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View Full Version : Le fiere delle Champagne nelle nostre città


pabloescobarr
28-12-2006, 23:44
salve ragazzi, vi chiedo solamente di dedicarmi 5 minuti per leggere questo testo da me redatto e di esprimere le vostre considerazioni al riguardo....

A partire dal IX secolo, dopo un periodo di decadenza economica sociale culturale e demografica, seguito alla caduta dell’impero romano d’occidente nel 476 d.C., si ebbe in Europa un grande sviluppo della produzione agricola a cui seguì un enorme incremento demografico. Molte innovazioni furono apportate ai processi di coltivazione tra i quali l’introduzione dell’aratro pesante ( che consentiva una migliore aratura dei suoli ), la rotazione triennale ( che incrementava del 16,6% l’estensione dei suoli coltivati ) nonché il collare a spalla per i cavalli e il giogo per i buoi, invenzioni che miglioravano la trazione degli animali da soma e incrementavano l’aratura dei suoli.

A tutte queste innovazioni apportare all’agricoltura si associarono anche dei fattori sociali e climatici, in primo luogo nel XI secolo cessarono le grandi invasioni dei popoli del nord ( normanni , vichinghi…) che portarono ad una relativa stabilizzazione delle frontiere e dei traffici commerciali e in secondo luogo si ebbe un miglioramento climatico che portò in Europa un clima più caldo e secco e che determinò una diminuzione delle foreste e un più veloce dissodamento dei suoli.

Grazie a tutti questi fattori che in un modo o nell’altro portarono ad un aumento della produzione agricola si ebbe per la prima volta dopo la caduta dell’impero dei Cesari un surplus alimentare che, possiamo dire, segnò inconfondibilmente il destino d’Europa. Innanzitutto il surplus alimentare portò ad una ripresa dei commerci, che fino a quel momento erano risultati assenti, alla quale seguì un notevole incremento demografico, basti pensare che nel secolo dopo l’anno 1000 la popolazione europea era aumentata di circa il 25%, portando ad una popolazione complessiva di 50 milioni di abitanti, un incremento tutt’altro che trascurabile e si pensa che stiamo parlando di una società prevalentemente agricola.

E’ proprio XI secolo che ha visto il decollo di quella che lo storico R.S. Lopez definì la rivoluzione commerciale del medioevo, definizione modellata sul termine rivoluzione industriale che sta ad indicare quei profondi sconvolgimenti che provocò l’introduzione della macchina a vapore nel processo produttivo verso la fine del Settecento. L’impulso decisivo per la rivoluzione commerciale fu decisamente apportato dalle Repubbliche marinare italiane (Amalfi, Genova, Venezia, Pisa ), le quali tramite commerci triangolari tra il medio oriente, l’impero bizantino (con capitale Costantinopoli ) e infine l’ Italia erano riuscite a far risvegliare il commercio del mediterraneo. Trascinate da questa nuova vivacità economica le città europee, che nel lungo periodo del basso medioevo ( 476 d.c. – 1000 d.c.) si erano gradualmente andate a spopolare, entrarono in una nuova fase di espansione demografica, favorita appunto dalla ripresa dei commerci e quindi dell’artigianato, attività che si svolgevano prevalentemente nelle botteghe e nei porti delle città.

Lo sviluppo economico e demografico procedette di pari passo con un profondo rinnovamento istituzionale. E’ proprio in questo periodo, infatti, che assistiamo alla nascita dei comuni, degli ordinamenti politici che tendevano a dare autonomia alle città dell’Italia centro-settentrionale a discapito del potere dell’imperatore tedesco che a quel tempo esercitava un controllo, seppur formale, sulla penisola italiana.

Fu proprio in questo clima di profondo rinnovamento economico, sociale, culturale e politico che nacquero le cosiddette fiere, dei mercati che si tenevano periodicamente e in cui c’era la possibilità di acquistare di tutto, dalle pregiate spezie alle più gettonate sete che venivano prodotte a quel tempo nelle Fiandre ( una regione del Belgio ) e seppur in minor quantità anche in Italia dagli artigiani Veneziani e Fiorentini. In Italia invece era particolarmente sviluppato il commercio di spezie che erano importate dai mercanti italiani dal lontano oriente. Proprio in mezzo alla strada che collegava le Fiandre con l’Italia, nella regione francese della Champagne, nacquero le fiere più importanti del tempo, le fiere delle Champagne. Esse rappresentavano il cuore pulsante dell’economia europea; in questa regione a metà strada tra il Mediterraneo e le Fiandre da un lato arrivavano le spezie e le sete importate dai mercanti italiani e dall’altro i drappi fiamminghi, che poi i mercanti italiani rivendevano nelle colonie del Levante. Queste fiere non solo rappresentavano un luogo di commercio, in cui si potevano effettuare affari di grande portata, ma erano per la maggior parte del popolo un luogo di svago, in cui si potevano ammirare i nuovi prodotti importati dall’oriente e le nuove invenzioni e nelle quali non mancavano affatto spettacoli teatrali all’aperto associati a canti di poesie o di gesta di cavalieri eroici eseguiti dai giullari ( che verranno poi identificati con la figura del trovatore provenzale ). Associati a queste esibizioni c’erano poi giochi tipici delle fiere come l’odierno gioco della “Pignata”. A quel tempo i metodi di pagamento più diffusi erano due, la lettera di cambio e il pagamento in monete contanti. La lettera di cambio, puo essere considerata un sottospecie di cambiale, essa era un impegno scritto di pagamento. Per quanto riguarda le monete quella più usata a quel tempo era il fiorino, che veniva riconosciuta in tutta Europa e perfino nel lontano oriente.

E’ proprio in queste fiere delle Champagne che ho trovato un’ insolita corrispondenza con qualcosa di molto moderno, frutto dell’attuale economia e del consumismo tipico di una società fortemente sviluppata. Ho trovato queste fiere molto somiglianti agli attuali centri commerciali, dove ormai ci si trova di tutto, si possono fare affari alla grande e in cui si possono ammirare gli ultimi ritrovati tecnologici. Forse qualcuno di voi mi prenderà per matto ma per me è proprio cosi. Innanzi tutto nelle fiere venivano esibiti prodotti di vario genere, innovazioni che a quel tempo suscitavano la meraviglia del popolo incolto, la stessa cosa che ormai provo io quando in un centro commerciale mi soffermo a vedere le potenzialità di un tv full hd associato ad un lettore BD, oppure quando mi fermo ad ammirare l’esibizione su un pc di prova di un x6800 e di due 8800gtx al 3dmark 2006… Se poi fermiamo la nostra attenzione sugli spettacoli teatrali e sulle esibizioni dei giullari nelle fiere, risulterà ancora più facile capire la mia corrispondenza. Avete mai notato che nelle vicinanze dei grandi agglomerati commerciali sorgono nella maggior parte dei casi dei centri di intrattenimento quali Maxicinema con decine e decine di sale, oppure grandi complessi di sale giochi con piste buling incorporate? Secondo me questi sono proprio la trasfigurazione in chiave moderna di quelli che una volta erano gli spettacoli teatrali e le esibizioni dei giullari nonché di quei giochi come la Pignata che sono stati sostituiti attualmente da videogiochi ecc. Per quanto riguarda i metodi di pagamento penso che il fiorino accettato in tutta Europa sia stato degnamente sostituito dall’Euro, moneta universale, riconosciuto ormai quasi ovunque…

Con questo articolo ho voluto solamente esprimere le mie considerazioni personali al riguardo di un argomento insolito e forse per questo interessante…. Vorrei aprire una discussione e sentire le vostre idee al riguardo, infine vi ringrazio per aver letto il testo.


Gianmarco Sorrentino, Pomigliano d'Arco

pabloescobarr
29-12-2006, 12:22
uppete

Zerozen
29-12-2006, 12:43
Concordo in pieno.

"Panem et circences" lo dicevano i Romani, ma lo hanno fatto (e lo fanno ancora) tutti quanti :)

nomeutente
29-12-2006, 15:45
Molto ben scritto e anche veritiero nel tracciare il parallelismo fra le fiere ed i centri commerciali contemporanei.

Tuttavia ci sono anche due punti di differenza non da poco:
- in quel periodo la crescita era molto equilibrata, nel senso che come hai ben descritto, c'era un circolo virtuoso fra aumento della produttività e aumento di popolazione, nuovi mercati ecc. ecc., mentre al giorno d'oggi non vedo questa crescita equilibrata, al contrario fra la produzione, il commercio ed il consumo le relazioni non sono molto sensate;
- i beni di consumo oggi sono diventati essi stessi attrazioni ed i centri commerciali diventano luoghi di aggregazione anche a prescindere dalla presenza di spettacoli collaterali ed a prescindere dalla volontà-possibilità di acquistare qualcosa.

pabloescobarr
29-12-2006, 19:54
Molto ben scritto e anche veritiero nel tracciare il parallelismo fra le fiere ed i centri commerciali contemporanei.

Tuttavia ci sono anche due punti di differenza non da poco:
- in quel periodo la crescita era molto equilibrata, nel senso che come hai ben descritto, c'era un circolo virtuoso fra aumento della produttività e aumento di popolazione, nuovi mercati ecc. ecc., mentre al giorno d'oggi non vedo questa crescita equilibrata, al contrario fra la produzione, il commercio ed il consumo le relazioni non sono molto sensate;
- i beni di consumo oggi sono diventati essi stessi attrazioni ed i centri commerciali diventano luoghi di aggregazione anche a prescindere dalla presenza di spettacoli collaterali ed a prescindere dalla volontà-possibilità di acquistare qualcosa.


Sono d'accordo con te sul primo punto... Tuttavia anche le suddette fiere erano dei centri di aggragazione, il popolino incolto non andava di certo alle fiere per fare grandi affari commerciali o per andare a vedere spettacoli teatrali ( che erano riservati al popolo colto e eseguiti in latino ), il popolo andava alle fiere perchè a quel tempo era l'unico svago che potevano permettersi e che non era, per cosi dire, condannato dalla chiesa....
Anche nei moderni centri commerciali la gente non si reca per escusivamente per fare compere ma il piu delle volte semplicemete per fare una passeggiata, "per perdere un po di tempo"

nomeutente
30-12-2006, 15:44
Tuttavia anche le suddette fiere erano dei centri di aggragazione, il popolino incolto non andava di certo alle fiere per fare grandi affari commerciali o per andare a vedere spettacoli teatrali ( che erano riservati al popolo colto e eseguiti in latino ), il popolo andava alle fiere perchè a quel tempo era l'unico svago che potevano permettersi e che non era, per cosi dire, condannato dalla chiesa....
Anche nei moderni centri commerciali la gente non si reca per escusivamente per fare compere ma il piu delle volte semplicemete per fare una passeggiata, "per perdere un po di tempo"

Sì, hai ragione, però mi sembra (così ad occhio, in quanto non sono vissuto a quell'epoca :D ) che in quelle fiere ci fossero anche relazioni umane, quindi intorno alla fiera ruotava una società (ancora oggi con le giostre ad es: uno può andare alle giostre per stare con gli amici, il tempo che passa _sopra_ alle giostre è molto meno di quello che passa a commentare con gli amici, a salutarsi, a stringere mani ecc.).
Il centro commerciale invece è esclusivamente fondato sul prodotto, quindi girare con un carrello è il massimo di divertimento intrinseco, ma per il resto l'ambiente è asettico e sicuramente non ci si mette a fare quattro chiacchiere con la commessa. Probabilmente dipende anche dalla differenza fra la comunità tradizionale e la società moderna, con un carico di affettività molto diverso attribuito alle relazioni: oggi una cassiera è una cassiera e stop, mentre in quel periodo il commerciante era anche un individuo con cui c'era una relazione umana.

pabloescobarr
31-12-2006, 13:49
Sì, hai ragione, però mi sembra (così ad occhio, in quanto non sono vissuto a quell'epoca :D ) che in quelle fiere ci fossero anche relazioni umane, quindi intorno alla fiera ruotava una società (ancora oggi con le giostre ad es: uno può andare alle giostre per stare con gli amici, il tempo che passa _sopra_ alle giostre è molto meno di quello che passa a commentare con gli amici, a salutarsi, a stringere mani ecc.).
Il centro commerciale invece è esclusivamente fondato sul prodotto, quindi girare con un carrello è il massimo di divertimento intrinseco, ma per il resto l'ambiente è asettico e sicuramente non ci si mette a fare quattro chiacchiere con la commessa. Probabilmente dipende anche dalla differenza fra la comunità tradizionale e la società moderna, con un carico di affettività molto diverso attribuito alle relazioni: oggi una cassiera è una cassiera e stop, mentre in quel periodo il commerciante era anche un individuo con cui c'era una relazione umana.

Altra valida osservazione.... ne aspetto altre