Adric
19-02-2007, 12:29
15/2/2007 (8:5) - IL DAILY TELEGRAPH
"La Butterfly opera razzista"
«Puccini ha scritto parti anticolonialiste oggi da modificare»
LONDRA
Il politically correct colpisce ancora. Questa volta sotto tiro c’è Madama Butterfly e chi ha sparato su Puccini in nome della sensibilità di oggi applicata alla storia di ieri è stato il Daily Telegraph, a poche ore dalla «prima» dell’opera al Covent Garden di Londra, ieri sera. Roger Parker, che non è l’ultimo venuto ma un musicologo assai noto anche in Italia (autore, fra l’altro, dell’edizione critica di Tosca), ha scritto che l’opera di Puccini sarebbe inaccettabile, colonialista e razzista. «Siamo diventati più sensibili su questioni come il razzismo - attacca Parker - e la Butterfly è una delle opere che devono rispettare questa nuova sensibilità. Ma il problema è che la gente ha troppa paura di intervenire sull’originale tagliandone o modificandone alcune parti».
Queste «modifiche», peraltro, si è già cominciato a farle negli Stati Uniti, dove una produzione della Zauberflöte a Washington venne sistemata sbiancando nel trucco e nel libretto il moro Monostatos, che pure Mozart e il suo librettista Schikaneder avevano voluto nerissimo e non solo di pelle. Non si capisce, poi, cosa di razzista ci sia nella Butterfly. Sembra al contrario che il suo messaggio sia anticolonialista, dato che nessuno parteggia per Benjamin F. Pinkerton, uno dei tenori più superficiali, codardi e alla fine antipatici della storia del melodramma, uno yankee arrogante che compra a suon di dollari la mogliettina giapponese di quindici anni «netti netti», la ingravida e poi la abbandona per tornare negli States e ricomparire poi con la moglie «vera».
Non c’è alcun dubbio che Puccini (e lo spettatore) tifino per la povera Cio-cio-san. E infatti sembra che l’affondo di Parker sia stato respinto: «L’opera è frutto del tempo in cui fu scritta», ha detto un portavoce della Royal Opera, mentre l’ambasciata nipponica a Londra fa sapere che «non ci sentiamo offesi perché l’opera parla del Giappone».
(La Stampa)
"La Butterfly opera razzista"
«Puccini ha scritto parti anticolonialiste oggi da modificare»
LONDRA
Il politically correct colpisce ancora. Questa volta sotto tiro c’è Madama Butterfly e chi ha sparato su Puccini in nome della sensibilità di oggi applicata alla storia di ieri è stato il Daily Telegraph, a poche ore dalla «prima» dell’opera al Covent Garden di Londra, ieri sera. Roger Parker, che non è l’ultimo venuto ma un musicologo assai noto anche in Italia (autore, fra l’altro, dell’edizione critica di Tosca), ha scritto che l’opera di Puccini sarebbe inaccettabile, colonialista e razzista. «Siamo diventati più sensibili su questioni come il razzismo - attacca Parker - e la Butterfly è una delle opere che devono rispettare questa nuova sensibilità. Ma il problema è che la gente ha troppa paura di intervenire sull’originale tagliandone o modificandone alcune parti».
Queste «modifiche», peraltro, si è già cominciato a farle negli Stati Uniti, dove una produzione della Zauberflöte a Washington venne sistemata sbiancando nel trucco e nel libretto il moro Monostatos, che pure Mozart e il suo librettista Schikaneder avevano voluto nerissimo e non solo di pelle. Non si capisce, poi, cosa di razzista ci sia nella Butterfly. Sembra al contrario che il suo messaggio sia anticolonialista, dato che nessuno parteggia per Benjamin F. Pinkerton, uno dei tenori più superficiali, codardi e alla fine antipatici della storia del melodramma, uno yankee arrogante che compra a suon di dollari la mogliettina giapponese di quindici anni «netti netti», la ingravida e poi la abbandona per tornare negli States e ricomparire poi con la moglie «vera».
Non c’è alcun dubbio che Puccini (e lo spettatore) tifino per la povera Cio-cio-san. E infatti sembra che l’affondo di Parker sia stato respinto: «L’opera è frutto del tempo in cui fu scritta», ha detto un portavoce della Royal Opera, mentre l’ambasciata nipponica a Londra fa sapere che «non ci sentiamo offesi perché l’opera parla del Giappone».
(La Stampa)