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View Full Version : Europa: l'antiamericanismo come alibi


Swisström
18-01-2007, 16:23
Il ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema, che aveva manifestato la propria forte «contrarietà» al raid americano in Somalia contro le Corti islamiche e i terroristi di Al Qaaeda che ne fanno parte, ha ora modificato il proprio atteggiamento. Si è trattato di un «dissenso circoscritto» perchè «si è capito che le azioni militari americane erano un episodio». «Ciò è stato chiarito - ha aggiunto D'Alema - dal Dipartimento di Stato anche in rapporti diretti con noi: non il preludio di un intervento armato in Somalia». La piccola «svolta» italiana tende palesemente a correggere la sensazione che le critiche all'intervento avessero a fondamento un sentimento ostile e radicato antiamericano, ma non fugano quella che non solo l'Italia, ma l'intera Europa, non abbiano ancora metabolizzato l'attacco terrorista alle due Torri di New York e al Pentagolo dell'11 settembre 2001 e quelli successivi al terno di Madrid, al Metro di Londra, per non parlare di quelli in Indocina, in Egitto e in altre parti del mondo.
In quelle circostanze, l'Europa aveva detto «siamo tutti americani», e poi «tutti spagnoli», «tutti inglesi» per manifestare, attraverso la retorica identificazione con le vittime, la propria solidarietà con i Paesi occidentali colpiti, e partecipando poi emotivamente anche alla condanna per le stragi in Indonesia, in Egitto e ovunque si erano verificate. Ma non pare che essa, a distanza di sei anni dall'attacco all'America, abbia ancora compreso appieno che non di episodi isolati e isolabili si è trattato, bensì di una guerra - per quanto anomala e asimmetrica rispetto alle guerre tradizionali - dichiarata dal terrorismo di matrice islamico-fondamentalista e integralista all'Occidente democratico-liberale e allo stesso mondo islamico cosiddetto «moderato». Così , non avendo compreso il dato preliminare - il fatto che l'attacco terroristico è frutto di una pianificazione politica e strategica a lungo termine - l'Europa ha finito col non sentirsi mai in guerra. Non si è neppure mai comportata di conseguenza. Ha trasformato quasi inavvertitamente la propria incapacità di capire e la propria riluttanza a reagire in un sentimento ai limiti dell'ostilità nei confronti degli Stati Uniti, che mostrano di aver razionalizzato il fenomeno e di volerlo combattere. Per finire, offre il destro all'accusa - formulata da alcuni intellettuali americani - che il proprio disimpegno sia sostanzialmente motivato dalla viltà, dal timore di esserne coinvolta; ciò mentro lo è già, come provano gli attentati di Madrid e di Londra.
Poichè in politica nessuno rivela mai quali sono le ragioni profonde e reali - spesso non confessabili - dei propri comportamenti, l'Europa è indotta a giustificare il proprio comportamento con motivazioni di natura morale e strategica. Le motivazioni morali degli europei sono un generico pacifismoche dividendo, di fatto, il mondo in fautori della pace e in fautori guerra, attribuisce a se stessi il ruolo dei «buoni» e agli Stati Uniti arbitrariamente quello dei «cattivi», che distorce totalmente il quadro reale. Se c'è qualcuno che sembra lecito arruolare fra i «cattivi» è chi va in giro per il mondo ad ammazzare uomini, donne, bambini inermi in un grattaciel, su un treno o un metro, in una località turistica. Non chi vi reagisce. Ma tant'è.
Le motivazioni strategiche degli europei sono un generico appello al «multilateralismo» - contrapposto all'unilateralismo americano - e un non meno generico invito al «dialogo»- Anche qui, il sofisma è evidente. Se l'Europa non ha capito che ci si trova in uno stato di guerra, non si sente in guerra e non si comporta di conseguenza, è inevitabile che gli Stati Uniti agiscano in modo unilaterale, cioè facciano da soli quello che europei non hanno palesemente voglia di fare: combattere il terrorismo. L'appello all'«unilateralismo» diventa non solo l'alibi politico per dilazionare l'azione - quando ci si mette attorno ad un tavolo affollato come l'Onu questo è il rischio - ma anche una sorta di filosofia, di metafisica del disimpegno analoga al pacifismo ad oltranza. Del resto, l'invito al «dialogo» proprio questo finisce di essere - una manifestazione di buone intenzioni - là dove non precisa chi dovrebbero essere i dialoganti, quale dovrebbe esserne la natura (politica, economica, militare) e con quali mezzi e finalità, quali dovrebbero esserne le procedure e i limiti. Un esempio di eterogenesi dei fini del multilateralismo e del dialogo è l'intervento dei caschi blu in libano. Le regole d'ingaggio sono l'interposizione fra israeliani e Hezbollah, per evitare il riaccendersi delle ostilità, e l'opposizione al riarmo di quest'ultimo da parte della Siria e dell'Iran anche con l'uso della forza. Ma lungo il confine fra Siria e Libano sono transitate e ancora transitano camionate di armi destinate a Hezbollah senza che i caschi blu - fra i quali il contingente italiano - abbiano mosso un dito, nel timore di incidenti e di rappresaglie, ma col solo risultato di creare probabilmente le condizioni di una nuova guerra. Se il multilateralismo e il dialogo conducono a questi risultati non è difficile capire perchê Washington preferisca agire unilateralmente una volta individuati l'obbiettivo e i mezzi per raggiungerlo. Il che non significa che gli americani abbiano automaticamente sempre ragione. Significa semplicemente che, da parte europea, ci si limita a condannare l'unilateralismo americano senza offrire un'alternativa operativa credibile. Ammettiamo pure che gli americani sbaglino. La domanda resta: col terrorismo, che si fa? Lo si combatte o no? E come?

Non è dichiarandosi «contrariata» dall'unilateralismo americano che l'Europa può sperare di darsi un'identità e una politica. Che non ha.



Di Piero Ostellino per il Corriere del Ticino





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Chiedo scusa per eventuali errori di "copiatura" da parte mia.

~ZeRO sTrEsS~
18-01-2007, 16:42
mha il terrorismo non é fatto di stati e nazioni, ma da gruppi di persone, e quindi dichiarare guerra come quella in iraq é totalmente sbagliagliato... tant'é che la situazione in iraq é precipitata visto che i conflitti etnici ormai sono incontrollabili... il terrorismo si previene sul territorio.

La bbc ha fatto un documentario in cui un infiltrato fra le reti terroristiche dice che al-queada non esiste... ma devo ancora vederlo visto che dura 3 ore mi serve un po di tempo...

Jamal Crawford
18-01-2007, 18:26
La bbc ha fatto un documentario in cui un infiltrato fra le reti terroristiche dice che al-queada non esiste... ma devo ancora vederlo visto che dura 3 ore mi serve un po di tempo...



Esatto, AL-QUEADA non esiste, invece esiste al-qaeda

dantes76
18-01-2007, 18:34
Esatto, AL-QUEADA non esiste, invece esiste al-qaeda

nemmeno in somalia... forse? in sudan? voglio bUmbardare "al Q"? vadano in sudan....non in somalia, non e che per sconfiggere il nazismo in germania, Gli Us, hanno colpito il sud Africa...


Ps
Criticare l'amm Bush non e' essere anti americano, ma Pro Usa....

Swisström
18-01-2007, 18:58
Ps
Criticare l'amm Bush non e' essere anti americano, ma Pro Usa....

A me sa tanto... che l'articolo non l'hai letto.

dantes76
18-01-2007, 19:03
A me sa tanto... che l'articolo non l'hai letto.


Ps, sta per scritto dopo... significa qualcosa non inerente al discorso principale...

anche a me sa tanto....

zerothehero
18-01-2007, 21:04
Carina l'idea del "dissenso circoscritto"..sa molto di "vorrei, ma non posso" e " va, beh..sò critiche circoscritte..lasciatemi parlare..tanto non cambia nulla..faccio contenti i miei elettori, ma nella sostanza cambia poco".
Eh bravo D'Alema.. :sofico:

FastFreddy
18-01-2007, 21:07
E comunque l'Europa si oppone alla politica estera Usa proponendo come alternativa...









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? :stordita: