gretas
04-04-2007, 01:53
I tre giornalisti Fabrizio Caccia del Corriere della Sera, Alessandro Farruggia del Resto del Carlino e Giovanni Rivelli della Gazzetta del Mezzogiorno , che ieri il pm Woodcock ha interrogato in merito alla famosa storia della crociera a luci rosse, hanno raccontato che qualcuno voleva incastrare l' On. Pier Ferdinando Casini, il cui nome, qualche burattinaio a distanza pregustava sui giornali a tre giorni dalle votazioni in Parlamento sul decreto Afghanistan, proprio nel momento in cui il leader centrista si era smarcato dalla Casa della Libertà ed aveva deciso di mollare gli alleati Berlusconi e Fini. La fantasia in effetti era ben costruita . Chi meglio dell'aitante Casini per imbastire una millantata storia condita con la cocaina, sesso, trans ed addirittura un video compromettente?
I tre giornalisti hanno parlato davanti al pm Woodcock un’ora ciascuno, ed hanno ricostruito le tappe di un "trappolone" che è scattato alla fine della settimana scorsa, quando il clamore per l'inchiesta su "Vallettopoli" era alle stelle. Infatti, sarebbe bastato un nonnulla per distruggere una carriera politica. Il nome dell’ex presidente della Camera è finito sui verbali dell’inchiesta dopo che i tre cronisti interrogati - i quali hanno ben pensato di rivelare al magistrato tutti gli aspetti nei minimi dettagli di questa velenosa e squallida storia ed hanno riferito ogni parola di quelle che gli avrebbe detto il loro informatore segreto, che ormai non è più segreto e di cui si conosce il nome: l’avvocato potentino Piervito Bardi.
L’operazione-Casini, secondo quanto hanno riferito i tre giornalisti, è cominciata da lontano. Era mercoledì della settimana scorsa quando Rivelli il giornalista del quotidiano locale LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO si è ricordato di un trafiletto apparso mesi prima su CONTROSENSO un giornaletto locale dietro il quale tutti sanno a Potenza vi sia l' avvocato Bardi. Un nemico storico di Woodcock che tempo fa lo fece arrestare per "concorso esterno in associazione mafiosa" reato poi derubricato in "favoreggiamento aggravato".
Nel trafiletto di CONTROSENSO si raccontava si una crociera a luci rosse con un politico a bordo e della presenza un video ricattatorio. Il cronista locale ed i due inviati venuti da fuori decisero quindi di andare a parlare con l'avvocato penalista Bardi, il quale - sempre secondo il racconto dei tre - fissò loro appuntamento per il venerdì. E quando i giornalisti si recarono a trovarlo, incontrarono sulla porta la "misteriosa" Leila Virzì , una bella donna il cui ruolo in tutto questa vicenda rimane ancora da chiarie. Infatti la Virzì era nello studio di Bardi quando l'avvocato potentino raccontò ai tre giornalisti la storia dello yacht a luci rosse. Ma la Virzi in quell'occasione si presentò davanti ai giornalisti (quasi come se seguisse un copione studiato a tavolino) soltanto quando il legale aveva finito di parlare e disse: «Vallettopoli ci ha portato fin qui» quasi a confermare le parole dell'avvocato Bardi che però non aveva potuto ascoltare in quanto non era presente. E davanti alle domande incalzanti dei tre giornalisti interruppe la conversazioni: «Questa storia è stancante, voi siete stancanti» sostenendo persino di essere arrivata a Potenza «di corsa, vestita con la roba da palestra». Salutò quindi i giornalisti e se ne andò assieme allo stesso avvocato lasciandoli di stucco e senza parole, dicendo «sono stanchissima, parlate con lui».
E l’avvocato Bardi il giorno dopo parlò, e quanto parlò sostenendo che la Virzì (sopra nella foto) era appena stata convocata in Procura (circostanza non vera), aggiungendo di averla conosciuta tre giorni prima. Anche questa dichiarazione non è vera, in quanto sono saltate fuori delle foto dei due ritratti in una discoteca di Potenza, proprio nei primi giorni di marzo. Bardi disse alla stampa che la Virzì aveva in serbo delle rivelazioni "esplosive" per Woodcock . Ma anche queste dichiarazioni non hanno retto alla prova dei fatti : Leila Virzì nell'interrogatorio avuto ha negato tutto. I giornalisti chiaramente, quel venerdì pomeriggio, registrarono i fatti e li raccontarono nei rispettivi articoli, non pubblicando (correttamente !) il nome del politico. Anche perchè non c'era alcun riscontro, alcuna prova e tantomeno un atto della magistratura. I tre cronisti hanno depositato nelle mani di Woodcock anche la registrazione di una telefonata, un foglietto scritto a mano dal legale «Ci sono troppe microspie», scrisse in un attimo di paranoia e diversi sms partiti dal suo telefonino a quelli dei giornalisti.
In realtà probabilmente tutti e tre i giornalisti si aspettavano che Leila Virzì lo riferisse a Woodcock, allora, in quel caso il nome del leader politico sarebbe venuto fuori.Ma Leila non lo ha mai fatto, anzi, ha smentito seccamente l'avvocato Bardi (sopra nella foto) . A questo punto i tre giornalisti - così come hanno raccontato al pm - ci sono rimasti letteralmente di sasso. Ed il bello..è che quando ne chiedono conto a Bardi, l'avvocato per un paio di giorni replica: "attenzione, è tutto vero, l’attrice non parla perché ricattata. O perché s’è spaventata". La vicenda finisce nello squallore più totale e dopo qualche giorno di gran confusione, diventa evidente e chiaro che Leila Virzì e Bardi hanno litigato ed anche tanto!
In molti a Potenza si chiedono se sia andata effettivamente così come hanno raccontato i tre giornalisti, a cui noi siamo portati a credere. Anche perchè che interesse avrebbero a raccontare il falso, rischiando penalmente ? Quello che non è ancora chiaro è perchè l’avvocato Bardi ha messo in circolo questo genere di voci su Casini? Ora Woodcock vuole soprattutto capire cosa si nasconde dietro tutta questa «trappolona». Un complotto organizzato a tavolino per incastrare o ricattare il politico? Una trovata dell'avvocato (che poi se l'è vista sfuggire di mano) per il solo gusto della notorietà? O un depistaggio che aveva come obiettivo proprio screditare Woodcock? Una cosa è pressochè certa, e cioè la la possibilità che nei prossimi giorni l'avvocato Bardi venga iscritto nel registro degli indagati della Procura della repubblica di Potenza per "diffamazione" o" calunnia". Ieri, infatti Woodcock dopo l'interrogatorio dei tre giornalisti, ha interrogato anche Michele Brindisi, il commerciante potentino che all'inizio di marzo ha presentato Leila Virzi all' avvocato Piervito Bardi.
Ma fra gli investigatori corre anche il sospetto che il "trappolone" in realtà sia una cortina di fumo creata ad arte per screditare l'inchiesta e nascondere "ad arte" le connivenze e protezioni di autorevoli esponenti politici, di alcuni fede...li giornalisti con Lele Mora, e la circostanza che non poche delle ragazze coinvolte nell'inchiesta giravano per Milano tutte alla guida di Mini Minor acquistate presso lo stesso concessionario (che non è l'unico sulla piazza !), si dice pagate tutte dalla stessa persona, con addosso gioielli ed oggetti di valore ricevuti in dono da qualcuno ben noto ed abituato a tali costose "generosità" ?
Da ieri la procura di Potenza ha in cassaforte alcuni verbali secretati che diventeranno inevitabilmente un trampolino di lancio per nuove inchieste. E se sì, perché? Le indagini di Woodcock e della Polizia di Stato continuano. Anche se qualcuno, poverino, non l'ha ancora capito....!
http://svanity.squarespace.com/svanitynews/
I tre giornalisti hanno parlato davanti al pm Woodcock un’ora ciascuno, ed hanno ricostruito le tappe di un "trappolone" che è scattato alla fine della settimana scorsa, quando il clamore per l'inchiesta su "Vallettopoli" era alle stelle. Infatti, sarebbe bastato un nonnulla per distruggere una carriera politica. Il nome dell’ex presidente della Camera è finito sui verbali dell’inchiesta dopo che i tre cronisti interrogati - i quali hanno ben pensato di rivelare al magistrato tutti gli aspetti nei minimi dettagli di questa velenosa e squallida storia ed hanno riferito ogni parola di quelle che gli avrebbe detto il loro informatore segreto, che ormai non è più segreto e di cui si conosce il nome: l’avvocato potentino Piervito Bardi.
L’operazione-Casini, secondo quanto hanno riferito i tre giornalisti, è cominciata da lontano. Era mercoledì della settimana scorsa quando Rivelli il giornalista del quotidiano locale LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO si è ricordato di un trafiletto apparso mesi prima su CONTROSENSO un giornaletto locale dietro il quale tutti sanno a Potenza vi sia l' avvocato Bardi. Un nemico storico di Woodcock che tempo fa lo fece arrestare per "concorso esterno in associazione mafiosa" reato poi derubricato in "favoreggiamento aggravato".
