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View Full Version : Partito democratico.. è proprio necessario?


sander4
21-01-2007, 21:15
Dopo essersi presentati nella lista Uniti nell’Ulivo in diverse occasioni (elezioni europee del 2004, regionali del 2005 – anche se non in tutte le regioni – e politiche del 2006, ma solo alla Camera dei deputati), Quercia e Margherita sembrano ormai avviate verso la costruzione del Partito democratico. Ma le differenze tra le due anime restano molte, specie sui temi della laicità. Riusciranno a trovare una sintesi? Ma soprattutto: dov’è l’utilità di trasferire all’interno di un partito le differenze e le tensioni che già esistono – e di certo non diminuiranno – all’interno dell’Unione?

Archiviato con un bel No a tutto tondo il referendum sulla riforma costituzionale, si torna a discutere del Partito democratico (Pd). In realtà ad oggi nessuno sa che cosa sarà e, proprio per dare forma a questa «cosa», è stata istituita una «cabina di regia» che dovrà definirne contenuti, strategie, statuto, simbolo. Al momento si conosce però l’intenzione generale che anima questo progetto: concludere quel convulso processo parallelo che ha portato il Pci ad evolversi in Pds prima e Ds dopo, e la Dc a sfilacciarsi in diverse formazioni politiche, la più rilevante delle quali è stato il Partito popolare poi confluito nella Margherita. In generale, quindi, il Pd sarebbe la formula politica che, unificando Quercia e Margherita, dovrebbe offrire una «casa» grande e moderna agli elettori di centrosinistra.

Per quanto grande, però, si sa sin d’ora che questo nuovo palazzo della politica non accoglierà i partiti neocomunisti (Rifondazione e Comunisti italiani) né altre formazioni minori come l’Udeur di Mastella o l’Italia dei valori di Di Pietro; se ne tengono ben alla larga i Verdi; lo criticano sin d’ora i radicalsocialisti della Rosa nel pugno: più o meno un terzo del Centrosinistra non entrerà nella nuova «casa».

D’altra parte, la fiduciosa ipotesi che sostiene il progetto del Partito democratico è che l’unificazione delle maggiori forze del centrosinistra possa avere una capacità d’attrazione di un elettorato genericamente progressista ma fluttuante, incostante, insofferente nei confronti di apparati di partito troppo stretti e rigidi.

Da qui, probabilmente, anche la scelta di un nome – Partito democratico – che evoca molto ma dice decisamente poco. In un sistema democratico è ovvio che un partito debba essere democratico: qualificandosi come tale esprime una ridondante ovvietà. Se si insiste su questo nome è perché si vuole richiamare un particolare modello politico. E il partito democratico per eccellenza è quello americano: per intenderci, quello di Thomas Jefferson e di Franklin Delano Roosevelt, di John Kennedy e di Bill Clinton. Un nome non è mai casuale: Forza Italia si chiama così perché esprime un’idea populistico sportiva della politica; chiamarsi Lega Nord significa rivendicare uno specifico etnico geografico, per quanto improbabile e mitologico possa essere.

L’area d’opinione che il Pd intende coprire, in molti paesi dell’Europa si raccoglie nei partiti liberali o laburisti: nel primo caso a sottolineare la rilevanza della libertà individuale e del mercato; nel secondo a richiamare la centralità politica del «lavoro». Eppure la scelta fatta in Italia è un’altra: Partito democratico, come negli Usa. Evidentemente quel modello attira e convince. È doveroso, allora, precisare qualche tratto specifico del Democratic party degli States: in primo luogo il carattere non ideologico e la capacità di rappresentare interessi e soggetti diversi se non addirittura antagonisti.

Il cemento del partito era e resta la capacità di fare sintesi degli interessi particolari dei vari gruppi: grandi compagnie d’affari e ceto medio, sindacato e corporazioni industriali, le donne e i giovani, i sindacalisti e gli imprenditori, gli omosessuali e le associazioni pro life, i pacifisti e gli alti gradi militari. Ovvio che, in questa prospettiva tipicamente americana, il partito – anche e forse soprattutto quello democratico – abbia un profilo incerto che si precisa solo con l’elezione alla Casa Bianca del suo leader. A quel punto, però, esso cessa le sue funzioni vitali: si mantiene come apparato in vista delle elezioni successive ma non ha alcuna seria capacità di condizionamento del presidente. Negli Usa, più o meno, funziona, ma oltreoceano l’intero sistema si fonda su un bipartitismo perfetto e «chiuso» ad altri soggetti nonché su un’ampia delega al presidente eletto. Il suo avversario sconfitto, quasi sempre esce di scena; il ricambio generazionale della classe politica, inoltre, è assai rapido. Rispetto all’Italia è un altro mondo, non necessariamente migliore, ma molto diverso e distante.

Con ogni evidenza siamo molto lontano anche dal modello europeo, che nonostante tutto è ancora segnato da sistemi multipartitici e ideologicamente ben orientati: liberali, comunisti, socialisti, socialdemocratici, popolari, democratici cristiani. Se non c’è un’ideologia a sostenere i partiti del vecchio continente c’è un tema specifico (l’ambiente per i Verdi, la laicità per la Rosa nel pugno, l’opposizione alle immigrazioni per il Fronte nazionale in Francia) o un radicamento territoriale utilizzato come fondamento identitario (Lega Nord o, con una ben più solida concezione dello Stato e dell’unità nazionale, l’Union valdotaine o la Sudtiroler volkspartei).

Al contrario il partito «democratico» è leggero, flessibile, postideologico: in questo molto distante dalla storia politica e civile del nostro paese, al punto da chiedersi se non sia un soggetto alieno, al fondo estraneo al sistema politico generato dalla Costituzione repubblicana.

I sostenitori del Pd replicano che il partito avrà una forma «italiana» e, chiudendo la fase aspra dello scontro ideologico, legherà le due grandi anime culturali del sistema politico: quella cattolico democratica e quella di ispirazione variamente socialista. Anche se chiunque dei promoter del Pd lo negherà, per quanto aggiornati e rivisti gli echi del famoso compromesso storico sono evidenti.

Suggestioni berlingueriane a parte, resta il fatto che il Pd dovrà costantemente mediare tra la sua anima «cattolica» e quella «laica»: dalla bioetica ai Pacs, dalle politiche per la famiglia a quelle per la scuola, ci sarà sempre – all’interno dello stesso partito e quindi del soggetto che dovrebbe rappresentare uno specifico «pacchetto» di interessi e valori politici e culturali – un dualismo che imporrà continue mediazioni. Su temi eticamente rilevanti e sensibili, le fibrillazioni che già oggi riscontriamo nella coalizione si trasferiranno all’interno dello stesso partito. E la «mediazione» raggiunta nel Pd dovrà essere ulteriormente «mediata» nel rapporto con le varie Udeur e Udc. Alla fine di questa catena di mediazioni – chiedo – che cosa resta?

Il Pd potrà forse essere un’unica casa, ma sarà molto agitata; un solo palazzo, molto rumoroso; un solo edificio, con molte voci. È di questo che abbiamo bisogno? Sarà davvero un passo in avanti?

Sì, rispondono i «democraticisti», perché il nuovo partito rafforzerà Prodi che finalmente avrà un «suo» partito; grazie al Pd egli avrà più potere e non dovrà sottostare alle intemperanze tra le varie querce e margherite. Sarà, ma non ci credo.

In questo Pd ci vedo troppi Rutelli e troppi Fassini; troppe segreterie di partito e troppo poca società civile, troppa Conferenza episcopale e troppo poco cattolicesimo «reale», troppe suggestioni confessionalistiche e troppo poca laicità.

Pare che il Buddha dicesse che non c’è nulla di costante, salvo il cambiamento. Aveva ragione, ovviamente, ma una strada non è preferibile solo perché è nuova. Prima di imboccarla dovremmo almeno capire dove ci porta: soprattutto dobbiamo decidere se è davvero lì che vogliamo andare.

Paolo Naso
http://www.confronti.net/EDITORIALI/partito-democratico-ma-e-proprio-necessario


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Siete favorevoli al partito democratico?
Cosa pensate delle modalità con cui lo stanno costruendo?
Pensate che possa giovare al centrosinistra?

Personalmente sono d'accordo con l'autore dell'articolo, l'Ulivo aveva avuto successo perchè aveva considerato molto l'input proveniente dalla società civile, dal basso, mentre questo PD lo stanno facendo partendo dall'alto, unificando due apparati e segreterie di partito, e poi forse redistribuendo le poltrone.Non mi entusiasma molto.

E non penso nemmeno che i dissidi tra moderati margheritini e diessini possano sparire in una formazione unitaria, anzi, forse solo aumentare, immagino già le cento correnti di questo PD a dover mediare ogni giorno su tutti i temi.

Il punto è... sono i nostri politici incapaci a trovare sintesi in modo veloce ed efficace tra laici e cattolici.. oppure è semplicemente la struttura del nostro sistema politico?

Secondo me servirebbe molto di più (oltre ad un partito liberale di destra) un partito socialista, laico, di sinistra ma NON comunista, moderato ma NON riformista e inciucione come più volte ha dimostrato di essere una parte dei ds (massimino?), e anche legalitario invece di questo PD fatto dalle segreterie di partito.

dantes76
21-01-2007, 21:17
io credo che per fare un partito unitario, bisogna avere un certo tipo di mentalita', anche di rinuncia..
Io non la vedo

~ZeRO sTrEsS~
21-01-2007, 21:23
io credo che per fare un partito unitario, bisogna avere un certo tipo di mentalita', anche di rinuncia..
Io non la vedo

io la vedo una baggianata, in questo modo le minoranze non vengono rispettate...

dantes76
21-01-2007, 21:24
io la vedo una baggianata, in questo modo le minoranze non vengono rispettate...

