majin mixxi
23-11-2006, 22:14
Da La Repubblica
«La Chiesa non è e non intende essere un agente politico», ha proclamato papa Benedetto XVI al presidente della Repubblica, l´ex comunista Giorgio Napolitano, nell´udienza di lunedì scorso nella Sala del Tronetto in Vaticano. Replicando con ulteriore enfasi quanto aveva già detto a Verona, soprannominata la "Pamplona d´Italia" per il grande potere che vi detiene l´Opus Dei, la Prelatura di origine iberica delle élites economico-finanziarie, dei manager tutti lavoro e listini.
Dei manager tutti eccellenza e banche, etica del lavoro senza fiato, investimenti e profitti. E mutuo soccorso, perché, come spiega un anonimo banchiere del giro, «It pays to belong», appartenere paga.
Verona è una delle capitali della finanza bianca, che è molto attiva in queste settimane al pari di quella laica. Vi prosperano, tra l´altro, la Fondazione Cariverona, azionista del colosso Unicredit, la Cattolica Assicurazioni e il Gruppo Popolare di Verona e Novara, che gestisce i fondi della Conferenza Episcopale, l´otto per mille della dichiarazione dei redditi destinato alla Chiesa, mentre l´assetto delle banche sembra essere al cuore della politica italiana, tanto da suscitare persino le preoccupate esternazioni del segretario dei diesse Piero Fassino.
Dunque, non "agente politico" la Chiesa, per reiterata dichiarazione del papa. Ma agente "economico finanziario" sì? E che differenza fa se, in base al Codice della Prelatura del 1982, l´Opus Dei è interessata per definizione alle classi dominanti, a chi gestisce il potere economico e, tramite questi, a chi gestisce il potere politico?
Papa Benedetto XVI, per la verità, non viene iscritto tra gli "amici" dell´Opera delle élites finanziarie fondata da José Maria Escrivà de Balaguer, proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 2002. Anzi, Joseph Ratzinger, noto per la sua intransigenza in tema di integrità della dottrina e della disciplina, sembra inviare segnali di moderazione all´Opus Dei, come quando all´Angelus nell´agosto scorso ha dichiarato che «troppo lavoro inaridisce i cuori», lanciando un messaggio a chi dell´etica del superlavoro ha fatto una religione. Tra i primi suoi atti ha sostituito Joaquìn Navarro Valls, numerario dell´Opera, che nel pontificato di Wojtyla aveva assunto un assai rilevante peso nella comunicazione vaticana, mettendo al suo posto padre Federico Lombardi, un gesuita e, perciò stesso, avversario storico dell´Opera arrembante.
Un "potere forte" l´Opus Dei, che sempre più sembra rappresentare una chiesa nella chiesa, segreta come una setta, ricca, dotata di una miriade di "società ausiliarie", reazionaria, portatrice di una dottrina che appare come un singolare miscuglio tra fede e potere, tra riti medievali di autoflagellazione e listini di Borsa, tra cilici, consigli d´amministrazione e grande capitale, tra mortificazioni corporali e investimenti, tra scandali finanziari e "adorazioni continue". Come quella che quotidianamente esercita tuttora nella chiesa di Roma adiacente al Circo Massimo l´ex governatore della Banca d´Italia Antonio Fazio, pur dolcemente "scaricato" dalla Prelatura dopo lo scandalo dei furbetti, durante il quale le gerarchie opusiane furono attivamente al suo fianco.
Come l´adorazione che esercitava Gian Mario Roveraro, il finanziere fondatore della Faes, scuola del potere opusdeista e delle Fondazioni Rui, residenze universitarie d´élite, rapito e assassinato misteriosamente qualche mese fa.
Roma, viale Bruno Buozzi 73, quartiere Parioli, regno del "generone romano", ricchi dirigenti, commercianti, professionisti: è qui che Ferruccio Pinotti, il giornalista già autore di un libro (Poteri Forti) sul caso Calvi-Ambrosiano, si è introdotto nel «centro nevralgico dell´Opus Dei a livello mondiale», i 61 paesi in ogni continente nei quali l´Opera è presente, attiva, ideologicamente, finanziariamente e politicamente potente.
L´ingresso alla Prelatura non è aperto al pubblico, ma dicendo che si è pellegrini desiderosi di pregare sulla tomba di San José Maria si viene ammessi. Una scala di marmo scende verso i sotterranei, dove, tra marmi e ori, è stata ricavata la cripta con la teca che contiene i resti del santo. Ai lati, tre file di banchi, dove spesso pregano distinti e potenti signori in gessato. Nomi non se ne fanno. Numerari, soprannumerari, aggregati e cooperatori restano ignoti, ma sono in ogni carica pubblica, in ogni ministero, in ogni università, in ogni ospedale, in ogni giornale.
Attraverso un intrico di cunicoli sotterranei, sotto il viale dei Parioli, si giunge alla tomba del successore di Escrivà, don Alvaro Del Portillo, per il quale è stato già avviato il processo di beatificazione e che presto sarà canonizzato, se Benedetto XVI lo vorrà. I corridoi sotterranei si interrompono solo di fronte alla porta che li separa da quelli della residenza femminile, sita in via Sacchetti, in una grande villa di stile medievale, piena di torri e abbaini. La separazione tra uomini e donne è totale, un sessismo maniacale, come documenta Pinotti nel nuovo libro La vita segreta dell´Opus Dei in uscita per Rizzoli, attraverso le testimonianze di ex numerarie e numerari dell´Opera intervistati in Italia, in Germania, in Svizzera, in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Argentina e in Brasile.
Anche nell´Upper East di New York, tra la Trentaquattresima e Lexington, dove sorge la "Torre del Potere", il grattacielo di diciassette piani progettato nel 1982, l´anno della morte di Roberto Calvi e della massima spinta dell´Opus Dei per ottenere dal papa l´agognata «Prelatura personale», vi sono due ingressi separati, per gli uomini e per le donne, in una segregazione ossessiva.
Quel grattacielo, costato 64 milioni di dollari, sorse finanziato da una donazione della «Ben Venue», azienda di Bedford nell´Ohio. Cosa produce la «Ben Venue»? Difficile crederci, ma produce pillole anticoncezionali, che per l´Opus Dei, insieme ai preservativi, sono il massimo del peccato, perché il sesso, naturalmente possibile solo all´interno del matrimonio, è finalizzato esclusivamente alla procreazione, tanto che le famiglie "opusiane" anche in Italia - e qualche esempio di grandi manager iperprolifici ci viene in mente - arrivano a otto o dieci figli.
Ma «pecunia non olet» per un´organizzazione che fa del business una religione, che in qualche modo fonde in un nuovo pensiero elementi che appaiono inconciliabili come l´etica protestante del capitalismo e il tradizionalismo della chiesa medievale. Non solo i libri all´indice, come quelli di Umberto Eco e Isabel Allende. Ma persino l´uso del medievale cilicio, cui Pinotti ha assistito, da parte di manager e banchieri in eleganti gessati, in un tempio veronese.
Per chi non fosse uso a cose di chiesa, il cilicio è una fascia ricoperta di punte acuminate che i numerari devono indossare allacciato intorno a una coscia per due ore al giorno e che fa un male boia. Chissà se rispetta la regola del cilicio quotidiano anche Marcello Dell´Utri, membro dell´Opus Dei, già direttore del Centro Elis della Prelatura a Roma, condannato per concorso in associazione mafiosa. Quando dodici anni fa il pio Dell´Utri ha inventato Forza Italia per conto di Berlusconi, utilizzando la sua struttura pubblicitaria, forse non poteva prevedere l´odierno monito di papa Ratzinger: «La Chiesa non è e non intende essere un agente politico».
http://img294.imageshack.us/img294/585/escrivajosemariatnzb0.jpg
«La Chiesa non è e non intende essere un agente politico», ha proclamato papa Benedetto XVI al presidente della Repubblica, l´ex comunista Giorgio Napolitano, nell´udienza di lunedì scorso nella Sala del Tronetto in Vaticano. Replicando con ulteriore enfasi quanto aveva già detto a Verona, soprannominata la "Pamplona d´Italia" per il grande potere che vi detiene l´Opus Dei, la Prelatura di origine iberica delle élites economico-finanziarie, dei manager tutti lavoro e listini.
Dei manager tutti eccellenza e banche, etica del lavoro senza fiato, investimenti e profitti. E mutuo soccorso, perché, come spiega un anonimo banchiere del giro, «It pays to belong», appartenere paga.
Verona è una delle capitali della finanza bianca, che è molto attiva in queste settimane al pari di quella laica. Vi prosperano, tra l´altro, la Fondazione Cariverona, azionista del colosso Unicredit, la Cattolica Assicurazioni e il Gruppo Popolare di Verona e Novara, che gestisce i fondi della Conferenza Episcopale, l´otto per mille della dichiarazione dei redditi destinato alla Chiesa, mentre l´assetto delle banche sembra essere al cuore della politica italiana, tanto da suscitare persino le preoccupate esternazioni del segretario dei diesse Piero Fassino.
Dunque, non "agente politico" la Chiesa, per reiterata dichiarazione del papa. Ma agente "economico finanziario" sì? E che differenza fa se, in base al Codice della Prelatura del 1982, l´Opus Dei è interessata per definizione alle classi dominanti, a chi gestisce il potere economico e, tramite questi, a chi gestisce il potere politico?
Papa Benedetto XVI, per la verità, non viene iscritto tra gli "amici" dell´Opera delle élites finanziarie fondata da José Maria Escrivà de Balaguer, proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 2002. Anzi, Joseph Ratzinger, noto per la sua intransigenza in tema di integrità della dottrina e della disciplina, sembra inviare segnali di moderazione all´Opus Dei, come quando all´Angelus nell´agosto scorso ha dichiarato che «troppo lavoro inaridisce i cuori», lanciando un messaggio a chi dell´etica del superlavoro ha fatto una religione. Tra i primi suoi atti ha sostituito Joaquìn Navarro Valls, numerario dell´Opera, che nel pontificato di Wojtyla aveva assunto un assai rilevante peso nella comunicazione vaticana, mettendo al suo posto padre Federico Lombardi, un gesuita e, perciò stesso, avversario storico dell´Opera arrembante.
Un "potere forte" l´Opus Dei, che sempre più sembra rappresentare una chiesa nella chiesa, segreta come una setta, ricca, dotata di una miriade di "società ausiliarie", reazionaria, portatrice di una dottrina che appare come un singolare miscuglio tra fede e potere, tra riti medievali di autoflagellazione e listini di Borsa, tra cilici, consigli d´amministrazione e grande capitale, tra mortificazioni corporali e investimenti, tra scandali finanziari e "adorazioni continue". Come quella che quotidianamente esercita tuttora nella chiesa di Roma adiacente al Circo Massimo l´ex governatore della Banca d´Italia Antonio Fazio, pur dolcemente "scaricato" dalla Prelatura dopo lo scandalo dei furbetti, durante il quale le gerarchie opusiane furono attivamente al suo fianco.
Come l´adorazione che esercitava Gian Mario Roveraro, il finanziere fondatore della Faes, scuola del potere opusdeista e delle Fondazioni Rui, residenze universitarie d´élite, rapito e assassinato misteriosamente qualche mese fa.
Roma, viale Bruno Buozzi 73, quartiere Parioli, regno del "generone romano", ricchi dirigenti, commercianti, professionisti: è qui che Ferruccio Pinotti, il giornalista già autore di un libro (Poteri Forti) sul caso Calvi-Ambrosiano, si è introdotto nel «centro nevralgico dell´Opus Dei a livello mondiale», i 61 paesi in ogni continente nei quali l´Opera è presente, attiva, ideologicamente, finanziariamente e politicamente potente.
L´ingresso alla Prelatura non è aperto al pubblico, ma dicendo che si è pellegrini desiderosi di pregare sulla tomba di San José Maria si viene ammessi. Una scala di marmo scende verso i sotterranei, dove, tra marmi e ori, è stata ricavata la cripta con la teca che contiene i resti del santo. Ai lati, tre file di banchi, dove spesso pregano distinti e potenti signori in gessato. Nomi non se ne fanno. Numerari, soprannumerari, aggregati e cooperatori restano ignoti, ma sono in ogni carica pubblica, in ogni ministero, in ogni università, in ogni ospedale, in ogni giornale.
Attraverso un intrico di cunicoli sotterranei, sotto il viale dei Parioli, si giunge alla tomba del successore di Escrivà, don Alvaro Del Portillo, per il quale è stato già avviato il processo di beatificazione e che presto sarà canonizzato, se Benedetto XVI lo vorrà. I corridoi sotterranei si interrompono solo di fronte alla porta che li separa da quelli della residenza femminile, sita in via Sacchetti, in una grande villa di stile medievale, piena di torri e abbaini. La separazione tra uomini e donne è totale, un sessismo maniacale, come documenta Pinotti nel nuovo libro La vita segreta dell´Opus Dei in uscita per Rizzoli, attraverso le testimonianze di ex numerarie e numerari dell´Opera intervistati in Italia, in Germania, in Svizzera, in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Argentina e in Brasile.
Anche nell´Upper East di New York, tra la Trentaquattresima e Lexington, dove sorge la "Torre del Potere", il grattacielo di diciassette piani progettato nel 1982, l´anno della morte di Roberto Calvi e della massima spinta dell´Opus Dei per ottenere dal papa l´agognata «Prelatura personale», vi sono due ingressi separati, per gli uomini e per le donne, in una segregazione ossessiva.
Quel grattacielo, costato 64 milioni di dollari, sorse finanziato da una donazione della «Ben Venue», azienda di Bedford nell´Ohio. Cosa produce la «Ben Venue»? Difficile crederci, ma produce pillole anticoncezionali, che per l´Opus Dei, insieme ai preservativi, sono il massimo del peccato, perché il sesso, naturalmente possibile solo all´interno del matrimonio, è finalizzato esclusivamente alla procreazione, tanto che le famiglie "opusiane" anche in Italia - e qualche esempio di grandi manager iperprolifici ci viene in mente - arrivano a otto o dieci figli.
Ma «pecunia non olet» per un´organizzazione che fa del business una religione, che in qualche modo fonde in un nuovo pensiero elementi che appaiono inconciliabili come l´etica protestante del capitalismo e il tradizionalismo della chiesa medievale. Non solo i libri all´indice, come quelli di Umberto Eco e Isabel Allende. Ma persino l´uso del medievale cilicio, cui Pinotti ha assistito, da parte di manager e banchieri in eleganti gessati, in un tempio veronese.
Per chi non fosse uso a cose di chiesa, il cilicio è una fascia ricoperta di punte acuminate che i numerari devono indossare allacciato intorno a una coscia per due ore al giorno e che fa un male boia. Chissà se rispetta la regola del cilicio quotidiano anche Marcello Dell´Utri, membro dell´Opus Dei, già direttore del Centro Elis della Prelatura a Roma, condannato per concorso in associazione mafiosa. Quando dodici anni fa il pio Dell´Utri ha inventato Forza Italia per conto di Berlusconi, utilizzando la sua struttura pubblicitaria, forse non poteva prevedere l´odierno monito di papa Ratzinger: «La Chiesa non è e non intende essere un agente politico».
http://img294.imageshack.us/img294/585/escrivajosemariatnzb0.jpg