Fritz!
24-05-2007, 20:41
http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200705articoli/3111girata.asp
Chiamparino: "Hanno fatto fuori tutto il Nord"
Sergio Chiamparino, tra gli esclusi del «Comitato del 14 ottobre per il Pd»
OPINIONI Chiamparino escluso dalla casta
L'ira del sindaco di Torino: ora una lista con Bresso e Illy
BEPPE MINELLO
TORINO
Con quella faccia un po’ così, sempre stropicciata, riesci a capire che Sergio Chiamparino è contento solo quando sorride. Qualsiasi altro stato d’animo è di difficile lettura. Ma ieri, statene certi, era furibondo. E la telefonata serale di «Piero» non è che abbia cambiato granché le cose. Niente «Comitato 14 ottobre», per il sindaco. Tagliato fuori dal Gotha di Ds e Dl, gli azionisti di riferimento del futuro Partito democratico.
E’ dura da digerire?
«Veda lei, sono stato uno dei principali promotori del Pd, mentre vedo nell’elenco personaggi dei quali non ho percepito né il ruolo, né l’investimento che hanno fatto nel nuovo partito».
Un nome.
«Non ne faccio. Anzi, sì: il mio amico Carlin Petrini, il padre di Slow Food: quali istanze porta nel Pd? E’ vero però che l’essere finito sulla copertina di Time soddisfa l’esigenza di rappresentanza che, è evidente, ha caratterizzato la formazione del Comitato».
E degli altri nomi che dice?
«Vedo che mancano esponenti del Nord-Ovest e a ben vedere tutto il Nord è penalizzato. Dove sono i Burlando? Dove i Pericu? Non c’è, insomma, nessun rappresentante di un bel pezzo di quella che definiamo “Questione settentrionale”. E’ grave. Se poi tra i 45 c’è qualche rappresentante vuol dire che non lo conosco ed è preoccupante lo stesso».
Quindi cosa farà?
«E’ evidente che questa assenza solleva un interrogativo sul carattere federale che avrà il Pd. C’è un’ipoteca sul futuro partito. E poi, non per fare come “j'aso 'd Cavour ch’a-i é gnun ch'a-j lauda e as laudo da lor” (gli asini di Cavour che nessuno li loda e si lodano da loro stessi, ndr), ma devono ricordarsi che il Nord-Ovest è l’unica area del settentrione che ha sempre fatto vincere l’Ulivo e a Torino e a Genova anche sul piano politico, non solo su quello amministrativo».
Va bene, ma cosa farà?
«Magari presenterò una mia lista all’Assemblea costituente per affermare le ragioni del Federalismo, coinvolgendo l’amica Mercedes Bresso, pure lei tagliata fuori dal Comitato. E poi Illy, anche lui non c’è. Ma si rendono conto che le figure più rappresentative del Nord-Ovest e del Nord-Est sono assenti?».
Le malelingue sostengono che lei paga il fatto di essere un mostro politico a livello locale, ma un nano a livello nazionale. E’ così?
«E’ vero, è una considerazione cattiva ma che coglie nel segno. Ma se essere un nano politico vuol dire non far parte di una certa nomenclatura, di un certo ceto politico, allora va bene così. Ognuno di noi è la storia che si porta sulle spalle e io sono sempre stato un peone. Il massimo incarico ricoperto è stato quello di capogruppo nella Commissione Bilancio e solo per due anni. Onestamente sono un nano, mentre altri hanno alle spalle ruoli da ministro, da sottosegretario... Ma una posizione di debolezza può trasformarsi in una posizione di forza: potrò dire ciò che voglio. Vigilare su cosa proporranno per il Nord-Ovest».
Sulla sua esclusione ha pesato il fatto di essere giudicato arrogante, di non avere alle spalle una corrente, un gruppo, di bastare a se stesso?
«L’ho già detto, pur essendo cresciuto nel partito non sono mai appartenuto a nessuno e nessuno mi ha mai indicato. Comunque, vedo che gli esclusi sono maggiori degli inclusi. Non per fare paragoni irriguardosi, ma non c’è nemmeno Cacciari. Così come la Turco o la Melandri che hanno quarti di nobiltà ben maggiori dei miei da far valere».
Non hanno nemmeno pesato le sue fughe in avanti sui giornali su temi quali la sicurezza o la droga? Fughe magari dettate dalla necessità di attirare l’attenzione su di sé.
«Ho detto cose che si sono verificate un decennio dopo come la necessità di eliminare la Scala mobile. Così come il fatto che il tema della sicurezza non è né di destra né di sinistra lo sostenevo molti anni fa quando con il collega Cambursano presentavo emendamenti alla Turco-Napolitano sulla necessità di inserire i rilievi dattiloscopici sui permessi di soggiorno per garantire l’identità degli immigrati. Emendamenti che il mio partito mi fece ritirare per paura che passassero con i voti della destra».
Chiamparino: "Hanno fatto fuori tutto il Nord"
Sergio Chiamparino, tra gli esclusi del «Comitato del 14 ottobre per il Pd»
OPINIONI Chiamparino escluso dalla casta
L'ira del sindaco di Torino: ora una lista con Bresso e Illy
BEPPE MINELLO
TORINO
Con quella faccia un po’ così, sempre stropicciata, riesci a capire che Sergio Chiamparino è contento solo quando sorride. Qualsiasi altro stato d’animo è di difficile lettura. Ma ieri, statene certi, era furibondo. E la telefonata serale di «Piero» non è che abbia cambiato granché le cose. Niente «Comitato 14 ottobre», per il sindaco. Tagliato fuori dal Gotha di Ds e Dl, gli azionisti di riferimento del futuro Partito democratico.
E’ dura da digerire?
«Veda lei, sono stato uno dei principali promotori del Pd, mentre vedo nell’elenco personaggi dei quali non ho percepito né il ruolo, né l’investimento che hanno fatto nel nuovo partito».
Un nome.
«Non ne faccio. Anzi, sì: il mio amico Carlin Petrini, il padre di Slow Food: quali istanze porta nel Pd? E’ vero però che l’essere finito sulla copertina di Time soddisfa l’esigenza di rappresentanza che, è evidente, ha caratterizzato la formazione del Comitato».
E degli altri nomi che dice?
«Vedo che mancano esponenti del Nord-Ovest e a ben vedere tutto il Nord è penalizzato. Dove sono i Burlando? Dove i Pericu? Non c’è, insomma, nessun rappresentante di un bel pezzo di quella che definiamo “Questione settentrionale”. E’ grave. Se poi tra i 45 c’è qualche rappresentante vuol dire che non lo conosco ed è preoccupante lo stesso».
Quindi cosa farà?
«E’ evidente che questa assenza solleva un interrogativo sul carattere federale che avrà il Pd. C’è un’ipoteca sul futuro partito. E poi, non per fare come “j'aso 'd Cavour ch’a-i é gnun ch'a-j lauda e as laudo da lor” (gli asini di Cavour che nessuno li loda e si lodano da loro stessi, ndr), ma devono ricordarsi che il Nord-Ovest è l’unica area del settentrione che ha sempre fatto vincere l’Ulivo e a Torino e a Genova anche sul piano politico, non solo su quello amministrativo».
Va bene, ma cosa farà?
«Magari presenterò una mia lista all’Assemblea costituente per affermare le ragioni del Federalismo, coinvolgendo l’amica Mercedes Bresso, pure lei tagliata fuori dal Comitato. E poi Illy, anche lui non c’è. Ma si rendono conto che le figure più rappresentative del Nord-Ovest e del Nord-Est sono assenti?».
Le malelingue sostengono che lei paga il fatto di essere un mostro politico a livello locale, ma un nano a livello nazionale. E’ così?
«E’ vero, è una considerazione cattiva ma che coglie nel segno. Ma se essere un nano politico vuol dire non far parte di una certa nomenclatura, di un certo ceto politico, allora va bene così. Ognuno di noi è la storia che si porta sulle spalle e io sono sempre stato un peone. Il massimo incarico ricoperto è stato quello di capogruppo nella Commissione Bilancio e solo per due anni. Onestamente sono un nano, mentre altri hanno alle spalle ruoli da ministro, da sottosegretario... Ma una posizione di debolezza può trasformarsi in una posizione di forza: potrò dire ciò che voglio. Vigilare su cosa proporranno per il Nord-Ovest».
Sulla sua esclusione ha pesato il fatto di essere giudicato arrogante, di non avere alle spalle una corrente, un gruppo, di bastare a se stesso?
«L’ho già detto, pur essendo cresciuto nel partito non sono mai appartenuto a nessuno e nessuno mi ha mai indicato. Comunque, vedo che gli esclusi sono maggiori degli inclusi. Non per fare paragoni irriguardosi, ma non c’è nemmeno Cacciari. Così come la Turco o la Melandri che hanno quarti di nobiltà ben maggiori dei miei da far valere».
Non hanno nemmeno pesato le sue fughe in avanti sui giornali su temi quali la sicurezza o la droga? Fughe magari dettate dalla necessità di attirare l’attenzione su di sé.
«Ho detto cose che si sono verificate un decennio dopo come la necessità di eliminare la Scala mobile. Così come il fatto che il tema della sicurezza non è né di destra né di sinistra lo sostenevo molti anni fa quando con il collega Cambursano presentavo emendamenti alla Turco-Napolitano sulla necessità di inserire i rilievi dattiloscopici sui permessi di soggiorno per garantire l’identità degli immigrati. Emendamenti che il mio partito mi fece ritirare per paura che passassero con i voti della destra».