Nel trafiletto di CONTROSENSO si raccontava si una crociera a luci rosse con un politico a bordo e della presenza un video ricattatorio. Il cronista locale ed i due inviati venuti da fuori decisero quindi di andare a parlare con l'avvocato penalista Bardi, il quale - sempre secondo il racconto dei tre - fissò loro appuntamento per il venerdì. E quando i giornalisti si recarono a trovarlo, incontrarono sulla porta la "misteriosa" Leila Virzì , una bella donna il cui ruolo in tutto questa vicenda rimane ancora da chiarie. Infatti la Virzì era nello studio di Bardi quando l'avvocato potentino raccontò ai tre giornalisti la storia dello yacht a luci rosse. Ma la Virzi in quell'occasione si presentò davanti ai giornalisti (quasi come se seguisse un copione studiato a tavolino) soltanto quando il legale aveva finito di parlare e disse: «Vallettopoli ci ha portato fin qui» quasi a confermare le parole dell'avvocato Bardi che però non aveva potuto ascoltare in quanto non era presente. E davanti alle domande incalzanti dei tre giornalisti interruppe la conversazioni: «Questa storia è stancante, voi siete stancanti» sostenendo persino di essere arrivata a Potenza «di corsa, vestita con la roba da palestra». Salutò quindi i giornalisti e se ne andò assieme allo stesso avvocato lasciandoli di stucco e senza parole, dicendo «sono stanchissima, parlate con lui».
E l’avvocato Bardi il giorno dopo parlò, e quanto parlò sostenendo che la Virzì (sopra nella foto) era appena stata convocata in Procura (circostanza non vera), aggiungendo di averla conosciuta tre giorni prima. Anche questa dichiarazione non è vera, in quanto sono saltate fuori delle foto dei due ritratti in una discoteca di Potenza, proprio nei primi giorni di marzo. Bardi disse alla stampa che la Virzì aveva in serbo delle rivelazioni "esplosive" per Woodcock . Ma anche queste dichiarazioni non hanno retto alla prova dei fatti : Leila Virzì nell'interrogatorio avuto ha negato tutto. I giornalisti chiaramente, quel venerdì pomeriggio, registrarono i fatti e li raccontarono nei rispettivi articoli, non pubblicando (correttamente !) il nome del politico. Anche perchè non c'era alcun riscontro, alcuna prova e tantomeno un atto della magistratura. I tre cronisti hanno depositato nelle mani di Woodcock anche la registrazione di una telefonata, un foglietto scritto a mano dal legale «Ci sono troppe microspie», scrisse in un attimo di paranoia e diversi sms partiti dal suo telefonino a quelli dei giornalisti.
In realtà probabilmente tutti e tre i giornalisti si aspettavano che Leila Virzì lo riferisse a Woodcock, allora, in quel caso il nome del leader politico sarebbe venuto fuori.Ma Leila non lo ha mai fatto, anzi, ha smentito seccamente l'avvocato Bardi (sopra nella foto) . A questo punto i tre giornalisti - così come hanno raccontato al pm - ci sono rimasti letteralmente di sasso. Ed il bello..è che quando ne chiedono conto a Bardi, l'avvocato per un paio di giorni replica: "attenzione, è tutto vero, l’attrice non parla perché ricattata. O perché s’è spaventata". La vicenda finisce nello squallore più totale e dopo qualche giorno di gran confusione, diventa evidente e chiaro che Leila Virzì e Bardi hanno litigato ed anche tanto!
In molti a Potenza si chiedono se sia andata effettivamente così come hanno raccontato i tre giornalisti, a cui noi siamo portati a credere. Anche perchè che interesse avrebbero a raccontare il falso, rischiando penalmente ? Quello che non è ancora chiaro è perchè l’avvocato Bardi ha messo in circolo questo genere di voci su Casini? Ora Woodcock vuole soprattutto capire cosa si nasconde dietro tutta questa «trappolona». Un complotto organizzato a tavolino per incastrare o ricattare il politico? Una trovata dell'avvocato (che poi se l'è vista sfuggire di mano) per il solo gusto della notorietà? O un depistaggio che aveva come obiettivo proprio screditare Woodcock? Una cosa è pressochè certa, e cioè la la possibilità che nei prossimi giorni l'avvocato Bardi venga iscritto nel registro degli indagati della Procura della repubblica di Potenza per "diffamazione" o" calunnia". Ieri, infatti Woodcock dopo l'interrogatorio dei tre giornalisti, ha interrogato anche Michele Brindisi, il commerciante potentino che all'inizio di marzo ha presentato Leila Virzi all' avvocato Piervito Bardi.
Ma fra gli investigatori corre anche il sospetto che il "trappolone" in realtà sia una cortina di fumo creata ad arte per screditare l'inchiesta e nascondere "ad arte" le connivenze e protezioni di autorevoli esponenti politici, di alcuni fede...li giornalisti con Lele Mora, e la circostanza che non poche delle ragazze coinvolte nell'inchiesta giravano per Milano tutte alla guida di Mini Minor acquistate presso lo stesso concessionario (che non è l'unico sulla piazza !), si dice pagate tutte dalla stessa persona, con addosso gioielli ed oggetti di valore ricevuti in dono da qualcuno ben noto ed abituato a tali costose "generosità" ?
Da ieri la procura di Potenza ha in cassaforte alcuni verbali secretati che diventeranno inevitabilmente un trampolino di lancio per nuove inchieste. E se sì, perché? Le indagini di Woodcock e della Polizia di Stato continuano. Anche se qualcuno, poverino, non l'ha ancora capito....!
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