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View Full Version : perché non ho votato la sinistra


trallallero
15-02-2007, 12:35
perché non ho votato la sinistra:
"Leggetele, le cifre. Nel 1997 lo Stato vendette il controllo di Telecom Italia incassando 11.82 miliardi di euro, quattro anni dopo l'Enel, società dello Stato, decide di entrare nel mercato delle telecomunicazioni acquistando un concorrente di Telecom, Infostrada, per 11 miliardi di euro (ne pagherà meno, ma solo grazie alla lentezza con cui l'affare fu definito). Si vende un colosso e si tenta di comperare un nano, per una differenza di 820 milioni! Ed i soldi, non dimenticatelo, sono dei cittadini, perché stiamo parlando di quote e società pubbliche. Chiaro? Ancora un dato, cos'era l'Infostrada che Enel acquistava? Era una società di Olivetti, che aveva nella pancia la rete di telecomunicazioni delle Ferrovie dello Stato (sempre soldi pubblici). Quella rete era stata venduta ad Olivetti, nel miracoloso 1997, per 700 miliardi di lire, pagabili in quattordici anni. L'anno successivo, quando ancora le rate erano tutte da pagarsi, Olivetti rivendette Infostrada alla tedesca Mannesman, per 14mila miliardi di lire, da pagarsi immediatamente.
Rileggete il periodo precedente, riflettete sulle cifre. Non ci vuole né il master né la laurea, è più che sufficiente il normale buon senso per accorgersi dell'evidenza: fu un immane salasso di soldi pubblici, trasferiti nelle tasche di pochi privati. Eccovela, la mitica stagione delle privatizzazioni. Guardatela, ammiratela, cercate di capirla, perché è rincitrullendo il pubblico con linguaggi iniziatici che il magheggio è avvenuto. In quel momento siamo diventati tutti più poveri, ci siamo tenuti il debito pubblico, ma abbiamo dato via una fetta succosa di patrimonio pubblico. Di che altro dovrebbe mai essere accusata, una classe politica? "

EVVIVA L'EURO :yeah:
Presento qui un breve commento a due libri che ho letto attentamente in questi giorni e di cui i lettori del sito troveranno l'indicazione bibliografica nella nostra apposita rubrica. Si tratta di due libri, uno in vendita in edicola insieme al quotidiano Libero e che costa soltanto 3 euro, dal titolo di per sé estremamente interessante: Prodi, Telecom & C.L'altro, pubblicato da Mondadori, si presenta in maniera meno esplosiva con il titolo: Una repubblica fondata sulle rendite, ma in realtà altrettanto interessante. I loro autori sono Davide Giacalone e Geminello Alvi. Detto in breve: siamo di fronte al panorama dell'Italia nata dalle mani di economisti, esperti di finanza, banchieri, allo scopo di concentrare su di sé tutto il potere politico e di distruggerla come nazione e come stato indipendente consegnandola nuda di qualsiasi proprietà a quell'acropoli di ladri dei beni dei popoli che se ne stanno arroccati nella Torre di Francoforte. Sono quelli che hanno scritto e firmato il trattato di Maastricht, con il quale si giustifica la rapina visto che le singole nazioni azzerano la propria esistenza a cominciare dalla moneta.
Alcuni titoli del libro di Geminello Alvi, fine economista che scrive da molti anni sul Corriere della Sera, non sono usciti dalla mia mente "ossessionata dall'Europa ", come qualcuno potrebbe pensare, anzi io glieli invidio: Il silente saccheggio di Maastricht; L'euro, ovvero mentire al popolo; Veridica storia dell'ultima lira, tanto per fare soltanto qualche esempio.
Cito dal capitolo All'ombra dell'euro in fiore:
"Nel cervello dell'assessore di sinistra... è tutto un impeto di dire che l'euro ci ha salvati; che l'Europa qua, e per i nostri figli là; che nel 1998 ci riuscì un trionfo epocale; che la sinistra dovette fare la destra; che i lavoratori si sono per dedizione sacrificati e via così, in ritmato svolgersi di trombonate consimili. Perché volendo riformare i bilanci statali, un'altra maniera e logicissima c'era: bastava tagliare le spese, anzitutto quelle correnti....Le algebre di Maastricht sono solo servite al miracolo di riuscire, tassando, a far peggiorare una redistribuzione già perversa... Fingere ben fatto e concluso quanto non lo era affatto, anzi s'era appena iniziato, fu tutt'uno col vanto d'aver ottenuto, nel 1998, l'euro. Non bastò, con la famosa Eurotassa, d'aver aggiustato la soglia prevista da Maastricht. Fingendo che un prestito forzoso fosse una tassa e scrivendolo nel conto di reddito, dove serviva, invece che in un conto di patrimonio, come obbligava la legge...".

http://www.italianiliberi.it/Edito06/ladrocini.htm

trallallero
15-02-2007, 12:52
"Caso Tronchetti": non è giustizialismo
Telecom, il potere and il garantismo
L'etica della furbizia e della spregiudicatezza negli affari non si addicono al mercato

Davide Giacalone

Attorno a Telecom Italia si combatte una guerra politica e di potere, innestata su una pericolosa inchiesta giudiziaria. L'insieme può disorientare, ma vedo in giro troppa superficialità, troppa approssimazione giuridica, troppo poca etica. Facciamo il punto. La capitolazione di Tronchetti Provera porterebbe con sé una vittoria del fronte prodiano nel campo dell'editoria ed il risorgere del progetto destinato a far nascere una "società delle reti" che, almeno del campo delle telecomunicazioni, è da vedersi come un poderoso passo indietro, o, se si preferisce, uno avanti verso Rovati ed il suo non dimenticato piano. E', questa, una buona ragione per difendere Tronchetti? Si può sostenere che siccome rifiutò l'offerta avvelenata di Rovati egli sia da erigersi a stendardo del buon modo di condurre gli affari? Credo di no. Oltre tutto, sarebbe da orbi non accorgersi che egli tenta di preservare la posizione per riuscire a vendere, in tutto od in gran parte, la partecipazione in Olimpia. Più che prendere le sue parti, dunque, si tratta di rimproverargli il capolavoro fatto ed i guai creati.

Alla faccia delle sbandierate liberalizzazioni, la politica prodiana di ristatalizzazione si è dotata di uno strumento, la società F21, che ieri Francesco Forte ha perfettamente descritto. Non è neanche il vecchio Iri, è assai peggio perché nasce da un inciucio fra cordate finanziarie convergenti, autoproclamatesi stato nello Stato. C'è una gran voglia di rifare il cuccismo senza Cuccia, dimenticando che il grande banchiere siciliano trapiantato a Milano ebbe enormi meriti, ma il suo modo di concepire e governare il mercato era morto con la mondializzazione e l'apertura dei mercati, quindi prima del suo trapasso fisico. Rieditarlo oggi significa volere fare le cose fuori tempo e senza nulla che sia paragonabile al rigore morale di Cuccia. Per bloccare quel disegno, però, ogni strumento è buono ed ogni sponda utilizzabile? No, perché ha un senso bloccarlo se lo si fa per rendere più aperto e trasparente il mercato, non per ottenere il contrario.

Si è anche fatto notare che nei confronti di Tronchetti Provera si pecca di scarso garantismo, o, se si preferisce, di giustizialismo. Non capisco, o, meglio, capisco che la cultura del diritto è diffusa così poco da far fare confusione fra garantismo ed innocentismo. Tronchetti non è neanche indagato, se lo fosse o se lo sarà questa è una garanzia per lui, non una sentenza anticipata di colpevolezza. Ma è ora di finirla con il credere che la pubblica moralità sia appannaggio delle procure, e si smetta di confondere il giudizio penale con quello morale. Noi i guasti della gestione Telecom li denunciammo quando tutti applaudivano e le procure dormivano, in beato letargo con la Consob. Che si dovrebbe fare, quando le inchieste partono, attendere quindici anni per sapere come sono andate le cose? No, attenderemo il verdetto, ma i fatti sono fatti e l'etica degli affari è stata stracciata da quanti hanno ritenuto di potere utilizzare strumenti detestabili. Il garantismo, che difficilmente potrà esserci insegnato, tutela il cittadino innanzi alla legge, non ne fa dimenticare la condotta nel mercato e nella società. Il garantismo riguarda la posizione dei singoli, non la constatazione di quanto il mercato abbia deragliato dai binari dell'etica.

La patologia giudiziaria ha due radici: da una parte c'è la magistratura autoreferente e la lentezza esasperante dei giudizi; dall'altra l'incapacità di certi ambienti, economici o politici, di amministrare la propria eticità. Quando nessuno strumento di controllo funziona, quando l'etica della furbizia e della spregiudicatezza vince su quella del rispetto della norma, quando l'omertà copre la voce di chi ha il coraggio di usarla, alla fine arriva il becchino penale. Abbiamo segnalato il rischio per tempo, abbiamo fatto denunce che gli altri hanno ignorato, i becchini li hanno portati loro, mica noi. Poi, certo, c'è chi specula e chi tifa, ma questo è uno spettacolo secondario, benché disgustoso. Se qualcuno pensa che sia un bene coprire i comportamenti irregolari, magari in ossequio all'idea che il mondo degli affari sia luogo acconcio a uomini adusi ad ogni cosa, per meglio contrastare il fronte degli avversari, si sbaglia. Quello è un modo perfetto per perdere e per essere ricattabili. E anche se si vincesse si condannerebbe il mercato ad un buio morale che arricchirebbe pochi impoverendo la collettività. Accidenti! dopo le Cirio e le Parmalat, dopo i comportamenti collusivi delle banche, dopo il silenzio della stampa ed il ritardo della magistratura, qualcuno dovrà pur porsi il problema di un Paese che non voglia scivolare fra i selvaggi e gli statalisti post sovietici.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato da Libero del 1° febbraio 2007

http://www.terzarepubblica.it/articolo.php?codice=1145

trallallero
15-02-2007, 13:02
Politicamente scorretto
Il blog di Davide Giacalone

L'italianità di Telecom
Le rassicurazioni di Tronchetti Provera

Davide Giacalone

Puntuali e prevedibili, dopo la conferma di trattative per la vendita di quote di Olimpia, società che controlla Telecom Italia, sono giunte le rammaricate dichiarazioni di chi auspica non ci sia una passaggio allo straniero. L'italianità sarà la bandiera di un mondo politico con idee confuse, incapace di trovare il tempo e la testa per cercare di conoscere quello di cui straparla. Subito è giunta la rassicurante risposta di Tronchetti Provera: trattiamo, forse venderemo, ma l'italianità sarà salva e ci batteremo per mantenere la guida dell'azienda. Quale guida? Quella secondo la quale Tim deve essere autonoma, scorporata e quotata, poi incorporata e divisionalizzata, per successivamente essere scorporata e forse venduta? O quella per la quale la mattina le partecipazioni brasiliane si dovrebbero vendere, al pomeriggio sono strategiche ed alla sera forse no? Quale guida, quella che si vanta di non avere neanche immaginato quel che interi reparti di Telecom stavano facendo, pagati dalla stessa Telecom, o da Pirelli, o dai fondi del presidente? Oh, mi raccomando, non perdiamocela, una guida del genere.

E' vero che attorno alla rete di telecomunicazioni si muovono interessi generali, direi anche di sicurezza e sovranità nazionale, ma si deve prima prendere atto che quegli interessi sono stati difesi male dalla guida italiana, poi si deve essere capaci di ammettere che il disastro di Telecom lo hanno provocato le guide italiane, ed infine si deve capire che per salvaguardare quegli interessi lo Stato ha in mano gli efficacissimi strumenti della regolamentazione e del controllo. Li usi.

Ed ai tanti giornali e giornalisti che non si perdono un sospiro sulle nuove strategie del padrone, dimenticando quanto siano diverse da quelle celebrate con eguale entusiasmo e partecipazione, segnalo che il quotidiano "Fhola" di San Paolo, Brasile, ha pubblicato la seguente notizia: "Ministero Publico Federal quer Forca Tarefa Especial para investigar a Telecom Italia", che, più o meno, suona "Il pubblico ministero federale chiede che sia una forza speciale ad investigare su Telecom Italia". Poi argomenta che si devono indagare i rapporti con la Tecnosistemi e capire cosa è successo ad una montagna di quattrini. Ne hanno sentito parlare in pochi, qui in Italia, e solo chi ci legge.

www.davidegiacalone.it

» 12-02-2007

http://www.terzarepubblica.it/articolo_blog.php%3Fcat%3D3%26codice%3D613

evelon
15-02-2007, 13:05
Welcome to the real world :D

trallallero
15-02-2007, 13:19
Welcome to the real world :D

e non é finita qui :nono:
ma forse é meglio unire i 3ds sul capitalismo italico ?


