dantes76
10-01-2007, 17:56
Votato il documento della Commissione per la riduzione dei gas serra
Energia, il piano Ue: «Serve una rivoluzione»
L'obbiettivo: ridurre in 15 anni le emissioni di gas del 20% rispetto ai livelli del 1990. Due strade: «non ridurre la quota dal nucleare» e aumentare le fonti rinnovabili fino al 20% del fabbisogno
BRUXELLES - L'obbiettivo è ridurre del 20% le emissioni di gas serra entro il 2020. Ambizioso ma necessario, secondo l'Unione Europea, per ridurre l'impatto dell'inquinamento sul clima (con conseguenze disastrose) e sulla salute dell'uomo (con conseguenze letali). Per questo la Commissione Ue ha votato un documento che indica le linee alla quali dovranno atteneresi gli Stati membri. Il presidente Jose Manuel Barroso ha detto che si tratta «di un segnale chiaro sul futuro del pianeta e sul desiderio di dare una vita decente alle generazioni future. Serve la collaborazione di tutti - ha proseguito Barroso annunciando la proposta della Commissione Ue - è la prima volta in assoluto che un gruppo di paesi del mondo fa una proposta unilaterale di questo tipo. E tutto questo salvo la migliore prospettiva di un accordo internazionale futuro. È un'iniziativa che ci conferisce un ruolo di avanguardia nella lotta al cambiamento del clima». Con accenti polemici, poi, Barroso ha ricordato che «un anno fa i governi dei paesi membri ci dissero di considerare, sondare la possibilità di una riduzione delle emissioni. Non si parlava di una proposta unilaterale e di obiettivi così ambiziosi. Ricordo che la riduzione del 20% va oltre il doppio dell'obbligo previsto dal Protocollo di Kyoto».
STRATEGIE - Il punto era ed è: quali strimenti utilizzare? Arrivare alla diminuzione dell'uso di petrolio e, in parte anche di gas naturale, è un fine ormai condiviso, se non altro perchè vorrebbe dire anche ridurre la dipendenza economica dell'Europa dalla Rusiia e dal medio Oerinte. Ma d'altra parte i mezzi oggi a disposizione sono relativamente scarsi: incrementare le tecnologie che riguardano le fonti rinnovabili (eolico, solare, biomasse, carburanti da vegetali ecc...) e dall'altra il nucleare.
CENTRALI ATOMICHE - La raccomandazione della Ue su questo punto non è di incrementare il nucleare, ma sicuramente di considerare che l'energia delle centrali è quella di minori emissioni e spiega che una riduzione della quota attuale di energia prodotta dalle centrali atomiche «renderebbe più difficile raggiungere gli obbiettivi». E ciò nonostante ritenga valide tutte le obiezioni del fronte contraio al nucleare: costi elvati per la realizzazione degli impianti, ma soprattutto problemi di sicurezza e costi (elevatissimi) di stoccaggio delle scorie destinate a rimanere attive e quindi a rischio per centinaia di anni. Quanto alle energie «pulite», alla data prevista del 2020 dovranno coprire almeno il 20% del fabbisogno dell'Unione Europea.
APPELLO - La Commissione ha anche rivolto un appello agli altri Paesi sviluppati di tutto il mondo (ma è chiaro che Stati Uniti, Giappone e i colossi nascenti come la Cina sono i principali destinatari). La richiesta è di attuare, su scala mondiale, una riduzione delle emissioni dei gas colpevoli del riscaldamento globale del 30% entro il 2020, precisando che in caso di accordo internazionale in questo senso l'Ue potrebbe andare oltre il suo 20% unilaterale. Comunque, ha detto Barroso, «in assenza di un accordo internazionale che sopravvenga nei prossimi anni a fissare obbiettivi ancora più ambiziosi». Il nuovo obiettivo Ue è più ambizioso di quello finora esistente che prevedeva un taglio dell'8% nelle emissioni nel periodo 2008-2012. L'impegno era stato adottato dai 15 membri Ue prima dell'allargamento del 2004. Ma la realtà è che diversi Paesi finora hanno fatto ben poco anche per assolvere questo, più limitato, impegno. E tra questi c'è l'Italia.
