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View Full Version : Surplus: terrorized into being consumers


~ZeRO sTrEsS~
29-03-2007, 11:45
chi ha visto questo documentario di erik gandini??? é allucinante, consiglio di vederlo e ho appena ordinato i cd che voglio vedere gitmo... mi sa che dovremmo riflettere e parecchio su queste cose, e sinceramente ho rivisto alquanto il personaggio di fidel castro mi sto leggendo i suoi discorsi e quello che dice é giusto forse le applica nel modo sbagliato... ma questo documentario in una scena fa vedere quanto sia diventato oscena e inutile la nostra societá

Surplus: terrorized into being consumers è un documentario di contenuti forti e di perizia tecnica. Le contraddizioni del mondo moderno si materializzano nelle immagini della tv, nei volti dei capi politici, nei simboli del consumismo, negli scontri durante il G8, nel lavoro di operai indiani, nella Cuba di Fidel Castro. Il commento parlato è affidato principalmente a John Zerzan, intellettuale anarchico americano, intervistato appositamente per il film. La sua posizione radicale ha portato a considerarlo l’ideologo dei black block; lui, pur non dichiarandosi tale, sostiene che «distruggere banche e vetrine non è violenza, è più violento stare a guardare Mtv ingurgitando cibo svaccati sul divano». In realtà, il commento più incisivo è ottenuto dalla ricerca tecnica, attraverso cui il documentario si sviluppa con un ritmo che lo avvicina molto al videoclip. Il regista si è affidato in gran parte alle potenzialità del montaggio e del commento musicale, dai quali nasce la vera e propria denuncia. L’accostamento ragionato in termini sarcastici di voci e immagini (molto utilizzata la reiterazione) sono la maniera più efficace per l’evidenziare l’assurdità di un mondo in cui "il 20% della popolazione consuma l'80% delle risorse". Nel 2003 Surplus ha vinto il Silver Wolf award, come miglior documentario al festival IDFA di Amsterdam. «Non voglio dare messaggi - racconta - e non prendo posizione, sono un cineasta, mi interessa capire temi che sono all'attenzione di tutti. Ero a Genova al G8, mi bruciarono la Fiat 500, provai a capire perché qualcuno l'aveva fatto. Al ritorno in Svezia trovai che ancora si discuteva delle proteste di Goteborg a marzo, ma, come qui, sempre dal punto di vista dell'ordine pubblico. Nel film di Davide Ferrario Le strade di Genova ho visto che hanno bruciato la mia auto perché era vicina a una Volvo. Da lì ho provato a capire, lavorando per accostamenti, senza avere una tesi preventiva. Cuba è l'esempio del non consumismo anche se questo stile è imposto da una dittatura. Zerzan è stato molto disponibile, lo si contatta anche attraverso internet ma è solo uno che ha letto e scritto molto, rifiuta di essere ispiratore di qualcuno».


Mi puoi raccontare qualcosa di Surplus?
L’idea era quella di fare un film che sembrasse una pubblicità ma che in realtà dicesse l’opposto. Se la pubblicità gioca sull’emotività per far venire voglia di comprare, la mia idea era proprio quella di usare lo stesso tipo di linguaggio emotivo, evitando di fornire motivazioni razionali e intellettuali per reagire al consumismo, tentando di minare, attraverso i suoi stessi strumenti, quella che in inglese si chiama “costumer confidence”, la fiducia del consumatore, l’aspetto chiave del consumo. Nel film c’è Bush che fa un discorso in cui si preoccupa del fatto che la popolazione americana dopo l’11 settembre non consumasse più “people don’t shop”. Il film si rivolge a tutti quelli come me che vivono, al contrario, la “sfiducia del consumatore”, quando si arriva cioè alla saturazione e alla nausea del consumismo sfrenato. Non volevo che Surplus diventasse il manifesto di un movimento o che diventasse la bandiera dell’anticapitalismo, io faccio una vita assolutamente normale, non che non consumi o che faccia una vita da asceta, però quando guardo Mediaset mi deprimo. Questa non è politica, è un sentimento assolutamente umano.
Mi sono chiesto se si potesse raccontare questo sentimento nello stesso modo in cui lo fa la pubblicità. Anche, in un certo senso, riappropriandosi di un linguaggio che è monopolizzato. Appena infatti ci sono belle immagini o bella musica, di solito è per venderti qualcosa. Io sono andato in questa direzione con Surplus. Perché i documentari devono essere per definizione un po’ più brutti, un po’ più noiosi, più tristi?
(…) Surplus è stato girato nell’arco di due anni, più o meno. Era pensato per un lavoro molto accurato sull’immagine, quindi, si era detto, cerchiamo posti, situazioni cinematograficamente interessanti, al fine di non realizzare solamente un esercizio intellettuale, ma scoprire posti del mondo che facciano, da soli, riflettere sull’idea di Surplus, di abbondanza. Da Cuba, dove i cartelloni pubblicitari per strada recitano “Risparmia, consuma solo il necessario”, a nazioni in cui invece si è bombardati da migliaia di messaggi pubblicitari giornalieri.

http://www.shortvillage.com/articolo.asp?key=418

trallallero
29-03-2007, 12:57
da leggere in senso orario :D

* la povertá porta a cercare la ricchezza

* la guerra porta alla povertá * cercare la ricchezza porta a produrre

* il disordine porta alla guerra * produrre e consumare produce ricchezza

* il deficit porta al disordine *la ricchezza produce benessere

*la non produzione porta al deficit * il benessere impigrisce

* l'impigrimento porta a non produrre

Lorekon
29-03-2007, 12:59
sembra molto interessante ma sinceramente dalla recensione non si capisce niente.
Zero se l'hai visto ci spieghi più o meno cosa sostiene il documentario?

nomeutente
29-03-2007, 14:26
La sua posizione radicale ha portato a considerarlo l’ideologo dei black block; lui, pur non dichiarandosi tale, sostiene che «distruggere banche e vetrine non è violenza, è più violento stare a guardare Mtv ingurgitando cibo svaccati sul divano».


Imho se questo slogan è la sintesi del contenuto de documentario, mi sembra che nonostante le interessanti premesse sia una stupidaggine.

I black block sono servi del sistema.

nomeutente
29-03-2007, 14:30
Cuba è l'esempio del non consumismo anche se questo stile è imposto da una dittatura.


Se è per questo il Niger è ancora più frugale di Cuba, ma mi auguro che l'alternativa al consumismo sia un po' più intelligente del sottoconsumo o del morire di fame.

~ZeRO sTrEsS~
29-03-2007, 14:36
sembra molto interessante ma sinceramente dalla recensione non si capisce niente.
Zero se l'hai visto ci spieghi più o meno cosa sostiene il documentario?

ho anche il link se lo volete scaricare ma sinceramente mi compro i dvd, sul suo sito vende 3 documentari a 29 euro, sono in inglese ma a parte l'ultimo che parla di guantanamo, hanno tutti i sottotitoli e uno anche l'audio in italiano.

Cmq surplus é un documentario che parla di consumismo libertá, e accosta i due opposti cuba e gli usa. La cosa straordinaria é che nel documentario non ci sono commenti, sono semplicemente interviste a persone o pezzi di discorso fatti da vari politicanti. intervistano Zorcan Che dice semplicemente delle cose cosi semplici ma che ormai si fa fatica a comprendere, parla di come la societá sia diventata una grande catena di montaggio dove tutti credono di essere felici ma in realtá il lavoro odierno danneggia l'uomo ultima delle malattie che provengono dagli ambiti lavorativi é la RSI. Siamo preoccupati sempre di produrre di piú per consumare di piú una cosa assurda, ovviamente il nostro pianeta un puó sopportare una cosa del genere, che lo stiamo distruggendo, e che ci sono persone che lo hanno capito e che manifestano per questo. E fa una bella osservazione sulle manifestazioni odierne che dice che se non fai danni non risolvi niente perché i potenti non ascoltano, e poi dice che si é perso il significato di violenza... distruggere qualcosa non é violenza, la violenza é quando si toccano le persone, non rompere una vetrina. E dice anche che non ci sarebbero manifestazioni "violente" se chi si mette con il cartello in mano venisse ascoltato. Fa vedere come si vive a cuba e discorsi di fidel castro, mai avrei pensato che un dittatore avesse potuto fare discorsi basati sull'ambiente e sul bene dell'uomo. Parla anche di un ragazzo svedese diventato ricchissimo il quale passa metá del suo tempo a pensare a come spenderli ma l'unica cosa che vorrebbe é la semplicitá...

Cmq il documentario é montato da dio, non é fazioso, mette dinfronte una realtá sconcertante, e non parla di buoni o di cattivo, parla di consumismo, quello che tutti noi stiamo facendo al nostro pianeta e a come le grandi multinazionali che ormai comandano governi incentivano sempre piú la distruzione dello stesso...

Io sinceramente sono rimasto scioccato nel vederlo.

~ZeRO sTrEsS~
29-03-2007, 14:56
Se è per questo il Niger è ancora più frugale di Cuba, ma mi auguro che l'artinativa al consumismo sia un po' più intelligente del sottoconsumo o del morire di fame.

bhe parlandoci chiaramente non tutta la popolazione mondiale potrebbe avere tutto il nostro consumo quindi o si continua su questa strada distruggendo il mondo e riducendo in miseria sempre piú persone o si riduce il nostro consumo al minimo indispensabile.

PS. a cuba la gente muore di fame anche per l'embargo non é solo colpa di fidel.

FastFreddy
29-03-2007, 15:01
L'embargo è solo verso gli stati uniti, non verso tutto il resto del mondo... ;)

Dire che a Cuba si sta male a causa dell'embargo è un pretesto bello e buono.

sempreio
29-03-2007, 15:02
Primo articolo del Lider Maximo dopo 8 mesi di convalescenza
Castro ambientalista attacca Bush
Nel mirino la scelta di incentivare lo sviluppo di combustibili a base di cereali: «Condanna a morte per 3 miliardi e mezzo di persone»


Fidel Castro (Emblema)
L’AVANA - Fidel castro sembra riprendere forze e vis polemica. A otto mesi dall'operazione che l'ha costretto a uscire dalla scena politica, il leader cubano è tornato a scrivere e il suo «rientro» coincide con un durissimo attacco a Gerge Bush.
In un editoriale pubblicato sul quotidiano del partito, Granma, il Lider Maximo accusa gli Stati Uniti di condannare a una morte prematura 3,5 miliardi di esseri umani con le sue raccomandazioni di usare combustibili derivati da cereali.

«IL MASTER DI FIDEL» - Del recente interesse di Castro per le questioni ambientali aveva parlato a inizio febbraio il presidente venezuelano Hugo Chavez ( ■ guarda)). «Sta facendo un master sul cambiamento climatico, e penso che ne sappia più di molti scienziati» aveva raccontato Chavez. Pochi mesi fa il Wwf ha dichiarato Cuba l'unico paese del mondo che combina un alto sviluppo umano (riconosciuto in relazioni annuali elaborate dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) e un'adeguata sostenibilità ambientale. L'isola della «revolucion» sarebbe dunque l'unico Paese del mondo ad aver realizzato uno sviluppo ecologicamente sostenibile.

FIDEL «MIGLIORA» - Fonti governative cubane hanno detto che Castro, 80enne, si sta riprendendo bene dall'operazione chirurgica allo stomaco che gli è stata fatta lo scorso luglio e che potrà presto riprendere un ruolo più attivo nel governo. Ieri anche Ramon Castro, fratello maggiore di Fidel, ha detto che il presidente «sta molto bene». «I Castro sono tosti» ha detto Ramon, consigliere del ministero per l'Agricoltura. Ma quando alla domanda se si possa prevedere un ritorno di Fidel al comando del Paese, ceduto al fratello minore Raul, ha risposto laconicamente ai giornalisti: «Evitate di sollevare un vespaio».
29 marzo 2007

~ZeRO sTrEsS~
29-03-2007, 15:02
Se è per questo il Niger è ancora più frugale di Cuba, ma mi auguro che l'artinativa al consumismo sia un po' più intelligente del sottoconsumo o del morire di fame.

Non é solo colpa di fidel se non si mangia a cuba


Pochi mesi dopo il trionfo della Rivoluzione Cubana gli Stati Uniti rompono le relazioni diplomatiche con il paese caraibico ed iniziano ad applicare un embargo economico che nel giro di poco tempo diverrà un blocco totale.

A cura del Circolo di Torino dell'Associazione di Amicizia Italia-Cuba
Cosa è l’embargo?

Per embargo si intende una forma di coercizione che uno o più stati impongono ad un altro paese per imporgli delle scelte politiche/economiche.
L’embargo può riguardare uno specifico settore commerciale quale quello degli armamenti nel caso di paesi in guerra o di determinati prodotti in casi di conflitti commerciali (misure protezionistiche).

Secondo il Dizionario di Diritto Internazionale dell’ONU, si intende per embargo:
"l’atto di potere di uno stato che restringe, interrompe o dà per terminate le sue relazioni economiche e finanziarie con un altro paese. L’embargo totale o parziale sulle importazioni e/o esportazioni di tutte o alcune merci, armi o valute, il trasferimento di informazione tecnico-scientifiche, diritti d’autore o di altra indole, determinati tipi di attività commerciali ed economiche; si applica nelle relazioni internazionali contemporanee come strumento di pressione economica o finanziaria, di coercizione e rappresaglia".
La Carta delle Nazioni Unite prevede la possibilità di embargo collettivo in qualità di misura repressiva rispetto a uno Stato le cui azioni mettano in pericolo la sicurezza internazionale.



Embargo o Blocco?


Per Blocco si intende una politica aggressiva che contempla un Embargo totale che si prefigge come fine di sovvertire l’ordinamento politico del paese contro cui è rivolto, e in quanto tale è considerata illegittima dal diritto internazionale.


Ci sono due aspetti che permettono di affermare che quella di Blocco è la definizione più appropriata alla politica nordamericana verso Cuba.
Il primo aspetto è l’essenza punitiva delle azioni nordamericane, orientata fondamentalmente verso obiettivi di carattere politico:
destabilizzare e se possibile abbattere il governo rivoluzionario;
privare di entrate Cuba con il fine di obbligarla a modificare le sue posizioni internazionali;
rendere il più difficile possibile, ed eventualmente impedire il commercio di Cuba con il resto del mondo.

Il secondo aspetto è dato dal carattere extraterritoriale del Blocco che colpisce non solo Cuba ma tutti i paesi con cui commercia, i quali diventano oggetto di rappresaglia economica da parte del governo degli Stati Uniti.

Alcuni esempi:

negli Stati Uniti non è possibile importare alcun prodotto da qualsiasi paese del mondo che contenga anche in una minima percentuale materia prima proveniente da Cuba.

La nave che attracca ad un porto cubano non può per sei mesi fare scalo nei porti statunitensi.

Ai dirigenti di una impresa (e ai loro familiari) che abbia relazioni economiche con Cuba è negato il visto di ingresso negli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti proibiscono a entità di paesi terzi di riesportare a Cuba prodotti di origine nordamericana, a meno di un’approvazione del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. Di fatto le richieste relative sono sempre state respinte

Cronologia del Blocco

1.1.1959 Trionfo della Rivoluzione Cubana, l’esercito rivoluzionario entra all’Avana.

27.8.1959 Viene cancellato un finanziamento di 15 milioni di dollari alla Compagnia Cubana di Elettricità per ritorsione sulla decisione del governo cubano di ridurre del 30% le tariffe elettriche.

3.1960 L’amministrazione statunitense sospende la vendita di elicotteri all’Avana.

29.6.1960 Texaco, Esso e Shell - tradizionali fornitori di petrolio a Cuba - interrompono la somministrazione di combustibile e si rifiutano di raffinare il petrolio che il governo cubano ha acquistato dall’U.R.S.S.

3.7.1960 Washington riduce di 700 mila tonnellate la quota di zucchero da importare da Cuba.

20.10.1960 Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti proibisce le esportazioni a Cuba con l’eccezione degli alimenti non sussidiati, le medicine e determinate attrezzature mediche. Viene proibita la cessione o contrattazione di qualsiasi nave statunitense al governo cubano.

3.1.1961 La Casa Bianca rompe le relazioni diplomatiche con Cuba.

3.2.1962 L’amministrazione statunitense dichiara l’embargo totale del commercio con l’isola con la proibizione dell’importazione negli Stati Uniti di tutti i prodotti di origine cubana e di tutti i prodotti provenienti da o attraverso Cuba.

14.5.1964 L’embargo viene esteso ai medicinali e agli alimenti.

1975/1980 Gli Stati Uniti alleggeriscono alcune misure del blocco, in particolare quelle con effetti extraterritoriali (ad esempio si autorizzano società di matrice statunitense ma con sede in paesi terzi a commerciare con Cuba).

1981 Con l’avvento del’amministrazione Reagan inizia una nuova fase di inasprimento del blocco.

1989/1990 Dissoluzione del blocco socialista europeo (Cuba perde oltre l’80% dei rapporti commerciali). Il Congresso degli Stati Uniti inizia a studiare nuove e pesanti misure di embargo, con l’obiettivo di rendere la situazione insostenibile per la già duramente provata economia cubana, che sfoceranno nella legge Torricelli.

23.10.1992 Il Presidente degli Stati Uniti firma la legge denominata "Democrazia a Cuba" nota come legge Torricelli. In essa si stabilisce tra le altre cose che le filiali di società statunitensi anche se di nazionalità straniera operanti in paesi terzi non potranno in nessun caso commerciare con Cuba e che navi di stati terzi che abbiano toccato porti cubani non possano caricare o scaricare merci in porti degli Stati Uniti per un periodo di sei mesi.
12.3.1996 Il Presidente degli Stati Uniti firma la: "Legge della Libertà e solidarietà democratica per Cuba" più conosciuta come legge Helms-Burton la quale inasprisce le misure già previste dalla legge Torricelli, in particolare il loro carattere extraterritoriale con lo specifico obiettivo di arrestare il flusso di investimenti stranieri verso Cuba. Il titolo stesso di questa legge illustra esplicitamente l’obiettivo politico del Blocco: l’abbattimento del Governo rivoluzionario cubano ed il ritorno alla condizione neocoloniale precedente al 1959. In essa si sostiene l’obiettivo della restituzione delle proprietà nazionalizzate ai cittadini statunitensi, includendo tra essi la ricca borghesia cubana sostenitrice di Batista e della sua dittatura, che abbandonò l’isola all’indomani del trionfo della rivoluzione. Proprio con la minaccia della riappropriazione si vogliono scoraggiare gli investimenti stranieri, i quali sarebbero a loro volta espropriati qualora il Blocco, unito alle altre aggressioni (non escludendo quelle di carattere terroristico, per le quali il Governo degli Stati Uniti ha stanziato, nel solo 1999, 2 milioni di dollari), dovesse raggiungere il suo scopo.

Gli effetti del Blocco

Un’istanza presentata il 3 gennaio 2000 dalle organizzazioni sociali in rappresentanza di tutto il popolo cubano, chiede al governo degli Stati Uniti il risarcimento dei danni economici del blocco, che vanno misurati non solo in termini dei maggiori costi che Cuba è costretta a sostenere da oramai quarant’anni, ma anche nei termini dei limiti allo sviluppo economico e produttivo e degli altissimi costi sociali che derivano da questa situazione.
Attraverso un rigoroso procedimento di analisi il danno economico prodotto dal blocco è stato quantificato in 67 miliardi di dollari, a cui vanno aggiunti altri 54 miliardi dollari di perdite subite a causa della politica aggressiva del Governo degli Stati Uniti. In totale 121 miliardi di dollari.

Effetti del Blocco nella vita di tutti i giorni:
mancanza di carta nelle scuole, per la stampa di periodici, libri ecc...
mancanza di medicinali, materiale sanitario (es. filo da sutura, guanti sterili) e apparecchiature mediche
scarsità di petrolio con conseguenze nelle attività produttive e nei trasporti
scarsità di fertilizzanti e di mangimi con pesanti conseguenze nella produzione alimentare (es. latte, carne, riso ecc...)

~ZeRO sTrEsS~
29-03-2007, 15:04
L'embargo è solo verso gli stati uniti, non verso tutto il resto del mondo... ;)

Dire che a Cuba si sta male a causa dell'embargo è un pretesto bello e buono.

leggi ho scritto anche... e cmq non credo che il nostro sia un consumo "giusto" ed adeguato.

sempreio
29-03-2007, 15:07
L'embargo è solo verso gli stati uniti, non verso tutto il resto del mondo... ;)

Dire che a Cuba si sta male a causa dell'embargo è un pretesto bello e buono.



eppoi dovrebbe essere in grado di autosostenersi autononamente, visto che di risorse ne hanno in abbondanza, forse manca voglia di fare....

~ZeRO sTrEsS~
29-03-2007, 15:10
cmq vorrei parlare di consumismo e non di cuba buona o cattiva, penso che fidel nei suoi discorsi che ho letto ha detto cose giuste e abbastanza saggie, poi sará anche sbagliato il metodo di applicarlo ma a cuba non ci sono mai stato non ci ho mai vissuto e quindi non posso giudicare.

sempreio
29-03-2007, 15:15
cmq vorrei parlare di consumismo e non di cuba buona o cattiva, penso che fidel nei suoi discorsi che ho letto ha detto cose giuste e abbastanza saggie, poi sará anche sbagliato il metodo di applicarlo ma a cuba non ci sono mai stato non ci ho mai vissuto e quindi non posso giudicare.

a cuba ci sono ancora auto che fanno con 1 litro di carburante 2-300 metri....

nomeutente
29-03-2007, 17:30
bhe parlandoci chiaramente non tutta la popolazione mondiale potrebbe avere tutto il nostro consumo quindi o si continua su questa strada distruggendo il mondo e riducendo in miseria sempre piú persone o si riduce il nostro consumo al minimo indispensabile.

Imho questa è un'idea bislacca e non mi stupirei di sapere che sono gli stessi potenti a foraggiare simili idee per distogliere l'attenzione dai veri problemi.
Il nodo non è il consumo ma la produzione.
E' il sistema di produzione che comporta sovraproduzione e sviluppo ineguale e quindi necessità di gonfiare artificialmente i consumi con meccanismi psicologici (che conosci meglio di me visto che lavori nel marketing) ed innovando il prodotto poco per volta anziché sulla base delle reali capacità.

Il risultato è che da una parte del mondo si muore di fame e dall'altra si sprecano risorse: ma non è propugnando una vita frugale in occidente che si rivolve il problema, nè con gli scioperi del consumo.


PS. a cuba la gente muore di fame anche per l'embargo non é solo colpa di fidel.

A Cuba la gente sta male per tanti motivi, uno è l'embargo. Ma in ogni caso se i cubani potessero decidere di diventare consumisti lo diventerebbero: chi non diventerebbe consumista se l'alternativa è il sottoconsumo? Bisogna trovare la via di mezzo.
Comunque Fidel parla molto bene, ma (perdonatemi l'ot) finché a Cuba c'è la pena di morte, l'omofobia, finché non c'è totale libertà di parola e la popolazione non può scegliere il presidente come sceglie già le amministrazioni locali, allora io non indicherò mai Cuba come esempio.


E fa una bella osservazione sulle manifestazioni odierne che dice che se non fai danni non risolvi niente perché i potenti non ascoltano, e poi dice che si é perso il significato di violenza... distruggere qualcosa non é violenza, la violenza é quando si toccano le persone, non rompere una vetrina. E dice anche che non ci sarebbero manifestazioni "violente" se chi si mette con il cartello in mano venisse ascoltato.

E invece se rompi una vetrina i potenti ti ascoltano?
No: se rompi una vetrina la tv ti dipinge come un criminale e anche quelle persone che forse potevano simpatizzare con le tue idee diranno che sei un delinquente e quel che è peggio è che anche quelli che non hanno rotto le vetrine sono visti come delinquenti.
Ergo alla fine della giostra i rapporti di forza si sono spostati in favore del tuo avversario (il sistema di potere che ti proponi di combattere) anziché tuoi.
Rompere le vetrine non è un crimine contro la proprietà, è un crimine contro l'intelligenza e (quel che è peggio) un crimine contro il movimento.

dantes76
29-03-2007, 17:49
da leggere in senso orario :D

* la povertá porta a cercare la ricchezza

* la guerra porta alla povertá * cercare la ricchezza porta a produrre

* il disordine porta alla guerra * produrre e consumare produce ricchezza

* il deficit porta al disordine *la ricchezza produce benessere

*la non produzione porta al deficit * il benessere impigrisce

* l'impigrimento porta a non produrre


anche Sun Tzu nell'arte della guerra diceva qualcosa di molto simile

~ZeRO sTrEsS~
29-03-2007, 18:07
Imho questa è un'idea bislacca e non mi stupirei di sapere che sono gli stessi potenti a foraggiare simili idee per distogliere l'attenzione dai veri problemi.
Il nodo non è il consumo ma la produzione.
E' il sistema di produzione che comporta sovraproduzione e sviluppo ineguale e quindi necessità di gonfiare artificialmente i consumi con meccanismi psicologici (che conosci meglio di me visto che lavori nel marketing) ed innovando il prodotto poco per volta anziché sulla base delle reali capacità.

La questione é un altra la gente che produce é quella che ti invoglia a consumare sempre di piú. La pubblicitá é nata per questo per invogliare a consumare, sempre di piú, a creare bisogni non a soddisfarli come era una volta oggi i bisogni si creano. Scusami ma mi stai dicendo che l'uomo non sta provocando danni alla terra? che non si inquina? pensi davvero che tutti gli esseri umani possano sostenere il nostro stile di vita? é inevitabile che se tutti vogliamo avere una vita dignitosa il consumo deve diminuire e si deve produrre solo il necessario visto che oggi gli sprechi non si contano.


Il risultato è che da una parte del mondo si muore di fame e dall'altra si sprecano risorse: ma non è propugnando una vita frugale in occidente che si rivolve il problema, nè con gli scioperi del consumo.


mi sembra ovvio che solo diminuire il consumo non basta ma come conseguenza si dovrebbe diminuire per far si che accadano determinate situazioni.


A Cuba la gente sta male per tanti motivi, uno è l'embargo. Ma in ogni caso se i cubani potessero decidere di diventare consumisti lo diventerebbero: chi non diventerebbe consumista se l'alternativa è il sottoconsumo? Bisogna trovare la via di mezzo.
Comunque Fidel parla molto bene, ma (perdonatemi l'ot) finché a Cuba c'è la pena di morte, l'omofobia, finché non c'è totale libertà di parola e la popolazione non può scegliere il presidente come sceglie già le amministrazioni locali, allora io non indicherò mai Cuba come esempio.

Bhe anche se uno potesse andare a vivere su un altro pianeta migliore di questo chi non lo farebbe? chi non vorrebbe ingozzarsi fino a scoppiare? il consumista é egoista io sto facendo un discorso ampliato a piú soggetti non ad un unica persona. La via di mezzo sarebbe una vita piú umile per tutti... e non é fidel che ha portato la fame a cuba... in africa é lo stesso in india é lo stesso, pakistan lo stesso e non sono dittature.
Io non ne faccio di cuba un esempio, prendo tasselli dal puzzle cubano come li prendo in tutte le altre culture, dove trovi cartelli che ti dicono risparmia e consuma solo il necessario? Omofobia? beh non considereresti nemmeno l'italia visto il gran casino che si sta facendo per i dico... Che senso ha scegliere un presidente se poi quello fa i propri cavoli? libertá di parola? benissimo in italia ne hai ma chi ti ascolta? se dici la verita' scoppia qualche caso eclatante? e é tutte le veritá nascoste che non diffondono? non é pseudo dittatura? non voglio dire che cuba é il paradiso ma imho nessuno di noi ha vissuto la e quindi non sa come sia realmente la situazione , e poi ci sono aspetti che sono decisamente migliori come questo

Pochi mesi fa il Wwf ha dichiarato Cuba l'unico paese del mondo che combina un alto sviluppo umano (riconosciuto in relazioni annuali elaborate dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) e un'adeguata sostenibilità ambientale. L'isola della «revolucion» sarebbe dunque l'unico Paese del mondo ad aver realizzato uno sviluppo ecologicamente sostenibile.

e permettimi che non é poco.



E invece se rompi una vetrina i potenti ti ascoltano?
No: se rompi una vetrina la tv ti dipinge come un criminale e anche quelle persone che forse potevano simpatizzare con le tue idee diranno che sei un delinquente e quel che è peggio è che anche quelli che non hanno rotto le vetrine sono visti come delinquenti.
Ergo alla fine della giostra i rapporti di forza si sono spostati in favore del tuo avversario (il sistema di potere che ti proponi di combattere) anziché tuoi.
Rompere le vetrine non è un crimine contro la proprietà, è un crimine contro l'intelligenza e (quel che è peggio) un crimine contro il movimento.

perfetto allora dimmi nella storia dell'essere umano quale rivoluzione si é conclusa con una sola stretta di mano due baci e due abbracci perché qualcuno ha deciso di parlare...

Dipende sempre tutto dalla parte che lo guardi, potresti chiamare criminali chi é andato in iraq a infrangere le leggi di saddam oppure gli stessi garibaldi e compani che hanno infranto le leggi del regno dei borboni o i francesi andando contro le leggi dei Loro Re. Come dire siamo tutti criminali o figli di criminali...
Hai un idea migliore di quella di ribellarsi con la "violenza" e facendo in modo che ti ascoltino? esponila potrebbe esserci un altra rivoluzione

marash
29-03-2007, 18:59
da leggere in senso orario :D

* la povertá porta a cercare la ricchezza

* la guerra porta alla povertá * cercare la ricchezza porta a produrre

* il disordine porta alla guerra * produrre e consumare produce ricchezza

* il deficit porta al disordine *la ricchezza produce benessere

*la non produzione porta al deficit * il benessere impigrisce

* l'impigrimento porta a non produrre


Il tao.....non c'e' altro da aggiungere

trallallero
29-03-2007, 20:49
Il tao.....non c'e' altro da aggiungere

un pò di bene nel male e un pò di male nel bene ... dualismo ... non so molto di più sul tao. E (visto che mi hai preso sul serio :D) non capisco cosa c'entri.
Puoi spiegare meglio ?

PS: se lo fai grazie e sappi che non molto tempo per scrivere sul forum in questo periodo

nomeutente
30-03-2007, 09:12
La questione é un altra la gente che produce é quella che ti invoglia a consumare sempre di piú. La pubblicitá é nata per questo per invogliare a consumare, sempre di piú, a creare bisogni non a soddisfarli come era una volta oggi i bisogni si creano.

Su questo siamo d'accordo, ma non c'è solo questo.


Scusami ma mi stai dicendo che l'uomo non sta provocando danni alla terra? che non si inquina?

Al contrario, penso che i danni siano moltissimi.


pensi davvero che tutti gli esseri umani possano sostenere il nostro stile di vita? é inevitabile che se tutti vogliamo avere una vita dignitosa il consumo deve diminuire e si deve produrre solo il necessario visto che oggi gli sprechi non si contano.

E qui bisogna chiarire cosa intendi con "diminuire". Se intendi dire che bisogna diminuire la qualità della vita e la disponibilità di risorse e vivere con austerità non solo non sono d'accordo, ma è impossibile pensare che si possa fare questo e nel contempo tenere tutto il resto uguale.
Il problema non è la qualità della vita, ma il sistema che per produrre un certo livello (giusto) di qualità della vita spreca troppe risorse.
Quindi, ripeto, il problema non è sul lato del consumo ma sul lato della produzione: la variabile indipendente è la capacità produttiva, quella dipendente è il consumismo.
Se la capacità produttiva supera il consumo totale, i produttori devono incentivare il consumo e quindi trovano modi per spingerti a provare meno soddisfazione a parità di beni e quindi alimentano il consumismo in una spirale senza fine.

Non sto dicendo che non esista il problema che tu hai sollevato, dico solo che te la prendi con il fattore sbagliato. Il consumismo non è l'origine del male ma è il sintomo di un male più grande che si annida nel modo di produzione associato all'attuale sviluppo delle forze produttive. Prendersela con il consumismo è come pensare di curare il tetano con un antipiretico: al massimo un antipiretico ti abbassa la febbre ma non guarisci dal tetano.


il consumista é egoista

Tutti siamo consumisti (chi più chi meno) perché è il sistema ad imporre questo stile di consumo se vuoi continuare ad avere il medesimo tenore di vita. L'egoismo non c'entra niente.


dove trovi cartelli che ti dicono risparmia e consuma solo il necessario?

Ho visto pochi giorni fa una foto con un bel cartello "recuperare non è indice di povertà ma di saggezza": Italia, 1957.
Il risparmio di risorse lo trovi in tutte le economie dove le capacità produttive sono inferiori al fabbisogno, il consumismo lo trovi in tutte le economie dove le capacità produttive superano il fabbisogno. Non è un fattore "umano" ma economico.


Omofobia? beh non considereresti nemmeno l'italia visto il gran casino che si sta facendo per i dico... Che senso ha scegliere un presidente se poi quello fa i propri cavoli? libertá di parola? benissimo in italia ne hai ma chi ti ascolta? se dici la verita' scoppia qualche caso eclatante?

Infatti io combatto questo sistema, ma non lo combatto per avere un regime alla cubana: l'unica ragione per combattere è avere più democrazia e più libertà, non meno.


Pochi mesi fa il Wwf ha dichiarato Cuba l'unico paese del mondo che combina un alto sviluppo umano (riconosciuto in relazioni annuali elaborate dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) e un'adeguata sostenibilità ambientale. L'isola della «revolucion» sarebbe dunque l'unico Paese del mondo ad aver realizzato uno sviluppo ecologicamente sostenibile.
e permettimi che non é poco.

Infatti non è poco.


perfetto allora dimmi nella storia dell'essere umano quale rivoluzione si é conclusa con una sola stretta di mano due baci e due abbracci perché qualcuno ha deciso di parlare...
Hai un idea migliore di quella di ribellarsi con la "violenza" e facendo in modo che ti ascoltino? esponila potrebbe esserci un altra rivoluzione


Non è questo il punto: non parlo della violenza in generale ma della specifica violenza dei black block.

Ad esempio quando c'è stato il crack argentino la gente per le strade non era certamente pacifista: i piqueteros hanno fatto le barricate, i manifestanti hanno assediato la casa rosada (palazzo presidenziale), si sono avuti scontri con la polizia e c'è stato anche un ragazzo morto.
Ma questo era un movimento di massa, aveva delle ragioni ben più che fondate (la gente non aveva praticamente più un soldo in tasca) e, nonostante la direzione politica non fosse particolarmente chiara, hanno anche avuto qualche risultato (due o tre presidenti costretti alle dimissioni in poco tempo).

