View Full Version : Cacciari: «Tasse e Nord, il governo mi dia retta»
zerothehero
31-10-2006, 20:32
ROMA. L’«eretico» del centrosinistra piace alla destra, dispiace al sindacato, finisce di stupire persino gli amici sindaci ulivisti che finora avevano lottato tutti insieme contro la Finanziaria. Massimo Cacciari al fianco degli artigiani nella piazza di Mestre fa discutere, scuote il Nord produttivo che contro il governo Prodi condivide una sensibilità bipartisan. Tasse, tagli, norme sugli scontrini fiscali o sugli apprendisti: il maldipancia nordista non ha più le parole d’ordine secessioniste del Bossi-pensiero. Così ieri sulle agenzia di stampa si accende il duello tra un sindaco di Venezia che tiene il punto e rilancia, dopo lo stupore del centrosinistra, e il segretario della Cisl Raffaele Bonanni che fa scendere in piazza i pensionati per lo stesso motivo. Cacciari: «Non so se Prodi mi darà ragione o no; comunque farebbe bene a darmela». E a chi lo attacca, riponde: hanno problemi psicologici. Bonanni: «Stiamo attenti ad alcuni sindaci filosofi e furbi, che lanciano parole d’ordine sconcertanti e schiacciano l’occhio a chi manifesta per ragioni del tutto diverse da questa piazza». Il leader sindacale sostiene i «capelli grigi» che manifestano contro l’evasione fiscale - secondo lui, vera causa di questa Finanziaria, la più dura degli ultimi anni verso tutta l’Italia e specie verso le aree produttive settentrionali -, mentre non condivide la protesta nata domenica vicino alla Laguna contro un fisco e una previdenza considerati ingiusti dal primo cittadino di Venezia. La «rivolta» dell’eretico in verità piace molto alla Cdl e imbarazza gli amministratori di sinistra. Sergio Chiamparino, per esempio, sindaco di Torino dichiaratosi pronto a «dare le chiavi del Municipio a Palazzo Chigi» quando si palesò la stangata sui Comuni, ora evita di esprimersi sul collega. E’ un pragmatico, più che un eretico.
E allora Chiamparino sceglie la cautela piemontese: «Aspettiamo, vediamo il decreto sulla Finanziaria nella versione finale: mi auguro che rispetterà l’accordo che noi sindaci abbiamo strappato al governo dopo le proteste.... Dopo, decideremo». In realtà i presidenti delle Regioni del Nord stanno continuando l’azione di lobbing che vede al lavoro un vero e proprio «tridente»: il lombardo Roberto Formigoni (Fi), la piemontese Mercedes Bresso (Ds) e il sanguigno Giancarlo Galan, governatore azzurro del Veneto. E’ Galan, a sorpresa, il vero «fan» del «nemico» Cacciari che battè per diventare presidente di Regione: «Ben venga anche lui nel nostro fronte, anche se per secondo, dopo la manifestazione dei 10 mila a Vicenza e le tante proteste, da Montebelluna a Treviso. Sì, ben venga Cacciari, che in fondo è un “eretico” nel centrosinistra come un po’ mi considero io nella Cdl», dice Galan con un ghigno di soddisfazione. Lui ha già fatto i calcoli: questa Finanziaria toglierà dalle tasche dei veneti circa 150 euro. Galan è uno di quelli che ha lavorato per la manifestazione di Vicenza, sulla quale poi sono saltati tutti, da Fini a Bossi a Berlusconi. Pare che il Cavaliere, forse spinto da consiglieri «colombe» che cercavano di portarlo a un «inciucio» con l’Unione per strappare qualche emendamento migliorativo, si sia deciso a scegliere la piazza soltanto dopo il ddl Gentiloni sulle tv: Fede mandato sul digitale terrestre lo ha convinto più di ogni cosa a cambiare passo. E allora, anche l’«eretico» Galan, che si era sentito molto «solo» nella protesta nordista contro Prodi, ora gongola, avendo portato sulle sue tracce anche Cacciari. E aggiunge, a correggere la battuta sul «ben venga il secondo», che «non esistono primogeniture sulla protesta: qui siamo tutti d’accordo, dal Mose alle infrastrutture, alla difesa della Biennale. Altro che le feste alla vaccinara di Veltroni, nota soltanto a De Niro: la nostra Mostra Internazionale è un fiore all’occhiello dell’Italia per il mondo, ma Prodi dà soldi solo a Roma». Il sindaco leghista di Varese, Attilio Fontana, fa una sintesi efficace: «Dobbiamo fare come i catalani: di destra o di sinistra, prima di tutto pensano al bene di Barcellona per rapportarsi con il governo di Madrid». E Fontana ha già fatto i conti: per il suo Comune tagli per 4,6 milioni su 15 di trasferimenti statali. Che si riducono a 4,4 dopo l’accordo. Dice: «E allora? Stanno ammazzando il Nord».
Il potente governatore della Lombardia, che da settimane tuona per difendere l’aeroporto di Malpensa (obiettivo, Rutelli) o per salvare gli investimenti al Nord (con l’appoggio del «tridente» Bresso-Galan su Tav, Val di Susa, autostrade e via infrastutturando), dice soddisfatto: «Finalmente il malessere dei fatti si impone a tutti, non è inventato. D’altra parte la politica “alla catalana”, voglio ricordare, è nata qui al Pirellone, con documenti approvati anche dal centrosinistra che abbiamo proposto noi della Cdl. Non potrà durare a lungo un governo che tratta così la zona più produttiva del Paese». Senza manifestazioni, non nel suo stile, ieri è arrivata anche la tirata d’orecchi del triestino Riccardo Illy al Professore: con una lettera che gli rimprovera il mancato appoggio all’Expo tematico nel 2012, come già ha fatto Chiamparino sul 2015.
zerothehero
31-10-2006, 20:33
Riccardo Illy: «Più strade e meno tasse
Solo così Prodi può riprendere il Nord»
Il presidente della giunta regionale del Friuli Venezia Giulia: Romano non farà l'errore di trascurare l'Italia che produce
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TRIESTE - Nel 2003 Riccardo Illy, imprenditore, fu eletto presidente del Friuli-Venezia Giulia, Nord-Est, con il 63,8%. La coalizione di centrosinistra che lo sosteneva si fermò al 56,4. Alle politiche del 9 aprile è arretrata al 44,4%, dieci punti in meno del centrodestra. L'Unione, vittoriosa nei numeri parlamentari, perde in tutte le regioni padane: per un punto nel Piemonte conquistato l'anno scorso da Mercedes Bresso, per 15 punti in Lombardia, per 18 punti in Veneto. Il Nord è all'opposizione.
«L'85% del prodotto interno lordo ha votato contro la sinistra», esagera Renato Brunetta. Di sicuro una larga parte dei ceti produttivi del Paese percepisce la sinistra non come il motore ma come la zavorra della modernizzazione. E, se la Lega sceglierà una linea di opposizione radicale, la sfiducia rischia in alcune zone di mutarsi in rifiuto. «Credo che Prodi sia consapevole del problema — dice Illy —. Perché me lo ricordo bene, vent'anni fa, in un convegno dalle mie parti, dire che oltre il 70% del Pil è prodotto in Padania. Disse proprio così, Padania, in tempi non sospetti. Da allora le cose sono un po' cambiate, sono cresciute le Marche, la Puglia. Ma la sostanza rimane quella. E dobbiamo riconoscere che il cuore imprenditoriale del Paese, gli industriali, gli artigiani, i professionisti, i lavoratori specializzati hanno espresso ancora una volta una sensibilità diversa da quella di cittadini di altre parti d'Italia con altre vocazioni, dai servizi all'amministrazione pubblica».
Non si fidano della sinistra. «C'è una difficoltà di dialogo. Il centrodestra aveva due vantaggi. Un premier milanese e imprenditore, che presentava credenziali migliori in tema di tasse, cui l'Unione ha dato una risposta impacciata, contraddittoria, che ha suscitato preoccupazioni. Non c'è da sorprendersi se questi voti sono andati a Berlusconi. Che non ha diminuito le imposte sul serio; con una mano ha dato e con l'altra ha tolto, come al gioco delle tre carte; se ha ridotto di qualche punto le aliquote sui redditi più alti, tagliando risorse ha provocato indirettamente l'introduzione di tariffe, ad esempio l'Anas rimasto a secco ha dovuto introdurre il pedaggio su strade statali. Eppure nella percezione comune il centrodestra è sentito come meno vessatorio; non a caso la sinistra va meglio nelle amministrative. Quando eleggono sindaci e presidenti di Regione che non manovrano la leva fiscale, se non in termini ridotti (noi in Friuli abbiamo ridotto di un punto l'Irap alle imprese che aumentano valore aggiunto e costo del lavoro), allora i cittadini guardano alla qualità dei candidati e dei programmi. Nel voto politico prevalgono la diffidenza e la paura. In particolare tra le categorie che il fisco lo evadono: o perché troppo rapace, o perché troppo complesso, o perché si è sempre fatto così. O magari, come mi confessano molti imprenditori, perché è il solo modo di restare competitivi».
C'è poi un altro tema su cui il Nord non si fida del centrosinistra, dice Illy. «Le infrastrutture. Le strade congestionate, i treni in ritardo, l'energia troppo costosa sono questioni fondamentali per le imprese. Da deputato io non ho votato contro la legge obiettivo: ne condividevo le finalità, anche se non rispettava appieno le norme europee. La destra ha fatto delle infrastrutture una bandiera, la sinistra radicale le esclude in modo preconcetto. Compresa quella che noi chiamiamo Transpadana, il corridoio che dovrebbe collegarci con l'Europa: è inquietante il silenzio del programma dell'Unione sulla linea ad alta velocità, che è anche ad alta capacità, e quindi serve pure alle merci».
Ma non è solo un fatto di tasse e strade. È anche una questione culturale, quella che allontana il Nord dal governo prossimo venturo. Dissolto o indebolito l'antico radicamento popolare, i Ds rivelano scarsa capacità di attrazione: il partito nato dal Pci, di cui ha mantenuto intatto il gruppo dirigente, non sembra del tutto credibile come promotore della rivoluzione liberale; non a caso nei sondaggi veleggia oltre il 20%, e quando si va a votare prende il 17. «A parte che i raffronti non vanno fatti con i sondaggi ma con il voto del 2001 — ragiona Illy —, non c'è dubbio che il primo partito del centrosinistra sia cresciuto meno del previsto. Credo abbia pagato la vicenda Unipol, in cui come si è visto i dirigenti non erano direttamente coinvolti ma che è stata abilmente sfruttata dal governo. E poi la sinistra non si è ancora del tutto adeguata alla nuova società nata in questi anni al Nord, con il passaggio dall'economia industriale all'economia della conoscenza. Le nuove figure sociali, le risorse umane specializzate e ben pagate sono com'è ovvio meno sensibili ai temi tradizionali della sinistra; soprattutto se la sinistra non dialoga con i suoi eletti sul territorio», e si pone come un ceto politico-intellettuale legato al Palazzo romano e al circuito dei media, «incapace di ascoltare».
E se, rinfocolati dai colpi di coda del berlusconismo e dal riemergere del leghismo separatista, pezzi del ceto produttivo scegliessero la via dello scontro con il governo, magari proprio sul terreno del fisco? «Non credo a questa prospettiva — risponde Illy —. Le regole della democrazia e anche quelle del maggioritario sono profondamente radicate, pure nel Nord-Est». Pure nel regno di Galan? «E cosa può fare Galan? Proclamare l'indipendenza del Veneto? Si erge a paladino delle autonomie proprio lui, che ha protestato perché qualche Comune di frontiera voleva unirsi al Friuli? Mi pare improbabile. Certo, governare con il Nord all'opposizione diventerebbe un problema, se Prodi rallentasse i tempi delle riforme necessarie, se non affrontasse la modernizzazione del Paese. Ma conosco Prodi, so che non commetterà quest'errore. E penso a dove sarebbe l'Italia se Prodi non l'avesse portata nell'euro. La strada della conquista del Nord è in salita ma non impraticabile. In Friuli il 9 aprile si è votato anche per i Comuni: a Pordenone la Cdl è oltre il 60%; ma il sindaco di centrosinistra è rieletto al primo turno».
Ha ragione Della Valle a lamentare la pavidità degli imprenditori sempre pronti ad applaudire Berlusconi, anche quando diceva che tutto andava per il meglio? «Sì. Montezemolo ha posto in modo chiaro e fermo le questioni aperte. Ma negli anni precedenti gli imprenditori sono stati troppo timidi». E se il disagio del Nord rappresentasse un'ulteriore spinta verso la grande coalizione? «Siamo una Repubblica parlamentare. Prodi ha il dovere di governare. Se non ci riuscisse, allora il capo dello Stato avrà il dovere di fare ogni tentativo per dare un altro governo al Paese, prima di tornare alle urne. A quel punto la grande coalizione potrebbe essere il modo per riscrivere la legge elettorale e la riforma costituzionale, e per affrontare le due vere emergenze del Paese. La crisi della previdenza, che la riforma voluta da Berlusconi non basterà a risolvere; e l'esplosione della spesa sanitaria, che in Friuli cresce del 4% ma nelle altre regioni del 7-8%, al di fuori di ogni controllo».
Aldo Cazzullo
13 aprile 2006
zerothehero
31-10-2006, 20:34
Cofferati: «Finanziaria,il consenso scricchiola»
30/10/2006
intervista di Paolo Baroni
Sergio Cofferati
ROMA. «La fase due? E' importante che l'argomento sia stato tolto di mezzo» dice il sindaco di Bologna Sergio Cofferati. E non perchè le riforme debbano essere rinviate sine die, anzi «qualcosa si poteva già fare con la Finanziaria», ma perchè era un argomento «improprio e fuori luogo», che alla lunga dava l'idea di un governo «senza rotta». Da sindaco, Cofferati critica la Finanziaria, ed il ritardo dell'esecutivo nel dare seguito agli impegni presi con gli enti locali, da esponente del centro-sinistra invece boccia l'ipotesi di allargare la maggioranza. «Per dare stabilità al governo per il futuro - dice - basta modificare la legge elettorale e tornare al maggioritario e nell'immediato bisogna con pazienza cercare e rendere visibili le convergenze tra le diverse culture che compongono l'esecutivo». «Io alla guida del partito della sinistra unita? Pura fantasia».
Perchè è bene che non si parli più di fase 2?
«Perchè oggi il problema del governo è quello di portare a compimento la Finanziaria nel migliore dei modi possibile. Secondo me le riforme, dalle liberalizzazioni alla riorganizzazione del lavoro pubblico sino alla previdenza, erano certamente connettibili con la legge di bilancio; però una volta che decidi di farle dopo è utile evitare tentennamenti. Quello che non porta mai vantaggio è fissare una rotta e poi mostrare dubbi o incertezze, perchè trasmetti un messaggio negativo. E siccome il tema della comunicazione è certamente importante ed ha già penalizzato a più riprese il lavoro del governo, che sia scomparso un argomento improprio e fuori luogo, come la cosiddetta fase due, va bene».
Ma poteva servire a lanciare un messaggio forte?
«Per come si era messa la discussione, anche una intenzione positiva come questa, in verità era già stata travolta dai commenti e dai sospetti sulle reali intenzioni. Per questo è bene che sia scomparsa».
Sospetti che arrivano sino ad un cambio della guida del governo o di maggioranza...
«L'idea di cambiare capo del governo mi pare assolutamente priva di senso. Mentre tutte queste ipotesi che si sono sovrapposte sui mutamenti di maggioranza avrebbero oggettivamente prolungato il sospetto ed il dubbio e dunque danneggiato il lavoro del governo».
