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View Full Version : Mani Pulite 15 Anni Dopo


sander4
17-02-2007, 12:15
Manette facili. Esclusione dall'inchiesta dei "comunisti". Persecuzione politica di Berlusconi. Accanimento sulla Fininvest. L'avviso di garanzia "golpista" del 1994 a Napoli. Sono alcuni dei temi con cui Berlusconi e i berluscones hanno combattuto e denigrato il pool di magistrati che dall'inizio degli anni '90 hanno avviato l'inchiesta che ha sconvolto la politica, facendo crolare le reti di potere corrotto di Democrazia Cristiana e socialismo craxiano. Non è bastato. I corrotti totli di mezzo sono stati sostituiti dai loro portaborse o si sono riciclati, illegalità e fame di denaro facile fanno parte del DNA della politica italiana. Resta comunque a Mani Pulite il grande merito di aver scoperchiato il pentolone di zuppa putrida, sbattendolo con violenza sotto il naso dei cittadini. Marco Travaglio celebra oggi Mani Pulite ricordando le cinque bugie più grosse di chi ha tentato in ogni modo di fermare l'inchiesta.

Mani pulite 15 anni dopo, le bugie di chi ha combattuto l’inchiesta
di Marco Travaglio
15 febbraio 2007

Oggi ricorre il 15° anniversario dell’arresto di Mario Chiesa, che diede il via all'indagine Mani Pulite. Per l'occasione, vengono riesumate su giornali e tv tutte le bugie e i luoghi comuni inventati nell'ultimo decennio per la campagna revisionista craxian-berlusconiana, che ha trovato tante sponde anche a sinistra. Proponiamo qui un piccolo riepilogo delle falsità più smaccate, seguite dalla confutazione dei fatti e dei documenti.
* * *

1) Manette facili. "I magistrati milanesi abusavano della carcerazione preventiva per estorcere confessioni agli indagati" (Silvio Berlusconi, 30-9-2002). La frottola delle "manette facili" non sta in piedi. Nemmeno un caso concreto è stato mai dimostrato, anzi c'è la prova del contrario, fornita da una fonte insospettabile: gli ispettori sguinzagliati dal primo governo Berlusconi contro la Procura di Milano proprio per cercarvi qualche pelo nell'uovo. Nella loro relazione ispettiva finale, resa nota il 15 maggio '95, si legge: "Nessun rilievo può essere mosso ai magistrati milanesi, i quali non paiono aver esorbitato dai limiti imposti dalla legge nell'esercizio dei loro poteri... Non si è riscontrata un'apprezzabile e significativa casistica di annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a quelle detenzioni... I provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati... dall'ulteriore e decisiva prova della confessione dell'indagato. Né è risultato che tali confessioni siano state in seguito ritrattate perché rese sotto la minaccia dell'ulteriore protrarsi della detenzione.... Non è possibile ascrivere quelle confessioni alle "condizioni fisiche e psicologiche disumane" nelle quali si sarebbero venuti a trovare molti indagati, alcuni dei quali suicidatisi, condizioni cui fa riferimento l'on. Sgarbi: non è stata mai segnalata l'applicazione di regimi detentivi differenziati e inaspriti rispetto alla generalità dei casi". Del resto, ogni ordinanza di cattura viene chiesta dal pm, è deliberata da un gip, riesaminata dal Tribunale della Libertà (tre giudici) e poi rivisitata dalla Cassazione (cinque giudici). Alla bufala delle manette facili si aggancia quella dei presunti suicidi in carcere: invece nessun arrestato su richiesta del pool Mani pulite si è mai tolto la vita in cella.

2) Comunisti risparmiati. "C'è stata una guerra civile negli anni 90, quando una piccola parte della magistratura eliminò dalla scena politica i partiti che avevano governato il Paese per mezzo secolo, lasciando fuori quello comunista. Un'azione lungamente studiata dai comunisti per la presa del potere" (Berlusconi, 13-11-2001). Ma i primi due politici doc arrestati in Mani Pulite erano dell'ex Pci: Soave ed Li Calzi. Il pool di Milano inquisì quasi l'intero vertice del Pci-Pds milanese. E poi le prime elezioni dopo Tangentopoli non le vinsero le sinistre: le vinse Berlusconi. Resta da capire comunque quando Berlusconi abbia maturato quelle bislacche convinzioni, visto che - come vedremo - elogiò per due anni Mani Pulite, e offrì a Di Pietro il ministero dell'Interno e a Davigo il ministero della Giustizia nel suo primo governo. Forse perché era conscio che non il pool di Milano, ma la corruzione era all'origine del tracollo della Prima Repubblica, come lui stesso ebbe a dire in tv nel discorso della discesa in campo: "La vecchia classe politica italiana è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L'autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e del sistema del finanziamento illegale dei partiti, lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a una nuova Repubblica" (26-1-94). E poco dopo: "Basta con i ladri di Stato, noi siamo per una politica nuova, diversa, pulita. Siamo l'Italia che lavora contro l'Italia che ruba (6-2-94). Ancora nel dicembre '94, dopo le dimissioni di Di Pietro, il giudizio di Berlusconi sull'uomo-simbolo di Mani Pulite era semplicemente entusiastico: "Sarebbe giusto che un uomo con le qualità di Di Pietro le facesse valere sulla scena politica. La sua discesa in campo potrebbe essere una buona cosa. La sua ansia moralizzatrice è patrimonio di tutti e potrebbe essere utile al Paese. I miei giornali, le mie tv, il mio gruppo sono sempre stati in prima fila nel sostenere i giudici di Mani Pulite (8-12-94). I giudici non hanno mai impedito ad alcun partito o candidato di presentarsi alle elezioni. Erano gli elettori che, sapendo quanto questi avevano rubato, non li avrebbero più votati. Così si presentò Berlusconi: perché nel '94 non candidò nessun politico inquisito della Prima Repubblica, visto che nessuno era stato arrestato né inibito dei diritti civili? Perché, anziché candidare Craxi in Forza Italia, permise che perdesse l'immunità parlamentare e fuggisse ad Hammamet?