I black block hanno queste caratteristiche? No: fanno semplicemente violenza contro i simboli di qualche potere economico, sfogano le loro pulsioni individuali senza curarsi delle conseguenze che questo avrà sul movimento, sulle sue possibilità di conseguire risultati e senza uno straccio di progetto politico. In una parola i black block si fanno i cavoli loro, sono individualisti e non hanno la minima utilità. Per questa gente guardare mtv ingozzandosi o rompere un bancomat sono attività intercambiabili: entrambe per mera soddisfazione personale, però rompere un bancomat è forse meno noioso.

~ZeRO sTrEsS~
30-03-2007, 10:50
E qui bisogna chiarire cosa intendi con "diminuire". Se intendi dire che bisogna diminuire la qualità della vita e la disponibilità di risorse e vivere con austerità non solo non sono d'accordo, ma è impossibile pensare che si possa fare questo e nel contempo tenere tutto il resto uguale.
Il problema non è la qualità della vita, ma il sistema che per produrre un certo livello (giusto) di qualità della vita spreca troppe risorse.
Quindi, ripeto, il problema non è sul lato del consumo ma sul lato della produzione: la variabile indipendente è la capacità produttiva, quella dipendente è il consumismo.
Se la capacità produttiva supera il consumo totale, i produttori devono incentivare il consumo e quindi trovano modi per spingerti a provare meno soddisfazione a parità di beni e quindi alimentano il consumismo in una spirale senza fine.

Ovvio che non parlo di ritornare all'etá della pietra, la qualitá della vita non credo che dipenda dal fatto di avere una casa di 800mq per 2 persone, o avere 3 macchine in famiglia e tanti altri accessori inutili... oggi conviene piú produrre e poi buttare che non produrre il necessario...
non credo che sia indipendente quella della produzione, la produzione é dettata dal consumo non é indipendente, se mi chiedono 100 auto non ne produco 10 ma ne produco piú di 100 se me ne chiedono 1000 ne produco di piú. La questioni oggi é che non é che produco 1000 me ne comprano 10 e allora faccio la pubblicitá, no le aziende producono 10, ti bombardano di pubblicitá per far comprare 10.000 anche se inutile come cosa... secondo te la fiat o qualsiasi altra compagnia produce un nuovo prodotto come produce uno affermato sul mercato? no. Senza la pubblicitá i consumi si riducerebbero piú di 1/2.


Non sto dicendo che non esista il problema che tu hai sollevato, dico solo che te la prendi con il fattore sbagliato. Il consumismo non è l'origine del male ma è il sintomo di un male più grande che si annida nel modo di produzione associato all'attuale sviluppo delle forze produttive. Prendersela con il consumismo è come pensare di curare il tetano con un antipiretico: al massimo un antipiretico ti abbassa la febbre ma non guarisci dal tetano.

Scusami ma allora perché stiamo distruggendo il nostro pianeta? per hobby? o per produrre e poi consumare? se tu hai una gallina che ti fa 3 uova al giorno e tu decidi che la tua famiglia ne deve consumare 6 al giorno quando invece 3 basterebbero, e quindi ti metti a tirare il collo alla gallina che dopo un po schiatta non sarebbe meglio avere un consumo sostenibile? si produce perché si consuma, non si consuma perché si produce. quando lavoravo a decathlon, era piú conveniente vendere le scorte di magazzino anche sotto prezzo che tenerle nei depositi perché occupavano spazio per le nuove merci... si produce perché si consuma non il contriario quindi se consumi di meno le aziende producono di meno l'ago della bilancia sta nel consumo non nella produzione.


Tutti siamo consumisti (chi più chi meno) perché è il sistema ad imporre questo stile di consumo se vuoi continuare ad avere il medesimo tenore di vita. L'egoismo non c'entra niente.

bhe se il 20% consuma l'80% delle risorse dimmi se non é egoismo...



Ho visto pochi giorni fa una foto con un bel cartello "recuperare non è indice di povertà ma di saggezza": Italia, 1957.
Il risparmio di risorse lo trovi in tutte le economie dove le capacità produttive sono inferiori al fabbisogno, il consumismo lo trovi in tutte le economie dove le capacità produttive superano il fabbisogno. Non è un fattore "umano" ma economico.

Non vedo pubblicitá per il risparmio... a parte internet appelli al risparmio ce ne sono davvero pochi, qualcuno ti dice meglio avere un cellulare obsoleto che 3? non mi sembra.


Infatti io combatto questo sistema, ma non lo combatto per avere un regime alla cubana: l'unica ragione per combattere è avere più democrazia e più libertà, non meno.


beh libertá non significa fare il cavolo che mi pare, non tocco gli essere umani ma indirettamente con il mio consumo creo la vita difficile agli altri... libertá e democrazia nn esisterebbero se tutti fossero onesti e corretti, anzi non ce ne sarebbe bisogno.


Infatti non è poco.

in una dittatura non mi sembra poco eh... sopratutto se nessun paese democratico ci é riuscito.


Non è questo il punto: non parlo della violenza in generale ma della specifica violenza dei black block.

Ad esempio quando c'è stato il crack argentino la gente per le strade non era certamente pacifista: i piqueteros hanno fatto le barricate, i manifestanti hanno assediato la casa rosada (palazzo presidenziale), si sono avuti scontri con la polizia e c'è stato anche un ragazzo morto.
Ma questo era un movimento di massa, aveva delle ragioni ben più che fondate (la gente non aveva praticamente più un soldo in tasca) e, nonostante la direzione politica non fosse particolarmente chiara, hanno anche avuto qualche risultato (due o tre presidenti costretti alle dimissioni in poco tempo).