Sul piano della comunicazione cosa avrebbe dovuto fare il governo?
«Partire dai numeri. Le cifre parlano chiaro: l'esecutivo ha ereditato una condizione disastrosa dal governo precedente ed il peso dell'eredità molto simile a quella del 1992 è quasi scomparso. Un'altra cosa che si dimentica è che questa è la manovra che trasferisce risorse alle imprese come non è mai capitato nell'arco degli ultimi vent'anni. Ma anche questo risultato non viene percepito adeguatamente in primo luogo dagli interessati».
Torniamo alle riforme: la partita più delicata e complessa riguarda le pensioni...
«Non voglio tornare a fare il mio vecchio lavoro di sindacalista, ma il problema che io vedo è molto semplice: occorre rendere stabile il sistema previdenziale. L'impianto della riforma è quello della legge Dini ed è da lì che bisogna partire attuando in maniera rigorosa ciò che questa riforma prevedeva già su temi come anzianità, coefficienti, armonizzazioni e previdenza integrativa».
Però l'ala sinistra ha già lanciato più di un altolà.
«Se si riparte dalla Dini e dalle cose che erano già stabilite ci sono elementi oggettivi che nessuno può negare e che possono unificare l'area riformista con quella radicale».
La Cgil teme un ennesimo sorpasso "da sinistra"...
«Nell'affrontare tutta la partita delle riforme c'è certamente un punto delicato: il governo deve arrivare a questi appuntamenti con un suo orientamento definito. Le soluzioni da prospettare e le mediazioni necessarie devono essere fatte prima. Perchè non c'è niente di peggio che l'articolazione e la divaricazione nel confronto, che poi produce scavalcamenti e mette in sofferenza il rapporto con i propri interlocutori. E vorrei ricordare che la qualità delle relazioni, sul piano comunicativo e anche su quello della costruzione del consenso, vale tantissimo».
Anche voi sindaci ne sapete qualcosa.
«Esatto. Abbiano fatto un accordo, o meglio abbiamo valutato positivamente la proposta che il presidente del Consiglio, dopo una discussione non facile con Comuni e Province, ha fatto il 10 di ottobre a palazzo Chigi, ma dopo 20 giorni non è stata ancora formalizzata. E questo è già un brutto segno, perchè lascia il sospetto di una scarsa attenzione al tema e accentua il tratto negativo delle relazioni che già ci sono state: è un impegno preso dal Prodi ed è inimmaginabile che non diventi integralmente atto vincolante, però all'assemblea dell'Anci il ministro dell'Economia sollecitato sull'argomento non ha risposto».
Facendovi arrabbiare ancora di più.
«E' legittimo polemizzare o dire di no, ma se non rispondi metti in discussione il ruolo del tuo interlocutore. Peraltro, al di là del centrodestra o del centrosinistra, non ci si rende conto che Comuni, Province e Regioni non sono controparte del governo: gli enti locali sono sono una parte dello Stato, non c'è un noi ed un voi».
Cosa contesta?
«La cosa che ho trovato più pericolosa è relativa all'approccio che è stato utilizzato per fare la finanziaria: non si può decidere dall'alto una redistribuzione dei redditi usando la leva fiscale e al tempo stesso togliere le risorse destinate ai servizi, perchè costringi i comuni ad agire su quelle stesse fasce di cittadini in maniera difforme o addirittura contraria rispetto a quello che hai fatto tu. Che lo facesse il centrodestra lo trovavo sbagliato ma non sorprendente, ma che lo faccia il centrosinistra proprio non mi va».
In periferia si percepisce il crollo del centrosinistra nei sondaggi?
«Si sente qualche scricchiolio. Per noi il mantenimento del consenso è importante per amministrare. Dopo tre anni di tagli crescenti dei trasferimenti ai comuni la discontinuità col passato era attesa. Il tema sviluppo e risanamento vanno tenuti insieme, bisognava dirlo chiaramente come ha fatto Ciampi nel '93».
Ad aumentare la fibrillazione ci sono anche le spinte per allargare la maggioranza o proposte come le larghe intense.
«Anche questi sono elementi di disturbo non di poco conto. Credo che quello della stabilità sia certamente un tema non risolto, ma se una convergenza va trovata questa deve riguardare una nuova legge elettorale e non altro: la stabilità per il futuro si ottiene col ritorno al maggioritario, e nell'immediato cercando con pazienza e rendendo visibili le convergenze tra le diverse culture che compongono l'esecutivo».
La questione del partito democratico, invece, come la vede?
«Secondo me c'è una connessione oggettiva tra partito democratico e azione di governo. L'una fa bene all'altro: il primo può contribuire a stabilizzare la maggioranza, mentre la seconda può dare un orizzonte alla nuova formazione politica. La fatica del governo però non aiuta il processo di costruzione del nuovo partito, e non aiuta nemmeno il fatto che i suoi promotori abbiano un atteggiamento quasi passivo e rinunciatario rispetto alla possibilità di perdere dei pezzi già in partenza. Non si tratta di dare a nessuno dei diritti di veto ma se l'orizzonte più vicino è quello di una scissione, oggettivamente l'operazione parte male».
A proposito di scissione. Si continua a parlare di Cofferati come possibile guida di un partito della sinistra unita...
«No… sinceramente, chiamiamole per garbo cose di pura fantasi
sempreio
31-10-2006, 20:50
sento aria di rivoluzione :D
Anche Bondi e Ferrara (2 a caso) erano Sinistri!!!
Vorrà dire che la destra aumenterà di numero!! :D
OH NO !!????
Aloa
P.s. Io ,personalmente il mio Sindaco lo manderei a governare in Kuwait , tanto spreca il denaro pubblico!! :mad:
Difendere sempre in modo incondizionato quello che fa comodo , a volte fa perdere la realtà dei fatti.
sempreio
31-10-2006, 22:48
Anche Bondi e Ferrara (2 a caso) erano Sinistri!!!
Vorrà dire che la destra aumenterà di numero!! :D
OH NO !!????
Aloa
P.s. Io ,personalmente il mio Sindaco lo manderei a governare in Kuwait , tanto spreca il denaro pubblico!! :mad:
Difendere sempre in modo incondizionato quello che fa comodo , a volte fa perdere la realtà dei fatti.
mi sa tanto che la sinistra a i giorni contati
mi sa tanto che la sinistra a i giorni contati
Non mi preoccuperei più di tanto !! Il convento ha (stavolta con l'acca :D ) in serbo piatti avvelenati !!
son Casini, nei palazzi!! :O
Aloa
Non mi preoccuperei più di tanto !! Il convento ha (stavolta con l'acca :D ) in serbo piatti avvelenati !!
son Casini, nei palazzi!! :O
Aloa
Temo anche io! :doh:
indelebile
01-11-2006, 08:49
Ma sono mosse ovvie, ognuno di loro cerca di non perdere certe fasce di elettorato, guardono al proprio orticello e poi probabilmente i cosidetti "sindaci" (Veltroni,cofferati,chiamparino,illy) si smarcano per puntare eventualmente a diventare la nuova classe politica di csx
Ma sono mosse ovvie, ognuno di loro cerca di non perdere certe fasce di elettorato, guardono al proprio orticello e poi probabilmente i cosidetti "sindaci" (Veltroni,cofferati,chiamparino,illy) si smarcano per puntare eventualmente a diventare la nuova classe politica di csx
Si, si , sono d'accordissimo, ma quello che dici è troppo vero!! :D
Converrai con me , che un pò di "sana strumentalizzazione" fa bene alle masse!! :O
Lascia bollire il minestrone, il "cuoco" si potrebbe indignare.
Aloa
Hitman04
01-11-2006, 19:13
mi sa tanto che la sinistra a i giorni contati
Mi sa tanto che é meglio se editi, onde evitare facili derisioni :asd:
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