Politicamente scorretto
Il blog di Davide Giacalone

Alitalia in altalena
E' soprattutto una partita politica
Davide Giacalone

Le azioni Alitalia vanno in altalena, sospinte verso il basso da un chiacchiericcio ministeriale che Tommaso Padoa-Schioppa spererebbe, ma non ha la forza di far tacere. La situazione è piuttosto grave, anche se, come spesso capita, non manca di un suo lato grottesco, e per rendersene conto sarà sufficiente osservare la distanza che corre fra le parole scritte dal governo e quelle dette dai ministri. Prima, però, si ricordi che quando le parole dei ministri determinano i corsi azionari ci sono solo due cose da fare: o si sospendono le azioni o si sospendono i ministri. Questo dove politica si scrive con rispetto e mercato con cautela.

Con un bando del 29 dicembre scorso il governo ha reso noto un "Invito a manifestare interesse all'acquisto di una quota non inferiore al 30,1% del capitale di Alitalia". La quota di azioni posseduta dallo Stato è del 49,9%, e se le parole hanno un senso vuol dire che si chiedeva chi fosse interessato ad acquistare azioni per un minimo del 30,1, fino ad un massimo di tutto il pacchetto. In altre parole il governo intendeva sapere quanti fossero disposti a prendere la società per vedersela con il mercato, od anche a tenersi lo Stato come socio, lasciando agli offerenti di decidere e dando per inteso che di suo era già disposto a vendere tutto. Questa era la base di quel processo di dismissione (che non chiameremo di privatizzazione perché, come con Telecom, non si possono privatizzare società quotate in Borsa) che si avviava con la manifestazione d'interesse e si sarebbe concluso nel mese di giugno. Ma al ministro Alessandro Bianchi, letteraria figura di comunista indipendente, la faccenda non sta affatto bene. Aveva già prima detto che lo Stato non sarebbe mai dovuto uscire dal capitale Alitalia, aveva poi taciuto quando la faccenda sembrava essersi risolta con il bando e, quindi, con il prevalere di una linea diversa, ed ora torna a parlare, dopo che undici soggetti si sono detti interessati, e dopo che almeno uno lo ha fatto sottolineando di volere comperare tutto il 49,9 disponibile, per ribadire che lo Stato non intende venderlo. Per amore di precisione ha anche aggiunto che in mano pubblica può pure restare una quota inferiore al 20%, ma comunque significativamente superiore al 5. Se volete sapere a cosa corrispondono queste quote, qual è il loro significato aziendale e di mercato, iscrivetevi ad un corso d'economia per corrispondenza, a Cuba. Se invece siete degli avvocati, mettetevi a disposizione di chi verrà escluso a causa di una condizione posta successivamente al bando ed al deposito delle buste chiuse, pregustando la vittoria in giudizio.

Giovedì sera si tiene l'incontro del governo con i sindacati, cui prendono parte sia Padoa-Schioppa che Bianchi, il quale in questa sede dorme fra due guanciali giacché non c'è da dubitare che i sindacati stanno dalla sua parte. E, difatti, ecco la dichiarazione del segretario generale della FitCisl, Claudio Claudiani "il Tesoro deve, come non ha escluso Padoa Schioppa, mantenere la sua presenza nella compagine azionaria". E tutti quanti i sindacalisti sottolineano "l'impegno preso dal governo a mantenere la compagnia di bandiera anche una volta privatizzata Alitalia". Abbracci e baci finali, con il reciproco impegno a rivedersi e quello del governo a concordare con il sindacato ogni prossimo passaggio. Del bando datato 29 dicembre ne hanno già fatto coriandoli, mentre è ripartita alla grande quell'abitudine a trattare sul tavolo politico e sindacale gli affari di Alitalia, vale a dire quella condotta cui si deve gran parte dello sfacelo.

I mercati sono piuttosto attenti alle parole della politica, e sanno bene che quella attorno ad Alitalia è prima di tutto una partita politica. E' vero che Alitalia ha perso quote del nostro mercato nazionale, scendendo dal 66% del 1998 al 44 del 2005, ma è anche vero che mantiene saldo il dominio sulla tratta più ricca: 92,5% fra Malpensa e Roma, ed il 60 fra Linate e Roma (la seconda quota è quella di Air One, con il 34,2, il che esclude una fusione fra le due società che non si accompagni ad una seria iniziativa antitrust sugli slot, gli spazi per atterraggio in quei tre aeroporti). Sulle tratte internazionali che comprendo l'Italia, invece, il suo peso è marginale: 17,4 in Europa e 25,9 (mediante alleanze) nel mondo. Con queste cifre alla mano si capisce che l'umore della politica italiana è importante affinché un investitore possa stabilire se sta facendo un buon o cattivo affare. E dopo tanto trionfalismo per le undici manifestazioni d'interesse, preso atto che si tratta solo di un primo approccio e che Bianchi già ne contraddice alcune, c'è sempre la possibilità dell'effetto "sora Camilla" (quella che tutti la vogliono e nessuno se la piglia).

Visti i guai che stiamo passando per Autostrade, visto il disastro combinato con la malaprivatizzazione di Telecom Italia, sarebbe il caso di concentrarsi sulle condizioni da imporre agli acquirenti, lasciandoli poi liberi di fare le loro scelte manageriali. Ma nel governo non si placano le idee diverse ed incompatibili fra loro, e, con il suo solito italico alato, è stato il ministro Di Pietro, ieri, dopo il consiglio dei ministri, a dichiarare: "Abbiamo tutti condiviso l'appello del ministro Padoa-Schioppa per una massima riservatezza in merito a tutte le comunicazioni in corso che riguardano la stabilità del mercato e in merito soprattutto alla vendita di Alitalia" (propongo la nascita della lega per la salvezza della virgola). State zitti, perdindirindina, deve aver detto il ministro tratteggiato. Mi associo, anche perché ad ogni parola i risparmiatori che hanno fiducia in Alitalia beccano una mazzolata. Parli solo lui, e ci dica: i sindacati hanno capito male, o avete già cambiato idea e non vale più quel "non inferiore al 30,1" che scriveste nel bando. Sa com'è, qui in occidente i mercati li si informa in maniera trasparente.

http://www.terzarepubblica.it/articolo_blog.php%3Fcat%3D3%26codice%3D606

trallallero
15-02-2007, 14:25
non capisco perché é stato modificato il titolo :mbe:
non si poteva unire all'altro 3d ?

nomeutente
15-02-2007, 14:42
non capisco perché é stato modificato il titolo :mbe:
non si poteva unire all'altro 3d ?

Oggi avvengono strani fenomeni :O

Ho modificato il titolo. A cosa volevi unirlo? :mbe:

CYRANO
15-02-2007, 14:44
Preferivo il titolo precedente!

:O



Ciaqozoaoza

sider
15-02-2007, 14:47
non capisco perché é stato modificato il titolo :mbe:


Il Soviet Supremo ha deciso così. C'è il comunismo al governo, non lo sapevi? :D

trallallero
15-02-2007, 14:51
Oggi avvengono strani fenomeni :O

Ho modificato il titolo. A cosa volevi unirlo? :mbe:
pensavo fosse stato fatto apposta, scusa :angel:

Si poteva unire all'altro sul capitalismo all'italiana ... ma va benisssssimo cosí :asd:

trallallero
15-02-2007, 14:54
Lo metto anche qui va e leggete mi raccomando :O

Perché vi scandalizzate adesso per gli affari sporchi di Telecom?
La frode e il saccheggio sono stati compiuti già all' inizio, nella sua «privatizzazione».
Fu nel 1997, quando il governo Prodi mise sul mercato le azioni telefoniche in possesso del Tesoro. E vendette quelle azioni - cosa nostra, pagate da noi contribuenti in mezzo secolo - per una cifra minima: tant' è vero che si vide, in un anno, che Telecom valeva sul mercato cinque volte di più (più 514%).
Insomma Prodi svendette un patrimonio nostro e dello Stato.
Un regalo per amici e privilegiati.

Vero è che l' enorme rialzo fu in parte dovuto ad altre frodi del governo.
Si proclamò che di Telecom si voleva fare una public company; i piccoli risparmiatori furono invitati a comprare da una campagna martellante (e infatti comprarono l' 85%).
La fiducia dei risparmiatori fu artificialmente accresciuta dall' affermazione, emanata dal Tesoro, che la AT&T, il colosso USA delle telecomunicazioni, s' era precipitata a comprare ben il 2,4% della nostra Telecom: una presenza che aumentava il prestigio e dunque il valore di Telecom. Ebbene, era una menzogna.
Quel 2,4% restò parcheggiato al Tesoro, fino a quando AT&T rese pubblico che non aveva mai pensato di comprare alcunchè.
Ministro del Tesoro era allora Ciampi, il padre della patria.
Direttore generale, Mario Draghi.
Al vertice di Telecom fu nominato l' immarcescibile, il sempre intoccabile Guido Rossi.
In realtà, il potere fu assegnato a un «nocciolo duro» di vari proprietari, ciascuno dei quali possedeva lo 0,5%, lo 0,6%: fra cui Ifil (Agnelli), i soliti capitalisti senza capitale.

Prima ancora della privatizzazione, il più bell' affare sporco di Telecom: nel `97 compra il 29% di Telekom Serbia, pagando a Milosevic 878 miliardi di lire.
Rivenderà questa quota a Telekom Serbia, cinque anni dopo (caduto Milosevic), per 378 miliardi: con una perdita del 57%.
Su questo delitto il Polo, Paolo Guzzanti in testa, faranno una così rumorosa «indagine», da pasticciare le cose in modo tale, che nulla si scoprirà e nessuno sarà condannato.
E' stata tutta una serie di affari schifosi, in pura perdita, a portare il debito Telecom a 40 miliardi di euro, il costo di tre finanziarie lacrime-e-sangue.
Nel 1997, quando il governo (Prodi) privatizza Telecom, ne ricava 11,8 miliardi di euro.
Lo Stato esce dalle telecomunicazioni, si proclama.
Ma nel 2001 ENEL - società pubblica - rientra nelle telecomunicazioni comprando Infostrada, una concorrente di Telecom, ma più piccola.
E per quale cifra? 11 miliardi di euro.
Ma che c' entra Infostrada, direte voi.
C' entra e spiega come avvenne il saccheggio.
Infostrada è, sostanzialmente, la vecchia rete telefonica interna delle Ferrovie dello Stato.
Il governo (Prodi) vendette questa preziosa infrastruttura, nostra e pagata da noi, ad Olivetti (De Benedetti) per 700 miliardi di lire, pagabili con comode rate in 14 anni.
E Olivetti la vendette subito alla tedesca Mannesman per 14 mila miliardi di lire, mica a rate, ma in unica soluzione.
Non è un bel regalo, un patrimonio nostro ceduto a un amico loro a un ventesimo del suo valore?
Nessuno fu incarcerato per questo.
Anzi, uno sì: Lorenzo Necci, onesto manager delle Ferrovie, cercò di opporsi.
Giuliano Amato e Massimo D' Alema gli consigliarono di non fare il difficile, di dare la rete a Olivetti senza tirare sul prezzo.
Necci non capì l' amichevole consiglio.

La magistratura lo incriminò subito dopo, le sue telefonate intercettate divennero di pubblico dominio, lo attendevano mesi di carcerazione preventiva.
Poi assolto.
D' Alema va al governo, e comincia il saccheggio firmato Colaninno.
Questo «capitano coraggioso» dalemiano s' è accaparrato Olivetti, e con questa dà la scalata a Telecom.
Con irregolarità mostruose: ma quando la Consob, con Spaventa a capo, vuol vederci chiaro, un colloquio a quattrocchi di D' Alema con Spaventa spaventa Spaventa (che non è un ardito, ed ha di fronte l' esempio di Necci).
Un caso soltanto: nell' offerta pubblica d' acquisto, Colaninno è costretto ad aumentare l' offerta, da 10 a 11,5 euro ad azione, perché il titolo in Borsa è salito.
Da quel momento ovviamente Colaninno ha estremo interesse che il titolo non salga più sul «libero mercato».
Che fa?
Si scopre che in quei giorni lui e soci vendono di soppiatto le azioni in loro possesso e di cui dichiarano al mercato di essere pronti a comprarne di più: per farne calare il corso.
I capitani coraggiosi realizzano tra l' altro una plusvalenza di 50 miliardi con questa vendita occulta, perché hanno approfittato del rialzo da loro stesso determinato con l' annuncio di voler acquistare a 11,5 anziché a 10.
In altri Paesi, ciò si chiama aggiotaggio e insider trading, e porta in galera.
In Italia no, quando governa D' Alema.
Colaninno si scusa, e finisce lì.
La scalata venne definita dal Financial Times «una rapina in pieno giorno».

