easyand
14-12-2006, 13:51
Mentre la Brigata Ovest di UNIFIL, guidata dal generale Paolo Gerometta e incentrata sui 2.500 militari italiani della brigata Pozzuolo del Friuli, si accinge ad allargare la sua area operativa fino al confine israeliano appaiono ogni giorno più evidenti i limiti operativi che stanno inficiando la credibilità di UNIFIL.
I soldati schierati tra il confine israeliano e il fiume Litani non sono autorizzati a perquisire i veicoli civili e le abitazioni e neppure a istituire check-point. Di fatto, nonostante le due brigate dispiegate, non possono esercitare nessun controllo del territorio, compiti riservati alle forze libanesi che potrebbero chiedere ai caschi blu un supporto che ovviamente non viene mai richiesto.
Il problema riguarda anche la forza navale di UNIFIL guidata dai tedeschi che non può però fermare le navi in transito sotto costa senza il via libera di Beirut. Per non parlare del controllo dello spazio aereo libanese, che UNIFIL non esercita ma al tempo stesso, con incaute affermazioni del generale Alain Pellegrini, minaccia di abbattere i jet israeliani che esercitano il diritto di controllare i cieli per prevenire i voli dei cargo iraniani pieni di armi per Hezbollah.
Non sono solo gli israeliani ad accentuare le critiche nei confronti della forza dell’ONU, che in due mesi non è riuscita neppure a rallentare il progressivo riarmo di Hezbollah, ma persino i due paesi europei che hanno la leadership di UNIFIL puntano ad abbassare il profilo della missione. La Francia, che detiene il comando fino a febbraio, ha ridotto il suo impegno militare dai 2000 militari previsti a 1.500 e ha riconosciuto che i contingenti di UNIFIL non raggiungeranno i 15.000 militari previsti dalla Risoluzione 1701. ’ipotesi di ridurre la forza era stata del resto già ventilata in agosto dallo stesso Jacques Chirac quando emersero i limiti del mandato e delle regole d’ingaggio impartite ai caschi blu. Il governo italiano, nonostante i nostri militari costituiscano il contingente più numeroso in Libano, ha spento i riflettori sull’Operazione Leonte dopo lo sbarco in diretta tv a Tiro. Lo si è visto chiaramente il 19 ottobre a Gorizia, quando alla cerimonia per la partenza della brigata Pozzuolo del Friuli non si è presentato nessun membro del governo.
Eppure da febbraio toccherà proprio agli italiani assumere il comando dell’intera forza sostituendo il generale francese Alain Pellegrini. a procedura prevede che sia l’ONU a scegliere il comandante tra una rosa di tre generali di divisione scegliendoli tra i più esperti e qualificati dell’Esercito tenendo probabilmente conto anche delle esperienze di cooperazione a fianco dei francesi, con i quali l’Italia si alternerà ogni sei mesi alla guida dei caschi blu in Libano.
I soldati schierati tra il confine israeliano e il fiume Litani non sono autorizzati a perquisire i veicoli civili e le abitazioni e neppure a istituire check-point. Di fatto, nonostante le due brigate dispiegate, non possono esercitare nessun controllo del territorio, compiti riservati alle forze libanesi che potrebbero chiedere ai caschi blu un supporto che ovviamente non viene mai richiesto.
Il problema riguarda anche la forza navale di UNIFIL guidata dai tedeschi che non può però fermare le navi in transito sotto costa senza il via libera di Beirut. Per non parlare del controllo dello spazio aereo libanese, che UNIFIL non esercita ma al tempo stesso, con incaute affermazioni del generale Alain Pellegrini, minaccia di abbattere i jet israeliani che esercitano il diritto di controllare i cieli per prevenire i voli dei cargo iraniani pieni di armi per Hezbollah.
Non sono solo gli israeliani ad accentuare le critiche nei confronti della forza dell’ONU, che in due mesi non è riuscita neppure a rallentare il progressivo riarmo di Hezbollah, ma persino i due paesi europei che hanno la leadership di UNIFIL puntano ad abbassare il profilo della missione. La Francia, che detiene il comando fino a febbraio, ha ridotto il suo impegno militare dai 2000 militari previsti a 1.500 e ha riconosciuto che i contingenti di UNIFIL non raggiungeranno i 15.000 militari previsti dalla Risoluzione 1701. ’ipotesi di ridurre la forza era stata del resto già ventilata in agosto dallo stesso Jacques Chirac quando emersero i limiti del mandato e delle regole d’ingaggio impartite ai caschi blu. Il governo italiano, nonostante i nostri militari costituiscano il contingente più numeroso in Libano, ha spento i riflettori sull’Operazione Leonte dopo lo sbarco in diretta tv a Tiro. Lo si è visto chiaramente il 19 ottobre a Gorizia, quando alla cerimonia per la partenza della brigata Pozzuolo del Friuli non si è presentato nessun membro del governo.
Eppure da febbraio toccherà proprio agli italiani assumere il comando dell’intera forza sostituendo il generale francese Alain Pellegrini. a procedura prevede che sia l’ONU a scegliere il comandante tra una rosa di tre generali di divisione scegliendoli tra i più esperti e qualificati dell’Esercito tenendo probabilmente conto anche delle esperienze di cooperazione a fianco dei francesi, con i quali l’Italia si alternerà ogni sei mesi alla guida dei caschi blu in Libano.