svarionman
07-02-2007, 12:09
Putin avverte Bush: "Non attaccarmi"
La diplomazia russa propone a Washington un "patto di non aggressione" militare
ANNA ZAFESOVA
Qualche giorno fa era stato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov a fare, di ritorno da Washington dopo una trattativa inconcludente sul Kosovo, la diagnosi: «Le posizioni della Russia e degli Stati Uniti non sono mai state così lontane». Espressione lontana dal cauto linguaggio diplomatico, e probabilmente Mosca considera la rottura ormai inguaribile, perché ieri il ministero degli Esteri russo ha proposto agli Usa di firmare addirittura un «patto di non aggressione». L’idea è stata annunciata da Alexandr Kramarenko, capo del dipartimento di «pianificazione della politica estera», che ritiene necessario imporre a Washington «accordi vincolanti per garantire che i rispettivi potenziali militari non siano indirizzati gli uni contro gli altri».
In altre parole, un patto di non aggressione appunto, che di solito si stringe tra due Paesi che hanno seri motivi di ritenere che si va alla guerra, come aveva fatto l’Urss di Stalin con la Germania di Hitler nel 1939. La richiesta è dettata - spiegano i diplomatici russi - dai progetti americani di sistema antimissile globale. Ma nemmeno all’epoca sovietica, quando il mondo viveva nell’incubo di un’apocalisse atomica prodotta dallo scontro tra Urss e Usa, il Cremlino e la Casa Bianca avevano ritenuto necessario chiedere garanzie reciproche così pesanti. E certo non sembrava possibile dopo che i presidenti dei due Paesi avevano ridotto gli arsenali, si erano dati pacche sulle spalle ed erano perfino diventati «alleati» dopo l’11 settembre.
Ma ora l’orologio del Cremlino sembra girare a ritroso. Il pretesto è il piano di Bush di costruire uno scudo che dovrebbe proteggere gli Usa, nell’ambito del quale Washington ha proposto alla Repubblica Ceca di ospitare una stazione radar, e alla Polonia postazioni missilistiche. Per Vladimir Popovkin, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica russa, si tratta di «una minaccia evidente» alla sicurezza della Russia. Lo stesso Vladimir Putin qualche giorno fa ha promesso «risposte asimmetriche ma estremamente efficaci» al progetto americano.
Nonostante la dottrina di Bush insista che lo scudo serve contro eventuali attacchi missilistici dell’«asse del male», i militari e i politici di Mosca ritengono che il vero bersaglio rimanga, come 30 anni fa, la Russia. Per il capo dello Stato Maggiore Jurij Baluevskij le minacce principali alla Russia restano «l’ambizione degli Usa al dominio mondiale, il tentativo americano di insediarsi in zone di nostra tradizionale presenza e l’allargamento della Nato». E a Mosca continuano a girare voci sulla preparazione di una nuova «dottrina difensiva» che resusciterà gli Usa come nemico numero uno, e punterà a una «guerra su larga scala», in altre parole mondiale, in altre parole contro gli Usa.
Per Alexandr Golz, esperto militare moscovita, si tratta solo di un «ricatto dei generali» al Cremlino. Ma se è così, i politici sembrano incoraggiarlo. I tempi quando Putin accarezzava l’idea di aderire alla Nato sembrano non essere mai esistiti, e lo zar del Cremlino avverte minacciosamente la Finlandia che la sua entrata nell’Alleanza Atlantica «non sarà un gesto amichevole». Ora arriva il «patto di non aggressione», con il quale i russi finiscono in compagnia della Corea del Nord, unico altro Paese ad aver fatto una proposta simile agli Usa, ponendo l’impegno a non attaccarla come condizione per rinunciare alla propria bomba atomica.
La Stampa
....."patti chiari, amicizia lunga" o avvisaglie di una nuova guerra fredda?
La diplomazia russa propone a Washington un "patto di non aggressione" militare
ANNA ZAFESOVA
Qualche giorno fa era stato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov a fare, di ritorno da Washington dopo una trattativa inconcludente sul Kosovo, la diagnosi: «Le posizioni della Russia e degli Stati Uniti non sono mai state così lontane». Espressione lontana dal cauto linguaggio diplomatico, e probabilmente Mosca considera la rottura ormai inguaribile, perché ieri il ministero degli Esteri russo ha proposto agli Usa di firmare addirittura un «patto di non aggressione». L’idea è stata annunciata da Alexandr Kramarenko, capo del dipartimento di «pianificazione della politica estera», che ritiene necessario imporre a Washington «accordi vincolanti per garantire che i rispettivi potenziali militari non siano indirizzati gli uni contro gli altri».
In altre parole, un patto di non aggressione appunto, che di solito si stringe tra due Paesi che hanno seri motivi di ritenere che si va alla guerra, come aveva fatto l’Urss di Stalin con la Germania di Hitler nel 1939. La richiesta è dettata - spiegano i diplomatici russi - dai progetti americani di sistema antimissile globale. Ma nemmeno all’epoca sovietica, quando il mondo viveva nell’incubo di un’apocalisse atomica prodotta dallo scontro tra Urss e Usa, il Cremlino e la Casa Bianca avevano ritenuto necessario chiedere garanzie reciproche così pesanti. E certo non sembrava possibile dopo che i presidenti dei due Paesi avevano ridotto gli arsenali, si erano dati pacche sulle spalle ed erano perfino diventati «alleati» dopo l’11 settembre.
Ma ora l’orologio del Cremlino sembra girare a ritroso. Il pretesto è il piano di Bush di costruire uno scudo che dovrebbe proteggere gli Usa, nell’ambito del quale Washington ha proposto alla Repubblica Ceca di ospitare una stazione radar, e alla Polonia postazioni missilistiche. Per Vladimir Popovkin, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica russa, si tratta di «una minaccia evidente» alla sicurezza della Russia. Lo stesso Vladimir Putin qualche giorno fa ha promesso «risposte asimmetriche ma estremamente efficaci» al progetto americano.
Nonostante la dottrina di Bush insista che lo scudo serve contro eventuali attacchi missilistici dell’«asse del male», i militari e i politici di Mosca ritengono che il vero bersaglio rimanga, come 30 anni fa, la Russia. Per il capo dello Stato Maggiore Jurij Baluevskij le minacce principali alla Russia restano «l’ambizione degli Usa al dominio mondiale, il tentativo americano di insediarsi in zone di nostra tradizionale presenza e l’allargamento della Nato». E a Mosca continuano a girare voci sulla preparazione di una nuova «dottrina difensiva» che resusciterà gli Usa come nemico numero uno, e punterà a una «guerra su larga scala», in altre parole mondiale, in altre parole contro gli Usa.
Per Alexandr Golz, esperto militare moscovita, si tratta solo di un «ricatto dei generali» al Cremlino. Ma se è così, i politici sembrano incoraggiarlo. I tempi quando Putin accarezzava l’idea di aderire alla Nato sembrano non essere mai esistiti, e lo zar del Cremlino avverte minacciosamente la Finlandia che la sua entrata nell’Alleanza Atlantica «non sarà un gesto amichevole». Ora arriva il «patto di non aggressione», con il quale i russi finiscono in compagnia della Corea del Nord, unico altro Paese ad aver fatto una proposta simile agli Usa, ponendo l’impegno a non attaccarla come condizione per rinunciare alla propria bomba atomica.
La Stampa
....."patti chiari, amicizia lunga" o avvisaglie di una nuova guerra fredda?