Colaninno non ha soldi, ma amici e ingegno.
Controlla al 51% una società fantasma, la Hopa, che controlla il 56% di un' altra entità chiamata Bell, la quale controlla il 13,9% di Olivetti, la quale a sua volta controlla il 70% di Tecnost, che controlla il 52% di Telecom.
Fatti i conti, Colaninno e i suoi complici controllano Telecom detenendone l' 1,5%.
Saggia minuscola partecipazione: Telecom ha già 30 mila e passa miliardi di debiti, e deve pagare il debito con rate di 6,600 miliardi l' anno, un rateo mangia-profitti.
Qualche curiosità si appunta, in queste scatole cinesi, sulla Bell: non si sa chi ne siano i soci.
A garantire la trasparenza della Bell interviene direttamente il capo del governo, D' Alema.
Chissà perché.
Due giornalisti di Repubblica scoprono un perché possibile: tra i soci fondatori di Bell compare un capitalista collettivo chiamato Oak Fund, con sede alle Cayman.
Oak Fund significa, tradotto, Fond o Quercia, e risulta un fondo gestito in esenzione fiscale, in un paradiso vietato dalla legge italiana, da soci anonimi con quote al portatore.
Sarà a causa di questo Fondo Quercia che Marco Travaglio parlerà, a proposito dei nuovi comunisti, come di gente «entrata al governo con le pezze al culo e uscitane coi miliardi»?
Sarà per questo che, come testimoniò Colaninno, dopo la sua OPA il ministro Bersani gli telefonò gridandogli: «E vai!»esultante alla romagnola?
O che Prodi esalò un giorno: «Se avessi fatto io il 2% di quel che sta facendo D' Alema per influenzare le decisioni di aziende quotate sui mercati sarei già crocifisso»?
Certo è che ci furono dei bei guadagni dai saccheggi di Colaninno.
Colaninno stesso ne è uscito, dopo il disastro da lui provocato, supermiliardario.
Ma non è il solo.
Prendiamo per esempio la SEAT, che gestisce la pubblicità.
Apparteneva a Telecom, e fu dismessa.
Anzi no: ne fu poi ricomprato da Tele com il 20% (perché se la società committente possiede almen! o il 20% della società cui affida la pubblicità, può farlo a trattativa privata evitando la gara d' appalto: in gara c' era il gruppo Fininvest, che di pubblcità s' intende un po').

Chi acquistò SEAT (Comit - De Agostini ed altri, ammucchiati in una società chiamata «Otto») a 1.955 miliardi per il 61%, la rivende trenta mesi dopo a Colaninno, che ne acquista il 20% a 7200 miliardi; poi un altro 17% a 5 mila miliardi, e un altro 8% per 5750 miliardi.
Insomma, una cosa acquistata a 1.955, viene venduta subito dopo a 16 mila e passa.
A fornire i soldi alla «Otto» per il fortunato acquisto è Dario Cossutta, figlio dell' Armando, alto dirigente della Banca Commerciale - che è anche socia della «Otto».
Ma gli altri soci, che dovrebbero pagare le imposte sulle plusvalenze dopo la splendida vendita al mille %, si trasformano prontamente in società lussemburghesi.
Chi sono i padroni?
Non si sa; tutta una catena di società anonime che finiscono in paradisi fiscali: si ignora chi abbia incassato la plusvalenza miracolosa senza pagare le tasse, in un' operazione voluta dal governo (Prodi) di allora.
Magari qualche partito?
Magari qualche gemello di un qualunque Oak Fund alle Cayman?
Non chiedete a me.
Vi ho raccontato solo quattro cose, delle molte che basterebbero per sbattere in galera l' intera sinistra di governo italiana, la grande saccheggiatrice del patrimonio pubblico con le «privatizzazioni».
Io, poi, non so nulla.
Mi sono limitato a copiare: da «Il grande intrigo», un libro del giornalista economico Davide Giacalone, distribuito da Libero.
Non chiedano a me, i magistrati.
Non so niente di Tronchetti, né di Tavaroli lo spione che intercettava, e che aveva da parte 14 milioni di euro (provenienti dalla società più indebitata dell' universo).
Se vogliono indagare, li rimando al libro di Giacalone, è tutto scritto lì.
Arrestino lui, semmai, se vogliono indagare.
Io non c' entro.

Maurizio Blondet
Fonte: www.effedieffe.com

evelon
15-02-2007, 15:05
:Puke:

sempreio
15-02-2007, 15:06
Lo metto anche qui va e leggete mi raccomando :O

che merde!!!

trallallero
15-02-2007, 15:10
che merde!!!

giá ...
Faccio un discorso molto cinico adesso:

allora, se Berlusconi ha sbagliato é giusto che ci vada in galera, ma almeno ha favorito le sue aziende che danno anche del lavoro, producono ... discorso cinico ripeto, ragiono per assurdo.
Ma vogliamo paragonarlo a questi che invece hanno fatto i soldi con le NOSTRE aziende, quindi rubando direttamente a noi, dalle nostre tasche. E adesso GLI STESSI ci vengono a "chiedere" i soldi per risanare i LORO debiti pubblici ??? :mad:

evelon
15-02-2007, 15:15
giá ...
Faccio un discorso molto cinico adesso:

allora, se Berlusconi ha sbagliato é giusto che ci vada in galera, ma almeno ha favorito le sue aziende che danno anche del lavoro, producono ... discorso cinico ripeto, ragiono per assurdo.
Ma vogliamo paragonarlo a questi che invece hanno fatto i soldi con le NOSTRE aziende, quindi rubando direttamente a noi, dalle nostre tasche. E adesso GLI STESSI ci vengono a "chiedere" i soldi per risanare i LORO debiti pubblici ??? :mad:

"la sferzata all'economia".

Ai tempi di Berlusconi gli diedi contro tranquillamente per quell'uscita a caxxo sulla legittimità morale di evadere.

Da qualche tempo sono costretto a tornare indietro, come può essere moralmente esecrabile evitare di pagare balzelli che vanno poi agli amici & amici degli amici ?

trallallero
15-02-2007, 15:22
"la sferzata all'economia".

Ai tempi di Berlusconi gli diedi contro tranquillamente per quell'uscita a caxxo sulla legittimità morale di evadere.

Da qualche tempo sono costretto a tornare indietro, come può essere moralmente esecrabile evitare di pagare balzelli che vanno poi agli amici & amici degli amici ?
io sto facendo una lettera, spiegando la mia situazione (che poi é quella dei professionisti dalle 12 fatture - grazie flisi ) insostenibile a livello fiscale VISTO CHE DEVO MANTENERE UNA FAMIGLIA!
Penso di spedirla a Libero perché é stato l'unico giornale a parlare dell'articolo 53 della costituzione grazie al quale si sarebbe potuto non pagare le tasse per incapacitá contributiva.
Questo ovviamente come atto provocatorio non come comportamento da tenere per tutta la vita ;)

das
15-02-2007, 15:25
Vogliamo ricordare quando i NOSTRI AEREI andarono a bombaradare gli impianti di Telecom Serbia quando questa era NOSTRA?

Infatti questi furboni, prima hanno comprato Telecom Serbia con i NOSTRI soldi, poi è scoppiata la guerra del kosovo e l'hanno bombardata, dopo l'hanno rivenduta a prezzo di rottame ovviamente.

Si chiama strategia finanziaria.

Non dimentichiamoci che mentre la NOSTRA areonautica distruggeva le NOSTRE cose D'Alema riferiva in parlamento che noi partecipavamo alla guerra solo come osservatori senza svolgere alcuna parte attiva.

Comunque è colpa di Berlusconi

evelon
15-02-2007, 15:25
io sto facendo una lettera, spiegando la mia situazione (che poi é quella dei professionisti dalle 12 fatture - grazie flisi ) insostenibile a livello fiscale VISTO CHE DEVO MANTENERE UNA FAMIGLIA!
Penso di spedirla a Libero perché é stato l'unico giornale a parlare dell'articolo 53 della costituzione grazie al quale si sarebbe potuto non pagare le tasse per incapacitá contributiva.
Questo ovviamente come atto provocatorio non come comportamento da tenere per tutta la vita ;)

Non ti ho capito...scrivi a libero per non pagare le tasse ? :fagiano:

FabioGreggio
15-02-2007, 15:27
perché non ho votato la sinistra:


EVVIVA L'EURO :yeah:


http://www.italianiliberi.it/Edito06/ladrocini.htm

Davide Giacalone?
Fu assunto in Finivest a metà degli anni 80 e si occupò della "spartizione delle antenne" per la legge Mammì, la legge cioè che regalò una parte dell'etere a Berlusconi affinchè, in cambio di una cifra irrisoria, occupasse lo spazio che da ormai circa 8 anni occupava illegalmente.

Percepì nel 1985 circa 500 milioni di lire per questo "servizio" e fu successivamente inquisito per mani pulite, poi prosciolto.
Non il capo del suo partito: Giorgio La Malfa, il quale venne condannato e passato in giudicato per tangentopoli.

Oggi La Malfa, come molti altri inquisiti, siede nelle fila della CDL e gli sta antipatico Di Pietro.
Te credo.
Logico pensare che sia stato allegato a Libero questo tomo.

Se le tue convinzioni elettorali si basano su questa consistenza, ti consiglio letture più amene e spurgate di qualche inchiesta giudiziaria.


fg

trallallero
15-02-2007, 15:30
Non ti ho capito...scrivi a libero per non pagare le tasse ? :fagiano:
Quasi. Quell'articolo che avevo letto era un appello a chi era tarTASSATO.
Per adesso scrivo e mando poi vediamo. Quando sará avviseró anche qui ;)

evelon
15-02-2007, 15:31
Davide Giacalone?
Fu assunto in Finivest a metà degli anni 80 e si occupò della "spartizione delle antenne" per la legge Mammì, la legge cioè che regalò una parte dell'etere a Berlusconi affinchè, in cambio di una cifra irrisoria, occupasse lo spazio che da ormai circa 8 anni occupava illegalmente.

Percepì nel 1985 circa 500 milioni di lire per questo "servizio" e fu successivamente inquisito per mani pulite, poi prosciolto.
Non il capo del suo partito: Giorgio La Malfa, il quale venne condannato e passato in giudicato per tangentopoli.

Oggi La Malfa, come molti altri inquisiti, siede nelle fila della CDL e gli sta antipatico Di Pietro.
Te credo.
Logico pensare che sia stato allegato a Libero questo tomo.

Se le tue convinzioni elettorali si basano su questa consistenza, ti consiglio letture più amene e spurgate di qualche inchiesta giudiziaria.


fg


Ma sono cose vere o no ?

Sembrano piuttosto dettagliate e narrano di fatti facilmente dimostrabili (il valore di un'azione in un certo periodo è noto).

Se sono false diccelo pure.

FabioGreggio
15-02-2007, 15:32
Davide Giacalone?
Fu assunto in Finivest a metà degli anni 80 e si occupò della "spartizione delle antenne" per la legge Mammì, la legge cioè che regalò una parte dell'etere a Berlusconi affinchè, in cambio di una cifra irrisoria, occupasse lo spazio che da ormai circa 8 anni occupava illegalmente.

Percepì nel 1985 circa 500 milioni di lire per questo "servizio" e fu successivamente inquisito per mani pulite, poi prosciolto.
Non il capo del suo partito: Giorgio La Malfa, il quale venne condannato e passato in giudicato per tangentopoli.

Oggi La Malfa, come molti altri inquisiti, siede nelle fila della CDL e gli sta antipatico Di Pietro.
Te credo.
Logico pensare che sia stato allegato a Libero questo tomo.

Se le tue convinzioni elettorali si basano su questa consistenza, ti consiglio letture più amene e spurgate di qualche inchiesta giudiziaria.


fg

Più precisamente:

Nel '90 passa la legge Mammì, che dovrebbe riordinare il sistema tv con relativi tetti antitrust. La lobby berlusconiana riesce a ottenere che un antitrust che «fotografi» il trust del Cavaliere, il quale potrà tenersi le sue tre reti («legge Polaroid»). Per protesta la sinistra Dc ritira i suoi 5 ministri dal governo Andreotti, che li rimpiazza in una notte. La legge impone alla Fininvest due soli vincoli: cedere il Giornale e le quote oltre il 10% di Tele+1 e Tele+2. Berlusconi li aggira subito, passando il Giornale al fratello Paolo e intestando le quote eccedenti delle pay tv a vari prestanomi. Subito dopo la Mammì, tra il 1990 e il '91, la Fininvest versa tramite All Iberian su due conti svizzeri di Craxi circa 23 miliardi di lire. La Procura di Roma sospetta anche un giro di tangenti al ministero delle Poste in cambio - si sospetta - della Mammì e del piano frequenze.

L'uomo-chiave, secondo l'accusa, è un giovanotto di 34 anni, Davide Giacalone, già segretario del ministro Oscar Mammì, considerato il vero autore della legge sull'emittenza e subito dopo ingaggiato alla Fininvest con una consulenza da 600 milioni. Finiscono sotto inchiesta anche Gianni Letta e Adriano Galliani: il pm Maria Cordova chiede di arrestarli entrambi, ma il gip Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa si astiene perchè Letta è un «amico di famiglia».

