View Full Version : An: «Al San Camillo eutanasia neonatale»
DonaldDuck
11-03-2007, 07:30
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/03_Marzo/09/anaborto.shtml
Dure critiche del senatore Mantovano alla scelta dell'ospedale romano
An: «Al San Camillo eutanasia neonatale»
«Quest'ansia di uccidere l'innocente non può essere contrastata limitandosi a invocare l'esatta applicazione della 194»
ROMA - Il senatore Alfredo Mantovano, dell'esecutivo nazionale di An, ha attaccato duramente la decisione del San Camillo di Roma dove a chi decide di sottoporsi a un aborto terapeutico tardivo viene chiesto di firmare un «consenso informato» per rinunciare alle cure intensive nel caso il piccolo sopravviva all'intervento. Ovvero «far sottoscrivere alla gestante che intende abortire un modulo di rinuncia alle cure nei casi, come quello accaduto da ultimo all'ospedale fiorentino Careggi, in cui il bambino nasce vivo».
MATRICE ANTIUMANA - «La decisione, se confermata, rivela l'identica matrice antiumana: se ce l'hai fatta a sopravvivere a un'ivg, non pensare di scampare a un'eutanasia neonatale» aggiunge Mantovano.
SOPPRESSIONE - «Che l'aborto sia soppressione di un essere umano, e non di una mera prospettiva di vita, è un dato che si ricava non dal catechismo, ma dal microscopio e, oltre una certa data, dall'ecografo. Perfino la legge 194, che autorizza tale soppressione, prevede la cura del feto, se ancora vitale. Che differenza c'è rispetto alle nate vive in Cina, al termine regolare della gravidanza, che in quanto donne, se superano l'aliquota stabilita, vanno uccise? Quest'ansia di uccidere l'innocente non può essere contrastata limitandosi a invocare l'esatta applicazione della 194. È indispensabile - conclude Mantovano- ripensare l'intero impianto di quella legge, che ha contribuito a formare questa mentalitá ostile alla vita».
ANESTESISTI - Critici anche gli anestesisti italiani. «Il principio del consenso informato, in generale, è valido e deve essere assolutamente perseguito». Lo sottolinea Vincenzo Carpino, presidente dell'Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani (AAROI). «Ma non si deve arrivare all'esagerazione, come sta accadendo all'Ospedale San Camillo di Roma dove, a chi decide di sottoporsi ad un aborto terapeutico tardivo, viene chiesto di firmare un consenso informato per rinunciare alle cure intensive del neonato nel caso il piccolo sopravviva all'interruzione di gravidanza. Il medico ha il dovere di fare tutto il possibile per tenere in vita un neonato così come una persona adulta. Ritengo che la decisione del San Camillo di introdurre il consenso informato abbia solo lo scopo di dare una copertura medico-legale agli operatori sanitari. Di questo passo, esasperando il concetto di consenso informato ogni atto medico viene messo in discussione, creando problemi anche ai pazienti. Quello che è importante è il rapporto fiduciario fra medico e paziente, e cioè quel dialogo che deve precedere ogni atto medico».
09 marzo 2007
DonaldDuck
11-03-2007, 07:32
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/03_Marzo/09/debac.shtml
Al San Camillo di Roma
Una firma per non curare il feto nato vivo
Tre mesi fa un caso simile a quello fiorentino. Ora il modulo per il consenso informato
ROMA — Anche lui non sarebbe dovuto nascere. Anche i suoi genitori avevano scelto di rinunciare a lui, colpito da due gravi malformazioni cardiache che, secondo chi le aveva diagnosticate durante la gravidanza, erano incompatibili con la vita. Invece il bambino quando ha lasciato l'utero della mamma si muoveva, era vitale. Aveva poco più di 23 settimane. A quel punto i ginecologi hanno dovuto curarlo con tutte le terapie disponibili: tubi, farmaci per spalancare i polmoni e favorirne la maturazione, culle speciali. E' morto dopo circa una settimana. Senza quegli aiuti se ne sarebbe andato in poche ore. Un precedente molto simile al caso Careggi, avvenuto tre mesi fa al San Camillo-Forlanini di Roma. E per questo, da allora, a chi chiede un aborto terapeutico tardivo si chiede di firmare il consenso informato per rinunciare alle cure intensive nel caso il piccolo sopravviva al parto. In questo modo riceve solo le cure cosiddette compassionevoli. Niente tubi, né macchinari, né accanimento farmacologico.
«Quel giorno non ero in ospedale, quando ho saputo sono rimasta sconvolta, non ho dormito quattro notti», racconta Giovanna Scassellati, responsabile del centro per le interruzioni volontarie di gravidanza della grande azienda romana, una che alla legge 194 ha sempre creduto e l'ha applicata con convinzione. Il risultato della sua insonnia è stato appunto il modulo per rinunciare alle cure intensive. Iniziativa unica in Italia con cui si è cercato di trovare una soluzione per i casi estremi, fornendo un supporto scritto al neonatologo e al ginecologo: «Per noi è una grande responsabilità — continua la Scassellati —. Il nostro è diventato un mestiere difficilissimo. La tecnologia oggi consente di rianimare feti molto prematuri. Non vorrei mai trovarmi nei panni del collega di Firenze. Nel '78 quando è arrivata la legge lo spirito era diverso. Non piace a nessuno fare questo mestiere ora che ogni giorno il Papa parla di tutela della vita. Anche i non obiettori hanno sentimenti. Quando ho cominciato, il mio primario mi chiamava Attila. Oggi ho dei cedimenti». La necessità di formulare un consenso informato per l'aborto terapeutico le è apparsa chiara soprattutto dopo aver parlato col papà di quel bimbo che non avrebbe dovuto nascere: «Mi ha raccontato che dopo il parto i medici gli hanno messo sotto gli occhi un modulo dove dichiarava di accettare le cure intensive per il figlio. Mi ha detto che in quel momento non capiva niente e che ha firmato».
Femminista, attiva nella Fiapac, l'associazione internazionale operatori dei servizi per l'aborto, in prima linea quando si tratta di sostenere la battaglia per la pillola Ru486, la Scassellati testimonia la durezza della sua professione: «Negli ospedali del Nord per essere sicuri che il bimbo malformato non sopravviva praticano il feticidio, somministrando cloruro di potassio attraverso il cordone ombelicale, come in Francia. A Roma non lo facciamo, ma che sofferenza poi trovarsi di fronte a queste storie. Non c'è da stupirsi se ci sono tanti obiettori di coscienza...».
Margherita De Bac
09 marzo 2007
DonaldDuck
11-03-2007, 07:34
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/03_Marzo/09/s_camillo.shtml
Aperta un'inchiesta interna
Aborto S.Camillo. «Iniziativa autonoma»
La Direzione Sanitaria: «Il modulo per il consenso non era stato visionato e approvato dal Comitato Etico»
ROMA - «Il modulo sul consenso informato che sarebbe in uso presso la struttura diretta dalla Dott.ssa Scassellati, è stato compilato ed adottato autonomamente dalla responsabile del Centro regionale di riferimento per la L.194 senza che questo fosse visionato, come da prassi, dal Direttore di Dipartimento e dal Direttore Sanitario del Presidio ospedaliero San Camillo». Lo precisa in una nota la Direzione Aziendale del San Camillo Forlanini secondo la quale «si tratta di un'iniziativa di particolare gravità, anche alla luce della procedura consolidata, relativa a casi similari, secondo la quale i moduli sul consenso informato, visionati preventivamente dalla Direzione Aziendale, vengono validati dal Comitato Etico Aziendale e dal servizio di Medicina Legale». La Direzione Generale ha anche annunciato l'apertura di un'inchiesta interna «finalizzata a valutare le responsabilità professionali e personali».
10 marzo 2007
fsdfdsddijsdfsdfo
11-03-2007, 07:40
Anche la scienza sbaglia.
Ma mentre la scienza cerca di migliorarsi, AN spara le solite vecchie c....
DonaldDuck
11-03-2007, 08:30
Anche la scienza sbaglia.
Ma mentre la scienza cerca di migliorarsi, AN spara le solite vecchie c....
Scienza, etica e legge: tutti sbagliano? Quelle di AN non mi sembrano le solite vecchie c...
http://www.ginecologiaediritti.it/testo194.htm
Articolo 6.
L'interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, può essere praticata:
a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Articolo 7.
I processi patologici che configurino i casi previsti dall'articolo precedente vengono accertati da un medico del servizio ostetrico-ginecologico dell'ente ospedaliero in cui deve praticarsi l'intervento, che ne certifica l'esistenza. Il medico può avvalersi della collaborazione di specialisti. Il medico è tenuto a fornire la documentazione sul caso e a comunicare la sua certificazione al direttore sanitario dell'ospedale per l'intervento da praticarsi immediatamente. Qualora l'interruzione della gravidanza si renda necessaria per imminente pericolo per la vita della donna, l'intervento può essere praticato anche senza lo svolgimento delle procedure previste dal comma precedente e al di fuori delle sedi di cui all'articolo 8. In questi casi, il medico è tenuto a darne comunicazione al medico provinciale. Quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l'interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui alla lettera a) dell'articolo 6 e il medico che esegue l'intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto.
