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View Full Version : Confronto tra religione cattolica e musulmana:Diritto della comunità o della persona


dantes76
12-11-2006, 12:47
Un confronto tra religione cattolica e religione musulmana
Diritto della comunità o diritto della persona?

martedì 7 novembre 2006

:: Ileana Montini

Il diritto, nella cultura religiosa islamica va inteso come come diritto della comunità, non della persona.

Dopo lo scontro televisivo in ottobre tra l’on.Santanchè (di AN), autrice di un libretto (La donna negata, ed.M.Tempi, 2006) sull’oppressione delle donne nelle culture e nei paesi islamici, e un musulmano capo religioso a Segrate durante una trasmissione televisiva sulla questione del velo e delle altre coperture semitotali e totali del corpo femminile, c’è stato un seguito di articoli e interviste.

Un’intervista è stata pubblicata su un giornale on line a firma di Paolo Bracaloni e ripresa da altri perché molto autorevole, in quanto l’intervistata è un’italiana convertita responsabile per le Pari Opportunità dell’UCOII a cui fanno capo la maggioranza delle moscheee in Italia.

Patrizia Khadija Dal Monte sostiene che il velo “ha una funzione di protezione per la donna giusta che la separa da chi compie il male e anche da chi non dà importanza alla conoscenza di Dio”. Dunque, la donna (musulmana) che non mette il velo è, tout court, una donna ingiusta. Mi pare che una volta, nel meridione d’Italia, si usasse definire la donna emancipata con il termine sbrigativo di “scostumata!”. Quanto a dire una donna che non rispetta i “costumi”, termine che si riferisce all’abbigliamento e alla morale religiosa.

L’intervistatore chiede: ”Lei si copre con l’hijab. Perchè?”
Perché fa parte dell’Islam. Le musulmane lo vivono come un precetto religioso, non come un’imposizione del maschio. La religione islamica si applica allo spirito come al corpo, non c’è separazione. L’uomo non deve indossare la seta e l’oro,la donna deve indossare il velo. E’ un obbligo morale.

Ma allora è un obbligo? La risposta, pronta e lapidaria è sempre la solita: è una scelta libera, “ma il velo permette di difendere l’identità di musulmana e a ad essere religiose. E’ uno strumento che avvicina alla pienezza della fede.”

E’ chiaro che il “ma” svela un modo di intendere la libertà lontano da altri modi mille miglia. Infatti l’intervistata forse non è d’accordo, per esempio, con quei paesi musulmani come l’Iran dove la copertura del corpo femminile è prevista dalla legge, ma il suo concetto di libertà le permette tuttavia un giudizio negativo sulle donne musulmane che il velo lo rifiutano.

Il giornalista ne vuole sapere di più rispetto alle prescrizioni coraniche, dato che l’onorevole è stata accusata dall’imam di non conoscere il Corano perché sosteneva che il velo non vi era prescritto.

Patrizia Khadija Dal Monte risponde citando il testo sacro “Dì alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare dei loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri”. A questo punto le domande si spostano sull’eguaglianza tra uomo e donna e la poligamia.

“E’ giusto che l’uomo abbia il ruolo di capofamiglia, non in senso autoritario, ma come assunzione di responsabilità. Gli uomini devono sentirsi vezzeggiati dalla moglie, sennò si sviliscono.”
Non si capisce perché debba essere capofamiglia l’uomo, presentato così fragile da “svilirsi” se la moglie-mamma non lo vezzeggia come un eterno infante.

Qanto alla poligamia impedisce in fondo agli uomini di farsi le amanti. Il cristianesimo sostiene che “in una persona troviamo tutto”, ma questo non è vero, precisa Patrizia. Ma non si accorge che lo fa essere “vero” per le donne, dato che la poligamia è riservata agli uomini?

Al termine dell’intervista si ha qualche delucidazione sulla libertà: “La libertà è vivere nella verità di Dio, non seguire le mode superficiali. Io velata sono più libera di una velina.”

Il diritto, nella cultura religiosa islamica va inteso come come diritto della comunità, non della persona. Nell’Islam più tradizionale, quello salafita che propugna la purezza dell’insegnamento dell’Islam, quindi addirittura un ritorno alle origini, non si conosce la parola “persona”.

Il suo sinonimo è “fard” (individuo) parte integrante e dipendente della comunità (unmah) dentro la quale ha diritti e doveri.

Nel cristianesimo in generale si è verificato sia pure molto lentamente, a latere dell’evoluzione del pensiero laico (ricordiamoci del Rinascimento e dell’Illuminismo ) un dibattito intorno al termine persona.

La Chiesa Cattolica ha riconosciuto (con ritardo) la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma la Dichiarazione dei diritti dell’uomo nell’Islam promulgata al Cairo nel 1990 nella XIX Conferenza islamica dei ministri degli esteri, prevede (è un esempio) all’art. 2 che è vietato sottrarre la vita salvo che la sharia (la legislazione islamica) lo consenta.

La religione islamica ha un carattere fortemente normativo, come per la fede ebraica è essenzialmente una “legge” che i fedeli devono seguire, mentre nel Cristianesimo vi sono dei principi etici generali. Tendenzialmente - anche se soprattutto nei paesi islamici ci sono movimenti innovatori- con Muhammad si è enunciata la legge definitiva, che non potrà mai essere modificata.

Nell’Islam il dotto, o l’innovatore, è piuttosto un giurista che un teologo.
Ecco perché il Salafismo, come gli altri movimenti religiosi islamici, focalizza l’attenzione sulle prescrizioni e si oppone agli innovatori modernisti.

Coloro che vorrebbero innovare, a proposito del velo (higiab) sostengono che nel Corano vi è soltanto un richiamo generale alla modestia e al pudore femminile,mentre per i salafisti la prescrizione coranica va presa alla lettera e deve quindi obbligare le donne a coprirsi se intendono essere riconosciute come fedeli autentiche: buone madri, figlie, sorelle e mogli perché con queste identità (patriarcali) che definiscono la propria esistenza. Perché quando prevale il principio della comunità, tocca alle donne rappresentarne l’integrità e la coesione, in altre parole l’onore. Le donne rappresentano, gli uomini comandano.

Nei paesi a tradizione cattolica è anche grazie a forti pensatori cattolici come Emmanuel Mounnier e Jacques Maritain, che hanno riflettuto sul soggetto come persona e individuo, che siamo giunti, a proposito del capo famiglia, alla patria potestà congiunta. E al superamento della violenza sessuale come reato contro la morale.

http://www.womenews.net/spip/spip.php?article934

lowenz
12-11-2006, 14:10
Questo succede quando si dà in mano la parola "verità" alle persone che non sanno capirla ma banalmente usarla panacea per ogni male-dubbio.
A volte mi sembra vedere l'umanità intera tutta volta a sfascarsi la testa contro un grosso muro con scritto sopra "Verità" (economica, politica, religiosa, ecc.)

La verità qui, la verità là, la verità su, la verità giù, la Verità con la V maiuscola, la verità vera ecc.....poi non sanno nemmeno distinguere tra a-letheia e veritas :mad: