loro ragione sociale nell'assistenza, l'istruzione, la ricerca, la tutela naturalistica, la cultura e lo sport. Sono 31.776 gli enti e associazioni di promozione sociale. Circa 809 mila sono i contribuenti che hanno dato il loro 5 per mille a questa categoria senza indicare il destinatario. Seguono la ricerca scientifica e le università (549 enti e 940 mila i contributi senza indicazione del destinatario), e la ricerca sanitaria (86 enti, un milione e mezzo di trasferimenti senza specificazione del destinatario).
I Comuni - Il quarto elenco è dedicato ai comuni: i cittadini hanno potuto destinare il loro 5 per mille ai servizi sociali del proprio comune, dagli asili nido ai giardini pubblici. Ma è durato solo un anno: il Terzo settore ha denunciato, ottendendo ragione, che si trattava di una forma occulta di tassazione aggiuntiva. Quest'anno i Comuni non avranno un centesimo dal 5 per mille. Nel 2006, invece, le città che hanno incassato di più sono state Roma, Milano, Torino e Firenze. Nella top ten ben quattro città sono emiliane e, a parte Roma, non ce n'è nessuna del centro-sud. Un segno, anche questo, della scarsa fiducia nelle istituzioni via via che si scende nel paese.
Bambini, Acli e i Caf per le tasse - Unicef e Acli, rispettivamente con 235.311 e 228.829 scelte, hanno sbancato la lista delle onlus. Con una curiosità: l'associazionismo cattolico sociale deve molto probabilmente il segreto del suo successo non tanto alla rete di circoli e attività dopolavorativa e sportiva quando al fatto che garantisce da sempre l'assistenza fiscale al contribuente tramite la struttura dei Caf-Acli. "Una rete - si legge su Vita.it - organizzata su tutto il territorio italiano, composta da 105 società e 1.100 uffici con più di 1.500 operatori in grado di ricevere e assistere ogni anno un milione e duecentomila cittadini". La prova del peso specifico che esercita l'assistenza fiscale la si ottiene confrontando altre due realtà simili a quella delle Acli. L'Arci, sicuramente più forte delle Acli nell'associazionismo sociale con oltre un milione di tesserati e centinaia di circoli, non offre questo servizio e riceve appena 3.700 preferenze. La Spi-Cgil, invece, onlus del sindacato, che garantisce l'assistenza fiscale con i Caaf, ne ha avute 163 mila.
Al terzo posto nella classifica onlus si trova l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (183.577), al quinto Emergency (161.407) seguito da Medici senza frontiere (150 mila). A seguire, in ordine sparso, il campionario di associazioni sportive, fondazioni culturali e bancarie, dopolavoro, materne e asili nido, Misericordie, teatri, dal Comunale di Firenze al San Carlo di Napoli, Croce verde, bianca e rossa, calcio, basket, pedalistica, volley, judo e karate. E' l'Italia che s'organizza, nel piccolo, nel volontariato, in quello che le piace, al di là dei progetti e delle promesse della politica locale.
Acli batte Arci - Questo risultato, probabilmente, non piacerà a un sacco di gente. Ma è fissato dai numeri: la cattolica Acli 228.829 preferenze; la progressista Arci solo 3.700. Un distacco frutto, sicuramente, del fatto che la rete cattolica garantisce l'assistenza fiscale e l'Arci no (però c'è caccia, pesca e molto altro). Ma frutto anche della presa di posizione dei vertici dell'Arci contro il 5 per mille e a favore di una riformulazione dell'8 per mille. Certo, tra qualche mese, quando gli enti incasseranno il loro 5 per mille, l'Arci si dovrà accontentare di qualcosa come 80 mila euro mentre le Acli riceveranno quattro milioni di euro.
Torino batte don Verzè - Il capitolo ricerca sanitaria è quello col più alto numero di donatori - un milione e mezzo - che non indicano il destinatario del 5 per mille ma in assoluto sembra essere il settore che raccoglie di più le simpatie degli italiani. La top ten è quasi tutta "occupata" da istituti di ricerca per il cancro con l'eccezione di due ospedali pediatrici, il Gaslini di Genova (79 mila donazioni) e il Bambin Gesù di Roma (18.221). In questa classifica si consuma un testa a testa curioso: l'Istituto europeo di Oncologia di Torino (101.144) distanzia di parecchie lunghezze la Fondazione Centro S. Raffaele Del Monte Tabor (86.320). Al dodicesimo posto compare Tosinvest Sanità spa-San Raffaele.it che ha portato via ben 10 mila donazioni.