Il capo dei gip Renato Squillante passa la pratica a un altro giudice, De Luca Comandini, che respinge entrambe le richieste di cattura. La Iannini verrà sorpresa da una microspia nel bar Tombini, il 21 gennaio '96, in compagnia di Squillante e di Vittorio Virga, avvocato di Giacalone, Letta e Paolo Berlusconi.
Ora dirige il ministero della Giustizia.
L'inchiesta finisce in un nulla di fatto. Vizzini e Mammì prosciolti dal Tribunale dei ministri. Letta e Galliani dal gip. Giacalone in parte assolto, in parte prescritto. Di recente Mammì ha raccontato una visita del Cavaliere alla vigilia della legge: «Scherzava, faceva battute, cercava di accattivarsi la mia simpatia. Poi mi si inginocchiò davanti e, baciandomi la mano, mi disse: “La prego, ministro, non rovini me e le mie famiglie!”».

Dalle leggi tv ai condoni
La politica degli affari del signor Berlusconi
Lui dice: al governo ci ho solo perso. Ecco come è diventato molto più ricco
06 Gennaio 2006
di Marco Travaglio


frequenti cattivissime letture amico.

fg

das
15-02-2007, 15:32
Davide Giacalone?
Fu assunto in Finivest a metà degli anni 80 e si occupò della "spartizione delle antenne" per la legge Mammì, la legge cioè che regalò una parte dell'etere a Berlusconi affinchè, in cambio di una cifra irrisoria, occupasse lo spazio che da ormai circa 8 anni occupava illegalmente.

Percepì nel 1985 circa 500 milioni di lire per questo "servizio" e fu successivamente inquisito per mani pulite, poi prosciolto.
Non il capo del suo partito: Giorgio La Malfa, il quale venne condannato e passato in giudicato per tangentopoli.

Oggi La Malfa, come molti altri inquisiti, siede nelle fila della CDL e gli sta antipatico Di Pietro.
Te credo.
Logico pensare che sia stato allegato a Libero questo tomo.

Se le tue convinzioni elettorali si basano su questa consistenza, ti consiglio letture più amene e spurgate di qualche inchiesta giudiziaria.


fg

Se è per questo Giorgio la Malfa è stato anche dalla parte di Prodi nel 1996.
E' uno dei soliti galleggianti: chiunque vinca loro sono con lui.

CYRANO
15-02-2007, 15:35
Se è per questo Giorgio la Malfa è stato anche dalla parte di Prodi nel 1996.
E' uno dei soliti galleggianti: chiunque vinca loro sono con lui.

mi ricorda qualcuno , che inizia con M e finisce con astella ...

:O



Cioaozopaza

sider
15-02-2007, 15:35
Alternative da votare , a parte cdx ecsx :stordita: ??

FabioGreggio
15-02-2007, 15:35
Ma sono cose vere o no ?

Sembrano piuttosto dettagliate e narrano di fatti facilmente dimostrabili (il valore di un'azione in un certo periodo è noto).

Se sono false diccelo pure.

SE leggi il tratto del libro inchista di Travaglio qui sopra, vedrai che la memoria mi ha ingannato solo su pochi dettagli compreso il bonifico: erano 100 milioni in più.:D

fg

sempreio
15-02-2007, 15:35
giá ...
Faccio un discorso molto cinico adesso:

allora, se Berlusconi ha sbagliato é giusto che ci vada in galera, ma almeno ha favorito le sue aziende che danno anche del lavoro, producono ... discorso cinico ripeto, ragiono per assurdo.
Ma vogliamo paragonarlo a questi che invece hanno fatto i soldi con le NOSTRE aziende, quindi rubando direttamente a noi, dalle nostre tasche. E adesso GLI STESSI ci vengono a "chiedere" i soldi per risanare i LORO debiti pubblici ??? :mad:


si infatti! da quel punto di vista è centomila volte meglio berlusconi che questi quà, altro che democrazia quesa è una dittatura

FabioGreggio
15-02-2007, 15:36
SE leggi il tratto del libro inchista di Travaglio qui sopra, vedrai che la memoria mi ha ingannato solo su pochi dettagli compreso il bonifico: erano 100 milioni in più.:D

fg

Ora capisco perchè l'autore di questo 3d ha votato a destra.:asd: :asd: :asd: :asd:

fg

CYRANO
15-02-2007, 15:36
Alternative da votare , a parte cdx ecsx :stordita: ??

il partito dell'amooooore !

:O



Coiqokzoaopza

FabioGreggio
15-02-2007, 15:37
mi ricorda qualcuno , che inizia con M e finisce con astella ...

:O



Cioaozopaza

Si sono della stessa razza. Ma Mastella non è stato ne inquisito ne passato in giudicato. Infatti per questo è passato di qua.:D :D :D :D

fg

FastFreddy
15-02-2007, 15:38
SE leggi il tratto del libro inchista di Travaglio qui sopra, vedrai che la memoria mi ha ingannato solo su pochi dettagli compreso il bonifico: erano 100 milioni in più.:D

fg

Veramente chiedeva altro...

FabioGreggio
15-02-2007, 15:39
Se è per questo Giorgio la Malfa è stato anche dalla parte di Prodi nel 1996.
E' uno dei soliti galleggianti: chiunque vinca loro sono con lui.

Hai ragione.
Molte cose galleggiano nell'acqua.
Certe onde però alla fine li sospingono su spiagge sicure.

fg

FabioGreggio
15-02-2007, 15:40
Veramente chiedeva altro...

:cool:

Oddio forse abbiamo sgretolato il fondamento di trallalero sulla sua scelta eletorale.
Abbiamo esagerato?

fg

FastFreddy
15-02-2007, 15:41
:cool:

Oddio forse abbiamo sgretolato il fondamento di trallalero sulla sua scelta eletorale.
Abbiamo esagerato?

fg

Veramente Evelon chiedeva altro...

evelon
15-02-2007, 15:43
SE leggi il tratto del libro inchista di Travaglio qui sopra, vedrai che la memoria mi ha ingannato solo su pochi dettagli compreso il bonifico: erano 100 milioni in più.:D

fg

Aspetta: Travaglio spara (giustamente) su Mr B. in cui è forse coinvolto anche Giacalone.

Ma riguardo i fatti denunciati negli interventi dell'autore ci sono prove li smentiscono ?
Ha detto il falso in qualche modo ?

trallallero
15-02-2007, 15:47
Ma sono cose vere o no ?

Sembrano piuttosto dettagliate e narrano di fatti facilmente dimostrabili (il valore di un'azione in un certo periodo è noto).

Se sono false diccelo pure.

"Il grande intrigo" ce l'ho qui davanti a me ed é pieno di riferimenti ad interviste, giornali, siti. Non si é inventato niente il Davidone ;)

FabioGreggio
15-02-2007, 15:47
Aspetta: Travaglio spara (giustamente) su Mr B. in cui è forse coinvolto anche Giacalone.

Ma riguardo i fatti denunciati negli interventi dell'autore ci sono prove li smentiscono ?
Ha detto il falso in qualche modo ?

Non so, i dati di Travaglio non sono opinioni. Sono scritture di sentenze non opinabili e pubbliche.
Altra cosa sono le accuse non comprovate.
Se dovessimo credere a tutto ciò che pubblica LIbero e ai suoi allegati, spesso mussoliniani, credo perderemmo la strada per andare a casa.
E' probabile che cmq ci siano querele come al solito.
Alla fine paga "Pantalone".
E le scuse vengono pubblicate in 4 pagina in basso a destra.

Di Pietro con questo sistema ( me lo ha detto lui) ci mantiene il partito.

fg

FastFreddy
15-02-2007, 15:51
Quindi come al solito si contesta chi scrive le cose, non quello che scrive...

Tefnut
15-02-2007, 15:54
il bello della politica italiana..
tutti i sostenitori di una fazione puntano il dito verso l'altra.... nessuno vuole lavare i propri panni..


e noi sempre pronti a supportarli..bha

evelon
15-02-2007, 15:56
Non so, i dati di Travaglio non sono opinioni. Sono scritture di sentenze non opinabili e pubbliche.
Altra cosa sono le accuse non comprovate.
Se dovessimo credere a tutto ciò che pubblica LIbero e ai suoi allegati, spesso mussoliniani, credo perderemmo la strada per andare a casa.
E' probabile che cmq ci siano querele come al solito.
Alla fine paga "Pantalone".
E le scuse vengono pubblicate in 4 pagina in basso a destra.

Di Pietro con questo sistema ( me lo ha detto lui) ci mantiene il partito.

fg


Non ti ho capito. :confused:

Io parlavo degli interventi dell'autore.
Lì si parla di fatti piuttosto precisi e circostanziati non di accuse e teorie.

Ci sono compravendite con nomi di compratore e venditore, prezzo pagato e data di acquisto.

Ci sono citazioni ad azioni ed al valore delle stesse in periodi precisi..

insomma per dimostrare che ha torto non ci vuole molto; ti chiedevo se eri a conoscenza di elementi che le invalidavano.
Indipendentemente dalle schifezze di Berlusconi

Fritz!
15-02-2007, 15:56
giá ...
Faccio un discorso molto cinico adesso:

allora, se Berlusconi ha sbagliato é giusto che ci vada in galera, ma almeno ha favorito le sue aziende che danno anche del lavoro, producono ... discorso cinico ripeto, ragiono per assurdo.
Ma vogliamo paragonarlo a questi che invece hanno fatto i soldi con le NOSTRE aziende, quindi rubando direttamente a noi, dalle nostre tasche. E adesso GLI STESSI ci vengono a "chiedere" i soldi per risanare i LORO debiti pubblici ??? :mad:
beh allora Provenzano è ancora meglio

e in ogni caso la corruzione, cosicome la violazione della concorrenza distruggono posti di lavoro (oltre a difendere quelli di chi la compie)


oppure specularmente,
il mantenimento di carrozzoni garantisce un sacco di posti di lavoro


il clientelismo crea lavoro

Ci sono piu guardie forestali sull'aspromonte che in amazzonia


insomma mi pare una situazione "LOSE/LOSE"

trallallero
15-02-2007, 15:56
Quindi come al solito si contesta chi scrive le cose, non quello che scrive...
cosí come spesso si contesta chi posta, non cosa posta ;)

sempreio
15-02-2007, 16:01
giá ...
Faccio un discorso molto cinico adesso:

allora, se Berlusconi ha sbagliato é giusto che ci vada in galera, ma almeno ha favorito le sue aziende che danno anche del lavoro, producono ... discorso cinico ripeto, ragiono per assurdo.
Ma vogliamo paragonarlo a questi che invece hanno fatto i soldi con le NOSTRE aziende, quindi rubando direttamente a noi, dalle nostre tasche. E adesso GLI STESSI ci vengono a "chiedere" i soldi per risanare i LORO debiti pubblici ??? :mad:

Non so, i dati di Travaglio non sono opinioni. Sono scritture di sentenze non opinabili e pubbliche.
Altra cosa sono le accuse non comprovate.
Se dovessimo credere a tutto ciò che pubblica LIbero e ai suoi allegati, spesso mussoliniani, credo perderemmo la strada per andare a casa.
E' probabile che cmq ci siano querele come al solito.
Alla fine paga "Pantalone".
E le scuse vengono pubblicate in 4 pagina in basso a destra.

Di Pietro con questo sistema ( me lo ha detto lui) ci mantiene il partito.

fg


tutte quelle stori sono vere, documentate in parte anche da travaglio e pure di pietro ha detto che nessuno in parlamento voterebbe mai leggi serie contro il conflitto di interessi perchè sia nella sua maggioranza sia all' opposizione si sa che si "impiccherebbero da soli"
comunque ti abbiamo tutti capito fabio greggio non solo sei di parte ma anche se fottessero l' aria che respiriamo staresti da quella parte, lq gente come te mi fa solo che schifo! (è una mia opinione e posso dirla se dicevo fai schifo sarebbe stato diverso)

trallallero
15-02-2007, 16:03
Non ti ho capito. :confused:

Io parlavo degli interventi dell'autore.
Lì si parla di fatti piuttosto precisi e circostanziati non di accuse e teorie.

Ci sono compravendite con nomi di compratore e venditore, prezzo pagato e data di acquisto.

Ci sono citazioni ad azioni ed al valore delle stesse in periodi precisi..

insomma per dimostrare che ha torto non ci vuole molto; ti chiedevo se eri a conoscenza di elementi che le invalidavano.
Indipendentemente dalle schifezze di Berlusconi

ripeto che ci sono link al Sole24Ore, Giornale, Corriere, Espresso, ..., libri vari ed interviste.
Se poi son tutti falsi é un vero gombloddo! :eek:

evelon
15-02-2007, 16:05
ripeto che ci sono link al Sole24Ore, Giornale, Corriere, Espresso, ..., libri vari ed interviste.
Se poi son tutti falsi é un vero gombloddo! :eek:

infatti io sono propenso a credrci visti tutti i dati.

Solo che Fg diceva che non erano veri ed ho chiesto qualche prova, qualche dato...

FabioGreggio
15-02-2007, 16:12
Non ti ho capito. :confused:

Io parlavo degli interventi dell'autore.
Lì si parla di fatti piuttosto precisi e circostanziati non di accuse e teorie.

Ci sono compravendite con nomi di compratore e venditore, prezzo pagato e data di acquisto.

Ci sono citazioni ad azioni ed al valore delle stesse in periodi precisi..

insomma per dimostrare che ha torto non ci vuole molto; ti chiedevo se eri a conoscenza di elementi che le invalidavano.
Indipendentemente dalle schifezze di Berlusconi

No non ne so nulla. Mi sono limitato a esporre chi è la fonte per capire chi dice cosa.
Sui fatti nel merito non sono informato.
In genere però personalmente prima di perdere tempo mi informo sempre della fonte.

Sui fatti non sono informato.

fg

Cfranco
15-02-2007, 16:31
"Leggetele, le cifre. Nel 1997 lo Stato vendette il controllo di Telecom Italia incassando 11.82 miliardi di euro, quattro anni dopo l'Enel, società dello Stato, decide di entrare nel mercato delle telecomunicazioni acquistando un concorrente di Telecom, Infostrada, per 11 miliardi di euro (ne pagherà meno, ma solo grazie alla lentezza con cui l'affare fu definito). Si vende un colosso e si tenta di comperare un nano, per una differenza di 820 milioni!

Arriviamo qua , perchè è tardi e non ho tempo .
Intanto bisogna mettere a posto la calcolatrice di quello che ha scritto l' articolo 26000 miliardi di lire non mi sembra siano 11 miliardi di euro , ma tant' è ...
Poi mi piacerebbe sapere come si fa a confrontare mele con patate , Telecom era un' azienda di telefonia fissa , Infostrada faceva telefonia mobile .
Per finire ci sono 4 anni di tempo tra un acquisto e l' altro , chi si ricorda in quegli anni quanto è aumentato il valore delle aziende tecnologichè ? Si era in pieno boom economico .
Tutto il resto è spazzatura inconsistente come queste 4 righe ?

EarendilSI
15-02-2007, 20:46
Arriviamo qua , perchè è tardi e non ho tempo ...
Poi mi piacerebbe sapere come si fa a confrontare mele con patate , Telecom era un' azienda di telefonia fissa , Infostrada faceva telefonia mobile ....
Tutto il resto è spazzatura inconsistente come queste 4 righe ?

Forse era meglio se ti prendevi un po' più di tempo...:D

1997 Infostrada presenta domanda per licenza di telefonia fissa.

Preso dal sito di Infostrada....http://www.infostrada.it/pls/portal30/infostrada.chisiamo

Tutto il resto è spazzatura inconsistente come queste 4 righe...?

P.S.: ho tagliato per far venire fuori le 4 righe...:D

trallallero
15-02-2007, 21:04
Tutto il resto è spazzatura inconsistente come queste 4 righe ?
non mi sembra che 6 righe siano 4 righe, ma tant'è ...

Se non hai altri argomenti, come tutti gli altri vedo, per difendere i tuoi paladini, evita di levare ogni dubbio postando commenti del genere ;)
Tanto, oltre ad essere in grado di difendersi da soli, questo post, insieme ai libri di chi cerca di mostrare lati oscuri dell'Italia che si definisce giusta, quella che ostenta onestà cercando di farla sembrare vera, verrà ignorato, dimenticato, archiviato.

Cfranco
16-02-2007, 07:23
Forse era meglio se ti prendevi un po' più di tempo...:D

1997 Infostrada presenta domanda per licenza di telefonia fissa.

"Presentare domanda" e "essere monopolisti della telefonia fissa" sono due cose diverse .
Ritenta , sarai più fortunato .

Cfranco
16-02-2007, 07:30
non mi sembra che 6 righe siano 4 righe, ma tant'è ...

Se non hai altri argomenti, come tutti gli altri vedo, per difendere i tuoi paladini, evita di levare ogni dubbio postando commenti del genere ;)

Io pensavo ti interessasse capire i fatti .
Se l' unica cosa che ti interessa sono le elucubrazioni patetiche basate su discorsi da bar , scritte da gente che di economia non capisce un H , mettendo insieme un cumulo di cazzate , il tutto finalizzato allo spargere merda su alcune personi per mere questioni ideologiche , allora è un altro discorso .

trallallero
16-02-2007, 07:44
Io pensavo ti interessasse capire i fatti .

Tutto il resto è spazzatura inconsistente come queste 4 righe ?
ecco l'esempio di un ossimoro

EarendilSI
16-02-2007, 08:14
"Presentare domanda" e "essere monopolisti della telefonia fissa" sono due cose diverse .
Ritenta , sarai più fortunato .

Devo ribadire...
Forse era meglio se ti prendevi un po' più di tempo...
Riquoto quello che hai scritto...
Arriviamo qua , perchè è tardi e non ho tempo .
Poi mi piacerebbe sapere come si fa a confrontare mele con patate , Telecom era un' azienda di telefonia fissa , Infostrada faceva telefonia mobile .
Per finire ci sono 4 anni di tempo tra un acquisto e l' altro , chi si ricorda in quegli anni quanto è aumentato il valore delle aziende tecnologichè ? Si era in pieno boom economico .
Tutto il resto è spazzatura inconsistente come queste 4 righe ?

Nel 2001 Infostrada era già da 4 anni che offriva servizi di telefonia fissa e non solo mobile...
Trovami dove ho scritto che Infostrada era monopolista...
Pure nell'articolo riportato in prima pagina c'è scritto che lo stato ha venduto un colosso, Telecom, per prendere un topolino, Infostrada...
Che dire...
Ritenta sarai più fortunato...

Cfranco
16-02-2007, 08:29
Nel 2001 Infostrada era già da 4 anni che offriva servizi di telefonia fissa e non solo mobile...

In che percentuale ?
Come puoi confrontare la vendita di un' azienda che si occupa al 90% di telefonia fissa e al 10% di telefonia mobile nel 1996 ( Telecom ) con l' acquisto di un' azienda al 99% di telefonia mobile all' 1% di telefonia fissa come era Infostrada il tutto cinque anni dopo ?
Abbiamo presente l' assurdità del discorso ?
Come se qualcuno mi venisse a dire che ho fatto un cattivo affare a spendere 160.000 euro per la casa perchè cinque anni prima con gli stessi soldi mi sarei comprato un negozio in centro , e le aziende di telecomunicazioni dal 1996 al 2001 hanno fatto un boom che al confronto il prezzo del mattone non si è neanche mosso .
I Savoia hanno speso 4 milioni di lire per comprarsi il regno delle due Sicilie nel 1860 , quello è stato un grande affare perchè adesso con 2000 euro non ti compri neanche una macchina ?

ga444b666ma777r999in333i
16-02-2007, 08:34
ripeto che ci sono link al Sole24Ore, Giornale, Corriere, Espresso, ..., libri vari ed interviste.
Se poi son tutti falsi é un vero gombloddo! :eek:

Ma i link sono nel libro o nei pezzi da te postati?

FabioGreggio
16-02-2007, 08:37
Io pensavo ti interessasse capire i fatti .
Se l' unica cosa che ti interessa sono le elucubrazioni patetiche basate su discorsi da bar , scritte da gente che di economia non capisce un H , mettendo insieme un cumulo di cazzate , il tutto finalizzato allo spargere merda su alcune personi per mere questioni ideologiche , allora è un altro discorso .

Io sono stato più prolisso.
Tu hai sintetizzato magistralmente un tentativo di disinformazione nel merito. Io ho rimarcato invece il pulpito.

Insieme le due cose fanno di questo 3d una boiata pazzesca dai fini poco nobili.


La capacità di sintesi è segno di intelligenza.

fg

ga444b666ma777r999in333i
16-02-2007, 08:38
In che percentuale ?
Come puoi confrontare la vendita di un' azienda che si occupa al 90% di telefonia fissa e al 10% di telefonia mobile nel 1996 ( Telecom ) con l' acquisto di un' azienda al 99% di telefonia mobile all' 1% di telefonia fissa come era Infostrada il tutto cinque anni dopo ?
Abbiamo presente l' assurdità del discorso ?
Come se qualcuno mi venisse a dire che ho fatto un cattivo affare a spendere 160.000 euro per la casa perchè cinque anni prima con gli stessi soldi mi sarei comprato un negozio in centro , e le aziende di telecomunicazioni dal 1996 al 2001 hanno fatto un boom che al confronto il prezzo del mattone non si è neanche mosso .
I Savoia hanno speso 4 milioni di lire per comprarsi il regno delle due Sicilie nel 1860 , quello è stato un grande affare perchè adesso con 2000 euro non ti compri neanche una macchina ?

Schematizzando il problema:

1) Il Gov vende Telecom a 11.82
2) Olivetti compra Infostrada e lo rivende a Mannesmann a 1000 volte tanto
3) Compra Infostrada a 11 (e la paga meno)

C'è quindi un disegno politico, della sinistra che vende nel 1997 per ricomprare nel 2001? Cioè non ho capito il punto.


Il problema sarebbe?

edit: ora sembrerà un intervento polemico.
Ma leggendo il libro non sembrava quello di Telecom un problema così come sta emergendo da sto 3d.

trallallero
16-02-2007, 08:55
Ma i link sono nel libro o nei pezzi da te postati?

Nel libro.
Una per una, chi vuole smentirle ...

Fu nel 1997, quando il governo Prodi mise sul mercato le azioni telefoniche in possesso del Tesoro. E vendette quelle azioni - cosa nostra, pagate da noi contribuenti in mezzo secolo

- per una cifra minima: tant' è vero che si vide, in un anno, che Telecom valeva sul mercato cinque volte di più (più 514%).


Si proclamò che di Telecom si voleva fare una public company; i piccoli risparmiatori furono invitati a comprare da una campagna martellante (e infatti comprarono l' 85%).


La fiducia dei risparmiatori fu artificialmente accresciuta dall' affermazione, emanata dal Tesoro, che la AT&T, il colosso USA delle telecomunicazioni, s' era precipitata a comprare ben il 2,4% della nostra Telecom: una presenza che aumentava il prestigio e dunque il valore di Telecom. Ebbene, era una menzogna.
Quel 2,4% restò parcheggiato al Tesoro, fino a quando AT&T rese pubblico che non aveva mai pensato di comprare alcunchè.


Al vertice di Telecom fu nominato l' immarcescibile, il sempre intoccabile Guido Rossi.
In realtà, il potere fu assegnato a un «nocciolo duro» di vari proprietari, ciascuno dei quali possedeva lo 0,5%, lo 0,6%: fra cui Ifil (Agnelli), i soliti capitalisti senza capitale.

Prima ancora della privatizzazione, il più bell' affare sporco di Telecom: nel `97 compra il 29% di Telekom Serbia, pagando a Milosevic 878 miliardi di lire.
Rivenderà questa quota a Telekom Serbia, cinque anni dopo (caduto Milosevic), per 378 miliardi: con una perdita del 57%.
Su questo delitto il Polo, Paolo Guzzanti in testa, faranno una così rumorosa «indagine», da pasticciare le cose in modo tale, che nulla si scoprirà e nessuno sarà condannato.

E' stata tutta una serie di affari schifosi, in pura perdita, a portare il debito Telecom a 40 miliardi di euro, il costo di tre finanziarie lacrime-e-sangue.
Nel 1997, quando il governo (Prodi) privatizza Telecom, ne ricava 11,8 miliardi di euro.

Lo Stato esce dalle telecomunicazioni, si proclama.
Ma nel 2001 ENEL - società pubblica - rientra nelle telecomunicazioni comprando Infostrada, una concorrente di Telecom, ma più piccola.
E per quale cifra? 11 miliardi di euro.


Ma che c' entra Infostrada, direte voi.
C' entra e spiega come avvenne il saccheggio.
Infostrada è, sostanzialmente, la vecchia rete telefonica interna delle Ferrovie dello Stato.
Il governo (Prodi) vendette questa preziosa infrastruttura, nostra e pagata da noi, ad Olivetti (De Benedetti) per 700 miliardi di lire, pagabili con comode rate in 14 anni.
E Olivetti la vendette subito alla tedesca Mannesman per 14 mila miliardi di lire, mica a rate, ma in unica soluzione.

D' Alema va al governo, e comincia il saccheggio firmato Colaninno.

Questo «capitano coraggioso» dalemiano s' è accaparrato Olivetti, e con questa dà la scalata a Telecom.
Con irregolarità mostruose: ma quando la Consob, con Spaventa a capo, vuol vederci chiaro, un colloquio a quattrocchi di D' Alema con Spaventa spaventa Spaventa (che non è un ardito, ed ha di fronte l' esempio di Necci).
Un caso soltanto: nell' offerta pubblica d' acquisto, Colaninno è costretto ad aumentare l' offerta, da 10 a 11,5 euro ad azione, perché il titolo in Borsa è salito.
Da quel momento ovviamente Colaninno ha estremo interesse che il titolo non salga più sul «libero mercato».
Che fa?
Si scopre che in quei giorni lui e soci vendono di soppiatto le azioni in loro possesso e di cui dichiarano al mercato di essere pronti a comprarne di più: per farne calare il corso.
I capitani coraggiosi realizzano tra l' altro una plusvalenza di 50 miliardi con questa vendita occulta, perché hanno approfittato del rialzo da loro stesso determinato con l' annuncio di voler acquistare a 11,5 anziché a 10.
In altri Paesi, ciò si chiama aggiotaggio e insider trading, e porta in galera.
In Italia no, quando governa D' Alema.
Colaninno si scusa, e finisce lì.
La scalata venne definita dal Financial Times «una rapina in pieno giorno».

Colaninno non ha soldi, ma amici e ingegno.
Controlla al 51% una società fantasma, la Hopa, che controlla il 56% di un' altra entità chiamata Bell, la quale controlla il 13,9% di Olivetti, la quale a sua volta controlla il 70% di Tecnost, che controlla il 52% di Telecom.
Fatti i conti, Colaninno e i suoi complici controllano Telecom detenendone l' 1,5%.

Saggia minuscola partecipazione: Telecom ha già 30 mila e passa miliardi di debiti, e deve pagare il debito con rate di 6,600 miliardi l' anno, un rateo mangia-profitti.
Qualche curiosità si appunta, in queste scatole cinesi, sulla Bell: non si sa chi ne siano i soci.
A garantire la trasparenza della Bell interviene direttamente il capo del governo, D' Alema.
Chissà perché.


Due giornalisti di Repubblica scoprono un perché possibile: tra i soci fondatori di Bell compare un capitalista collettivo chiamato Oak Fund, con sede alle Cayman.

Oak Fund significa, tradotto, Fondo Quercia, e risulta un fondo gestito in esenzione fiscale, in un paradiso vietato dalla legge italiana, da soci anonimi con quote al portatore.
Sarà a causa di questo Fondo Quercia che Marco Travaglio parlerà, a proposito dei nuovi comunisti, come di gente «entrata al governo con le pezze al culo e uscitane coi miliardi»?

Sarà per questo che, come testimoniò Colaninno, dopo la sua OPA il ministro Bersani gli telefonò gridandogli: «E vai!»esultante alla romagnola?
O che Prodi esalò un giorno: «Se avessi fatto io il 2% di quel che sta facendo D' Alema per influenzare le decisioni di aziende quotate sui mercati sarei già crocifisso»?


Colaninno stesso ne è uscito, dopo il disastro da lui provocato, supermiliardario.

Prendiamo per esempio la SEAT, che gestisce la pubblicità.
Apparteneva a Telecom, e fu dismessa.
Anzi no: ne fu poi ricomprato da Tele com il 20% (perché se la società committente possiede almen! o il 20% della società cui affida la pubblicità, può farlo a trattativa privata evitando la gara d' appalto: in gara c' era il gruppo Fininvest, che di pubblcità s' intende un po').

Chi acquistò SEAT (Comit - De Agostini ed altri, ammucchiati in una società chiamata «Otto») a 1.955 miliardi per il 61%, la rivende trenta mesi dopo a Colaninno, che ne acquista il 20% a 7200 miliardi; poi un altro 17% a 5 mila miliardi, e un altro 8% per 5750 miliardi.
Insomma, una cosa acquistata a 1.955, viene venduta subito dopo a 16 mila e passa.

A fornire i soldi alla «Otto» per il fortunato acquisto è Dario Cossutta, figlio dell' Armando, alto dirigente della Banca Commerciale - che è anche socio della «Otto».
Ma gli altri soci, che dovrebbero pagare le imposte sulle plusvalenze dopo la splendida vendita al mille %, si trasformano prontamente in società lussemburghesi.

Chi sono i padroni?
Non si sa; tutta una catena di società anonime che finiscono in paradisi fiscali: si ignora chi abbia incassato la plusvalenza miracolosa senza pagare le tasse, in un' operazione voluta dal governo (Prodi) di allora.


Nessuno fu incarcerato per questo.

Anzi, uno sì: Lorenzo Necci, onesto manager delle Ferrovie, cercò di opporsi.
Giuliano Amato e Massimo D' Alema gli consigliarono di non fare il difficile, di dare la rete a Olivetti senza tirare sul prezzo.
Necci non capì l' amichevole consiglio.

La magistratura lo incriminò subito dopo, le sue telefonate intercettate divennero di pubblico dominio, lo attendevano mesi di carcerazione preventiva.
Poi assolto.

trallallero
16-02-2007, 09:00
La capacità di sintesi è segno di intelligenza.
ecco, allora dimostra la tua intelligenza intervenendo con argomenti costruttivi o sintetizzandoti lontano da questo 3d, grazie :)

das
17-02-2007, 10:09
Comunque , e lo dice uno che ha sempre votato Berlusconi, questi fatti che riporti non sono solo di sinistra, sono di destra come di sinistra.
Se non voti a sinistra per via di questi fatti ti conviene non votare nemmeno a destra (come farò Io da quì in avanti).

Ti consiglio di leggere un giornale di sinistra ogni tanto (Io normalmente leggevo IL Giornale), se lo farai scoprirai che ci sono scritte le stesse cose dei giornali di destra, solo vengono cambiati i nomi (Prodi<-->Berlusconi, Destra<-->Sinistra etc). Per il resto sono uguali.

Ciao

Solido
17-02-2007, 11:02
Per rispondere alla domanda del thread io dico la mia:
Ho votato NON sinistra perchè sapevo(e ci avevo visto giusto) che era quella che delude di + le aspettative... dico : voto sinistra, vado a pensare tutto tranne che uno sflacelo di tasse come queste che sono arrivate, mi aspetto + agevolazioni ai meno abbienti e detrazioni ai ricchi ecc...invece non è così.
La NON sinistra invece sò che ragiona in questo modo, non che io lo condivida, ma almeo è + coerente con se stessa...lo vedo anche nella mia università...i gruppi di sinistra fanno un monte di puzzo e conludono poco...fanno feste birra ma all'atto pratico data la loro immagine lasciano molto a desiderare, mentre il centro destra è riuscito a parlare coi professore, si sta accordando per non far pagare l'esame di ingresso ec ecc...
quindi ho votato il meno peggio, ho votato chi ha meno pelisulla lingua e dice le cose come stanno...ad es ho ammirato l'iniziativa della lega delle ronde di cittadini su al nord, MAGARI LE FACESSERO IN TOSCANA( lungi da me essere razzista o giu di lì e tanto meno votare la lega)... frase stupida me pertinente: Fatti non pugnette!:p
Mentre con la sinistra noto un buonismo che manda l'italia a rotoli, con un'immigrazione esagerata, un'italia che tende ad ottenenere una libertà egoistica a tutti i costi. Io sono Io e faccio che ca**o mi pare
che nn guarda al bene comune e all'ordine:rolleyes:

roverello
17-02-2007, 16:22
Arriviamo qua , perchè è tardi e non ho tempo .
Intanto bisogna mettere a posto la calcolatrice di quello che ha scritto l' articolo 26000 miliardi di lire non mi sembra siano 11 miliardi di euro , ma tant' è ...
Poi mi piacerebbe sapere come si fa a confrontare mele con patate , Telecom era un' azienda di telefonia fissa , Infostrada faceva telefonia mobile .
Per finire ci sono 4 anni di tempo tra un acquisto e l' altro , chi si ricorda in quegli anni quanto è aumentato il valore delle aziende tecnologichè ? Si era in pieno boom economico .
Tutto il resto è spazzatura inconsistente come queste 4 righe ?


In riferimento all'acquisto da parte di ENEL di Infostrada, non è andata come descritto.
ENEL creò Wind utilizzando il personale che gestiva le telecomunicazioni, interno all'azienda, spostando asset e personale nella nuova società.
Cominciò dalla telefonia fissa, in quanto esisteva già la struttura tecnica, poi si lanciò nella telefonia mobile.
Poi Wind, utilizzando gli enormi ricavi tipici delle compagnie telefoniche, acquistò Infostrada, per essere più appetibile sul mercato.
In seguito Wind è entrata in borsa e ENEL ha ceduto il controllo e credo anche tutte le azioni.
Quindi Wind non fu creata acquistando Infostrada e cambiando nome, come erroneamente l'articolo vuole far credere.
Se anche altre citazioni hanno questo tipo di precisione....

trallallero
17-02-2007, 16:29
In riferimento all'acquisto da parte di ENEL di Infostrada, non è andata come descritto.
ENEL creò Wind utilizzando il personale che gestiva le telecomunicazioni, interno all'azienda, spostando asset e personale nella nuova società.
Cominciò dalla telefonia fissa, in quanto esisteva già la struttura tecnica, poi si lanciò nella telefonia mobile.
Poi Wind, utilizzando gli enormi ricavi tipici delle compagnie telefoniche, acquistò Infostrada, per essere più appetibile sul mercato.
In seguito Wind è entrata in borsa e ENEL ha ceduto il controllo e credo anche tutte le azioni.
Quindi Wind non fu creata acquistando Infostrada e cambiando nome, come erroneamente l'articolo vuole far credere.
Se anche altre citazioni hanno questo tipo di precisione....
tenendo conto che tu non metti nessun link, il libro ha invece vari riferimenti, il tutto mi è stato confermato da uno che lavora in TIM, se permetti ...

ga444b666ma777r999in333i
17-02-2007, 17:27
tenendo conto che tu non metti nessun link, il libro ha invece vari riferimenti, il tutto mi è stato confermato da uno che lavora in TIM, se permetti ...

ATTENZIONE!!! il messaggio potrebbe essere scherzoso o addirittura ... ironico

trallallero
17-02-2007, 19:55
ATTENZIONE!!! il messaggio potrebbe essere scherzoso o addirittura ... ironico
uaoh! che intervento! con questo smentisci tutte gli eventi riportati da D.G. :mano:

trallallero
17-02-2007, 20:05
Visto che non vi piace la fonte, tò, anche l'associazione dei consumatori ne parla:
http://www.adusbef.it/consultazione.asp?Id=5328&C=C

Solo che la storia inizia un pò prima ...

Telecom e le storie d'Italia
di Michele Altomeni - 06/10/2006

Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte]

Prima parte: la svendita dello Stato
Poco meno di sei mesi fa, il 15 aprile, ho scritto un articolo intitolato “I parassiti del paese diviso”. Era una sorta di commento al risultato elettorale. In sintesi diceva che la vittoria del centrosinistra era certamente un risultato positivo, ma non c’era molto da festeggiare. Riporto qui la parte finale.

…Cominciamo da Prodi, ricordiamoci chi è, da dove viene. Lui e il suo circondario, i vari Monti e Padoa-Schioppa (un nome che avete sentito poco, come spesso succede per gli uomini di vero potere), legati a doppio filo alle grandi banche d’affari, come la Goldman Sachs (di cui Prodi è stato dipendente), quelle che si sono arricchite facendo manbassa delle privatizzazioni italiane, precedute, “casualmente” da una svalutazione monetaria che ha permesso di comprare tutto a prezzi da ingrosso. Prezzi già di loro bassissimi, dato che le stesse imprese comprate per due lire sono state in molti casi rivendute pochi mesi dopo a valori esponenziali. E a capo del ministero che gestiva tutto questo (non il ministro, che conta poco, ma il direttore generale) c’era un certo Mario Draghi, sì, proprio quello che oggi sta a capo della Banca d’Italia, con l’entusiasmo bipartisan del centrodestra e del centrosinistra (unica eccezione Rifondazione).

Dicevamo, la borghesia sta per presentare il conto. Il paese è alla bancarotta, l’intera economia occidentale è alla bancarotta. In queste fasi il grande capitale raschia il barile, mette il malloppo al sicuro e poi da l’ultima spallata alle colonne che sorreggono il tempio, mandando a morte Sansone e tutti i filistei. Poi rimaterializza il malloppo da qualche altra parte, ricostruisce un nuovo tempio e ricomincia il gioco. Che ruolo giocherà il nuovo governo in tutto questo? Quello della Goldman Sachs, o quello dei cittadini che chiedono sicurezza, un lavoro decente, uno stato sociale capace di rispondere ai bisogni essenziali, un ambiente più sano? Questa è la vera divisione del paese, non quella emersa dalle urne. Il voto non è stato il completamento di un lavoro, è solo l’inizio. Sono contento che si possa iniziare il lavoro, ma non festeggio, perché è tutto ancora da fare. E ora che Berlusconi è in panchina, i veri avversari si chiamano Paolo Mieli, Luca C. di Montezemolo, De Benedetti, Tronchetti Provera, Merloni, Della Valle….

In questi sei mesi cosa è successo? In primo luogo, quel Padoa Schioppa che pochissimo avevano sentito nominare è diventato ministro dell’economia e sta imponendo una finanziaria che, nonostante gli sforzi di Rifondazione, rimasta isolata in questa battaglia, non segnerà certo quella svolta che in tanti si aspettavano.
Lasciamo da parte la finanziaria, e veniamo invece ad un altro fatto di attualità che ci può essere utile a proseguire il discorso iniziato ad aprile: la vicenda Telecom.

Un po’ di storia
Per capire il presente è sempre utile un po’ di storia. Purtroppo, lo sappiamo, viviamo in un paese senza memoria. E i mezzi di (dis)informazione non ci aiutano certo a ricordare.

Telecom, questo almeno dovremmo ricordarlo, una volta si chiamava SIP, ed era una grande azienda statale, una vasta infrastruttura realizzata con i soldi dei contribuenti. Poi Regan e Tatcher, per conto di altri, fondarono una nuova religione, il Neoliberismo, che venerava il dio Mercato. In base a questa religione la proprietà pubblica e la gestione pubblica dei servizi era peccato mortale. Ma il buon dio Mercato dava a tutti i peccatori la possibilità di redimersi e rientrare nelle sue grazie. Il sacramento purificatore si chiamava Privatizzazione. In breve tempo il nuovo credo si diffuse dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti al resto del mondo, amministrato dai custodi del culto: Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio, Unione Europea…

La nuova religione arrivò anche in Italia e subito i governi che si alternarono al potere la abbracciarono con fervore, quelli di destra come quelli di sinistra. Il sacro verbo di Maastricht, con i suoi santi parametri, indicò la via della redenzione e, pezzo per pezzo, una parte dello Stato fu liquidata in un clima di estasi mistica. I pochi eretici che provarono a sollevare obiezioni furono azzittiti senza difficoltà. Il dio Mercato avrebbe messo fine a tutti i mali del paese, dal malgoverno alla corruzione, perché il Mercato è santo e bello, infallibile e giusto. Cittadini, consumatori, utenti avrebbero finalmente vissuto in un paradiso terrestre di prezzi bassi ed efficienza, sotto la tutela della santa trinità che accanto al dio Mercato vede l’impresa, venuta a redimere i peccatori con la forza vivificatrice dello spirito santo della concorrenza.
Fu una stagione epica e non furono pochi i vati che ne cantarono le gesta. Pochi furono invece gli storici che ricostruirono la realtà dei fatti.

Breve digressione
Prima di arrivare a Telecom è bene ripercorrere dall’inizio la storia delle privatizzazioni in Italia.
Siamo nel 1992, a febbraio viene arrestato l’imprenditore milanese Mario Chiesa, da cui prende avvio l’inchiesta di Mani Pulite. Portare alla luce del sole quel sistema di corruzione fu un fatto positivo, ma siccome in Italia non succede mai niente per caso avremmo dovuto chiederci perché solo allora ci si arrivava. Prima di Mario Chiesa, da anni, erano state aperte inchieste relative a casi di corruzione anche più gravi, ma ogni volta erano state bloccate da un sistema di protezione ferreo. Basterebbe chiedere al giudice Carlo Palermo[1][1]. Tutti sapevano, anche i cittadini, ma tutti lasciarono correre per anni. Probabilmente serviva un cambio di guardia ai vertici dello Stato, e Tangentopoli assolse benissimo a questo compito.

Il 23 maggio la mafia fece saltare in aria Giovanni Falcone e la sua scorta. Poco dopo Borsellino seguì la sua sorte. Altre bombe esplosero qua e là.
100 giorni dopo l’arresto di Chiesa e pochi giorni dopo la strage di Capaci, il 2 giugno 1992, al largo di Civitavecchia, su un panfilo denominato “Britannia”, di proprietà di Sua Altezza la Regina d’Inghilterra, si ritrovarono un centinaio di personaggi legati al mondo dell’economia, i rappresentanti di importanti banche internazionali, soprattutto statunitensi e anglo-olandesi. Tra gli italiani vi erano il collaboratore di Prodi Beniamino Andreatta che poi ricoprirà la carica di ministro in tre successivi governi. E vi era Mario Draghi, che oggi ritroviamo a capo della Banca d’Italia, ma che allora era direttore generale del Ministero del Tesoro e, come presidente del Comitato per le privatizzazioni, guidò il processo di svendita, oltre che di Telecom, di Enel, Eni, IMI, Comit, BNL e tutto il sistema bancario italiano. Finito il suo lavoro di liquidatore (2001), in attesa di salire al vertice della Banca d’Italia, Mario Draghi parcheggia il prezioso culetto sulla poltrona di vicedirettore della banca d’affari Goldman Sachs (quel posto ora è occupato da Mario Monti, altro nome illustre della banda.

Goldman Sachs è un elemento cruciale di questa storia e in generale nella storia delle privatizzazioni italiane, dove ha ricoperto alternativamente il ruolo di acquirente o di advisor.[2][2] Romano Prodi è stato consulente della Goldman Sachs praticamente ogni volta che è rimasto fuori da incarichi pubblici: tra le due sue presidenze dell’IRI, e dalla caduta del suo primo governo alla nomina alla Commissione Europea. All’epoca due giornali londinesi (Daily Telegraph e Economist) gli chiesero conto di questo legame, oltre che di quello con Unilever (di cui era stato ugualmente consulente) e dei lauti compensi percepiti da queste società. Ricordarono la procedura di privatizzazione della Bertolli, ceduta dall’IRI di Prodi al consorzio Fisvi e poi rivenduta alla Unilever con la Goldman Sachs come advisor. La stessa banca era stata advisor anche nella privatizzazione del Cretino Italiano. Per tutto questo è stato inquisito e assolto…

Tornando al Britannia, al piacevole party marino partecipò anche il finanziere ungherese-americano George Soros che oggi si spaccia per filantropo e scrive libri che criticano il neoliberismo, ma allora si divertiva e arricchiva lanciando attacchi speculativi alle valute di alcune nazioni.
Di quella crociera i giornali diedero informazioni vaghe, e alcuni dei protagonisti si affrettarono a liquidarla come un semplice ritrovo di piacere. Draghi negò per due anni la sua partecipazione, finchè non la ammise di fronte ad una commissione parlamentare.

Cosa ha a che fare la crociera sul Britannia con la nostra storia? Sarà un caso, ma pochi mesi dopo, a settembre, Moody’s[3][3] declassò i BOT italiani. Allo stesso tempo George Soros lanciò un attacco speculativo alla Lira attraverso una massiccia svendita della valuta italiana[4][4]. Questi fatti provocarono un crollo del valore della moneta del 30% a cui la Banca d’Italia cercò di far fronte bruciando 48 miliardi di dollari (per riacquistare Lire e limitare la caduta del valore).
Subito dopo la massiccia svalutazione iniziò il valzer delle privatizzazioni. In pratica, gli acquirenti stranieri, poterono beneficiare di uno sconto del 30%, un vero affare! Accorsero in branchi le iene per avventarsi sul cadavere dell’economia nazionale e spolparne le ossa.

Alcune procure, tra cui quelle di Roma e Napoli, aprirono delle inchieste sulle responsabilità di quella svalutazione e indagarono sul legame con la crociera sul “Britannia”. Non ne venne fuori nulla.
Per la cronaca, i due massimi responsabili della lira erano in quel momento Carlo Azeglio Ciampi e Lamberto Dini, rispettivamente governatore e direttore generale della banca centrale, diventati poi presidenti del consiglio dei due governi tecnici che diedero un grande impulso alle privatizzazioni (mentre tagliavano con l’accetta la spesa pubblica). Presidente del Consiglio era Giuliano Amato, mentre Romano Prodi governava lo smantellamento dell’IRI.

A poco più di un mese dalla crociera, a metà luglio 1992, l’appena insediato governo Amato, avvia la prima privatizzazione della serie, quella dell’Efim, un gruppo di un centinaio di società e migliaia di posti di lavoro. Alla fine dell’estate il governo trasforma in società per azioni i grandi enti pubblici, a partire da Enel, Eni, Ina ed Iri. Un anno dopo va all’asta il Credito Italiano, per continuare con maxi privatizzazioni durante tutti gli anni Novanta, tra cui Telecom ed Enel, passando per un mare di aziende sparse un po’ in tutti i settori, a cominciare dall’agroalimentare (Buitoni, Invernizzi, Locatelli, Galbani, Ferrarelle, Peroni, Moretti, Perugina) che finisce in mano a società olandesi, inglesi o americane. In mani straniere cade anche buona parte del sistema bancario e molte altre aziende dei settori strategici.
Nel 2000 l’Eni è già in avanzata fase di privatizzazione. Manca solo il ramo “immobili”. La fetta più consistente viene acquistata dalla Goldman Sachs (no?!) per circa 3000 miliardi delle vecchie lire. Ma non basta, perché la stessa banca acquisterà anche gli immobili della Fondazione Caripalo, di Unim, Ras e Toro.

Torniamo a Telecom
In quegli stessi anni la vecchia SIP divenne Telecom e nel 1997 fu messa sul mercato dal governo Prodi (ma no?!). Bisognava fare cassa, e in fretta, lo esigeva l’Unione Europea, quindi non si poteva badare tanto per il sottile. Così le azioni furono vendute per un prezzo irrisorio, tant’è vero che appena un anno dopo le stesse azioni valevano sul mercato cinque volte di più (+ 514 %).
Si fece una campagna martellante per invitare i piccoli risparmiatori ad acquistare azioni di quella che doveva diventare una public company (una società con capitale diffuso tra piccoli soci). I piccoli risparmiatori che in quegli anni cominciavano ad appassionarsi alla nuova lotteria nazionale della Borsa comprarono l’85%.

Ministro del Tesoro era Carlo Azelio Ciampi. Direttore generale Mario Draghi. Al vertice di Telecom stava Guido Rossi, che dopo la dimissioni di Tronchetti Provera è tornato su quel trono. Dopo la privatizzazione la presidenza passò ad un uomo della FIAT, mentre Guido Rossi polemizzava con D’Alema, accusato di avere messo l’impresa in mano ai poteri forti.
Con l’azionariato diffuso basta un piccolo pacchetto di azioni per controllare la baracca. Quel pacchetto è composto da una cordata guidata dalla finanziaria di casa Agnelli (Ifil)

Altra breve digressione
Sempre nel 1997, ma prima della privatizzazione, Telecom compra il 29% di Telekom Serbia, pagando 878 miliardi di lire. Cinque anni dopo, caduto Milosevic, rivenderà la quota a Telekom Serbia per 378 miliardi, con una perdita del 57%. Il Polo su questa vicenda ha fatto un gran casino, che non ha portato a nulla.

Saldi e ribassi
Dalla privatizzazione di Telecom il governo ricava 11,8 miliardi di euro.
Nel 2001 ENEL (società pubblica) acquista Infostrada, una società più piccola di Telecom, e la paga 11 miliardi di euro.
Da dove viene Infostrada? In sostanza è la vecchia rete telefonica interna delle Ferrovie dello Stato, che il governo Prodi vendette ad Olivetti (De Benedetti) per 700 miliardi di lire (35 milioni di euro) da pagarsi a rate in 14 anni. Olivetti
la vendette subito alla tedesca Mannesman per 14 mila miliardi di lire (7,5 miliardi di euro – venti volte il prezzo di acquisto) in una unica soluzione. Chi ha fatto la stima del valore della rete pubblica? Il manager delle Ferrovie Lorenzo Necci provò ad opporsi, ma fu “invitato” a vendere senza tante storie. Non capì il consiglio e dovette pensarci la magistratura: fu incriminato sulla base di intercettazioni telefoniche (!?), fece qualche mese di carcerazione preventiva e poi fu assolto.

Nel frattempo arriva al governo D’Alema e comincia l’era Colaninno, che attraverso Olivetti dà la scalata a Telecom. Ancora una volta ci furono pesanti irregolarità per tenere basso il prezzo delle azioni attraverso una vendita occulta, ma la Consob , guidata da Spaventa, lasciò correre. Il Financial Times definì la scalata “una rapina in pieno giorno”. Guido Rossi disse “Palazzo Chigi è l’unica merchant bank dove non si parla inglese”.
Colaninno controlla al 51% una società fantasma, la Hopa , che controlla il 56% di un’altra entità chiamata Bell[5][5], la quale controlla il 13,9% di Olivetti, la quale a sua volta controlla il 70% di Tecnost, che controlla il 52% di Telecom. In pratica Colaninno e i suoi soci controllano Telecom detenendone l’1,5 %.

Dalla Telecom fu scorporata la SEAT , società che gestiva la raccolta pubblicitaria. Fu acquistata per il 61% da una società chiamata “Otto”, composta da Comit, De Agostini ed altri, ad un prezzo di 1.955 miliardi. Trenta mesi dopo Otto ne rivende il 20% a Colaninno per 7200 miliardi; poi un altro 17% a 5 mila miliardi, e un altro 8% per 5750 miliardi. In pratica, la società acquistata a 1.955, viene venduta subito dopo a oltre 16 mila.
Per l’acquisto la “Otto” ottiene i soldi da Dario Cossutta, figlio di Armando, alto dirigente della Banca Commerciale, che è anche socia della “Otto”.

Le società che avrebbero dovuto pagare le tasse per le plusvalenze spariscono nel nulla, forse in qualche paradiso fiscale…
Dopo un po’ i rapporti tra Colaninno e De Benedetti si guastano. Colaninno pensa di poter giocare in proprio. La Repubblica (giornale controllato da De Benedetti) comincia ad attaccarlo finchè nel 2001 si arriva alla resa dei conti. L’uomo da spendere è Marco Tronchetti Provera, erede di casa Pirelli, che soggiorna nel “salotto buono” della finanza insieme ai Benetton.
Tronchetti Provera diviene amministratore delegato di Pirelli nel 1992. Nel 1995 ne diviene primo azionista e nel 1999 acquista la Unim (la più grande società immobiliare quotata in borsa, nata dalla scissione di INA) e si lancia sul mercato del mattone acquistando la Edilnord. Nel 2000, assieme a Benetton vince la gara per la privatizzazione delle grandi stazioni e perde quella per gli aeroporti di Roma.

Vendendo pezzi di Pirelli ottiene i liquidi che gli permetteranno, il 28 luglio 2001, insieme ad Edizione Holding (Benetton), attraverso Olimpiadi, di rilevare il 100% della partecipazione della Bell in Olivetti, pari a circa il 23% della società che controlla Telecom Italia. A fine settembre entrano in Olimpia anche Unicredit e Banca Intesa.
Nonostante Tronchetti Provera spezzetti e venda una parte delle sue proprietà i debiti di Telecom raggiungono livelli stratosferici.
Alla fine del 2002 Emilio Gnutti, socio di Colaninno ai tempi della scalata a Olivetti, ritorna nel colosso telefonico. Hopa entra in Olimpia con una quota del 16%.

Nel 2003 Olivetti viene disciolta in Telecom. Nel 2005 Telecom Italia lancia un'Opa da 14,5 miliardi di euro sulla controllata Tim. L'offerta si chiude il 21 gennaio con la fusione che ha l'obiettivo di contenere con i profitti di Tim il debito della capogruppo.
Nel frattempo qualcosa nell’alleanza con De Benedetti si guasta. La Repubblica , tanto per cambiare,comincia a sparare su Tronchetti Provera.
A gennaio del 2006 Emilio Gnutti lascia Olimpia ed esce definitivamente dal gruppo per motivi di salute e perché viene travolto dallo scandalo della scalata ad Antonveneta. Il 7 settembre Tronchetti Provera incontra Rupert Murdoch per discutere un possibile accordo. Pochi giorni dopo, ad un anno e mezzo dalla fusione, Tronchetti annuncia in cda lo scorporo di Tim, probabilmente per venderla e ridurre il debito di Telecom Italia salito nel primo semestre 2006 a 41,3 miliardi.

Epilogo
L’epilogo è cronaca delle ultime settimane. Dopo l’annuncio dello scorporo Prodi rilascia dichiarazioni indignate affermando di avere parlato con Tronchetti Provera delle prospettive di Telecom senza che l’imprenditore accennasse a tale ipotesi (sembra quasi dire “non erano questi i patti!”). Subito il presidente della Telecom consegna alla stampa un documento su carta intestata della Presidenza del Consiglio dei Ministri, fattogli avere da Angelo Rovati, consigliere di Prodi, che prevede lo scorporo della rete fissa e, forse, una sua riacquisizione da parte dello Stato (Cassa Depositi e Prestiti formata da Ministero del Tesoro più le Fondazioni Bancarie). Di fronte all’insorgere di alcuni partiti e testate giornalistiche che accusano Prodi di ingerenza, il presidente del consiglio dichiara di non sapere nulla del piano e Rovati conferma assumendosi tutte le responsabilità del documento. Nel casino generale Tronchetti Provera rassegna le sue dimissioni ed al suo posto torna Guido Rossi.

Alcuni giornali affermano che in quei giorni, tra Presidenza del Consiglio e Ministero dell’economia si stava trattando riservatamente per la nomina alla direzione generale del Tesoro di Claudio Costamagna, finanziere internazionale, amico di Prodi, recentemente incaricato da Rupert Murdoch proprio per la trattativa con Tronchetti Provera. Lo scoppio della polemica blocca la nomina di Costamagna al Ministero.
Al di là della collaborazione con Murdoch, Claudio Costamagna ha lavorato fino a pochi mesi fa a Londra per la Goldman Sachs (chi?!) come presidente dell’investment banking per l’Europa. Pare che sua moglie, Linda Costamagna, sia stata tra le principali finanziatrici dell’ultima campagna elettorale di Romano Prodi.

Nella stessa sede di Londra lavorava un altro amico di Prodi, Massimo Tononi, che per la Goldman Sachs era direttore per le fusioni e acquisizioni e che ora ricopre l’incarico di sottosegretario al Ministero dell’Economia.
Dato questo quadro non sono in pochi a sospettare che in realtà il piano di Rovati sia farina di Costamagna e Tononi, ossia di Goldman Sachs.
Cirino Pomicino, assieme ad altri deputati, firma una interrogazione al Governo in cui chiede se sia vero che dopo l’annuncio dello scorporo di TIM da Telecom (che tanto ha fatto arrabbiare Prodi), alcune banche creditrici abbiano comunicato a Tronchetti che non avrebbero più sostenuto l’indebitamento; se sia vero che il piano presentato da Rovati (e di cui Prodi disse di non sapere nulla), sia stato in realtà predisposto da Goldman Sachs; se sia vero che il sottosegretario Tononi sia ancora dipendente della stessa Goldman Sachs (in ogni caso lo è stato almeno fino all’insediamento del governo).

Prospettive e interpretazioni
Non sarà facile salvare Telecom. La strategia di cedere la rete fissa sembra perdente. Chi investirebbe una fortuna per comprare oggi una infrastruttura che richiede grandi investimenti per essere ammodernata (Fastweb ha un fibra di molto migliore) e che rischia di essere soppiantata in breve tempo dal tecnologie più moderne (wireless)? In questa ottica la rinazionalizzazione rischia di essere l’ennesima manovra di “pubblicizzazione” delle perdite dopo che Telecom ha incassato gli utili. Ma anche la vendita di TIM rischia di essere fuori tempo rispetto alla prossima era degli operatori virtuali che, si dice, ne dimezzerà il valore nei prossimo cinque anni. Le licenze UMTS scadono nel 2007 e da allora chiunque, con un capitale non eccessivo, potrà diventare operatore virtuale (vendere propri cellulari, proprie SIM, propri servizi…). Coop ha già annunciato che lo farà.

Rispetto alla possibilità di vendere TIM, tra i possibili acquirenti si è parlato anche della Carlyle, la cui sezione italiana è presieduta da Marco De Benedetti (figlio dell’ingegnere, che di TIM è stato anche amministratore delegato). Non sarà che De Benedetti e Prodi si sono arrabbiati con Tronchetti Provera perché invece è andato a trattare con Murdoch?
Sempre tra i possibili acquirenti di TIM o di pezzi di Telecom, come partner di Carlyle o in proprio, si è fatto anche il nome di Mediaset, anche se Berlusconi si è affettato a smentire. La cosa curiosa è che a metà aprile 2006, su Libero (giornale molto vicino a Berlusconi) è apparsa la notizia di una possibile fusione tra Mediaset, la prima Tv commerciale del Paese, e Telecom Italia, primo gestore telefonico fisso e mobile e primo Internet provider italiano. All’epoca fu Telecom a occuparsi delle smentite di rito.

Questo tipo di fusione, come quella con Murdoch, vanno nella direzione di quella che sembrerebbe la nuova frontiera delle comunicazione mobile: la TV sul telefonino, e quella che è ormai una realtà, la TV via internet. Mediaset (o Murdoch) metterebbero i contenuti, Telecom le reti mobili e fisse)


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[1][1] Carlo Palermo, Il quarto potere – Editori Riuniti
[1][2] Soggetto che viene incaricato dalla parti per valutare un patrimonio, una società ecc.
[1][3] Un centro privato di analisi che stabilisce il rating, ossia calcola i rischi dei titoli offerti sul mercato finanziari. In pratica dà i voti alle economia nazionali stabilendone la maggiore o minore affidabilità.
[1][4] Alla manovra sull’Italia, ne seguirono altre, su Tailandia, Malaisia (dove Soros fu processato e condannato), Indonesia, Singapore. Queste operazioni ridimensionarono la corsa delle cosiddette “tigri asiatiche” che iniziavano a dare fastidio al dominio economico statunitense.
[1][5] Di questa società lussemburghese avvolta dal mistero, fanno parte anche Gnutti (ricordate la vicenda BNL-Unipol-BancadiLodi-Fiorani-Consorte?), Antonveneta, Interbanca, Chase Manhattan, San Paolo, Lucchini, Mediobanca ecc. All’epoca il presidente del Consiglio D’Alema interviene per garantirne personalmente la trasparenza. Due giornalisti di Repubblica scoprono che tra i soci fondatori di Bell compare una società chiamata Oak Fund, con sede alle Cayman. Tradotto Oak Fund significa Fondo Quercia. Risulta un fondo gestito in esenzione fiscale, in un paradiso vietato dalla legge italiana, da soci anonimi con quote al portatore. Sarà un caso!?

trallallero
17-02-2007, 20:33
http://spazioinwind.libero.it/cobas/econosua/telecom.htm

le notizie se le vuoi trovare le trovi, su internet e in libreria.
La cosa più allarmante è che non ne parlino i giornali ... del popolo pecorone :rolleyes:

Lucrezio
18-02-2007, 11:19
State buonini, per favore ;)
In ogni caso, per quanto la fonte sia quel che è, sono ragionevolmente convinto che almeno un 50% di verità ci sia.
In fondo sono sempre politici italiani... e sapete come si dice nella mia regione quando qualcuno fa qualcosa di losco, più o meno illegale, di non chiarissima utilità e sottointentendo che tutto finirà in tarallucci e vino? "T'ha fat su n'italianada"
Emigriamo, signori, emigriamo...

trallallero
18-02-2007, 15:22
State buonini, per favore ;)
veramente mi aspettavo più casino :asd:
In ogni caso, per quanto la fonte sia quel che è, sono ragionevolmente convinto che almeno un 50% di verità ci sia.
e perchè non un bel 100% ? :mbe:
la fonte nell'ultimo caso è ADUSBEF, niente pòpò di meno che l'associazione consumatori ;)

In fondo sono sempre politici italiani... e sapete come si dice nella mia regione quando qualcuno fa qualcosa di losco, più o meno illegale, di non chiarissima utilità e sottointentendo che tutto finirà in tarallucci e vino? "T'ha fat su n'italianada"
Emigriamo, signori, emigriamo...
non che non ci stia provando, ma intanto perchè non emigrano loro ? :rolleyes:

ga444b666ma777r999in333i
18-02-2007, 15:44
...

e perchè non un bel 100% ? :mbe:
la fonte nell'ultimo caso è ADUSBEF, niente pòpò di meno che l'associazione consumatori ;)...
Dovresti leggerti tutto, però. Non solo quel libro.

Blisset
06-03-2007, 12:36
giá ...
Faccio un discorso molto cinico adesso:

allora, se Berlusconi ha sbagliato é giusto che ci vada in galera, ma almeno ha favorito le sue aziende che danno anche del lavoro, producono ... discorso cinico ripeto, ragiono per assurdo.
Ma vogliamo paragonarlo a questi che invece hanno fatto i soldi con le NOSTRE aziende, quindi rubando direttamente a noi, dalle nostre tasche. E adesso GLI STESSI ci vengono a "chiedere" i soldi per risanare i LORO debiti pubblici ??? :mad:

La penso esattamente come te.
Se questo fosse un paese con un briciolo di giustizia, Prodi e De Benedetti non sarebbero ancora lì a fare a pezzi l'Italia (vedi adesso Alitalia e Telecom), e per giunta acclamati come eroi da milioni di ignoranti, ma ce li saremmo già tolti dalle scatole negli anni '80.

trallallero
06-03-2007, 12:46
La penso esattamente come te.
Se questo fosse un paese con un briciolo di giustizia, Prodi e De Benedetti non sarebbero ancora lì a fare a pezzi l'Italia (vedi adesso Alitalia e Telecom), e per giunta acclamati come eroi da milioni di ignoranti, ma ce li saremmo già tolti dalle scatole negli anni '80.
e purtroppo dall'altra abbiamo Berlusconi che é un perfetto capro espiatorio o, comunque, un enorme ombrellone che fa ombra su tutti i casini in oggetto.
Se molta gente non fosse distratta SOLO dalle sue malefatte probabilmente si potrebbe accorgere che non ci sono santi tantomeno eroi ma solo ladri di destra e ladri di sinistra.

nomeutente
06-03-2007, 13:50
La penso esattamente come te.
Se questo fosse un paese con un briciolo di giustizia, Prodi e De Benedetti non sarebbero ancora lì a fare a pezzi l'Italia (vedi adesso Alitalia e Telecom), e per giunta acclamati come eroi da milioni di ignoranti, ma ce li saremmo già tolti dalle scatole negli anni '80.

Non penso che presumere l'ignoranza di milioni di elettori di Prodi e/o di milioni di elettori di Berlusconi sia un punto su cui si possa facilmente instaurare una discussione pacata.
Cerchiamo almeno di utilizzare espressioni maggiormente rispettose.