Poeta Folle
24-02-2007, 19:56
Fuori piove
Ruggisce la tempesta
Entrano gli angeli
Entrano i demoni
Mentre i lampi brillano
Avvolgendo ogni cosa
Nella notte gettando un barlume di luce
E' la tempesta che canta
Una sinfonia acquosa
Non udita prima d'ora
Ora tutto tace, il temporale scompare.
Soffia il vento, soffia sussurrando storie
Fraseggi antichi e perduti
Insieme ritrovati per combinarsi e di nuovo sparire
Gioiscono insieme, per unirsi in composizione.
Appare tutto oscuro, senza fondamento
Tutto è caotico, tutto è confuso.
Ordunque che qualcuno parli, se sa.
Rive salate e rocciose vidi in sogno.
E cercai di raggiungerle navigando mari scuri e affamati di carne.
Pericoli e tranelli per raggiungere una costa misteriosa.
Rive salate e rocciose vidi in sogno
E non le raggiunsi, affogando in un mare in cui soffrire.
Svegliato da un urlo mi destai, sangue sul mio letto,
Solo mi ero addormentato, in compagnia mi sveglia.
Occhi vacui accanto ai miei, fissavano un soffito strappato via da una mano
Che ancora incombeva su di me.
Ho pianto, ho gridato.
E la mano si tese e mi abbrancò, stringendomi nelle dita poderose.
Che strazio, che dolore,
Ricordare il modo in cui chiedevo pietà
E che umiliazione essere sbattuto qua e là
Dal mistero menato per l'aria, come esile fuscello.
E tutto finì, con un tuono roboante, che fece tremare i muri.
Dentro di me ancora angoscia.
Io piango ancora la notte
E a volte rido come un pazzo
Senza motivo
Senza un perché
E capisco di avere perduto il senno
Rotolato via mentre qualcuno mi agitava per aria.
E rido e piango e mi contorco.
Insulto le stelle, insulto il mare
Non trovo soluzione al mio tormento.
Tanto a lungo ho meditato
E tanto a lungo soluzioni non ho trovato
Lavorando su teorie nuove,
Lavorando su teoremi arditi,
Io ancora più pazzo sono diventato.
Già il sonno mi ritorna
E io sono terrorizzato:
Non voglio dormire, non voglio sognare.
Tutto è inutile: le palpebre mi si abbassano
E io precipito fra le braccia di Morfeo
E io precipito fra le braccia di suo fratello, l'Incubo.
Dinanzi a me una strada, lastricata di carne molliccia.
E il cielo è rosso sangue, piovono corpi umani dal firmamento.
Quando cadono gridano, non volendo perire;
Un vano spreco di fiato: cadono e muoiono,
Irrorando di sangue grandi crateri.
Lui mi guarda, dall'alto di una colonna
Intarsiata da ossa umane.
Brandisce un arto mozzato e mi invita ad avvicinarmi.
Riconosco di non avere scelta e cammino verso di lui,
Andando di passo spedito.
Tanti corpi cadono mentre mi avvicino,
Orde di bestie feroci ne divorano i corpi.
Cerco di svegliarmi ma non ci riesco,
Ora posso solo andare avanti.
Maledico il sonno, maledico Morfeo, maledico l'Incubo.
Entra un'aquila immensa, con gli artigli lucidi.
Mi riparo dietro una roccia, attendo impaurito.
Ora torno a muovermi, ora torno a camminare,
Desiderando essere ucciso, bruciato, straziato,
E così svegliarmi, e dai vivi ritornare,
Ritornare per raccontare e non dimenticare.
Avanza una bestia,
Tutta rossa, con otto zampe,
Otto zampe canine per correre e dilaniare.
Ruggisce pece e mi assale.
E mi sbrana, pezzo a pezzo.
E' terribile, perdo i sensi.
Quando svengo, sono ancora steso al suolo.
Un grido emerge dalla mia cassa toracica
E zittisce il pianto di coloro che cadono:
Sono un relitto umano, di me c'è solo il torso:
Tutto il resto è stato divorato e tranciato via.
Ora grido di continuo e lui mi guarda.
Io voglio morire, voglio solo svegliarmi.
Lentamente giro la testa e chiudo gli occhi.
Sono ancora qui, all'Inferno nell'Incubo.
Una parte di me forse è già morta
O forse è già sveglia e attende quell'altra.
Dentro di me cerco la forza.
Romba il tuono
Avanza la tempesta.
Mare in burrasca
Mare scuro
Avvolgimi e prendimi
Ruggisce la tempesta
Entrano gli angeli
Entrano i demoni
Mentre i lampi brillano
Avvolgendo ogni cosa
Nella notte gettando un barlume di luce
E' la tempesta che canta
Una sinfonia acquosa
Non udita prima d'ora
Ora tutto tace, il temporale scompare.
Soffia il vento, soffia sussurrando storie
Fraseggi antichi e perduti
Insieme ritrovati per combinarsi e di nuovo sparire
Gioiscono insieme, per unirsi in composizione.
Appare tutto oscuro, senza fondamento
Tutto è caotico, tutto è confuso.
Ordunque che qualcuno parli, se sa.
Rive salate e rocciose vidi in sogno.
E cercai di raggiungerle navigando mari scuri e affamati di carne.
Pericoli e tranelli per raggiungere una costa misteriosa.
Rive salate e rocciose vidi in sogno
E non le raggiunsi, affogando in un mare in cui soffrire.
Svegliato da un urlo mi destai, sangue sul mio letto,
Solo mi ero addormentato, in compagnia mi sveglia.
Occhi vacui accanto ai miei, fissavano un soffito strappato via da una mano
Che ancora incombeva su di me.
Ho pianto, ho gridato.
E la mano si tese e mi abbrancò, stringendomi nelle dita poderose.
Che strazio, che dolore,
Ricordare il modo in cui chiedevo pietà
E che umiliazione essere sbattuto qua e là
Dal mistero menato per l'aria, come esile fuscello.
E tutto finì, con un tuono roboante, che fece tremare i muri.
Dentro di me ancora angoscia.
Io piango ancora la notte
E a volte rido come un pazzo
Senza motivo
Senza un perché
E capisco di avere perduto il senno
Rotolato via mentre qualcuno mi agitava per aria.
E rido e piango e mi contorco.
Insulto le stelle, insulto il mare
Non trovo soluzione al mio tormento.
Tanto a lungo ho meditato
E tanto a lungo soluzioni non ho trovato
Lavorando su teorie nuove,
Lavorando su teoremi arditi,
Io ancora più pazzo sono diventato.
Già il sonno mi ritorna
E io sono terrorizzato:
Non voglio dormire, non voglio sognare.
Tutto è inutile: le palpebre mi si abbassano
E io precipito fra le braccia di Morfeo
E io precipito fra le braccia di suo fratello, l'Incubo.
Dinanzi a me una strada, lastricata di carne molliccia.
E il cielo è rosso sangue, piovono corpi umani dal firmamento.
Quando cadono gridano, non volendo perire;
Un vano spreco di fiato: cadono e muoiono,
Irrorando di sangue grandi crateri.
Lui mi guarda, dall'alto di una colonna
Intarsiata da ossa umane.
Brandisce un arto mozzato e mi invita ad avvicinarmi.
Riconosco di non avere scelta e cammino verso di lui,
Andando di passo spedito.
Tanti corpi cadono mentre mi avvicino,
Orde di bestie feroci ne divorano i corpi.
Cerco di svegliarmi ma non ci riesco,
Ora posso solo andare avanti.
Maledico il sonno, maledico Morfeo, maledico l'Incubo.
Entra un'aquila immensa, con gli artigli lucidi.
Mi riparo dietro una roccia, attendo impaurito.
Ora torno a muovermi, ora torno a camminare,
Desiderando essere ucciso, bruciato, straziato,
E così svegliarmi, e dai vivi ritornare,
Ritornare per raccontare e non dimenticare.
Avanza una bestia,
Tutta rossa, con otto zampe,
Otto zampe canine per correre e dilaniare.
Ruggisce pece e mi assale.
E mi sbrana, pezzo a pezzo.
E' terribile, perdo i sensi.
Quando svengo, sono ancora steso al suolo.
Un grido emerge dalla mia cassa toracica
E zittisce il pianto di coloro che cadono:
Sono un relitto umano, di me c'è solo il torso:
Tutto il resto è stato divorato e tranciato via.
Ora grido di continuo e lui mi guarda.
Io voglio morire, voglio solo svegliarmi.
Lentamente giro la testa e chiudo gli occhi.
Sono ancora qui, all'Inferno nell'Incubo.
Una parte di me forse è già morta
O forse è già sveglia e attende quell'altra.
Dentro di me cerco la forza.
Romba il tuono
Avanza la tempesta.
Mare in burrasca
Mare scuro
Avvolgimi e prendimi