zuper
24-02-2007, 15:47
oggi distrattamente sentivo un'altro abominio del regime cinese...
per ora non commento...
http://www.consapevolezza.it/tibet/tibet/panchen.asp
http://www.consapevolezza.it/tibet/image/Panchen.gif
ROMPERE IL SILENZIO !
UNA CAMPAGNA PER IL PANCHEN LAMA
12 anni fa, precisamente il 14 maggio 1995, il Dalai Lama, massima autorità spirituale del Tibet e capo del governo tibetano in esilio, riconosceva in Choekyi Nyima, un bambino nato a Lhari, nel Tibet centrale, il 24 aprile 1989, l'undicesima reincarnazione di una delle più alte personalità religiose tibetane: il Panchen Lama.
Malgrado l'assoluta legittimità della scelta del Dalai Lama che, in accordo con una tradizione antichissima, ha agito in modo conforme al suo ruolo, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno accusato il Dalai Lama di voler creare, con il riconoscimento del piccolo Panchen Lama, tensioni e conflitti in Tibet.
Non appena il Dalai Lama ha annunciato l'avvenuto riconoscimento, Choekyi Nyima e i suoi genitori sono stati prelevati dal loro villaggio e, da allora, se ne sono letteralmente perdute le tracce. E' inoltre iniziata, in Tibet, una durissima campagna di denuncia del Dalai Lama e di tutti quei tibetani, religiosi e laici, che si dichiarano favorevoli alla sua scelta. Il monastero di Tashilumpo, tradizionale sede dei Panchen Lama, è stato sottoposto ad un regime di rigido controllo di polizia e diverse decine dei suoi monaci sono stati arrestati o espulsi per avere pubblicamente espresso la loro solidarietà al Dalai Lama.
Infine, aggiungendo una nota grottesca ad una vicenda così tragica, il 25 novembre 1995 Pechino ha imposto ad un gruppo di religiosi tibetani, convocati con la forza, di riconoscere in un altro bambino l'undicesima reincarnazione del Panchen Lama. L'insediamento è avvenuto nel corso di una fastosa cerimonia cui hanno partecipato alcuni dei massimi esponenti del Partito Comunista Cinese.
Dal 1995 vi sono quindi "due" Panchen Lama: quello riconosciuto dal Dalai Lama e da tutti i tibetani e quello insediato da Pechino e cresciuto "nell'amore per il Partito Comunista e per la madrepatria socialista". Come è facile immaginare, il comportamento delle autorità cinesi, in questa situazione, non solo ha urtato profondamente i sentimenti spirituali del popoio tibetano ma ha evidenziato cosa le autorità della Repubblica Popolare veramente intendano quando affermano che in Tibet esiste la più completa libertà religiosa.
Al di là di ogni altra considerazione, resta comunque il fatto, gravissimo, che, da 12 anni, Choekyi Nyima e la sua famiglia sono scomparsi e il governo cinese non ha mai voluto dire con precisione dove e come stiano. Di fronte alle richieste di chiarimenti inoltrate da organizzazioni umanitarie, gruppi di sostegno alla causa tibetana, movimenti sindacali, partiti politici e parlamentari di numerose nazioni, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno solo ammesso che il bambino e i suoi genitori "sono stati affidati al Partito Comunista per essere protetti dai tentativi di rapimento messi in atto dai seguaci del Dalai Lama e della sua cricca".
Il prossimo 24 aprile, Choekyi Nyima compirà 19 anni e da 12 vive segregato, tanto che Amnesty International lo ha definito «il più giovane prigioniero politico del mondo». La vicenda del piccolo Panchen Lama si è aggiunta alla lunga serie di torti e di violenze che la Repubblica Popolare Cinese sta infliggendo da 50 anni agli uomini e alle donne del Tibet.
Il sequestro di un bambino di appena sei anni, "colpevole" solo di essere stato riconosciuto come reincarnazione di un importante maestro spirituale, dovrebbe spingere ogni coscienza democratica a mobilitarsi perché questa intollerabile violenza a un minore possa cessare al più presto.
L'Associazione Italia-Tibet ricordando le risoluzioni di numerosi Parlamenti che hanno espresso profonda preoccupazione riguardo a questa vicenda e, in particolare, l'appello lanciato il 30 novembre 1999 dall' Intergruppo Tibet del Parlamento Europeo, chiede al governo della Repubblica Italiana, ai suoi parlamentari e alle Commissioni Esteri di Camera e Senato di esprimere al governo della Repubblica Popolare Cinese la propria viva preoccupazione per la sorte dell'undicesimo Panchen Lama e della sua famiglia e di fare i passi necessari affinché sia consentito ad una delegazione di parlamentari ed esponenti delle organizzazioni umanitarie di incontrare liberamente Choekyi Nyima e i suoi genitori per accertare le loro reali condizioni e poter ascoltare la loro versione dei fatti.
per ora non commento...
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ROMPERE IL SILENZIO !
UNA CAMPAGNA PER IL PANCHEN LAMA
12 anni fa, precisamente il 14 maggio 1995, il Dalai Lama, massima autorità spirituale del Tibet e capo del governo tibetano in esilio, riconosceva in Choekyi Nyima, un bambino nato a Lhari, nel Tibet centrale, il 24 aprile 1989, l'undicesima reincarnazione di una delle più alte personalità religiose tibetane: il Panchen Lama.
Malgrado l'assoluta legittimità della scelta del Dalai Lama che, in accordo con una tradizione antichissima, ha agito in modo conforme al suo ruolo, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno accusato il Dalai Lama di voler creare, con il riconoscimento del piccolo Panchen Lama, tensioni e conflitti in Tibet.
Non appena il Dalai Lama ha annunciato l'avvenuto riconoscimento, Choekyi Nyima e i suoi genitori sono stati prelevati dal loro villaggio e, da allora, se ne sono letteralmente perdute le tracce. E' inoltre iniziata, in Tibet, una durissima campagna di denuncia del Dalai Lama e di tutti quei tibetani, religiosi e laici, che si dichiarano favorevoli alla sua scelta. Il monastero di Tashilumpo, tradizionale sede dei Panchen Lama, è stato sottoposto ad un regime di rigido controllo di polizia e diverse decine dei suoi monaci sono stati arrestati o espulsi per avere pubblicamente espresso la loro solidarietà al Dalai Lama.
Infine, aggiungendo una nota grottesca ad una vicenda così tragica, il 25 novembre 1995 Pechino ha imposto ad un gruppo di religiosi tibetani, convocati con la forza, di riconoscere in un altro bambino l'undicesima reincarnazione del Panchen Lama. L'insediamento è avvenuto nel corso di una fastosa cerimonia cui hanno partecipato alcuni dei massimi esponenti del Partito Comunista Cinese.
Dal 1995 vi sono quindi "due" Panchen Lama: quello riconosciuto dal Dalai Lama e da tutti i tibetani e quello insediato da Pechino e cresciuto "nell'amore per il Partito Comunista e per la madrepatria socialista". Come è facile immaginare, il comportamento delle autorità cinesi, in questa situazione, non solo ha urtato profondamente i sentimenti spirituali del popoio tibetano ma ha evidenziato cosa le autorità della Repubblica Popolare veramente intendano quando affermano che in Tibet esiste la più completa libertà religiosa.
Al di là di ogni altra considerazione, resta comunque il fatto, gravissimo, che, da 12 anni, Choekyi Nyima e la sua famiglia sono scomparsi e il governo cinese non ha mai voluto dire con precisione dove e come stiano. Di fronte alle richieste di chiarimenti inoltrate da organizzazioni umanitarie, gruppi di sostegno alla causa tibetana, movimenti sindacali, partiti politici e parlamentari di numerose nazioni, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno solo ammesso che il bambino e i suoi genitori "sono stati affidati al Partito Comunista per essere protetti dai tentativi di rapimento messi in atto dai seguaci del Dalai Lama e della sua cricca".
Il prossimo 24 aprile, Choekyi Nyima compirà 19 anni e da 12 vive segregato, tanto che Amnesty International lo ha definito «il più giovane prigioniero politico del mondo». La vicenda del piccolo Panchen Lama si è aggiunta alla lunga serie di torti e di violenze che la Repubblica Popolare Cinese sta infliggendo da 50 anni agli uomini e alle donne del Tibet.
Il sequestro di un bambino di appena sei anni, "colpevole" solo di essere stato riconosciuto come reincarnazione di un importante maestro spirituale, dovrebbe spingere ogni coscienza democratica a mobilitarsi perché questa intollerabile violenza a un minore possa cessare al più presto.
L'Associazione Italia-Tibet ricordando le risoluzioni di numerosi Parlamenti che hanno espresso profonda preoccupazione riguardo a questa vicenda e, in particolare, l'appello lanciato il 30 novembre 1999 dall' Intergruppo Tibet del Parlamento Europeo, chiede al governo della Repubblica Italiana, ai suoi parlamentari e alle Commissioni Esteri di Camera e Senato di esprimere al governo della Repubblica Popolare Cinese la propria viva preoccupazione per la sorte dell'undicesimo Panchen Lama e della sua famiglia e di fare i passi necessari affinché sia consentito ad una delegazione di parlamentari ed esponenti delle organizzazioni umanitarie di incontrare liberamente Choekyi Nyima e i suoi genitori per accertare le loro reali condizioni e poter ascoltare la loro versione dei fatti.