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View Full Version : questi bravi statali......


sempreio
14-12-2006, 08:34
Fannulloni e corrotti al sicuro Condannati e licenziati 2 su 100
Il caso dell'usciere malato per 220 giorni in un anno: è al suo posto

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Abbiano l'onestà di dirlo: non vogliono licenziare nessuno, neanche i mascalzoni arrestati con la bustarella in mano. Appioppare una condanna per corruzione a più di due anni di carcere, oggi, è pressoché impossibile. »Capita in due casi su cento. Quindi la nuova «severità» sbandierata dal governo verso i dipendenti pubblici disonesti, accettiamo scommesse, si rivelerà una bufala.
Eppure questo ha detto ieri al Corriere il ministro per la funzione pubblica Luigi Nicolais. Al prossimo consiglio dei ministri presenterà «un disegno di legge sui procedimenti penali e disciplinari nel pubblico impiego» che saranno «molto più severi» di adesso: «Oggi c'è il licenziamento in caso di corruzione, concussione e peculato con pene superiori a tre anni.
Molti sfuggono patteggiando o con il rito abbreviato. Da domani basterà una pena patteggiata di oltre due anni per essere licenziati automaticamente».
Domanda: il ministro sa quante condanne a oltre due anni di carcere vengono comminate oggi per quei reati? Se gli interessa, faccia una telefonata a Piercamillo Davigo, Consigliere di Cassazione, già protagonista del Pool Mani Pulite e autore con la professoressa GraziaMannozzi di un libro in uscita per Laterza proprio sulla corruzione. Gli risponderanno: «Pochissime».
Dettagli? Eccoli: elaborando i dati dei casellari giudiziari dal 1983 al 2002, risulta che le condanne per concussione (il reato più grave, articolo 317) a meno di due anni di galera con allegato il beneficio della condizionale sono il 78%. Quelli per corruzione propria (articolo 319) meno ancora: il 93%. E quelli per la corruzione normale (articolo 318) superano il 98%.
Ovvio: la pena prevista per la corruzione va da due a cinque anni. Il giudice, per prassi, sceglie di partire generalmente da una via di mezzo, tipo quattro anni. Basta che il corrotto chieda il rito abbreviato o il patteggiamento, se proprio non ha la pazienza di tener duro, di rinvio in rinvio, contando sulla prescrizione o un indulto, e già ha diritto allo sconto di un terzo: e siamo a due anni e otto mesi. Meno un altro terzo per le attenuanti generiche (che non si negano a nessuno) e un altro sconto se si restituisce il maltolto et voilà, siamo già saldamente al sicuro: sotto i due anni.
E questo, del resto, dicono un po' tutte le banche dati sui processi per corruzione. La pena finisce per essere spesso inferiore a un anno.
Per scendere fino a sette od otto mesi. Una oltre i due anni è una vera rarità. Soprattutto in certe aree del sud comeReggioCalabria, dove le condanne per corruzione risultano essere state due. In venti anni. Morale: la «severità» delle nuove norme finirebbe in realtà per lanciare nel mondo del pubblico impiego un messaggio devastante: tranquilli, non cambia niente, nessuno paga.
Lo dice la storia di questi anni. Non solo sul versante delle mazzette. Basti ricordare il caso di Antonio Donnarumma, un custode di Pompei. Lo arrestarono nella stupenda Casa di Cecilio Giocondo mentre cercava di violentare una ragazzina americana adescata con la scusa di mostrarle affreschi chiusi al pubblico. La flagranza del reato era tale che non cercò neanche di difendersi: patteggiò un anno con la condizionale. Bene: non riuscirono a licenziare manco lui. E si dovettero accontentare di mandarlo «in punizione» a Sorrento. Un «esilio» a 29 chilometri.
Una botta al morale di chi come Pietro Ichino invoca da anni una mano più pesante coi fannulloni proprio per dare più spazio e più soldi ai dipendenti pubblici che lo meritano, la diede ad esempio un certo Salvatore Castellano, che stava al museo di Capodimonte (dove gli usceri rifiutavano le divise perché "non sono confacenti al clima di Napoli") e dopo aver fatto 220 assenze in un anno (più le ferie, più le festività...) era stato indicato al ministero come uno da sbattere fuori. Accusa: la salute cagionevole non aveva impedito all'uomo, mentre risultava quasi agonizzante, di tenere aperto un laboratorio di cornici. Eppure, di ricorso al Tar in ricorso al Tar...
Anche A.T., un dipendente del comune di Genova, non si rassegnò al licenziamento che dopo vari ricorsi al Tribunale regionale: non riusciva a capire perché il municipio fosse così fiscale con lui, che aveva accumulato (facendo contemporaneamente altri lavori, secondo l'accusa) quasi 1.400 giorni di malattia. Perse, alla fine, ma solo perché non trovò magistrati come quelli del Consiglio di Stato che annullarono il licenziamento di un bidello calabrese introvabile quando arrivava il medico fiscale, perché «prima di assumere il provvedimento l'amministrazione deve comunque accertarsi delle reali condizioni di salute». E se quello fosse stato alle Maldive, come successe con un impiegato comunale di Pesaro? Andavano accertate le sue condizioni psicofisiche all' atollo Ari? Una sentenza fantastica. Pari almeno a quella del Tar di Milano che qualche anno fa fece riassumere al liceo scientifico Severi un bidello licenziato perché, preso in prova, in tre anni si era fatto vedere in totale per 60 giorni. No, dissero i giudici: nel pubblico impiego non si può interrompere un rapporto di lavoro prima che sia concluso un periodo di prova. Quanto lungo? Sei mesi.
Cosa che, lavorando il giovanotto ("Sono diplomato e invece di farmi fare le pulizie fatemi lavorare in ufficio!") venti giorni l'anno, avrebbe richiesto qualche decennio.
Il postino P.M., che qualche mese fa a Ortoliuzzo, Messina, fu sorpreso con due tonnellate e mezzo di lettere, fatture, telegrammi, assicurate, raccomandate che da nove mesi non aveva voglia di consegnare, se ne stia dunque sereno: avanti così, non lo licenzierà nessuno. Come nessuno è riuscito in questi anni a liberarsi, a Napoli, di quei vigili urbani che proprio non tengono voglia 'e fatica' nel traffico e hanno intasato la direzione del personale di centinaia di certificati: quello ha problemi all'udito, quell' altro non sopporta lo smog, quell'altro ancora si stressa... Tutta colpa del virus dell'«incrocite»": appena sono di turno a un incrocio, si sentono male. Il risultato, spiega il
Mattino, è il seguente: su 2.128 poliziotti municipali, quelli che lavorano ancora nelle strade sono circa 500. Un quarto. Tutti gli altri faticano dietro qualche scrivania.
Gian Antonio Stella
14 dicembre 2006

mauriz83
14-12-2006, 08:45
ho sentito che,non vorrei dire cazzate,devono aumentare gli stipendi ai manager statali,portandoli a circa 700mila euro annuali...bhè se è vero è una VERGOGNA!

sempreio
14-12-2006, 08:55
ho sentito che,non vorrei dire cazzate,devono aumentare gli stipendi ai manager statali,portandoli a circa 700mila euro annuali...bhè se è vero è una VERGOGNA!


forse il limite massimo che prima era stato fissato in finanziaria a 500mila euro ora è stato portato a 700mila, non è poi tanto scandaloso se si pensa che ora ce ne sono certi che prendono 10 vole quella cifra

mauriz83
14-12-2006, 09:27
cioè mi stai dicendo che ci sono manager statali che guadagnano 7 milioni di euro all'anno :eek: ,cioè uno stipendio maggiore di un direttore generale di una banca(non faccio nomi)?
Quindi il governo vuole diminuire lo stipendio a questi,io avevo capito che volevano aumentarlo,non immaginavo che certi statali guadagnassero tanto.Restano comunque cifre assurde,incredibile. :(
Assurdi poi i finti malati,siamo pieni di questa gente,che schifo,serve una qualche riforma radicale e brutale,con la moderazione non ce la faremo mai.

Korn
14-12-2006, 09:30
7 milioni? mai sentito

sempreio
14-12-2006, 09:42
7 milioni? mai sentito



mai sentito cimoli, alle ferrovie ne prendeva 5 all' anno eppoi i solti 4 top manager ne prendono altrettanti

nevione
14-12-2006, 10:30
comunque ok licenziare i fannulloni ma non mi sembra corretto il titolo, sembra che tutti gli statali siano parassiti :rolleyes:

reptile9985
14-12-2006, 10:34
veramente mi sembra che in finanziaria abbiano diminuito il tetto massimo da 500.000 euro l'anno a 250.000 euro l'anno

reptile9985
14-12-2006, 11:03
veramente mi sembra che in finanziaria abbiano diminuito il tetto massimo da 500.000 euro l'anno a 250.000 euro l'anno
infatti è come dico io:
Roma, 5 dic . (Adnkronos/Ign) - Il tetto degli stipendi per i manager pubblici, di società quotate in Borsa a maggioranza pubblica e dei parlamentari, dovrà essere pari a quello del primo presidente della Corte di cassazione, 250.000 euro all'anno. Lo prevede un emendamento alla Finanziaria su cui c'è stato l'accordo della cabina di regia la scorsa notte. Rispetto all'emendamento inizialmente presentato, che fissava la soglia a 500.000 euro, viene quindi dimezzato il compenso che potrà essere percepito dai dirigenti.
semprelui che fa disinformazione :asd:

sempreio
14-12-2006, 11:16
semprelui che fa disinformazione :asd:

cos' ho detto di sbagliato? ci sono o no ancora oggi persone che guadagnano milioni e milioni di euro l' anno per essere top manager delle più grandi aziende pubbliche italiane? :rolleyes: si! quindi disinformazione una sega

reptile9985
14-12-2006, 11:22
cos' ho detto di sbagliato? ci sono o no ancora oggi persone che guadagnano milioni e milioni di euro l' anno per essere top manager delle più grandi aziende pubbliche italiane? :rolleyes: si! quindi disinformazione una sega
milioni non lo so...dammi le fonti ;)

sempreio
14-12-2006, 11:30
milioni non lo so...dammi le fonti ;)


http://lavoro.economia.alice.it/gallery/stipendi_eccellenti.html,zoom=525.html

reptile9985
14-12-2006, 11:40
http://lavoro.economia.alice.it/gallery/stipendi_eccellenti.html,zoom=525.html
grazie...dall'anno prossimo questi schifosi prenderanno al max 250k euro all'anno

sider
14-12-2006, 12:25
Le milionate riguardano le (assurde) liquidazioni o buonuscite o come volete chiamarle.
Sinceramente questi titoli generalizzanti sugli statali cominciano a stufarmi.
Purtroppo per tutelare tanta brava gente indirettamente si va a tutelare qualche furbastro. Ma per cortesia evitate generalizzazioni tipo statale=fannullone

sempreio
14-12-2006, 12:42
Le milionate riguardano le (assurde) liquidazioni o buonuscite o come volete chiamarle.
Sinceramente questi titoli generalizzanti sugli statali cominciano a stufarmi.
Purtroppo per tutelare tanta brava gente indirettamente si va a tutelare qualche furbastro. Ma per cortesia evitate generalizzazioni tipo statale=fannullone


no, perchè in tutte le società c' è sempre stato lo stesso problema gli statali non rendono mai quanto i privati, tranne rare eccezioni

mt_iceman
14-12-2006, 12:53
mai sentito cimoli, alle ferrovie ne prendeva 5 all' anno eppoi i solti 4 top manager ne prendono altrettanti

cimoli prende ora 190000€ al mese e ha una bonauscita credo di 5 milioni. sti cazzi...

Cfranco
14-12-2006, 13:53
cos' ho detto di sbagliato? ci sono o no ancora oggi persone che guadagnano milioni e milioni di euro l' anno per essere top manager delle più grandi aziende pubbliche italiane? :rolleyes: si! quindi disinformazione una sega
Non solo aziende pubbliche .
Si fanno assumere da un' azienda ( tramite conoscenze ) , la portano al disastro , tagliano tutto il tagliabile ( a cominciare dagli stipendi dei dipendenti ) e poi si aumentano lo stipendio perchè "sono alla guida di un' azienda in difficoltà" :rolleyes:

Rik_Verbrugghe
14-12-2006, 14:01
7 milioni? mai sentito
Non hai visto Report? (La puntata sugli stipendi dei dirigenti statali)

Tutti i "manager" ( :rolleyes: ) italiani prendono più dei colleghi europei, ma molto di più. Aggiungici il fatto che le società europee, a differenza delle nostre, sono tutte in utile e godono di ottima salute e hai l'ennesimo bel "magna magna" MADE IN ITALY.

Per fortuna le cose, forse, cambieranno. :sperem:

evelon
14-12-2006, 14:47
Purtroppo per tutelare tanta brava gente indirettamente si va a tutelare qualche furbastro. Ma per cortesia evitate generalizzazioni tipo statale=fannullone


Vero....vale solo per 9/10 degli statali :D


Ma qualcuno di voi ha mai lavorato a stretto contatto con ministeri e/o uffici della PA sia italiana che europea (tanti) ?

Perchè la mentalità che regna lì dentro è impossibile da spiegare se non si ha avuto a che fare direttamente

flisi71
14-12-2006, 14:56
Anche ieri Stella aveva pubblicato un articolo che potrebbe rientrare nella discussione:


http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/12_Dicembre/13/stella.shtml

Una commissione di inchiesta interna al Comune ha accertato che la mega truffa organizzata da dirigenti e impiegati ha provocato un «buco» di 30 milioni
Taranto, il caso degli «illicenziabili»
Si aumentarono lo stipendio per anni, quasi tutti al loro posto

Come osano, sospenderlo dal servizio?
Francesco Grassi, uno dei ventitré dirigenti e impiegati del comune di Taranto arrestati ai primi di luglio perché si erano auto-regalati sontuose buste paga per un totale di 5 milioni di euro in cinque anni, ha già fatto ricorso. Gli altri sei obbligati a non ripresentarsi in ufficio il ricorso lo stanno preparando. Gli altri ancora, sono tornati alla loro scrivania da un pezzo.
Per non dire di tutti gli altri dipendenti ancora che, per la commissione d'inchiesta interna, si sarebbero complessivamente fregati almeno da 21 a 30 milioni di euro. Un decimo del gigantesco buco nel quale è precipitata l'ex capitale industriale della Puglia, dichiarata in bancarotta.
Stando alle accuse, mosse dalle denunce di un ex consigliere comunale, Nello De Gregorio, Grassi si sarebbe fatto dei regalini nello stipendio, dal 2001 al 2006, con compensi extra per misteriosi lavori «a progetto», per 389 mila euro.
Dice però che non è stato ancora rinviato a giudizio e la legge è legge, signori e signore: come si è permesso, il commissario Tommaso Blonda, di sospendere lui e i protagonisti degli altri casi più gravi? Si dirà che, come ha accertato il comandante della Finanza Emanuele Fisicaro, c'è chi in un mese si era fatto omaggio di 19.439 euro e chi di 39.160: ma che c'entra? Certo, c'è chi è accusato come Nicola Blasi, di essersi preso coi ritocchi in busta paga 434 mila euro, chi come Giuseppe Cuccaro 429 mila, chi come Orazio Massafra 422 mila e chi come Cataldo Ricchiuti (al quale sono stati sequestrati 12 fabbricati e un terreno e 124 mila euro in banca: mica male per un funzionario comunale...) addirittura 567 mila.

Ma perché non dovrebbero tornare al loro posto, in attesa del rinvio a giudizio e poi della decisione del Gip e poi del processo in Assise e poi di quello in Appello e poi di quello in Cassazione e magari ancora di qualche ricorso alla corte costituzionale? E il bello è che la magistratura potrebbe dare loro ragione.
Perché qui è lo scandalo: Francesco Boccia, mandato da Amato a Taranto come liquidatore (primo caso in Italia per una grande città) ha le mani legate da leggi e leggine così pelosamente garantiste da impedirgli di fatto di usare la mano pesante.
Una impotenza che, oltre ad alleggerire la posizione di quella massa di persone coinvolte nella maxi- truffa sugli stipendi (tutte assolutamente convinte che un giorno o l'altro il can-can finirà e magari con l'aiuto dell'indulto anche questa seccatura dell'inchiesta evaporerà in una nuvoletta) rischia di lanciare un pessimo segnale a una città allo sbando.
Mario Pazzaglia, il veneto-marchigiano incaricato con Giuseppe Caricati di mettere il naso nei conti, fa professione di ottimismo e cerca di incoraggiare Taranto a reagire spiegando che «con uno scatto di orgoglio la città può recuperare e rinascere».

Ma certo il baratro nei conti lasciato dalla giunta guidata dalla forzista Rossana Di Bello (dimessasi pochi mesi dopo una trionfale rielezione in seguito a una condanna per gli appalti dell'inceneritore) gela il sangue: finora siamo già a un buco accertato di 382 milioni di euro. Pari a oltre sei mila euro di «rosso» per ogni famiglia. Un disastro.

Sul quale non è avviata solo un'opera di rilettura dei bilanci (che potrebbe rivelare un abisso finanziario che qualcuno paventa addirittura intorno al miliardo di euro) ma si sono aperte un mucchio di inchieste penali. Per falsità in bilancio. Per un appalto da 28 milioni per la pubblica illuminazione. Per il Parco Cimino dato in gestione per 1.000 euro l'anno (neppure pagati) a un ristoratore che faceva lavori edilizi (anche abusivi) e poi mandava il conto al Comune. Per una specie di fontana da due milioni di euro piazzata in mezzo al mare e mai usata. E altro ancora. Una gestione sciagurata.
E meno male che non è andato in porto il progetto un po' megalomane di costruire il Colosso di Zeus, un bestione che avrebbe dovuto ricordare un'antica opera di Lisippo. E magari avrebbe ricordato anche il monumentale sindaco Giancarlo Cito, che prima di finire in galera fu il Re di Taranto e prometteva di far di Taranto «la Svizzera del Sud» e minacciava Di Pietro di «riempirgli la bocca di cemento a presa rapida» e quando si prese pure la squadra di calcio ordinò ai giocatori di darsi da morire sul campo sennò avrebbe «messo le gambe dei più brocchi a mollo in una vasca di piranha». Ma torniamo ai nostri «eroi».
La difficoltà di licenziare o perfino di sospendere i dipendenti infedeli del Comune di Taranto, coincidenza, nei giorni in cui un pezzo della sinistra vorrebbe arruolare d'un colpo, senza filtri, 300 mila precari, dei quali moltissimi saranno bravissimi ma una parte certo una palla al piede. E dà ragione a chi, come scriveva Pietro Ichino ieri sul Corriere, sostiene che «la precarietà degli uni è l'altra faccia dell'iperprotezione e inamovibilità degli altri».
Cioè di chi, avuto un posto pubblico, non può più essere rimosso da qui all'eternità.
Sapete quante notizie Ansa escono, su milioni e milioni di takes dal 1981 ad oggi, incrociando le parole «dipendenti comunali» + «licenziati», declinate al plurale o al singolare? Dodici.
Ma nella stragrande maggioranza non raccontano di licenziamenti (come quello di 9 becchini triestini, sbattuti fuori perché davvero nessuno se la sentì di difenderli dopo che avevano aperto un sacco di tombe per rubare ori e orologi ai morti) ma di rimozioni tenacemente intralciate dal sindacato o da un giudice.
Come nel caso di Fabrizio Filippi, accusato dal comune di Livorno di essere un lavativo e finalmente messo fuori, dopo una accanita guerriglia processuale, solo dopo 13 anni di sentenze e di ricorsi.
O di quello spazzino licenziato dal comune di Latisana dopo un'assenza non giustificata di 15 giorni e fatto riassumere dalla magistratura perché, essendo l'uomo sempre ubriaco, «non era provata la volontà dell'inottemperanza al dovere di prestare servizio».
Per non dire di un caso simile a quello di Taranto.
Ricordate cosa successe a Napoli? Finirono sotto inchiesta in 321, quattro anni fa, per essersi gonfiati lo stipendio. Molti dichiarando con l'autocertificazione di avere a casa a proprio carico una tale quantità di nonni, suoceri, cugini, zie, cognate e consuocere da ottenere fino a 15 o 20 mila euro di arretrati. Altri perché si erano ritoccati le buste paga attribuendosi fino a 32 milioni al mese. E «voci accessorie» fino a 105 l'anno. Bene: solo uno, il dirigente dell'ufficio Aldo Buono, è stato rimosso. Gli altri, se non se ne sono andati per godersi la «meritata pensione», stanno ancora lì. E con l'indulto di quest'anno si sono tolti pure il pensiero del processo: marameo!


Gian Antonio Stella
13 dicembre 2006

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:mad:

sempreio
14-12-2006, 16:07
Anche ieri Stella aveva pubblicato un articolo che potrebbe rientrare nella discussione:


http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/12_Dicembre/13/stella.shtml

Una commissione di inchiesta interna al Comune ha accertato che la mega truffa organizzata da dirigenti e impiegati ha provocato un «buco» di 30 milioni
Taranto, il caso degli «illicenziabili»
Si aumentarono lo stipendio per anni, quasi tutti al loro posto

Come osano, sospenderlo dal servizio?
Francesco Grassi, uno dei ventitré dirigenti e impiegati del comune di Taranto arrestati ai primi di luglio perché si erano auto-regalati sontuose buste paga per un totale di 5 milioni di euro in cinque anni, ha già fatto ricorso. Gli altri sei obbligati a non ripresentarsi in ufficio il ricorso lo stanno preparando. Gli altri ancora, sono tornati alla loro scrivania da un pezzo.
Per non dire di tutti gli altri dipendenti ancora che, per la commissione d'inchiesta interna, si sarebbero complessivamente fregati almeno da 21 a 30 milioni di euro. Un decimo del gigantesco buco nel quale è precipitata l'ex capitale industriale della Puglia, dichiarata in bancarotta.
Stando alle accuse, mosse dalle denunce di un ex consigliere comunale, Nello De Gregorio, Grassi si sarebbe fatto dei regalini nello stipendio, dal 2001 al 2006, con compensi extra per misteriosi lavori «a progetto», per 389 mila euro.
Dice però che non è stato ancora rinviato a giudizio e la legge è legge, signori e signore: come si è permesso, il commissario Tommaso Blonda, di sospendere lui e i protagonisti degli altri casi più gravi? Si dirà che, come ha accertato il comandante della Finanza Emanuele Fisicaro, c'è chi in un mese si era fatto omaggio di 19.439 euro e chi di 39.160: ma che c'entra? Certo, c'è chi è accusato come Nicola Blasi, di essersi preso coi ritocchi in busta paga 434 mila euro, chi come Giuseppe Cuccaro 429 mila, chi come Orazio Massafra 422 mila e chi come Cataldo Ricchiuti (al quale sono stati sequestrati 12 fabbricati e un terreno e 124 mila euro in banca: mica male per un funzionario comunale...) addirittura 567 mila.

Ma perché non dovrebbero tornare al loro posto, in attesa del rinvio a giudizio e poi della decisione del Gip e poi del processo in Assise e poi di quello in Appello e poi di quello in Cassazione e magari ancora di qualche ricorso alla corte costituzionale? E il bello è che la magistratura potrebbe dare loro ragione.
Perché qui è lo scandalo: Francesco Boccia, mandato da Amato a Taranto come liquidatore (primo caso in Italia per una grande città) ha le mani legate da leggi e leggine così pelosamente garantiste da impedirgli di fatto di usare la mano pesante.
Una impotenza che, oltre ad alleggerire la posizione di quella massa di persone coinvolte nella maxi- truffa sugli stipendi (tutte assolutamente convinte che un giorno o l'altro il can-can finirà e magari con l'aiuto dell'indulto anche questa seccatura dell'inchiesta evaporerà in una nuvoletta) rischia di lanciare un pessimo segnale a una città allo sbando.
Mario Pazzaglia, il veneto-marchigiano incaricato con Giuseppe Caricati di mettere il naso nei conti, fa professione di ottimismo e cerca di incoraggiare Taranto a reagire spiegando che «con uno scatto di orgoglio la città può recuperare e rinascere».

Ma certo il baratro nei conti lasciato dalla giunta guidata dalla forzista Rossana Di Bello (dimessasi pochi mesi dopo una trionfale rielezione in seguito a una condanna per gli appalti dell'inceneritore) gela il sangue: finora siamo già a un buco accertato di 382 milioni di euro. Pari a oltre sei mila euro di «rosso» per ogni famiglia. Un disastro.

Sul quale non è avviata solo un'opera di rilettura dei bilanci (che potrebbe rivelare un abisso finanziario che qualcuno paventa addirittura intorno al miliardo di euro) ma si sono aperte un mucchio di inchieste penali. Per falsità in bilancio. Per un appalto da 28 milioni per la pubblica illuminazione. Per il Parco Cimino dato in gestione per 1.000 euro l'anno (neppure pagati) a un ristoratore che faceva lavori edilizi (anche abusivi) e poi mandava il conto al Comune. Per una specie di fontana da due milioni di euro piazzata in mezzo al mare e mai usata. E altro ancora. Una gestione sciagurata.
E meno male che non è andato in porto il progetto un po' megalomane di costruire il Colosso di Zeus, un bestione che avrebbe dovuto ricordare un'antica opera di Lisippo. E magari avrebbe ricordato anche il monumentale sindaco Giancarlo Cito, che prima di finire in galera fu il Re di Taranto e prometteva di far di Taranto «la Svizzera del Sud» e minacciava Di Pietro di «riempirgli la bocca di cemento a presa rapida» e quando si prese pure la squadra di calcio ordinò ai giocatori di darsi da morire sul campo sennò avrebbe «messo le gambe dei più brocchi a mollo in una vasca di piranha». Ma torniamo ai nostri «eroi».
La difficoltà di licenziare o perfino di sospendere i dipendenti infedeli del Comune di Taranto, coincidenza, nei giorni in cui un pezzo della sinistra vorrebbe arruolare d'un colpo, senza filtri, 300 mila precari, dei quali moltissimi saranno bravissimi ma una parte certo una palla al piede. E dà ragione a chi, come scriveva Pietro Ichino ieri sul Corriere, sostiene che «la precarietà degli uni è l'altra faccia dell'iperprotezione e inamovibilità degli altri».
Cioè di chi, avuto un posto pubblico, non può più essere rimosso da qui all'eternità.
Sapete quante notizie Ansa escono, su milioni e milioni di takes dal 1981 ad oggi, incrociando le parole «dipendenti comunali» + «licenziati», declinate al plurale o al singolare? Dodici.
Ma nella stragrande maggioranza non raccontano di licenziamenti (come quello di 9 becchini triestini, sbattuti fuori perché davvero nessuno se la sentì di difenderli dopo che avevano aperto un sacco di tombe per rubare ori e orologi ai morti) ma di rimozioni tenacemente intralciate dal sindacato o da un giudice.
Come nel caso di Fabrizio Filippi, accusato dal comune di Livorno di essere un lavativo e finalmente messo fuori, dopo una accanita guerriglia processuale, solo dopo 13 anni di sentenze e di ricorsi.
O di quello spazzino licenziato dal comune di Latisana dopo un'assenza non giustificata di 15 giorni e fatto riassumere dalla magistratura perché, essendo l'uomo sempre ubriaco, «non era provata la volontà dell'inottemperanza al dovere di prestare servizio».
Per non dire di un caso simile a quello di Taranto.
Ricordate cosa successe a Napoli? Finirono sotto inchiesta in 321, quattro anni fa, per essersi gonfiati lo stipendio. Molti dichiarando con l'autocertificazione di avere a casa a proprio carico una tale quantità di nonni, suoceri, cugini, zie, cognate e consuocere da ottenere fino a 15 o 20 mila euro di arretrati. Altri perché si erano ritoccati le buste paga attribuendosi fino a 32 milioni al mese. E «voci accessorie» fino a 105 l'anno. Bene: solo uno, il dirigente dell'ufficio Aldo Buono, è stato rimosso. Gli altri, se non se ne sono andati per godersi la «meritata pensione», stanno ancora lì. E con l'indulto di quest'anno si sono tolti pure il pensiero del processo: marameo!


Gian Antonio Stella
13 dicembre 2006

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:mad:


mio dio, come siamo ridotti

Cfranco
14-12-2006, 16:19
[cut]
Mi sento giusto un filino incazzato

flisi71
14-12-2006, 16:34
Spero non con me, ambasciator non porta pena!


Ciao

Federico

zerothehero
14-12-2006, 21:37
Il titolo del thread generalizza un pò troppo.. :fagiano:

ingpeo
14-12-2006, 22:22
Il titolo del thread generalizza un pò troppo.. :fagiano:
Già, e le varie magnerie ancora di più.
Poi ci sono gli statali che lavorano con mansioni di un determinato livello e prendono lo stipendio per quello inferiore.
Vedi mio padre: il più alto di livello del CED dove lavora è andato in pensione e mio padre ne fa le veci, o meglio, l'intero lavoro. Ovviamente pagato con un livello in meno. Non possono scalarlo di livello perché non ci sono soldi per fare il bando di assunzione (da qualche anno, mica per solo alcuni mesi), e poi questi prendono milioni di buonauscita..... bah. :rolleyes:

flisi71
15-12-2006, 07:33
Vedi mio padre: il più alto di livello del CED dove lavora è andato in pensione e mio padre ne fa le veci, o meglio, l'intero lavoro. Ovviamente pagato con un livello in meno.
...


Ne ho visti esempi anche io di codesta strategia: quando un quadro va in pensione, se ne affidano le mansioni a personale con esperienza ma di qualifica più bassa (e stipendio più basso), i vuoti che si creano comuqnue nella pianta organica vengono coperti principalmente con assunzioni a tempo determinato, con collaboratori a progetto e a partita IVA.



Ciao

Federico

Korn
15-12-2006, 08:13
e si ma gli daranno qualche soldino in più...

ingpeo
15-12-2006, 08:25
e si ma gli daranno qualche soldino in più...
Un indennizzo ogni tanto, ma è ben distante dal colmare la differenza di stipendio.
E, secondo me, a livello di redditività e di economicità rende di meno assumere qualcuno a tempo determinato per rattoppare il servizo che sistemare definitivamente una situazione esistente.
Ovvio poi che ci si ritrovi dei servizi inefficenti.... mah, non capisco certe logiche... spendere di più per avere di meno.

Cfranco
15-12-2006, 08:35
http://liberoblog.libero.it/economia/bl5669.phtml

Quando l'insuccesso premia


Più la società (pubblica) perde, più il manager guadagna. Chi lo ha reso possibile? I casi di Cimoli e Catania




di: Paolo Madron

La senatrice dipietrista Franca Rame si reca all'audizione di Giancarlo Cimoli alla commissione Trasporti per vedere «com'è la faccia di un manager che guadagna 11 mila euro al giorno». La battuta è facile ma un po' volgarotta, per cui meglio astenersi dal farla.
Per la verità, se la matematica non è ballerina, considerando che lo stipendio dell'(ancora per poco) amministratore delegato dell'Alitalia è di 2,791 milioni di euro, diviso per 365 che sono i giorni dell'anno fa 7.646 euro cadadì.

Evidentemente, la moglie di Dario Fo sarà al corrente di qualche altro bonus che non si conosce, anche se mi sembra ozioso sindacare sulla questione: 7.646 euro al giorno sono già un bel prendere, diventano un'iperbole se erogati da una società che nei primi nove mesi dell'anno di milioni di euro ne ha persi 275, e molti, molti di più, nel corso della sua tribolata storia.

Il problema però non è Cimoli, il quale non è nuovo a critiche di questo tenore, visto che per il suo distacco dalle Ferrovie solo due anni fa aveva intascato una buonuscita da 6,7 milioni, ma chi ha reso possibile che ciò accadesse.

Siccome l'Alitalia è (ancora per poco) una società pubblica, bisognerebbe chiedere conto allo Stato azionista del perché di una prodigalità che il suo bilancio certo non giustifica. Prodigalità recidiva, visto che anche altri suoi dirigenti, quelli che un tempo si chiamavano boiardi, al momento di farsi da parte hanno goduto di trattamenti sontuosi.

Ultimo, in ordine di tempo, Elio Catania. Per liberare la poltrona al numero uno delle Ferrovie è stata data una liquidazione di 7 milioni di euro che, visti i conti dell'azienda, non si può certo dire comprendesse un premio di produzione.

Si obietterà che anche i privati non ci vanno con la mano leggera, e ci sono casi di manager per i quali il rapporto fra risultati e guadagni è inverso: più perdono, più se ne vanno con le tasche piene. Ma proprio perché privati, il problema riguarda i soci e non, come nei casi di Alitalia e Ferrovie, i contribuenti che ne sono in ultima istanza padroni.

Si obietterà ancora che, nella maggior parte dei casi, trattasi di accordi presi in fase di stipula del contratto, quindi comprensivi di una sorta di paracadute che, più che mai nel caso di aziende pubbliche o parapubbliche, serve a proteggersi dall'aleatorietà del socio di riferimento. Non a caso a ogni cambio di governo segue immancabile un cambio di poltrone, in barba a tutte le considerazioni del mondo sulla sana e oculata gestione.

Ma uno stipendio della fatta di quelli menzionati non è sufficientemente pingue da scontare anche il mutar di vento della politica? E dove vanno a finire i concetti di rischio e di imprenditorialità se un manager, ancora prima di entrare in servizio, pensa già a rendere sommamente confortevole la sua via d'uscita?

Sarà perché i fenomeni di pubblica prodigalità si stanno ripetendo con troppa frequenza, o forse per l'impuntatura di un'opinione pubblica dove abbonda chi fatica a sbarcare il lunario, sta di fatto che adesso, pare, si vuol mettere un freno agli eccessi.

Il pare è d'obbligo, visto che il tetto massimo di 250 mila euro alle retribuzioni ha timidamente fatto capolino in Finanziaria, ma altrettanto timidamente potrebbe sparire o seguire, come altri provvedimenti della medesima, un andamento carsico

Duecentocinquantamila euro sono tanti, sono pochi? E non sarà che, per rispondere allo scialo del passato, ora si va col braccino corto? Il dibattito ferve, anche se la cifra in questione ha momentaneamente trovato d'accordo maggioranza e opposizione.

Ma anche qui, per servire uno zelo savonaroliano, non si può peccare per difetto: 250 mila euro, mezzo miliardo di lire, consentono una vita più che dignitosa, ma non consentiranno mai a un'azienda pubblica di assumere un manager proveniente dal privato, dove tra stipendio, bonus e, nel caso di società quotate, stock option, si viaggia a cifre ben superiori.

La cosa migliore, almeno quella che mi pare provvista di buon senso, sarebbe di collegare le retribuzioni dei manager pubblici ai risultati che ottengono.

A quel punto, di fronte all'ineccepibilità del parametro, nessuno avrebbe più nulla da obiettare. Chi risana le aziende guadagni, financo arricchendosi a dismisura (qualcuno eccepisce forse sulla stratosferica entità delle stock option di Sergio Marchionne, che ha restituito la moribonda Fiat a rigogliosa vita?); chi ne compromette il conto economico se ne esca a tasche vuote.

Essendo un principio di buon senso, mi rendo conto che la messa in pratica risulti ostica.
Meglio impegnarsi in un dibattito ideologico sul denaro sterco del demonio, o viceversa indispensabile propellente di una società felice.

Meglio, addirittura, scomodare un provvedimento in Finanziaria, come se già non ci fosse abbondanza di capitoli su cui strologare.

bjt2
15-12-2006, 09:33
http://liberoblog.libero.it/economia/bl5669.phtml

Quando l'insuccesso premia


Più la società (pubblica) perde, più il manager guadagna. Chi lo ha reso possibile? I casi di Cimoli e Catania




di: Paolo Madron

La senatrice dipietrista Franca Rame si reca all'audizione di Giancarlo Cimoli alla commissione Trasporti per vedere «com'è la faccia di un manager che guadagna 11 mila euro al giorno». La battuta è facile ma un po' volgarotta, per cui meglio astenersi dal farla.
Per la verità, se la matematica non è ballerina, considerando che lo stipendio dell'(ancora per poco) amministratore delegato dell'Alitalia è di 2,791 milioni di euro, diviso per 365 che sono i giorni dell'anno fa 7.646 euro cadadì.

Evidentemente, la moglie di Dario Fo sarà al corrente di qualche altro bonus che non si conosce, anche se mi sembra ozioso sindacare sulla questione: 7.646 euro al giorno sono già un bel prendere, diventano un'iperbole se erogati da una società che nei primi nove mesi dell'anno di milioni di euro ne ha persi 275, e molti, molti di più, nel corso della sua tribolata storia.

Il problema però non è Cimoli, il quale non è nuovo a critiche di questo tenore, visto che per il suo distacco dalle Ferrovie solo due anni fa aveva intascato una buonuscita da 6,7 milioni, ma chi ha reso possibile che ciò accadesse.

Siccome l'Alitalia è (ancora per poco) una società pubblica, bisognerebbe chiedere conto allo Stato azionista del perché di una prodigalità che il suo bilancio certo non giustifica. Prodigalità recidiva, visto che anche altri suoi dirigenti, quelli che un tempo si chiamavano boiardi, al momento di farsi da parte hanno goduto di trattamenti sontuosi.

Ultimo, in ordine di tempo, Elio Catania. Per liberare la poltrona al numero uno delle Ferrovie è stata data una liquidazione di 7 milioni di euro che, visti i conti dell'azienda, non si può certo dire comprendesse un premio di produzione.

Si obietterà che anche i privati non ci vanno con la mano leggera, e ci sono casi di manager per i quali il rapporto fra risultati e guadagni è inverso: più perdono, più se ne vanno con le tasche piene. Ma proprio perché privati, il problema riguarda i soci e non, come nei casi di Alitalia e Ferrovie, i contribuenti che ne sono in ultima istanza padroni.

Si obietterà ancora che, nella maggior parte dei casi, trattasi di accordi presi in fase di stipula del contratto, quindi comprensivi di una sorta di paracadute che, più che mai nel caso di aziende pubbliche o parapubbliche, serve a proteggersi dall'aleatorietà del socio di riferimento. Non a caso a ogni cambio di governo segue immancabile un cambio di poltrone, in barba a tutte le considerazioni del mondo sulla sana e oculata gestione.

Ma uno stipendio della fatta di quelli menzionati non è sufficientemente pingue da scontare anche il mutar di vento della politica? E dove vanno a finire i concetti di rischio e di imprenditorialità se un manager, ancora prima di entrare in servizio, pensa già a rendere sommamente confortevole la sua via d'uscita?

Sarà perché i fenomeni di pubblica prodigalità si stanno ripetendo con troppa frequenza, o forse per l'impuntatura di un'opinione pubblica dove abbonda chi fatica a sbarcare il lunario, sta di fatto che adesso, pare, si vuol mettere un freno agli eccessi.

Il pare è d'obbligo, visto che il tetto massimo di 250 mila euro alle retribuzioni ha timidamente fatto capolino in Finanziaria, ma altrettanto timidamente potrebbe sparire o seguire, come altri provvedimenti della medesima, un andamento carsico

Duecentocinquantamila euro sono tanti, sono pochi? E non sarà che, per rispondere allo scialo del passato, ora si va col braccino corto? Il dibattito ferve, anche se la cifra in questione ha momentaneamente trovato d'accordo maggioranza e opposizione.

Ma anche qui, per servire uno zelo savonaroliano, non si può peccare per difetto: 250 mila euro, mezzo miliardo di lire, consentono una vita più che dignitosa, ma non consentiranno mai a un'azienda pubblica di assumere un manager proveniente dal privato, dove tra stipendio, bonus e, nel caso di società quotate, stock option, si viaggia a cifre ben superiori.

La cosa migliore, almeno quella che mi pare provvista di buon senso, sarebbe di collegare le retribuzioni dei manager pubblici ai risultati che ottengono.

A quel punto, di fronte all'ineccepibilità del parametro, nessuno avrebbe più nulla da obiettare. Chi risana le aziende guadagni, financo arricchendosi a dismisura (qualcuno eccepisce forse sulla stratosferica entità delle stock option di Sergio Marchionne, che ha restituito la moribonda Fiat a rigogliosa vita?); chi ne compromette il conto economico se ne esca a tasche vuote.

Essendo un principio di buon senso, mi rendo conto che la messa in pratica risulti ostica.
Meglio impegnarsi in un dibattito ideologico sul denaro sterco del demonio, o viceversa indispensabile propellente di una società felice.

Meglio, addirittura, scomodare un provvedimento in Finanziaria, come se già non ci fosse abbondanza di capitoli su cui strologare.

MA SIAMO PAZZI?!?! INTRODURRE LA MERITOCRAZIA PER I DIPENDENTI PUBBLICI?!?!? Non vorrete mica che poi nascano invidie?!?!? I dipendenti pubblici devono essere tutti uguali! :rolleyes:

danilo@12
15-12-2006, 17:30
15 dicembre 2006

Ichino propone un'Authority contro gli statali negligenti e pigri

Creare un'Authority in grado di misurare l'efficienza della pubblica amministrazione al fine di premiare i molti comportamenti virtuosi, che «costituiscono la maggioranza», e punire i non rari casi di negligenza o pigrizia. Arrivando, se necessario, al licenziamento o al trasferimento dei dirigenti e dei dipendenti per responsabilità oggettive o improduttività. I danni erariali verrebbero segnalati, naturalmente, alla Corte dei Conti.

È quanto hanno proposto i giuristi Pietro Ichino, professore di Diritto del lavoro nell’Università degli Studi di Milano, e Bernardo Mattarella, professore di Diritto amministrativo nell’Università di Siena, che hanno predisposto un progetto di legge-delega già presentato al presidente del consiglio Romano Prodi e al ministro per l'innovazione nella pubblica amministrazione Luigi Nicolais. Il testo sarà presentato ufficialmente alla Camera da Lanfranco Turci, vicepresidente della Rosa del Pugno alla Camera, e al Senato da Antonio Polito, dell'Unione.

Il progetto di legge - opera di un gruppo di amministrativisti, costituzionalisti, giuslavoristi e dirigenti pubblici coordinato da Ichino e Mattarella - tende a riunire e riqualificare il coordinamento dei nuclei di valutazione istituiti dalla legge Bassanini del 1999. Il testo prevede, al primo articolo, l'istituzione di una Autorità per la valutazione delle strutture e del personale pubblico, con deleghe legislative al governo sulla valutazione del rendimento, sulla responsabilità dei dipendenti pubblici e sulle retribuzioni degli stessi nei successivi tre articoli. Il criterio, come ha spiegato lo stesso Ichino, è «premiare i volenterosi e punire i nullafacenti», rompendo anche il tabù dell'impossibilità di licenziare un dipendente pubblico.

Tuttavia «il licenziamento - ha chiarito Ichino - resterà un caso estremo». Anche se «un'amministrazione pubblica dove chi decide deliberatamente di non lavorare è garantito, non può funzionare». Quanto al confronto con i sindacati, Ichino ha cominciato dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che, secondo il giuslavorista, si è detto «interessato» a tal punto da «promuovere un convegno sull'argomento a gennaio». Positiva anche la valutazione di Nicolais, che, secondo quanto ha riferito Ichino «ha intenzione di proporlo ai sindacati in fase di trattativa per il pre-accordo sul pubblico impiego». La nuova autorità, secondo gli ideatori, dovrebbe avere sede a Roma, con un organico massimo di 100 persone, 70 delle quali provenienti dall'Alto commissariato contro la corruzione e contro le frodi, che sarebbe soppresso.

Podda (Fp-Cgil): «Un delirio autoritario». Molto negativo il giudizio della Cgil. Il segretario generale della Funzione pubblica, Carlo Podda, ha attaccato l'istituzione di un organismo «burocratico e non rappresentativo», una struttura «che non ridurrebbe la distanza tra cittadini ed enti che erogano il servizio. In un delirio autoritario si pretende di consegnare nella mani di un organismo senza alcuna rappresentatività democratica la competenza di misurare la produttività di tutte le amministrazioni e i servizi del Paese e di fissare unilateralmente il trattamento economico e normativo dei lavoratori pubblici».


www.ilsole24ore.com

Korn
15-12-2006, 18:44
mi puzza, la certezza del non licenziamento è la causa primaria di assenteismo e negligenza, in italia ci sono categorie di lavoratori quasi senza diritti ed altri troppi i sindacati dovrebbero difendere di più i primi...

sempreio
15-12-2006, 18:55
mi puzza, la certezza del non licenziamento è la causa primaria di assenteismo e negligenza, in italia ci sono categorie di lavoratori quasi senza diritti ed altri troppi i sindacati dovrebbero difendere di più i primi...


ma te veramente voti a sinistra? mi sa tanto che saresti un liberale se non ci fossero quei 4 ladri dall' altra parte

generals
15-12-2006, 19:01
cioè mi stai dicendo che ci sono manager statali che guadagnano 7 milioni di euro all'anno :eek: ,cioè uno stipendio maggiore di un direttore generale di una banca(non faccio nomi)?
Quindi il governo vuole diminuire lo stipendio a questi,io avevo capito che volevano aumentarlo,non immaginavo che certi statali guadagnassero tanto.Restano comunque cifre assurde,incredibile. :(
Assurdi poi i finti malati,siamo pieni di questa gente,che schifo,serve una qualche riforma radicale e brutale,con la moderazione non ce la faremo mai.

Ingenuo :D

Korn
15-12-2006, 19:10
ma te veramente voti a sinistra? mi sa tanto che saresti un liberale se non ci fossero quei 4 ladri dall' altra parte
si sono di sinistra ma quando è troppo è troppo, ormai sono 6 anni che lavoro nello stato (ma per un ditta che ha in appalto un servizio) l'illogica, lo spreco e tanto altro fanno venire il voltastomaco

generals
15-12-2006, 19:22
si sono di sinistra ma quando è troppo è troppo, ormai sono 6 anni che lavoro nello stato (ma per un ditta che ha in appalto un servizio) l'illogica, lo spreco e tanto altro fanno venire il voltastomaco

è vero ma tutte le volte che si è liberalizzato (ovvero privatizzato solamente ;) ), i servizi sono gli stessi (qualità bassissima) e i prezzi raddoppiano. A questo proposito basta vedere a che servono le cosìddette esternalizzazioni (vedi report) dove lievitano i costi (anzichè diminuire) e servono per assunzioni "ancora più clientelari" di quelle che avvengono col pubblico :O

danilo@12
15-12-2006, 20:50
è vero ma tutte le volte che si è liberalizzato (ovvero privatizzato solamente ;) ), i servizi sono gli stessi (qualità bassissima) e i prezzi raddoppiano. A questo proposito basta vedere a che servono le cosìddette esternalizzazioni (vedi report) dove lievitano i costi (anzichè diminuire) e servono per assunzioni "ancora più clientelari" di quelle che avvengono col pubblico :O
Infatti l'errore e anomalia italiana risiede proprio in questo; le privatizzazioni delle aziende pubbliche sono state effettuate senza creare le condizioni per un mercato libero. Senza un regime di concorrenza, e quindi in presenza di un monopolio, nessun privato e' disposto ad investire in servizi e ricerca. Guardiamo Autostrade SPA e Telecom Italia; offrono i peggiori servizi al prezzo piu' alto d' Europa.

zerothehero
15-12-2006, 21:05
Già, e le varie magnerie ancora di più.
Poi ci sono gli statali che lavorano con mansioni di un determinato livello e prendono lo stipendio per quello inferiore.
Vedi mio padre: il più alto di livello del CED dove lavora è andato in pensione e mio padre ne fa le veci, o meglio, l'intero lavoro. Ovviamente pagato con un livello in meno. Non possono scalarlo di livello perché non ci sono soldi per fare il bando di assunzione (da qualche anno, mica per solo alcuni mesi), e poi questi prendono milioni di buonauscita..... bah. :rolleyes:

Quelli che prendono milioni sono funzionari o manager..il problema non è il livello dello stipendio di un manager pubblico, almeno quando sa fare il proprio mestiere. :fagiano:
Cmq la macchina ammistrativa va pesantemente riformata.

Korn
15-12-2006, 21:50
mai sentito cimoli, alle ferrovie ne prendeva 5 all' anno eppoi i solti 4 top manager ne prendono altrettanti
ah le top minchie si, pensavo si riferisse a statali doc

generals
16-12-2006, 09:21
Quelli che prendono milioni sono funzionari o manager..il problema non è il livello dello stipendio di un manager pubblico, almeno quando sa fare il proprio mestiere. :fagiano:
Cmq la macchina ammistrativa va pesantemente riformata.

La cosa incredibile (ma mica tanto...) è che non solo sono pagati milioni di euro manager che producono solo risultati negativi ma che questi gira e gira sono sempre gli stessi che occupano a turno le varie poltrone manageriali che si liberano facendo danni nei vari enti in cui passano. E' evidente che il criterio di scelta è esclusivamente clientelare\politico e non riguarda in nessun modo le capacità manageriali, il curriculm, i risultati ottenuti con le altre aziende. La solita logica italiana...... :stordita:

zerothehero
16-12-2006, 21:27
La cosa incredibile (ma mica tanto...) è che non solo sono pagati milioni di euro manager che producono solo risultati negativi ma che questi gira e gira sono sempre gli stessi che occupano a turno le varie poltrone manageriali che si liberano facendo danni nei vari enti in cui passano. E' evidente che il criterio di scelta è esclusivamente clientelare\politico e non riguarda in nessun modo le capacità manageriali, il curriculm, i risultati ottenuti con le altre aziende. La solita logica italiana...... :stordita:

Bè è ovvio..il criterio di nomina di molti manager è politico..ma questo avviene anche nei più bassi livelli dell'aministrazione pubblica..per diventare C3 un impiegato deve scavalcare molti "figli di" che la commissione esaminatrice, guarda caso, promuove sempre a pieni voti.. :D
I partiti nascono anche per questo: per distribuire ai propi affiliati cariche pubbliche, per garantire rendite politiche ed economiche.
Chiaro che non tutte le colpe sono degli amministratori....ad es. prendiamo le ferrovie...lì ci si può mandare anche Gesù Cristo, ma dubito che potrebbe riuscire a mettere in pareggio di bilancio l'azienda, visto che sono aziende amministrate per non andare praticamente mai in pareggio di bilancio (altrimenti dovrebbero raddoppiare il prezzo dei biglietti e licenziare un bel pò di persone).

Korn
17-12-2006, 06:50
su come sono gestiti i cda e come questi gestiscano le aziende basta vedersi una delle recenti puntate di report, roba da rimaner :cry:

nickyride
17-12-2006, 10:01
Quote:
Originariamente inviato da reptile9985
veramente mi sembra che in finanziaria abbiano diminuito il tetto massimo da 500.000 euro l'anno a 250.000 euro l'anno

infatti è come dico io:
Quote:
Roma, 5 dic . (Adnkronos/Ign) - Il tetto degli stipendi per i manager pubblici, di società quotate in Borsa a maggioranza pubblica e dei parlamentari, dovrà essere pari a quello del primo presidente della Corte di cassazione, 250.000 euro all'anno. Lo prevede un emendamento alla Finanziaria su cui c'è stato l'accordo della cabina di regia la scorsa notte. Rispetto all'emendamento inizialmente presentato, che fissava la soglia a 500.000 euro, viene quindi dimezzato il compenso che potrà essere percepito dai dirigenti.

semprelui che fa disinformazione


Ragazzi sveglia, loro mettono il tetto massimo pari al primo presidente della Corte di Cassazione cioè 250.000 euro all'anno, c'è anche per i parlamentari, eppure guadagnano alla fine il triplo, come? Semplice i 250.000 euro sono solo la paga base, poi ci aggiungono le varie indennità, le varie diarie ecc.

ironmanu
17-12-2006, 10:22
mi puzza, la certezza del non licenziamento è la causa primaria di assenteismo e negligenza, in italia ci sono categorie di lavoratori quasi senza diritti ed altri troppi i sindacati dovrebbero difendere di più i primi...

no. perchè quelli senza diritt mica pagano la tessera!

ironmanu
17-12-2006, 10:24
Quote:
Originariamente inviato da reptile9985
veramente mi sembra che in finanziaria abbiano diminuito il tetto massimo da 500.000 euro l'anno a 250.000 euro l'anno

infatti è come dico io:
Quote:
Roma, 5 dic . (Adnkronos/Ign) - Il tetto degli stipendi per i manager pubblici, di società quotate in Borsa a maggioranza pubblica e dei parlamentari, dovrà essere pari a quello del primo presidente della Corte di cassazione, 250.000 euro all'anno. Lo prevede un emendamento alla Finanziaria su cui c'è stato l'accordo della cabina di regia la scorsa notte. Rispetto all'emendamento inizialmente presentato, che fissava la soglia a 500.000 euro, viene quindi dimezzato il compenso che potrà essere percepito dai dirigenti.

semprelui che fa disinformazione


Ragazzi sveglia, loro mettono il tetto massimo pari al primo presidente della Corte di Cassazione cioè 250.000 euro all'anno, c'è anche per i parlamentari, eppure guadagnano alla fine il triplo, come? Semplice i 250.000 euro sono solo la paga base, poi ci aggiungono le varie indennità, le varie diarie ecc.
ma intanto il popolo bue è contento di dire "si sono dimezzati lo stipendio, che bravi!"

generals
17-12-2006, 10:49
no. perchè quelli senza diritt mica pagano la tessera!


non è vero, nel mio istituto moltissimi precari hanno la tessera cgil ma non sono lo stesso rappresentati, questo perchè i condfederali ormai non scelgono in base ai diritti dei lavoratori (tesserati o non) ma in base a interessi clientelari e di arricchimento personale :O
Ma avete visto e ascoltato Bonanni della Cisl? ma da quale carcere è uscito? :fagiano:

ps: è pensare che è sempre a porta a porta :mbe:

generals
17-12-2006, 10:49
Quote:
Originariamente inviato da reptile9985
veramente mi sembra che in finanziaria abbiano diminuito il tetto massimo da 500.000 euro l'anno a 250.000 euro l'anno

infatti è come dico io:
Quote:
Roma, 5 dic . (Adnkronos/Ign) - Il tetto degli stipendi per i manager pubblici, di società quotate in Borsa a maggioranza pubblica e dei parlamentari, dovrà essere pari a quello del primo presidente della Corte di cassazione, 250.000 euro all'anno. Lo prevede un emendamento alla Finanziaria su cui c'è stato l'accordo della cabina di regia la scorsa notte. Rispetto all'emendamento inizialmente presentato, che fissava la soglia a 500.000 euro, viene quindi dimezzato il compenso che potrà essere percepito dai dirigenti.

semprelui che fa disinformazione


Ragazzi sveglia, loro mettono il tetto massimo pari al primo presidente della Corte di Cassazione cioè 250.000 euro all'anno, c'è anche per i parlamentari, eppure guadagnano alla fine il triplo, come? Semplice i 250.000 euro sono solo la paga base, poi ci aggiungono le varie indennità, le varie diarie ecc.

si ma lo facevano anche prima partendo da 8 milioni di euro però :O

nickyride
17-12-2006, 12:05
si ma lo facevano anche prima partendo da 8 milioni di euro però :O

L'unica differenza è che ora si dovranno inventare altre indennità, porelli :(

generals
17-12-2006, 12:32
Bè è ovvio..il criterio di nomina di molti manager è politico..ma questo avviene anche nei più bassi livelli dell'aministrazione pubblica..per diventare C3 un impiegato deve scavalcare molti "figli di" che la commissione esaminatrice, guarda caso, promuove sempre a pieni voti.. :D
I partiti nascono anche per questo: per distribuire ai propi affiliati cariche pubbliche, per garantire rendite politiche ed economiche.
Chiaro che non tutte le colpe sono degli amministratori....ad es. prendiamo le ferrovie...lì ci si può mandare anche Gesù Cristo, ma dubito che potrebbe riuscire a mettere in pareggio di bilancio l'azienda, visto che sono aziende amministrate per non andare praticamente mai in pareggio di bilancio (altrimenti dovrebbero raddoppiare il prezzo dei biglietti e licenziare un bel pò di persone).


quello che volevo dire io che è "solo" politco il criterio. Cioè non si sceglie ad esempio tra il csx uno appartenente allo schieramento ma che ha un "minimo" di capacità manageriali, idem per il cdx. Quindi siamo all'assoluta incapacità delle persone scelte :muro: è questa l'anomali secondo me :rolleyes:

sempreio
17-12-2006, 12:40
Quote:
Originariamente inviato da reptile9985
veramente mi sembra che in finanziaria abbiano diminuito il tetto massimo da 500.000 euro l'anno a 250.000 euro l'anno

infatti è come dico io:
Quote:
Roma, 5 dic . (Adnkronos/Ign) - Il tetto degli stipendi per i manager pubblici, di società quotate in Borsa a maggioranza pubblica e dei parlamentari, dovrà essere pari a quello del primo presidente della Corte di cassazione, 250.000 euro all'anno. Lo prevede un emendamento alla Finanziaria su cui c'è stato l'accordo della cabina di regia la scorsa notte. Rispetto all'emendamento inizialmente presentato, che fissava la soglia a 500.000 euro, viene quindi dimezzato il compenso che potrà essere percepito dai dirigenti.

semprelui che fa disinformazione


Ragazzi sveglia, loro mettono il tetto massimo pari al primo presidente della Corte di Cassazione cioè 250.000 euro all'anno, c'è anche per i parlamentari, eppure guadagnano alla fine il triplo, come? Semplice i 250.000 euro sono solo la paga base, poi ci aggiungono le varie indennità, le varie diarie ecc.


faccio disinformazione se copio e incollo articoli dal giornale? e se errori ci sono stati da parte mia o negli articoli posati da me, non è stato certamente per nascodere notizie o fatti e il forum è fatto apposta per discutere sulla veridicità di questi o meno, ma accusarmi di disinformazione è solo da maleducati

JackTheReaper
17-12-2006, 15:06
non ho letto tutto il 3D e probabilmente ne avrete già parlato.. comunque è vero che l'amministrator delegato di alitalia guadagna 205.000 euro MENSILI?

e poi ci stupiamo se la compagnia di bandiera va a rotoli :rolleyes: