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14-09-2006, 08:44
MISSIONE NEL CELESTE IMPERO PRIMI INCONTRI PER I TRECENTO IMPRENDITORI GIUNTI A NANCHINO. IL PREMIER: NO A ULTERIORI RITARDI ANCHE SE ABBIAMO MOLTE DEBOLEZZE
L’Italia sbarca in Cina: «Triplicare gli affari»
Prodi: tanti treni da prendere. Montezemolo: basta catenaccio, è ora di passare all’attacco
NANCHINO. Prodi è franco e schietto: «Abbiamo perso del tempo dobbiamo recuperare». E poi passando da un tavolo all'altro del banchetto ufficiale scandisce: «Qui dobbiamo triplicare. Capito: tri - pli- ca - re». Montezemolo usa invece una metafora sportiva: «Fino ad ora abbiamo fatto catenaccio, ora bisogna passare all'attacco».
Si parla di Cina e di affari. La missione del «sistema Italia» parte da Nanchino a tutta velocità: 1500 incontri faccia a faccia tra 300 imprenditori italiani, un po' di tutti i settori (dalla meccanica al tessile, all'alimentare), e 900 loro colleghi locali. Al pomeriggio cittadinanza onoraria della città a Luca di Montezemolo, «amico di vecchia data», con scambio di doni e discorsi ufficiali, la sera banchetto ufficiale per 600 ospiti, con menù cinese e sottofondo di canzoni napoletane. C'è un bel pezzo di governo, oltre al premier sono qui anche quattro ministri: Bonino, Mussi, Bindi e Di Pietro, tante imprese (soprattutto medio piccole) guidate dal presidente di Confindustria e da suoi vice, Morandini e Bombassei, per tutti semplicemente «quello che fa i freni della Ferrari».
Parola magica che conquista ogni interlocutore, compreso il potente segretario del Pc della regione. E ovviamente non mancano le banche, una ventina in tutto, altro record per la missione «dei record». Il nostro obiettivo - spiega Prodi, che oggi sarà a Canton e poi proseguirà per Shangai e Pechino - è «rilanciare le relazioni tra i due Paesi, consolidare una vera e propria alleanza strategica e impostare le basi per una cooperazione più forte, a tutto campo» coinvolgendo tutto il sistema delle nostre piccole e medie imprese.
Si parte dalla regione dello Jaingsu, perché «è un esempio di successo nelle relazioni tra Italia e Cina», un vero «pilastro della cooperazione industriale tra i nostri due paesi e sede dei più importanti investimenti italiani» simboleggiato dalla storica presenza della Fiat. Siamo arrivati in ritardo, spiega il premier, è quando è così tocca correre. Ma non dispera: «Quando c'è uno sviluppo così multiplo i treni sono tanti». Ora «guai a ritardare ancora», «dobbiamo entrare con tutte le forze che abbiamo, anche se abbiamo molte debolezze». Per Montezemolo la presenza del governo in questa missione è «un segnale forte. C'è da recuperare molti anni, ma anche recuperare punti in Formula 1 è difficile, ma lo stiamo facendo». Almeno in Cina, però, non si parte da zero.
Dopo la missione guidata da Ciampi nel 2004 sono stati siglati molti accordi, le relazioni si sono fatte ancora più intense e l'Italia è diventata il secondo partner della regione scavalcando la Francia. Sarà un paradosso, ma secondo il presidente dei Piccoli di Confindustria, Giuseppe Morandini, «è più facile fare impresa qui in Cina che in Italia: c'è molta meno burocrazia». A suo parere per le piccole e medie imprese, oggi, la «carta Cina» è quasi una scelta obbligata sulla via dell'internazionalizzazione: serve a ridurre i costi, effettuando qui una parte delle lavorazioni manifatturiere ma tendendo in Italia la definizione dello stile. Da parte dei cinesi c'è attenzione per il business, ma anche interesse per il «ruolo sociale che le nostre Pmi rappresentano - aggiunge Morandini - per creare anche qui quel cuscinetto di coesione sociale che le nostre piccole e medie imprese costituiscono».
«Banche e imprese sono pronte a rafforzare la collaborazione con gli imprenditori locali che vogliono operare sul mercato italiano e vogliono cogliere le molte opportunità di investimenti» spiega il presidente dell'Abi Corrado Faissola, che ricorda come ci siano a disposizione delle imprese ben 4,5 miliardi di euro di linee di credito, utilizzati appena per il 32 per cento. Un ruolo importante, in Cina, lo gioca anche la Simest, società mista pubblico-privata che negli ultimi due anni ha finanziato con 850 milioni la creazione di oltre 80 nuove aziende. L'ultimo investimento in Cina si inaugura oggi: è un impianto della Meccanotecnica Umbra che produce guarnizioni per pompe.
e ADESSO COSA SI Fà DOPO QUESTO, COSA SUCCEDE?????
