dantes76
24-10-2006, 11:24
24 ottobre 2006
I legali: «Vogliamo che si entri nel merito»
Processo a Hina, chiesta la riabilitazione
Da vittima a imputata: la giovane pachistana, uccisa dal padre, accusò i genitori di maltrattamenti e poi ritrattò
Hina (Ansa)
BRESCIA — L'innocenza di Hina — la ventenne pakistana sgozzata e sepolta nell'orto di casa dagli uomini di famiglia perché «troppo occidentale» — va affermata con una sentenza, non cancellata dalla sua morte. Vale per Hina-vittima, ma deve valere anche per Hina-imputata. Dunque non solo al futuro processo contro papà Muhammad Salì Saleem, zio Muhammad Tariq e i cognati Kalid e Zaid Mahmood, in carcere per l'orrendo delitto scoperto il 12 agosto scorso, ma anche al processo che si apre domani davanti al Tribunale dei minori, dove Hina compare come «rea» di calunnia. E la vittima è il padre-assassino.
Serve fare chiarezza, su quest'inversione di ruoli. Serve fare giustizia. Per questo gli avvocati Sabrina Baglioni e Giorgia Ianni, difensori d'ufficio di Hina, chiederanno ai giudici del Tribunale dei minori (presidente Beniamino Spizzuoco) di non liquidare la vicenda con il semplice «non luogo a procedere per estinzione del reato» ma bensì di «prosciogliere la rea» entrando nel merito. «La tesi della difesa è tutt'altro che peregrina — dice il procuratore capo dei minori Emilio Quaranta che domani rappresenterà l'accusa —. C'è ampia giurisprudenza in materia. Se verranno ravvisati i requisiti essenziali di legge, anche nel caso di Hina il proscioglimento nel merito diventa strada obbligata».
In aula al banco degli imputati, seppur virtualmente, siederà proprio lei, Hina. Dovrà difendersi dall'accusa di aver calunniato ingiustamente mamma e papà. Lo farà, sempre virtualmente, da imputata minorenne, perché non aveva ancora 18 anni quando sottoscrisse davanti ai carabinieri le sue denunce, raccontando dopo l'ennesima fuga da casa: «Mi maltrattano, mi picchiano. Papà mi ha anche molestato». Al processo però, lo scorso anno, rinnegò tutto: «Solo bugie. Ho raccontato bugie per essere libera di vivere la mia vita». Era il 16 marzo quando papà e mamma uscirono a testa alta dal Tribunale ordinario, riabilitati nell'onore. Ma quanto c'era di vero nella ritrattazione di Hina? Quanto di forzato, di imposto? Di certo, con la sua ritrattazione, la ragazza sancì il via ad un processo parallelo ma diametralmente opposto: lei accusata di calunnia, i suoi genitori vittime. Non per la giustizia ordinaria, stavolta, ma quella minorile attivata «per competenza».
Il processo di domani nasce dunque per un automatismo giudiziario. Ma il suo esito è tutt'altro che scontato. «Non ci sono ragioni ideologiche né la volontà astratta di forzare la ricostruzione di quanto avvenuto — spiega l'avvocato Giorgia Ianni — la nostra richiesta di un proscioglimento nel merito è semmai dettata dal dovere difensivo e deontologico di chiedere l'applicazione di una formula più vantaggiosa per l'imputata. A nostro avviso ci sono i requisiti di legge».
È il principio del «favor rei» (a favore del reo) o favor innocentiae (a favore dell'innocente) che consente di «processare il morto» per tutelarne l'onorabilità qualora agli atti sia evidente la prova della sua estraneità all'accusa contestata. La decisione ultima dei giudici dunque parte da lì, dalle stesse carte che portarono a processare la madre e il padre, poi assolti. Compreso un verbale dei carabinieri che rivela: «Dopo la denuncia originaria, Hina venne in caserma per dirci che suo padre insisteva perché ritrattasse tutto».