3) La persecuzione politica. "Appena sono sceso in politica, hanno cominciato a fischiare i proiettili delle procure eccellenti per rovesciare il mio governo" (Berlusconi, 16-4-1998). Ma è vero il contrario: prima nascono le inchieste sulla Fininvest, poi (e forse proprio per questo) Berlusconi "scende in campo" politico. La prima indagine sul Berlusconi imprenditore, per traffico di droga, fu aperta dalla Guardia di Finanza a Milano nel lontano 1983 e poi archiviata. Nel 1989 Berlusconi viene processato a Venezia per falsa testimonianza sulla loggia P2: nel 1990 la sezione istruttoria della Corte d'Appello ritiene il reato dimostrato, ma estinto per l'amnistia appena varata dal Parlamento. Le prime indagini del pool Mani Pulite in casa Fininvest risalgono al '92, quando analoghi accertamenti investivano tutti i gruppi imprenditoriali di livello nazionale, e quando nessuno sospettava che, di lì a due anni, Berlusconi sarebbe entrato in politica. Risale ad allora, cioè ai primordi di Mani Pulite, il primo rapporto del Secit sulle irregolarità fiscali di Publitalia. Il 26 giugno '92 il pool fa arrestare Aldo Brancher, braccio destro di Confalonieri, per 300 milioni versati al ministro De Lorenzo. Vengono anche accertati finanziamenti al segretario del Psdi Antonio Cariglia. Il 23 novembre '92 viene indagato Paolo Berlusconi per tangenti sulle discariche e subito dopo, a Roma, per i "palazzi d'oro". Il 4 novembre '93 il pm romano Maria Cordova chiede l'arresto di Gianni Letta e Adriano Galliani per presunte tangenti sul piano delle frequenze tv collegato alla legge Mammì. A Milano viene arrestato un altro manager del gruppo, Sergio Roncucci. Emergono mazzette Fininvest per discariche e campi da golf, palazzi venduti a enti previdenziali e così via. Finiscono sotto inchiesta anche una dozzina di manager del Biscione, tra cui Confalonieri, Foscale, Dell'Utri. Nel settembre '93 il pm Tiziana Parenti indaga sulle strane manovre della Fininvest per impedire, nel 1986, la pubblicazione della biografia non autorizzata di Berlusconi dagli Editori Riuniti. Il 9 settembre 1993 i giornali annunciano che la Parenti sentirà presto Berlusconi. Ma non farà in tempo. Sarà Berlusconi a convocarla: per candidarla in Forza Italia. La realtà, dunque, è il contrario della vulgata berlusconiana: all'inizio del '94 il Cavaliere, sentendo stringersi intorno a sé il cerchio delle inchieste, si butta in politica. Lo confida lui stesso a Montanelli e Biagi: "Se non entro in politica, finisco in galera e fallisco per debiti". Le indagini sono una causa, non un effetto della discesa in campo. Lo afferma esplicitamente il gup di Brescia Carlo Bianchetti il 15 maggio 2001: "Risulta dall'esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante (Berlusconi, nda), le iniziative giudiziarie... avevano preceduto e non seguito la decisione di "scendere in campo"... La Procura di Milano aveva già avviato numerosi procedimenti per fatti concernenti lui e/o le sue aziende, compiendo tra il 27 febbraio '92 e il 20 luglio '93 ben 25 accessi presso le diverse sedi Fininvest e Publitalia... si può affermare che l'impegno politico del denunciante e le indagini ai suoi danni non si pongono tra loro in rapporto di causa-effetto; la prosecuzione di indagini già iniziate, e l'avvio di ulteriori indagini collegate, in nessun modo possono connotarsi come attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell'indagato e a tal fine diretta".

4) L'accanimento anti-Fininvest. «C'è un accanimento spietato che si sta producendo nei confronti di un solo gruppo industriale. Un accanimento che non è casuale. I magistrati stanno facendo politica» (Berlusconi, 4-10-1994). In realtà tutti i grandi gruppi sono stati coinvolti da indagini, arresti, perquisizioni, processi negli anni di Mani Pulite: dalla Fiat alla Ferruzzi, da Ligresti a De Benedetti, da Lodigiani alle coop rosse, da Iri a Eni. Berlusconi, semmai, fa eccezione perché è uno dei pochi capitani d'industria a non esser mai stato arrestato.