Propio questo intendo :D

Fare un partito unitario, significa annullare ogni tipo "IO", naturalmente si potra' dire il contrario, ma un partito unitario e' questo :)

fsdfdsddijsdfsdfo
21-01-2007, 21:25
il partito democratico è il modo migliore per zittire le idee nuove.

Cosi la classe politica invecchierà ancora di più e ancora di piu si perderà la responsabilità verso gli elettori.


"Tanto o voti noi o voti loro... quindi..."

sander4
21-01-2007, 21:28
http://www.corriere.it/Media/Foto/2007/01_Gennaio/19/19GIAN.jpg

:asd:

dantes76
21-01-2007, 21:30
http://www.corriere.it/Media/Foto/2007/01_Gennaio/19/19GIAN.jpg

:asd:

:sofico:

Kharonte85
21-01-2007, 21:58
http://www.corriere.it/Media/Foto/2007/01_Gennaio/19/19GIAN.jpg

:asd:
:D

Fil9998
21-01-2007, 22:03
il partito democratico è il modo migliore per zittire le idee nuove.

Cosi la classe politica invecchierà ancora di più e ancora di piu si perderà la responsabilità verso gli elettori.


"Tanto o voti noi o voti loro... quindi..."
*


baste vedere come s'è ridotta la politica nei paesi che adottano il bipolarismo:

meglio cacca di cavallo o cacca d'asino ???


a 'sto punto rimpiango gli anni 80 con tutta la miriade di partitelli....




imho sbarramento al 2% e elezione "a candidato" e non "a lista" in cui poi i giochi di partito far sparire gli eletti meno inciuciati.

Galana
21-01-2007, 23:20
Credo che sarebbe utile solo a loro... per rimanere più tempo sulla poltrona.

gigio2005
21-01-2007, 23:23
l'unica cosa che dovrebbe fare la politica e' ABOLIRE stipendi e indennita' per i politici.punto.

gourmet
21-01-2007, 23:53
Non lo voterei mai.

Lorekon
22-01-2007, 11:47
qualunque cosa succeda, non voterò MAI (MMMAAAAAIIIII) un partico con dentro Ciccio Rutelli, Mastella, Marini, etc...

piuttosto voto Caruso, piuttosto voto la Bonino, piuttosto diserto l'urna.

Onisem
22-01-2007, 11:53
*


baste vedere come s'è ridotta la politica nei paesi che adottano il bipolarismo:

meglio cacca di cavallo o cacca d'asino ???


a 'sto punto rimpiango gli anni 80 con tutta la miriade di partitelli....




imho sbarramento al 2% e elezione "a candidato" e non "a lista" in cui poi i giochi di partito far sparire gli eletti meno inciuciati.

Che!? Ma minimo al 4% lo sbarramento! Così magari ci risparmieremmo i vari Mastella che con un pugno di voti di scambio influenzano pesantemente l'intera vita politica della nazione. D'accordo invece sulla possibilità di ritornare ad esprimere preferenze, la legge elettorale attuale è semplicemente allucinante.

zerothehero
22-01-2007, 11:54
Propio questo intendo :D

Fare un partito unitario, significa annullare ogni tipo "IO", naturalmente si potra' dire il contrario, ma un partito unitario e' questo :)

Non è detto..ci sono le correnti.
Il problema è un altro..si vuole un partito socialista o un partito che sintetizzi la storia riformatrice dei post-comunisti e dei post-democristiani?
E' davvero possibile sintetizzare questi due partiti (margherita e Ds), senza perdere pezzi importanti del partito (la corrente di Mussi tanto per dirne una) come Caldarola, Rossi, Mussi e Salvi? :confused:

zerothehero
22-01-2007, 11:57
l'unica cosa che dovrebbe fare la politica e' ABOLIRE stipendi e indennita' per i politici.punto.

Proposta reazionaria...così farebbero politica solo coloro che sono ricchi o ne hanno i mezzi.

Tefnut
22-01-2007, 11:57
qualunque cosa succeda, non voterò MAI (MMMAAAAAIIIII) un partico con dentro Ciccio Rutelli, Mastella, Marini, etc...

piuttosto voto Caruso, piuttosto voto la Bonino, piuttosto diserto l'urna.
:asd:

magari facesseroil partito democratico.. poi fin che ci sono buttan dentro forza italia e che ne so.. casini..

a quel punto so per chi non votare sicuramente..