Feric Jaggar
05-10-2006, 14:42
Tempo fa postai nel forum dicendo che di fronte al posto in cui lavoro si stava svolgendo il Festival Nazionale de l'Unità, certamente la più rappresentativa tra le manifestazioni politiche in Italia, perlomeno come intensità dei temi trattati e come numeri e qualità della partecipazione popolare.
Insomma, un barometro abbastanza attendibile, e da decenni, di quanto e come sia sentita la politica a livello popolare.
La manifestazione era stata preceduta da polemiche roventi tra la maggioranza comunale (da mezzo secolo di sinistra, anche se dalla fine dei partiti tradizionali sono stati numerosi gli ex democristiani sia in maggioranza che in giunta), e l'opposizione di cdx (altri ex democristiani), per via delle prevedibili ricadute sulla viabilità cittadina, già cronicamente intasata e afflitta da strade sconnesse e carenza di parcheggi (in relazione all'astronomico tasso di motorizzazione cittadino).
La maggioranza era stata accusata sulla stampa locale (Il Resto del Carlino, già del Gruppo Monti e storicamente moderato, Il Messaggero di Caltagirone e Il Corriere Adriatico legatissimo alla ex DC marchigiana) di aver pensato solo ai suoi interessi politici, e per giunta di progettare di distogliere interamente il corpo dei Vigili Urbani (92 elementi) dai suoi compiti istituzionali di regolazione del traffico e di controllo del territorio (quest'anno abbiamo avuto 2 tentati stupri e parecchi scippi, una cazzata per una metropoli ma un'enormità per una città di provincia), per adibirlo praticamente in esclusiva a regolare l'afflusso dei visitatori al festival. Inoltre si è fatto del pesante sarcasmo sulla circostanza che alcuni lavori di viabilità nella zona sono stati frettolosamente completati proprio temporalmente a ridosso della manifestazione... insomma, vi potete immaginare quali gazzarre sulla stampa e in consiglio comunale.
La stessa amministrazione, prendendo molto sul serio la questione dell'enorme afflusso di pubblico, aveva diffuso dei piani di viabilità alternativa, organizzato navette, fatto con le mani e coi piedi per avere numerose fermate supplementari di Eurostar (qui ne fermano abitualmente pochi). Richiamato in servizio il personale dell'ospedale San Salvatore in ferie.
Io stesso, preoccupato al calor bianco di come avrei potuto recarmi e venir via dal lavoro, mi mettevo le mani negli (scarsi) capelli; scartata l'auto, l'autobus non ha le ali. Insomma, mi preparavo al botto, al caos da grande città.
Quale non è stato, dunque, il mio sconcerto all'inizio della manifestazione, inaugurata da Prodi, constatando... che di code non c'era l'ombra. I V.U. non dico che facevano il pacchione, ma erano rilassati.
La manifestazione inizia il 30 agosto, e quel pomeriggio non si registra NESSUNA CODA al casello (c'era mia moglie, che temerariamente aveva sfidato la mia raccomandazione di uscire a Fano e tornare a casa da Sud attraverso la S.S.16). La settimana successiva escono sulla stampa i primi numeri della manifestazione: nei primi 4 giorni, 200.000 visitatori, 58.000 pasti serviti. Niente male, anche se francamente tutta quella gente non l’ho vista.
L’evento di apertura, intervento di Prodi, è stato visto da 2.000 persone.
E qui cominciano già a non tornarmi i conti; ma come, il Festival apre alle 17,30 (prima di quell’ora non è possibile nemmeno prendere un caffè, le FF.OO. dopo pranzo lo vengono a prendere dove vado io, in un bar per “partite IVA” poco fuori al recinto), e di 50.000 visitatori del pomeriggio e della serata solo 2.000 vanno a vedere il Presidente del Consiglio? Molto strano.
Incuriosito, un giorno dopo pranzo vado a vedere l’area del Festival, che alle 14 è assolutamente vuota, e constato che il tendone degli eventi politici ha una capienza a sedere, a colpo d’occhio, di 500/800 posti al massimo. Mi dicono, infatti, che per far assistere 2.000 persone hanno dovuto sollevare le “ali” del tendone.
Nei giorni successivi, continuo a vedere nella zona un traffico assolutamente rilassato; lì accanto c’è il centro commerciale più grosso della città, e ci vado un paio di volte alla settimana dopo il lavoro. In zona e al casello (che è ad un paio di chilometri) ancora nessuna coda, come mi confermano i colleghi.
Intanto sulla stampa continua la marcia trionfale delle cifre dettate dalle veline, mentre un giornale, che coi DS ha storicamente il dente avvelenato (Il Corriere Adriatico), manda un giornalista in giro per gli stand, a raccogliere voci velenose; voci che parlano della rivolta di 16 degli espositori, che lamentano di essere stati collocati a margine dell’area della manifestazione, e di non riuscire a far pari con l’alto affitto degli stand. Ma come, in una manifestazione con 50.000 visitatori al giorno, c’è chi rimane in ombra? Mah!
Ed ecco che arriva l’evento-clou della manifestazione; la visita di qualche importante uomo politico, di cultura, artista? Macchè: Roberto Benigni che legge un Canto della Divina Commedia. Quella sera, secondo le cifre ufficiali, ai cancelli della manifestazione si presentano dalle 18 ben 29.000 persone, e qui ci credo, perché finalmente arriva il sospirato “ingorgo totale” della viabilità di zona e del casello, con 10 Km di coda in autostrada.
Nei giorni successivi, alle polemica sugli affari del Festival si aggiunge il gestore del ristorante “Pesce Azzurro” di Fano, che si lamenta sia per aver dovuto portare il costo del pasto dagli ultrapopolari 9,5 Euro (sfido chiunque a mangiare di pesce con meno!) a 15 Euro, solo per far pari con l’affitto dello stand, e poi per il volume ridottissimo degli affari. Si lamenta, il gestore, perché abitualmente a casa sua serve 1.400 coperti, mentre al Festival la sera che gli è andata meglio è stata quella con Benigni, con 1.100 pasti. Ma come, dico io, e i 58.000 pasti serviti nei primi 4 giorni della manifestazione? Li hanno fatti tutti i suoi concorrenti, che tra l’altro hanno strutture più piccole?
Proseguiamo nel balletto delle cifre, che si aggirano, come dicevo, sui 50.000 visitatori al giorno. Ecco un altro evento-clou: il dibattito tra Fini e D’Alema; pubblico, 8.000 persone. Anche qui non ci siamo: gli altri 42.000 presunti visitatori, cosa facevano? Visitavano lo stand della CNA? Ho fatto più di un giro del festival, tra ristoranti e gadgets, tra discoteca e bar non c’era niente che valesse la pena di venire a vedere da più di 20 Km, a meno di essere afflitti da una sindrome di provincialismo. Ho visto più roba al Festival provinciale.
L’ultimo giorno della manifestazione, col discorso di Fassino, si prevedevano ottimisticamente 400 pullmann (20.000 visitatori da fuori); siccome pioveva dal sabato è stato affittato il Palasport che ne può contenere 12.000 più il parterre, quel giorno non c’ero ma non credo che ci siano state altre 30.000 persone sotto l’acqua…
E così via discorrendo. Facendo, con alcuni colleghi, un bilancio della manifestazione, abbiamo concluso realisticamente per un totale di circa 200.000/massimo 300.000 visitatori in 20 giorni, tra momenti di afflusso e momenti di stanca. Sulla base degli elementi che ho suesposto e di altri raccolti in vario modo. Tuttavia, mi aspettavo che la consueta agiografia di partito avrebbe portato ad un totale di almeno 500.000 persone. E non mi sarei scandalizzato; tutti gonfiano le proprie cifre.
Pertanto, sono rimasto di sale quando il bilancio ufficiale della manifestazione, riportato acriticamente da TUTTA la stampa, ha parlato di 1.500.000 visitatori; che fanno una media di 85.000 al giorno dal 5’ giorno alla fine (visto che nei primi 4 erano stati 200.000, a loro dire…). Una cifra enorme, pari quasi alla popolazione cittadina, che se vera avrebbe causato il collasso della circolazione e dei servizi.
Orbene, voglio precisare che non sono qui per infamare o denigrare i DS, L’Unità o il Festival; sono qui per dire che i roboanti numeri della politica, centomila qui, un milione di la, due milioni di là, quando queste cose ti accadono sotto gli occhi e puoi constatare da te, sono numeri che crollano. Così che il grande evento popolare si ridimensiona a sagra di paese. E bisogna dire grazie, se qualche volta queste cose ti capita di vederle da te, perché se ti devi fidare dei giornalisti, i quali non muovono mai il culo dalla sedia e riportano le veline, o le scrivono proprio loro per i loro amici, ai quali chiedono sotto il tendone interviste sdraiate a 90 gradi, a pecorina insomma, allora sei proprio ingenuo e finisci fregato. Al Festival c’erano il furgone di Mediaset, di Sky e della Rai, dotati – mi dicono – di una cosa che si chiama “telecamera”, e che serve per mostrare la realtà a chi non c’è, nondimeno si possono sparare impunemente certe cifre senza tema di essere smentiti.
Perché mi indigno così, mi direte? Cosa me ne frega? Me ne frega che la tranquillizzante sicurezza che viene dai numeri della politica fin qui esibiti, alla luce di questo modo di fare è del tutto ingiustificata. Quando ad un evento come il Festival de l’Unità ci vanno “solo” 2/300.000 persone, e vanno così in poche perché non c’è un cacchio da vedere, a parte Benigni che fa il buffone (e la gente si è pure lamentata perchè eran battute stantìe), il quale doppia di parecchio il pubblico di tutti i politici, allora vuol dire che la democrazia è in coma, è cotta, che la gente se ne strafrega della politica e che la sua partecipazione è fatta solo col telecomando. Poi mi vengano pure a raccontare di un milione di persone al 1’ maggio, mezzo milione alla marcia della pace, di QUATTRO MILIONI alle primarie (!!!), fatevi pure fare i servizi dai giornalisti senza riprendere la platea come si faceva in Russia; basta, non ci credo più. State solo prendendo in giro il popolo italiano, oltre che voi stessi. Cari politici, cantatevela e suonatevela da soli.
Insomma, un barometro abbastanza attendibile, e da decenni, di quanto e come sia sentita la politica a livello popolare.
La manifestazione era stata preceduta da polemiche roventi tra la maggioranza comunale (da mezzo secolo di sinistra, anche se dalla fine dei partiti tradizionali sono stati numerosi gli ex democristiani sia in maggioranza che in giunta), e l'opposizione di cdx (altri ex democristiani), per via delle prevedibili ricadute sulla viabilità cittadina, già cronicamente intasata e afflitta da strade sconnesse e carenza di parcheggi (in relazione all'astronomico tasso di motorizzazione cittadino).
La maggioranza era stata accusata sulla stampa locale (Il Resto del Carlino, già del Gruppo Monti e storicamente moderato, Il Messaggero di Caltagirone e Il Corriere Adriatico legatissimo alla ex DC marchigiana) di aver pensato solo ai suoi interessi politici, e per giunta di progettare di distogliere interamente il corpo dei Vigili Urbani (92 elementi) dai suoi compiti istituzionali di regolazione del traffico e di controllo del territorio (quest'anno abbiamo avuto 2 tentati stupri e parecchi scippi, una cazzata per una metropoli ma un'enormità per una città di provincia), per adibirlo praticamente in esclusiva a regolare l'afflusso dei visitatori al festival. Inoltre si è fatto del pesante sarcasmo sulla circostanza che alcuni lavori di viabilità nella zona sono stati frettolosamente completati proprio temporalmente a ridosso della manifestazione... insomma, vi potete immaginare quali gazzarre sulla stampa e in consiglio comunale.
La stessa amministrazione, prendendo molto sul serio la questione dell'enorme afflusso di pubblico, aveva diffuso dei piani di viabilità alternativa, organizzato navette, fatto con le mani e coi piedi per avere numerose fermate supplementari di Eurostar (qui ne fermano abitualmente pochi). Richiamato in servizio il personale dell'ospedale San Salvatore in ferie.
Io stesso, preoccupato al calor bianco di come avrei potuto recarmi e venir via dal lavoro, mi mettevo le mani negli (scarsi) capelli; scartata l'auto, l'autobus non ha le ali. Insomma, mi preparavo al botto, al caos da grande città.
Quale non è stato, dunque, il mio sconcerto all'inizio della manifestazione, inaugurata da Prodi, constatando... che di code non c'era l'ombra. I V.U. non dico che facevano il pacchione, ma erano rilassati.
La manifestazione inizia il 30 agosto, e quel pomeriggio non si registra NESSUNA CODA al casello (c'era mia moglie, che temerariamente aveva sfidato la mia raccomandazione di uscire a Fano e tornare a casa da Sud attraverso la S.S.16). La settimana successiva escono sulla stampa i primi numeri della manifestazione: nei primi 4 giorni, 200.000 visitatori, 58.000 pasti serviti. Niente male, anche se francamente tutta quella gente non l’ho vista.
L’evento di apertura, intervento di Prodi, è stato visto da 2.000 persone.
E qui cominciano già a non tornarmi i conti; ma come, il Festival apre alle 17,30 (prima di quell’ora non è possibile nemmeno prendere un caffè, le FF.OO. dopo pranzo lo vengono a prendere dove vado io, in un bar per “partite IVA” poco fuori al recinto), e di 50.000 visitatori del pomeriggio e della serata solo 2.000 vanno a vedere il Presidente del Consiglio? Molto strano.
Incuriosito, un giorno dopo pranzo vado a vedere l’area del Festival, che alle 14 è assolutamente vuota, e constato che il tendone degli eventi politici ha una capienza a sedere, a colpo d’occhio, di 500/800 posti al massimo. Mi dicono, infatti, che per far assistere 2.000 persone hanno dovuto sollevare le “ali” del tendone.
Nei giorni successivi, continuo a vedere nella zona un traffico assolutamente rilassato; lì accanto c’è il centro commerciale più grosso della città, e ci vado un paio di volte alla settimana dopo il lavoro. In zona e al casello (che è ad un paio di chilometri) ancora nessuna coda, come mi confermano i colleghi.
Intanto sulla stampa continua la marcia trionfale delle cifre dettate dalle veline, mentre un giornale, che coi DS ha storicamente il dente avvelenato (Il Corriere Adriatico), manda un giornalista in giro per gli stand, a raccogliere voci velenose; voci che parlano della rivolta di 16 degli espositori, che lamentano di essere stati collocati a margine dell’area della manifestazione, e di non riuscire a far pari con l’alto affitto degli stand. Ma come, in una manifestazione con 50.000 visitatori al giorno, c’è chi rimane in ombra? Mah!
Ed ecco che arriva l’evento-clou della manifestazione; la visita di qualche importante uomo politico, di cultura, artista? Macchè: Roberto Benigni che legge un Canto della Divina Commedia. Quella sera, secondo le cifre ufficiali, ai cancelli della manifestazione si presentano dalle 18 ben 29.000 persone, e qui ci credo, perché finalmente arriva il sospirato “ingorgo totale” della viabilità di zona e del casello, con 10 Km di coda in autostrada.
Nei giorni successivi, alle polemica sugli affari del Festival si aggiunge il gestore del ristorante “Pesce Azzurro” di Fano, che si lamenta sia per aver dovuto portare il costo del pasto dagli ultrapopolari 9,5 Euro (sfido chiunque a mangiare di pesce con meno!) a 15 Euro, solo per far pari con l’affitto dello stand, e poi per il volume ridottissimo degli affari. Si lamenta, il gestore, perché abitualmente a casa sua serve 1.400 coperti, mentre al Festival la sera che gli è andata meglio è stata quella con Benigni, con 1.100 pasti. Ma come, dico io, e i 58.000 pasti serviti nei primi 4 giorni della manifestazione? Li hanno fatti tutti i suoi concorrenti, che tra l’altro hanno strutture più piccole?
Proseguiamo nel balletto delle cifre, che si aggirano, come dicevo, sui 50.000 visitatori al giorno. Ecco un altro evento-clou: il dibattito tra Fini e D’Alema; pubblico, 8.000 persone. Anche qui non ci siamo: gli altri 42.000 presunti visitatori, cosa facevano? Visitavano lo stand della CNA? Ho fatto più di un giro del festival, tra ristoranti e gadgets, tra discoteca e bar non c’era niente che valesse la pena di venire a vedere da più di 20 Km, a meno di essere afflitti da una sindrome di provincialismo. Ho visto più roba al Festival provinciale.
L’ultimo giorno della manifestazione, col discorso di Fassino, si prevedevano ottimisticamente 400 pullmann (20.000 visitatori da fuori); siccome pioveva dal sabato è stato affittato il Palasport che ne può contenere 12.000 più il parterre, quel giorno non c’ero ma non credo che ci siano state altre 30.000 persone sotto l’acqua…
E così via discorrendo. Facendo, con alcuni colleghi, un bilancio della manifestazione, abbiamo concluso realisticamente per un totale di circa 200.000/massimo 300.000 visitatori in 20 giorni, tra momenti di afflusso e momenti di stanca. Sulla base degli elementi che ho suesposto e di altri raccolti in vario modo. Tuttavia, mi aspettavo che la consueta agiografia di partito avrebbe portato ad un totale di almeno 500.000 persone. E non mi sarei scandalizzato; tutti gonfiano le proprie cifre.
Pertanto, sono rimasto di sale quando il bilancio ufficiale della manifestazione, riportato acriticamente da TUTTA la stampa, ha parlato di 1.500.000 visitatori; che fanno una media di 85.000 al giorno dal 5’ giorno alla fine (visto che nei primi 4 erano stati 200.000, a loro dire…). Una cifra enorme, pari quasi alla popolazione cittadina, che se vera avrebbe causato il collasso della circolazione e dei servizi.
Orbene, voglio precisare che non sono qui per infamare o denigrare i DS, L’Unità o il Festival; sono qui per dire che i roboanti numeri della politica, centomila qui, un milione di la, due milioni di là, quando queste cose ti accadono sotto gli occhi e puoi constatare da te, sono numeri che crollano. Così che il grande evento popolare si ridimensiona a sagra di paese. E bisogna dire grazie, se qualche volta queste cose ti capita di vederle da te, perché se ti devi fidare dei giornalisti, i quali non muovono mai il culo dalla sedia e riportano le veline, o le scrivono proprio loro per i loro amici, ai quali chiedono sotto il tendone interviste sdraiate a 90 gradi, a pecorina insomma, allora sei proprio ingenuo e finisci fregato. Al Festival c’erano il furgone di Mediaset, di Sky e della Rai, dotati – mi dicono – di una cosa che si chiama “telecamera”, e che serve per mostrare la realtà a chi non c’è, nondimeno si possono sparare impunemente certe cifre senza tema di essere smentiti.
Perché mi indigno così, mi direte? Cosa me ne frega? Me ne frega che la tranquillizzante sicurezza che viene dai numeri della politica fin qui esibiti, alla luce di questo modo di fare è del tutto ingiustificata. Quando ad un evento come il Festival de l’Unità ci vanno “solo” 2/300.000 persone, e vanno così in poche perché non c’è un cacchio da vedere, a parte Benigni che fa il buffone (e la gente si è pure lamentata perchè eran battute stantìe), il quale doppia di parecchio il pubblico di tutti i politici, allora vuol dire che la democrazia è in coma, è cotta, che la gente se ne strafrega della politica e che la sua partecipazione è fatta solo col telecomando. Poi mi vengano pure a raccontare di un milione di persone al 1’ maggio, mezzo milione alla marcia della pace, di QUATTRO MILIONI alle primarie (!!!), fatevi pure fare i servizi dai giornalisti senza riprendere la platea come si faceva in Russia; basta, non ci credo più. State solo prendendo in giro il popolo italiano, oltre che voi stessi. Cari politici, cantatevela e suonatevela da soli.