L’Italia sbarca in Cina: «Triplicare gli affari»
Prodi: tanti treni da prendere. Montezemolo: basta catenaccio, è ora di passare all’attacco
NANCHINO. Prodi è franco e schietto: «Abbiamo perso del tempo dobbiamo recuperare». E poi passando da un tavolo all'altro del banchetto ufficiale scandisce: «Qui dobbiamo triplicare. Capito: tri - pli- ca - re». Montezemolo usa invece una metafora sportiva: «Fino ad ora abbiamo fatto catenaccio, ora bisogna passare all'attacco».
Si parla di Cina e di affari. La missione del «sistema Italia» parte da Nanchino a tutta velocità: 1500 incontri faccia a faccia tra 300 imprenditori italiani, un po' di tutti i settori (dalla meccanica al tessile, all'alimentare), e 900 loro colleghi locali. Al pomeriggio cittadinanza onoraria della città a Luca di Montezemolo, «amico di vecchia data», con scambio di doni e discorsi ufficiali, la sera banchetto ufficiale per 600 ospiti, con menù cinese e sottofondo di canzoni napoletane. C'è un bel pezzo di governo, oltre al premier sono qui anche quattro ministri: Bonino, Mussi, Bindi e Di Pietro, tante imprese (soprattutto medio piccole) guidate dal presidente di Confindustria e da suoi vice, Morandini e Bombassei, per tutti semplicemente «quello che fa i freni della Ferrari».
Parola magica che conquista ogni interlocutore, compreso il potente segretario del Pc della regione. E ovviamente non mancano le banche, una ventina in tutto, altro record per la missione «dei record». Il nostro obiettivo - spiega Prodi, che oggi sarà a Canton e poi proseguirà per Shangai e Pechino - è «rilanciare le relazioni tra i due Paesi, consolidare una vera e propria alleanza strategica e impostare le basi per una cooperazione più forte, a tutto campo» coinvolgendo tutto il sistema delle nostre piccole e medie imprese.
Si parte dalla regione dello Jaingsu, perché «è un esempio di successo nelle relazioni tra Italia e Cina», un vero «pilastro della cooperazione industriale tra i nostri due paesi e sede dei più importanti investimenti italiani» simboleggiato dalla storica presenza della Fiat. Siamo arrivati in ritardo, spiega il premier, è quando è così tocca correre. Ma non dispera: «Quando c'è uno sviluppo così multiplo i treni sono tanti». Ora «guai a ritardare ancora», «dobbiamo entrare con tutte le forze che abbiamo, anche se abbiamo molte debolezze». Per Montezemolo la presenza del governo in questa missione è «un segnale forte. C'è da recuperare molti anni, ma anche recuperare punti in Formula 1 è difficile, ma lo stiamo facendo». Almeno in Cina, però, non si parte da zero.
Dopo la missione guidata da Ciampi nel 2004 sono stati siglati molti accordi, le relazioni si sono fatte ancora più intense e l'Italia è diventata il secondo partner della regione scavalcando la Francia. Sarà un paradosso, ma secondo il presidente dei Piccoli di Confindustria, Giuseppe Morandini, «è più facile fare impresa qui in Cina che in Italia: c'è molta meno burocrazia». A suo parere per le piccole e medie imprese, oggi, la «carta Cina» è quasi una scelta obbligata sulla via dell'internazionalizzazione: serve a ridurre i costi, effettuando qui una parte delle lavorazioni manifatturiere ma tendendo in Italia la definizione dello stile. Da parte dei cinesi c'è attenzione per il business, ma anche interesse per il «ruolo sociale che le nostre Pmi rappresentano - aggiunge Morandini - per creare anche qui quel cuscinetto di coesione sociale che le nostre piccole e medie imprese costituiscono».
«Banche e imprese sono pronte a rafforzare la collaborazione con gli imprenditori locali che vogliono operare sul mercato italiano e vogliono cogliere le molte opportunità di investimenti» spiega il presidente dell'Abi Corrado Faissola, che ricorda come ci siano a disposizione delle imprese ben 4,5 miliardi di euro di linee di credito, utilizzati appena per il 32 per cento. Un ruolo importante, in Cina, lo gioca anche la Simest, società mista pubblico-privata che negli ultimi due anni ha finanziato con 850 milioni la creazione di oltre 80 nuove aziende. L'ultimo investimento in Cina si inaugura oggi: è un impianto della Meccanotecnica Umbra che produce guarnizioni per pompe.
e ADESSO COSA SI Fà DOPO QUESTO, COSA SUCCEDE?????