Roma, Bologna, Napoli, le università prescelte - Il gruppo di donazioni dedicate alla ricerca scientifica e universitario è forse quello più ricco. Sono 940 mila le dichiarazioni dei redditi che destinano il 5 per mille a questa categoria pur senza specificare a chi. Guida la classifica l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) che ottiene 727.868 donazioni seguita dalla Fondazione italiana sclerosi multipla (81.590) e dalla Fondazione Umberto Veronesi (70.241). Stupisce che la Fondazione Telethon sia solo al quarto posto con 35.387 preferenze.
Molti gli atenei prescelti per il 5 per mille. Colpiscono alcune assenze, come l'Università di Firenze, e alcune presenze come la Bocconi (768). Stravincono La Sapienza di Roma, Bologna e la Federico II di Napoli. Padova (7.791) e Pavia (7.651) battono per esempio atenei storici come quello di Pisa (6.264). Molte preferenze sono andate a conservatori di musica e accademie di Belle Arti.
Il giallo degli esclusi - L'elenco delle onlus comprendeva 28.678 associazioni. Ben 6.306 sono state però considerate non idonee a ricevere il 5 per mille. Mancanza di requisiti e parametri, piuttosto rigidi, che definiscono cosa è onlus e cosa no, dalla democraticità nello statuto ai limiti per le attività commerciali e le retribuzione dei dipendenti. Tra gli esclusi alcuni nomi eccellenti come la Ail (Associazione italiana contro leucemie e linfomi) che ha visto congelate le sue ben 121 mila preferenze. Pare si tratti di un vizio formale in via di soluzione.
Tra gli esclusi eccellenti, salvo ricorso, anche Adiconsum, Italia Nostra, Associazione mutilati e invalidi. L'Agenzia delle entrate metterà queste preferenze sotto l'elenco dei senza destinatario ma sempre nella categoria volontariato.
Facendo due conti - Stime ufficiose parlano, per il 2006, di un flusso di denaro pari a circa 400 milioni di euro. Non male per il primo anno sperimentale del 5 per mille. La cifra nasce calcolando una media di 20 euro per ogni donazione. Una media più per difetto che per eccesso.
Il "tetto" dello Stato - Se la raccolta 2007 dovesse essere ancora superiore, come sembra, e arrivare per esempio a 500 milioni di euro, la metà di questa cifra finirà nelle tasche dello Stato. Nell'ultima Finanziaria, infatti, il governo ha posto una norma per cui se la cifra raccolta supera i 250 milioni, il resto finisce allo Stato. Una raccolta fondi travestita da offerte per il volontariato. Il Terzo settore non ci sta e ha lanciato una campagna ("Alziamoiltetto.it") per cancellare la norma.
(9 giugno 2007)
http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/economia/5permille/5permille/5permille.html
ROMA - Settantatrè italiani hanno pensato alla Associazione sportiva Vispa Volley, dev'essere una squadra femminile di pallavolo. Uno solo ha provveduto alla Latteria Sordiglio società cooperativa agricola sociale. Ma i più stupefacenti sembrano essere i sedici dell'Associazione gommonauti pordenonesi, sono appassionati di gommone, organizzano raid, gite, escursioni, cose da veri avventurieri ed ecologisti, risalgono i fiumi dalla foce alla sorgente, ne curano e ne tutelano le rive e i microambienti.
Spulciare le 776 pagine con la lista delle associazioni di volontariato a cui è finito il 5 per mille degli italiani nella dichiarazione dei redditi 2006, è come guardare l'Italia dal buco della serratura. Uno di quei "viaggi" che sfugge a tutte le statistiche e le indagini sociologiche ma che dice qualcosa su come, tutto sommato, gli italiani abbiano ancora il culto del tempo libero e l'ossequio per il club, il circolo e il dopolavoro, per ciò che aggrega e fa ritrovare insieme.
