fluke81
23-10-2006, 16:32
Il ministro ha aperto al prima riunione del comitato "Scuola e legalità"
richiamando l'attenzione sulla commercializzazione di videogame
violenti
ROMA - Il minsitro Fioroni interviene in prima persona sul problema del bullismo nelle scuole. Lo fa prendendo spunto da un articolo di Repubblica.it nel quale si annuncia la prossima uscita di un videogioco ambientato in un liceo, nel quale per vincere si deve controbattere agli atti di prevaricazione dei compagni. Questa mattina a Roma si è insediato il comitato nazionale "Scuola e legalità". Alla prima riunione Giuseppe Fioroni si è presentato con una stampa della pagina di Repubblica.it in cui si parlava della prossima uscita del videogioco.
"Teniamo in considerazione il fatto - ha esordito il ministro - che mentre noi ci impegniamo a educare i ragazzi al rispetto delle regole e degli altri, esce un videogioco con un messaggio contrastante, che rischia di vanificare i nostri sforzi". "Dobbiamo fare in modo che il videogioco che spiega come essere super-bulli a scuola non diventi il regalo preferito del prossimo Natale", ha detto Fioroni, che ha poi ricordato che secondo un'indagine di Telefono Azzurro del 2002 un ragazzo su 2 dice di aver minacciato o picchiato uno dei suoi compagni e il 33% degli studenti delle superiori è vittima ricorrente di atti di bullismo.
"Quello dei videogiochi violenti che diffondono messaggi pericolosi - ha poi aggiunto Fioroni a Repubblica.it - è un problema che non investe solo l'ambito educativo, ma in generale quello sociale. E' opportuna una riflessione su norme e controlli per la commercializzazione dei videogiochi".
Il ministro ha dunque aperto il dibattito che fino a oggi ha animato soprattutto le associazioni dei genitori, che chiedono indicazioni più chiare sulle confezioni dei videogiochi per sconsigliarne l'utilizzo sotto una certa età. Negli Stati Uniti i tentativi di approvare una legge che vieti la vendita dei videogiochi violenti ai minori di 18 anni sono falliti.
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/scuola_e_universita/servizi/bullismo/ministro-su-videogioco/ministro-su-videogioco.html
il gioco non l'ho provato,ne mi interessa questo genere pero qui ci sono alcuni pareri
http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/scienza_e_tecnologia/videogiochi/esce-bully/esce-bully.html
All'uscita negli Stati Uniti, dove era stato anticipato da iniziative legali e un coro di proteste, "Bully" ha fatto ricredere qualcuno. Una volta immedesimati nei panni di Jimmy Hopkins, il ragazzo che oltre ad affrontare i bulli della scuola deve anche collaborare con i professori e fare tesoro delle lezioni per migliorare le sue abilità fisiche, tecniche o dialettiche, alcuni giornali statunitensi hanno aggiustato il tiro.
Bully era stato definito prima della sua uscita "Un simulatore di Columbine", con riferimento al liceo statunitense dove due ragazzi massacrarono 12 compagni e un insegnante. A puntare il dito era stato l'avvocato Jack Thompson, noto oppositore dei viedeogiochi violenti, che aveva chiesto il pronunciamento del giudice della Florida. La richiesta di Thompson è stata però liquidata come "una scocciatura" dal giudice Ronald Friedman, che, secondo quanto riporta il Washington Post, ha detto: "C'è molta violenza in Bully, tantissima, ma sempre meno di quanta ne vediamo ogni sera in tv".
Per la rivista Wired il gioco non esalta affatto il bullismo, perché "gran parte del compito di chi gioca è difendere i più deboli" e "non c'è sangue". Sulla stessa linea della rivista di tendenza del mondo techno Usa Today, per il quale il gioco "dà qualche incentivo a seguire le lezioni".
Sarà, ma intanto uno dei grandi rivenditori inglesi, Curry's, ha deciso che nei suoi negozi il videogioco non ci sarà. Nonostante "Grand Theft Auto" e altri titoli molto discussi come "Liberty City" e "Dead Rising" siano stati in precedenza commercializzati da Curry's, questa volta il marchio ha fatto marcia indietro: "Siamo un rivenditore che pensa alle famiglie. Non riteniamo che il gioco sia adatto ai nostri negozi, e abbiamo deciso di non tenerlo", ha affermato un portavoce.
In Italia riviste e siti specializzati magnificano le caratteristiche tecniche del videogioco e sottolineano che il clamore suscitato da "Canis canem edit" prima ancora della sua uscita è esagerato. Il problema però è più ampio e non riguarda solo i videogiochi violenti, poiché in fin dei conti il marchio con scritto "+16" è solo un suggerimento.
Vabbe ma pensare ai tagli invece che ai videogiochi,no? :rolleyes:
richiamando l'attenzione sulla commercializzazione di videogame
violenti
ROMA - Il minsitro Fioroni interviene in prima persona sul problema del bullismo nelle scuole. Lo fa prendendo spunto da un articolo di Repubblica.it nel quale si annuncia la prossima uscita di un videogioco ambientato in un liceo, nel quale per vincere si deve controbattere agli atti di prevaricazione dei compagni. Questa mattina a Roma si è insediato il comitato nazionale "Scuola e legalità". Alla prima riunione Giuseppe Fioroni si è presentato con una stampa della pagina di Repubblica.it in cui si parlava della prossima uscita del videogioco.
"Teniamo in considerazione il fatto - ha esordito il ministro - che mentre noi ci impegniamo a educare i ragazzi al rispetto delle regole e degli altri, esce un videogioco con un messaggio contrastante, che rischia di vanificare i nostri sforzi". "Dobbiamo fare in modo che il videogioco che spiega come essere super-bulli a scuola non diventi il regalo preferito del prossimo Natale", ha detto Fioroni, che ha poi ricordato che secondo un'indagine di Telefono Azzurro del 2002 un ragazzo su 2 dice di aver minacciato o picchiato uno dei suoi compagni e il 33% degli studenti delle superiori è vittima ricorrente di atti di bullismo.
"Quello dei videogiochi violenti che diffondono messaggi pericolosi - ha poi aggiunto Fioroni a Repubblica.it - è un problema che non investe solo l'ambito educativo, ma in generale quello sociale. E' opportuna una riflessione su norme e controlli per la commercializzazione dei videogiochi".
Il ministro ha dunque aperto il dibattito che fino a oggi ha animato soprattutto le associazioni dei genitori, che chiedono indicazioni più chiare sulle confezioni dei videogiochi per sconsigliarne l'utilizzo sotto una certa età. Negli Stati Uniti i tentativi di approvare una legge che vieti la vendita dei videogiochi violenti ai minori di 18 anni sono falliti.
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/scuola_e_universita/servizi/bullismo/ministro-su-videogioco/ministro-su-videogioco.html
il gioco non l'ho provato,ne mi interessa questo genere pero qui ci sono alcuni pareri
http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/scienza_e_tecnologia/videogiochi/esce-bully/esce-bully.html
All'uscita negli Stati Uniti, dove era stato anticipato da iniziative legali e un coro di proteste, "Bully" ha fatto ricredere qualcuno. Una volta immedesimati nei panni di Jimmy Hopkins, il ragazzo che oltre ad affrontare i bulli della scuola deve anche collaborare con i professori e fare tesoro delle lezioni per migliorare le sue abilità fisiche, tecniche o dialettiche, alcuni giornali statunitensi hanno aggiustato il tiro.
Bully era stato definito prima della sua uscita "Un simulatore di Columbine", con riferimento al liceo statunitense dove due ragazzi massacrarono 12 compagni e un insegnante. A puntare il dito era stato l'avvocato Jack Thompson, noto oppositore dei viedeogiochi violenti, che aveva chiesto il pronunciamento del giudice della Florida. La richiesta di Thompson è stata però liquidata come "una scocciatura" dal giudice Ronald Friedman, che, secondo quanto riporta il Washington Post, ha detto: "C'è molta violenza in Bully, tantissima, ma sempre meno di quanta ne vediamo ogni sera in tv".
Per la rivista Wired il gioco non esalta affatto il bullismo, perché "gran parte del compito di chi gioca è difendere i più deboli" e "non c'è sangue". Sulla stessa linea della rivista di tendenza del mondo techno Usa Today, per il quale il gioco "dà qualche incentivo a seguire le lezioni".
Sarà, ma intanto uno dei grandi rivenditori inglesi, Curry's, ha deciso che nei suoi negozi il videogioco non ci sarà. Nonostante "Grand Theft Auto" e altri titoli molto discussi come "Liberty City" e "Dead Rising" siano stati in precedenza commercializzati da Curry's, questa volta il marchio ha fatto marcia indietro: "Siamo un rivenditore che pensa alle famiglie. Non riteniamo che il gioco sia adatto ai nostri negozi, e abbiamo deciso di non tenerlo", ha affermato un portavoce.
In Italia riviste e siti specializzati magnificano le caratteristiche tecniche del videogioco e sottolineano che il clamore suscitato da "Canis canem edit" prima ancora della sua uscita è esagerato. Il problema però è più ampio e non riguarda solo i videogiochi violenti, poiché in fin dei conti il marchio con scritto "+16" è solo un suggerimento.
Vabbe ma pensare ai tagli invece che ai videogiochi,no? :rolleyes: