View Full Version : Storia del Signor Savoia
1. Playboy fuoristrada
È stato erede bambino di una casata senza regno, poi playboy non brillantissimo e amante di fuoriserie (con attitudine a uscire di strada), poi ancora imputato d'omicidio con ai polsi le manette della Gendarmerie. Ora è pretendente, se non proprio al trono, almeno a un passaporto italiano. Con coro di consensi, a destra e a sinistra.
Si chiama Vittorio Emanuele Savoia, ma lui preferisce di Savoia. Il suo rientro in Italia è un tormentone, un problema che periodicamente ritorna d'attualità - come se il Paese non avesse altri problemi. Ogni volta si torna a parlare (anche se sempre più flebilmente) degli impedimenti a questo ritorno: della norma transitoria della Costituzione; o della non brillante storia di una dinastia che ha consegnato l'Italia al fascismo, che ha accettato le infami leggi razziali, che dopo l'8 settembre ha tagliato la corda lasciando il Paese al suo destino...
I pochi oppositori rimasti continuano a ricordare il passato remoto di una brutta storia. A questo, vorremmo aggiungere il sempre meno ricordato passato prossimo, molto prossimo, del signor Vittorio Emanuele Savoia, uomo d'affari. In questa veste - che poi è l'unica che ha davvero rivestito - Vittorio Emanuele in Italia è già rientrato. Anzi, non ne è mai uscito. Fa parte a pieno titolo della storia recente del Paese: non quella alta, quella dei suoi avi, ma quella invisibile e sotterranea che ha a che fare con lobby riservate, logge segrete, aristocrazie occulte impegnate in affari internazionali sul crinale dell'illegalità.
«Questa grande dinastia, che per secoli ha regnato su Chambery e dintorni...», ironizzava Carlo Emilio Gadda, ha trovato seppur tardivamente un uomo capace di compiere grandi imprese (finanziarie), di andare oltre i confini, di aggirarli anzi, con l'aiuto di qualche società off-shore. Da giovane, ebbe una carriera scolastica un po' difficile. Ma si preparò con scrupolo a divenire cultore dello champagne e dei vini pregiati. Allora gli amici lo chiamavano «Toto la Manivelle» (potremmo tradurlo «Vittorino il Volantino») per via della sua eccezionale capacità a perdere il controllo del volante e a uscire di strada, con gran danno per le carrozzerie delle sue belle auto.
Divenne presto cittadino del mondo. Prese dunque a collezionare conchiglie. Ma, poiché le fuoriserie non gli bastavano, prese anche il brevetto di pilota e acquistò un biplano con una testa di tigre disegnata sulla fusoliera. Infine divenne uomo d'affari: «per ricostruire il patrimonio di famiglia». Il suo lavoro può essere definito in molti modi aulici. Ma per capirsi meglio basterà la definizione di mediatore d'affari, piazzista di lusso, ponte nobile tra grandi imprese occidentali e satrapie orientali, sempre all'ombra di qualche strana consorteria politico-affaristica. I quarti di nobiltà di Vittorio Emanuele costituiscono il valore aggiunto, sono la griffe che garantisce, se non una particolare abilità manageriale, almeno l'accesso ai personaggi utili, alle lobby giuste.
Così negli anni Settanta il signor Savoia fu preso sotto l'ala dal conte Corrado Agusta, l'ex marito di Francesca Vacca, allora padrone di una fabbrica d'elicotteri e mercante internazionale d'armi. Agusta, in verità, era conte per modo di dire: non per lignaggio, ma per decreto di Mussolini. Gli era utile avere attorno un nobile vero, un principe di casa reale, amico o parente o comunque ben introdotto nelle dinastie grandi acquirenti dei suoi prodotti. Lo Scià di Persia, per esempio: Vittorio Emanuele era suo amico di famiglia, e in più all'epoca lo Scià Reza Pahlevi corteggiava Gabriella di Savoia. Insomma, il signor Savoia riuscì a piazzare allo Scià una quantità di elicotteri e armi, guadagnandosi, come ogni piazzista, le sue brave provvigioni.
Non tutto però è alla luce del sole, quando si tratta di armi. Il giudice di Venezia Carlo Mastelloni, per esempio, in una sua indagine sui traffici internazionali di armi raccolse documenti da cui risultava che Vittorio Emanuele, insieme al conte Corrado, non si occupava soltanto di merce regolare da piazzare alla Persia, ma anche di triangolazioni proibite dall'embargo: centinaia di elicotteri Agusta 205 e Agusta 206, sistemi d'arma e pezzi di ricambio partivano dall'Italia ufficialmente destinati all'Iran dello Scià, ma finivano in Giordania o all'Olp; indirizzati alla Malesia e a Singapore, arrivavano invece a Taiwan o nella Sudafrica dell'apartaid. Il tutto non senza il beneplacito dei servizi segreti dei Paesi coinvolti. L'inchiesta del giudice Mastelloni aveva messo sotto osservazione generali, politici, agenti segreti. Poi approdò alla Procura di Roma e lì, come consuetudine in quegli anni, si insabbiò.
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Nel giro d'affari era coinvolta, oltre l'Agusta, anche la statunitense Bell, quella degli elicotteri d'assalto Cobra. Le armi giravano il mondo, Somalia, Congo, Zaire... A vederci chiaro provò anche un giovane giudice di Trento, Carlo Palermo, che aveva messo gli occhi su un doppio traffico: armi dall'Occidente verso Oriente, droga in direzione opposta. Anche Palermo fu bloccato, e in malo modo, probabilmente proprio perché questi traffici non si possono fare senza il consenso di poteri molto forti, che per certi lavori sporchi usano i servizi segreti e che comunque non gradiscono che si metta il naso nei loro affari e che si portino alla luce i loro traffici, dove ragioni di Stato si mischiano spesso a ragioni di soldi...
Comunque Vittorio Emanuele era attorniato e ben sostenuto da una compagnia di personaggi eccellenti, come si conviene nei commerci internazionali d'armi: faccendieri, politici, militari, uomini dell'intelligence. Tra gli altri, c'erano il colonnello Massimo Pugliese, fedelissimo di casa Savoia, già responsabile del centro di controspionaggio di Cagliari; il generale Giuseppe Santovito detto Bourbon per via dei suoi gusti alcolici, direttore nientemeno che del Sismi, il servizio segreto militare; l'ex attore Rossano Brazzi, massone, approdato dal cinema all'entourage di un altro attore che aveva cambiato mestiere, Ronald Reagan. Una bella compagnia di giro, variopinta ma potente. I servizi segreti vegliavano sugli affari. Barbe finte italiane, ma anche i loro padrini della Cia e dalla Nsa, le due massime agenzie spionistiche americane. Del resto l'amministratore dei beni di Casa Savoia, l'avvocato Carlo D'Amelio, era presidente del Cmc, una filiazione della Permindex, che secondo il giudice Palermo era una «creatura della Cia, istituita per coprire i finanziamenti dei servizi segreti americani Cia-Fbi in Italia per attività anticomuniste».
Molti dei soci di questa bella compagnia avevano, come si conviene, una comune appartenenza a un club: la loggia P2 di Licio Gelli, il circolo degli oltranzisti atlantici italiani. Alla lettera S dell'elenco sequestrato nel marzo 1981 dai magistrati milanesi Giuliano Turone e Gherardo Colombo nella ditta di Gelli a Castiglion Fibocchi, si legge: «Savoia Vittorio Emanuele, casella postale 842, Ginevra». La tessera era la numero 1621. In una delle cartellette allegate agli elenchi, sempre alla lettera S, accanto a «Sindona Michele, banchiere», «Stammati Gaetano, ministro», «Santovito Giuseppe» e tanti altri (Berlusconi Silvio no, era in un altro documento), compare il nome «Savoia Vittorio, numero 516».
Il principe, si seppe poi, aveva raggiunto il terzo grado della gerarchia massonica, quello di Maestro, e oltre alla loggia P2 aveva frequentato un altro esclusivo club massonico: la superloggia di Montecarlo. Almeno secondo quanto testimonia nell'ottobre 1987 Nara Lazzerini, amica molto intima di Gelli: «Licio mi disse che della loggia facevano parte anche Vittorio Emanuele di Savoia e il principe Ranieri». Chissà se è vero. Un rapporto del Sisde (il servizio segreto civile) del 1982 informa comunque che ai vertici della Loggia di Montecarlo, insieme a Gelli, vi era Enrico Frittoli, ragioniere, titolare di una società di import-export con sede nel Principato e «uomo di fiducia del trafficante internazionale d'armi Samuel Cummings, presidente della Inter Arms di Londra». Il solito cocktail forte di politica, affari e nobiltà.
Con le logge massoniche internazionali Vittorio Emanuele ebbe a che fare anche qualche anno dopo, alla fine degli anni Ottanta, quando cadde il Muro di Berlino e alcuni circoli massonici pensarono bene di progettare il ritorno sul trono di alcuni monarchi europei. I Paesi su cui puntavano erano la Romania e l'Ungheria, Paesi da cui il re era stato scacciato dai perfidi comunisti e in cui, collassato il blocco sovietico, si poteva dunque approfittare della situazione per tentare un ritorno alla grande. Ma era stata presa in considerazione anche la possibilità di un ritorno delle famiglie reali in Italia e in Grecia. I progetti, come al solito, mischiavano politica e affari: alla fine furono realizzati soltanto questi ultimi, nelle fragili democrazie dei Paesi ex comunisti.
Ma un rapporto riservato del ministero dell'Interno del 1993 riporta le dichiarazioni informali di un collaboratore di giustizia il quale racconta di una riunione avvenuta a Barcellona, con la partecipazione di emissari delle famiglie Villaverde, Orleans, Leida d'Aragona e Savoia. Anche in Italia, in fondo, tra il 1992 e il '93 era caduto un Muro: Mani Pulite aveva fatto crollare il sistema dei partiti di Tangentopoli e per molti mesi alcune «menti raffinatissime» (come le chiamava Giovanni Falcone) avevano pensato a come approfittare della situazione. Nel calderone c'era anche qualcuno che aveva pensato di giocare la carta reale: per esempio il principe Giovanni Alliata di Montereale, siciliano, massone, piduista, legato a Cosa Nostra ma anche agli ambienti dell'intelligence Usa e dell'eversione di destra italiana, che dopo essere passato per più di un tentato golpe era stato uno dei registi della riunione di Barcellona con le famiglie reali.
Non se ne fece niente. La storia italiana prese un'altra strada, passando attraverso i momenti drammatici delle stragi del 1992 di Falcone e Borsellino e del 1993 a Firenze, Roma e Milano. Vittorio Emanuele di Savoia si limitò a chiedere, di tanto in tanto, il rientro dei Savoia in Italia: lui vivo in qualche villa di Napoli o chissà dove, i suoi parenti morti nel Pantheon di Roma. Finora non se n'è fatto niente. Domani, si vedrà: se Silvio Berlusconi dovesse vincere le elezioni, forse la comune appartenenza al club P2 potrà aiutare.
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Già in passato Vittorio Emanuele si era avvicinato a un politico italiano: Bettino Craxi. Era la fine degli anni Settanta, e lo scenario era quello dell'isola di Cavallo, in Corsica. Lì passava una parte delle sue lunghe vacanze Silvano Larini, l'uomo che aveva fatto conoscere Craxi e Berlusconi e che all'epoca era uno dei cassieri dei conti segreti del segretario socialista. A Cavallo, anzi Cavallò, territorio francese, andava in vacanza anche Vittorio Emanuele. Isola esclusiva, lembo di paradiso, pochi gli ospiti ammessi. Naturale incontrarsi, parlarsi. Larini, bon vivant, all'inizio frequentava per lo più Marina Doria, la consorte del principe, ma da cosa nasce cosa. Silvano e Vittorio Emanuele si conoscono e decidono di fare business insieme: lanciare l'isola come luogo esclusivo di vacanze. Ancora una volta, Vittorio Emanuele e il suo blasone funzionano come spot pubblicitario per attirare una selezionata folla di nuovi ricchi e consumati tangentomani a caccia di patenti per entrare nel jet set.
Peccato che un colpo di fucile, nell'agosto 1987, rovini tutto: durante un litigio ad alto tasso alcolico con il playboy Nicky Pende, a Vittorio Emanuele scappa uno sparo nella notte e a farne le spese è un giovane velista tedesco, Dick Hammer, che dormiva tranquillo nella sua barca. Il processo in Francia mandò libero il principe (sola condanna: sei mesi con la condizionale per porto abusivo d'arma), con qualche protesta dell'opinione pubblica e l'indignazione dei parenti del ragazzo morto.
L'affare di Cavallo ne risentì, ma intanto Vittorio Emanuele era entrato, grazie a Larini, nel nuovo giro. Affari e politica, sempre, ma questa volta all'ombra di Craxi. L'industria italiana delle armi, del resto, era finita nell'orbita socialista; l'Agusta, per esempio, era passata dal conte Corrado alle Partecipazioni statali, sotto la guida di un manager craxiano doc, Roberto D'Alessandro. Quante intermediazioni, quanti miliardi sono arrivati sui conti riservati all'estero di Corrado Agusto e del signor Savoia! Su Craxi, Vittorio Emanuele rilasciò ai giornali italiani dichiarazioni entusiastiche, che potrebbero sembrare stupefacenti in bocca a un monarchico per obbligo di nascita. Poi, passata l'epoca del craxismo, l'ammirazione la trasferì direttamente a Silvio Berlusconi: «È un buon manager, può rimettere ordine nell'economia italiana», disse ai cronisti nel 1994. Come? Per esempio cancellando quel «disastro» che è «lo Statuto dei lavoratori, con il divieto di licenziamento». Apprezzamenti naturali, tra compagni di loggia. Ma con un finale obbligato per il principe: «Io? Non faccio politica».
A Ginevra c'è ancora chi favoleggia di una cena a tre al Richmond Hotel, con Vittorio Emanuele, Silvano Larini e il banchiere Chicchi Pacini Battaglia, altro cassiere delle tengenti socialiste. Era l'inizio della lunga latitanza di Larini, che prima di sparire per molti mesi lontano dai magistrati di Mani Pulite - racconta la leggenda - volle vedere i due amici per salutarli e forse, chissà, per chiarire qualche delicata procedura d'affari e di conti. Il principe, comunque, nel maggio 1992 dichiarò al Giornale: «Peccato che ci sia tanta corruzione, la storia delle tangenti, delle bustarelle... è disonorevole». Il manager Vittorio Emanuele di Savoia tentò parecchi affari. E proprio per conto di aziende di quello Stato in cui non può entrare. Fece intermediazioni per Italimpianti e Condotte, entrambe aziende Iri. Il metodo di quegli affari, in piena Tangentopoli, è conosciuto: un fiume di miliardi esce dalle casse dello Stato, va a finanziare opere e imprese spesso inutili, e infine torna in parte nelle casse dei partiti e nei conti all'estero dei loro leader, attraverso l'intermediazione di personaggi compiacenti. Questo in generale, s'intende; sui comportamenti finanziari del principe in particolare, niente d'irregolare è emerso. Del resto, il signor Savoia è un italiano speciale, è l'unico italiano off-shore.
Dunque questo manager particolare operò all'estero, all'ombra della Partecipazioni statali. Ebbe un ruolo, per esempio, negli affari realizzati a Bandar Abbas, in Iran: lì gli italiani buttarono parecchi soldi (pubblici) per costruire un'acciaieria (Italimpianti) e un porto (Condotte). Fu un disastro industriale. Ma fece girare molti miliardi. Tanto che alla fine scoppiò un litigio durissimo (per questioni di soldi) tra l'erede Savoia e un armatore genovese, Enrico De Franceschini. Qualche giornalista andò a curiosare nel fiume di dollari e tangenti che scorgò da quella campagna d'Iran e alle Bahamas scoprì una strana società coinvolta, la Financial. Non si riuscì a saperne molto, ma circolò l'indiscrezione che fosse controllata dal Savoia.
Vero? Falso? Il principe non si abbassa a parlare di questi particolari materiali. Quanto ai banchieri, in genere sono riservati, quelli delle Bahamas poi sono blindati. In Iran il principe tentò anche un altro business, più soft: un'impresa editoriale, in società con altri amici del suo club, Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din, compagni di lista P2. La Rizzoli, allora, era nelle mani del banchiere Roberto Calvi (altro socio di loggia), che finì male: rovinato dalla bancarotta, inseguito da creditori molto molto esigenti, infine appeso sotto un ponte di Londra. Così anche quel lavoro iniziato in Iran andò buttato. Del resto, l'amico Scià fu cacciato da Komeini e le porte del Paese furono sbarrate.
Ma Vittorio Emanuele non è tipo da scoraggiarsi per qualche fallimento. Primo, perché dai fallimenti all'italiana un po' di soldi restano comunque attaccati. Secondo, perché, chiusa l'avventura persiana, la sua compagnia si ricicla in altri Paese del Vicino Oriente, Egitto, Giurdania, Israele. Re Hussein di Giordania è suo amico, naturalmente; ma il principe considera suoi amici anche l'ex presidente egiziano Sadat, poi ucciso, e il dittatore iracheno Saddam Hussein, e anche il presidente palestinese Yasser Arafat.
Nel 1995 si recò in Iraq dicendo di rappresentare aziende italiane: «Ma no, niente elicotteri, niente armi», rassicurò in un'intervista, «tecnologia agricola, invece, trattori, strumentazione. Superato l'embargo, l'Iraq di Saddam tornerà benestante e competitivo». La missione terminò con una salmonellosi e la febbre a quaranta. Ad Arafat e «agli amici israeliani» nel 1997 propose la costruzione di un ponte autostradale e ferroviario tra Gerico e Gaza, con la speranza di attirare investimenti del Fondo monetario e della Banca mondiale. Per ora non se n'è fatto niente.
Non andò bene neppure il progetto di sfruttamento turistico di Manoel Island, un'isoletta davanti a Malta. Narra la leggenda che alla fine degli anni Ottanta, durante le vacanze invernali passate a Gstaad, il principe, attorniato come sempre da qualche faccendiere a caccia d'affari, mise a punto un piano per realizzare nell'isoletta un porto turistico, 400 ville extralusso, due alberghi, un campo da golf, un casinò. Investimenti per 200 miliardi dell'epoca. Anche stavolta non se ne fece nulla. Anzi, tutto finì con una causa davanti ai giudici maltesi, perché il socio locale del principe, il giovane avvocato Mark Micalleff, gli chiese un ricco risarcimento per una complicatissima vicenda di patti non rispettati. L'unico ricordo regale che restò a Micalleff, alla fine della vicenda, fu una monarchica, sobria, sintetica scritta sul frigorifero di casa, vergata con un pennarello dalla mano di Vittorio Emanuele, durante una cena in cui cucinò agnello al vino rosso e uova strapazzate: «Viva Io».
Degli affari in Italia del principe, invece, si sa poco. Alla fine degli anni Settanta comprò il 30 per cento di un'azienda laziale, la Industrial Habitat, che produceva villette prefabbricate e godeva degli aiuti della Cassa per il Mezzogiorno. Niente di più. Trasparenza zero: degli affari Savoia si riesce a sapere qualcosa soltanto quando qualche socio si sente fregato o dai rari documenti giudiziari di qualche magistrato coraggioso.
Tornerà in Italia, il principe-manager? Anche a sinistra qualcuno ha cominciato da tempo ad allargargli le braccia. In passato Vittorio Emanuele è riuscito a piazzare dichiarazioni vergognose, come quella sulle leggi razziali firmate da suo nonno nel 1938: «No, io per quelle leggi non devo chiedere scusa, e poi non sono così terribili», disse al Tg2 il 1 maggio 1997. Tra le mille gaffes del suo inesauribile repertorio, il signor Savoia è riuscito ultimamente a pronunciare anche qualche frase non controproducente, come quelle della lettera a Carlo Azeglio Ciampi, «presidente di tutti noi italiani», dopo i funerali di Maria José, la regina antifascista. Basterà? Qualcuno continuerà forse a chiedergli conto degli errori storici della dinastia. Nessuno gli ha mai chiesto nulla sulla sua poco edificante storia personale.
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L’affare è appena andato in porto. 400 nullaosta concessi dagli «amici» dei Monopoli di Stato sono ormai al sicuro. I protagonisti di quella che i magistrati di Potenza chiamano la «holding del malaffare» decidono di incontrarsi per spartirsi le provvigioni: Migliardi, Bonazza e naturalmente Vittorio Emanuele di Savoia. E per lui c’è la fetta più importante: 10 mila euro. Che il principe ripone nella tasca della sua giacca immediatamente. Il passaggio dei soldi avviene a Residence d’Este, sul lago di Como. La telefonata è del 3 marzo 2005
Migliardi: glielo dici al principe che gli porto 10 mila euro...
Bonazza: si-si... vai tranquillo! Ascolta... tutto a posto. Qua nevica da Dio.. stai attento domani per l'aereo.
Tramite Bonazza, Migliardi propone al principe di smerciare grossi quantitativi delle schede da videogiochi, prodotte dalle sue aziende (e quindi fuori legge) in Russia, paese che, a dire del Migliardi stesso, rappresenta un mercato particolarmente appetibile. L’affare presenta prospettive di guadagno molto vantaggiose e provoca, pertanto, il convinto interessamento del principe.
Bonazza: abbiamo qualche notizia da darle a lei perchè c'è in Russia, c'è una richiesta di una scheda: si chiama Alice che eventualmente! Stanno vendendo dei camion rimorchio ogni giorno! Bisognerebbe trovare.
Vittorio Emanuele: dei camion?
Bonazza: un attimo le passo il signor Migliardi, un secondo. Può,può, prenderlo? Sì! Prego!
Vittorio Emanuele: sì,sicuro!
Migliardi: principe?
Vittorio Emanuele: sì, buonasera, signor Migliardi, come va?
