elect
30-11-2006, 09:44
Inoltro:
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Per chi non avesse avuto modo di leggere la stampa di oggi, riporto l'articolo relativo alla bella eredità economica che ci hanno lasciato le Olimpiadi. Un solo commento: questo è prova di quali siano le reali capacità dei nostri governanti, soprattutto dal punto di vista della pianificazione economica e territoriale. Temo che i ragionamenti che sono stati alla base della promozione di queste opere inutili siano gli stessi che spingono tante persone a ritenere che il TAV/TAC sia un'opera necessaria...peccato che poi i risultati siano questi!
Sarà sempre dura!
C.
Impianti olimpici, incubo ruspe
Troppo alti i costi di gestione per i Comuni. E c'è chi propone: abbattere i siti in perdita
GIOVANNA F. GRASSO
Cinque anni, poi le ruspe. In Alta Valle di Susa non lo nasconde nessuno, l'ipotesi di demolire parte degli impianti di Torino 2006 non è più tabù. L'eredità olimpica scava una voragine da 25 milioni, costi di gestione insostenibili per i bilanci dei comuni di montagna e difficili da affrontare anche per gli enti locali che hanno le spalle più larghe, Regione Provincia e Comune di Torino. La disponibilità di cassa della Fondazione 20 Marzo, che dovrebbe gestire il dopo olimpiade, resta tutta da verificare, si sa ancora troppo poco sul piano operativo della società per azioni di cui la Fondazione dovrebbe prendere il controllo. Il documento sul postolimpico firmato Sviluppo Italia e Regione Piemonte ha un'orizzonte finanziario ben preciso: cinque anni. E dopo? «Chi riesce ad arrivare al pareggio sopravvive, il resto sarà giocoforza abbattuto», rispondono sui monti. Intanto Regione, Comune e Provincia di Torino hanno messo a bilancio - insieme - dieci milioni: ma ottenere risorse dalla Finanziaria è un'impresa.
Che fare?
Si torna così alla domanda che tormenta le montagne del Torinese fin dal giorno della chiusura dei giochi. Che fare della pista da bob di Cesana? E' costata settanta milioni e secondo lo studio sul postolimpico curato da Sviluppo Italia per mantenerla servono due milioni e duecento mila euro l'anno. Incasso sperabile? 500 mila euro, rosso di 1,7 milioni. Chi si presenterà a Pragelato per saggiare il brivido del trampolino - spesa trentasei milioni - che costa un milione 161mila euro l'anno a fronte di incassi stimati per 115mila? Dopo il 31 dicembre bob e trampolino passeranno alla Provincia, chiamata a mettere una pezza da 2 milioni l'anno da qui al 2011. Il presidente Antonino Saitta l'ha ribadito nei giorni scorsi: è in gran difficoltà a firmare quell'assegno. Neppure la Regione sorride all'idea di sborsarne due e mezzo, come il Comune di Torino per il mezzo milione che gli compete.
Grandi eventi
Le cifre dello studio sul postolimpiade, tra l'altro, sono basate sul presupposto di una gestione unica del pacchetto olimpico, accompagnata da una promozione delle montagne del Torinese e da un circuito di grandi eventi. La prima delle stagioni utili per raggiungere il pareggio è «stata sprecata», dice fra gli altri il presidente dell'azienda turistica locale Luigi Chiabrera. Troppo tempo perso a discutere, poche inziative concrete. Così, dice Chiabrera «Siamo passati da novemila a ventimila posti letto, ma per spostarsi da una località all'altra bisogna ancora prendere l'auto, mentre in Francia ci sono trenini e metro leggere. Le strutture per il doposci sono quelle di prima: abbiamo impianti eccezionali sulle piste e poco o niente intorno. Non abbiamo capito che ormai i turisti, comprato il biglietto della giostra, non vogliono più avere seccature con i parcheggi, scarpinate per raggiungere le piste, eccetera. Abbiamo impianti all'avanguardia e intorno il nulla, o meglio la vecchia valle che avevamo due anni fa». Non sembra davvero un granché, con la concorrenza dei paesi dell'est dove il giornaliero costa 8 euro e qui si viaggia intorno ai trenta.
Le poltrone
Unico obiettivo centrato, il mondiale di slittino. Quest'anno niente Coppa del mondo di sci, né Giro d'Italia, né Tour de France, restano le Universiadi. La gestione organica degli impianti, insomma, è rimasta un sogno nel cassetto. Si procede in ordine sparso, tenendo d'occhio soprattutto la trattativa per i posti nel consiglio d'amministrazione della Fondazione 20 Marzo.
Si è partiti con una divisione teorica: tre posti a Regione, Comune di Torino e Provincia, uno per il Coni, uno per i sei Comuni sede di gara. I pettegoli giurano che Bardonecchia, Cesana e Claviére hanno avanzato la loro candidatura senza informare i colleghi, mentre il gruppo cercava di strappare un'altra poltrona alla Provincia. Il Coni ha fatto capire che per un posto solo non sarà della partita. Di fronte a tanto battagliare s'è deciso che i Comuni sede di gara entreranno in un secondo tempo e si parte con il consiglio provvisorio. «Mi sembra evidente - conclude Chiabrera - che queste non sono state le Olimpiadi del governo». Il problema è evitare che, dopo gran costruire, si debba tornare ai cantieri per disfare. Fatti i giochi, gabbata la valle.
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Per chi non avesse avuto modo di leggere la stampa di oggi, riporto l'articolo relativo alla bella eredità economica che ci hanno lasciato le Olimpiadi. Un solo commento: questo è prova di quali siano le reali capacità dei nostri governanti, soprattutto dal punto di vista della pianificazione economica e territoriale. Temo che i ragionamenti che sono stati alla base della promozione di queste opere inutili siano gli stessi che spingono tante persone a ritenere che il TAV/TAC sia un'opera necessaria...peccato che poi i risultati siano questi!
Sarà sempre dura!
C.
Impianti olimpici, incubo ruspe
Troppo alti i costi di gestione per i Comuni. E c'è chi propone: abbattere i siti in perdita
GIOVANNA F. GRASSO
Cinque anni, poi le ruspe. In Alta Valle di Susa non lo nasconde nessuno, l'ipotesi di demolire parte degli impianti di Torino 2006 non è più tabù. L'eredità olimpica scava una voragine da 25 milioni, costi di gestione insostenibili per i bilanci dei comuni di montagna e difficili da affrontare anche per gli enti locali che hanno le spalle più larghe, Regione Provincia e Comune di Torino. La disponibilità di cassa della Fondazione 20 Marzo, che dovrebbe gestire il dopo olimpiade, resta tutta da verificare, si sa ancora troppo poco sul piano operativo della società per azioni di cui la Fondazione dovrebbe prendere il controllo. Il documento sul postolimpico firmato Sviluppo Italia e Regione Piemonte ha un'orizzonte finanziario ben preciso: cinque anni. E dopo? «Chi riesce ad arrivare al pareggio sopravvive, il resto sarà giocoforza abbattuto», rispondono sui monti. Intanto Regione, Comune e Provincia di Torino hanno messo a bilancio - insieme - dieci milioni: ma ottenere risorse dalla Finanziaria è un'impresa.
Che fare?
Si torna così alla domanda che tormenta le montagne del Torinese fin dal giorno della chiusura dei giochi. Che fare della pista da bob di Cesana? E' costata settanta milioni e secondo lo studio sul postolimpico curato da Sviluppo Italia per mantenerla servono due milioni e duecento mila euro l'anno. Incasso sperabile? 500 mila euro, rosso di 1,7 milioni. Chi si presenterà a Pragelato per saggiare il brivido del trampolino - spesa trentasei milioni - che costa un milione 161mila euro l'anno a fronte di incassi stimati per 115mila? Dopo il 31 dicembre bob e trampolino passeranno alla Provincia, chiamata a mettere una pezza da 2 milioni l'anno da qui al 2011. Il presidente Antonino Saitta l'ha ribadito nei giorni scorsi: è in gran difficoltà a firmare quell'assegno. Neppure la Regione sorride all'idea di sborsarne due e mezzo, come il Comune di Torino per il mezzo milione che gli compete.
Grandi eventi
Le cifre dello studio sul postolimpiade, tra l'altro, sono basate sul presupposto di una gestione unica del pacchetto olimpico, accompagnata da una promozione delle montagne del Torinese e da un circuito di grandi eventi. La prima delle stagioni utili per raggiungere il pareggio è «stata sprecata», dice fra gli altri il presidente dell'azienda turistica locale Luigi Chiabrera. Troppo tempo perso a discutere, poche inziative concrete. Così, dice Chiabrera «Siamo passati da novemila a ventimila posti letto, ma per spostarsi da una località all'altra bisogna ancora prendere l'auto, mentre in Francia ci sono trenini e metro leggere. Le strutture per il doposci sono quelle di prima: abbiamo impianti eccezionali sulle piste e poco o niente intorno. Non abbiamo capito che ormai i turisti, comprato il biglietto della giostra, non vogliono più avere seccature con i parcheggi, scarpinate per raggiungere le piste, eccetera. Abbiamo impianti all'avanguardia e intorno il nulla, o meglio la vecchia valle che avevamo due anni fa». Non sembra davvero un granché, con la concorrenza dei paesi dell'est dove il giornaliero costa 8 euro e qui si viaggia intorno ai trenta.
Le poltrone
Unico obiettivo centrato, il mondiale di slittino. Quest'anno niente Coppa del mondo di sci, né Giro d'Italia, né Tour de France, restano le Universiadi. La gestione organica degli impianti, insomma, è rimasta un sogno nel cassetto. Si procede in ordine sparso, tenendo d'occhio soprattutto la trattativa per i posti nel consiglio d'amministrazione della Fondazione 20 Marzo.
Si è partiti con una divisione teorica: tre posti a Regione, Comune di Torino e Provincia, uno per il Coni, uno per i sei Comuni sede di gara. I pettegoli giurano che Bardonecchia, Cesana e Claviére hanno avanzato la loro candidatura senza informare i colleghi, mentre il gruppo cercava di strappare un'altra poltrona alla Provincia. Il Coni ha fatto capire che per un posto solo non sarà della partita. Di fronte a tanto battagliare s'è deciso che i Comuni sede di gara entreranno in un secondo tempo e si parte con il consiglio provvisorio. «Mi sembra evidente - conclude Chiabrera - che queste non sono state le Olimpiadi del governo». Il problema è evitare che, dopo gran costruire, si debba tornare ai cantieri per disfare. Fatti i giochi, gabbata la valle.
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