5) Il golpe del '94. "Fui raggiunto a Napoli dall'invito a comparire, pubblicato dal Corriere della Sera in violazione del segreto istruttorio" (Berlusconi, 31-1-1998). "Questo potere arbitrario e di casta è stato illiberalmente esercitato nel 1994 contro un governo sgradito alla magistratura di sinistra, governo messo platealmente sotto accusa attraverso il suo leader in un procedimento iniziato a Napoli mentre presiedeva una Convenzione Onu" (Berlusconi, 29-1-2003). "Un colpo di malagiustizia privò il popolo del suo governo legittimo" (27-3-2004). Berlusconi si ostina a ripetere che il suo primo governo fu rovesciato dall'avviso di garanzia per le mazzette Fininvest alla Guardia di Finanza, a Napoli, mentre presiedeva un convegno sulla criminalità. Si trattava in realtà di un invito a comparire (una convocazione per un interrogatorio urgente), dovuto per legge, che non fu affatto notificato a Napoli, ma a Roma. Berlusconi era stato informato telefonicamente del contenuto dell'atto fin dalla sera del 21 dai carabinieri inviati da Borrelli a Roma nella convinzione che il premier fosse già rientrato, come da programma, dal vertice sulla criminalità di Napoli. Gli lessero 2 dei 3 capi d'imputazione, dopodiché il Cavaliere infuriato buttò giù la cornetta. L'indomani, quando la notizia uscì sul Corriere, non era dunque più coperta da segreto, essendo già nota all'indagato. Anzi, c'è il sospetto che fosse stata passata o almeno confermata al Corriere dall'entourage dello stesso premier, visto che il Corriere riportava solo 2 delle 3 tangenti contestate dal pool: guardacaso le stesse due che i carabinieri avevano fatto in tempo a leggergli la sera prima. In ogni caso fu Berlusconi, pur sapendo di essere accusato di corruzione, a decidere ugualmente di presiedere il convegno anche il giorno 22, da indagato, esponendo così l'Italia al ludibrio internazionale. Il governo Berlusconi poi cadde un mese dopo perché la Lega Nord gli tolse la fiducia sulla riforma delle pensioni.Tant'è che nel discorso di commiato dopo la sfiducia alla Camera, il 21 dicembre, Berlusconi fece molti attacchi a Bossi e nemmeno un accenno all'invito a comparire.

Wesker
17-02-2007, 12:40
Dettagli... La verità è che le date sono "comuniste", anche loro. Come tutti.

FiSHBoNE
17-02-2007, 13:18
Dettagli... La verità è che le date sono "comuniste", anche loro. Come tutti.


spero tu sia ironico...

utile riassuntino, da incollare con i rivetti sulla schiena di chi continua a starnazzare contro l'operazione Mani Pulite anche al giorno d'oggi, evidentemente gente poco informata, troppo devota o con la coscienza sporca. O tutte e 3 le cose.

grazie sander. ;)

sander4
17-02-2007, 13:43
spero tu sia ironico...

utile riassuntino, da incollare con i rivetti sulla schiena di chi continua a starnazzare contro l'operazione Mani Pulite anche al giorno d'oggi, evidentemente gente poco informata, troppo devota o con la coscienza sporca. O tutte e 3 le cose.

grazie sander. ;)

di niente ;)
Saluti

fedeprovenza
17-02-2007, 16:43
w mani pulite. Grazie a tutti quei magistrati che hanno permesso di fare pulizia, pur tra minacce, diffamazioni continue e calunnie aggravate. Rivoglio quel periodo, legalità e pulizia

Pucceddu
17-02-2007, 17:24
w mani pulite. Grazie a tutti quei magistrati che hanno permesso di fare pulizia, pur tra minacce, diffamazioni continue e calunnie aggravate. Rivoglio quel periodo, legalità e pulizia

ma che non lo sai che l'hanno ucciso l'uomo ragno?:(

loreluca
17-02-2007, 23:28
w mani pulite. Grazie a tutti quei magistrati che hanno permesso di fare pulizia, pur tra minacce, diffamazioni continue e calunnie aggravate. Rivoglio quel periodo, legalità e pulizia
Ma adesso, 15 anni dopo mani pulite, ti sembra cambiato qualcosa?
A me no...

FabioGreggio
17-02-2007, 23:45
Manette facili. Esclusione dall'inchiesta dei "comunisti". Persecuzione politica di Berlusconi. Accanimento sulla Fininvest. L'avviso di garanzia "golpista" del 1994 a Napoli. Sono alcuni dei temi con cui Berlusconi e i berluscones hanno combattuto e denigrato il pool di magistrati che dall'inizio degli anni '90 hanno avviato l'inchiesta che ha sconvolto la politica, facendo crolare le reti di potere corrotto di Democrazia Cristiana e socialismo craxiano. Non è bastato. I corrotti totli di mezzo sono stati sostituiti dai loro portaborse o si sono riciclati, illegalità e fame di denaro facile fanno parte del DNA della politica italiana. Resta comunque a Mani Pulite il grande merito di aver scoperchiato il pentolone di zuppa putrida, sbattendolo con violenza sotto il naso dei cittadini. Marco Travaglio celebra oggi Mani Pulite ricordando le cinque bugie più grosse di chi ha tentato in ogni modo di fermare l'inchiesta.

