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View Full Version : Grandi cambiamenti in cina...


~ZeRO sTrEsS~
10-11-2006, 09:39
Si ordina ai giudici di optare sempre NO alla pena di morte, solo in casi di sicurezza nazionale come terrorismo, violenze sessuali e traffico di droga, e non potra' essere applicata per i criminali che si consegnano spontaneamente o che collaborano con la giustizia... Un altro grande passo per la cina verso una societá libera... :)

http://www.elpais.es/articulo/internacional/China/ordena/jueces/limiten/maximo/penas/muerte/elpporint/20061110elpepiint_22/Tes/


China ordena a los jueces que limiten al máximo las penas de muerte Añadir a Mi carpeta
JOSE REINOSO - Pekín
EL PAÍS - Internacional - 10-11-2006
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El Tribunal Popular Supremo chino ha ordenado a los jueces de todo el país que limiten al máximo el recurso a la pena de muerte, que sólo deberá ser pronunciada en "un número extremadamente pequeño" de ocasiones. "En aquellos casos en que el juez tenga posibilidad legal de ordenar la muerte o no, debería optar siempre por el no", aseguró Xiao Yang, presidente del más alto tribunal chino.

Pekín puso en marcha el año pasado una reforma del sistema judicial para poner fin al uso indiscriminado que se ha hecho de la pena capital durante las dos últimas décadas. El proceso ha desembocado en la aprobación a finales del mes pasado de una legislación que entrará en vigor el 1 de enero, y que exige que cualquier condena a muerte dictada en todo el territorio tenga que ser sancionada por el Tribunal Popular Supremo antes de poder ser ejecutada. El tribunal central recupera así una prerrogativa que cedió en 1983 a favor de los altos tribunales provinciales para determinados delitos.

La pena máxima será, supuestamente, reservada para "crímenes que ponen en serio peligro la seguridad pública y el orden social", incluidos terrorismo, robo, violación, colocación de bombas, secuestro o tráfico de drogas, según la agencia oficial Xinhua. Xiao afirmó que no deberá ser aplicada a aquellos criminales que se entreguen a la justicia o colaboren para resolver los casos.

Secreto de Estado

China considera el número de ejecuciones un secreto de Estado, aunque las organizaciones de derechos humanos estiman (y así lo señaló también un diputado de la Asamblea Popular en 2004) que asciende a unas 10.000 al año. Cerca de 70 delitos -la mayoría no violentos- pueden conducir al cadalso, algunos de ellos con definiciones tan vagas como "dividir la nación" o "entregar secretos de Estado al extranjero". Los condenados reciben un tiro en la nuca o una inyección letal.

Pekín pretende con la legislación disminuir el número de personas ajusticiadas cada año, y responder a la presión internacional y a las críticas que han surgido dentro de sus propias fronteras entre académicos, jueces y expertos legales, escandalizados por las altas cifras y los errores judiciales. La prensa local se ha hecho eco en los dos últimos años de algunos casos en los que tribunales ordenaron la ejecución de gente inocente, a quienes se arrancó la confesión por medio de tortura.

China se comprometió ante la comunidad internacional a mejorar la situación de los derechos humanos antes de los Juegos Olímpicos de 2008. Pekín, sin embargo, rechaza abolir la pena capital. "Todavía no se dan las condiciones para prohibir la pena de muerte. Aún es necesaria para garantizar la seguridad del Estado y proteger a la gente", ha asegurado Xiao.

Por otro lado, tan sólo el 0,66% de los acusados en casos criminales en China entre 1998 y septiembre de 2006 (41.000 de un total de 6,2 millones) fueron declarados inocentes, según informó ayer la prensa local.

Ominobianco
10-11-2006, 10:12
Sì ci sono stati 2 importanti passi importanti in Cina sulla giustizia in qeusti ultimi mesi.
Uno per evitare la pena di morte,uno per evitare l'utilizzo della tortura per estorcere confessioni.


Sulla pena di morte:

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Dal prossimo anno, la Corte Suprema del popolo cinese avrà il diritto di emettere il giudizio finale, non appellabile, su ogni sentenza di morte emessa nel Paese. E’ passata infatti oggi la proposta di legge che proibisce alle corti locali di condannare a morte i detenuti e le costringe a deferire ogni sentenza ai giudici di Pechino per la ratifica.

Secondo i media di stato, il governo ha preso questa decisione “per fermare gli errori giudiziari che si verificano nel Paese”. La Xinhua spiega che la riforma diverrà effettiva dal prossimo 1° gennaio e la definisce “la riforma della pena capitale più importante degli ultimi due decenni”.

Al momento, la Corte Suprema non ha alcun controllo sulle sentenze di morte pronunciate dalle corti inferiori per crimini come omicidio, stupro e furto. Xiao Yang, vertice della giurisprudenza cinese, sottolinea che la nuova misura “è un importante passo procedurale per prevenire condanne errate, che darà a chi si difende un orecchio in più per essere ascoltato”. Non è chiaro però se la revisione dei casi sarà completa o limitata alle carte processuali già pubblicate.

Alcuni esperti giuristi si erano già da tempo pronunciati contro la proposta, oggi divenuta legge. Per He Weifang, professore alla facoltà di legge dell'università di Pechino, “centralizzare l’intero potere giudiziario farà esclusivamente andare le cose peggio. E’ semplicemente irragionevole”. Secondo He, per centralizzare il potere di emettere sentenze capitali si dovrebbe assumere molto più personale, senza che vi siano risorse umane adeguate. Il professore ricorda che questo fu uno dei motivi per i quali lo stesso potere venne decentralizzato nel 1983, nel tentativo di ridurre gli altissimi tassi di criminalità.

La Cina da sola esegue il 90% delle pene capitali in tutto il mondo. Nel 2005, secondo stime ufficiali, vi sono state 4 mila condanne a morte e 1.770 esecuzioni: alcuni attivisti per i diritti umani ne denunciano invece “almeno il doppio”.

Una conferma di questi dati non ufficiali si è avuta in occasione dell’Assemblea nazionale del popolo dello scorso anno, quando Chen Zhonglin (uno dei delegati) ha detto che la Cina ha mette a morte “circa 10 mila persone” l’anno, ma ha aggiunto che la politica di Pechino impone di considerare un “segreto di Stato” i dati ufficiali sull’argomento.

La pena di morte in Cina è prevista per i crimini definiti “più gravi”, che comprendono però anche la corruzione e numerosi altri reati non violenti. Una volta arrestato, l’imputato non ha pieno diritto all’assistenza legale immediata: ciò avviene, solitamente, al termine degli interrogatori condotti dalla polizia e anche in questo caso tale diritto viene spesso negato o limitato.

Spesso durante i primi interrogatori la persona arrestata viene torturata e costretta a “confessare” il reato. La “confessione” può così essere usata in tribunale e determinare la condanna a morte. In violazione degli standard internazionali, la legge cinese non prevede la presunzione di innocenza.


Sulla tortura:

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina registrerà gli interrogatori di tutti i sospettati di crimini relativi al lavoro per evitare che le confessioni vengano estorte con la tortura. Le registrazioni audio inizieranno a marzo 2006, mentre quelle video a ottobre 2007.

Lo riporta la Xinhua, agenzia di stampa governativa, che cita come fonte la Procura suprema del Popolo, il più alto apparato giurisprudenziale del Paese.

“Registrare audio e video di questi interrogatori - dice Wang Zhenchuan, vice-procuratore generale cinese - aiuterà a prevenire le violazioni alla legge che vengono commesse in queste occasioni, aiuterà ad assicurare l’accuratezza delle prove chiave e, infine, servirà a bloccare i criminali che vogliono ritrattare ciò che hanno detto accusando i poliziotti che li hanno interrogati di violenza”. Wang sottolinea che i nastri saranno registrati dal vivo e non manipolati.

La decisione arriva mentre i media statali sono impegnati in un inusuale dibattito sull’uso della tortura. La Xinhua sostiene che le fonti di informazione cinesi hanno più volte riportato casi di tortura da parte della polizia per estorcere delle confessioni e queste ammissioni hanno provocato una pubblica condanna del fenomeno.

Li Guifang, vice direttore della Commissione criminale dell’Associazione avvocati di tutta la Cina, definisce le registrazioni “un passo significativo”. “Se si dimostrano utili – aggiunge – e vengono estese agli interrogatori in tutti i tipi di reato criminale, rappresenteranno un grande passo in avanti per combattere i ricorrenti abusi di potere”.

La Cina ha messo fuori legge la tortura nel 1996, ma per molti attivisti ed avvocati essa è tuttora in uso. Fino allo scorso anno Pechino ha rifiutato la richiesta delle Nazioni Unite di inviare una missione nel Paese con lo scopo di investigare sui casi di tortura, ma quest’anno ha acconsentito.

Manfred Nowak, il primo investigatore dell’Onu a visitare le carceri cinesi, sostiene che la pratica è ancora “diffusa” nel Paese, ma “in declino”.

~ZeRO sTrEsS~
10-11-2006, 10:58
che bello... :D mi chiedo dove siano le persone che ogni volta che fai un affermazione ti buttano la cina dentro...

da ricordare che é stato anche abolito il limite di figli...

:.Blizzard.:
10-11-2006, 11:00
da ricordare che é stato anche abolito il limite di figli...

E hanno introdotto quello per i cani però ... :sofico: :D