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View Full Version : Intesa San Paolo, polemiche e timori sulla nuova banca


Adric
31-12-2006, 15:33
La superbanca è realtà a tremare ora è l'indotto

I fornitori di piazza San Carlo tremano
l'arrivo dei milanesi

MARINA CASSI

E’ fatta: Sanpaolo Imi e Intesa sono una unica banca. Ieri mattina, poco prima di mezzogiorno, Enrico Salza e Giovanni Bazoli, davanti al notaio Ettore Morone, nella antica sede di piazza San Carlo, hanno firmato l’atto di fusione.

E subito dopo sono andati in Regione per parlare con Mercedes Bresso. La presidente è ottimista su uno dei possibili punti dolenti della operazione. Dice: «Ci sono state ampie rassicurazioni che gli accordi definiti a suo tempo verranno mantenuti, pertanto i servizi informatici resteranno a Torino».

Ottimista anche il presidente della Provincia Antonio Saitta, che ha incontrato i vertici della banca nel pomeriggio. Non ha dubbi che «San Paolo e Intesa potranno entrare a pieno titolo come volano per il rilancio economico e industriale non solo del nostro territorio, ma di tutto il Nord Ovest».

Però le preoccupazioni in città restano soprattutto per il vasto indotto informatico del centro di Moncalieri. L’Unione industriale sostiene che il Sanpaolo è il maggior cliente dell’intero sistema Ict torinese con oltre 40 milioni di fatturato all’anno per ordini alle aziende di software.

Ma non c’è solo l’informatica a fare conti. C’è una miriade di fornitori piccoli e medi che vanno dalle imprese di pulizia alla vigilanza, dalla cancelleria alla pubblicità, dalla ristorazione agli arredi che un po’ rischia.

Maurizio Zoè della Cgil ricorda che «adesso ci sono, per esempio, due uffici retribuzioni, due uffici acquisti, due uffici tecnici, due uffici per la pubblicità; dopo saranno uno».

Per ora il sindacato ha fatto l’accordo - approvato al 75% in oltre trenta assemblee dai lavoratori del Sanpaolo - ma i fornitori non hanno neppure incominciato a discutere del proprio futuro.

Un’azienda produttrice di insegne interne ricorda un triste precedente, quello della fusione, nel ‘98, tra Crt e Credito Italiano. Racconta il titolare Pierlorenzo Ferraris: «Fatturavamo 80-90 mila euro all’anno per la Crt; l’anno successivo la fusione eravamo a zero; è arrivato il fornitore milanese».

E c’è un altro aspetto che preoccupa gli imprenditori: la fusione fa saltare di fatto il segreto bancario. Spiega la presidente dell’Api, Claudia Porchietto: «Abbiamo già il caso di una azienda a cui una delle due banche ha chiesto un rientro. E d’altronde era accaduto con Crt e Credito».

Il meccanismo è semplice: una azienda ha un credito di 2 milioni di euro con Sanpaolo e di altri due con Intesa. Nel momento in cui la banca diventa una sola la sua esposizione sale a 4 milioni complessivi.

Dice Porchietto: «E’ accaduto e temiano che possa accadere nei prossimi mesi che la nuova banca ritenga troppo elevata l’esposizione e chieda la restituzione di una parte del denaro. Sarebbe gravissimo perché in questo momento di ripresa le imprese hanno bisogno di poter investire per espandersi».
(La Stampa)

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di Alessandro Ranieri

Sant'Intesa preoccupa Torino

Sabato 30.12.2006 16:15

E’ stato detto il fatidico si al matrimonio fra la sabauda San Paolo e la milanese Intesa, ma qualche voce di opposizione, disperata è arrivata proprio da fonte piemontese. Il nome ad oggi della neonata è quello di Intesa San Paolo, ma l’atto di fusione firmato nella sede del San Paolo in Piazza San Carlo a Torino di fronte al notaio Ettore Morone e con le firme del presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli, e dal numero uno del Sanpaolo, Enrico Salza, alla presenza di Corrado Passera, amministratore delegato designato della nuova banca attiva dall'inizio del 2007, preoccupa.

Il primo scoglio sono le nomine del comitato di gestione del nuovo gruppo, che dovrebbe essere svelato, secondo quanto risulta ad Affaritaliani il 2 gennaio 2007 quando si riunirà per la prima volta il consiglio di sorveglianza al quale spettano le indicazioni. Non è piaciuta la dicitura di incorporante per Intesa e di incorporata per San Paolo, oltre allo stesso rapporto di concambio e per finire alla revoca delle azioni ordinarie di San Paolo Imi dalla quotazione.

I vertici della banca smorzano i toni delle critiche, sulla dimensione del personale, sugli investimenti e sul futuro di alcune strutture centrali. Ma il dado è tratto e dal 2007 il timore di molti è che il vertice di Intesa, già specializzato in operazioni di dimagrimento in Poste Italiane e nella stessa Banca Intesa, possa mettere a dieta e per un bel po’ di tempo, anche la neonata banca lombardo-piemontese.

Preoccupazioni, voci, critiche, che però non frenano, anzi stanno facendo accelerare i vertici, anticipando quasi i tempi dell’operazione, forse anche troppo. Tutto starà nell’osservare lo sviluppo delle operazioni, che potrebbe riservare non poche sorprese.
(Affari Italiani/Libero)