Mani pulite 15 anni dopo, le bugie di chi ha combattuto l’inchiesta
di Marco Travaglio
15 febbraio 2007

Oggi ricorre il 15° anniversario dell’arresto di Mario Chiesa, che diede il via all'indagine Mani Pulite. Per l'occasione, vengono riesumate su giornali e tv tutte le bugie e i luoghi comuni inventati nell'ultimo decennio per la campagna revisionista craxian-berlusconiana, che ha trovato tante sponde anche a sinistra. Proponiamo qui un piccolo riepilogo delle falsità più smaccate, seguite dalla confutazione dei fatti e dei documenti.
* * *

1) Manette facili. "I magistrati milanesi abusavano della carcerazione preventiva per estorcere confessioni agli indagati" (Silvio Berlusconi, 30-9-2002). La frottola delle "manette facili" non sta in piedi. Nemmeno un caso concreto è stato mai dimostrato, anzi c'è la prova del contrario, fornita da una fonte insospettabile: gli ispettori sguinzagliati dal primo governo Berlusconi contro la Procura di Milano proprio per cercarvi qualche pelo nell'uovo. Nella loro relazione ispettiva finale, resa nota il 15 maggio '95, si legge: "Nessun rilievo può essere mosso ai magistrati milanesi, i quali non paiono aver esorbitato dai limiti imposti dalla legge nell'esercizio dei loro poteri... Non si è riscontrata un'apprezzabile e significativa casistica di annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a quelle detenzioni... I provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati... dall'ulteriore e decisiva prova della confessione dell'indagato. Né è risultato che tali confessioni siano state in seguito ritrattate perché rese sotto la minaccia dell'ulteriore protrarsi della detenzione.... Non è possibile ascrivere quelle confessioni alle "condizioni fisiche e psicologiche disumane" nelle quali si sarebbero venuti a trovare molti indagati, alcuni dei quali suicidatisi, condizioni cui fa riferimento l'on. Sgarbi: non è stata mai segnalata l'applicazione di regimi detentivi differenziati e inaspriti rispetto alla generalità dei casi". Del resto, ogni ordinanza di cattura viene chiesta dal pm, è deliberata da un gip, riesaminata dal Tribunale della Libertà (tre giudici) e poi rivisitata dalla Cassazione (cinque giudici). Alla bufala delle manette facili si aggancia quella dei presunti suicidi in carcere: invece nessun arrestato su richiesta del pool Mani pulite si è mai tolto la vita in cella.

2) Comunisti risparmiati. "C'è stata una guerra civile negli anni 90, quando una piccola parte della magistratura eliminò dalla scena politica i partiti che avevano governato il Paese per mezzo secolo, lasciando fuori quello comunista. Un'azione lungamente studiata dai comunisti per la presa del potere" (Berlusconi, 13-11-2001). Ma i primi due politici doc arrestati in Mani Pulite erano dell'ex Pci: Soave ed Li Calzi. Il pool di Milano inquisì quasi l'intero vertice del Pci-Pds milanese. E poi le prime elezioni dopo Tangentopoli non le vinsero le sinistre: le vinse Berlusconi. Resta da capire comunque quando Berlusconi abbia maturato quelle bislacche convinzioni, visto che - come vedremo - elogiò per due anni Mani Pulite, e offrì a Di Pietro il ministero dell'Interno e a Davigo il ministero della Giustizia nel suo primo governo. Forse perché era conscio che non il pool di Milano, ma la corruzione era all'origine del tracollo della Prima Repubblica, come lui stesso ebbe a dire in tv nel discorso della discesa in campo: "La vecchia classe politica italiana è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L'autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e del sistema del finanziamento illegale dei partiti, lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a una nuova Repubblica" (26-1-94). E poco dopo: "Basta con i ladri di Stato, noi siamo per una politica nuova, diversa, pulita. Siamo l'Italia che lavora contro l'Italia che ruba (6-2-94). Ancora nel dicembre '94, dopo le dimissioni di Di Pietro, il giudizio di Berlusconi sull'uomo-simbolo di Mani Pulite era semplicemente entusiastico: "Sarebbe giusto che un uomo con le qualità di Di Pietro le facesse valere sulla scena politica. La sua discesa in campo potrebbe essere una buona cosa. La sua ansia moralizzatrice è patrimonio di tutti e potrebbe essere utile al Paese. I miei giornali, le mie tv, il mio gruppo sono sempre stati in prima fila nel sostenere i giudici di Mani Pulite (8-12-94). I giudici non hanno mai impedito ad alcun partito o candidato di presentarsi alle elezioni. Erano gli elettori che, sapendo quanto questi avevano rubato, non li avrebbero più votati. Così si presentò Berlusconi: perché nel '94 non candidò nessun politico inquisito della Prima Repubblica, visto che nessuno era stato arrestato né inibito dei diritti civili? Perché, anziché candidare Craxi in Forza Italia, permise che perdesse l'immunità parlamentare e fuggisse ad Hammamet?

3) La persecuzione politica. "Appena sono sceso in politica, hanno cominciato a fischiare i proiettili delle procure eccellenti per rovesciare il mio governo" (Berlusconi, 16-4-1998). Ma è vero il contrario: prima nascono le inchieste sulla Fininvest, poi (e forse proprio per questo) Berlusconi "scende in campo" politico. La prima indagine sul Berlusconi imprenditore, per traffico di droga, fu aperta dalla Guardia di Finanza a Milano nel lontano 1983 e poi archiviata. Nel 1989 Berlusconi viene processato a Venezia per falsa testimonianza sulla loggia P2: nel 1990 la sezione istruttoria della Corte d'Appello ritiene il reato dimostrato, ma estinto per l'amnistia appena varata dal Parlamento. Le prime indagini del pool Mani Pulite in casa Fininvest risalgono al '92, quando analoghi accertamenti investivano tutti i gruppi imprenditoriali di livello nazionale, e quando nessuno sospettava che, di lì a due anni, Berlusconi sarebbe entrato in politica. Risale ad allora, cioè ai primordi di Mani Pulite, il primo rapporto del Secit sulle irregolarità fiscali di Publitalia. Il 26 giugno '92 il pool fa arrestare Aldo Brancher, braccio destro di Confalonieri, per 300 milioni versati al ministro De Lorenzo. Vengono anche accertati finanziamenti al segretario del Psdi Antonio Cariglia. Il 23 novembre '92 viene indagato Paolo Berlusconi per tangenti sulle discariche e subito dopo, a Roma, per i "palazzi d'oro". Il 4 novembre '93 il pm romano Maria Cordova chiede l'arresto di Gianni Letta e Adriano Galliani per presunte tangenti sul piano delle frequenze tv collegato alla legge Mammì. A Milano viene arrestato un altro manager del gruppo, Sergio Roncucci. Emergono mazzette Fininvest per discariche e campi da golf, palazzi venduti a enti previdenziali e così via. Finiscono sotto inchiesta anche una dozzina di manager del Biscione, tra cui Confalonieri, Foscale, Dell'Utri. Nel settembre '93 il pm Tiziana Parenti indaga sulle strane manovre della Fininvest per impedire, nel 1986, la pubblicazione della biografia non autorizzata di Berlusconi dagli Editori Riuniti. Il 9 settembre 1993 i giornali annunciano che la Parenti sentirà presto Berlusconi. Ma non farà in tempo. Sarà Berlusconi a convocarla: per candidarla in Forza Italia. La realtà, dunque, è il contrario della vulgata berlusconiana: all'inizio del '94 il Cavaliere, sentendo stringersi intorno a sé il cerchio delle inchieste, si butta in politica. Lo confida lui stesso a Montanelli e Biagi: "Se non entro in politica, finisco in galera e fallisco per debiti". Le indagini sono una causa, non un effetto della discesa in campo. Lo afferma esplicitamente il gup di Brescia Carlo Bianchetti il 15 maggio 2001: "Risulta dall'esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante (Berlusconi, nda), le iniziative giudiziarie... avevano preceduto e non seguito la decisione di "scendere in campo"... La Procura di Milano aveva già avviato numerosi procedimenti per fatti concernenti lui e/o le sue aziende, compiendo tra il 27 febbraio '92 e il 20 luglio '93 ben 25 accessi presso le diverse sedi Fininvest e Publitalia... si può affermare che l'impegno politico del denunciante e le indagini ai suoi danni non si pongono tra loro in rapporto di causa-effetto; la prosecuzione di indagini già iniziate, e l'avvio di ulteriori indagini collegate, in nessun modo possono connotarsi come attività giudiziaria originata dalla volontà di sanzionare il sopravvenuto impegno politico dell'indagato e a tal fine diretta".

4) L'accanimento anti-Fininvest. «C'è un accanimento spietato che si sta producendo nei confronti di un solo gruppo industriale. Un accanimento che non è casuale. I magistrati stanno facendo politica» (Berlusconi, 4-10-1994). In realtà tutti i grandi gruppi sono stati coinvolti da indagini, arresti, perquisizioni, processi negli anni di Mani Pulite: dalla Fiat alla Ferruzzi, da Ligresti a De Benedetti, da Lodigiani alle coop rosse, da Iri a Eni. Berlusconi, semmai, fa eccezione perché è uno dei pochi capitani d'industria a non esser mai stato arrestato.

5) Il golpe del '94. "Fui raggiunto a Napoli dall'invito a comparire, pubblicato dal Corriere della Sera in violazione del segreto istruttorio" (Berlusconi, 31-1-1998). "Questo potere arbitrario e di casta è stato illiberalmente esercitato nel 1994 contro un governo sgradito alla magistratura di sinistra, governo messo platealmente sotto accusa attraverso il suo leader in un procedimento iniziato a Napoli mentre presiedeva una Convenzione Onu" (Berlusconi, 29-1-2003). "Un colpo di malagiustizia privò il popolo del suo governo legittimo" (27-3-2004). Berlusconi si ostina a ripetere che il suo primo governo fu rovesciato dall'avviso di garanzia per le mazzette Fininvest alla Guardia di Finanza, a Napoli, mentre presiedeva un convegno sulla criminalità. Si trattava in realtà di un invito a comparire (una convocazione per un interrogatorio urgente), dovuto per legge, che non fu affatto notificato a Napoli, ma a Roma. Berlusconi era stato informato telefonicamente del contenuto dell'atto fin dalla sera del 21 dai carabinieri inviati da Borrelli a Roma nella convinzione che il premier fosse già rientrato, come da programma, dal vertice sulla criminalità di Napoli. Gli lessero 2 dei 3 capi d'imputazione, dopodiché il Cavaliere infuriato buttò giù la cornetta. L'indomani, quando la notizia uscì sul Corriere, non era dunque più coperta da segreto, essendo già nota all'indagato. Anzi, c'è il sospetto che fosse stata passata o almeno confermata al Corriere dall'entourage dello stesso premier, visto che il Corriere riportava solo 2 delle 3 tangenti contestate dal pool: guardacaso le stesse due che i carabinieri avevano fatto in tempo a leggergli la sera prima. In ogni caso fu Berlusconi, pur sapendo di essere accusato di corruzione, a decidere ugualmente di presiedere il convegno anche il giorno 22, da indagato, esponendo così l'Italia al ludibrio internazionale. Il governo Berlusconi poi cadde un mese dopo perché la Lega Nord gli tolse la fiducia sulla riforma delle pensioni.Tant'è che nel discorso di commiato dopo la sfiducia alla Camera, il 21 dicembre, Berlusconi fece molti attacchi a Bossi e nemmeno un accenno all'invito a comparire.

Bel post.
Indipendentemente dalla sconfitta che Mani Pulite ha subito dalla politica dei poteri forti riorganizzatisi e ritornati in Parlamento con il risultato di avere in una coalizione 60 indagati, di cui molti passati in giudicato, e 90 dei loro avvocati.


Non so se tutto ciò è normale.
Sicuramente le cose normali sono un'altra cosa.

fg

fedeprovenza
18-02-2007, 08:44
Ma adesso, 15 anni dopo mani pulite, ti sembra cambiato qualcosa?
A me no...
non spettava alla magistratura cambiare il sistema: mani pulite ha però messo in risalto il malaffare e il giro di tangenti che nel 92 potevamo solo sognare. Se poi i politici sono ancora ladri non è colpa dei magistrati
w mani pulite

sander4
18-02-2007, 13:39
non spettava alla magistratura cambiare il sistema: mani pulite ha però messo in risalto il malaffare e il giro di tangenti che nel 92 potevamo solo sognare. Se poi i politici sono ancora ladri non è colpa dei magistrati
w mani pulite

Quoto.
E i magistrati ancora provano a fare pulizia, non si fermano nemmeno davanti a persone POTENTISSIME come berlusconi (l'uomo più potente d'Italia senza dubbio).
Il probelma è se la politica fa le leggi per rendere impuniti i falsificatori di bilanci, taglia le prescrizioni, poi certo che i magistrati poco possono fare.

fedeprovenza
18-02-2007, 17:13
Non è colpa dei magistrati se i politici-schifezza approvano indulti, amnistie, prescrizioni varie...

Cfranco
19-02-2007, 16:15
Il 17 Febbraio 1992 veniva arrestato Mario Chiesa .
( http://it.wikipedia.org/wiki/Mani_Pulite )
Esiti delle richieste di rinvio a giudizio
Persone condannate dal Gup o dal Tribunale 1254 (55,29%)
...... tra le persone condannate dal Gup o dal Tribunale, quelle con patteggiamento sono state ... 847 (37,35%)
...... tra le persone condannate dal Gup o dal Tribunale, quelle in rito abbreviato (Gup) o dibattimento (Tribunale), sono state ... 407 (17,95%)
Persone prosciolte dal Gup o dal Tribunale (la media nazionale attuale è del 30%) 910 (40,12%)
...... tra le persone prosciolte, quelle per estinzione del reato dovuta a prescrizione sono state ... 422 (18,61%)
...... tra le persone prosciolte, quelle per estinzione del reato dovuta a morte del reo, amnistia, oblazione o ne bis in idem sono state ... 58 (2,56%)
...... tra le persone prosciolte, quelle assolte nel merito da Gup o Tribunale sono state ... 430 (18,96%)
Altre posizioni (iunioni, nullità, restituzioni, stralci, ..) 104 (4,59%)
Totale procedimenti conclusi davanti a Gup o Tribunale 2268 (100%)
ancora pendenti davanti a Gup o Tribunale 467
trasmesse ad altre sedi/autorità da Gup o Tribunale 465
Totale 3200

"Gli autori del libro Mani pulite, la vera storia (2002) affermano che dei 430 assolti nel merito (il 19%), non tutti sono stati riconosciuti estranei ai fatti; alcuni (gli autori citano come esempio 250 imputati per le tangenti riguardanti la Cariplo) pur avendo commesso il fatto, non sono stati ritenuti punibili: i giudici hanno ritenuto il fatto commesso, ma li hanno assolti con la formula «il fatto non costituisce reato» in quanto non vennero considerati pubblici ufficiali. In quest'ottica gli assolti perché riconosciuti estranei ai fatti contestati scenderebbero a circa 150. Gli autori aggiungono inoltre che di quei 150 molti sono stati assolti grazie alle riforme giudiziarie dell'Ulivo, che tramite l'articolo 513 (giudicato poi incostituzionale) e la riforma denominata «giusto processo», hanno invalidato le prove di vari procedimenti"

Un tentativo di pulizia finito soffocato dalla cupola politico-imprenditoriale che ancora oggi controlla il paese , eppure il biennio 1992-1993 è stato forse il primo ( e ultimo ) momento in cui "giustizia è uguale per tutti" era una frase che aveva un significato .

sander4
19-02-2007, 16:19
Inizio da oggi la pubblicazione di alcune domande e risposte tratte dal libro: "Intervista su Tangentopoli" della Laterza a cura di Giovanni Valentini.