Migliardi: bene, principe. E niente! Io la volevo disturbare per questa cosa perchè io sono qui in (...) no? Allora, c’è un’azienda di San Marino che fa due tir la settimana per la Russia di una scheda che io anche c'ho. Che posso averla, che già è in porto, chissà se lei trova, diciamo qualche strada,gliele vendiamo noi le macchine, perchè le stanno dando a cinquemila euro. Noi a quattromila già ci guadagniamo bene.
L’appuntamento per spartirsi la torta viene rinviato. Per motivi di salute. Il principe è irritato. Ne parla con il suo collaboratore Narducci.
Narducci: allora, senta. Volevo dire: ho parlato con Ugo, questa mattina.
Vittorio Emanuele: ah!
Narducci: e gli ho detto: cerchiamo di mettere le cose a posto perchè così non va troppo bene. Allora lui m'ha detto che dopo Natale arriverà su il signore, l'amico e porterà un minimo diecimila euro.
Vittorio Emanuele: Dopo Pasqua, vuol dire?
Narducci: sì, sì, sì, sì, sì, sì. Dopo Pasqua perchè lui, lui è giù in Sicilia che mi pare abbia qualcuno che non sta bene o la madre o il padre.
Vittorio Emanuele: ma quello a me non me ne frega niente: negli affari lo star male non esiste.
IL PACCHETTINO DI QUATTRINI
«Ora si dia da fare»
Finalmente potrebbe essere il giorno giusto. Il principe parla sempre con il suo fido Narducci e si raccomanda.
Narducci: ebbè, cazzo! Mi sono anche incazzato, eh!
Vittorio Emanuele: Allora lo vediamo quando sarò a...
Narducci: infatti, infa.... io...
Vittorio Emanuele: a Milano.
Narducci: infatti io le ho... le ho... le ho detto: «mi raccomando portare il pacchettino!»
Vittorio Emanuele: si, si, si.
Narducci: il pacchettino di quattrini. M'ha detto... no, no allora... se siete a Milano... io ho detto: "la settimana prossima a Milano così per lo meno..."
Vittorio Emanuele: esatto.
Narducci: porta il tutto, eh!
Il 7 maggio è la volta buona. L’appuntamento è al Residence d’Este sul lago di Como. E arrivano anche i poliziotti che indagano su questa holding del malaffare, e riprendono il passaggio della busta con i 10 mila euro. Il cuore dell’azione corruttiva riguarda i vertici dei Monopoli di Stato, che autorizzano, danno il nullaosta per l’introduzione dei videogiochi «legali»: in questa occasione sono 400, concessi alla società Italnolo formalmente intestata a Ignazio Migliardi, figlio di Rocco. Nello stesso tempo, devono sdoganare le società di Migliardi che al Monopolio non godono di buona fama. Il principe parla con il suo collaboratore Achille De Luca.
Vittorio Emanuele: no: la stavo per chiamare, perchè ho letto il fax, molto attentamente.
De Luca: perfetto.
Vittorio Emanuele: è perfetto, lei ha fatto un ottimo lavoro .
De Luca: purtroppo non era quello che c'era stato detto. Abbiamo incontrato delle difficoltà e le abbiamo affrontate, però le dico.
Vittorio Emanuele: ma questo me lo avevano detto.
De Luca: : ha ricevuto, innanzitutto, la riabilitazione perchè il Monopolio non ne voleva più sapere di lui.
Vittorio Emanuele: esatto.
De Luca: ha ricevuto i quattrocento che gli servono per lavorare e terzo la possibilità di un incontro diretto quando lui vuole per, per.
Vittorio Emanuele: lo faccia, però! Eh! Adesso si dia da fare.
De Luca: adesso, però, c'ha il padre malato. L'ho chiamato un paio di volte non si, non mi risponde
Vittorio Emanuele: va bene: poi mi richiami. Senta, noi riceveremo qualche cosa o niente?
De Luca: io credo proprio di sì
QUANDO I SAVOIA PERDONO LA TESTA
Scrive il gip: «In coincidenza con la pubblicazione su di un sito internet di notizie irriverenti nei confronti di membri della sua famiglia e del suo entourage, Vittorio Emanuele di Savoia ventila, in almeno tre diverse occasioni, metodi violenti e cruenti di “soluzione del problema”. In questa telefonata con Ugo Bonazza, del 17 giugno del 2005, se la prende con i francesi che gli hanno imposto la demolizione di alcuni manufatti sulla sua isola di Cavallo.
Vittorio Emanuele: Ugo, come andiamo?
Bonazza: buongiorno principe, come sta bene? una cosa, cosa voglio dire io? niente, mi ha chiamato Achille stamattina
Vittorio Emanuele: si, e cosa ha, ah si, tutto a posto allora m'ha detto
Bonazza: si, si, tutto a posto, hanno, hanno, ha detto che stanno, stanno risolvendo abbastanza bene, mi ha detto (....)
Vittorio Emanuele: quei merda di Francesi mi hanno ancora detto che devo demolire i pontoni, mentre avevo visto
Bonazza.: perchè? oh! Madonna
Vittorio Emanuele: perchè son stronzi e non faccio più niente
Bonazza: oh! Madonna
Vittorio Emanuele: se vengono gli sparo addosso
Bonazza: ancora problemi
Vittorio Emanuele: una lunga scarica di mitra e li facciamo fuori
LE PECORE, I SARDI E IL GUASTO ALLA BARCA
Telefonata dell’ 11.07.2005 alle ore 18:10.
Narducci: pronto?
Vittorio Emanuele: eccolo, buonasera Ni...
Narducci: oh! Buonasera altezza reale. Come va? Va bene?
Vittorio Emanuele: io abbastanza bene
Narducci: senta, ma ho saputo che la barca questa mattina non andava?
Vittorio Emanuele: no, si è fermata. Un motore
Narducci: eh, ma adesso va? E' andato a posto?
Vittorio Emanuele:...per me non hanno revisionato i motori. Hanno fatto finta e ce li hanno fatti pagare per rubarci e basta. Son sicuro. Perchè non vanno mica bene, sa? Non cammina mica bene la barca.
Narducci: abbiamo le fatture e tutto quello che hanno fatto.
Vittorio Emanuele: ma si immagini le fatture! Lei fa, le fa false!
Narducci: ma roba da (...)
Vittorio Emanuele: sa, sono sardi, sono pezzi di merda, sono, eh! Ohu!
Narducci: una cosa vergognosa, vergognosa, vergognosa
Vittorio Emanuele: ma io in Sardegna vado soltanto al ristorante perchè si mangia bene. Non voglio più ma neanche che mi guardino la barca!
Narducci: (...)
Vittorio Emanuele: perchè io adesso c'ho la barca che non va dopo aver pagato trentacinquemila euro! Ouh!... non c'è nessuna revisione fatta da quei figli di puttana!...
(Omissis)
Narducci: ma robe da pazzi!
Vittorio Emanuele: vede. Ma tanto lì...senta, quei sardi lì, l'unica cosa che sanno fare, inc.. le capre... Ma tra un diesel e una capra, non lo possono mica inc..il diesel, eh!
Narducci: gli chiedo i danni, gli chiedo i danni. Non si preoccupi (...)
Vittorio Emanuele: dunque io, per me, è stato un imbroglio...eh, hanno messo sul camion e li hanno riportati
Narducci: .: ci ha rubato 30mila euro
Vittorio Emanuele : si, ma io lo uccido per quello. Lo uccido...
IL MALLOPPO DA RECUPARE
Scrive il gip: «L’appartenenza all’ex-famiglia reale italiana consente al Savoia di inserirsi in una fitta rete di relazioni, ai più alti livelli della vita istituzionale. Il Savoia medesimo coltiva, ai fini della tutela dei propri interessi economici, con particolare riferimento all’annosa questione, che lo vede opposto allo Stato italiano, per ottenere la restituzione dei beni costituenti l’eredità di Vittorio Emanuele III. In tale ottica rivestono un indubbio interesse le conversazioni telefoniche intercorse tra Vittorio Emanuele e Hugo Windisch-Graetz, uomo d’affari, nonché prezioso intermediario del principe nell’operazione di lobbyng, che questi sta conducendo presso il governo italiano. L’espediente escogitato dal Windisch-Graetz è quello di allettare il premier Silvio Berlusconi, con la promessa di convogliare, in occasione delle elezioni del 2006, i voti dell’elettorato di fede monarchica in direzione dello schieramento facente capo allo stesso Berlusconi. La telefonata tra Vittorio Emanuele di Savoia e Windisch-Graetz è avvenuta in data 25.01.2006
Windisch-Graetz: Se gli dici due frasi, secondo me lo fai felice e lui ti dà una mano a fulmine. Ne sono convinto, e cioè ...
Vittorio Emanuele: si.... e che cosa devo di
Windisch-Graetz: .come concetto, poi il dettaglio lo studiamo...
Vittorio Emanuele: si
Windisch-Graetz: digli che tu gli vorresti dare una mano in qualsiasi modo alle elezioni...
Vittorio Emanuele: va bè questa è la cosa più interessante, la storia delle elezioni
Windisch-Graetz: mi dica come la posso aiutare per le elezioni
Vittorio Emanuele: lei deve sapere che io faccio parte di due piccole cose, una piccola che sono... Presidente Onorario delle Guardie del Pantheon, bè non son molte ma contano lo stesso, no?
Windisch-Graetz: si
Vittorio Emanuele: e poi sono Presidente Onorario della Meda che sono un milione e cinque, un milione e cinquecentomila eh Ma io gli vado lì e gli vado a dire a tutti voi dovete firmare così (ride)
Windisch-Graetz: non dici niente, ma fai dire a Berlusconi “ma che ottima idea ”... o “le sono molto grato e le farò sapere”, o cose del genere. Lasci aperta una porta formidabile...
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I “videogiochi”
L’inchiesta del pubblico ministero John Woodcock parte dal tentativo di Rocco Migliardi, un imprenditore lucano, di procurasi dal Monopolio di Stato le licenze per mettere in commercio migliaia di schede contraffatte per videogiochi da bar, importate da Taiwan. Si tratta di giochi in apparenza innocui, ma in realtà taroccati, che con una combinazione di tasti si trasformano in slot machine o videopoker, e sarebbero dunque proibiti. Migliardi, in cerca di appoggi e soci, si rivolge prima all’amico imprenditore veneziano Ugo Bonazza, che a sua volta è ottimo conoscente di Vittorio Emanuele. Il principe viene coinvolto per trovare un contatto al ministero e diventa presto – stando al castello accusatorio - uno dei motori della brigata. Qui entrano in scena Gian Nicolino Narducci, uomo di fiducia del principe, e Achille De Luca, faccendiere, per gli inquirenti organizzatore materiale dell’approccio ai funzionari del Monopolio.
Migliardi e Marcella
Le schede contraffatte costituiscono dunque, in buona sostanza, lo 'zoccolo duro' dell’attività commerciale del MIGLIARDI e delle sue aziende. Costui, infatti, dopo aver acquistato le MAGIC BOMB dalla ASTRO CORPORATION, le distribuisce sul mercato secondo due diverse tipologie di commercializzazione, corrispondenti ai diversi rami di attività delle due aziende a lui facenti capo: la ITAL NOLO s.r.l, infatti, provvede al noleggio, in favore dei gestori di pubblici esercizi degli apparecchi e dei congegni da video gioco, contenenti le schede in questione; attraverso la seconda delle aziende a lui facenti capo, la SUPER STAR 2001, il MIGLIARDI Rocco provvede, poi, alla vendita all’ingrosso, agli altri operatori del settore, delle schede in questione, di cui egli è esclusivista per l’Italia.
Emblematica, nel tratteggiare compiutamente le attività della ITAL NOLO s.r.l, è la conversazione telefonica, qui di seguito riportata, intrattenuta tra il MIGLIARDI Giuseppe, figlio di Rocco, e tale Antonio, nel corso della quale il MIGLIARDI spiega a quest’ultimo, che verosimilmente è un suo cliente, gestore cioè di apparecchi distribuiti dalle aziende del MIGLIARDI, il sistema mediante il quale attivare il gioco illecito denominato “MAGIC BOMB”, che risulta celato dietro un gioco di abilità (consistente nella simulazione di calci di rigore), denominato “VIRTUAL STRIKER”.
(Commento del gip all'ordinanza di applicazione di misure cautelari)
Conversazione tra Rocco Migliardi e Marcella (13.10.2004)
Rocco – Pronto.
Marcella – Buongiorno, sono Marcella.
Rocco – Oh, Marcella. Ciao.
Marcella – Ciao, come stai?
Rocco – Bene, bene. Io sono qui a Roma.
Marcella – Ah, sì, sì, sei alla Fiera.
Rocco – Per la Fiera. Dopo Fiera ti ordino subito altre Magic Bomb. Hai saputo qualcosa?
Marcella – Uh… vorrei sapere se lei è soddisfatto per la modificata.
Rocco – Ma quella modificata non c’è niente di mo… è uguale. Dove… fare… puoi mandare un fax per sapere cosa c’è nella modifica? Cosa avete fatto di diverso?
Marcella – C’è una funzione… accendere quella funzione, il gioco comincia soltanto un gioco di calcio… Rocco – Eh, quando si comincia… e come si fa, diciamo… nel test?
Marcella – Dobbiamo fare una modifica… va bene, di questo io…
Rocco – Ma quella che tu hai mandato fa il gioco del calcio solo o no?
Marcella – Uh… è solo un… soltanto un calcio, però dopo un pulsante… dopo un tasto…
Rocco – Eh.
Marcella – …si passa ad altri giochi.
Rocco – Ho capito. Ma questa che hai mandato funziona già così?
Marcella – Sì. Su questo io posso mandarle una telefax. Va bene?
Rocco – Cioè quella… quella che tu hai mandato già fa questo lavoro? Funziona così quella che tu hai mandato? Perché noi non abbiamo visto nulla. Sembra uguale. Comprendi?
Marcella – Se no… il gioco si comincia (parole incomprensibili)…
Rocco – Eh?
Marcella – Sì. Il gioco si comincia da… soltanto un calcio…
Rocco – Eh.
Marcella – Il gioco. Però dopo un calcio si passa… si passa a gioco d’azzardo…
Rocco – Ma tu puoi mandare un fax per vedere come funziona? Fax?
Marcella – Va bene, va bene.
Rocco – Così tu spiegare a noi come funziona questo campione.
Marcella – Sì, sì.
Rocco – Io dopo Fiera ordinare subito Magic Bomb. Può essere pure… venerdì. Ma hai saputo se stanno importando Magic Bomb qui in Italia?
Marcella – Cosa?
Rocco – Hai saputo se ditta italiana sta prendendo Magic Bomb in altri posti del mondo, in America? Non sapere?
Marcella – Non lo so, perché abbiamo venduto Magic Bomb per tutto il mondo (parole incomprensibili).
Rocco – Eh, appunto. Perciò non potete… comunque se dovesse arrivare… cioè eventualmente… faremo modifica di cambiare qualcosa sul nome, per personalizzarla, perché noi mandare in tutto il mondo come Magic Bomb?
Marcella – Se volete cambiare il nome possiamo usare Bomba Magica. Questa va bene per voi?
Rocco – Ah, Bomba Magica. E però mandate voi all’estero, in altri posti, Bomba Magica? Mandare Portogallo?
Marcella – Sì. Però, secondo me, va bene in Italia Bomba Magica… italiano.
Rocco – E’ sempre un nome italiano, ho capito. Però se uno, per dire, va in Portogallo e comprare Bomba Magica portare qui in Italia. Eh. Come fare?
Marcella – Possiamo usare altro nome, se volete.
Rocco – Altro nome. Per non fare arrivare uguale, capisci?
Marcella – Sì, però secondo me forse (parole incomprensibili) abbiamo fatto una piccola modifica del gioco…
Rocco – Ma avete fatto già modifica del gioco?
Marcella – Sì, sì. (parole incomprensibili).
Rocco – Eh, poi mandare il fax, così noi capire come farla funzionare?
Marcella – (parole incomprensibili).
Rocco – Come?
Marcella – E’ molto semplice, facile, soltanto un tasto si passa il gioco a slot.
Rocco – Ho capito, ma noi non capire, perché il tecnico guardare e non capire nulla. Sembra uguale.
Comprendi, Marcella?
Marcella – Va bene.
Rocco – Manda tu un fax e io venerdì… preparare… o venerdì o lunedì (parole incomprensibili) per 300 Magic Bomb. Ok?
Marcella – Certo. DHL?
Rocco – Come? Ah, con la TNT si può fare?
Marcella – Sì, sì.
Rocco – Sì?
Marcella – Va bene. Uh… va bene TNT.
Rocco – TNT va bene? E tu mi mandi per fax, (parole incomprensibili)?
Marcella – Sì.
Rocco – Per 300 Magic Bomb.
Marcella – Sì, lo faccio oggi.
Rocco – Lo fai oggi? Va bene?
Marcella – Sì, certo, senza problema. Però questi 300 pezzi volere versione modificata o normale?
Rocco – No, no, uguale, come prima, Magic Bomb.
Marcella – Va bene.
Rocco – Non modificata. Però tu mandare fax per capire come funziona il campione. Ok?
Marcella – Sì.
Rocco – Io a Natale mandare altri soldi a te.
Marcella – (ride) No, no, non c’è bisogno, grazie.
Rocco – Sì, sì, te li mando. E io appena… poi tu parlare in Direzione, se è possibile fare un nuovo software o modificare gioco, che io venire in Taiwan…
Marcella – Oh, sì, certo. Ma quando?
Rocco – Eh, vediamo, dopo Natale, dopo le feste Natale, gennaio…
Marcella – Ah…
Rocco – O vediamo dicembre… vediamo. Perché io molto impegnato con il lavoro.
Marcella – Sì, certo. Io devo imparare italiano molto molto.
Rocco – No, ma tu già parli bene italiano.
Marcella – No, non mi basta.
Rocco – Ah. Allora vieni in Italia e mi vieni a trovare.
Marcella – Sì, certo. Vorrei andare in Italia ad imparare la lingua.
Rocco – Se tu vieni in Italia io ospitare te albergo, aereo…
Marcella – Ma che bello!
Rocco – Tutto pagato.
Marcella – Ma che gentile! Va bene.
Rocco – Va bene? Quando vuoi puoi venire, che sei ospite mia.
Marcella – Oh, ma che gentile!
Rocco – Va bene, Marcella?
Marcella – Grazie tanto.
Rocco – Ok. Aspetta allora la (parole incomprensibili) per 300 Magic Bomb e mandare fax per capire il prototipo. Ok?
Marcella – Sì. Sei a…
Rocco – Un’altra cosa io domandare a te, Marcella: sulla Vivin Bingo…
Marcella – Sì.
Rocco – Si può aggiungere il gioco del calcio, come Magic Bomb? O no?
Marcella – Uh… va bene, su questo io chiedere (parola incomprensibile).
Rocco – Se tu puoi chiedere, così io fare omologare… cioè, per dire, si vede solo il calcio, poi con una password entrare nel gioco della Vivin Bingo. Comprendi tu? Perché molto buona pure questa scheda. Io adesso ora ordinare altre Vivin Bingo. Manda (parole incomprensibili) anche per 100 Vivin Bingo.
Marcella – 200 Magic Bomb e…
Rocco – 300, 300. 300.
Marcella – Tre.
Rocco – 300 Magic Bomb, 100 Vivin Bingo.
Marcella – Oh, va bene. 300 Magic Bomb…
Rocco – Sì. 100…
Marcella – Ho capito.
Rocco – 100 Vivin Bingo. Però tu mandare… domandare tu in Direzione se è possibile sulla Vivin Bingo mettere il gioco del calcio, come c’è nella Magic Bomb, però che gioca solo quello, poi con una password, magari io mandare a te una e–mail e spiegare. Ok?
Marcella – Dopo un (parole incomprensibili)…
Rocco – Una password e vai a giocare nel Vivin Bingo. Così io fare autorizzare software per legge italiana. Comprendi?
Marcella – Quindi per la legge italiana si chiede…
Rocco – Per la legge italiana bisogna mettere un videogame… comprendi, un gioco del calcio, un altro gioco, come la Magic Bomb, comprendi? Poi con una password vai… entri, diciamo, nelle macchinette, diciamo, le slot machine.
Marcella – Sì. Faccio (parole incomprensibili).
Rocco – Sì. Mandami un fax e io lunedì poi mandare a te un e–mail e spiegare molto bene con e–mail, mandare una lettera e–mail io, dopo Fiera.
Marcella – Va bene.
Rocco – Va bene? Puoi mandare la (parole incomprensibili) perché io comprare o venerdì o lunedì, subito dopo Fiera, 300 Magic Bomb, 100 Vivin Bingo. Ok?
Marcella – 300 e Bingo 100.
Rocco – E Bingo 100. Ok?
Marcella – Sì, soltanto 400, va bene.
Rocco – 400, totale. Ok?
Marcella – Grazie tanto.
Rocco – Ciao, Marcella.
Marcella – Ciao ciao. Buona giornata.
Rocco – Grazie. Ciao ciao.
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
Migliardi e Bonazza: "La slot? La vendo come videogioco"
Conversazione tra Rocco Migliardi e Ugo Bonazza (04.10.2004)
Nel presente capitolo verrà minuziosamente e precisamente descritta e ricostruita - in ogni suo particolare – l’attività criminosa, riconducibile al sodalizio descritto al capo A) della rubrica, i cui tratti fondamentali sono stati, sia pur sinteticamente, tratteggiati nella parte introduttiva della presente ordinanza, dalle sue origini al suo svolgimento, peraltro ancora in atto.
Proprio con riferimento alla “genesi” dell’associazione in esame (legata – come si è detto- alla necessità e all’impellenza di dover risolvere i problemi e superare gli ostacoli determinati dall’accentramento in capo all’ufficio centrale dei Monopoli di Stato di funzioni che, in particolare in materia di rilascio di nulla osta, erano in precedenza attribuite alle sedi periferiche dei medesimi Monopoli) è fondamentale riportare immediatamente talune conversazioni telefoniche, intercorse fin dall’ottobre del 2004, tra il più volte menzionato MIGLIARDI Rocco e tale BONAZZA Ugo. Nelle numerose conversazioni telefoniche, di seguito riportate, il MIGLIARDI si intrattiene lungamente e diffusamente con il BONAZZA sui numerosi affari illeciti da lui trattati nell’ambito del gioco d’azzardo, soffermandosi sui suoi rapporti con i Monopoli, e palesando, a tal riguardo, le difficoltà legate all’inasprimento della disciplina, dettata in materia dai più recenti interventi normativi.