Nunzia Vallini
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/10_Ottobre/24/hina.html
I legali: «Vogliamo che si entri nel merito»
Processo a Hina, chiesta la riabilitazione
Da vittima a imputata: la giovane pachistana, uccisa dal padre, accusò i genitori di maltrattamenti e poi ritrattò
Hina (Ansa)
BRESCIA — L'innocenza di Hina — la ventenne pakistana sgozzata e sepolta nell'orto di casa dagli uomini di famiglia perché «troppo occidentale» — va affermata con una sentenza, non cancellata dalla sua morte. Vale per Hina-vittima, ma deve valere anche per Hina-imputata. Dunque non solo al futuro processo contro papà Muhammad Salì Saleem, zio Muhammad Tariq e i cognati Kalid e Zaid Mahmood, in carcere per l'orrendo delitto scoperto il 12 agosto scorso, ma anche al processo che si apre domani davanti al Tribunale dei minori, dove Hina compare come «rea» di calunnia. E la vittima è il padre-assassino.
Serve fare chiarezza, su quest'inversione di ruoli. Serve fare giustizia. Per questo gli avvocati Sabrina Baglioni e Giorgia Ianni, difensori d'ufficio di Hina, chiederanno ai giudici del Tribunale dei minori (presidente Beniamino Spizzuoco) di non liquidare la vicenda con il semplice «non luogo a procedere per estinzione del reato» ma bensì di «prosciogliere la rea» entrando nel merito. «La tesi della difesa è tutt'altro che peregrina — dice il procuratore capo dei minori Emilio Quaranta che domani rappresenterà l'accusa —. C'è ampia giurisprudenza in materia. Se verranno ravvisati i requisiti essenziali di legge, anche nel caso di Hina il proscioglimento nel merito diventa strada obbligata».
In aula al banco degli imputati, seppur virtualmente, siederà proprio lei, Hina. Dovrà difendersi dall'accusa di aver calunniato ingiustamente mamma e papà. Lo farà, sempre virtualmente, da imputata minorenne, perché non aveva ancora 18 anni quando sottoscrisse davanti ai carabinieri le sue denunce, raccontando dopo l'ennesima fuga da casa: «Mi maltrattano, mi picchiano. Papà mi ha anche molestato». Al processo però, lo scorso anno, rinnegò tutto: «Solo bugie. Ho raccontato bugie per essere libera di vivere la mia vita». Era il 16 marzo quando papà e mamma uscirono a testa alta dal Tribunale ordinario, riabilitati nell'onore. Ma quanto c'era di vero nella ritrattazione di Hina? Quanto di forzato, di imposto? Di certo, con la sua ritrattazione, la ragazza sancì il via ad un processo parallelo ma diametralmente opposto: lei accusata di calunnia, i suoi genitori vittime. Non per la giustizia ordinaria, stavolta, ma quella minorile attivata «per competenza».
Il processo di domani nasce dunque per un automatismo giudiziario. Ma il suo esito è tutt'altro che scontato. «Non ci sono ragioni ideologiche né la volontà astratta di forzare la ricostruzione di quanto avvenuto — spiega l'avvocato Giorgia Ianni — la nostra richiesta di un proscioglimento nel merito è semmai dettata dal dovere difensivo e deontologico di chiedere l'applicazione di una formula più vantaggiosa per l'imputata. A nostro avviso ci sono i requisiti di legge».
È il principio del «favor rei» (a favore del reo) o favor innocentiae (a favore dell'innocente) che consente di «processare il morto» per tutelarne l'onorabilità qualora agli atti sia evidente la prova della sua estraneità all'accusa contestata. La decisione ultima dei giudici dunque parte da lì, dalle stesse carte che portarono a processare la madre e il padre, poi assolti. Compreso un verbale dei carabinieri che rivela: «Dopo la denuncia originaria, Hina venne in caserma per dirci che suo padre insisteva perché ritrattasse tutto».
Nunzia Vallini
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/10_Ottobre/24/hina.html