Adric
10-11-2006, 13:49
Servizio completo - di Marco Travaglio
È proprio vero che ormai in Italia si può fare e dire di tutto. L’altra sera, manco fossimo nel Paraguay di trent’anni fa, il generale Niccolò Pollari, indagato a Milano per il sequestro di Abu Omar, s’è affacciato nei telegiornali per vantarsi di aver fatto liberare Gabriele Torsello. «Noi del Sismi - ha detto, col giusto orgoglio - siamo abituati a parlare con i fatti».
E i fatti parlano chiaro: a Milano il Sismi sequestra Abu Omar e in Iraq dissequestra Torsello. Una prova di efficienza davvero encomiabile: se Dio vuole, abbiamo un servizio segreto che i sequestri di persona li sa fare e sventare con la stessa brillantezza. Più che un servizio segreto, un servizio completo.
Ora però, se non è troppo disturbo per i politici di destra e di sinistra che si sono affrettati a ringraziare il Sismi, resterebbero in sospeso alcune questioncine emerse negli ultimi mesi. Per esempio l’Ufficio Disinformatija di Via Nazionale, affidato all’ottimo Pio Pompa, con il compito di pagare o spiare giornalisti e raccogliere dossier su alcuni magistrati (Caselli, Ingroia, Natoli, Salvi, Colombo, Bruti Liberati) allo scopo di «disarticolarli», «neutralizzarli» e «ridimensionarli» anche con «eventi traumatici». La cosa, dopo un paio di giorni, è subito passata in cavalleria: resta da capire se i complimenti trasversali a Pollari riguardassero anche queste attività, nel qual caso sarebbe interessante sapere quali leggi od ordini superiori le abbiano autorizzate.
Perché sono quasi 15 anni che i nostri servizi disarticolano, neutralizzano e ridimensionano i magistrati (invece di aiutarli, come direbbe la legge). Nessuno lo ricorda più, ma nel 1996 il Copaco dovette occuparsi di una fantomatica «fonte Achille» del Sisde che fin dall’inizio di Mani Pulite raccoglieva amorevolmente dossier sui pm milanesi.
«La raccolta di materiale informativo comincia tra la primavera e l’estate del 1992, quando appare chiaro che le inchieste non si fermano dopo i primi arresti», si legge nella relazione del 6 marzo ’96, che denuncia «manovre da più parti per intromettersi nelle indagini, conoscere il loro svolgimento, acquisire in tempo reale informazioni riservate su atti giudiziari che dovevano essere ancora compiuti, esercitare un controllo illegittimo sui singoli magistrati e sulla loro vita, costruire dossier che servivano a delegittimarli».
Il Copaco parla poi di altri dossier raccolti da uomini della Guardia di finanza: «Note informative sui magistrati (tra i quali il dr. Di Pietro, il dr. Colombo e altri), sulla loro vita, sulle indagini, sui rapporti dell’uno o dell’altro con i colleghi e con individuati elementi della polizia giudiziaria». Fascicoli a disposizione anche di Bettino Craxi (il Copaco parla di «sinergia informativa»), che verranno sequestrati dalla Digos nei suoi uffici di via Boezio 2 a Roma nel luglio ’95: «Una serie cospicua di schede informative, idonee a gettare sospetti infamanti e a demolire l’immagine del dr. Di Pietro», e poi rapporti anonimi sui pm milanesi Dell’Osso, Colombo, Davigo, Di Maggio e Borrelli.
Poi ci sono gli appunti di Bettino che, dalla latitanza, dà la linea ai politici amici: «Il caso Di Pietro deve diventare un caso simbolo: bisogna andare a fondo dato che ne esistono tutte le condizioni. Il crollo del mito determina conseguenze a catena… Ci sono obiettivi essenziali: il pool milanese innanzitutto. Sono magistrati che hanno usato strumentalmente il potere giudiziario… Bisognerebbe avere il coraggio di chiederne l’arresto, magari prima che lo chiedano loro. Non se ne farà nulla, ma lo scontro di fronte al paese sarà portato a un livello alto e forte. Insomma, attaccare e non difendersi perché i mezzi di sola difesa sono insufficienti.
Bisogna denunciare i guasti della “rivoluzione giudiziaria”». E ancora: «Occorre usare la forza parlamentare con tutti i mezzi possibili, ivi compresa la richiesta di clamorose inchieste e denunce contro abusi di potere… Denunciare con forza la criminalizzazione delle regioni meridionali condannate a uno stato di crisi endemica… trattate come se fossero una specie di Far West senza pionieri, in balìa di magistrati, sceriffi e militari.
Inchiesta parlamentare sui suicidi. Sulle intercettazioni telefoniche…; sul deputato Violante e i suoi rapporti con la magistratura (solo dai tabulati Telecom Italia si possono trarre risultati miracolosi)». E chi era, Nostradamus?
Uliwood Party di Marco Travaglio, l'Unità del 07/11/2006
(canisciolti.info)
È proprio vero che ormai in Italia si può fare e dire di tutto. L’altra sera, manco fossimo nel Paraguay di trent’anni fa, il generale Niccolò Pollari, indagato a Milano per il sequestro di Abu Omar, s’è affacciato nei telegiornali per vantarsi di aver fatto liberare Gabriele Torsello. «Noi del Sismi - ha detto, col giusto orgoglio - siamo abituati a parlare con i fatti».
E i fatti parlano chiaro: a Milano il Sismi sequestra Abu Omar e in Iraq dissequestra Torsello. Una prova di efficienza davvero encomiabile: se Dio vuole, abbiamo un servizio segreto che i sequestri di persona li sa fare e sventare con la stessa brillantezza. Più che un servizio segreto, un servizio completo.
Ora però, se non è troppo disturbo per i politici di destra e di sinistra che si sono affrettati a ringraziare il Sismi, resterebbero in sospeso alcune questioncine emerse negli ultimi mesi. Per esempio l’Ufficio Disinformatija di Via Nazionale, affidato all’ottimo Pio Pompa, con il compito di pagare o spiare giornalisti e raccogliere dossier su alcuni magistrati (Caselli, Ingroia, Natoli, Salvi, Colombo, Bruti Liberati) allo scopo di «disarticolarli», «neutralizzarli» e «ridimensionarli» anche con «eventi traumatici». La cosa, dopo un paio di giorni, è subito passata in cavalleria: resta da capire se i complimenti trasversali a Pollari riguardassero anche queste attività, nel qual caso sarebbe interessante sapere quali leggi od ordini superiori le abbiano autorizzate.
Perché sono quasi 15 anni che i nostri servizi disarticolano, neutralizzano e ridimensionano i magistrati (invece di aiutarli, come direbbe la legge). Nessuno lo ricorda più, ma nel 1996 il Copaco dovette occuparsi di una fantomatica «fonte Achille» del Sisde che fin dall’inizio di Mani Pulite raccoglieva amorevolmente dossier sui pm milanesi.
«La raccolta di materiale informativo comincia tra la primavera e l’estate del 1992, quando appare chiaro che le inchieste non si fermano dopo i primi arresti», si legge nella relazione del 6 marzo ’96, che denuncia «manovre da più parti per intromettersi nelle indagini, conoscere il loro svolgimento, acquisire in tempo reale informazioni riservate su atti giudiziari che dovevano essere ancora compiuti, esercitare un controllo illegittimo sui singoli magistrati e sulla loro vita, costruire dossier che servivano a delegittimarli».
Il Copaco parla poi di altri dossier raccolti da uomini della Guardia di finanza: «Note informative sui magistrati (tra i quali il dr. Di Pietro, il dr. Colombo e altri), sulla loro vita, sulle indagini, sui rapporti dell’uno o dell’altro con i colleghi e con individuati elementi della polizia giudiziaria». Fascicoli a disposizione anche di Bettino Craxi (il Copaco parla di «sinergia informativa»), che verranno sequestrati dalla Digos nei suoi uffici di via Boezio 2 a Roma nel luglio ’95: «Una serie cospicua di schede informative, idonee a gettare sospetti infamanti e a demolire l’immagine del dr. Di Pietro», e poi rapporti anonimi sui pm milanesi Dell’Osso, Colombo, Davigo, Di Maggio e Borrelli.
Poi ci sono gli appunti di Bettino che, dalla latitanza, dà la linea ai politici amici: «Il caso Di Pietro deve diventare un caso simbolo: bisogna andare a fondo dato che ne esistono tutte le condizioni. Il crollo del mito determina conseguenze a catena… Ci sono obiettivi essenziali: il pool milanese innanzitutto. Sono magistrati che hanno usato strumentalmente il potere giudiziario… Bisognerebbe avere il coraggio di chiederne l’arresto, magari prima che lo chiedano loro. Non se ne farà nulla, ma lo scontro di fronte al paese sarà portato a un livello alto e forte. Insomma, attaccare e non difendersi perché i mezzi di sola difesa sono insufficienti.
Bisogna denunciare i guasti della “rivoluzione giudiziaria”». E ancora: «Occorre usare la forza parlamentare con tutti i mezzi possibili, ivi compresa la richiesta di clamorose inchieste e denunce contro abusi di potere… Denunciare con forza la criminalizzazione delle regioni meridionali condannate a uno stato di crisi endemica… trattate come se fossero una specie di Far West senza pionieri, in balìa di magistrati, sceriffi e militari.
Inchiesta parlamentare sui suicidi. Sulle intercettazioni telefoniche…; sul deputato Violante e i suoi rapporti con la magistratura (solo dai tabulati Telecom Italia si possono trarre risultati miracolosi)». E chi era, Nostradamus?
Uliwood Party di Marco Travaglio, l'Unità del 07/11/2006
(canisciolti.info)