GV: Quali sono i motivi che hanno scatenato l'inchiesta in quel momento?
ADP: In realtà la magistratura aveva sempre avuto la possibilità di aprire l'indagine. Ma vuoi per una malcelata omertà, vuoi per un certo accomodamento con il sistema di potere, vuoi per una mancanza di strumenti operativi, ogni volta che aveva iniziato era riuscita al massimo a venire a capo della singola operazione. Non aveva insomma la cultura dell'inchiesta esplorativa, si limitava ad accertare le indicazioni che provenivano dall'esterno. Quando il 17 febbraio '92 io ho arrestato Mario Chiesa, neppure all'interno del mio ufficio c'era la consapevolezza di ciò che stava accadendo e soprattutto del fatto che la macchina delle indagini avrebbe potuto proseguire fino al punto a cui poi è arrivata. Ricordo che perfino il procuratore Borrelli dichiarò pubblicamente. "Ma perchè si fa tanta polemica negli ambienti politici? Del resto, Chiesa è stato preso con le mani nel sacco, nel giro di qualche giorno si fa il processo per direttissima e il caso è chiuso".

GV:E che cosa cambiò il corso naturale degli eventi?
ADP: Alla fine, in buona sostanza, l'inchiesta Mani Pulite s'è fatta perchè io-sì, io e solo io-, diciamo per sbaglio, "dimenticai" di depositare gli atti nei tempi prescritti per direttissima. Quella era la quarta o quinta volta che provavo ad accendere il motore per fare partire la macchina delle indagini e sapevo bene che con la direttissima saremmo arrivati alla solita condanna a sette-otto mesi con la condizionale, più qualche spicciolo di risarcimento danni. E tutto sarebbe finito a tarallucci e vino.

Proseguo la pubblicazione di alcune domande e risposte tratte dal libro: "Intervista su Tangentopoli" della Laterza a cura di Giovanni Valentini.

GV: Torniamo a Mario Chiesa e allo scandalo del Pio Albergo Trivulzio che mette in moto l'inchiesta Mani Pulite. Quand'è che lei ne sente parlare per la prima volta?
ADP: Ne sento parlare per la prima volta nell'87. Poi, un paio di anni dopo, il giornalista Nino Leoni scrive un articolo sul "Giorno" in cui denuncia una lobby del 'caro estinto', dal momento che i funerali venivano assegnati sempre alla stessa ditta di pompe funebri, e accusa la direzione della ditta di lucrare sulle tariffe. A quel punto scattò la querela per diffamazione e io, che come ho spiegato ero già stato allertato in precedenza su come funzionava il meccanismo di autotutela dei corrotti, volli andare fino in fondo.
GV:Come si regolò in concreto?
ADP: Mi dissi dentro di me: io ho il dovere di procedere. E' vero quello che scrive questo giornalista o è falso? Può essere falso, e allora è diffamazione, ma può anche essere vero, e allora è concussione. Perciò sul registro delle notizie di reato ho annotato tutte e due le ipotesi, ho chiesto di mettere i sospettati sotto intercettazione e così ho scoperto tante cose interessanti...Il caso di Mario Chiesa va visto quindi come l'anello di una catena investigativa che avevo già attivato in occasione dell'inchiesta su Lombardia Informatica, inchiesta che avevo promosso e sviluppato a fondo proprio per capire il funzionamento anomalo dei rapporti tra Pubblica amministrazione e imprenditoria lombarda.
GV: Di che cosa si tratta esattamente?
ADP: Lombardia Informatica è una società della Regione Lombardia, con partecipazione del Comune di Milano. Le indagini si svolgono dal 1987 al' 91 e mettono in luce una serie di abusi, irregolarità, episodi di corruzione. Riesco a sequestrare tutta la corrispondenza del presidente Albini (uomo emergente della Dc lombarda) e del suo vice Tonali (persona di spicco e di peso del Psi milanese): sono lettere di raccomandazione inviate loro dai politici e così emerge l'intreccio di interessi dietro questa società di comodo. L'inchiesta su Lombardia Informatica è la vera incubatrice di Mani Pulite, perchè mi svela il meccanismo del do ut des. Allora i personaggi del potere cominciano a cercarmi, ad avvicinarmi, anche se non sono nessuno, non conto niente: io non so ancora bene dove sto mettendo le mani, ma chi gira intorno a quella società lo sa bene, loro sì che lo sanno.

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GV: Quali sono le circostanze esterne che hanno aperto la strada a Mani Pulite?
ADP: Fra le circostanze extraprocessuali, c'è in primo luogo l'informatica. Nei primi anni Novanta, si cominciava ad applicare l'uso del computer alla Pubblica amministrazione. Eio, nel mio lavoro di magistrato alla Procura di Milano, mi sono portato dietro una cultura informatica che avevo accumulato in precedenza.
GV: E come l'aveva acquisita? Aveva frequentato un corso o aveva fatto pratica per conto suo?
ADP: No, nessun corso, non ho mai seguito un corso di informatica. La mia cultura informatica nasce dalla praticaccia, da una mia antica passione per l'elettronica e per le sue applicazioni. Io sono perito elettronico. E a chi mi accusa di non conoscere l'italiano o di non aver fatto il liceo, rispondo: 'Sì, lo confesso, ho fatto il perito elettronico tempo perso mentre lavoravo, non ho studiato i classici'. Faccio il perito elettronico perchè mi piace la materia, ma poi questo titolo mi tornerà utile anche per vincere il concorso all'Aeronautica militare: per sei-sette anni sono stato impiegato al ministero della Difesa, non ai Servizi segreti come qualcuno ha detto, in qualità di tecnico, tecnico di laboratorio, a smanettare sui computer della prima generazione e a interessarmi di apparecchi elettronici... A Milano, all'aeroporto di Linate, presso la Direzione costruzioni aeronautiche... mi occupavo di collaudare i giroscopi e gli altri strumenti... ho imparato a usare il linguaggio binario dell'elettronica, trasferendo poi questo vantaggio competitivo nel mio lavoro di magistrato.

