Kars
14-11-2006, 14:43
L'Iran e il nucleare, le nostre ragioni
L'Iran e il nucleare, le nostre ragioni
Come documentato dalle numerose relazioni dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, l'Iran ad oggi non è mai venuto meno agli impegni internazionali sottoscritti in materia di attività nucleari. Ciononostante i Paesi europei, sotto la pressione americana, insistono nella loro volontà illogica basata sulla sospensione dell'arricchimento dell'uranio come precondizione per la ripresa dei negoziati, cosa priva in ogni senso di base giuridica e di accettabile ragionevolezza.
Tutto questo mentre l'Iran nel novembre 2004 e per lungo tempo ha accettato di sospendere le proprie attività e, dopo una completa collaborazione con l'Aiea e l'annuncio dell'eliminazione delle ambiguità esistenti a proposito dell'origine estera degli inquinamenti sospetti da parte di detta Agenzia, ha ripreso questa attività e oggi non trova alcuna ragionevole giustificazione per l'imposizione di una precondizione non plausibile in quanto non ha e non ha avuto nessun illecito nei suoi impegni.
Conformemente al Trattato di Non Proliferazione Nucleare, i Paesi membri sono tenuti ad annunciare con 18 mesi in anticipo l'immissione di gas UF6 (materia prima nel processo di arricchimento) negli impianti e a consentire le ispezioni. Parimenti, in base a queste norme, non vi è obbligo per i Paesi membri di dichiarare tutte le attività e i siti in costruzione. Nell'anno 2004 e dopo la scoperta di tracce di molecole di uranio arricchito nelle centrali in cui l'Iran intendeva condurre le proprie attività nucleari, è sorto il dubbio che nel Paese si fossero condotte attività non dichiarate.
L'Iran sin dall'inizio ha affermato che le tracce provenivano da pezzi di ricambio d'importazione, utilizzati per proprie esigenze. Sin da allora l'Iran, non tenuto anche da un punto di vista legale a precisare attività e acquisti passati, al fine di dissipare le preoccupazioni in merito e creare un clima di fiducia, ha collaborato con l'Agenzia Internazionale ben oltre i limiti imposti dai patti sottoscritti nel NPT e ancora, in assenza di obblighi legali, ma con il solo intento di chiarire le origini delle tracce, si è reso disponibile a sospendere temporaneamente l'arricchimento dell'uranio ed ha persino dichiarato che avrebbe accettato le proposte che, nella salvaguardia dei diritti e degli interessi economici dell'Iran, avrebbero accresciuto la fiducia delle parti.
Dopo l'esame da parte dell'Agenzia di tutte le sostanze nucleari in Iran e la conferma dell'origine estera delle tracce di uranio, resa possibile da una collaborazione senza pari con l'Agenzia da parte dell'Iran e dal sostegno di alcuni Paesi amici, in assenza di altro reale motivo per continuare la sospensione dell'arricchimento, che dall'inizio era temporaneo e non vincolante, l'Iran ha continuato l'arricchimento dal gennaio 2006, in armonia con le norme del Trattato.
Sebbene negli ultimi trenta anni l'Iran non sia mai venuto meno agli impegni internazionali sottoscritti e sulla base di tali intese abbia portato avanti i propri programmi, più volte ha dichiarato di essere pronto ad accettare accordi aggiuntivi al fine di accrescere le fiducia, a condizione però che non vengano pregiudicate le proprie attività importanti e pacifiche. L'Iran, anche se considera la recente proposta dei 5 +1 un passo positivo rispetto agli approcci illegittimi e discriminatori del passato, tuttavia, in considerazione della non positiva esperienza con i Paesi occidentali, che hanno disatteso tutti i loro impegni (contrariamente all'Iran che ha rispettato e rispetta i propri) non accetta la precondizione della sospensione delle attività nucleari.
L'Iran non ritiene sufficienti accordi che rimangono tali solo sulla carta e che poi, con il pretesto di interminabili trattative, vengono ignorati o disattesi. Questo è ciò che l'Iran definisce ambiguità da fugare. Come e quando saranno concretamente realizzati gli incentivi offerti all'Iran dalla proposta dei 5 + 1 affinché questi accetti nuovi impegni riguardo ai suoi più importanti e inalienabili diritti, rimane da chiarire, poiché altrimenti il pacchetto delle proposte risulterebbe privo di valore.
La disattenzione di America ed Europa nei confronti degli impegni presi verso l'Iran, tra cui la costruzione di due centrali da 900 MGW nella regione di Darkhavein, la consegna di 50 tonnellate di gas UF6 della quota iraniana nella fabbrica di Ordif-Francia all'Iran, il sequestro da parte della Gran Bretagna di 577 tonnellate di uranio acquistato dall'Iran dal Sud Africa e la mancata consegna di equipaggiamenti nucleari dalla Germania all'Iran, sono testimonianze storiche della inadempienza delle grandi potenze rispetto al Diritto internazionale, che, con le violazioni del NPT, costituiscono evidenti motivi per considerare con maggiore attenzione queste rilevanti ambiguità.
L'art. IV del NPT esplicitamente indica tra i doveri dei Paesi membri dotati di tecnologia nucleare di sostenere gli altri Paesi membri nello sviluppo dell'utilizzo pacifico di tale tecnologia. Pertanto se fossero fugate le ambiguità del pacchetto di proposte e se queste fossero rese esecutive, ciò significherebbe un arresto delle violazioni da parte di questi Paesi degli impegni da essi sottoscritti e come tale l'Iran lo accoglie favorevolmente. Autorità iraniane ad alto livello hanno più volte ripetuto che non è opportuno parlare all'Iran con il linguaggio delle minacce, la lingua che meglio viene compresa in Iran è quella della logica e del raziocinio. Parlare la lingue della logica e del raziocinio implica necessariamente volontà e serietà, volte a risolvere le problematiche con imparzialità. Questa volontà senza dubbio esiste in Iran, che auspica che serietà e determinazione vengano manifestate anche dai 5 + 1 poiché ciò non è scaturito fino ad oggi dal negoziato precedente con la troika europea.
Ali Reza Miryousefi
capo Ufficio stampa
dell'ambasciata della Repubblica
islamica dell'Iran a Roma
(3 novembre 2006)
http://www.repubblica.it
L'Iran e il nucleare, le nostre ragioni
Come documentato dalle numerose relazioni dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, l'Iran ad oggi non è mai venuto meno agli impegni internazionali sottoscritti in materia di attività nucleari. Ciononostante i Paesi europei, sotto la pressione americana, insistono nella loro volontà illogica basata sulla sospensione dell'arricchimento dell'uranio come precondizione per la ripresa dei negoziati, cosa priva in ogni senso di base giuridica e di accettabile ragionevolezza.
Tutto questo mentre l'Iran nel novembre 2004 e per lungo tempo ha accettato di sospendere le proprie attività e, dopo una completa collaborazione con l'Aiea e l'annuncio dell'eliminazione delle ambiguità esistenti a proposito dell'origine estera degli inquinamenti sospetti da parte di detta Agenzia, ha ripreso questa attività e oggi non trova alcuna ragionevole giustificazione per l'imposizione di una precondizione non plausibile in quanto non ha e non ha avuto nessun illecito nei suoi impegni.
Conformemente al Trattato di Non Proliferazione Nucleare, i Paesi membri sono tenuti ad annunciare con 18 mesi in anticipo l'immissione di gas UF6 (materia prima nel processo di arricchimento) negli impianti e a consentire le ispezioni. Parimenti, in base a queste norme, non vi è obbligo per i Paesi membri di dichiarare tutte le attività e i siti in costruzione. Nell'anno 2004 e dopo la scoperta di tracce di molecole di uranio arricchito nelle centrali in cui l'Iran intendeva condurre le proprie attività nucleari, è sorto il dubbio che nel Paese si fossero condotte attività non dichiarate.
L'Iran sin dall'inizio ha affermato che le tracce provenivano da pezzi di ricambio d'importazione, utilizzati per proprie esigenze. Sin da allora l'Iran, non tenuto anche da un punto di vista legale a precisare attività e acquisti passati, al fine di dissipare le preoccupazioni in merito e creare un clima di fiducia, ha collaborato con l'Agenzia Internazionale ben oltre i limiti imposti dai patti sottoscritti nel NPT e ancora, in assenza di obblighi legali, ma con il solo intento di chiarire le origini delle tracce, si è reso disponibile a sospendere temporaneamente l'arricchimento dell'uranio ed ha persino dichiarato che avrebbe accettato le proposte che, nella salvaguardia dei diritti e degli interessi economici dell'Iran, avrebbero accresciuto la fiducia delle parti.
Dopo l'esame da parte dell'Agenzia di tutte le sostanze nucleari in Iran e la conferma dell'origine estera delle tracce di uranio, resa possibile da una collaborazione senza pari con l'Agenzia da parte dell'Iran e dal sostegno di alcuni Paesi amici, in assenza di altro reale motivo per continuare la sospensione dell'arricchimento, che dall'inizio era temporaneo e non vincolante, l'Iran ha continuato l'arricchimento dal gennaio 2006, in armonia con le norme del Trattato.
Sebbene negli ultimi trenta anni l'Iran non sia mai venuto meno agli impegni internazionali sottoscritti e sulla base di tali intese abbia portato avanti i propri programmi, più volte ha dichiarato di essere pronto ad accettare accordi aggiuntivi al fine di accrescere le fiducia, a condizione però che non vengano pregiudicate le proprie attività importanti e pacifiche. L'Iran, anche se considera la recente proposta dei 5 +1 un passo positivo rispetto agli approcci illegittimi e discriminatori del passato, tuttavia, in considerazione della non positiva esperienza con i Paesi occidentali, che hanno disatteso tutti i loro impegni (contrariamente all'Iran che ha rispettato e rispetta i propri) non accetta la precondizione della sospensione delle attività nucleari.
L'Iran non ritiene sufficienti accordi che rimangono tali solo sulla carta e che poi, con il pretesto di interminabili trattative, vengono ignorati o disattesi. Questo è ciò che l'Iran definisce ambiguità da fugare. Come e quando saranno concretamente realizzati gli incentivi offerti all'Iran dalla proposta dei 5 + 1 affinché questi accetti nuovi impegni riguardo ai suoi più importanti e inalienabili diritti, rimane da chiarire, poiché altrimenti il pacchetto delle proposte risulterebbe privo di valore.
La disattenzione di America ed Europa nei confronti degli impegni presi verso l'Iran, tra cui la costruzione di due centrali da 900 MGW nella regione di Darkhavein, la consegna di 50 tonnellate di gas UF6 della quota iraniana nella fabbrica di Ordif-Francia all'Iran, il sequestro da parte della Gran Bretagna di 577 tonnellate di uranio acquistato dall'Iran dal Sud Africa e la mancata consegna di equipaggiamenti nucleari dalla Germania all'Iran, sono testimonianze storiche della inadempienza delle grandi potenze rispetto al Diritto internazionale, che, con le violazioni del NPT, costituiscono evidenti motivi per considerare con maggiore attenzione queste rilevanti ambiguità.
L'art. IV del NPT esplicitamente indica tra i doveri dei Paesi membri dotati di tecnologia nucleare di sostenere gli altri Paesi membri nello sviluppo dell'utilizzo pacifico di tale tecnologia. Pertanto se fossero fugate le ambiguità del pacchetto di proposte e se queste fossero rese esecutive, ciò significherebbe un arresto delle violazioni da parte di questi Paesi degli impegni da essi sottoscritti e come tale l'Iran lo accoglie favorevolmente. Autorità iraniane ad alto livello hanno più volte ripetuto che non è opportuno parlare all'Iran con il linguaggio delle minacce, la lingua che meglio viene compresa in Iran è quella della logica e del raziocinio. Parlare la lingue della logica e del raziocinio implica necessariamente volontà e serietà, volte a risolvere le problematiche con imparzialità. Questa volontà senza dubbio esiste in Iran, che auspica che serietà e determinazione vengano manifestate anche dai 5 + 1 poiché ciò non è scaturito fino ad oggi dal negoziato precedente con la troika europea.
Ali Reza Miryousefi
capo Ufficio stampa
dell'ambasciata della Repubblica
islamica dell'Iran a Roma
(3 novembre 2006)
http://www.repubblica.it