y4k
05-10-2006, 15:09
Cosa ci può insegnare un attacco terroristico avvenuto più di 2000 anni fa?
Nell’autunno del 68 A.C. l’unica superpotenza militare del mondo subì un duro contraccolpo psicologico a causa di un attacco terroristico nel cuore della sua capitale. Il porto romano di Ostia fu bruciato, la flotta di guerra dei consoli distrutta, e due importanti senatori, assieme con le loro guardie del corpo fuorono rapiti.
Questo “incidente”, per quanto drammatico, non ha mai attirato molto l’attenzione degli storici moderni. Ma la storia è mutevole. Un evento considerato una nota a margine appena cinque anni fa ha assunto adesso, nel mondo post 11/09, un attuale e malaugurante significato.
Per come, nell’humus dettato dal panico, la popolazione Romana prese alcune decisioni che portarono verso la distruzione della loro Costituzione, della loro democrazia e della loro libertà, questo è un episodo che non può non farci porre la domanda se la storia non si stia di nuovo ripetendo.
Consideriamo i paralleli. I perpetratori di questo spettacolare attacco non erano al soldo di nessuna potenza straniera: nessuna nazione avrebbe osato attaccare Roma in modo così provocatorio. Essi erano al più, gli odiati del mondo: “La feccia di tutte le nazioni”, nelle parole di uno dei più grandi storici Tedeschi, Theodor Mommsen: “uno stato piratesco con uno spettacolare spirito di corpo.”
Come Al Qaeda, questi pirati erano pessimamente organizzati, ma capaci di infondere nei cittadini, che fino a quel momento ritenevano di essere immuni da qualsiasi attacco, uno sproporzionato terrore. Quotando nuovamente Mommsen: “Il marito latino, il viaggiatore delle vie Appie, il gentile bagnante del paradiso terrestre di Baiae, non si sentivano più sicuri delle loro proprietà e della loro esistenza per un singolo momento della loro esistenza”.
Cosa bisognava fare? Nei secoli precedenti la Costituzione dell’antica Roma aveva sviluppato un’intricata serie di controlli e bilanciamenti tesi a prevenire la concetrazione di potere nelle mani di un singolo individuo. Il consolato veniva eletto annualmente, ed era gestito in concomitanza da due uomini. I comandi militari erano limitati nella durata e soggetti a regolari rinnovi. I cittadini erano adusi ad un grado notevole di libertà: il gridare “Civis Romanus Sum” - “Sono un cittadino Romano” - era una garanzia di sicurezza in ogni parte del mondo.
Ma a seguito dell’attacco di Ostia, il panico raggiunse livelli tali per cui la gente fu disposta a compromettere questi diritti. Il più grande soldato di Roma, il 38 enne Gneo Pompeo Magno (meglio conosciuto ai posteri come Pompeo il Grande), con l’appoggio di un suo sostenitore, il tribuno Aulus Gabinius, si adoperò per accrescere il suo potere nel Foro Romano e per proporre una nuova legge straordinaria.
A Pompeo stava per essere dato non solo il supremo comando della flotta navale ma qualcosa che nei fatti significava un’autorità assoluta ed un potere al di sopra di qualsiasi altro, lo storico Greco Plutarco scrisse: “Erano pochi i luoghi dell’impero romano che non fossero inclusi in questi limiti”.
Pompeo ricevette infine quasi l’intero capitale a disposizione del Ministero del Tesoro romano - 144 milioni di sesterzi - per pagare la sua “guerra contro il terrore”, che includeva la costruzione una flotta di 500 navi e l’aumento della fanteria di 120.000 uomini e della cavalleria di 5.000. Una tale accumulazione di potere non aveva alcun precedente e quando la questione fu dibattuta ci fu un vero tumulto in Senato.
Tuttavia, durante una sommossa di massa nel centro di Roma, gli avversari del Pompeo fuorono messi in una posizione di sottomissione, la Lex Gabinia passò (illegalmente) ed egli ottenne il potere.
Alla fine, una volta in mare, ci vollero meno di tre mesi per spazzar via i pirati da tutto il Mar Mediterraneo. Pur tenendo conto del genio di Pompeo come stratega militare, resta il sospetto che se i pirati potevano essere sconfitti così rapidamente, difficilmente potevano essere una minaccia così grave e primaria per l’impero.
Ma era troppo tardi per sollevare tali questioni. Dal più vecchio trucco nel libro politico - accrescere il panico ad un livello tale per cui ogni voce dissenziente possa essere tacciata di essere troppo “soft” o addirittura di essere “traditrice” - il popolo aveva ceduto i suoi poteri e questi poteri non gli sarebbero stati mai più restituiti. Pompeo rimase in Medio Oriente per sei anni, stabilendo regimi fantoccio in tutta la regione e trasformando se stesso nell’uomo più ricco dell’impero.
I non Americani possono solamente guardare con curiosità alla stessa simile facilità con cui con cui gli antichi diritti e libertà degli individui si stanno perdendo negli USA in conseguenza dell’11/09.
Il voto al Senato di Giovedì per sospendere i diritti di habeas corpus per i detenuti accusati di terrorismo, che nega loro la libertà di difendersi contro la loro detenzione davanti ad un tribunale; L’attento uso delle parole circa la tortura, che vieta, nel tentativo di ottenere informazioni, soltanto l’induzione a “serie” sofferenze mentali e fisiche; L’ammissibilità di prove ottenute negli Stati Uniti senza un metodo di ricerca garantito; la libertà concessa al Presidente di dichiarare una persona legalmente residente negli USA come un “combattente nemico” - tutto questo rappresenta uno storico sbilanciamento nella bilancia del potere tra i cittadini e l’esecutivo.
Un intelligente, scettico Americano, senza dubbio dileggerebbe il pensiero che quello che è accaduto l’11/09 possa davvero presagire la distruzione della nostra centenaria Costituzione; ma suppongo che un intelligente e scettico Romano del 68 A.C. la pensasse allo stesso modo.
In verità, tuttavia, la Lex Gabinia fu l’inizio della fine per la Repubblica Romana. Essa pose un precedente. Appena 10 anni dopo, Giulio Cesare - l’unico uomo, secondo Plutarco, che parlò in favore dell’assegnazione di speciali poteri a Pompeo durante il dibattito senatoriale - ricevette simili poteri, ovvero estesi poteri militari in Gallia. Precedentemente, lo Stato, attraverso il Senato, aveva il controllo diretto delle sue forze armate; da quel momento in poi furono le forze armate ad avere il controllo diretto dello Stato.
Inoltre la Lex Gabinia introdusse nel sistema elettorale dell’era non imperiale, che era stato progettato per essere il più semplice possibile, una pletora di denaro. Cesare, come Pompeo, con tutte le risorse dei Galli a sua disposizione, divenne immensamente potente, ed usò le sue ricchezze per finanziare la sua fazione politica. Da quel momento in po il risultato delle elezioni fu determinato in gran parte dal candidato che aveva a disposizione più soldi per corrompere l’elettorato. Nel 49 A.C., il sistema sprofondò completamente, Cesare attraversò il Rubicone - ed il resto, come si dice, è storia.
Forse la Repubblica Romana sarebbe crollata ugualmente. Ma la sproporzionata reazione al raid di Ostia senza dubbio accellerò il processo, indebolendo coloro che erano contrari all’avventurismo militare ed alla corruzione del processo politico. Ci vollero più di 1800 anni prima che qualcosa di remotamente comparabile alla democrazia che ebbe Roma - per quanto imperfetta fosse - rinascesse di nuovo. [ndr. non buttiamo via tutto questo].
Link (http://www.doxaliber.it/lantica-roma-ed-i-terroristi-del-mediterraneo-una-storia-che-potrebbe-insegnarci-qualcosa/186)
E' interessante vedere come la storia si ripete a distanza di 2000 anni (anche se in verità dovremmo ricordarci un certo parlamento andato in fiamme prima della IIGM e prima che hitler salisse al potere....)
Per chi pensa che tutto vada liscio, che pensa di questa "strana" ripetizione storica degli eventi?
Nell’autunno del 68 A.C. l’unica superpotenza militare del mondo subì un duro contraccolpo psicologico a causa di un attacco terroristico nel cuore della sua capitale. Il porto romano di Ostia fu bruciato, la flotta di guerra dei consoli distrutta, e due importanti senatori, assieme con le loro guardie del corpo fuorono rapiti.
Questo “incidente”, per quanto drammatico, non ha mai attirato molto l’attenzione degli storici moderni. Ma la storia è mutevole. Un evento considerato una nota a margine appena cinque anni fa ha assunto adesso, nel mondo post 11/09, un attuale e malaugurante significato.
Per come, nell’humus dettato dal panico, la popolazione Romana prese alcune decisioni che portarono verso la distruzione della loro Costituzione, della loro democrazia e della loro libertà, questo è un episodo che non può non farci porre la domanda se la storia non si stia di nuovo ripetendo.
Consideriamo i paralleli. I perpetratori di questo spettacolare attacco non erano al soldo di nessuna potenza straniera: nessuna nazione avrebbe osato attaccare Roma in modo così provocatorio. Essi erano al più, gli odiati del mondo: “La feccia di tutte le nazioni”, nelle parole di uno dei più grandi storici Tedeschi, Theodor Mommsen: “uno stato piratesco con uno spettacolare spirito di corpo.”
Come Al Qaeda, questi pirati erano pessimamente organizzati, ma capaci di infondere nei cittadini, che fino a quel momento ritenevano di essere immuni da qualsiasi attacco, uno sproporzionato terrore. Quotando nuovamente Mommsen: “Il marito latino, il viaggiatore delle vie Appie, il gentile bagnante del paradiso terrestre di Baiae, non si sentivano più sicuri delle loro proprietà e della loro esistenza per un singolo momento della loro esistenza”.
Cosa bisognava fare? Nei secoli precedenti la Costituzione dell’antica Roma aveva sviluppato un’intricata serie di controlli e bilanciamenti tesi a prevenire la concetrazione di potere nelle mani di un singolo individuo. Il consolato veniva eletto annualmente, ed era gestito in concomitanza da due uomini. I comandi militari erano limitati nella durata e soggetti a regolari rinnovi. I cittadini erano adusi ad un grado notevole di libertà: il gridare “Civis Romanus Sum” - “Sono un cittadino Romano” - era una garanzia di sicurezza in ogni parte del mondo.
Ma a seguito dell’attacco di Ostia, il panico raggiunse livelli tali per cui la gente fu disposta a compromettere questi diritti. Il più grande soldato di Roma, il 38 enne Gneo Pompeo Magno (meglio conosciuto ai posteri come Pompeo il Grande), con l’appoggio di un suo sostenitore, il tribuno Aulus Gabinius, si adoperò per accrescere il suo potere nel Foro Romano e per proporre una nuova legge straordinaria.
A Pompeo stava per essere dato non solo il supremo comando della flotta navale ma qualcosa che nei fatti significava un’autorità assoluta ed un potere al di sopra di qualsiasi altro, lo storico Greco Plutarco scrisse: “Erano pochi i luoghi dell’impero romano che non fossero inclusi in questi limiti”.
Pompeo ricevette infine quasi l’intero capitale a disposizione del Ministero del Tesoro romano - 144 milioni di sesterzi - per pagare la sua “guerra contro il terrore”, che includeva la costruzione una flotta di 500 navi e l’aumento della fanteria di 120.000 uomini e della cavalleria di 5.000. Una tale accumulazione di potere non aveva alcun precedente e quando la questione fu dibattuta ci fu un vero tumulto in Senato.
Tuttavia, durante una sommossa di massa nel centro di Roma, gli avversari del Pompeo fuorono messi in una posizione di sottomissione, la Lex Gabinia passò (illegalmente) ed egli ottenne il potere.
Alla fine, una volta in mare, ci vollero meno di tre mesi per spazzar via i pirati da tutto il Mar Mediterraneo. Pur tenendo conto del genio di Pompeo come stratega militare, resta il sospetto che se i pirati potevano essere sconfitti così rapidamente, difficilmente potevano essere una minaccia così grave e primaria per l’impero.
Ma era troppo tardi per sollevare tali questioni. Dal più vecchio trucco nel libro politico - accrescere il panico ad un livello tale per cui ogni voce dissenziente possa essere tacciata di essere troppo “soft” o addirittura di essere “traditrice” - il popolo aveva ceduto i suoi poteri e questi poteri non gli sarebbero stati mai più restituiti. Pompeo rimase in Medio Oriente per sei anni, stabilendo regimi fantoccio in tutta la regione e trasformando se stesso nell’uomo più ricco dell’impero.
I non Americani possono solamente guardare con curiosità alla stessa simile facilità con cui con cui gli antichi diritti e libertà degli individui si stanno perdendo negli USA in conseguenza dell’11/09.
Il voto al Senato di Giovedì per sospendere i diritti di habeas corpus per i detenuti accusati di terrorismo, che nega loro la libertà di difendersi contro la loro detenzione davanti ad un tribunale; L’attento uso delle parole circa la tortura, che vieta, nel tentativo di ottenere informazioni, soltanto l’induzione a “serie” sofferenze mentali e fisiche; L’ammissibilità di prove ottenute negli Stati Uniti senza un metodo di ricerca garantito; la libertà concessa al Presidente di dichiarare una persona legalmente residente negli USA come un “combattente nemico” - tutto questo rappresenta uno storico sbilanciamento nella bilancia del potere tra i cittadini e l’esecutivo.
Un intelligente, scettico Americano, senza dubbio dileggerebbe il pensiero che quello che è accaduto l’11/09 possa davvero presagire la distruzione della nostra centenaria Costituzione; ma suppongo che un intelligente e scettico Romano del 68 A.C. la pensasse allo stesso modo.
In verità, tuttavia, la Lex Gabinia fu l’inizio della fine per la Repubblica Romana. Essa pose un precedente. Appena 10 anni dopo, Giulio Cesare - l’unico uomo, secondo Plutarco, che parlò in favore dell’assegnazione di speciali poteri a Pompeo durante il dibattito senatoriale - ricevette simili poteri, ovvero estesi poteri militari in Gallia. Precedentemente, lo Stato, attraverso il Senato, aveva il controllo diretto delle sue forze armate; da quel momento in poi furono le forze armate ad avere il controllo diretto dello Stato.
Inoltre la Lex Gabinia introdusse nel sistema elettorale dell’era non imperiale, che era stato progettato per essere il più semplice possibile, una pletora di denaro. Cesare, come Pompeo, con tutte le risorse dei Galli a sua disposizione, divenne immensamente potente, ed usò le sue ricchezze per finanziare la sua fazione politica. Da quel momento in po il risultato delle elezioni fu determinato in gran parte dal candidato che aveva a disposizione più soldi per corrompere l’elettorato. Nel 49 A.C., il sistema sprofondò completamente, Cesare attraversò il Rubicone - ed il resto, come si dice, è storia.
Forse la Repubblica Romana sarebbe crollata ugualmente. Ma la sproporzionata reazione al raid di Ostia senza dubbio accellerò il processo, indebolendo coloro che erano contrari all’avventurismo militare ed alla corruzione del processo politico. Ci vollero più di 1800 anni prima che qualcosa di remotamente comparabile alla democrazia che ebbe Roma - per quanto imperfetta fosse - rinascesse di nuovo. [ndr. non buttiamo via tutto questo].
Link (http://www.doxaliber.it/lantica-roma-ed-i-terroristi-del-mediterraneo-una-storia-che-potrebbe-insegnarci-qualcosa/186)
E' interessante vedere come la storia si ripete a distanza di 2000 anni (anche se in verità dovremmo ricordarci un certo parlamento andato in fiamme prima della IIGM e prima che hitler salisse al potere....)
Per chi pensa che tutto vada liscio, che pensa di questa "strana" ripetizione storica degli eventi?