ALBIZZIE
31-05-2007, 16:03
http://www.ilmessaggero.it/view.php?data=20070531&ediz=01_NAZIONALE&npag=39&file=P_883.xml&type=STANDARD
di RAFFAELLA TROILI
Non ha trovato uno straccio di lavoro per campare: «Il motivo? Perché sono nato a Roma».
«Ah, lei non è di qui?». Ancora si dice, in certe parti del Nord. Nell’Italia che ogni giorno sperimenta la globalizzazione, che apre le porte a nuovi cittadini e attua l’integrazione, spesso sul campo, senza alcuna prova tecnica. Succede e fa sentire stranieri anche gli italiani come Mario Cefali, 45 anni, libero professionista nel campo della Sicurezza&Ambiente - Iso 9001/2000. Stanco e amareggiato dalle tante porte in faccia ricevute, a Roma tornerà presto, con la compagna Simona torinese doc e la figlia di 5 anni. L’ha annunciato in una lettera pubblicata sul sito del Messaggero, dove raccontava brevemente la sua storia. I quattordici anni in Piemonte, dove ha lavorato per il gruppo Fiat, la necessità circa tre anni fa di trasferirsi a Vignola, in provincia di Modena, «per via della recessione dilagante in tutti i settori industriali». Qui, tra l’Emilia e la Romagna, racconta di aver scoperto di essere una straniero, si è imbattuto nella «diffidenza, il campanilismo, come lo chiamano loro. Il razzismo come lo definisco io». Nessuna possibilità di inserirsi, nonostante le aziende prosperino e molte siano alla ricerca di professionisti del suo settore (metodista e analista della qualità, consulente 626). «Ho mandato fax, lettere, e-mail: 300 curriculum ad aziende che cercavano quella figura professionale. Ma niente da fare, nessuna risposta».
Arriviamo ai primi mesi del 2005, quando Mario allarmato chiede un incontro al sindaco di Vignola. Qui la scoperta, «la cruda realtà», che aveva ormai capito già da solo: «Dopo tanti discorsi il sindaco Adani, un po’ imbarazzato mi disse: “Guardi, senta, faccia una cosa... Nelle e-mail, nei fax: tolga ’sto nato a Roma... vedrà che la chiamano”».
Il consiglio del primo cittadino era giusto, azzeccato dicono in certe parti del Sud. Una ventina di colloqui il nuovo “Mario Cefali senza nato a Roma” l’ha avuti davvero. E fa un po’ ridere, se la faccenda non fosse tragica, immaginarlo mentre cerca di parlare in italiano perfetto mentre spera che nessuno gli chieda di dov’è. Tutto fila liscio, ogni volta. Fino alla fatidica domanda, al famoso Ah, lei non è di qui. «Il fatto è che quando sentivano la mia inflessione, che porterò finché muoio e ne sono orgoglioso, mi chiedevano di dove ero». A quel punto Mario biascicava: «No, sono di Roma, vengo da Torino...». Il suo destino era già segnato nella risposta successiva: «Ok, le faremo sapere».
Nessuno dei venti colloqui è andato in porto. Nessuna azienda si è più fatta sentire, racconta Mario. «Purtroppo per loro ero nato a Roma e comunque non ero del posto. Questo se pur non ammettendolo esplicitamente era un problema, solo dopo mesi, alcuni titolari di aziende, in questo mio percorso di ricerca, lo ammisero». Alla fine Mario il romano, siamo nel 2006 e lui nel frattempo si è trasferito a Poggio Renatico (Ferrara), accetta lavori più umili, quel che trova. «Per non morire di stenti ho fatto il facchino, sotto titolari italiani e stranieri. Sottopagato dai primi, più onesti i secondi, almeno con loro arrivavo a 1.200-1.300 euro al mese». Riesce anche a riprendere il percorso di consulente per una cooperativa con titolari marocchini. «Avevo capito che solo con loro potevo lavorare». Ma anche con la cooperativa l’esperienza di lavoro non dura. «Ho mandato altri 86 curriculum ma da marzo sono fermo, stanco e amareggiato. E la mia dignità ormai è sotto i tacchi. L’unica soluzione è quella di andarmene da questa regione per tornare a Roma, dopo 17 anni. Ho lanciato l’allarme, l’Sos a mio fratello, ispettore d’igiene e addetto di Sua Santità, spero mi aiuti a trovare un impiego nella capitale, non posso far morire di fame mia figlia».
Porte in faccia anche per Simona, la sua compagna torinese, alla continua ricerca di lavoretti, pure da badante, da donna di servizio. «E’ mora. Tingiti i capelli di biondo, come una polacca, le ha detto qualcuno...».
eppure 'sta storia mi sembra assurda....
di RAFFAELLA TROILI
Non ha trovato uno straccio di lavoro per campare: «Il motivo? Perché sono nato a Roma».
«Ah, lei non è di qui?». Ancora si dice, in certe parti del Nord. Nell’Italia che ogni giorno sperimenta la globalizzazione, che apre le porte a nuovi cittadini e attua l’integrazione, spesso sul campo, senza alcuna prova tecnica. Succede e fa sentire stranieri anche gli italiani come Mario Cefali, 45 anni, libero professionista nel campo della Sicurezza&Ambiente - Iso 9001/2000. Stanco e amareggiato dalle tante porte in faccia ricevute, a Roma tornerà presto, con la compagna Simona torinese doc e la figlia di 5 anni. L’ha annunciato in una lettera pubblicata sul sito del Messaggero, dove raccontava brevemente la sua storia. I quattordici anni in Piemonte, dove ha lavorato per il gruppo Fiat, la necessità circa tre anni fa di trasferirsi a Vignola, in provincia di Modena, «per via della recessione dilagante in tutti i settori industriali». Qui, tra l’Emilia e la Romagna, racconta di aver scoperto di essere una straniero, si è imbattuto nella «diffidenza, il campanilismo, come lo chiamano loro. Il razzismo come lo definisco io». Nessuna possibilità di inserirsi, nonostante le aziende prosperino e molte siano alla ricerca di professionisti del suo settore (metodista e analista della qualità, consulente 626). «Ho mandato fax, lettere, e-mail: 300 curriculum ad aziende che cercavano quella figura professionale. Ma niente da fare, nessuna risposta».
Arriviamo ai primi mesi del 2005, quando Mario allarmato chiede un incontro al sindaco di Vignola. Qui la scoperta, «la cruda realtà», che aveva ormai capito già da solo: «Dopo tanti discorsi il sindaco Adani, un po’ imbarazzato mi disse: “Guardi, senta, faccia una cosa... Nelle e-mail, nei fax: tolga ’sto nato a Roma... vedrà che la chiamano”».
Il consiglio del primo cittadino era giusto, azzeccato dicono in certe parti del Sud. Una ventina di colloqui il nuovo “Mario Cefali senza nato a Roma” l’ha avuti davvero. E fa un po’ ridere, se la faccenda non fosse tragica, immaginarlo mentre cerca di parlare in italiano perfetto mentre spera che nessuno gli chieda di dov’è. Tutto fila liscio, ogni volta. Fino alla fatidica domanda, al famoso Ah, lei non è di qui. «Il fatto è che quando sentivano la mia inflessione, che porterò finché muoio e ne sono orgoglioso, mi chiedevano di dove ero». A quel punto Mario biascicava: «No, sono di Roma, vengo da Torino...». Il suo destino era già segnato nella risposta successiva: «Ok, le faremo sapere».
Nessuno dei venti colloqui è andato in porto. Nessuna azienda si è più fatta sentire, racconta Mario. «Purtroppo per loro ero nato a Roma e comunque non ero del posto. Questo se pur non ammettendolo esplicitamente era un problema, solo dopo mesi, alcuni titolari di aziende, in questo mio percorso di ricerca, lo ammisero». Alla fine Mario il romano, siamo nel 2006 e lui nel frattempo si è trasferito a Poggio Renatico (Ferrara), accetta lavori più umili, quel che trova. «Per non morire di stenti ho fatto il facchino, sotto titolari italiani e stranieri. Sottopagato dai primi, più onesti i secondi, almeno con loro arrivavo a 1.200-1.300 euro al mese». Riesce anche a riprendere il percorso di consulente per una cooperativa con titolari marocchini. «Avevo capito che solo con loro potevo lavorare». Ma anche con la cooperativa l’esperienza di lavoro non dura. «Ho mandato altri 86 curriculum ma da marzo sono fermo, stanco e amareggiato. E la mia dignità ormai è sotto i tacchi. L’unica soluzione è quella di andarmene da questa regione per tornare a Roma, dopo 17 anni. Ho lanciato l’allarme, l’Sos a mio fratello, ispettore d’igiene e addetto di Sua Santità, spero mi aiuti a trovare un impiego nella capitale, non posso far morire di fame mia figlia».
Porte in faccia anche per Simona, la sua compagna torinese, alla continua ricerca di lavoretti, pure da badante, da donna di servizio. «E’ mora. Tingiti i capelli di biondo, come una polacca, le ha detto qualcuno...».
eppure 'sta storia mi sembra assurda....