Poi se hai letto le crisi di coscienza della Scassellati...
DonaldDuck
12-03-2007, 20:49
up
MATRICE ANTIUMANA
:confused:
Ormai in politica si assiste ad una gara nel cercare le espressioni più altisonanti :muro:
Che l'aborto sia soppressione di un essere umano, e non di una mera prospettiva di vita, è un dato che si ricava non dal catechismo, ma dal microscopio e, oltre una certa data, dall'ecografo.
Frase imprecisa in quando uno zigote puà dare origine a 2 o più embrioni, ergo non ha senso dire che lo zigote è GIA' l'essere umano dato che ad uno zigote possono corrispondere PIU' esseri umani.
P.S.: se lo zigote non si radica nell'utero NON ci sono individui.
la soluzione sarebbe una precoce diagnosi di gravidanza accoppiata alla pillola abortiva. nè più nè meno.
potenziamo i consultori, e autorizziamo la somministrazione di RU486. e, soprattutto, diamo una assistenza effettiva alle donne in difficoltà, invece di colpevolizzarle (come fanno i cosiddetti obiettori di coscienza).
Come al solito in queste discussioni, c'è da decidere il limite fino a quando un potenziale figlio può essere considerato proprietà dei genitori o entità proprietaria di diritti propri.
La questione è difficile e le risposte non sono mai esaustive.
L'importante è che ci sia una risposta scientifica e non religiosa.
Ziosilvio
13-03-2007, 09:10
diamo una assistenza effettiva alle donne in difficoltà, invece di colpevolizzarle
Cosa intendi per "assistenza effettiva"?
Se intendi "aiutarla ad aiutare la situazione in cui si trova e a prendere una decisione e a convivere con le conseguenze della sua decisione", allora dici bene.
Ci sono un sacco di cose che l'aborto forse è e forse non è, ma ce n'è una che sicuramente non è: una passeggiata.
Una donna che ha dovuto rinunciare così al proprio figlio, ha già ricevuto una ferita profonda, ed è giusto aiutarla a cicatrizzare bene piuttosto che aprirne di nuove.
E se una donna sa di essere aiutata in ogni caso, ha anche più fiducia nel futuro, e magari potrebbe decidere di tenere il bambino.
Se invece dici "aiutarla ad abortire"... beh, l'aborto non solo non è una passeggiata, ma potrebbe anche non essere una soluzione.
E fornire ad una persona che ha un problema qualcosa che non è una soluzione, non vedo come possa essere "aiuto".
Poi dipende anche dalle circostanze; ma quello che viene venduto per panacea, di solito è solo olio di serpente.
Ziosilvio
13-03-2007, 09:11
L'importante è che ci sia una risposta scientifica e non religiosa.
E perché non "scientifica e religiosa"?
La religione fa comunque parte della vita di gran parte delle persone, se non addirittura della maggioranza; anzi, spesso è quello che permette loro di tirare avanti e di agire nell'interesse del gruppo accantonando il proprio utile immediato.
L'importante è che ci sia una risposta scientifica e non religiosa.
Oltre la religione c'è anche la coscienza personale che esula da ogni contesto, anche gli atei si fanno scrupoli nell'uccidere un loro simile, o no?
LightIntoDarkness
13-03-2007, 09:33
Oltre la religione c'è anche la coscienza personale che esula da ogni contesto, anche gli atei si fanno scrupoli nell'uccidere un loro simile, o no?Esatto.
A volte pare invece che introdurre criteri morali nelle proprie scelte significa essere per forza religiosi bigotti... Ma la scienza deve essere al servizio della vita, non il contrario!
Oltre la religione c'è anche la coscienza personale che esula da ogni contesto, anche gli atei si fanno scrupoli nell'uccidere un loro simile, o no?
Eccerto, anzi.....
far nascere un bambino con gravi deformazioni che senso ha?
far nascere un bambino con gravi deformazioni che senso ha?
Su questo sono d'accordo ci sono malattie o aberrazioni genetiche che non sono compatibili con una vita normale, ma non deve essere nemmeno la ricerca del figlio perfetto ;)
Il tutto comunque è nato da un ERRORE e che dovrebbe essere considerato come tale e non farci sopra della demagogia spicciola o prenderlo come pretesto per altre cause.
LightIntoDarkness
13-03-2007, 09:53
far nascere un bambino con gravi deformazioni che senso ha?Di questo si può discutere e la scelta è per buona parte responsabilità della propria coscienza, ma per me è cruciale e preziosissimo che si usi il termine bambino (come hai fatto tu) e non altre definizioni.
Ziosilvio
13-03-2007, 09:58
far nascere un bambino con gravi deformazioni che senso ha?
Dargli comunque la possibilità di provare delle gioie e compiere delle imprese (queste, compatibili con la sua condizione fisica).
E poi: come deve essere, una deformazione, per essere "grave"?
Un'emiparesi è una deformazione grave? E la mancanza di un arto?
E Gaia (http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1203682), che è nata con una malformazione al cuore, era "gravemente deforme"?
E poi: come deve essere, una deformazione, per essere "grave"?
http://www.sanraffaele.org/60980.html
la SCID-ADA è sicuramente grave, e se non si perfeziona la "prevenzione" tramite via genica la vita di un bambino che ne è affetto è un vero inferno fatto di asetticità necessaria.
ma per me è cruciale e preziosissimo che si usi il termine bambino (come hai fatto tu) e non altre definizioni.
Ti urtano altre definizioni? Motivo?
Cosa intendi per "assistenza effettiva"?
Se intendi "aiutarla ad aiutare la situazione in cui si trova e a prendere una decisione e a convivere con le conseguenze della sua decisione", allora dici bene.
Ci sono un sacco di cose che l'aborto forse è e forse non è, ma ce n'è una che sicuramente non è: una passeggiata.
Una donna che ha dovuto rinunciare così al proprio figlio, ha già ricevuto una ferita profonda, ed è giusto aiutarla a cicatrizzare bene piuttosto che aprirne di nuove.
E se una donna sa di essere aiutata in ogni caso, ha anche più fiducia nel futuro, e magari potrebbe decidere di tenere il bambino.
Se invece dici "aiutarla ad abortire"... beh, l'aborto non solo non è una passeggiata, ma potrebbe anche non essere una soluzione.
E fornire ad una persona che ha un problema qualcosa che non è una soluzione, non vedo come possa essere "aiuto".
Poi dipende anche dalle circostanze; ma quello che viene venduto per panacea, di solito è solo olio di serpente.
allo stato attuale per me assistenza effettiva significa accelerare le procedure di aborto. non deve essere necessario per forza aspettare 1 mese, e fare una trafila immensa che complica una vita che già sta subendo una complicazione.
se parliamo di soluzioni alla base, allora maggiore informazione e accessibilità per quanto riguarda la pillola anticoncezionale, a partire dalla scuola media "almeno".
non esiste una panacea. c'è un problema reale che va affrontato. non con i precetti reigiosi ne con l'industrializzazione della procreazione. l'ideale sarebbe un popolo informato in toto, ma non potendolo avere nell'immediato, serve usare degli strumenti che prescindano dall'informazione del popolo. sicuramente se una va ad abortire la prima volta, allora deve essere obbligatoria per lei l'assunzione della pillola anticoncezionale. e non deve più essere messa nelle condizione di andare ad abortire. ma nemmeno si può obbligare a tenere un figlio che non vuole e che nascerebbe in una condizione altamente disagiata.
è un problema molto complesso. la legalizzazione dell'aborto è stato un passo fondamentale. ora serve informazione. educazione sessuale dalle elementari fino alla fine delle scuole superiori.
LightIntoDarkness
13-03-2007, 13:15
Ti urtano altre definizioni? Motivo?Non ci provare gringo :O ..:Prrr: ;)
LightIntoDarkness
13-03-2007, 13:17
<cut>è un problema molto complesso. la legalizzazione dell'aborto è stato un passo fondamentale. ora serve informazione. educazione sessuale dalle elementari fino alla fine delle scuole superiori.Io aggiungerei, mettendola ancora prima come importanza, l'informazione su cosa dice davvero la 194.
E' liquidata troppo spesso come legge sull'aborto, e stop.
Non ci provare gringo :O ..:Prrr: ;)
:asd: ;)
Io aggiungerei, mettendola ancora prima come importanza, l'informazione su cosa dice davvero la 194.
E' liquidata troppo spesso come legge sull'aborto, e stop.
il principio fondamentale è che con la 194 l'aborto viene autorizzato presso il ssn ma che non deve essere considerato strumento per il controllo delle nascite.
il passo successivo è la somministrazione obbligatoria della pillola anticoncezionale in seguito alla prima interruzione di gravidanza.
aggiungo che dovrebbe essere ridotto il traumatismo dell'interruzione tramite somministrazione di RU486 (in Francia è stato introdotto negli anni 70, e non mi sembra che ci siano catastrofi demografiche o sterminii di massa).
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