Emblematica, a tal proposito, è la conversazione telefonica intercorsa tra il BONAZZA ed il MIGLIARDI nel corso del tardo pomeriggio del 4 ottobre 2004. Durante il colloquio, il MIGLIARDI rivela al BONAZZA di aver commissionato a due ditte cinesi la realizzazione di una scheda da video gioco, strutturata in modo tale da celare, sotto la rappresentazione di un gioco di mera abilità, un classico gioco d’azzardo, la slot –machine, la cui attivazione avviene mediante un espediente, consistente nella pressione di un pulsante. Poiché la vigente legislazione italiana vieta e sanziona penalmente l’utilizzo di apparecchiature riproducenti giochi d’azzardo, il MIGLIARDI intende “ottenere”, illegalmente, l’omologazione delle schede in questione e il rilascio dei relativi nulla osta, per poi commercializzarle.
Rocco: No, io domani a te… cioè, hanno spedito oggi, verso mercoledì, giovedì aspetto un altro po’ di schede, capisci, che già mi hanno mandato altre volte, quelle del (nome incomprensibile).
Ugo: Chi, i Cinesi?
Rocco: I Cinesi.
Ugo: Ma queste qua non erano del (parole incomprensibili) cos’è?
Rocco: No, è un’altra ditta. Siccome l’ha visto uno alla sala, ne ha voluto un po’. Però un po’ me li sto portando alla fiera per farli vedere. Solo che ora sai che cosa c’è, il casino? Loro vogliono… per omologare vogliono vedere il videogioco. Allora mi sono messo in contatto io con due ditte cinesi, se mi fanno un videogioco…Ugo: Sì, sì.
Rocco: …e poi con un pulsantino se ne va nella slot. Io gliela vendo come videogioco, poi i cazzi che fanno loro a me non mi interessano.
Ugo: Eh, appunto, te ne frega.
Rocco: E se la fottono loro, capisci? Basta che passa dall’omologa.
OMISSIS
Ovviamente, detta “omologa”, rilasciata dall’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, risultando tali schede non conformi alla legge dello Stato italiano (perché, appunto riproducenti un gioco d’azzardo), non può che essere ottenuta, mediante un percorso criminoso ben determinato e ben collaudato, che passa attraverso la realizzazione di diverse condotte criminose. Tale circostanza, però, non sembra turbare il MIGLIARDI.
Ugo: C’è problemi ancora, zio Rocco?
Rocco: Sì, i problemi non finiranno mai. Ma non è che noi siamo (parole incomprensibili).
Ugo: Non problemi (parole incomprensibili) questa legge, questi casini, questa roba.
Rocco: Sì, hanno fatto riunioni, c’è sempre casino. No, perché non siamo autorizzati, Ugo, la slot machine…
Ugo: Lo so, ma prima…
Rocco: Quella là con la legge non la vuole comprare più nessuno perché non pagano niente, insomma, la gente si è rovinata…
Ugo: Sì, col 7C adesso non danno più omologazione.
Rocco: Col 7C non escono nulla osta da là dentro e c’è casino e stiamo cercando altre strade in giro per uscire i nulla osta, capisci?
Ugo: Ma te i nulla osta ce li hai ancora o…?
Rocco: No, e mi sono finiti. Che mi è rimasto? 50. Ne ho comprati 6–700. No, un altro po’ me li hanno promessi, però andremo avanti ancora per un altro mesetto, ora ancora…
Ugo: Ma diciamo che (parole incomprensibili) sono un po’ cattivi, diciamo, se è tutto bloccato.
Rocco: Hanno fatto sequestro… no, se hai schede, se io trovo i nulla osta prima della fiera, le vendo le schede, perché le vogliono con i nulla osta.
Ugo: Sì, sì, ti capisco perfettamente, però dico che c’è un po’ (interruzione), insomma, che non hanno…
Rocco: Hanno fatto qualche sequestro…
Ugo: Non sapete neanche voi di… come va a finire, insomma, questa storia là.
Rocco: Come va a finire?
Ugo: Eh.
Rocco: Che dobbiamo solo… loro fanno una mossa e noi ne dobbiamo fare un’altra, perché...
Ugo: No, no, ma dicevo che praticamente nel senso che se il 7C l’hanno bloccato, se questo…
Rocco: Il 7C non lo vogliono far andare avanti perché lo Stato fa il comma 6 perciò cerca di frenare in tutti i modi, tranne che, se decidono di metterli on line pure il 7C e si mangiano tutto loro, allora dice: “Fatevi i cazzi che volete”.
Ugo: Ma almeno modificassero la legge un po’ del 6… quella lì.
Rocco: Eh, la legge del 6 per quest’anno rimane così, neanche la discutono alla Finanziaria.
Ugo: E’ un disastro.
Rocco: Ma (parole incomprensibili) ha protestato assegni, hanno resettato tutte le macchine, però, tu non lo sai.
Ugo: Ah, ma…
Rocco: C’è indagato Piero, tutti, ma Piero non c’entra.
Ugo: Ma c’è sequestri in giro ancora, o no?
Rocco: Sì, c’è sequestri e hanno resettato tutti i comma 6. Sai cosa hanno fatto? Ci sono stati degli ingegneri che sono riusciti ad entrare nel programma del comma 6, sia Toscana, a Napoli, in Sicilia hanno resettato tutte le macchine per non dargli una lira allo Stato.
Ugo: Mamma mia! (ride)
OMISSIS
Rocco MIGLIARDI è uomo, dunque, che si sa “arrangiare”: di che genere siano gli “arrangiamenti” di cui egli è capace, emerge nitidamente dal tenore e dal contenuto della conversazioni telefoniche di seguito riportate, nel corso delle quali gli interlocutori affrontano proprio il “tema centrale” di come riuscire a procurarsi quegli indispensabili nulla osta di produzione, che – a far data dall’estate 2004, in seguito alle modifiche introdotte nella procedura di rilascio e dirette proprio a contrastare il fenomeno dei video giochi illeciti – non vengono più rilasciati, in modo autonomo, dagli Ispettorati compartimentali dei Monopoli di Stato (come era accaduto fino a quel momento), risultando, invece, tale rilascio subordinato al parere obbligatorio e vincolante della Direzione centrale dei Monopoli di Stato. D’altro canto, come detto, il possesso dei nulla osta con cui corredare, quasi fossero una sorta di patente di legalità presunta, le schede contraffatte, che egli smercia in Basilicata e in tutta Italia, rappresenta per MIGLIARDI, tanto più in presenza di una recrudescenza di controlli delle Forze dell’Ordine, sempre più diffusi e più serrati, un’esigenza vitale, per soddisfare la quale egli è pronto a “pagare”. Tuttavia, la modifica procedurale, introdotta dalla nota prot. N. 2004/26634/COA/ADI del 12 maggio 2004 ha complicato, per il MIGLIARDI, l’ottenimento dei nulla osta, in quanto, diversamente dal passato, non è più sufficiente contare sulla sola compiacenza di funzionari dell’Ispettorato compartimentale di Messina. Dall’entrata in vigore delle disposizioni contenute nella sopra menzionata nota, infatti, il MIGLIARDI, per ottenere i nulla osta di distribuzione, che gli necessitano, dovrà far leva sui funzionari della struttura centrale dei Monopoli di Stato.
L’ostacolo si presenta ben presto, quando, nell’autunno del 2004, le aziende del MIGLIARDI, tentando di fare incetta del prezioso titolo abilitativo, inoltrano presso la sede periferica di Messina dei Monopoli di Stato richiesta di concessione di migliaia di nulla osta. Come si evince dalla documentazione acquisita dagli organi di PG delegati presso l’Ispettorato compartimentale di Messina, la ditta ITALNOLO S.rl., società, come detto, facente capo a Rocco MIGLIARDI - sebbene formalmente intestata al figlio Ignazio MIGLIARDI - ha richiesto ai Monopoli di Stato, nell’arco di tempo compreso tra il 21 ottobre 2004 ed il 6 dicembre 2004, la concessione di oltre seimila nulla osta. Comincia a porsi, allora, per il MIGLIARDI il problema fondamentale – questione centrale della presente trattazione - di allacciare rapporti e, in buona sostanza, di corrompere anche i funzionari dipendenti della predetta Direzione centrale dei Monopoli di Stato , così come fino a quel momento aveva fatto con i funzionari dell’ Ispettorato compartimentale dei Monopoli di Messina. In una prima fase, nel tentativo di ottenere gli agognati nulla osta, conscio della necessità di far pressione sugli uffici della Direzione Generale dei Monopoli di Stato, Rocco MIGLIARDI incarica il suo consuocero, Giuseppe SCHEPICI, di trovare i “contatti giusti” a Roma.
Il canale di cui lo SCHEPICI si serve è un familiare, il cognato, che, dipendente della sede romana Monopoli di Stato, contatta a sua volta un collega in servizio presso i medesimi uffici affinché questi si presti a favorire il MIGLIARDI. L’esame delle conversazioni telefoniche, qui riportate, intrattenute appunto tra il MIGLIARDI Rocco, il figlio Giuseppe ed il suocero, nonché omonimo di questi, Giuseppe SCHEPICI, offrono uno spaccato significativo dello scenario in cui il MIGLIARDI si muove. Uno scenario, appunto, nel quale gli “arrangiamenti “ sono la regola, in cui si promettono e consegnano mazzette a pubblici funzionari e intermediari per “comprare” la concessione di provvedimenti amministrativi, circostanza questa che emerge con palmare evidenza in particolare dal contenuto delle conversazioni nelle quali il riferimento di MIGLIARDI alla promessa di una ricompensa in denaro a Giuseppe SCHEPICI e a suo cognato è evidente. Nonostante, infatti, questi si schermisca ripetutamente, il MIGLIARDI è esplicito nel rimarcare la sua disponibilità a ricompensare chi avrà utilmente intercesso per fargli ottenere gli agognati nulla osta: “Questa cosa è importante sia per me, sia per te, perché io poi so che… Ma poi so io quello che fare. Ti dico che fai un Natale…il Natale…lo so che lo fai con i tuoi figli , però con i soldi ti fai un bel Natale. Lo so io.”.
Tuttavia, nonostante la “generosa” disponibilità del MIGLIARDI, il canale attivato attraverso l’operato da Giuseppe SCHEPICI non si rivela quello giusto: le richieste del MIGLIARDI non trovano accoglimento, anzi, incontrano un ostacolo nel responsabile dell’ufficio romano dei Monopoli di Stato, preposto proprio al rilascio dei nulla osta. Come si apprende dagli interlocutori delle conversazioni il pubblico funzionario in questione è “ la dottoressa BARBARITO” ovvero, secondo le parole di Giuseppe MIGLIARDI, “ la femmina che si è impuntata con noi, per le pressioni che abbiamo fatto”.
La circostanza, menzionata da Giuseppe MIGLIARDI relativamente all’episodio di tentata corruzione sopra tratteggiato, si rivela particolarmente significativa, proprio alla luce degli sviluppi successivi dell’indagine. Come si vedrà in seguito e come sarà più dettagliatamente ricostruito, la dottoressa BARBARITO è proprio colei che, “convinta” dall’opera corruttiva dell’associazione a delinquere in questione, supererà l’originaria “impuntatura” nei confronti dei MIGLIARDI, concedendo, pochi mesi più tardi, nel febbraio 2005, proprio quei nulla osta, di cui nel novembre 2004 aveva bloccato il rilascio .
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
Migliardi e i figli "Un'insalata di nulla osta"
Conversazione tra Rocco Migliardi ed Ignazio Migliardi (il figlio), poi tra Rocco e Giuseppe Migliardi (il figlio) (10.11.2004)
OMISSIS
Rocco: Va bene. Domandagli a tuo fratello com’è finita per i nulla osta.
Ignazio: Aspetta un attimo, te lo passo, aspetta.
Giuseppe: Sì?
Rocco: Giuseppe.
Giuseppe: Eh.
Rocco: Lo hai sentito a tuo suocero per questi nulla osta?
Giuseppe: L’ho sentito prima.
Rocco: E come è finita?
Giuseppe: Alle due e mezza doveva chiamare a Roma.
Rocco: Ma ci sono problemi, secondo te?
Giuseppe: Ora richiamo, fra dieci minuti…
Rocco: Com’è questa storia qua?
Giuseppe: No, lui… l’altro giorno mi ha detto: “Mercoledì firmano e giovedì arrivano”.
Rocco: No, martedì li dovevano firmare. Ma magari giovedì, venerdì…
Giuseppe: Martedì?
Rocco: Un giorno in più, un giorno in meno… non mi interessa, dico. Ma come mai, dico, c’è problema, cioè com’è questa storia qua?
Giuseppe: Lui non mi ha parlato di nessun problema.
Rocco : Perché ora io ho comprato le schede della Sace con la scritta Virtual Strike, ho comprato pure le Magic Bomb con la scritta Virtual Strike, possiamo fare una bella insalata con i nulla osta. Capito o no?
Giuseppe: Ora lo chiamo, subito.
Rocco: Ah?
Giuseppe: Ora richiamo subito.
OMISSIS
Rocco: E fammi sapere questo fatto dei nulla osta, vedi che è una cosa importante, Giuseppe, per sapere di che morte moriamo con questi nulla osta.
Giuseppe: Va bene. Va bene.
OMISSIS
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
Vittorio Emanuele e Bonazza
Entra in scena Vittorio Emanuele.
Ancora una volta, Rocco MIGLIARDI inquadra nello spazio di una solo battuta il tema dominante della vicenda: “il nulla osta, tutto questo è il discorso”, obiettivo, per conseguire il quale, nasce e si struttura l’accordo criminoso tra il MIGLIARDI stesso, il BONAZZA ed il SAVOIA. A tal riguardo, emblematica nel tratteggiare sia la pronta disponibilità del SAVOIA a spendere la sua influenza per scopi illeciti, sia l’attitudine del BONAZZA a svolgere la sua basilare opera di intermediazione tra i sodali dell’associazione, è la conversazione nella quale il BONAZZA, nel segnalare al SAVOIA l’indirizzo milanese di una casa di appuntamento (circostanza questa parimenti rilevante, proprio perché emblematica del vincolo e del rapporto di confidenza e di collusione esistente tra i soggetti in questione), prospetta al suo interlocutore la necessità di contattare un qualche alto ufficiale della Guardia di Finanza, al fine di agevolare la conclusione di un “grosso business da tre milioni di euro” (riguardante, appunto, proprio la questione dei nulla osta del MIGLIARDI).
La proposta registra l’immediata adesione del SAVOIA, il quale, senza esitazione alcuna, accetta di spendere la propria influenza presso rappresentanti delle Forze dell’Ordine, offrendo, addirittura – con raro cinismo - al suo interlocutore, (“lei vuole un carabiniere o una fiamma gialla?”) la scelta dell’arma e del pubblico ufficiale da “avvicinare”.
Bonazza: sì. Pronto!
Vittorio Emanuele di Savoia: Ugo, sono io. Buonasera, coma va?
B.: buonasera principe! No,io mi scuso, ma.
S.: no, è lei che mi deve scusare perchè dopo sono uscito e non ho più potuto chiamarla.
B.: va bene, bene, bene .Dov'è a Milano,adesso, ancora o?
S.: io sono ancora andando a Milano, in città .
B.: eh,eh,eh.
S.: col Maggiolino.
B.: (ride)
S.: e adesso c'ho, c'ho tre quarti d'ora.
B.: si,si.
S.: e volevo andare a puttane (ride)
B.: se mi chiamava 'sta mattina (ride) vuole andare?
S.: no, ma posso,posso.
B.: dica!Dica!
S.: andare sempre,come si chiamava quella là?
B.: ah,si chiamava , ahm, aspetti il nome, non ricordo più il nome!
S.: come si chiama?
B.: Alicia ,Alice,Alice,Alice.
S.: Alice,Alice!
B.: vuole andare li?E' in via ,in via,in via (...)
S.: in via (...)
B.: in via (...) si,al numero (...).
S.: (...)! Numero. (...).
B.: (...). Però, il numero di telefono non ce l'ho qua dietro, perchè sono in macchina.
S.: frena, dai! Faccia attenzione!
B.: dica!
S.: no.
B.: (...).
S.: no ha dato una frenata!
B.: uh Madonna!
S.: allora come bisogna fare ? Andare lì e basta?
B.: è lì: suona il campanello, numero (...) e c'è scritto yoga. Yoga, si ricordi!
S.: yoga, proviamo ad andare?Andiamo?Si ricorda?
(in sottofondo si avverte la voce di altra persona , non identificata, pronunciare: "yoga dai")
B.: e no: suoni lì il campanello e dica che, ehm.
S.: allora, le ho detto: strada, come si chiama?
B.: (...).
S.: no, ma non lei,il posto!
B.: ah la via? ah, si chiama in via (...).
S.: via (...)?
B.: proprio: (...).
S.: Mai. Ha capito?
(in sottofondo si avverte la voce di altra persona, non identificata, pronunciare: "...")
B.: è una laterale di via (...) vicino lì, poi la cerca.
S.: via (...) lì.
B.: ecco: il numero è (...).
S.: e il numero è (...).
B.: é club yoga. Yoga club c'è scritto.
S.: è il club Yoga.
B.: suona lì, eh...
S.: ti dà fastidio di portarmi?
B.: no suona ,fà suonare dall' amico che è assieme,e, ehm.
S.: ma lei lo conosce il mio amico?
B.: .ah bè, se è sempre lo stesso allora basta! E' a posto!
S.: sì.
B.: allora lei suona e gli dice. No!Lei stia in macchina principe, ha capito?
S.: si,si,si.
B.: qui piove, diluvia noi non so se a Milano è bel tempo o piove.
S.: no: fa bello adesso.
B.: ecco ,va bene, allora suona,lei resta in macchina, lui suona, gli dice: "guardi noi siamo qua" e basta! Tutto qua e basta!
S.: si,si,si,si,si.
B.: le dica che caso mai ci sono problemi che io passerò venerdì che devo andare venerdì a Milano perché poi io sabato raggiungo Aix les Bains.
S.: ma gli do duecento euro e non di più eh?
B.: no,no, anche niente!
S.: eh?
B.: non gli dica niente: gli faccia gli faccia un salutino, un bacino e basta. Gli dica che mi arrangio io con me dopo. Ha capito?
S.: e no! Ma se no me la deve chiamare lei, no,no,no (...)
B.: no,no! Ma, la faccenda è che sono a Treviso, sono fuori,fuori non ho, ho il telefono, il telefono ce l'ho in ufficio, fatalità, non so il numero, ha capito?
S.: si, ma noi ci vediamo lassù, eh?
B.: io sabato mattina sono gia la perchè io c'ho l'olio per lei, perchè quello lì (...)
S.: io sono venerdì su, grazie!
B.: ah,venerdì siete là?
S.: sono lì venerdì sera.
B.: allora arrivo venerdì notte anch'io allora dai.
S.: va bene. Il signor Migliardi anche?
B.: e sì,sì,sì! E bè! E per forza, anche!
S.: io stasera mangio con Tatoni.
B.: perfetto,perfetto!
S.: perchè Tatoni viene qui e gli dò la documentazione.
B.: perfetto,perfetto va bene! Lei rientra domani a Ginevra, allora?
S.: io rientro,attenzione! Io rientro domani pomeriggio, però a Ginevra rientro domani sera.
B.: senta! Mi permetta adesso una parolina sola di lavoro: una cosa. Io avrei...
S.: sì,mi dica!
B.: io avrei bisogno che lei mi presentasse o se lei potesse parlare a un generale qua, della Finanza, perchè c'è un grosso affare, bussines, grosso,grosso,grosso,grosso, va bene (...)
S.: ma cosa vuole? Chi vuole?
B.: un'amicizia.
S.: mi lasci parlare!
B.: si,si.
S.: lei vuole un carabiniere o una fiamma gialla?
B.: fiamma gialla, fiamma gialla.
S.: ok,sarà fatto.
B.: allora,ehm.
S.: ne parliamo quando ci vediamo.
B.: sì,sì,sì: E no! Diciamo che non è una cortesia solo! E' per lavoro: un lavoro pulito.
S: ma sì: ho capito,ho capito!
B.: c'è un business da tre milioni di euro. Va bene?
S.: d’accordo?
B.: ecco allora.
S.: allora hai capito dov'è?
(altra persona in sottofondo risponde "si")
B.: ecco io, io sono a Treviso adesso appena,appena coso,se mi cerca.
S.: se no la richiamo, eh?
B.: via (...): dove è stato già, se lo ricordi. Suoni il campanello o faccia suonare dall'amico.
S.: eh?
B.: hei! Non faccia scendere lei dalla macchina.
S.: no, ma non ha il numero, dice e allora bisogna andare a suonare.
B.: numero (...), si,si, no.
S.: numero diciotto. E che nome dico? Ugo?
B.: no, e bè! Ha già capito, dica Vittorio. O Ugo. Ugo: dica Ugo.
S.: Ugo Vittorio!
B.: Ugo, si, Vittorio e basta.
S.: (ride)
B.: va bene?
S.: si!
B.: ah?
S.: tanto in mezz'ora è fatto, poi rientro.
B.: eh! E basta! Un bel lavoretto fatto bene, tranquillo! Ne ho fatto anch'io uno oggi, tranquillo così! ( ride)
S.: sì,sì,sì.
B.: va bene?
S.: perfetto!Allora a più tardi, grazie Ugo!
B.: principe, caso mai, se c'è problemi mi chiami !
S.: se c'è un problema lo chiamiamo
B.: cento euro,cento euro non dia più niente ,niente,niente,niente,mi chiami quando è lì quando è lì mi passa a me e lei la ragazza va bene?
S.: d’accordo
OMISSIS
Che l’affare da tre milioni di euro, proposto dal BONAZZA al SAVOIA, sia quello riguardante il rilascio dei nulla osta richiesti dal MIGLIARDI, risulta ben chiaro dal contenuto della conversazione telefonica intercorsa nella stessa data, e cioè il 30 novembre, fra il BONAZZA ed il MIGLIARDI, appena poche ore dopo il sopra riportato dialogo tra il SAVOIA d il BONAZZA. Il contenuto ed il tenore dello scambio di battute tra i menzionati interlocutori, infatti, mostrano in maniera inequivocabile che l’affare, per il quale il SAVOIA si è dichiarato disponibile a spendere la propria influenza, riguarda proprio il rilascio da parte dei Monopoli di Stato dei nulla osta richiesti dall’imprenditore siciliano.
In maniera altrettanto inequivocabile, il MIGLIARDI dichiara esplicitamente che, in caso di buon esito dell’affare, ricompenserà generosamente sia il BONAZZA, sia il SAVOIA, sia il pubblico funzionario compiacente ( “Se ci fanno il favore” dice Rocco all’amico Ugo “c'è soldi per tutti: per te, per lui, per quello là che me li dà.”). Appare, dunque, immediatamente chiara ai tre interlocutori la destinazione di denaro ai pubblici ufficiali, avvicinati e disponibili.
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
Narducci e De Luca: "Sui soldi non ci sputa nessuno"
Nel corso della citata conversazione telefonica, dunque, proprio per ordine del SAVOIA, il NARDUCCI anticipa al DE LUCA i termini generali della questione che riguarda il MIGLIARDI, e si impegna a trasmettergli via fax la documentazione in suo possesso, ricevuta in precedenza, come già detto, per il tramite del BONAZZA, e consistente in copia delle richieste di nulla osta, presentate dal predetto MIGLIARDI ai Monopoli di Stato.
La medesima questione viene nuovamente affrontata in una successiva conversazione telefonica tra i predetti NARDUCCI e DE LUCA ( trascrizione n. 1900.0422), nel corso della quale il primo spiega al secondo i particolari della vicenda MIGLIARDI. Dal canto suo, DE LUCA Achille, impeccabile faccendiere,, mostra immediatamente piena disponibilità ed attitudine (poi ampiamente dimostrata dai fatti) a superare ogni sorta di ostacolo: “ ha le mani in pasta dappertutto conosce tutti, l'unico che può farsi fare un piacere è lui perchè conosce, cioè, muove, muove, muove delle pedine che noi non possiamo muovere”.
E’ ancora una volta significativa ed emblematica la circostanza che tutti gli appartenenti al gruppo si muovano in assoluta sinergia, con inequivocabile comunione di intenti e di interessi, comunicandosi ogni piccola novità in tempo reale.
Conversazione tra Gian Nicolino Narducci e Achille De Luca (18.01.2005)
(OMISSIS)
G.: come và , ciccio, stai bene?
A.: tutto molto bene!
G.: allora, allora: ti spiego un attimo. Sicuramente il principe ti ha già spiegato tutto di quella cosa lì.
A.: sì.
G.: lì c’è da guadagnare dei soldi.
A.: uhm?
G.: no? Molti soldi! Allora, questo signore, questo siciliano, questo, questo, lui si chiama, si chiama, aspetta nè! Si chiama: e non mi ricordo come si chiama! Comunque, ehm, non è un amico del principe: è un conoscente del principe, no? Però, pare che le abbia già fatto, già guadagnare qualcosa. Allora, ecco: tutto quello che, tutto quello che è stato fatto è assolutamente a norma di legge, eh! Non è, non è una cosa!
A.: ho letto.
G.: non devi chie. Ecco, non c'è. Non devi chieder dei piaceri. Ecco: l'unica cosa che bisogna chieder dei piaceri, per fare anticipare, per fare, cioè, siccome magari saranno molti, saranno molti che hanno fatto di queste richieste, perchè sai, di queste macchinette sono, sono. Cioè, sono delle macchinette come tipo quelle che ci sono ai casino.No?
A.: sì.
G.: hai capito? Che adesso vengono date, vengono date, per esempio in alcuni bar che hanno, che hanno una licenza particolare e possono mettere questa macchinetta che è una macchinetta. Cioè, in poche parole,è un gioco d'azzardo legalizzato.
A.: sì, le conosco.
G.: ecco, queste macchinette. Ecco, allora, bisognerebbe vedere. Siccome, magari ne avranno tante, allora questo mio amico della Guardia di Finanza, questo colonnello che c'è a Torino, che lui mi ha detto: " io con, con, a Roma, a Roma, con il Monopolio di Stato non posso metterci le mani" M'ha detto: "ti faccio parlare con una persona". Però questa persona non arriva fino a fine settimana, non si sa se arriva, se non arriva, allora, è stato bene che il principe ne abbia parlato con te.Bisognerebbe vedere di trovare qualcuno, lì al Monopolio,che prenda la pratica e tac! Al posto che è sotto la faccia passar sopra! Però, tieni conto che, tieni conto,che quelle pratiche sono già tutte centralizzate al computer.
A.: uhm,uhm.
G.: hai capito?
A.: sì.
G.: non so come possono fare per prendere una pratica e farla passare prima di un'altra. Boh! Però, però: pare che ci siano delle persone che lo abbiano fatto.
A.: va bene.
G.: cioè, prima si fà, meglio è, perchè, perchè questi hanno la possibilità di vendere subito queste macchine, se no arriva il concorrente e le vende il concorrente.
A.: ho capito.
G.: è tutto lì!
A.: senti: e perchè il colonnello non ha niente a che vedere con i Monopoli?
G.: perchè lui è, lui con Roma non vuole metterci il naso.
A.: però è sempre Guardia di Finanza!
G.: sì lo sò! Però m'ha detto: "Nicolino, qui il"Cioè, allora, siccome questo qui è una persona che ha,ha avuto, è stato anche indagato molti anni fà, e poi, poi e poi è stato pulito. Sai che c'è stato qualche ufficiale della Guardia di Finanza, è andato a finire anche sui giornali,questo qua, no? E allora lui non vuole, non vuole chiedere dei piaceri, magari a delle persone che posson pensare" questo qui fà questa cosa perchè guadagna".
A.: ok.
G.: hai capito? E' tutto un, è tutto così. Cioè lui, cioè lui è stato molto chiaro. Mi ha detto: "se ci fosse stato qualche cosa a Torino lo avrei fatto volentieri, però questa cosa qui è un pò ". Cioè è sempre, dipende sempre dalla Guardia di Finanza, però lui è in una situazione che non può chiedere dei piacere. Se fossero cose che può far lui, le fà. Ma chiedere dei piaceri a degli altri, diventa, diventa complicato per lui.
A.: tutto chiaro.
G.: va bene. Ciccio, come va? I principi stanno bene? Cosa avete fatto ieri?
A.: sebbene io per questa pratica ho avuto un appuntamento stamattina.
G.: bene, bravo!
A.: ho emesso un documento ieri che è la sintesi di questo che mi hai detto. Ho avuto un appuntamento stamattina che è stato positivo.
G.: bene, mi fà molto piacere.
A.: eh.
G.: eh, ma vedi, purtroppo, questo cose qui, sono,sono, cioè, sono a Roma? Era,era inevitabile,era inevitabile. Cioè,io, ieri quando ho parlato con il principe ho detto: "ma, e De Luca?".Lui mi ha detto: "guarda che ho già parlato con De Luca!". "Ecco", ho detto:" De Luca è lì, ha mani in pasta dappertutto, conosce tutti, se,se,l'unico che può farsi fare un piacere è lui perchè conosce, cioè, muove, muove, muove delle pedine che noi non possiamo muovere.
A.: ho degli amici, ho delle persone che conosco.
G.:eh! Hai capito? No,no,no,non posso. Cioè, io,io,io sono contentissimo.
A.: la cosa mi piace perchè è totalmente regolare: ho verificato.
G.: no,no: è totalmente regolare. Per carità! Non c'è nessun! Poi è tutta una cosa.
A.: ho verificato quelle cose: si tratta di una cortesia di,di.
G.: è una cortesia: esatto! Cioè, ecco,ecco: l'unica cosa ,l'unica cosa è che, tieni conto che, Achille, c'è da guadagnare, cioè dei soldi perchè questo qui quando tutto và a posto ci dà del grano. hai capito? Che naturalmente beneficerai anche te! Ecco.Anzi beneficerai forse più te di me. Ecco: questo sicuramente.
A.: molto bene.
G.: che sai, non è che sui soldi nessuno ci sputa, ecco! Hai capito?
A.: assolutamente!
G.: eh!
A.: ma poi, quando la cosa è talmente regolare!
G.: poi sai: se arrivano dei soldi, ti viene anche l'uccello duro!
A.: (ride)
G.: (ride) hai capito?
A.: ieri sera ci siamo divertiti.
G.: e dove siete andati?
A.: da Cesare.
G.: dì, ma senti: il principe è andato a scopare?
A.: io non lo so.
G.: (ride) lì, con S(....)!
A.: non lo sò.
G.: no, perchè S(...) mi ha assicurato l'altro ieri, che gli faceva scopare la fidanzata di O(...).
A.: bisogna vedere se
G.: se ci è riuscito.
A.: non ne ho proprio l'idea perchè tengono tutto molto riservato.
G.: no,no, beh, ma è giusto! Ci mancherebbe altro , dai!
A.: mi auguro per lui che ci sia riuscito.
G.: eh,eh,eh.Sì, il principe lo tiene riservato, Sandonà non tanto! Lì bisogna stare attento con quello lì , eh!
A.: eh! Hai voglia!
G.: perchè non è che mi piaccia molto.
OMISSIS
Lo sbarco ai Monopoli attraverso Salvo Sottile La conversazione sopra riportata si rivela particolarmente significativa sotto diversi profili. Il CICCOLINI fa ancora una volta riferimento ai canali da lui attivati ed ai passaggi seguiti per “segnalare” il MIGLIARDI alla compiacente attenzione dei Monopoli di Stato; il medesimo spiega chiaramente di essersi rivolto ad altro soggetto (il SOTTILE), che a sua volta ha contattato una terza persona (il PROIETTI), autrice della segnalazione finale e del contatto diretto con i Monopoli. Le affermazioni del CICCOLINI, circa il percorso seguito per giungere ai Monopoli di Stato, sono puntualmente confermate dalle ulteriori risultanze emerse da numerose altre conversazioni telefoniche, dalle quali emerge nitidamente la “triangolazione” DE LUCA – CICCOLINI, CICCOLINI – SOTTILE, SOTTILE – PROIETTI, anello finale di congiunzione tra corruttori e corrotti.
Il contenuto delle conversazioni, intervenute tra il CICCOLINI e il SOTTILE, non lascia adito ad alcun dubbio, sia in ordine al coinvolgimento dei due personaggi nella vicenda in esame, sia in ordine all’individuazione dei funzionari da “contattare”, sia, infine, in ordine alle provvigioni a tali soggetti corrisposte, attinte ovviamente dalla provvista messa a disposizione dal MIGLIARDI, destinata in parte ai dirigenti del Monopolio e in parte ai predetti mediatori, come corrispettivo della loro illecita attività d’intermediazione.
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
Checchino e i Monopoli
Il contenuto delle conversazioni, intervenute tra il CICCOLINI e il SOTTILE, non lascia adito ad alcun dubbio, sia in ordine al coinvolgimento dei due personaggi nella vicenda in esame, sia in ordine all’individuazione dei funzionari da “contattare”, sia, infine, in ordine alle provvigioni a tali soggetti corrisposte, attinte ovviamente dalla provvista messa a disposizione dal MIGLIARDI, destinata in parte ai dirigenti del Monopolio e in parte ai predetti mediatori, come corrispettivo della loro illecita attività d’intermediazione.
Conversazione tra Salvatore Sottile (detto Salvo) e Tullio Ciccolini (12.04.2005)
S.: si?
C.: ehi!
S.: ciao frocio!
C.: ma sei in America? Noo!
S.: no!
C.: ah, non sei andato col capo!
S.: e no! Sono rimasto qua a controllare le cazzate che fanno gli altri.
C.: i miei?
S.: eh, tutti!
C.: (ride) sai, su quello sono d'accordo con te. Sei stronzo, ma sei una persona valida.
S.: uhm.
C.: capito?
S.: eh beh meno male.
C.: senti una cosa, due cose. Una, al novantanove per cento quella cosa va bene, e poi dopo mi devi dire quello che devo fare.
S.: come al novantanove per cento, eh (...voci accavallate...)
C.: e l'ultima rispo... oggi pomeriggio mi danno la risposta (...)
S.: (...) poi io glielo dico a lui e poi mi dice lui no?
C.: eh. Ho capito. Poi, invece, l'altra. Hai chiamato i Monopoli? Col cazzo!
S.: no. Devi aspettare giovedì, perchè deve farlo Checchino.
C.: va bene.
S.: va bene?
C.: va bè: noi sempre bene?
S.: ma manco per niente, ma vaffan...
C.: va bene, questo è importante.
S.: stronzo di merda.
C.: vuol dire che sei sempre savio, va bene.
S.: pezzo di merda, che schifo che fai
C.: (ride). No, però, però, di (...) merda c'è solo uno.
S.: tu.
C.: no, (V...) (ride)
S.: amico tuo.
C.: (ride) ciao.
S.: vabbè ciao, ciao.
Nella conversazione, il SOTTILE fa inequivocabile riferimento al PROIETTI, chiamandolo “Checchino”, nomignolo confidenziale con il quale il SOTTILE si rivolge di consueto al PROIETTI, con cui intrattiene rapporti quotidiani di lavoro. A conferma del fatto che si tratti proprio del PROIETTI, insiste la circostanza che il 12 aprile 2005 – e cioè quando si svolge la sopra menzionata conversazione, nella quale il SOTTILE invita il CICCOLINI a pazientare fino al successivo giovedì - il PROIETTI non si trovava in Italia, ma al seguito del Ministro degli Esteri, On. FINI, in viaggio negli Stati Uniti. Ad ogni buon conto, subito dopo essersi intrattenuto a telefono con il DE LUCA, il CICCOLINI contatta il SOTTILE Salvo.
Ciccolini e De Luca: "Mi manda Palazzo Chigi"
Nella conversazione di seguito riportata - intercorsa tra il CICCOLINI ed il DE LUCA pochi minuti prima che questi giungesse a Trastevere presso la sede dei Monopoli di Stato – si fa riferimento all’amico di Palazzo Chigi.
Conversazione tra Tullio Ciccolini e Achille De Luca. (07.02.05)
C.: pronto!
A.: ciao, buona giornata.Achille!
C.: Achille, chi?
A.: tra un qualche minuto arrivo a Trastevere. Quindi...
C.: beato te!
A.: da lì chiamerò per farmi ricevere dalla signora.
C.: va bene.
A.: va bene? Le dico che.
C.: considera che io ho sentito ieri l'amico mio del, di Palazzo Gigi.
A.: sì.
C.: e mi ha detto: "Oh, non rompere i coglioni. T'ho detto vai avanti a spada tratta. Io vado in Russia e torno mercoledì"
A.: va bene.
C.: comunque,vai, vai tranquillo. Caso mai dici, ehm, che ne so, se ti serve, dici, dalla vice, dalla vice-presidenza del Consiglio. Eh!
A.: va bene.
C.: ciao.
A.: ti abbraccio.
Emblematica dell’efficacia della sollecitazione prevenuta sui Monopoli dall’amico di Palazzo Chigi, uomo legato all’On. FINI, è la conversazione telefonica intercorsa in data 11 febbraio 2005 tra lo stesso DE LUCA ed il CICCOLINI, durante la quale al primo che chiede : “mi hanno fatto capire... che dentro c'è anche il... dottor Tino. Nel caso in cui mi dovesse chiedere qualcosa sul mandante, io non lo conosco come si chiama?”, il secondo risponde : “e... no come fai... non so chi abbia detto ehm..... Comunque la Presidenza del Consiglio”. Per poi precisare, in risposta al DE LUCA che continua a domandare: “presidente o vice, o vice-presidente?”, “vice-presidente del Consiglio… eh! Fini! eh!”.
Conversazione tra Tullio Ciccolini e Achille De Luca. (11.02.05)
T: pronto.
A: la.... la riunione sta perdurando.
T: eh.
A: e mi hanno fatto capire... che dentro c'è anche il... dottor Tino. Nel caso in cui mi dovesse chiedere qualcosa sul mandante, io non lo conosco come si chiama?
T: e... no come fai... non so chi abbia detto ehm..... Comunque la Presidenza del Consiglio.
A: presidente o vice, o vice-presidente?
T: vice-presidente del Consiglio.
A: eh! E chi è il titolare della vice-presidenza del Consiglio?
T: eh! Fini! eh!
A: ma non è ministro?
T: eh? Tutti e due.
A: ma non è agli esteri! Ah, ok!
T: uhm! Ciao.
A: va bene. Baci, ciao.
Il CICCOLINI tranquillizza ancora una volta il DE LUCA sul buon esito dell’affare, assumendo di aver appena ricevuto rassicurazioni in tal senso dal suo amico di Palazzo Chigi, il SOTTILE appunto, così definito in ragione del ruolo da lui rivestito e del legame con il Vice-residente del Consiglio dei Ministri.
Conversazione tra Tullio Ciccolini e Achille De Luca. (02.02.05)
T.: vediamoci domani dopo i riscontri Che ti devo dire?
A.: sì! Perchè a questa ora dovranno già esserci i riscontri.
T: va bene!
A.: se non facciamo una figura di merda!
T.: eh: gli devi dà i soldi!
A.: ti abbraccio.
T.: senti un pò, invece: ti ha detto lui il discorso...
A.: me la ripeti piano, piano.
T.: quando viene?
A.: io vengo pomeriggio ,sera, sono lì.
T.: no! Quando viene lui!
A.: no! E quello è già a, come si chiama, è fuori!
T.: non ci siamo capiti! Quando possiamo avere un incontro con lui?
A.: non me l'ha detto quando viene, non me l'ha detto.
T.: ciao.
A.: baci, ciao
Conversazione tra Tullio Ciccolini e Achille De Luca (04.02.05)
A: presidente.
T: dimmi.
A: allora: mi ha chiamato il nostro uomo, il quale dice: "i miei colleghi"
T: eh.
A: "stanno ricevendo tan, tutti quanti i nulla osta."
T: eh.
A: e quindi si sta verificando quello che mi hai detto.
T: eh.
A: cioè che sei andato e hai sbloccato tutto di tutti.
T: eh.
A: a me non mi è arrivato neanche uno di tutti quelli che avevo chiesto."
T: eh, oh. Io non.
A: cioè lei, lui sta diventando l'unico a non ricevere i nulla osta.
T: (...).
A: quindi abbiamo sbloccato il mondo, ma lui è rimasto al palo. Gli altri hanno cominciato a ricevere già da martedì, mercoledì. Oggi è venerdì.
T: e riprova a chiamà! Scusa fammi una cortesia: riprova a chiamare quei, questo signore, come si chiama? Rispoli.
A: no. Rispoli non riceve. Ha detto che è una cosa passata a quella, quella signora là, la dottoressa.
T: e vai direttamente dalla dottoressa! Io sto a palazzo Marchesi : sto fòri!
A: e ma io non posso ! Devi, devi farmi fissare tu un appuntamento.
T: non posso: perché quello stà fuori! Cioè sta in giro, sta con il Presidente Fini. Non posso dirgli: "Guarda, torna a Roma e fagli la telefonata". Hai capito? Perché è una via indiretta, hai capito? Vai lì direttamente dalla dottoressa, dici: " Guardi io c'ho sto problema, a che punto stiamo?"
A: si ma se non ho il mio interlocutore, faccio la stessa cosa dell'altra volta. Il, ehm, non ti conoscevano.
T: in che senso? A me non mi conoscono, no!
A: bravo! Ha ricono, hanno riconosciuto il fatto.
T: oh, bravo.
A: ma se. Io non posso andare a giocare al buio così. Devi, devi fare. Fammi preannunciare da una telefonata.
T: e allora lascia, allora lasciamo stare, Achille! Cioè io non ti ho detto, n on, non è, non, non posso forzare determinati mani. E' stato fatto tramite la presiden, la, tramite via della Scrofa, questo, questo rapporto.
A: si.
T: e questo rapporto andava bene. Se tu non te, non te senti di andare lì e dire guardi: "Io ho già, ho già incontrato Rispoli, volevo sapere a che punto stava, cioè qua, eccetera, eccetera." Io intanto.
A: tu vuoi che faccia così?
T: si. Io e così devi fare, capito? Perché così devi fa! Perché così che ti può dì? Ti caccia via? Non, non può essere, no?
A: no intanto ho fatto.
T: io intanto cerco di, cerco di rintracciarlo. Hai capito? Aspetta. Fa così come ti dico io, dai!
A: eh, ma un, un nome, un qualcosa. Non posso fare?
T: quello che t'ho detto. Io adesso non ce l'ho più quel nome che t'avevo detto. Come si chiama la dottoressa che mi avevi detto? Vai dalla dottoressa.
A: si, dottoressa.
T: tu dici: " sono già stato"
A: Barbarito.
T: "sono già stato ricevu"
A: dottoressa Barbarito.
T: Barbarito. "Sono già stato dal dottor... Rispoli, il quale mi ha detto che stava tutto procedendo, voglio sapere a che punto stava perché... la nostra società.... avrebbe bisogno di concludere questa operazione. "
A: perfetto. A quel punto la signora, prima di parlare con me, mi dice: "Co. Oltre aver parlato con Rispoli, chi la manda?" E io non gli posso dire: mi manda...
T: lo so però io non posso di... me... mi manda il, il... ti manda il... il... vice-ministro, perché quella magari è dall'altra parte e ci manda a fanculo, hai capito?
A: eh. Nelle more?
T: come chi la manda, come chi la manda. E' un diritto tuo, acquisito. Ci sta una lettera. E c'è che! Come, chi mi manda? Eh!
A: e, ma la Barbarito, non è, non è indicata in nessuna lettera. Ed è la titolare,è alla.E' la superiore di Rispoli.
T: me l'ha detto Rispoli, me l'ha detto Rispoli. Allora pure Rispoli ti poteva dire la stessa cosa. Non c'era per niente indicato nella lettera di Rispoli, no! Giusto? Achille ti stai a perdere in un bicchiere d'acqua, secondo me. Eh!
A: e mi devi dire tu come mi devo comportare.
T: tu devi andare lì e dici : "io ho parlato con
A: perché io poi... (...)
T: ....ho già, ho già avuto un incontro col dottor Rispoli. Per quanto riguarda questa situazione, il dottor Rispoli mi ha detto che la pratica ce l'ha lei...
A: eh.
T: vogliamo sapere a che punto stava. Anche perché...
A: d'accordo.
T: molti altre persone....
A: le altre persone....
T: hanno già ricevuto questi". Io intanto cerco di rintracciare chi di dovere.
A: bravo.
T: però è diverso: non è come se...
A: nel frattempo perché io questa telefonata non potrò farla prima di un'ora e mezzo. Io prima di farla....
T: ok, ok. Ti chiamo dopo, ti chiamo dopo.
A: chiamerò fra un'ora e mezza.
T: cià, ciao.
A: ciao
Puntualmente, il CICCOLINI, dopo aver parlato con DE LUCA, chiama il SOTTILE e chiede a questi, senza mezzi termini, “a nome di chi” il DE LUCA possa presentarsi alla BABARITO, dirigente dei Monopoli di Stato. Il SOTTILE risponde senza esitazione: “eh, è stato il, Tino, il capo, il capo assoluto dei, del… è il capo dei Monopoli”.
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
De Luca e Barbarito: "Meglio di persona che al telefono"
Ancor più indicativo è il contenuto della conversazione n. (...), relativa all’abboccamento telefonico tra il faccendiere DE LUCA e la dottoressa BARBARITO Anna Maria, dirigente dei predetti Monopoli, nonché compagna convivente del medesimo Direttore generale TINO Giorgio.
Nella conversazione in esame, il cui testo qui si riporta per esteso, la BARBARITO, rivolgendosi al DE LUCA, fa esplicito riferimento al direttore (afferma, infatti, la funzionaria: “Senta, allora, io dicevo questo: perché mi aveva detto il direttore, insomma”) e, al fine di discutere “tranquillamente” della questione, fissa al faccendiere un appuntamento presso i suoi uffici ( “perché non viene qui, magari ne parliamo un attimo?… perché forse è meglio che per telefono!”).
E’ significativo che la BARBARITO eviti accuratamente di trattare per telefono la questione, di cui TINO l’ha investita, così come appare rilevante - e ciò sarà più dettagliatamente esaminato in seguito - che sia proprio l’intervento del menzionato Direttore generale a rivelarsi determinante, nell’indurre la medesima BARBARITO ad agire in favore del MIGLIARDI.
Conversazione tra Achille De Luca e Anna Maria Barbarito. (07.02.2005)
B.: pronto?
A.: sono Achille De Luca, dottoressa Barbarito?
B.: buongiorno.
A.: a lei, buon lavoro.
B.: buongiorno. Senta, allora, io dicevo questo: perché mi aveva detto il direttore,insomma.
A.: sì,sì.
B.: ma perché non viene qui, magari ne parliamo un attimo?
A.: io sarei felice di incontrarla!
B.: eh, perché forse è meglio che per telefono!
A.: quando posso venire da lei? Posso disturbarla domattina?
B.: domani mattina.
A.: a che ora?
B.: eh, facciamo verso le nove e mezza ?
A.: va bene.
B.: ok?
A.: il caffè insieme domattina.
B.: va bene.
A.: chiedo di lui giù in portineria.
B.: sì,sì,le dicono se ci sono.
A.: alle nove e trenta,domattina.
B.: a dopo, arrivederci.
Grazie ai buoni uffici del CICCOLINI e dei suoi influenti amici, il DE LUCA, il 7 febbraio 2005 contatta telefonicamente la BARBARITO e si accredita presso di lei come referente di una ditta di Messina, la ITALNOLO che, come già detto è, insieme alla SUPER STAR 2001, una delle due aziende facenti capo al MIGLIARDI Rocco, operanti nel settore dei video giochi. Nel far presente che la ITALNOLO ha presentato istanza di concessione di nulla osta ai Monopoli di Stato, il DE LUCA sottolinea che: “ è al corrente anche il dottor Tino”. La BARBARITO coglie immediatamente la significativa allusione del DE LUCA, a comprova di essere stata investita della questione dal suo superiore, e concorda col faccendiere un appuntamento per il giorno successivo.
A PRANZO DAL PRINCIPE
In data 18 maggio 2005, il DE LUCA contatta telefonicamente la dottoressa BARBARITO e, sebbene l’argomento primario della conversazione tra il faccendiere e la dirigente dei Monopoli di Stato riguardi la positiva conclusione di un’altra operazione illecita, condotta dal DE LUCA su commissione dell’imprenditore ZAMBRANO Gennaro e parallelamente a quella del MIGLIARDI, il dialogo tra i due interlocutori contiene un significativo brano, nel quale il DE LUCA invita la funzionaria (che accetta di buon grado) ed i suoi collaboratori ad un’udienza e ad un pranzo con la famiglia del SAVOIA Vittorio Emanuele.
A tal proposito, le parole del DE LUCA costituiscono un’eloquente allusione alle ragioni che motivano un tale invito, ovvero “la disponibilità” dimostrata dalla BARBARITO grazie all’intermediazione operata dal DE LUCA in nome e per conto del SAVOIA, nei confronti del MIGLIARDI. Asserisce, infatti, il DE LUCA: “mi faccio l'obbligo e il piacere di avervi a pranzo con noi per quella vicenda lì”.
Converzazione tra Achille De Luca e Anna Maria Barbarito (18.05.05)
B.: pronto
A.: grazie, hanno sciolto le riserve...
B.: ah...mi fa piacere...
A.: si può fare una...
B.: (...)
A.: si, si può fare una cosa da cinquecento, un primo slot da cinquecento, un secondo....se....il primo...il primo gruppo di cinquecento va bene, se ne possono chiedere altri, compatibilmente con il mercato e pare che tutto vada bene
B.: quindi chiederebbe cinquecento....quindi eh.... sono cinquecento...
A.: al momento.... cinquecento, però, siccome questa ne può tirare moltissimi di più, prima vediamo come vanno questi cinquecento..
B.: è certo, prima si valuta l'impatto che ha e poi si decide.....
A.: ho detto a Casalone che per...
B.: si...
A.: ehm...qualche cosa in più la devo fare... quindi nella prossima visita del principe Vittorio Emanuele eh ...con la famiglia qui a Roma
B.: si
A.: mi permetto di invitarvi per un incontro personale
B.: ah..va bene...
A.: se la cosa le fa piacere, lei mi darà i nomi di... lei, C(...)...ehm..C(...) egli altri...e vi faccio un'udienza tutta per voi..
B.: ah...va bene
A.: perchè devo dire, ci penso...siamo in famiglia, sono delle persona che mi hanno aiutato e quindi...va bene?
B.: ho capito...va bene
A.: se le fa piacere, se non le fa piacere perchè ha le sue riserve verso la famiglia io non mi oppongo....
B.: no, io non ho riserve verso nessuno, io sono una persona aperta, per carità (ride)non ho...
A.: (ride) mi faccio l'obbligo e il piacere di avervi a pranzo con noi per quella vicenda lì
B.: va bene, ok..
A.: e poi lei mi darà i nomi degli altri..
B.: delle persone dell'ufficio che magari hanno piacere, va bene...
A.: da qui può scegliere...può scegliere tutti quelli che lei dice, ci facciamo una...una occasione...lei comanda, lei è la madrina di questa cosa
B.: (ride)
A.: va bene?
B.: va bene, grazie..
A.: prego...si..
B.: grazie, arrivederla, arrivederla...
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
http://www.stidy.com/Varie/intercettazioni_ve_02.html
Da questo primo affare l’attenzione si sposta poi al casinò di Campione: Bonazza, attraverso Vittorio Emanuele, ottiene dal sindaco di Campione Roberto Salmoiraghi l’incarico ufficiale di procacciatore di clienti per i tavoli da gioco. In realtà secondo la prosa giudiziaria degli inquirenti l’uomo sarebbe un prestanome di Migliardi nei rapporti con il casinò: “il Migliardi, il Bonazza e il Savoia – previa intesa illecita con il sindaco di Campione – instauravano uno stabile rapporto (solo formalmente stipulato con il solo Bonazza)” con la casa da gioco “impegnandosi il Migliardi a portare presso il Casinò di Campione, con l’evidente finalità di farli giocare, facoltosi “personaggi siciliani”, amici del Migliardi medesimo, Migliardi destinato – proprio per tali motivi – a rimanere “parte occulta” della descritta pattuizione, concertata appunto dal Savoia, dal Bonazza, dal Salmoiraghi e, ovviamente, dal Migliardi Rocco medesimo”. Il tutto in rapporto con la famiglia Tancredi, secondo i magistrati “legatissima al Migliardi Rocco, vero e proprio punto di riferimento nel predetto settore del “gioco d’azzardo” in territorio lucano; dedita, altresì, alla realizzazione di operazioni di riciclaggio di danari provenienti da attività illecite effettuate tramite l’instaurazione di relazioni con casinò autorizzati”.
Ugo Bonazza e Vittorio Emanuele: "Se lo tenga buono"
La vicenda prende l’avvio nel giugno del 2005, allorquando il SAVOIA, appreso dagli amministratori del Casinò di Campione d’Italia dei progetti di ampliamento della casa da gioco e della necessità di rifornirsi di nuove apparecchiature da gioco, ritenendo vantaggioso l’affare, decide di entrarvi insieme ai suoi sodali MIGLIARDI e BONAZZA. Con tale intento, dunque, il principe procede senza indugio a contattare il BONAZZA, per metterlo a parte della circostanza e impartire le prime direttive operative. Come lo stesso SAVOIA spiega al BONAZZA nella trascrizione della conversazione telefonica qui di seguito riportata, l’affare in questione gli è stato prospettato dal “proprietario” del Casinò di Campione, ovvero da Roberto SALMOIRAGHI, Sindaco del Comune lombardo, ente proprietario della casa da gioco, con il quale egli è in relazione per via dell’appartenenza di costui all’ Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, associazione di natura paramonarchica capeggiata dal principe e delle quale fanno parte, per altro, anche gli stessi BONAZZA e MIGLIARDI.
“Conosco molto bene direttore e proprietario del Casinò di Campione…lo sta ingrandendo molto;allora vorrebbe avere una proposta per le macchinette: siamo d’accordo?” esordisce, dunque, il SAVOIA e, ottenuta l’immediata e convinta adesione del BONAZZA, assegna subito, da consumato regista, i compiti agli altri sodali. Così, affinché il MIGLIARDI sia contattato quanto prima per intraprendere il nuovo e appetibile affare, ordina al BONAZZA di “mettersi in rapporto con MIGLIARDI per farlo” e, per garantire il necessario supporto “territoriale” all’operazione, coinvolge nella vicenda anche Giuseppe RIZZANI che, dice il principe, “ è del posto” e potrà quindi relazionarsi in tempo reale con gli amministratori di Campione d’Italia.
Come di consueto, il BONAZZA esegue diligentemente l’ordine impartitogli dal SAVOIA e, rintracciato l’amico MIGLIARDI, appena tornato in Italia da un lungo soggiorno a Las Vegas, lo informa che ci sono “belle novità”, ovvero che, grazie alle influenti amicizie del principe, l’associazione può intavolare un lucroso affare con la casa da gioco di Campione d’Italia. Al BONAZZA che propone: “Beh, però, co...si può entrare in business con lui, che ce ne frega, ah qualche cosa poi si può fare, no?” il MIGLIARDI offre immediatamente la sua disponibilità e promette di accompagnare quanto prima il socio a Campione in un viaggio “di esplorazione”: “appena io salgo, ci facciamo una passeggiata”.
Conversazione tra Ugo e Luca Bonazza e Vittorio Emanuele di Savoia. (08.06.05)
U.: Sì pronto?
VE.: Sì pronto Ugo, buongiorno, sono Vittorio Emanuele, come sta?
U.: Buongiorno, principe, bene, bene, bene
VE.: Dov'è? A Cavallo?
U .: No, no, son tornato appunto ieri, e adesso tutto a posto, lì, stava bene, ho dovuto tornar giù perchè bisogna anche lavorare ancora un pò, per un (...)
VE.: Sì, io sono...sì
U.: Eh eh, dica
VE.: Io sono nel mio ufficio, son rientrato ieri sera da Milano
U.: Ah, no, non era su il ventuno?
VE.: Eh, eh, no adesso ci rito..., no ero su ieri a Milano
U.: Ah ah
VE.: perché c'era quella cosa di Z(...), non so se
U.: Ah
VE.: (...) il Corriere della Sera in prima pagina
U.: Sì sì, sì sì
VE.: Ecco, allora sono andato per quello e sono ritornato. Sono andato in aereo, dunque ho messo niente (...)
U.: Ah, ha fatto una scappata veloce
VE.: Si per, per la serata di, di Z(...)
U .: Sì sì sì
VE.: C'eran più di mille persone eccetera
U .: E va bè, immagino! Ha fatto affari...
VE.: E allora...
U .: eh eh eh
VE.: Sì, sì, sì...
U .: (...)
VE.: Eh bè, no, lui sì! Sa che fa questa Santa Giulia, questa nuova città vicino a Milano
U .: Ah (...) Milano Tre o no...(...)
VE.: Quattro, sì sì. Enorme, una cosa...
U .: Uh uh
VE.: sono più di due miliardi e mezzo di euro
U .: Eh lo so! Beato lui che ce l'ha eh eh eh (...)
VE.: Eh eh eh (...)
U .: (...) le banche che glieli danno, insomma!
VE.: Sì, esatto, son le banche.
U .: E' vero. Eh!
VE.: Allora, io le devo chiedere questo:
U .: Dica
VE.: Noi, eh...conosco molto bene direttore e proprietario del Casinò di Campione
U .: Sì
VE.: Lo sta ingrandendo...molto; allora vorrebbe avere una proposta per le macchinette: siamo d'accordo?
U .: Sì, sì, sì
VE.: Sì, vero?
U .: Giusto. Possiamo mandare qualcuno, uh?
VE.: Uh, sì. Cioè adesso ci sarà Rizzani, che è, è del posto, se, si ricorda il cavalier Rizzani?
U .: Sì, sì, sì, sì
VE.: Che la chiamerà, a Lei...
U .: Sì?
VE.: per vedere adesso di mettersi in rapporto con Migliardi per farlo.
U .: Sì, Migliardi adesso è tornato dall'America, per cui (...)
VE.: Sì, dunque si può fare.
U .: (...)
OMISSIS
VE.: Sì sì (...) va e non c'è problema. Allora, per ritornare, io dico a...
U .: Sì, a Rizza... a Rizza...
VE.: anche di chiamare Lei, va bene?
U .: Sì, Lei ce l'ha, le devo dare il mio numero, io sono a disposizione
VE.: Glielo dò, glielo dò io adesso il numero (...)
U .: Rocco, io mi trovo venerdì con Rocco e praticamente di (...) subito
VE.: E di darlo. (...) Gli dica questo de...di...perché ci sarà...in settembre
U .: Sì
VE.: un pranzo
U .: Sì
VE.: per l'Ordine.
U .: Ah, bene bene bene!
VE.: Al Casinò di Campione
U .: Ah, perfetto, allora, perfetto
VE.: E allora, uh, una grande co... sì, perché ci fa tutto gratis e per l'Ordine è un incasso
U .: Sì sì
VE.: (...) grande.
U .: Immagino, immagino! Ah bene, noi ci siamo, ci saremo, insomma, io ci sono, ecco, là...va bene, principe
VE.: Eh, sì, venite giù...
U .: Eh no (...)
VE.: (...)
U .: io sono...io sono con Lei in vacanza e poi dopo quando sarà il momento andiamo giù, no?
VE.: No, questo è fine settembre
U .: Ah, e beh, allora, hai voglia, ci siamo, fine settembre, scherza? Io, io torno a casa ai primi di settembre, il quindici; quest'anno allungherò un pochino, come Lei
OMISSIS
VE.: Ok? E poi ci richiamiamo. Allora io la faccio chiamare da Rizzani
U .: Allora, niente, per Campione, ecco, mi faccia chiamare per Campione e...siamo a posto; per il casinò di Campione siamo disponibili
VE.: (...)
U .: Va bene!
VE.: Tanto...tanto non hanno ancora fatto niente, credo
U .: No no no no no no niente, stanno (...)
VE.: No, perchè
U .: forse preparando i lavori e roba
VE.: direttore e proprietario fa parte del nostro Ordine, tra l'altro
U .: Ah, il direttore, il il proprietario del casinò, perfetto, allora!
VE.: Sì, e allora, uh, come lo sta avviando...
U .: Se lo tenga buono allora, se lo tenga buono!
VE.: Uh!
U .: Eh
VE.: Senta lui vuol fare questo pranzo, per l'Ordine
U .: Sì
VE.: come gliel'ho spiegato...
U .: Sì, sì, a settembre, ah
VE.: Sì
U .: perfetto, perfetto
VE.: e ci dà il pranzo
U .: eh
VE.: e il locale gratis! Per l'Ordine!
U .: Bene, bene, bene, bene
VE.: Dunque, tra un incasso diretto per l'Ordine, quello è molto bene
U .: E' perfetto, perfetto, principe! Io...io porterò (...) gente
VE.: Faremo la lotteria, le solite cose (...)
OMISSIS
U .: Dica
VE.: No... c'era...niente, uh, Rizzani la chiamerà. Adesso che ho finito con Lei
U .: Sì
VE.: chiamo Rizzani, va bene?
U .: Lei chiama Rizzani che, che mi chiami pure quando vuole. Per Campione
VE.: Ok
OMISSIS
Lele Mora e il pranzo da 10mila euro
Le parole del RIZZANI circa la natura dell’incarico e, soprattutto, l’affidamento meramente fittizio al solo BONAZZA, trovano conferma in quanto detto dal medesimo BONAZZA e dal SAVOIA nella sotto riportata conversazione.
Nel corso del dialogo, i due interlocutori, lieti per la piega a loro favorevole assunta dalla vicenda, prefigurano i guadagni che intendono ricavare dall’affare ed evidenziano il ruolo centrale che il MIGLIARDI dovrà, concretamene, svolgere nell’esecuzione pratica del contratto, provvedendo a condurre presso il Casinò di Campione i giocatori e i personaggi siciliani, cui egli è collegato. Infatti, al SAVOIA che, convocandolo ad un appuntamento a Ginevra col Sindaco di Campione, afferma: “ …Se il sindaco viene qui lei deve venire qui perché mettiamo i punti sugli “i”. Facciamo anche il contratto e l’accordo per, per Migliardi…perché li bisogna veramente ricevere un tot all’anno o al mese. Ma veramente roba giusta!”, il BONAZZA risponde asserendo: “Sì, perché anche Migliardi. Noi conosciamo i giocatori quelli doc, quelli che vanno lì e che giocanoe lui li porta su perché è collegato con una catena che quest gente, un certo Fornasero, un certo Tizio, un certo roba, che questi qua portan…”.
Conversazione tra Ugo Bonazza e Vittorio Emanuele di Savoia. (05.11.2005)
OMISSIS
S.: senta, poi,bisognerà mettere a posto bene la storia lì col sindaco!
B.: sì. Lei è stato su, no? Mi ha detto.
S.: sì, ma spetti. Il sindaco mi ha detto che sarebbe venuto qua.
B.: ah, da lei!
S.: a vedermi.
B.: ah, bene, bene!
S.: sì, ma provi...allora venga anche lei, caso mai perchè c'è da mettere i punti su...
B.: sì,no, appunto...
S.: aspetti un secondo! Mi lasci parlare!
B.: sì.
S.: i punti sugli "i"! Capisce? Per questa storia.
OMISSIS
S.: allora, non interrompa! Io sono andato a Campione, oh!
B.: sì.
S.: mi hanno portato lì a pranzo e per il vice- sindaco io non ho detto niente. Nè niente. Vecchio casinò. E allora hanno detto che non il sindaco questo, perchè gli ho parlato a telefono, ma che il direttore o presidente eccetera erano offesi perchè io sono andato lì senza avvisarli. Ma io non sapevo neanche! Son stato invitato lì senza sapere neanche che andavo al Casinò! E allora che la smettano! E' Lele Mora che m'ha portato lì.
B.: ah, ho capito! C'è stato, così, un piccolo disguido, insomma!
S.: ma sì! Siccome loro sono arrabbiati con Lele Mora...
B.: ah!
S.: che vogliono togliere il contratto e ce lo danno a noi.
B.: ah!
S.: non bisogna dire niente! Capisce?
B.: ah, forse..
S.: adesso è per quello che vuol venire qui. Se il sindaco viene qui lei deve venire qui perchè mettiamo i punti sugli "i". Facciamo anche il contratto o l'accordo per , per Migliardi.
B.: lei appena che sa qualcosa di sicuro, mi avvisa e io prendo il primo aereo della Air babou e in un ora son là!
OMISSIS
S.: lui aveva un contratto di duecentocinquantamila euro all'anno.
B.: capito.
S.: per cui nel passato facendo le spese là, lui doveva portare della gente e l'ha portata. Ma poi andava sempre a mangiare là. L'altro giorno siamo andati a mangiare con lui e ha speso diecimila euro.
B.: ah! E ha pagato chi? Lui?
S.: ma il Casinò! (ride)
B.: ah,ma allora è per quello che hanno il dente avvelenato con lui!
S.: esatto!
