easyand
23-03-2007, 19:35
L’inaspettata apertura del ministro degli Esteri Massimo D’Alema sulla possibilità di movimento in altre zone dell’Afghanistan per i nostri soldati e sui rinforzi sta determinando le prime conseguenze. Nella serata di ieri si è tenuta una riunione tra lo stesso D’Alema, Arturo Parisi e l’ammiraglio Giampaolo di Paola per verificare se c’è la possibilità di mandare nuove forze a Herat, considerato il verosimile avvicinarsi della guerriglia nelle località dove sono di stanza i soldati italiani, come aveva annunciato il titolare della Farnesina a New York. Una delle ipotesi più accreditate prevede, in caso di emergenza, l'invio ad Herat di tre compagnie della brigata Sassari, di cui una di mortai pesanti (120 millimetri). Insieme a loro, la Difesa potrebbe schierare alcuni elicotteri A-129 Mangusta della brigata Friuli. Nella città afgana già sono presenti alcuni soldati della Sassari, 300, e la brigata è in grado di utilizzarne tranquillamente altrettanti senza prosciugare le proprie forze. Infatti, in tutto i militari che la costituiscono sono circa 800. A Cagliari i soldati sono pronti a partire per l’Afghanistan in qualsiasi momento, ma attendono il via libera politico. Da quel momento, in due settimane potrebbero essere effettivamente schierati sul terreno. Alcuni media avevano riportato anche l’ipotesi ormai tramontata che nel paese asiatico potessero essere mandati alcuni aerei Amx. Lo sforzo logistico ed economico necessario all’invio degli apparecchi è troppo ingente per le casse della Difesa e poi richiederebbe tempi troppo lunghi.
Parallelamente all'eventuale invio dei soldati della Sassari, si sta pensando in che modo rinforzare anche la componente delle forze speciali e l’intelligence. Potrebbero essere inviati altri incursori, prevalentemente del 185esimo reggimento acquisizione obiettivi (Rao) della Folgore, specializzato nelle ricognizioni a lungo raggio. Proprio questa peculiarità è necessaria alla protezione dei nostri soldati, in quanto è possibile monitorare e prevenire a distanza i movimenti dei talebani. Per l’intelligence, invece, saranno usati gli aerei senza pilota (Uav) Predator, che dovrebbero partire dall’Italia a breve. “Servono più soldati sul campo, soprattutto di fanteria, quelli che ci sono oggi sono troppo pochi”. È questa la valutazione che un analista della Nato in Afghanistan ha fatto al VELINO del contingente italiano a Herat. “La situazione sta degenerando e per prevenire e affrontare le future minacce servono risorse sul terreno. Chiaramente i mezzi e gli assetti d’intelligence sono importanti – ha proseguito la fonte -. Chi farà la differenza, però, saranno i singoli militari. I talebani non sono stupidi e se vedranno un imponente dispiegamento di forze, pondereranno attentamente ogni possibile azione ostile”.
La certezza è che però i fondamentalisti prima o poi arriveranno. Soprattutto a causa degli effetti dell’operazione Achille nel sud del paese asiatico, che ha tagliato loro ogni via di fuga verso il Pakistan e verso le regioni centrali (la provincia di Oruzgan). Di conseguenza, i talebani si sposteranno necessariamente a ovest. Ma anche qui, si troveranno bloccati tra due fuochi. Da una parte le forze di Isaf che cercheranno di chiuderli, dall’altra gli iraniani che hanno più che raddoppiato le proprie forze militari al confine con l’Afghanistan. Perciò, per loro non resterà che dirigersi verso nord. Prima a Farah e poi a Herat.
(Francesco Bussoletti)
da Il Velino
Parallelamente all'eventuale invio dei soldati della Sassari, si sta pensando in che modo rinforzare anche la componente delle forze speciali e l’intelligence. Potrebbero essere inviati altri incursori, prevalentemente del 185esimo reggimento acquisizione obiettivi (Rao) della Folgore, specializzato nelle ricognizioni a lungo raggio. Proprio questa peculiarità è necessaria alla protezione dei nostri soldati, in quanto è possibile monitorare e prevenire a distanza i movimenti dei talebani. Per l’intelligence, invece, saranno usati gli aerei senza pilota (Uav) Predator, che dovrebbero partire dall’Italia a breve. “Servono più soldati sul campo, soprattutto di fanteria, quelli che ci sono oggi sono troppo pochi”. È questa la valutazione che un analista della Nato in Afghanistan ha fatto al VELINO del contingente italiano a Herat. “La situazione sta degenerando e per prevenire e affrontare le future minacce servono risorse sul terreno. Chiaramente i mezzi e gli assetti d’intelligence sono importanti – ha proseguito la fonte -. Chi farà la differenza, però, saranno i singoli militari. I talebani non sono stupidi e se vedranno un imponente dispiegamento di forze, pondereranno attentamente ogni possibile azione ostile”.
La certezza è che però i fondamentalisti prima o poi arriveranno. Soprattutto a causa degli effetti dell’operazione Achille nel sud del paese asiatico, che ha tagliato loro ogni via di fuga verso il Pakistan e verso le regioni centrali (la provincia di Oruzgan). Di conseguenza, i talebani si sposteranno necessariamente a ovest. Ma anche qui, si troveranno bloccati tra due fuochi. Da una parte le forze di Isaf che cercheranno di chiuderli, dall’altra gli iraniani che hanno più che raddoppiato le proprie forze militari al confine con l’Afghanistan. Perciò, per loro non resterà che dirigersi verso nord. Prima a Farah e poi a Herat.
(Francesco Bussoletti)
da Il Velino