I black block hanno queste caratteristiche? No: fanno semplicemente violenza contro i simboli di qualche potere economico, sfogano le loro pulsioni individuali senza curarsi delle conseguenze che questo avrà sul movimento, sulle sue possibilità di conseguire risultati e senza uno straccio di progetto politico. In una parola i black block si fanno i cavoli loro, sono individualisti e non hanno la minima utilità. Per questa gente guardare mtv ingozzandosi o rompere un bancomat sono attività intercambiabili: entrambe per mera soddisfazione personale, però rompere un bancomat è forse meno noioso.

Ti ripeto le teste calde ci saranno pure ma da quanto esistono movimenti ambientalisti? da quando si fanno petizioni per stoppare la caccia alle foche o alle balene? qualcuno ha ascoltato? I violenti non avrebbero modo di esistere se le proteste venissero tenute in conto da chi di dovere...
Ovvio che ci saranno le teste calde come ce ne sono in polizia allora cosa diciamo che la polizia é un organizzazione criminale, é anche il fatto che mi parli dei black bloc come un organizzazione é sbaglio perché é tutt'altro che un organizzazione.
E cmq in tutti i g8-g7 ci sono state manifestazioni di una certa portata, sono state ascoltate quelle persone? no... quindi inutile dire mettiamoci col cartellone in mano tanto prima o poi ci ascoltano e la gente che si batte per salvare il mondo e dare una vita dignitosa a tutti hanno ideali o una spinta emotiva meno forte di un argentino che si é trovato senza soldi mi sembra una cavolata...

nomeutente
30-03-2007, 11:39
non credo che sia indipendente quella della produzione, la produzione é dettata dal consumo non é indipendente, se mi chiedono 100 auto non ne produco 10 ma ne produco piú di 100 se me ne chiedono 1000 ne produco di piú. La questioni oggi é che non é che produco 1000 me ne comprano 10 e allora faccio la pubblicitá

Appunto: se la gente mi chiede 100 macchine e io ne posso produrre 10 allora è un caso di sottoconsumo ed è giusto che io ne produca 100 perché queste sono le reali esigenze della gente (in questo caso è la richiesta che incentiva a produrre).
Ma se la gente ne vuole 10 e io ne produco 100 e poi cerco tutti i modi di vendere anche le altre 90, allora è la mia sovraproduzione la causa del consumismo: perché sono io (che voglio a tutti i costi vendere quello che produco) che convinco la gente a cambiare macchina una volta all'anno invece di una volta ogni 5.
E infatti se osservi dove si spostano gli investimenti, si spostano sui beni realmente indispensabili (acqua, energia, comunicazioni) o addirittura vanno sulla speculazione finanziaria, perché se già faccio fatica a vendere 100 macchine è inutile che cerco di farne 200: c'è un limite anche al consumismo ed è determinato dal reddito dei consumatori.


Scusami ma allora perché stiamo distruggendo il nostro pianeta? per hobby? o per produrre e poi consumare?

Non è che per produrre bisogna per forza distruggere il pianeta. Si potrebbe avere uno sviluppo compatibile con i vincoli naturali se questi fossero tenuti presente nel momento in cui si produce qualcosa. Siccome però il mezzo di produzione è di una sola persona (in senso lato) e il pianeta è di tutti è ovvio che non mi preoccupo delle mie esternalità negative: invece di pagarle io scarico i costi sulla collettività.
Non dipende da fatto che produco, ma da come produco.


quando lavoravo a decathlon, era piú conveniente vendere le scorte di magazzino anche sotto prezzo che tenerle nei depositi perché occupavano spazio per le nuove merci... si produce perché si consuma non il contriario quindi se consumi di meno le aziende producono di meno l'ago della bilancia sta nel consumo non nella produzione.

Appunto: vendevate sotto costo perché non ne potevate più di avere merce invenduta: è la sovraproduzione che impone di vendere a qualsiasi costo purché mi si tolgano dalle balle tutti questi prodotti prima che comincino a puzzare o ad arrugginire.
Poi è ovvio che se consumi meno le aziende chiuderanno o produrranno meno, ma nel frattempo dovranno anche licenziare gli operai o metterli in cassa integrazione. Prima di arrivare a questo, però, cercheranno di venderti tutto quello che possono e soprattutto cercheranno di farti comprare questo prodotto e non quello, così falliscono gli altri o non io.


bhe se il 20% consuma l'80% delle risorse dimmi se non é egoismo...

E' sviluppo ineguale, divisione internazionale del lavoro, separazione dei mezzi di produzione dai produttori ecc. ecc.
L'egoismo è un fattore del tutto secondario e soprattutto non è la persona comune che, diventando di botto altruista, può cambiare quest'ordine di cose.


beh libertá non significa fare il cavolo che mi pare, non tocco gli essere umani ma indirettamente con il mio consumo creo la vita difficile agli altri...

Se anche tu domani smettessi di consumare non miglioreresti di una virgola la vita di un bambino nigeriano.


Ti ripeto le teste calde ci saranno pure ma da quanto esistono movimenti ambientalisti? da quando si fanno petizioni per stoppare la caccia alle foche o alle balene? qualcuno ha ascoltato? I violenti non avrebbero modo di esistere se le proteste venissero tenute in conto da chi di dovere...

Non sto parlando di teste calde: il mio non è un giudizio morale ma uno spregiudicato giudizio politico.
Se sfasciare una vetrina servisse a risolvere tutti i problemi del mondo, la vetrina la sfascerei io con la testa. Ma visto che sfasciare una vetrina non serve ad una cippa se non ad esaltare l'individualismo ribellista di chi la sfascia, considero i black block un elemento di putrefazione subalterna al sistema e non certo di rivoluzione.

Fil9998
30-03-2007, 14:34
Se è per questo il Niger è ancora più frugale di Cuba, ma mi auguro che l'artinativa al consumismo sia un po' più intelligente del sottoconsumo o del morire di fame.

:D :D :D :D


rido,
:stordita: :fagiano:

ma non posso se non condividere...

nomeutente
30-03-2007, 14:45
rido,


Spero non per la mia disgrafia: ho scritto "artinativa" invece di "alternativa", chissà da dove è uscito :stordita: :asd: