Vas.ko!
30-01-2007, 07:48
Riporto un intervento apparso qualche tempo fa su un giornale. Lo scrittore è un giornalista/informatico. Secondo me offre spunti interessanti.
WINDOWS VISTA, QUALCHE CONSIDERAZIONE FUORI DAL CORO
DAVIDE GAI
Windows Vista è arrivato, e come tutti i prodotti epocali di Microsoft sta scate*nando un acceso dibattito sulle sue ca*ratteristiche, il suo prezzo e sulla politica com*merciale della casa americana. In realtà la di*scussione sembra essersi focalizzata sugli aspet*ti superficiali delle sue caratteristiche, quelle mor*fologiche, piuttosto che sul suo impatto nei con*fronti della produttività davanti al computer, in*dipendentemente dagli scopi per cui lo si usi.
Vista è nato per abbattere delle barriere: quella tra l’uso domestico del PC, e l’impiego lavorati*vo; quella che separa l’informatica fissa da quel*la mobile, oppure il solco che divide il nostro di*sco rigido da Internet. L’idea di base è che tutte le informazioni debbano essere accessibili in mo*do semplice ed intuitivo, servendosi del disposi*tivo tecnologico più conveniente rispetto alla particolare situazione in cui ci si trovi. Il che si*gnifica che la posta elettronica possa essere let*ta da un estremo all’altro dell’evoluzione della specie, dal telefono cellulare al proiettore dell’* home theater.
Spesso l’opzione migliore è quella di non avere proprio nulla: per questo motivo si può accede*re alle informazioni di Exchange 2007 (il soft*ware che sta dietro ad Outlook) da una cabina telefonica pubblica (ammesso che ce ne siano ancora) usando la nostra voce come «dispositi*vo di input» per usare un termine caro agli in*formatici. È quindi possibile farsi leggere gli ap*puntamenti, e dare disposizioni per cancellarne uno: Exchange (che potrebbe benissimo chia*marsi HAL, per quelli che hanno visto il film 2001 odissea nello spazio) provvederà ad invia*re un messaggio di posta elettronica in questo senso.
Questi sono i veri cambiamenti che ci attendo*no, di conseguenza dovremmo veramente smet*terla di psicanalizzare la forma delle icone che appaiono sul monitor, viste nel contesto di una pseudo lezione di anatomia comparata tra PC e Macintosh. L’informatica non è una questione di forme, ma piuttosto di flussi informativi, e del modo con cui questi si possano fondere armo*niosamente (dal punto di vista logico, non certo estetico!) con quelle del nostro cervello.
In questa accezione Windows Vista potrà essere considerato bello nella misura in cui riuscirà a capirci, e non certo perché si è rifatto il trucco. È l’unico sistema operativo per PC la cui versione per server possa essere utile anche se non dispo*niamo di un computer, ma di un semplice tele*fono. Si tratta dell’equivalente mentale del più raffinato minimalismo. In questa visione l’uten*te potrà servirsi di tutte le componenti tecnolo*giche a lui più congeniali, associandole senza li*mitazione: sarà infatti possibile utilizzare le ca*ratteristiche di riconoscimento della scrittura dei Tablet PC unitamente alle funzioni Media Cen*ter, all’interno di un dispositivo che può essere fisso o portatile, o addirittura tascabile. In que*sto contesto i dati possono essere memorizzati lo*calmente, sulla rete oppure on line, ed essere con*sultati tramite il telefono cellulare.
È ovvio come questa rivoluzione non possa essere in*dolore, ed è proprio l’hardware che ne esce un poco penalizzato: affinché tutto funzioni nel mi*gliore dei modi, è necessario disporre di un PC dal processore robusto e dalla memoria abbon*dante. Non è un problema insormontabile: il lo*ro costo è ormai diventato paragonabile a quel*lo di uno smartphone, o di un forno a microon*de, di un elettrodomestico di cucina: il personal computer non è altro che un frullatore di infor*mazioni, e Vista si occupa di come queste si amal*gamino, oltre che del loro aspetto. Per giudicare il nuovo sistema operativo, quindi, bisogna scrol*larsi di dosso la visione morfologica dell’infor*matica, per passare ad un’accezione funzionale della stessa. Dopotutto non si tratta di un eser*cizio nuovo. Le scienze mediche hanno dovuto svolgere la stessa operazione, quando sono pas*sate dall’anatomia patologica classica alle bio*tecnologie: ma ne è sicuramente valsa la pena.
WINDOWS VISTA, QUALCHE CONSIDERAZIONE FUORI DAL CORO
DAVIDE GAI
Windows Vista è arrivato, e come tutti i prodotti epocali di Microsoft sta scate*nando un acceso dibattito sulle sue ca*ratteristiche, il suo prezzo e sulla politica com*merciale della casa americana. In realtà la di*scussione sembra essersi focalizzata sugli aspet*ti superficiali delle sue caratteristiche, quelle mor*fologiche, piuttosto che sul suo impatto nei con*fronti della produttività davanti al computer, in*dipendentemente dagli scopi per cui lo si usi.
Vista è nato per abbattere delle barriere: quella tra l’uso domestico del PC, e l’impiego lavorati*vo; quella che separa l’informatica fissa da quel*la mobile, oppure il solco che divide il nostro di*sco rigido da Internet. L’idea di base è che tutte le informazioni debbano essere accessibili in mo*do semplice ed intuitivo, servendosi del disposi*tivo tecnologico più conveniente rispetto alla particolare situazione in cui ci si trovi. Il che si*gnifica che la posta elettronica possa essere let*ta da un estremo all’altro dell’evoluzione della specie, dal telefono cellulare al proiettore dell’* home theater.
Spesso l’opzione migliore è quella di non avere proprio nulla: per questo motivo si può accede*re alle informazioni di Exchange 2007 (il soft*ware che sta dietro ad Outlook) da una cabina telefonica pubblica (ammesso che ce ne siano ancora) usando la nostra voce come «dispositi*vo di input» per usare un termine caro agli in*formatici. È quindi possibile farsi leggere gli ap*puntamenti, e dare disposizioni per cancellarne uno: Exchange (che potrebbe benissimo chia*marsi HAL, per quelli che hanno visto il film 2001 odissea nello spazio) provvederà ad invia*re un messaggio di posta elettronica in questo senso.
Questi sono i veri cambiamenti che ci attendo*no, di conseguenza dovremmo veramente smet*terla di psicanalizzare la forma delle icone che appaiono sul monitor, viste nel contesto di una pseudo lezione di anatomia comparata tra PC e Macintosh. L’informatica non è una questione di forme, ma piuttosto di flussi informativi, e del modo con cui questi si possano fondere armo*niosamente (dal punto di vista logico, non certo estetico!) con quelle del nostro cervello.
In questa accezione Windows Vista potrà essere considerato bello nella misura in cui riuscirà a capirci, e non certo perché si è rifatto il trucco. È l’unico sistema operativo per PC la cui versione per server possa essere utile anche se non dispo*niamo di un computer, ma di un semplice tele*fono. Si tratta dell’equivalente mentale del più raffinato minimalismo. In questa visione l’uten*te potrà servirsi di tutte le componenti tecnolo*giche a lui più congeniali, associandole senza li*mitazione: sarà infatti possibile utilizzare le ca*ratteristiche di riconoscimento della scrittura dei Tablet PC unitamente alle funzioni Media Cen*ter, all’interno di un dispositivo che può essere fisso o portatile, o addirittura tascabile. In que*sto contesto i dati possono essere memorizzati lo*calmente, sulla rete oppure on line, ed essere con*sultati tramite il telefono cellulare.
È ovvio come questa rivoluzione non possa essere in*dolore, ed è proprio l’hardware che ne esce un poco penalizzato: affinché tutto funzioni nel mi*gliore dei modi, è necessario disporre di un PC dal processore robusto e dalla memoria abbon*dante. Non è un problema insormontabile: il lo*ro costo è ormai diventato paragonabile a quel*lo di uno smartphone, o di un forno a microon*de, di un elettrodomestico di cucina: il personal computer non è altro che un frullatore di infor*mazioni, e Vista si occupa di come queste si amal*gamino, oltre che del loro aspetto. Per giudicare il nuovo sistema operativo, quindi, bisogna scrol*larsi di dosso la visione morfologica dell’infor*matica, per passare ad un’accezione funzionale della stessa. Dopotutto non si tratta di un eser*cizio nuovo. Le scienze mediche hanno dovuto svolgere la stessa operazione, quando sono pas*sate dall’anatomia patologica classica alle bio*tecnologie: ma ne è sicuramente valsa la pena.