Adric
29-09-2006, 11:50
Domenica notte due calciatori furono picchiati nel bus della squadra
Taranto, l´allenatore lascia. "La città sa solo accusarci"
Mario Diliberto
Dimissioni choc dopo l´aggressione
L´allenatore se ne va. Per l´aggressione ai suoi calciatori. Ma soprattutto per l´indifferenza di una città, sonnecchiante anche dinanzi ad un´aggressione. L´ennesimo colpo di scena nel calcio tarantino porta la firma di Aldo Papagni, il tecnico della rinascita e della promozione in C1. Ha sbattuto la porta in faccia a tutti, ieri pomeriggio, dopo aver diretto l´allenamento. «Non c´è stata una reazione dell´ambiente e della città adeguata alla gravità di quanto accaduto - ha detto - Non ci sono più le condizioni per restare qui».
Quello di ieri è stato il primo allenamento a ranghi completi dopo l´agguato di domenica notte, al rientro dalla sconfitta di Castellammare. Proprio a pochi metri dal campo dello stadio Iacovone due teppisti avevano fatto irruzione sul bus della squadra. Si erano scagliati contro i difensori Maurizio Caccavale e Ivano Pastore, accusati delle due sconfitte di fila rimediate dalla squadra dopo le due vittorie di inizio campionato. Insulti e schiaffi. La coppia di centrali è tornata ieri sul campo di allenamento insieme con i compagni che per 24 ore hanno scioperato per dire no alla violenza. Agli uomini della Digos, che hanno raccolto la loro deposizione, le vittime hanno detto di non aver riconosciuto gli aggressori. Non hanno neanche fornito elementi utili per le indagini condotte dalla polizia. L´indifferenza della città, però, i giocatori l´hanno riconosciuta e respirata. «Mi è mancata la solidarietà della mia gente», ha detto Pastore. E quella solidarietà è mancata anche ieri pomeriggio.
Papagni ha atteso invano un gesto dai tifosi. Si aspettava una condanna dei teppisti. Un coro che rimarcasse la differenza tra vittime e colpevoli. Invece no. L´allenamento è scivolato via nel silenzio. A quel punto l´allenatore ha formalizzato a una decisione meditata. «Non ho voluto commentare subito l´aggressione perché volevo osservare la reazione dell´ambiente. È stata soft - ha aggiunto l´allenatore - così come l´atteggiamento della società. Poi ho seguito una trasmissione in tivù in cui qualcuno ha telefonato e ha continuato a inveire contro i miei calciatori. Nessuno ha reagito. Non si può accettare». Prima di abbandonare lo Iacovone, Papagni ha voluto regalare un pensiero alla squadra. «Non ho mai avuto un gruppo così. Questi ragazzi non meritano l´amarezza che stanno provando».
Le dimissioni di Papagni hanno lasciato tutti a bocca aperta. Il capitano Andrea Deflorio, uomo simbolo del nuovo ciclo voluto dal presidente Luigi Blasi, casca dalle nuvole. «Non so come commentare questa decisione - dice al telefono - Non so neanche come affrontare questa situazione perché in tanti anni di carriera non ho mai vissuto roba del genere. È tutto esagerato rispetto al momento della squadra». «La città doveva insorgere contro la violenza», chiude il presidente Blasi. «Invece è rimasta muta. Ora spero sinceramente che Papagni ci ripensi».
(29 settembre 2006)
(La Repubblica Bari)
Taranto, l´allenatore lascia. "La città sa solo accusarci"
Mario Diliberto
Dimissioni choc dopo l´aggressione
L´allenatore se ne va. Per l´aggressione ai suoi calciatori. Ma soprattutto per l´indifferenza di una città, sonnecchiante anche dinanzi ad un´aggressione. L´ennesimo colpo di scena nel calcio tarantino porta la firma di Aldo Papagni, il tecnico della rinascita e della promozione in C1. Ha sbattuto la porta in faccia a tutti, ieri pomeriggio, dopo aver diretto l´allenamento. «Non c´è stata una reazione dell´ambiente e della città adeguata alla gravità di quanto accaduto - ha detto - Non ci sono più le condizioni per restare qui».
Quello di ieri è stato il primo allenamento a ranghi completi dopo l´agguato di domenica notte, al rientro dalla sconfitta di Castellammare. Proprio a pochi metri dal campo dello stadio Iacovone due teppisti avevano fatto irruzione sul bus della squadra. Si erano scagliati contro i difensori Maurizio Caccavale e Ivano Pastore, accusati delle due sconfitte di fila rimediate dalla squadra dopo le due vittorie di inizio campionato. Insulti e schiaffi. La coppia di centrali è tornata ieri sul campo di allenamento insieme con i compagni che per 24 ore hanno scioperato per dire no alla violenza. Agli uomini della Digos, che hanno raccolto la loro deposizione, le vittime hanno detto di non aver riconosciuto gli aggressori. Non hanno neanche fornito elementi utili per le indagini condotte dalla polizia. L´indifferenza della città, però, i giocatori l´hanno riconosciuta e respirata. «Mi è mancata la solidarietà della mia gente», ha detto Pastore. E quella solidarietà è mancata anche ieri pomeriggio.
Papagni ha atteso invano un gesto dai tifosi. Si aspettava una condanna dei teppisti. Un coro che rimarcasse la differenza tra vittime e colpevoli. Invece no. L´allenamento è scivolato via nel silenzio. A quel punto l´allenatore ha formalizzato a una decisione meditata. «Non ho voluto commentare subito l´aggressione perché volevo osservare la reazione dell´ambiente. È stata soft - ha aggiunto l´allenatore - così come l´atteggiamento della società. Poi ho seguito una trasmissione in tivù in cui qualcuno ha telefonato e ha continuato a inveire contro i miei calciatori. Nessuno ha reagito. Non si può accettare». Prima di abbandonare lo Iacovone, Papagni ha voluto regalare un pensiero alla squadra. «Non ho mai avuto un gruppo così. Questi ragazzi non meritano l´amarezza che stanno provando».
Le dimissioni di Papagni hanno lasciato tutti a bocca aperta. Il capitano Andrea Deflorio, uomo simbolo del nuovo ciclo voluto dal presidente Luigi Blasi, casca dalle nuvole. «Non so come commentare questa decisione - dice al telefono - Non so neanche come affrontare questa situazione perché in tanti anni di carriera non ho mai vissuto roba del genere. È tutto esagerato rispetto al momento della squadra». «La città doveva insorgere contro la violenza», chiude il presidente Blasi. «Invece è rimasta muta. Ora spero sinceramente che Papagni ci ripensi».
(29 settembre 2006)
(La Repubblica Bari)