La fotografia di questa Italia invisibile è stata scattata da Vita.it, il settimanale on line leader del Terzo settore, dedicato al volontariato e al no profit. Gabriella Meroni e Riccardo Bagnato hanno messo le mani sull'estratto conto dell'Agenzia delle entrate che dopo quasi un anno ha reso pubblici gli elenchi con le scelte dei contribuenti. Si tratta delle dichiarazioni dei redditi del 2006 (relative al 2005), il primo anno in cui, accanto all'8 per mille da devolvere ai culti religiosi, s'è affacciato il 5 per mille per volontariato e ricerca. Una scelta che hanno fatto il 60 per cento degli italiani (26 milioni e 392mila) e che ha premiato soprattutto volontariato (35,7%) e ricerca sanitaria (8,32%).
I quattro elenchi - Le scelte dei contribuenti sul 5 per mille possono essere destinate a quattro grandi settori. In ogni elenco è indicato il destinatario e il numero delle scelte. Non sono cioè indicati i valori assoluti in euro delle cifre destinate. Circa dieci milioni e mezzo di italiani (39,9%) hanno "donato" indicando il settore senza però precisare a quale ente.
L'elenco più voluminoso, e il più gettonato, è quello dedicato al volontariato e alle onlus, le società senza fini di lucro che hanno la loro ragione sociale nell'assistenza, l'istruzione, la ricerca, la tutela naturalistica, la cultura e lo sport. Sono 31.776 gli enti e associazioni di promozione sociale. Circa 809 mila sono i contribuenti che hanno dato il loro 5 per mille a questa categoria senza indicare il destinatario. Seguono la ricerca scientifica e le università (549 enti e 940 mila i contributi senza indicazione del destinatario), e la ricerca sanitaria (86 enti, un milione e mezzo di trasferimenti senza specificazione del destinatario).
I Comuni - Il quarto elenco è dedicato ai comuni: i cittadini hanno potuto destinare il loro 5 per mille ai servizi sociali del proprio comune, dagli asili nido ai giardini pubblici. Ma è durato solo un anno: il Terzo settore ha denunciato, ottendendo ragione, che si trattava di una forma occulta di tassazione aggiuntiva. Quest'anno i Comuni non avranno un centesimo dal 5 per mille. Nel 2006, invece, le città che hanno incassato di più sono state Roma, Milano, Torino e Firenze. Nella top ten ben quattro città sono emiliane e, a parte Roma, non ce n'è nessuna del centro-sud. Un segno, anche questo, della scarsa fiducia nelle istituzioni via via che si scende nel paese.
Bambini, Acli e i Caf per le tasse - Unicef e Acli, rispettivamente con 235.311 e 228.829 scelte, hanno sbancato la lista delle onlus. Con una curiosità: l'associazionismo cattolico sociale deve molto probabilmente il segreto del suo successo non tanto alla rete di circoli e attività dopolavorativa e sportiva quando al fatto che garantisce da sempre l'assistenza fiscale al contribuente tramite la struttura dei Caf-Acli. "Una rete - si legge su Vita.it - organizzata su tutto il territorio italiano, composta da 105 società e 1.100 uffici con più di 1.500 operatori in grado di ricevere e assistere ogni anno un milione e duecentomila cittadini". La prova del peso specifico che esercita l'assistenza fiscale la si ottiene confrontando altre due realtà simili a quella delle Acli. L'Arci, sicuramente più forte delle Acli nell'associazionismo sociale con oltre un milione di tesserati e centinaia di circoli, non offre questo servizio e riceve appena 3.700 preferenze. La Spi-Cgil, invece, onlus del sindacato, che garantisce l'assistenza fiscale con i Caaf, ne ha avute 163 mila.
Al terzo posto nella classifica onlus si trova l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (183.577), al quinto Emergency (161.407) seguito da Medici senza frontiere (150 mila). A seguire, in ordine sparso, il campionario di associazioni sportive, fondazioni culturali e bancarie, dopolavoro, materne e asili nido, Misericordie, teatri, dal Comunale di Firenze al San Carlo di Napoli, Croce verde, bianca e rossa, calcio, basket, pedalistica, volley, judo e karate. E' l'Italia che s'organizza, nel piccolo, nel volontariato, in quello che le piace, al di là dei progetti e delle promesse della politica locale.
Acli batte Arci - Questo risultato, probabilmente, non piacerà a un sacco di gente. Ma è fissato dai numeri: la cattolica Acli 228.829 preferenze; la progressista Arci solo 3.700. Un distacco frutto, sicuramente, del fatto che la rete cattolica garantisce l'assistenza fiscale e l'Arci no (però c'è caccia, pesca e molto altro). Ma frutto anche della presa di posizione dei vertici dell'Arci contro il 5 per mille e a favore di una riformulazione dell'8 per mille. Certo, tra qualche mese, quando gli enti incasseranno il loro 5 per mille, l'Arci si dovrà accontentare di qualcosa come 80 mila euro mentre le Acli riceveranno quattro milioni di euro.
Torino batte don Verzè - Il capitolo ricerca sanitaria è quello col più alto numero di donatori - un milione e mezzo - che non indicano il destinatario del 5 per mille ma in assoluto sembra essere il settore che raccoglie di più le simpatie degli italiani. La top ten è quasi tutta "occupata" da istituti di ricerca per il cancro con l'eccezione di due ospedali pediatrici, il Gaslini di Genova (79 mila donazioni) e il Bambin Gesù di Roma (18.221). In questa classifica si consuma un testa a testa curioso: l'Istituto europeo di Oncologia di Torino (101.144) distanzia di parecchie lunghezze la Fondazione Centro S. Raffaele Del Monte Tabor (86.320). Al dodicesimo posto compare Tosinvest Sanità spa-San Raffaele.it che ha portato via ben 10 mila donazioni.
Roma, Bologna, Napoli, le università prescelte - Il gruppo di donazioni dedicate alla ricerca scientifica e universitario è forse quello più ricco. Sono 940 mila le dichiarazioni dei redditi che destinano il 5 per mille a questa categoria pur senza specificare a chi. Guida la classifica l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) che ottiene 727.868 donazioni seguita dalla Fondazione italiana sclerosi multipla (81.590) e dalla Fondazione Umberto Veronesi (70.241). Stupisce che la Fondazione Telethon sia solo al quarto posto con 35.387 preferenze.
Molti gli atenei prescelti per il 5 per mille. Colpiscono alcune assenze, come l'Università di Firenze, e alcune presenze come la Bocconi (768). Stravincono La Sapienza di Roma, Bologna e la Federico II di Napoli. Padova (7.791) e Pavia (7.651) battono per esempio atenei storici come quello di Pisa (6.264). Molte preferenze sono andate a conservatori di musica e accademie di Belle Arti.
Il giallo degli esclusi - L'elenco delle onlus comprendeva 28.678 associazioni. Ben 6.306 sono state però considerate non idonee a ricevere il 5 per mille. Mancanza di requisiti e parametri, piuttosto rigidi, che definiscono cosa è onlus e cosa no, dalla democraticità nello statuto ai limiti per le attività commerciali e le retribuzione dei dipendenti. Tra gli esclusi alcuni nomi eccellenti come la Ail (Associazione italiana contro leucemie e linfomi) che ha visto congelate le sue ben 121 mila preferenze. Pare si tratti di un vizio formale in via di soluzione.
Tra gli esclusi eccellenti, salvo ricorso, anche Adiconsum, Italia Nostra, Associazione mutilati e invalidi. L'Agenzia delle entrate metterà queste preferenze sotto l'elenco dei senza destinatario ma sempre nella categoria volontariato.
Facendo due conti - Stime ufficiose parlano, per il 2006, di un flusso di denaro pari a circa 400 milioni di euro. Non male per il primo anno sperimentale del 5 per mille. La cifra nasce calcolando una media di 20 euro per ogni donazione. Una media più per difetto che per eccesso.
Il "tetto" dello Stato - Se la raccolta 2007 dovesse essere ancora superiore, come sembra, e arrivare per esempio a 500 milioni di euro, la metà di questa cifra finirà nelle tasche dello Stato. Nell'ultima Finanziaria, infatti, il governo ha posto una norma per cui se la cifra raccolta supera i 250 milioni, il resto finisce allo Stato. Una raccolta fondi travestita da offerte per il volontariato. Il Terzo settore non ci sta e ha lanciato una campagna ("Alziamoiltetto.it") per cancellare la norma.
(9 giugno 2007)
http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/economia/5permille/5permille/5permille.html