Sinclair63
27-04-2007, 19:22
Con un colpo alla testa, il proprietario di un'agenzia funebre, uccise un operaio dell'Azienda del gas davanti agli occhi della moglie e della figlia di quattro anni. Oggi è arrivata la sentenza. L'età, 72 anni, il rito abbreviato e l'indulto potrebbero però evitargli la galera
Si è conclusa con una condanna in via definitiva a sei anni, la vicenda che ha visto protagonista Salvatore Mannino, colpevole di aver ucciso tre anni fa un uomo per banali motivi. A stabilirlo è la sentenza del giudice dell’udienza preliminare Maria Elena Gamberini, dopo che la Corte d’assise d’appello ha respinto il ricorso della difesa. Nel 2004 Salvatore Mannino, che oggi ha 72 anni, uccise con un pugno un automobilista, colpevole di avergli strisciato l’auto. Vittima dell’aggressione fu un operaio dell’Azienda del gas, Simone La Mantia di 42 anni, sposato e padre di quattro figli.
L’episodio è avvenuto nei pressi della stazione centrale, in via Maurolico, dove l’anziano gestiva assieme al figlio un’agenzia di pompe funebri. Passando da lì con la propria auto, La Mantia ha rigato l’auto di proprietà del Mannino. Subito è intervenuto l'uomo, il figlio Natale e alcuni dipendenti. Ne è subito nata una lite, in seguito alla quale Natale Mannino ha colpito La Mantia. Ma è stato il pugno alla testa inferto dall’anziano Mannino ad essere stato fatale per l’operaio, morto sotto gli occhi della moglie e della figlia di quattro anni, che si trovavano in auto con lui.
In tribunale la pena è stata ridotta di un terzo grazie al rito abbreviato, ed è stata contenuta anche grazie ai risultati della perizia, secondo cui la morte in seguito a quel tipo di colpi è rara.
Nonostante la sentenza definitiva però, ci sono poche probabilità che Mannino torni in carcere, dopo i sei mesi iniziali scontati tra galera e domiciliari, oppure che vi rimanga anche se per poco tempo. Dalla sua parte giocano diversi fattori: innanzitutto l’età, 72 anni, e poi l’indulto che dimezzerà la pena.
La moglie della vittima, che la scorsa estate ha lasciato la città per protesta, ha così commentato la sentenza : “Me lo aspettavo. È assurdo, come tutto in questa storia, che ha distrutto me e i miei figli. Speravo di avere più solidarietà dalla città, ma così non è stato”. Sulla famiglia Mannino aggiunge : “Non mi hanno mai chiesto scusa, hanno versato un acconto sul risarcimento, ma non è questo quello che volevo. Ora preferisco non parlarne più”
SENZA PAROLE :muro:
Fonte: http://www.ateneonline-aol.it/070427elka.php
Si è conclusa con una condanna in via definitiva a sei anni, la vicenda che ha visto protagonista Salvatore Mannino, colpevole di aver ucciso tre anni fa un uomo per banali motivi. A stabilirlo è la sentenza del giudice dell’udienza preliminare Maria Elena Gamberini, dopo che la Corte d’assise d’appello ha respinto il ricorso della difesa. Nel 2004 Salvatore Mannino, che oggi ha 72 anni, uccise con un pugno un automobilista, colpevole di avergli strisciato l’auto. Vittima dell’aggressione fu un operaio dell’Azienda del gas, Simone La Mantia di 42 anni, sposato e padre di quattro figli.
L’episodio è avvenuto nei pressi della stazione centrale, in via Maurolico, dove l’anziano gestiva assieme al figlio un’agenzia di pompe funebri. Passando da lì con la propria auto, La Mantia ha rigato l’auto di proprietà del Mannino. Subito è intervenuto l'uomo, il figlio Natale e alcuni dipendenti. Ne è subito nata una lite, in seguito alla quale Natale Mannino ha colpito La Mantia. Ma è stato il pugno alla testa inferto dall’anziano Mannino ad essere stato fatale per l’operaio, morto sotto gli occhi della moglie e della figlia di quattro anni, che si trovavano in auto con lui.
In tribunale la pena è stata ridotta di un terzo grazie al rito abbreviato, ed è stata contenuta anche grazie ai risultati della perizia, secondo cui la morte in seguito a quel tipo di colpi è rara.
Nonostante la sentenza definitiva però, ci sono poche probabilità che Mannino torni in carcere, dopo i sei mesi iniziali scontati tra galera e domiciliari, oppure che vi rimanga anche se per poco tempo. Dalla sua parte giocano diversi fattori: innanzitutto l’età, 72 anni, e poi l’indulto che dimezzerà la pena.
La moglie della vittima, che la scorsa estate ha lasciato la città per protesta, ha così commentato la sentenza : “Me lo aspettavo. È assurdo, come tutto in questa storia, che ha distrutto me e i miei figli. Speravo di avere più solidarietà dalla città, ma così non è stato”. Sulla famiglia Mannino aggiunge : “Non mi hanno mai chiesto scusa, hanno versato un acconto sul risarcimento, ma non è questo quello che volevo. Ora preferisco non parlarne più”
SENZA PAROLE :muro:
Fonte: http://www.ateneonline-aol.it/070427elka.php