ITALIA BOCCIATA ANCHE PER IL MERCATO- Il giudizio dell'Ue infatti è negativo: «Nonostante un forte sviluppo nei settori dell'eolico, del biogas e del biodiesel l'Italia è ancora molto lontana dal raggiungere gli obbiettivi fissati sia a livello nazionale sia a livello europeo» è scritto nel rapporto della Commissione Ue. «Parecchi fattori contribuiscono a questa situazione. Innanzi tutto ci sono grandi elementi di incertezza dovuti ai recenti cambi politici ed alle ambiguità dell'attuale disegno politico». In secondo luogo «ci sono restrizioni amministrative come un sistema complesso per le procedure di autorizzazione a livello locale. Terzo, esistono barriere finanziarie che rendono molto elevati i costi di connessione alle reti». Bruxelles rileva che Eni ed Enel «mantengono una posizione dominante nei loro rispettivi mercati ed esercitano un sostanziale potere di mercato. Il controllo da parte dell'eni di tutta l'infrastruttura dell'importazione di gas impedisce sviluppi pienamente concorrenziali»
RETI - Infine, dietro un futuro di minore inquinamento ce n'è uno con un mercato dell'energia diverso e più aperto per favorire concorrenza e diminuzione di costi con la divisione delle reti. Bruxelles ipotizza due opzioni per la separazione tra l'attività di produzione energetica e l'attività di distribuzione ma con «una chiara preferenza per la separazione della proprietà». La Commissione europea conferma che potrà procedere a misure strutturali per garantire la concorrenza su casi specifici individuati dalla concorrenza e ritiene che attualmente la separazione legale e funzionale fra l'attività di produzione e distribuzione dell'energia «non è sufficiente ad assicurare un mercato effettivamente concorrenziale sia per l'elettricità che per il gas».
10 gennaio 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/01_Gennaio/10/energia.shtml
Energia, il piano Ue: «Serve una rivoluzione»
L'obbiettivo: ridurre in 15 anni le emissioni di gas del 20% rispetto ai livelli del 1990. Due strade: «non ridurre la quota dal nucleare» e aumentare le fonti rinnovabili fino al 20% del fabbisogno
BRUXELLES - L'obbiettivo è ridurre del 20% le emissioni di gas serra entro il 2020. Ambizioso ma necessario, secondo l'Unione Europea, per ridurre l'impatto dell'inquinamento sul clima (con conseguenze disastrose) e sulla salute dell'uomo (con conseguenze letali). Per questo la Commissione Ue ha votato un documento che indica le linee alla quali dovranno atteneresi gli Stati membri. Il presidente Jose Manuel Barroso ha detto che si tratta «di un segnale chiaro sul futuro del pianeta e sul desiderio di dare una vita decente alle generazioni future. Serve la collaborazione di tutti - ha proseguito Barroso annunciando la proposta della Commissione Ue - è la prima volta in assoluto che un gruppo di paesi del mondo fa una proposta unilaterale di questo tipo. E tutto questo salvo la migliore prospettiva di un accordo internazionale futuro. È un'iniziativa che ci conferisce un ruolo di avanguardia nella lotta al cambiamento del clima». Con accenti polemici, poi, Barroso ha ricordato che «un anno fa i governi dei paesi membri ci dissero di considerare, sondare la possibilità di una riduzione delle emissioni. Non si parlava di una proposta unilaterale e di obiettivi così ambiziosi. Ricordo che la riduzione del 20% va oltre il doppio dell'obbligo previsto dal Protocollo di Kyoto».
STRATEGIE - Il punto era ed è: quali strimenti utilizzare? Arrivare alla diminuzione dell'uso di petrolio e, in parte anche di gas naturale, è un fine ormai condiviso, se non altro perchè vorrebbe dire anche ridurre la dipendenza economica dell'Europa dalla Rusiia e dal medio Oerinte. Ma d'altra parte i mezzi oggi a disposizione sono relativamente scarsi: incrementare le tecnologie che riguardano le fonti rinnovabili (eolico, solare, biomasse, carburanti da vegetali ecc...) e dall'altra il nucleare.
CENTRALI ATOMICHE - La raccomandazione della Ue su questo punto non è di incrementare il nucleare, ma sicuramente di considerare che l'energia delle centrali è quella di minori emissioni e spiega che una riduzione della quota attuale di energia prodotta dalle centrali atomiche «renderebbe più difficile raggiungere gli obbiettivi». E ciò nonostante ritenga valide tutte le obiezioni del fronte contraio al nucleare: costi elvati per la realizzazione degli impianti, ma soprattutto problemi di sicurezza e costi (elevatissimi) di stoccaggio delle scorie destinate a rimanere attive e quindi a rischio per centinaia di anni. Quanto alle energie «pulite», alla data prevista del 2020 dovranno coprire almeno il 20% del fabbisogno dell'Unione Europea.
APPELLO - La Commissione ha anche rivolto un appello agli altri Paesi sviluppati di tutto il mondo (ma è chiaro che Stati Uniti, Giappone e i colossi nascenti come la Cina sono i principali destinatari). La richiesta è di attuare, su scala mondiale, una riduzione delle emissioni dei gas colpevoli del riscaldamento globale del 30% entro il 2020, precisando che in caso di accordo internazionale in questo senso l'Ue potrebbe andare oltre il suo 20% unilaterale. Comunque, ha detto Barroso, «in assenza di un accordo internazionale che sopravvenga nei prossimi anni a fissare obbiettivi ancora più ambiziosi». Il nuovo obiettivo Ue è più ambizioso di quello finora esistente che prevedeva un taglio dell'8% nelle emissioni nel periodo 2008-2012. L'impegno era stato adottato dai 15 membri Ue prima dell'allargamento del 2004. Ma la realtà è che diversi Paesi finora hanno fatto ben poco anche per assolvere questo, più limitato, impegno. E tra questi c'è l'Italia.
ITALIA BOCCIATA ANCHE PER IL MERCATO- Il giudizio dell'Ue infatti è negativo: «Nonostante un forte sviluppo nei settori dell'eolico, del biogas e del biodiesel l'Italia è ancora molto lontana dal raggiungere gli obbiettivi fissati sia a livello nazionale sia a livello europeo» è scritto nel rapporto della Commissione Ue. «Parecchi fattori contribuiscono a questa situazione. Innanzi tutto ci sono grandi elementi di incertezza dovuti ai recenti cambi politici ed alle ambiguità dell'attuale disegno politico». In secondo luogo «ci sono restrizioni amministrative come un sistema complesso per le procedure di autorizzazione a livello locale. Terzo, esistono barriere finanziarie che rendono molto elevati i costi di connessione alle reti». Bruxelles rileva che Eni ed Enel «mantengono una posizione dominante nei loro rispettivi mercati ed esercitano un sostanziale potere di mercato. Il controllo da parte dell'eni di tutta l'infrastruttura dell'importazione di gas impedisce sviluppi pienamente concorrenziali»
RETI - Infine, dietro un futuro di minore inquinamento ce n'è uno con un mercato dell'energia diverso e più aperto per favorire concorrenza e diminuzione di costi con la divisione delle reti. Bruxelles ipotizza due opzioni per la separazione tra l'attività di produzione energetica e l'attività di distribuzione ma con «una chiara preferenza per la separazione della proprietà». La Commissione europea conferma che potrà procedere a misure strutturali per garantire la concorrenza su casi specifici individuati dalla concorrenza e ritiene che attualmente la separazione legale e funzionale fra l'attività di produzione e distribuzione dell'energia «non è sufficiente ad assicurare un mercato effettivamente concorrenziale sia per l'elettricità che per il gas».
10 gennaio 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/01_Gennaio/10/energia.shtml