OMISSIS
B.: ma lì non bisogna andare per giocare, lì bisogna andare per prendere! E' giusto?
S.: sì, esatto! Ma allora,adesso, noi la monteremo bene questa storia.
B.: no, ma adesso, lei ne parli bene al sindaco.
OMISSIS
S.: perchè lì bisogna veramente ricevere un tot all'anno o al mese. Ma veramente roba giusta!
B.: sì, perchè anche Migliardi. Noi conosciamo i giocatori quelli doc, quelli che vanno lì e che giocano e lui li porta su perchè Rocco è collegato con una catena che questa gente, un certo Fornasero, un certo Tizio, un certo roba, che questi qua portano...
S.: ecco! E allora...
B.: portano gente a Las Vegas...
S.: e allora prendiamo…
B.: permetta!
S.: sì,sì.
B.: e li porta di là, dopo. Una volta che è fatto nuovo, li porta di là.
S.: esatto. Li porta lì e la percentuale la prendiamo noi!
B.: però è una bella cifra! Hai capito il ragazzo! Cacchio!
S.: sì ce la portiamo via noi quella cifretta lì!
B.: sì,sì, ma anche di più , può darsi! Eh, perchè,dopo, sa com'è? Pagano per queste cose qua, no? Per portare i tizi!
OMISSIS
S.: senta però bisogna farlo bene questo e che non si sappia!
B.: sì,sì,no,no! Ma si figuri!
S.: no, ma Migliardi lo vorrei rincontrare di nuovo, Rocco!
B.: no, ma non ha capito! Quando si viene su per il sindaco, io lo porto su con me
S.: Esatto! Faccia, prenda...
B.: caso mai senta prima lei se deve venire anche lui o meno a questo incontro. Ha capito?
S.: sì.
B.: che sarebbe meglio che ci fosse solo io e lei , principe a parlare di queste cose.Per carità! Dopo, gli altri son anche...
S.: ma con Migliardi anche!
B.: vediamo un pò! Chieda al sindaco, prima. Ha capito?
S.: sì.
B.: perchè Rizzani mi ha detto che il Salmoiraghi vuol parlare con me per gli affari. E allora...
S.: chi?
B.: il sindaco. Vorrebbe parlare con me.
S.: allora, va bene.
B.: non con me. Con me e lei.
S.: noi tre.
B.: si, no. E basta! No: io, lei e basta.Dopo,il Migliardi e altri son tutta gente che abbiamo demandato a fare robe. Però lui vuole dialogare con me e lei. Con due testimoni : non ne vuole altra gente.Anche perchè...
S.: perfetto!
B.:perchè è anche una questione di principio. Capisce,principe?Meno gente che sa, meglio è. Giusto!
S.: sì,sì,sì. Benissimo.
B.: va bene! Allora, io sono a sua disposizione.
S.: allora, rimaniamo in contatto e stia bene.
OMISSIS
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
Bonazza e Tosic: "C'è tutto... tutto un giro"
Altro “ramo” della societas sceleris in esame – legato sempre al gioco d’azzardo, vera e propria ragine sociale dell’azienda criminale descritta – è quello riguardante gli affari illeciti trattati dai membri del sodalizio in oggetto in relazione al Casinò di Campione d’Italia, affari, se è possibile, ancor più rilevanti sotto il profilo criminale, rispetto ai quali alle condotte riconducibili allo “statuto penale della pubblica amministrazione, si accompagna l’aspetto, parimenti rilevante, legato al riciclaggio di capitali provenienti dalla criminalità organizzata siciliana, aspetto questo che, peraltro – sia pur sotto un profilo parzialmente diverso – ha già visto come protagonisti Campione d’Italia, il Casinò e lo stesso Sindaco SALMOIRAGHI.
A tal riguardo nelle trascrizioni delle numerose conversazioni telefoniche, qui di seguito riportate - il cui contenuto è, per altro, avallato dalle risultanze delle attività info-investigative condotte dalla polizia giudiziaria delegata e dalla documentazione acquisita - appaiono nitidamente tratteggiati i contorni di una vicenda, che costituisce espressione, ancora una volta emblematica, del programma criminoso e dell’attività delittuosa propri della societas sceleris in esame, della continuità e della solidità dei legami esistenti tra i membri dell’associazione medesima, nonché delle metodiche operative da essi adottate, sistematicamente improntate al condizionamento e alla corruzione di soggetti investiti di pubbliche funzioni.
Proprio nello sviluppo della vicenda qui di seguito descritta, si ripresentano, infatti, ancora una volta con sistematica metodicità, gli interessi, le modalità operative, e finanche i ruoli ricoperti da ciascun sodale in seno all’associazione, elementi tutti, che caratterizzano come una sorta di marchio di fabbrica il sodalizio criminoso, imperniato su Vittorio Emanuele di SAVOIA, Ugo BONAZZA e Rocco MIGLIARDI.
Fulcro degli affari che i membri della compagine criminosa in questione impostano e concludono, secondo il ben consolidato iter delittuoso, è il Casinò Municipale di Campione d’Italia, grazie ai cui compiacenti amministratori, l’associazione, e in particolare alcuni membri dell’associazione medesima, riescono ad ottenere l’incarico di procacciatori e di portatori di clienti per la predetta casa da gioco. Si vedrà più avanti come il SAVOIA, tramite il BONAZZA e tale Beppe RIZZANI, riesca ad agganciare il sindaco di Campione, Roberto SALMOIRAGHI, con il quale i sodali stipuleranno un vero e proprio pactum sceleris, facendo assegnare formalmente al BONAZZA l’incarico di “procacciatore di clienti” del Casinò, incarico tuttavia, nei fatti ed in concreto conferito a MIGLIARDI Rocco, soggetto notoriamente ben inserito e con forti legani nella criminalità organizzata siciliana, come tale in grado di portare e di garantire la presenza al Casinò di giocatori disposti a spendere ingenti somme di danaro, evidentemente provento di illecito. A tal riguardo, emerge con palmare evidenza come i termini dell’accordo stipulato tra il SAVOIA, il BONAZZA, il MIGLIARDI, il RIZZANI e il SALMOIRAGHI siano ben chiari, nel senso che è lo stesso Sindaco SALMOIRAGHI a sottolineare senza mezzi termini la necessità che il MIGLIARDI rimanga nell’ombra e che la convenzione venga formalmente stipulato con il BONAZZA, e cioè con un soggetto ufficialmente “pulito”, con l’intesa, però, che chi porterà i clienti siciliani sarà il MIGLIARDI. Si vedrà ancora come nei termini dell’accordo sia anche pattuita la corresponsione di un adeguato compenso, destinato al medesimo sindaco SALMOIRAGHI.
Emerge, dunque, anche con riferimento a tale vicenda, come il business del gioco d’azzardo costituisca il settore di interesse e la ragion d’essere del legame affaristico-criminale instauratosi tra gli indagati in questione, i quali – come si è più volte ribadito – con metodica sistematicità seguono un protocollo operativo sempre uguale, consistente nello stringere legami e relazioni con personaggi investiti di pubbliche funzioni (spendendo, di regola, il prestigio sociale esercitato dal SAVOIA), per comprare, in seguito, la compiacenza ed i favori dei medesimi.
E’ proprio grazie alla condiscendenza dei pubblici funzionari, coinvolti nella gestione del Casinò di Campione d’Italia – ovvero, nel caso di specie, del Sindaco della cittadina lombarda, Roberto SALMOIRAGHI e del direttore generale della casa da gioco, Domenico TUOSTO – che l’associazione a delinquere riesce a “pilotare” l’affidamento ad Ugo BONAZZA dell’incarico di procacciatore di clientela per la casa da gioco, con il chiaro intento, di cui il SALMOIRAGHI e il TUOSTO appaiono pienamente consapevoli, di mettere in piedi un’operazione di facciata, dietro la quale celare la partecipazione al lucroso affare di personaggi come il SAVOIA ed il MIGLIARDI.
Secondo quanto emerge ripetutamente nelle numerose conversazioni telefoniche intrattenute sull’argomento dai soggetti coinvolti, in cambio degli illeciti favori l’associazione offre al SALMOIRAGHI una serie di contropartite, che vanno dalla promessa di una “commissione” sull’affare col Casinò, come viene asserito dal SAVOIA e dal BONAZZA nei loro colloqui telefonici, alla promessa di un’occupazione per il figlio Francesco, significativamente avanzata proprio in concomitanza con la firma del contratto di incarico, alla concessione di titoli e di onorificenze monarchiche al SALMOIRAGHI stesso e alla madre. Ad ogni buon conto, al fine di agevolare una compiuta comprensione della vicenda è necessario inquadrare la stessa nel contesto entro il quale essa si svolge, rammentando che il Comune di Campione d’Italia è un’enclave italiana in territorio svizzero, che, proprio in virtù di tale sua peculiarità geografica, ospita uno dei quattro casinò dove è lecito, in deroga al codice penale vigente nel nostro Paese, l’esercizio del gioco d’azzardo.
Il Casinò Municipale, istituito in forza del Regio Decreto Legge del 2 marzo 1933, n. 201 e gestito da una società per azioni a capitale pubblico, il cui azionista di maggioranza, con il 46% delle azioni, è proprio il Comune di Campione, dà lavoro a oltre 600 persone e vanta un utile di circa 10 milioni di €uro annui, che non solo rappresentano la fondamentale risorsa economica della comunità campionese, ma costituiscono una fonte di proventi anche per lo Stato e per le tre province di Como, Lecco e Varese, assegnatarie di quote dei proventi.
Sempre a tal riguardo vale la pena ancora aggiungere che proprio il Casinò Municipale di Campione, nel corso del 2005, è stato al centro di un’inchiesta della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, denominata “Gioco d’azzardo”, nell’ambito della quale è stata disposta la perquisizione della casa da gioco e della sede dell’amministrazione comunale; inoltre lo stesso Roberto SALMOIRAGHI, Sindaco attualmente ancora in carica, è stato raggiunto da un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, finalizzata al riciclaggio di denaro proveniente da traffici illeciti, in relazione al periodo dicembre 2001- giugno 2003, periodo in cui il predetto SALMOIRAGHI ricopriva la carica di amministratore delegato del Casinò. A tal proposito, occorre osservare ancora che il ruolo del “porteur”, ovvero del procacciatore, per conto delle case da gioco, di clienti facoltosi, richiede un’integrità non solo formale, ma sostanziale della reputazione e della condotta dell’incaricato di tale compito. E’ notorio, infatti, che proprio le case da gioco costituiscono, per la criminalità organizzata, uno degli strumenti e dei veicoli preferiti per riciclare capitali di illecita provenienza. In tale contesto, pertanto, diventa imprescindibile, al fine di arginare efficacemente il fenomeno, che i soggetti chiamati a gestire le case da gioco, operino una selezione degli incaricati di tale servizio improntata ai più severi criteri. Appare, pertanto, decisamente sconcertante la disinvoltura con cui Roberto SALMOIRAGHI, Sindaco di Campione d’Italia, pur consapevole di trattare non con un singolo, ma con un gruppo, del quale è membro anche il MIGLIARDI, della cui reputazione è ben conscio (tanto da evitare, come si vedrà, di trattare direttamente con lui) avalli l’affidamento sostanziale del delicato incarico al medesimo, malgrado egli stesso lo consideri poco raccomandabile.
Fattore di ulteriore rilevanza e di sicuro significato è costituito dalle ulteriori attività illecite, che gli stessi membri del sodalizio programmano e pianificano collateralmente allo svolgimento dell’incarico, indebitamente ottenuto, presso il Casinò Municipale. L’intento coltivato dall’associazione è, palesemente, quello di inserirsi nel lucroso business del gioco d’azzardo, per assicurarsi il cospicuo tornaconto, derivante dalle percentuali riconosciute dal Casinò ai procacciatori sulle somme giocate dai clienti, senza trascurare, per altro verso, di coltivare progetti, altrettanto remunerativi, di “sfruttamento dell’indotto”: infatti, secondo quanto più dettagliatamente si vedrà in seguito, i sodali dell’associazione programmano addirittura la pianificazione di un’attività di sfruttamento della prostituzione, a mo’ di “servizio accessorio”, da proporre ai clienti della Casa da gioco campionese (attività già ben pianificata, fino al punto di aver già individuato la prostituta - legata al BONAZZA - cui è affidato il compito di procacciare e procurare materialmente le ragazze, identificata in TOSIC Vesna)
Proprio nella cornice fin qui tratteggiata, si inseriscono, dunque, le conversazioni telefoniche qui di seguito riportate – per altro, oggetto anche più oltre di ulteriori approfondimenti –, che per i toni e i contenuti dei dialoghi intercorsi tra gli interlocutori, il SAVOIA ed i sui fidi sodali Ugo BONAZZA e Rocco MIGLIARDI, rappresentano, per più ragioni, un esemplare compendio dei tratti salienti che caratterizzano lo svolgimento delle attività e dei progetti criminosi della societas sceleris appena descritti.
Emerge da esse, in primo luogo e per più versi, la sussistenza del saldo vincolo associativo, che lega tra loro i membri del sodalizio criminoso, ciascuno dei quali appare fattivamente e organicamente impegnato nella pianificazione e nel perseguimento dei comuni illeciti affari, secondo un’efficace e ben rodata distribuzione dei ruoli. Nel contesto fin qui tratteggiato, spicca, ancora una volta, il ruolo preminente ricoperto dal SAVOIA, quale vero e proprio artefice e ispiratore delle attività del sodalizio, nel cui ambito, tuttavia, anche il BONAZZA e il MIGLIARDI svolgono funzioni organizzative fondamentali, fornendo alla compagine medesima un apporto determinante e assolutamente decisivo. In particolare, il SAVOIA, che grazie alla posizione sociale ricoperta gode di entrature e di contatti influenti, è sistematicamente impegnato nel coordinamento dell’operato degli altri sodali, mentre il BONAZZA, cui compete condurre e concludere le trattative con gli amministratori campionesi, per spuntare le più convenienti condizioni economiche, mantiene i contatti col MIGLIARDI, in tutto e per tutto “braccio operativo” dell’associazione, al quale compete l’incombenza di procacciare, con l’aiuto dei suoi “amici siciliani”, la clientela da condurre al Casinò.
Ulteriore significativo sintomo della vitalità del sodalizio in esame è rappresentato dalla capacità dell’associzione medesima di cooptare e di affiliare personaggi utili, pronti a prestare fattivamente il loro operato, per il raggiungimento dell’obbiettivo comune che, di volta in volta, viene individuato: nel caso dell’affare Campione entra in scena Giuseppe RIZZANI, altro personaggio che ruota nella variegata galassia dell’entourage SAVOIA, ricoprendo il ruolo di delegato vicario, per la Lombardia, dell’Ordine dinastico dei Santi Maurizio e Lazzaro. A tal riguardo, occorre rimarcare che proprio la comune appartenenza - del RIZZANI, del BONAZZA, del MIGLIARDI e del SALMOIRAGHI - a uno degli Ordini dinastici sabaudi (di cui il SAVOIA è, tradizionalmente, il Gran Maestro) rappresenta, a un tempo, e ancora una volta, occasione e fattore aggiuntivo di coesione e affiatamento.
Occorre qui rammentare, infatti, che “la collaborazione” tra il SAVOIA e il MIGLIARDI, originariamente promossa e appoggiata dal BONAZZA, nasce ed è sancita proprio nell’ambito dell’affiliazione del socio siciliano al mezionato Ordine, ufficialmente avvenuta nel dicembre del 2005.
Secondo quanto rivelato dalle numerose conversazioni telefoniche intercorse tra gli indagati, nel corso delle quali essi si dilungano in termini inequivocabili sulla pianificazione dei loro affari comuni, è proprio la comune appartenenza all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro il presupposto che mette il SAVOIA ( massima autorità del predetto Ordine) in condizione di “trattare” col SALMOIRAGHI l’affidamento del lucroso incarico presso il Casinò Municipale di Campione d’Italia, cittadina dal SALMOIRAGHI stesso amministrata; al contempo, è l’aspirazione del SALMOIRAGHI a ricevere (oltre ai denari) promozioni e riconoscimenti nell’ambito del predetto Ordine, a costituire una delle monete di scambio nel la logica sinallagmatica del patto corruttivo, da lui stretto con l’associazione criminosa. Infine, non è priva di significato la circostanza che a condurre la trattativa “sul campo” col SALMOIRAGHI sia stato prescelto dal SAVOIA proprio Giuseppe RIZZANI, che dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro è, come detto, il delegato vicario proprio per la Lombardia.
Proprio a proposito di quanto detto, si rivelano particolarmente eloquenti le parole utilizzate dal BONAZZA, nel corso di una conversazione telefonica , per mettere a parte un’amica, tale Vesna TOSIC, del business in corso di realizzazione col Casinò Municipale di Campione d’Italia. Nel confidare all’amica gli appoggi di cui l’associazione può godere, grazie al SAVOIA, presso la rinomata Casa da Gioco lombarda, il BONAZZA spiega proprio con la comune appartenenza all’Ordine capeggiato dal SAVOIA (sua e del SALMOIRAGHI- sbrigativamente indicato dall’interlocutore come “il titolare del Casinò di Campione”) la genesi e il fattore determinante del remunerativo affare, che il sodalizio criminoso sta concludendo ( come poi concluderà) con gli amministratori campionesi.
Al riguardo, appare fondamentale richiamare anche le dichiarazioni rese da REGOLO Luciano in data 26.5.2005, proprio in relazione al suddetto Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, associazione benefica istituita dagli avi di Vittorio Emanuele SAVOIA, e da quest’ultimo utilizzata per reclutare tra l’altro, loschi e discutibili personaggi, tra i quali il MIGLIARDI, il BONAZZA, il SALMOIRAGHI, il RIZZANI, poi utilizzati dal SAVOIA medesimo per le svariate attività illecite dallo stesso coordinate. Ancora di estremo rilievo appaiono le dichiarazioni rese dallo stesso REGOLO in ordine alla effettiva destinazione dei fondi raccolti dal menzionato ordine e sulla probabile operazione truffaldina connessa a tale iniziativa, elemento questo si sicura rilevanza anche per ciò che si dirà in relazione al profilo cautelare della vicenda.
Conversazione tra Ugo Bonazza e Vesna Tosic.
OMISSIS
U.: perchè io ...adesso, siccome son cavaliere di coso...no? E il titolare del Casino di Campione...è una confidenza...
T.: sì.
U.: è un nostro amico e devono fare a Campione devono fare il casino più grande d'Europa.Lo sai, no?
T.: sì,sì,sì,sì,sì:quello nuovo anche che stanno facendo.
U.: ecco! E allora, questa persona è amico con noi: con me e col principe. Capito?
T.: certo.
U.: e martedì,mercoledì devo andare per un bel business. Hai capito?
T.: va benissimo! Io sono qui di casa. Anzi! Meglio di così!
U.: appunto! Dopo, eventualmente, ti invito e ci troviamo là. Hai capito?
T.: ma diamine! Ma diamine! Ci mancherebbe!
U.: ecco, così, dopo stiamo un pò contenti.
T.: eh...tipo...facciamo un nostro piccolo, come si dice, piccolo business (ride)
U.: così...si incontra...eh? Va bene.? Hai capito?
T.: ...un piccolo incontro... va bene! Sarà fatto!
U.: no, perchè, io in mezzo a 'sta roba qua ho cominciato a fare dei business, anche. Oltre a.... capito?
T.: ma diamine!
U.: con certa gente...con certa gente si può anche fare qualcosa...
T.: sì, sì. Anche fare qualcosa! Però deve essere credibile, insomma.
U.: ma di lavoro sempre! Eh brava! Appunto! No,no. Ma, appunto, io devo, devo trovarmi appunto col...uhm... proprietario del Casino di Campione.
T.: certo.
U.: e poi...
T.: sì,sì,sì...ma non è detto che non lo conosca anch'io perchè ci andavo...
U.: siccome...E ma forse lo conosci anche! Sai perchè anche, cara? Perchè questo qui è una persona che è nostra amica. Hai capito? Che fa parte della nostra, del Cavalierato e roba.
T.: eh sì! Diamine! E' una persona che...
U.: è amico, è amico con chi dovresti andare stasera. Hai capito?
T.: eh sì.
U.: è amico con Vittorio... Capito? C'è tutto...tutto un giro.
T.: è tutta una catena come si potrebbe dire.
U.: brava! Esatto! Allora, hai capito? Porta pazienza e vedrai che...
T.: ma diamine!
U.: ...ci sarà...qualche...
T.: ci sarà qualche cosa.
OMISSIS
U.: perchè io ...adesso, siccome son cavaliere di coso...no? E il titolare del Casino di Campione...è una confidenza...
T.: sì.
U.: è un nostro amico e devono fare a Campione devono fare il casino più grande d'Europa.Lo sai, no?
T.: sì,sì,sì,sì,sì:quello nuovo anche che stanno facendo.
U.: ecco! E allora, questa persona è amico con noi: con me e col principe. Capito?
T.: certo.
U.: e martedì,mercoledì devo andare per un bel business. Hai capito?
T.: va benissimo! Io sono qui di casa. Anzi! Meglio di così!
U.: appunto! Dopo, eventualmente, ti invito e ci troviamo là. Hai capito?
T.: ma diamine! Ma diamine! Ci mancherebbe!
U.: ecco, così, dopo stiamo un pò contenti.
T.: eh...tipo...facciamo un nostro piccolo, come si dice, piccolo business (ride)
U.: così...si incontra...eh? Va bene.? Hai capito?
T.: ...un piccolo incontro... va bene! Sarà fatto!
U.: no, perchè, io in mezzo a 'sta roba qua ho cominciato a fare dei business, anche. Oltre a.... capito?
T.: ma diamine!
U.: con certa gente...con certa gente si può anche fare qualcosa...
T.: sì, sì. Anche fare qualcosa! Però deve essere credibile, insomma.
U.: ma di lavoro sempre! Eh brava! Appunto! No,no. Ma, appunto, io devo, devo trovarmi appunto col...uhm... proprietario del Casino di Campione.
T.: certo.
U.: e poi...
T.: sì,sì,sì...ma non è detto che non lo conosca anch'io perchè ci andavo...
U.: siccome...E ma forse lo conosci anche! Sai perchè anche, cara? Perchè questo qui è una persona che è nostra amica. Hai capito? Che fa parte della nostra, del Cavalierato e roba.
T.: eh sì! Diamine! E' una persona che...
U.: è amico, è amico con chi dovresti andare stasera. Hai capito?
T.: eh sì.
U.: è amico con Vittorio... Capito? C'è tutto...tutto un giro.
T.: è tutta una catena come si potrebbe dire.
U.: brava! Esatto! Allora, hai capito? Porta pazienza e vedrai che...
T.: ma diamine!
U.: ...ci sarà...qualche...
T.: ci sarà qualche cosa.
OMISSIS
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
http://www.stidy.com/Varie/intercettazioni_ve_03.html
A fianco a idee per nuovi affari, come l’affidamento per appalti sanitari e di telefonia in Bulgaria, attraverso il primo ministro Simeone, cugino di Vittorio, le intercettazioni si snodano poi tra l’organizzazione di incontri tra il Principe e prostitute, le riunioni dell’ordine cavalleresco, gli appuntamenti istituzionali di Vittorio Emanuele a Palazzo Chigi. Il figlio dell'ultimo re d'Italia cercava infatti di recuperare l'eredità dei Savoia, e in cambio era pronto a offrire all'allora premier Silvio Berlusconi i voti di persone e associazioni a lui vicine.
L'incontro con Berlusconi e i voti degli storpi
Tra le molte preoccupazioni di Vittorio Emanuele c’è anche quella di rientrare almeno in parte in possesso dell’eredità dei Savoia. Per questo vengono avviati contatti istituzionali che porteranno ad incontri con Gianni Letta, e con l’allora presdente del Consiglio Silvio Berlusconi. Con la promessa di dargli una mano alle elezioni. Ecco in proposito alcune conversazioni con Hugo WINDISCH-GRAETZ e, di seguito con Pier Giorgio Vitalini
LEGENDA
VE.: SAVOIA Vittorio Emanuele
U.: WINDISCH-GRAETZ Hugo
INIZIO TRASCRIZIONE
VE.: si?
U.: sono Ugo. Ti disturbo?
VE.: uh, no, niente affatto! Anzi, ti avrei chiamato
U.: volevo...volevo ringraziarti per la bellissima lettera che hai mandato a Sophie e a me. Poi...
VE.: senti, è di tutto cuore che l'ho scritta e te mi conosci
U.: lo so. E ti sono grato e non devi farlo perchè è un obbligo nostro
VE.: no no, in obbligo siamo noi
U.: la seconda cosa è molta positiva. Lunedi...
VE.: si
U.: ...sono a colazione. Ho invitato Catricalà
VE.: ah, si! Benissimo. Allora (...)
U.: mi dirà delle novità e quindi staremo a sentire
VE.: senti, ho visto sul giornale che in Romania, Michael di Rumenia, richiede la possibilità del suo palazzo eccetera. Ma lui...
U.: no, ero ieri a Bruxelles
VE.: ah si. Si, lo so, me l'ha detto tuo figlio
U.: abbiamo parlato di questo con Mc Millan che sarebbe felice di concoscerti e di por...proporre la posizione contro l'articolo 59 della...
VE.: benissimo! Dove lo trovo, a Bruxelles?
U.: lui è a Bruxelles. E' inglese, stupendo...eh...
VE.: si
U.: ...è anche cattolico. Stranamente perchè è scozzese. Ed è...
VE.: si. Come si chiama?
U.: Mc Millan Scott. Edward Mc Millan Scott
VE.: ma lui faceva pa...era a Strasburgo per caso?
U.: eh, bè anche perchè loro vanno da Brux..Bruxelles a Strasburgo
VE.: ma forse...lui non ha mai conosciuto?
U.: no
VE.: no, perchè...allora mi sbaglio. Senti, non c'è problema. Io sarò a Roma...il...il 9, 10 e l'11
U.: ah! Allora l'undici, forse
VE.: (...)
U.: perchè...
VE.: si
U.: ...noi partiamo per Salisburgo...9 e 10, ma....
VE.: ma...si, ma se vuoi...
U.: ...torniamo l'11
VE.: si. C'ho l'aereo per Salisburgo perchè io trovo che adesso abbiamo seminato molto
U.: molto!
VE.: adesso bisogna annaffiare
U.: esatto
VE.: (ride) per far crescere. Allora...eh...
U.: posso, eventualmente, fissarti un incontro anche se non...
VE.: si
U.: ...sono io con Catricalà. Privato.
VE.: si, per piacere. Si si si si.
U.: allora, lunedì a colazione, intanto gli chiedo le novità e qual è il suo punto di vista.
VE.: si
U.: ...ti faccio una...un'informazione scritta, così ce l'hai scritta.
VE.: si
U.: e riservatamente, sempre in accordo con Gianni Letta, gli chiedo se può...
VE.: si
U.: ...incontrarti da qua..da lui o da qualche parte
VE.: senti, credi che possiamo andare avanti bene?
U.: io penso di si, però dobbiamo far veloce adesso. Abbiamo fino a febbraio tempo
VE.: si, difatti io sono lì a Stadtforghette (fonetico). Dunque sono...eh, bisogna...si. Perchè, per esempio, Emanuele aveva visto...eh...fatto colazione con Pera
U.: Pera. Me l'ha detto: "anzi abbiamo fatto colazione insieme, poi"
VE.: si, con...con Emanuele. Ma Emanuele non ha abbordato. Quello perchè non lo direbbe mai
U.: si
VE.: però ha fatto la storia delle salme. E ha detto: "no, non...mh...per la prossima legislazione" (...)
U.: ma quello è stupido, perchè non, non è così! Ma...lascialo fare a Letta. Quello deve solo tacere
VE.: si, ma noi ce ne freghiamo di quello...
U.: si
VE.: ...io vorrei l'altro. Te lo sai meglio di me, no?
U.: ma avremo tutto, vedrai. Avrete tutto
VE.: si si si, piano...no no, ci arriviamo
U.: ci arriviamo
VE.: si
U.: ci dobbiamo arrivare
VE.: senti, se...se tu la la...pronto? Scusa...
U.: si, ti sento bene
VE.: si. E allora come facciamo. (...) in questi casi...
U.: ti chiamo io lunedi. Va bene?
VE.: perfetto, lunedi. Guarda che io sono...
U.: e ti faccio il messaggio. E in più stiamo anche aggiustando la questione dei passaporti. Quindi...
VE.: ah, bè, si. Direi si si si
U.: sarà tutto perfetto. Ci sentiamo lunedi
VE.: benissimo. Un grande abbraccio...
U.: grazie
VE.: ...ti ringrazio, eh
U.: grazie
VE.: grazie. Ciao caro, grazie
U.: ciao ciao.
FINE TRASCRIZIONE
'Hanno lavorato sul tuo caso'
LEGENDA
VE.: SAVOIA Vittorio Emanuele
U.: WINDISCH-GRAETZ Hugo
INIZIO TRASCRIZIONE
VE.: si?
U.: sono Ugo
VE.: oh! Come stai carissimo?
U.: ti disturbo?
VE.: no, niente affatto. Ti stavo per richiamare perchè ho appena parlato col professore. (...)...
U.: si, me l'ha detto
VE.: ...perchè sono riuscito
U.: non ti preoccupare
VE.: noi ci vediamo...te disgraziatamente non ci sei a Roma?
U.: eh no, quello...torno domenica purtroppo da Salisburgo
VE.: ma io dopo ritornerò in gennaio. Dunque non c'è problema
U.: ecco, ti volevo dire...
VE.: si?
U.: ..che questo, molto importante. Allora, ieri sono stato lungamente a colazione con Catricalà
VE.: ah! Benissimo
U.: che, sai, è quello nominato da Letta...
VE.: si, so benissimo, si
U.: ...eccetera. Anche nonos...oltretutto consigliere, ancora, di palazzo Chigi e in più, eh, capo dell' Authority Antitrust. E' un uomo...eh...oggi potentissimo.
VE.: si
U.: persona perbenissimo e lui ha già lavorato moltissimo sul tuo caso
VE.: bene
U.: lui adesso ha formato una commissione di...ehm...di persone, un costituzionalista, un grande avvocato, eccetera, per avere un documento da loro che possa permettere a Palazzo Chigi di fare una proposta di transazione.
VE.: uh! Questo è interessantissimo!
U.: lui mi ha detto questo, lui ha detto: "io voglio essere fuori da questo problema, risolto a fe...entro febbraio". Stupendo, no?
VE.: per il mio compleanno, per i miei settanta anni!
U.: pensa (...)
VE.: no, sessa...no, sessantanove. Ancora uno (ride)
U.: allora
VE.: si
U.: eh...
VE.: questo è magnifico, è stupendo!
U.: quindi il messaggio è stupendo. Quello che direi e prepare...
VE.: si
U.: ...farò preparare con, col professore per (...) letterina
VE.: si, benissimo
U.: in cui tu scrivi che io ti ho informato e...
VE.: si
U.: ...sei, sei, gli sei molto grato per l'impegno eccetera, che ti sta dando su questa cosa e che...eh, a gennaio lo vorresti volentieri incontrare per a...
VE.: benissimo
U.: ...approfondire ulteriormente questo...il suo, il suo lavoro. Va bene?
VE.: va molto, molto bene. Magnifico! Io sono domani sera a Ginevra
U.: sì. Perfetto.
VE.: allora, se me la mandate io lo faccio subito. Senti: sei un genio! Veramente sono...
U.: speriamo che funzioni! Almeno questo. Vediamo quale sarà l'esito soprattutto. Poi troveremo altre strade. D'accordo.
VE.: esatto. Perfetto
U.: d'accordo.
VE.: grazie. Un abbraccio, grazie, caro, grazie, grazie.
U.: anch'io. Arrivederci.
FINE TRASCRIZIONE
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
L'incontro è andato bene
LEGENDA
M.= DORIA Marina
U.= Hugo Windisch- Graetz
INIZIO TRASCRIZIONE
OMISSIS
U.: l'incontro è andato molto bene...
M.: si, ah. Mi fa piacere
U.: perchè, ha trovato una soluzione, cioè quella che noi abbiam parlato con Gianni LETTA...
M.: si
U.: eccetera, adesso devono fare questa commissione di "probiviri", probi...
M.: uuh ( annuisce)... probi viri
U.: ...viri, che... sono praticam..., praticamente sono tre dei più grandi giudici d'Italia che...faran...magistrati che faranno, daranno un parere. Adesso mancava il chi...ci ha fatto perdere, vi ha fatto perdere tempo è un... è il terzo, uno di questi qui che non aveva, non era favorevole... e quindi...
M.: ah...
U.: purtroppo, glie la detto, c' ha messo un mese, adesso ci è venuto in mente, un altro nome che è vicino alla Santa Sede eeh...eh.. dovrebbe attivarsi subito, lui dopodomani è da LETTA , gli chiede se questo nome va anche bene eeh...
M.: è con voi il signor CATRICALA'? E'con voi adesso? E' là?
U.: si, si tutto con lui abbiamo discusso.
M.: eeh, mmh, è ancora con voi (...) ?
U.: si,si no...
M.: (...)...
U.: no,no adesso è andato via...
M.: vabbene, ok, questa sera cancellate il pranzo o no-no?
U.: Come?
OMISSIS
FINE TRASCRIZIONE
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari
Mi dica come la posso aiutare... per le elezioni
LEGENDA
VE.: SAVOIA Vittorio Emanuele
W.: WINDISCH GRAETZ Hugo
INIZIO TRASCRIZIONE
(OMISSIS)
VE.: Eh...senti....eh... bisogna far la lettera e poi andiamo là
W.: si
VE.: poi mangiamo insieme
W.: vol...io quello proponevo che....eh... senza muoverci troppo veniamo....vengo col professore così eh... prepariamo la lettera, tu la firmi...
VE.: si
W.: ....quella per il Cardinale...Segretario di Stato
VE.: esatto... si, che quello...
W.: e poi facciamo un'att.....ti faccio mmm.... concordiamo una breve nota perchè ..... puoi essere molto incisivo su BERLUSCONI, su due.... ciò pensato tutta la notte ...
VE.: si
W.: ...se gli dici due frasi, secondo me .....eh...lo... lo fai felice e lui ti dà una mano a fulmine. Ne sono convinto, e cioè ...
VE.: si.... e che cosa devo di... si
W.: ...e co...come concetto, poi il dettaglio lo studiamo...
VE.: si
W.: ....il primo.... il primo concetto devi fargli l'eo....gli elogi per Gianni LETTA e grazie lui, lui BERLUSCONI che ha f.... ha reso possibile una strada di soluzioni eccetera
VE.: si
W.: facendog.... secondo grazie a anche questo eccetera eccetera che tu ...eh...tu... gli vorresti dare una mano in qualsiasi modo alle....
VE.: si
W.: elezioni, .... promessa eh....
VE.: si
W.: rifletti su questi due punti
VE.: va bè questa è la cosa più interessante, la storia delle elezioni
W.: lei mi dica come la posso aiutare....per le elezioni
VE.: si (tossisce) lei deve sapere che io faccio parte di due piccole cose, una piccola che sono....Presidente Onorario delle Guardie del Pantheon, bè non son molte ma contano lo stesso, no?
W.: si
VE.: e poi sono Presidente Onorario della MEDA che sono un milione e cinque, un milione e cinquecentomila eh
W.: non è perchè se il Presidente di quello, perchè sei tu
VE.: ma io gli vado lì e gli vado a dire a tutti voi dovete firmare così (ride)
W.: no non dici niente, ma fai dire a BERLUSCONI ma che ottima idea... eh...o qualche cosa o le sono molto grato e le farò sapere lasci una porta aperta formidabile
VE.: si
W.: ...lei mi dica cosa devo fare, io vorrei aiutarla, lei mi ha aiutato, io sono rientrato, adesso mi stà aiutando a risolvere il problema eh... che spero si risolva prima eh.. della f... (...) entro febbraio, e questo davanti a Letta
VE.: si
W.: entro febbraio come mi è stato detto e.... bravissimo anche Catricala', facciamo la nota.... va bene?
VE.: (...) benissimo,
W.: eh
VE.: e poi? Marina diceva di andare a colazione caso mai con Francesco Caltagirone
W.: certo
VE.: (...) ci vuol bene e ci (...)
W.: ma è chiaro
VE.: un idea
W.: ...qui a Roma magari
VE.: lui doveva pranzare con me ieri sera, ma poi non mi ha più chiamato
W.: però dobbiamo star freschi...con la memoria
VE.: eh... scusa?
W.: dobbiamo stare in gamba.... freschi (...)
VE.: (...) non si beve niente oggi
W.: allora cosa facciamo, ci vediamo all'una perchè noi dall'Excelsior dobbiamo muoverci al massimo alle tre meno un quarto
VE.: (...) va bene, senti all'una
W.: anzi aspetta dobbiamo essere alle tre e dieci entrare
VE.: si,...io non lo so come fare
W.: cosa?
VE.: aspetta un secondo perchè hanno bussato
(voce in ambientale: MARINA DORIA parla in francese)
(OMISSIS)
FINE TRASCRIZIONE
Son presidente onorario di quella grande organizzazione degli storpi
LEGENDA
V.: SAVOIA Vittorio Emanuele.
P.: VITALINI Pierluigi.
INIZIO TRASCRIZIONE
V.: hallo!
P.: buon giorno, altezza Vitalini,...
V.: ah, buon giorno Vitalini.
P.: ...come sta?
V.: molto bene, grazie e lei?
P.: benissimo, la disturbo sta facendo ginnastica?
V.: no no no, no no no no no.
P.: niente ginnastica andava in ufficio.
V.: Sono pronto..
P.: com'è andata, tutta bene ieri il viaggio?
V.: sì sì sì sì (sbuffa).
P.: che barba!
V.: ho avuto un culo della madonna! Perchè, no l'aereo lo avrei perso...
P.: ah!
V.: ...son arrivato a....alle otto e mezza all'aereoporto!
P.: ah!
V.: ho..ho potuto usufruire di un aereoplanino.
P.: sì
V.: guardi in un'ora mi ha riportato.
P.: ah! Dunque non ha preso il l' easyjet normale.
V.: no, no perchè l'ho perso!
P.: ah..ah non avevo capito.
V.: e no! Perchè sono andato da Berlusconi.
P.: ah! Ecco.
V.: son rimasto..non ha visto i giornali? Vedo che lei..
P.: ma infatti, no no mi han telefonato per quello, m'han detto che e.....tutti agitati...
V.: no ma bisogna leggere un pò i giornali...
P.: sì, sì, no! Adesso li leggo.
V.: e e bisogna vedere, no perchè i titoli sono...
P.: mh!
V.: ...c'è tutta la mia dichirazione di ieri sera.
P.: che dice che...
V.: (incomprensibile)
P.: ...lei voterà per...voterà...
V.: no no no no.
P.: ...per Berlusconi.
V.: no legga! Poi no...
P.: adesso, certo, certo.
V.: ...ma...m..dire frignacce! Che no, è molto più serio.
P.: sì sì.
V.: poi devo telefonare a Cheli.
P.: sì.
V.: Cheli deve sape..che io ho visto che (incomprensibile) non ho fatto un cazzo di niente!
P.: no.
V.: niente!
P.: no no come al solito...
V.: ma no niente.
P.: ...come al solito.
V.: come al solito. Guardi facciamo bene noi...
P.: sì.
V.: ...e come lei lo sa, gliel'ho detto l'altro giorno.
P.: certo, certo.
V.: (incomprensibile) noi, noi andiamo avanti sulla nostra linea, inverso e contro tutti.
P.: mh...mh!
V.: rimaniam..quelli che non son d’accordo li mandiamo a cagare.
P.: certo.
V.: allora, io adesso sono presidente di..onorario delle guardie.
P.: certo.
V.: son presidente onorario di quella grande organizzazione degli storpi.
P.: mh...! Sì.
V.: quella è molto importante.
P.: sì,sì, sì.
V.: sono un milione e settecentomila, eh!...
P.: eh, possiamo fare la rivoluzione!
V.: di iscritti. (ride)
P.: (ride)
V.: no e ma con le sedie a rotelle, però! (ride)
P.: (ride)
V.: quello è il trucco dei motorini, dei motorini.
P.: eh!
V.: Perchè poi, io ho telefonato a Tattoni ho detto:" Senti se c'è un aereo che ve..va in giro...
P.: mh..mh!
V.: ...in giro mandamelo.
P.: sì, mandami a prendere.
V.: così pago poco eccetera", e.....eccetera, e poi vediamo e mi fai un bel mandato.
P.: si! Ma di Berlusconi non mi dice niente?(ride)
V.: ma non lo sapevo, l'ho saputo ieri in pomeriggio.
P.: ah, è stata un'improvvisata.
V.: dopo colazio..no perchè avevamo chiesto.
P.: mh!
V.: avevamo perso il (incomprensibile), lui ha detto:"Ma subito!".
P.: ah.
V.:
P.: mh...mh! mi ha ricevuto tra due...
V.: ...c'era soltanto (incomprensibile)
P.: sì sì.
V.: tra tra i dimostranti dell'Alitalia e i sidacati dei treni.
P.: (ride)
V.: a e che facevano un inferno, non siamo entrati dalle grande porta, siamo entrati da dietro.
P.: dalla porticina.
V.: No l'altra entrata (incomprensibile)...
P.: (incomprensibile)
V.: ...da dietro. Tutti con mitragliatrici bombe a mano lì dietro. (ride)
P.: (ride)
V.: ma lui è simpaticissimo (incomprensibile)
P.: comunque è stata positiva la cosa, sì?
V.: mol..tutto questo viaggetto è stato non positivo...
P.: mh...mh!
V.: ...ma più che positivo...
P.: certo.
V.: ...a parte la malattia. Senta lei è ancora giù?
P.: sì io rientro col..col aereo...
V.: niente, si!
P.: ...che doveva prendere lei e dunque...
V.: allora (incomprensibile)
P.: ...stasera sono già lì.
V.: senta mi pùo prendere un pò più di quei cataloghi delle cinture, se ne hanno?
P.: sì, sì, faccio un salto a prenderli.
V.: tant..se è possibile e il numero di telefono, poi lo chiamerò...
P.: va bene.
V.: ...gli darò il mi..la mia taglia, ne ordino una...
P.: mh...mh!
V.: e poi ci ve..vengo giù con le munizioni e la pistola, gli dico
P.: (ride)
V.: perchè tanto non c'ho il porto d'armi, dunque devo venire (ride)
P.: (ride)
(parlano della nuova legge sulla leggittima difesa OMISSIS)
V.: mia cognata me l'ha detto la mattina dopo che ci siamo visti.
P.: ah! sì, sì.
V.: ha detto: vatti a cambiare perchè andiamo, ci riceve subito.
P.: ah, però!
V.: eh! ho detto. Sì perchè è..è arcipreso lui dal lavoro adesso.
P.: eh lo credo è un momento terribile!
V.: però ci teneva.
P.: ah,ah, ah.
V.: e adesso tutti i giornali l'anno riportato.
P.: uh uh uh.
V.: e hanno riportato una piccola cosa dove io dico che lo faccio per il bene della patria, dei cosi e....trovo che è b..è stato molto brillante, e non è che io dico che lo appoggio.
P.: mh!
V.: sono i soliti titoli per i giornali, capisce?
P.: sì infatti, infatti.
V.: ma se lei legge dentro...non lo so adesso qua, io le devo dire che non...
P.: adesso...
V.: ...li ho letti...
P.: ...li prendo tutti...
V.: ...no perchè, sì...
P.: ...così glieli porto.
V.: ...sì, no sì è Ugo che me l'ha detto.
P.: mh...mh!
V.: io..e...Ugo, Ugo, li ho..li ho mandati a comprare.
P.: certo.
V.: uuuh! m'ha detto:" Guarda è uscito su tutti i giornali e anche alle televisioni ieri".
P.: sì, si, sì.
V.: si vedeva noi che si usciva in macchina dal..da Berlusconi.
P.: mh...mh!
V.: e.....e....questo! E questo è molto importante, perchè come dice bisogna agire molto velocemente prima di, prima di e...fe..prima della fine di febbraio...
P.: eh...eh...eh..eh
V.: ...perchè siccome lui perderà le elezioni, gli altri ce lo mettono in culo, dunque...
P.: ecco!
V.: (incomprensibile) saremo tutti a casa tua in esilio(ride).
P.: (ride).
V.: si dice Prodi dura pochissimo, dura un anno.
P.: mh...mh...mh!
V.: vero?
P.: ma si....sono talmente incasinati. Loro hanno idee troppo diverse, no..no..si..cioè dall'estrema sinistra al centro, dunque c'è troppa differenza.
V.: si...!
P.: la..la destra ha seguito il centro questa volta.
V.: si....!
P.: Ma la sinistra...
V.: si questo lo sò.
P.: ...non lo segue il centro. Percui..
V.: senta ma..senta una cosa divertente. Gli ho detto:" Sà...", gli ho..gli ho detto:"...ho seguito bene la sua intervista, allora m..alla televisione, sò esattamente quello che lei ha detto e quello che lei ha fatto...
P.: mh....!
V.: ...ed era tra Bertinotti e lei".
P.: mh...mh!
V.: e dice:" si vede" e io ho detto:" Ancora Bertinotti si è tenuto benissimo". Dice:" Si quello è il migliore di tutti quelli li". " Allora cosa ci fà lui alla..alla sinistra?". (ride)
P.: (ride) e lì per caso. C'era un posto vuoto e l'ha occupato.(ride)
V.: no dovrebbe ritornare alla destra, perchè è molto intelligente Bertinotti.
P.: mh.....e come! E' bravissimo, è bra..è il migliore.
V.: Prodi è un coglione.
P.: no.....! Prodi, no. Non ha..non ha..
V.: non ha niente. Io vado in ufficio mi trova là,...
P.: si.
(…)
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
"Di' a quella troia..."
Trascrizione integrale della conversazione telefonica avvenuta tra BONAZZA Ugo e NARDUCCI Gian Nicolino. E’ il primo a ricevere la chiamata. (20.07.2005)
BONAZZA Ugo: U.
NARDUCCI Gian Nicolino: N.
SAVOIA Vittorio Emanuele: VE.
INIZIO TRASCRIZIONE
U .: Hellò!
N .: sei mentre che trombi ? Sei mentre che trombi ?
U .: no, no, no, no, magari. No, sono qua con un mio amico. Ascolta, voi siete...
N .: ma dove sei ?
U .: no, sono qui a casa, a casa
N .: ah, noi siamo al porto, siamo al porto di, di, di Cavallo
U .: di Cavallo. Cosa fate di bello ?
N .: niente. Stiamo guardando la, la, la barca che ci sta
U .: no, ma io so, ah dimmi, dimmi
N .: (...)
U .: ascolta, penso a quella, quella troia lì che le ho mandato 500 euro e non arriva. Brutta puttana maledetta !
N .: ah ! (ride) adesso
U:: no, no. La, la
N .: aspetta che...no, devo fare, devo fare ridere il principe
N .: rivolto a terza persona (Vittorio Emanuele) allora, ha detto che ha mandato 500 euro a questa troia e non è arrivata (ride)
U .: … porco (...)
N .: aspetta, aspetta
U .: ma, guarda, guarda...ti dico, guarda, vado, vado giù e la inculo, porco … !
VE.: ma è sempre la solita biondina ? (ride)
U .: no no, principe guardi, mi, mi, mi stanno pigliando per il culo a me, cazzo ! Ho mandato 500 euro, (...) davanti a Dio, 500 euro. Mi creda, guardi
VE. si. Eh eh, è questa è, è la biondina ?
U .: no... si, la biondina. Mi ha fatto, scusa, ha detto sai, sono appena rientrata oggi da Jesolo. Dammi il tempo. Ho detto, guarda, scusa (...) non stare a pigliarmi per il culo appunto perchè, se te fai la furba, lunedì sono, sono appunto a Lugano, lunedi, a farti un culo così, ho detto
VE.: di, ti spacco la faccia, eh !
U .: si, no. Io le spacco la faccia. No, ma..
VE.: si
U .: principe, io le ho mandato, glielo giuro davanti a Dio (...)
VE.: si, 500 euro, si. Eh bè, li avrà spesi per bene
U .: ma vaffanculo, va !
VE.: e doveva arrivare quando, oggi ?
U .: oggi, si. Oggi. Gli telefono stamattina, non mi ha mai risposta al telefono, mai !
VE.: chi, io ?
U .: no, no, lei, lei. No, io l'ho chiamata sette volte
VE.: si
U .: otto volte. E adesso mi chiama e fa: ah, scusa, fa ero in treno. Stò arrivando adesso a casa a Lugano appunto, ma come sono gli accordi, ho detto, tu i soldi li hai ricevuti ?. Si, si, è vero. Li ho ricevuti, e allora (...). Pronto ?
VE.: si, si, ascolto
U .: eh. E niente...e mi ha detto, adesso vado a casa e dopo ti chiamo. Adesso sto aspettando (...)
VE.: senta...però...senta Ugo, però le devo dire una cosa, l'altra non era mica sarda, era marocchina
U .: non lo so io. Non ho mica...
VE.: no ! L'accento, io so bene l'accento francese. E quella parlava
U .: no, però, ma lei...
VE.: eh ?
U .: scusi, sa perchè ? Perchè ieri lei ha parlato in sardo con Franco, quello che lavora al porto. E quello non so
VE.: ah ! Allora è vero
U .: no, parlava in sardo, principe. Le giuro davanti a Dio, chie, chieda a Franco
VE.: vabbè. Allora va bene, si...
U .: perchè (...)
VE.: ma è una scema però anche, eh !
U .: eh, lo so. Ma si, dai. A me mi ha fatto una sega. Che cazzo (....)
VE.: anche a me. Niente di più, eh
U .: ah ! Ma una roba, una roba da schifosa, guardi. Non ti dico che cosa (...)...
VE.: ma da dove è venuta quella lì ?
U .: da Milano, da Milano. Sa che cosa mi è costato sto scherzo qua ? Non le dico neanche perchè mio viene male. Eh
VE.: no, nea...neanche io, però glielo rimborso
U .: vabbè ! Principe, non deve rimborsare niente. No, no si fa per dire, così, si fa per dire. Capito ? Cioè, per fare niente, per fare niente, non vale la pena buttare via i soldi così...
VE.: eh no, esatto. Esatto !
U .: eh no, eh, no. Che piuttosto, piuttosto ce ne procuriamo una e buona, come che Dio com...no, ma questa qua, la la croata è buonissima. Gli ho mandato 500...pensi, avanzo da lei 500 euro. Più gli ho mandato ancora 500 euro. Mi ha inculato 1.000 euro già. Porca puttana.
VE.: (sbuffa) che merda !
U .: pronto ?
VE.: si. Che merda
U .: ma … porco, guardi ! Ma guardi, sono incazzato nero perchè, guarda, veramente, se fossi a Lugano me la inculerei, guardi. Nel senso ma vero proprio della parola
VE.: ma no, è che la prende per il culo. Intanto le ha fregato 500
U .: allora, gli ho dato
VE.: senta, era quella che doveva venire anche
U .: prima, Quella doveva arrivare prima
VE.: in Svizzera
U .: doveva arrivare prima. In Svizzera (...)
VE.: doveva venire...eh, doveva venire a Ginevra?
U .: ecco. Quella volta lì a Ginevra, gli avevo dato a Venezia 500 euro. Giusto ?
VE.: 500 euro, difatti
U .: adesso gli ho mandato, l'altro ieri, altri 500 euro. Giuro davanti a Dio
VE.: si. E non è mai venuta, in nessuna occasione
U .: no, ma la trovo ancora. Se per questa qua viene a Lugano, viene a Venezia, ma la (...) becco. C'ho il telefono, c'ho anche l'indirizzo suo. C'abbiamo l'indirizzo e tutto. Abita a Lugano, c'ho l'indirizzo e tutto quanto
VE. che faccia attenzione, eh !
U .: perchè ?
VE.: no, non lei, quella lì
U .: ma no, ma
VE.: perchè lei la riempie di schiaffi
U .: no, io si, guardi. Vado su con Rocco e la sistemo io per le feste
VE.: si, si
U .: no, perchè io l'ho conosciuta con Rocco quella lì. E difatti...era veramente brava, principe...brava
VE.: bene...(...) si. (...) brava
U .: no, più che brava lì, era bravissima, simpatica, bellissima (...), no. Però, però mi sta (...). Eh, quello è il problema
VE.: si
U .: no, io le dico la verità, guardi. Le faccio vedere tutte le telefonate che ho fatto
VE.: no no, ma...ma ci credo. No, ma piuttosto, mi dica che cosa le ha detto, adesso
U .: ha detto che mi chiama adesso che era in treno. Stava arrivando a Milano da Lugano e che dopo, come sarebbe arrivata, che avrebbe sistemato sua madre e il bambino, mi avrebbe chiamato. Ho detto, guarda che io sono qua fino a lunedi (...). Non farmi incazzare perché, ho detto se mi arrivo lunedì, perchè, ho detto mercoledì prossimo, sono a Torino a ……, qui sono e se...faccio presto ad arrivare a Lugano da Milano, ho detto io. In mezz'ora sono a Lugano, ho detto
VE.: eh, ma almeno che gli ridia i suoi 1.000 euro
U .: no no, dai, ha già capito lei. Ho detto, guarda che io avuto uno scherzo, ho detto. Io ho avuto..siccome che io ho fatto fronte ai miei impegni, ho detto, tu devi rispettare gli impegni che hai preso, ho detto. Non per me, ho detto, perchè mi faresti fare figure di merda e tutto quanto. E, ha detto sai, a detto,il bambino. Ho detto, scusa, bambino o non bambino. Ha detto, dovevo rientrare ancora domenica e sono rientrata oggi, ho detto, ma che cazzo, con i soldi miei, ho detto io. Hai capito principe ?
VE.: si, benissimo....
U .: no, perchè ieri...
VE.: perchè, dove era ?
U .: era, era a Jesolo. A Venezia, ieri, è andato un mio amico, mio amico be...Antonio e le ha portato 500 euro. Ieri a mezzogiorno, porco …. No, lei non sa perchè io non le dico certe cose a lei. Il mio amico Antonio è andato a Jesolo, che è vicino a Venezia
VE.: ho capito, ho capito, si
U .: e le ha portato 500 euro...questa troia. … porco!Vabbè.Ma no, verame...sono tutte...(...)...
VE.: mi tenga al corrente (sorride). Non siamo tanto fortunati
U .: no,no. Ma no, ma io, io sono un uomo...sono una persona buona, fiduciosa della gente. Capito ne ?
VE.: ma anch' io ! Si
U .: io, senta...perchè io penso che siano tutti come me, insomma di parola. E invece qua ne approfittano e...via, la gente non ha, non ha (...)
VE.: si, ne approfittano. E' come approfittano di me
U .: è come dire lei...perchè siamo, siamo buoni. Però i buoni, bisogna stare attenti. Quando ai buoni gli girano i coglioni, diventiamo cattivi. E' quello il fatto. Perchè io sono più cattivo di quello che pensa la ragazza
VE.: si
U .: no, comunque io vengo giù con la rotazione delle sei
VE.: ah, allora ci vediamo
U .: alle sei e mezzo. Lei dov'è ? A casa ? In giro ?
VE.: la chiamo. Venga a prendere un bicchiere di bianco
U .: si
VE.: a casa mia
U .: eh, non siete fuori, no, no ?
VE.: no, no. Sono al porto adesso a vedere la mia barca che c'ha i gabinetti tappati. Una valvola del cazzo, non so che cosa
U .: e chi è andato in cesso, scusi ?
VE.: ma...ma io no (ride)
U .: chi è ? Il comandante che va...(ride)
U .: vabbè, dai, scherzo. Va bene, ci vediamo dopo
VE.: dai, venga
U .: ah, senta
VE.: si ?
U .: la bicicletta...è passata la bicicletta ? Devo prendere la pomata per la principessa o no ?
VE.: eh ?
U .: devo prendere la pomata per l'ematoma o non serve ?
VE.: ma io credo di si, perchè è sempre nero, più di prima
U .: ah. E allora glielo porto io, dopo, dai principe
VE.: bravo, bene, benissimo. Grazie
U .: va bene
VE.: venga da noi e lei è sempre benvenuto
U .: le porto...porto giù due bottiglie anche di roba buona e beviamo
VE.: ma si, non c'è mica bisogno (...)
U .: ma lo so che lei (...)...
VE.: ma venga ! Ci fa sempre piacere, venga
U .: no, ma lei ha già capito. Lei...insomma
VE.: e poi veda che cosa avrà detto a quella troia (ride)
U .: no, gliela...gliela passo al telefono. E lei dice, stronza, puttana (...). Vabbuò ?
VE.: no, a me non me la passa mica al telefono
U .: no, no, no, scherzo. Faccio per dire, cosi. A Nicolino, a Nicolino gliela passo
VE.: a Nicolino, si
U .: eh eh...che è. No, che se la inculi lui (...). Visto che lui...lui, dopo, è più vicino di me. Che la trovasse e se la becca lui
VE.: si
U .: va bene, principe, ci vediamo dopo allora. Grazie
VE.: ok (...)
U .: va bene. Ciao, ciao
VE.: arrivederci
FINE TRASCRIZIONE
Il commento del gip sull’indole di Vittorio Emanuele di Savoia
Allo stesso modo, in un’altra occasione, in coincidenza con la pubblicazione su di un sito internet di notizie irriverenti nei confronti di membri della sua famiglia e del suo entourage, è sempre SAVOIA Vittorio Emanuele a ventilare, in almeno tre diverse occasioni, metodi violenti e cruenti di “soluzione del problema”, dicendo, testualmente, al suo interlocutore: “Io con un…con.. due revolverate…l’ho fatto già fuori…non c’è più” , facendo, altresì, esplicito riferimento alla sua consuetudine di portare sempre con se armi (“questa volta sono veramente armato! Ma… ho trovato il sistema….io lo porto vuoto… e ho la munizione in ufficio!”) …..No! Gli pianto due revolverate, però devo sparare basso, eh…perché è piccolo! Il nefasto nanerottolo”. Parimenti violenti ed espliciti sono i propositi di tortura coltivati dal SAVOIA nei riguardi degli incauti autori del medesimo sito internet: “guardi che io sono Sax - Coburgo, son tedesco, eh! Ho delle reminiscenze di...di...doppia e questa qui, di doppia S lì (SS), eh! Io li faccio parlare in trenta secondi!!! si ma , me le lasci fare a me (risata) Porto la mia lampada per saldare! lo mettiamo a brandelli, guardi, gli dò tanti...si, a pezzi lo rimango!!” ; propositi a fronte dei quali, l’interlocutore, nella specie DE LUCA Achille, componente di primo piano del sodalizio criminale di cui trattasi, senza scomporsi minimamente, ribatte allusivo : “eh.. infatti, quello che stiamo facendo è quello che regolarmente si deve fare prima di passare ad altre forme, quelle(...).”
Ancora, significativa dell’indole violenta e sanguinaria del SAVOIA è il contenuto delle conversazioni telefoniche, intercorse tra il SAVOIA ed un altro dei sodali di spicco del principe, BONAZZA Ugo, nelle quali, ancora una volta, il principe, senza scrupolo alcuno, prospetta il ricorso al potere intimidatorio delle minacce e della violenza, per intimorire e prevaricare persone che rappresentano per lui un problema, palesando l’intento di servirsi del sodale MIGLIARDI Rocco, soggetto con sicuri e radicati legami con ambienti della criminalità organizzata siciliana. In tale prospettiva, il SAVOIA concorda col BONAZZA l’intervento del MIGLIARDI, affinché costui dia la giusta punizione ai suoi “nemici”; il BONAZZA, da parte sua, annuisce ed assicura che provvederà a contattare quanto prima il MIGLIARDI per la bisogna: “cerchiamo, io adesso ho già visto e cercherò io adesso di di di farlo vedere a Rocco dopo di di andare a Napoli e vedere (...) la faccenda, perchè, perchè prenderanno, prenderanno la vecchia, la prendono la vecchia e faranno parlare chi è che ha, ha prestato il nome, capisce? (…) e per forza, andiamo li alla base, (...) ci penso io a fargli fare il tutto quanto.” In che cosa consista quel “tutto quanto” che il BONAZZA si impegna a far eseguire al MIGLIARDI, è chiarito nel successivo scambio di battute tra il SAVOIA ed il BONAZZA, allorquando questi riferisce al principe: “Rocco ha detto che non c'è problema (…) Ha detto, ha detto: "Chi offende il mio principe" - ha detto - "deve passare sotto le mie...le mie grinfie".
E’ indubbio che tali circostanze assumano sicuro rilievo, ai fini della ricorrenza delle esigenze cautelari di cui all’art. 274 c.p.p. lett. C).
Del pari, il ricorso ad una “scarica di mitra” è la soluzione che Vittorio Emanuele di SAVOIA prospetta per “sistemare” le autorità straniere (“quei merda dei Francesi”, le definisce il principe), che gli hanno imposto la demolizione di alcuni manufatti, realizzati nei pressi della sua residenza sull’isola di Cavallo.
(Dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari del Tribunale di Potenza - Ufficio del giudice per le indagini preliminari)
http://www.stidy.com/Varie/intercettazioni_ve_04.html
Tra i mediatori dei contatti con Monopolio, secondo gli inquirenti ci sarebbero anche Salvatore Sottile e Francesco Cosimi Proietti rispettivamente addetto alla segreteria del leader di An Gianfranco Fini ed esperto dell’ufficio. Ed è qui che si apre un capitolo a parte nelle intercettazioni. Molte di queste non hanno rilevanza penale, ma raccontano dei rapporti interni alla Rai o di vicende per altri versi clamorose, come l’esclusione delle liste di Alessandra Mussolini dalle ultime elezioni regionali nel Lazio. (m.r.)
http://www.stidy.com/Varie/intercettazioni_ve_06.html
WikiThread da tenere nei preferiti :)
LuVi
mi viene un leggerissimo sospetto, che il Savoiardo non ti stia molto simpatico :sofico:
subvertigo
10-02-2007, 17:38
Ricordiamoci che quando era in trasmissione a Porta a Porta, il sig. Bruno Vespa lo appellava "Sua Maestà" * , e il figlio "Principe".
* Non mi ricordo esattamente se "Sua Maestà" o "Sua Altezza Reale" ...
mi viene un leggerissimo sospetto, che il Savoiardo non ti stia molto simpatico :sofico:
Non mi piacciono i disonesti,e' diverso....
Messo nei preferiti, c'è praticamente tutto :D
Speriamo non sia vero il detto che ogni paese ha il "re" ( :asd: ) che si merita. :stordita:
non e' stata anche la causa della sospensione della Cesara Buonamici?
Ricordiamoci che quando era in trasmissione a Porta a Porta, il sig. Bruno Vespa lo appellava "Sua Maestà" * , e il figlio "Principe".
* Non mi ricordo esattamente se "Sua Maestà" o "Sua Altezza Reale" ...
"Sua Maestà" mai... "principe" semmai... ;)
e comunque non vedo quale sia il problema... perché non ti sembra stupido anche l'appellativo di "onorevole" ai politici che siedono in Parlamento?
subvertigo
10-02-2007, 19:13
"Sua Maestà" mai... "principe" semmai... ;)
e comunque non vedo quale sia il problema... perché non ti sembra stupido anche l'appellativo di "onorevole" ai politici che siedono in Parlamento?
No no principe il filiberto... a lui "sua maestà"...
Mi scandalizzo si...dato che i titoli nobiliari sono stati abrogati dalla costituzione del 1948.
E l'appellativo onorevole è stato eliminato da Bertinotti. Poi se i leccac*lo dei politici quali Vespa continuano a usarlo che dobbiamo fare...
No no principe il filiberto... a lui "sua maestà"...
Mi scandalizzo si...dato che i titoli nobiliari sono stati abrogati dalla costituzione del 1948.
E l'appellativo onorevole è stato eliminato da Bertinotti. Poi se i leccac*lo dei politici quali Vespa continuano a usarlo che dobbiamo fare...
io non lo ricordo... eppure allora vedevo PortaaPorta ogni giorno...
comunque "sono" entrambi principi, sia lui che il figlio... :)
anche Floris chiama "onorevole" i politici... :D
e comunque, ripeto, non vedo cosa ci sia di scandaloso... ;)
dantes76
10-02-2007, 21:18
la cosa comica e che hanno fatto a corsa per farlo ritornare in italia,
FastFreddy
10-02-2007, 21:19
la cosa comica e che hanno fatto a corsa per farlo ritornare in italia,
Anche in sede UE si son fatte pressioni sui governi italiani...
dantes76
10-02-2007, 21:22
Anche in sede UE si son fatte pressioni sui governi italiani...
lo so... l'ue, proibisce l'esilio di tutti i cittadini residenti nell'ue...bastava togliere la cittadinanza italiana..
FastFreddy
10-02-2007, 21:23
lo so... l'ue, proibisce l'esilio di tutti i cittadini residenti nell'ue...bastava togliere la cittadinanza italiana..
Avrebbero dovuto pensarci 60 anni fa...
la cosa comica e che hanno fatto a corsa per farlo ritornare in italia,
beh, era un loro diritto tornare in Italia, essendo cittadini italiani.. :)
lo so... l'ue, proibisce l'esilio di tutti i cittadini residenti nell'ue...bastava togliere la cittadinanza italiana..
perché avrebbero dovuto togliere la cittadinanza italiana agli eredi maschi? :confused:
in base a quale principio? :mbe:
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