Proseguo la pubblicazione di alcune domande e risposte tratte dal libro: "Intervista su Tangentopoli" della Laterza a cura di Giovanni Valentini.

GV: Si può dire, insomma, che Mani Pulite nasce e procede all'insegna dell'informatica.
ADP: Mani Pulite non utilizza l'informatica: è l'inchiesta informatica! L'inchiesta viene interamente informatizzata fino al punto da consentirmi di adottare un altro espediente fondamentale per la buona riuscita delle indagini e per il quale finirò addirittura sotto processo: l'interrogatorio contestuale.
GV: Cioè l'interrogatorio contemporaneo di più persone in sedi diverse?
ADP: No, no. In realtà, io non disponevo di sedi diverse, non avevo grandi mezzi e quindi ho dovuto arrangiarmi da solo. All'interno della stessa stanza, abbiamo installato una decina di personal computer per interrogare i testimoni o gli inquisiti. E davanti ad ogni computer, c'era un carabiniere, un poliziotto o un finanziere.
GV: Ma così, durante l'interrogatorio, ognuno non era in grado di sentire quello che diceva l'altro?
ADP: No, almeno non troppo. D'altronde, era quello che passava il convento. Certo, sarebbe stato meglio organizzare ciò in stanze diverse, magari con l'ausilio di fibre ottiche, ma stiamo parlando di allora...
GV: E lei, in questa stanza con una decina di postazioni, aveva modo di controllare tutto attraverso un unico computer?
ADP: Nella fase più avanzata dell'inchiesta, sì, ma solo in parte. All'inizio lo lasciavamo credere alle persone che venivano interrogate: i miei collaboratori riuscivano a fare le stesse domande a tutti perchè li avevo addestrati prima io e molti pensavano che potessi leggere ogni risposta contemporaneamente sul video.

Proseguo la pubblicazione di alcune domande e risposte tratte dal libro: "Intervista su Tangentopoli" della Laterza a cura di Giovanni Valentini.

GV: Lei ha sostenuto finora che non usavate il carcere preventivo per far confessare gli inquisiti. Ma durante l’inchiesta Mani Pulite siete stati accusati anche di minacce e violenze nei loro confronti. In tutta franchezza può escludere di aver mai fatto penzolare le manette davanti agli occhi di un imputato?
ADP: A parte il fatto che nessuno di noi aveva materialmente le manette nel cassetto, io posso escluderlo anche in senso metaforico. Il nostro metodo investigativo non puntava a coartare le volontà, bensì a ottenere il consenso. Quello che cercavamo, semmai, era per così dire la complicità del difensore. Oggi sorrido amaramente a vedere tanti ex avvocati che sparano a zero contro il pool di Milano, e ricordo ancora alcuni di loro quando venivano in Procura per sollecitare la disponibilità mia o dei miei colleghi a ricevere i loro clienti perchè non ce la facevano più, avevano un attacco di... logorrea: fior di avvocati che adesso fingono di aver dimenticato, magari sono diventati parlamentari di destra o di sinistra e attaccano la magistratura un giorno sì e l’altro pure, mentre all’epoca dell’inchiesta facevano la fila per portare i loro assistiti.
GV: A chi si riferiva allora il presidente Scalfaro, nel messaggio augurale a fine ’97, quando criticò i magistrati per il ‘tintinnar di manette’?
ADP: Non c’è dubbio che intendeva riferirsi a noi, ma è altrettanto certo che sbagliava indirizzo. Scalfaro, il presidente Scalfaro... io sono rimasto perplesso, molto perplesso di fronte a questo suo modo di fare, a volte di appoggio e a volte di critica, a seconda del momento, un atteggiamento pilatesco rispetto a Mani Pulite. Io ricordo anche che subito dopo le mie dimissioni da magistrato, fui chiamato più volte al Quirinale. Ma al presidente non interessava tanto esprimermi la sua comprensione o la sua solidarietà, quanto capire che cosa avevo in mente di fare.

da http://www.antoniodipietro.com

matteo10
19-02-2007, 17:22
Marco Travaglio....non poteva venire da personaggio migliore la disanima di Mani "Pulite"....

Dezseven
19-02-2007, 21:05
L'unico modo per cambiare, e continuare nell'opera intrapresa con Mani Pulite, è quello di non votare politici che in passato o addirittura tutt'oggi fanno affari personali utilizzando il loro ruolo politico; non dare voto a partiti che hanno nelle loro file personaggi di questo basso genere.
Io l'ho fatto e ne vado orgoglioso, sia perchè magari avrò scelto persone perbene sia perchè con questo gesto, tanto piccolo quanto importante, sono convinto che ognuno di noi debba farsi valere e non farsi prendere per il "culo" come sempre.