fluke81
09-02-2007, 17:52
Parisi: "In Afghanistan fino al 2011"
La sinistra insorge: "Così fa cadere Prodi"
Dure reazioni dall'ala radicale dell'Unione: "La pace va trovata prima"
SIVIGLIA (Spagna) - Nel 2011 ci sarà una "verifica importante" della missione Isaf in Afghanistan e, per quanto riguarda l'Italia, "si può pensare per quella data a una ridefinizione della nostra presenza in termini prevalentemente di sostegno alla ricostruzione, allo sviluppo economico e sociale". A tracciare i contorni dei futuri rapporti fra Roma e Kabul è il titolare della Difesa, Arturo Parisi, che da Siviglia, dove partecipa alla riunione dei ministri Nato, spiega che "l'uscita dal Paese coincide con la capacità del nuovo Stato afgano di assumere in prima persona la responsabilità della sicurezza e della costruzione compiuta delle istituzioni".
La preoccupazione di Diliberto. Parole che hanno scatenato subito le proteste e gli avvisi della sinistra radicale. Durissima la valutazione del segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto. "Parole sorprendenti quanto inaccettabili - dice il leader comunista - Il ministro Parisi ha deciso di far cadere il governo? E' così che egli intende contribuire a convincere i contrari e i dubbiosi a votare a favore del governo sulla politica estera? Cadono davvero le braccia a pensare a quanto il governo si faccia male da solo".
Rifondazione in subbuglio. In allarme anche Rifondazione. "Non si vede come Parisi possa fissare sin da ora il termine del 2011 per la presenza italiana in Afghanistan - afferma il capogruppo al Senato, Giovanni Russo Spena - La sinistra radicale, che non chiede di fissare subito termini precisi per la exit strategy, si aspetta un atteggiamento altrettanto responsabile da parte del governo e dei partiti di maggioranza".
Parole tutto sommato pacate, dietro alle quali si nasconde in realtà un partito in subbuglio. "Queste considerazioni - dice il parlamentare della sinistra del Prc, Salvatore Cannavò - costituiscono una ragione in più per opporsi al provvedimento di proroga delle missioni e per esigere un ripensamento, ora, della missione".
Contrari anche i Verdi. Fuoco di sbarramento al percorso indicato dal ministro della Difesa anche da parte dei Verdi. "Noi pensiamo che ci sia la necessità trovare la pace prima del 2011, sarebbe grave e preoccuperebbe molto che questa dovesse arrivare dopo quella data - commenta il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli - Penso che anche il ministro Parisi debba essere impegnato affinché questo avvenga prima del 2011". A chi gli chiede se le parole del ministro della Difesa possa incrinare ancora di più il dialogo con i 'dissidenti', Bonelli risponde: "Noi, a differenza di altri con loro ci parliamo, quindi pensiamo che l'avvio di un percorso di pace in Afghanistan da inserire nel decreto, possa portare ad un percorso di dialogo e convinzione".
Le convinzioni di Parisi. Difficilmente Parisi potrà però cambiare l'impostazione data alla questione. Il ministro ha spiegato infatti di aver avuto oggi a margine della riunione, un colloquio con il suo collega di Kabul, Abdul Rahim Wardak. "Un incontro - ha riferito - che ha rafforzato la mia fiducia sul fatto che la strategia quinquennale, concordata nel 2006 a Londra, possa vedere il 2011 come una scadenza reale per la verifica del conseguimento degli obiettivi della missione dell'Isaf". "Allo stesso tempo - ha aggiunto il ministro della Difesa - mi ha convinto del fatto che l'unica exit strategy percorribile per l'Alleanza Atlantica è quella che viene definita 'ownership', cioè la piena assunzione delle responsabilità statuali da parte delle autorità afgane per quello che riguarda la sicurezza e le istituzioni".
"2001 punto conclusivo". La missione afgana, ha ricordato Parisi, "è definita da un obiettivo e quindi traducibile in un preciso percorso, in una strategia a sua volta definita da scadenze e parametri". Da questo punto di vista l'Afghanistan Compact, il "patto" tra l'Afghanistan e la comunità internazionale - compresa la Nato - concordato a Londra "si propone come un percorso concreto, non un semplice orizzonte, e questo ci fa considerare quella del 2011 come una scadenza che ci consente di valutare il cammino fatto e che può essere assunta come un punto di riferimento conclusivo".
Evoluzione da verificare. "Come sempre - aggiunge il ministro - si tratta di conclusioni sottoposte a verifiche, allo svolgimento di condizioni". Una di esse, indispensabile, è appunto "la capacità del nuovo stato afgano di assumere in prima persona la responsabilità della sicurezza e della costruzione compiuta delle istituzioni". Secondo Parisi, dunque, "nel 2011 si può pensare ad una ridefinizione della nostra presenza in termini prevalentemente di sostegno alla ricostruzione, allo sviluppo economico e sociale. Sarà un punto di verifica importante. Riteniamo che la strategia concordata a Londra sia realistica: il che non significa che si conclude l'impegno della comunità internazionale in Afghanistan, ma che a partire dalla verifica di questa scadenza ne vengono ridefinite significativamente le modalità".
(9 febbraio 2007)
http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/esteri/afghanistan-13/parisi-exit-strategy/parisi-exit-strategy.html
La sinistra insorge: "Così fa cadere Prodi"
Dure reazioni dall'ala radicale dell'Unione: "La pace va trovata prima"
SIVIGLIA (Spagna) - Nel 2011 ci sarà una "verifica importante" della missione Isaf in Afghanistan e, per quanto riguarda l'Italia, "si può pensare per quella data a una ridefinizione della nostra presenza in termini prevalentemente di sostegno alla ricostruzione, allo sviluppo economico e sociale". A tracciare i contorni dei futuri rapporti fra Roma e Kabul è il titolare della Difesa, Arturo Parisi, che da Siviglia, dove partecipa alla riunione dei ministri Nato, spiega che "l'uscita dal Paese coincide con la capacità del nuovo Stato afgano di assumere in prima persona la responsabilità della sicurezza e della costruzione compiuta delle istituzioni".
La preoccupazione di Diliberto. Parole che hanno scatenato subito le proteste e gli avvisi della sinistra radicale. Durissima la valutazione del segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto. "Parole sorprendenti quanto inaccettabili - dice il leader comunista - Il ministro Parisi ha deciso di far cadere il governo? E' così che egli intende contribuire a convincere i contrari e i dubbiosi a votare a favore del governo sulla politica estera? Cadono davvero le braccia a pensare a quanto il governo si faccia male da solo".
Rifondazione in subbuglio. In allarme anche Rifondazione. "Non si vede come Parisi possa fissare sin da ora il termine del 2011 per la presenza italiana in Afghanistan - afferma il capogruppo al Senato, Giovanni Russo Spena - La sinistra radicale, che non chiede di fissare subito termini precisi per la exit strategy, si aspetta un atteggiamento altrettanto responsabile da parte del governo e dei partiti di maggioranza".
Parole tutto sommato pacate, dietro alle quali si nasconde in realtà un partito in subbuglio. "Queste considerazioni - dice il parlamentare della sinistra del Prc, Salvatore Cannavò - costituiscono una ragione in più per opporsi al provvedimento di proroga delle missioni e per esigere un ripensamento, ora, della missione".
Contrari anche i Verdi. Fuoco di sbarramento al percorso indicato dal ministro della Difesa anche da parte dei Verdi. "Noi pensiamo che ci sia la necessità trovare la pace prima del 2011, sarebbe grave e preoccuperebbe molto che questa dovesse arrivare dopo quella data - commenta il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli - Penso che anche il ministro Parisi debba essere impegnato affinché questo avvenga prima del 2011". A chi gli chiede se le parole del ministro della Difesa possa incrinare ancora di più il dialogo con i 'dissidenti', Bonelli risponde: "Noi, a differenza di altri con loro ci parliamo, quindi pensiamo che l'avvio di un percorso di pace in Afghanistan da inserire nel decreto, possa portare ad un percorso di dialogo e convinzione".
Le convinzioni di Parisi. Difficilmente Parisi potrà però cambiare l'impostazione data alla questione. Il ministro ha spiegato infatti di aver avuto oggi a margine della riunione, un colloquio con il suo collega di Kabul, Abdul Rahim Wardak. "Un incontro - ha riferito - che ha rafforzato la mia fiducia sul fatto che la strategia quinquennale, concordata nel 2006 a Londra, possa vedere il 2011 come una scadenza reale per la verifica del conseguimento degli obiettivi della missione dell'Isaf". "Allo stesso tempo - ha aggiunto il ministro della Difesa - mi ha convinto del fatto che l'unica exit strategy percorribile per l'Alleanza Atlantica è quella che viene definita 'ownership', cioè la piena assunzione delle responsabilità statuali da parte delle autorità afgane per quello che riguarda la sicurezza e le istituzioni".
"2001 punto conclusivo". La missione afgana, ha ricordato Parisi, "è definita da un obiettivo e quindi traducibile in un preciso percorso, in una strategia a sua volta definita da scadenze e parametri". Da questo punto di vista l'Afghanistan Compact, il "patto" tra l'Afghanistan e la comunità internazionale - compresa la Nato - concordato a Londra "si propone come un percorso concreto, non un semplice orizzonte, e questo ci fa considerare quella del 2011 come una scadenza che ci consente di valutare il cammino fatto e che può essere assunta come un punto di riferimento conclusivo".
Evoluzione da verificare. "Come sempre - aggiunge il ministro - si tratta di conclusioni sottoposte a verifiche, allo svolgimento di condizioni". Una di esse, indispensabile, è appunto "la capacità del nuovo stato afgano di assumere in prima persona la responsabilità della sicurezza e della costruzione compiuta delle istituzioni". Secondo Parisi, dunque, "nel 2011 si può pensare ad una ridefinizione della nostra presenza in termini prevalentemente di sostegno alla ricostruzione, allo sviluppo economico e sociale. Sarà un punto di verifica importante. Riteniamo che la strategia concordata a Londra sia realistica: il che non significa che si conclude l'impegno della comunità internazionale in Afghanistan, ma che a partire dalla verifica di questa scadenza ne vengono ridefinite significativamente le modalità".
(9 febbraio 2007)
http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/esteri/afghanistan-13/parisi-exit-strategy/parisi-exit-strategy.html