zerothehero
05-09-2006, 21:13
La tensione in Libano torna a essere «detonante» mentre i soldati israeliani continuano a centellinare il loro ritiro dalla terra dei cedri che tuttavia continua secondo i piani Unifil. Inquieta l'attentato che martedì mattina ha avuto per obiettivo un alto ufficiale dell'intelligence libanese, il colonnello Samir Shehadeh, figura di spicco dei servizi che aveva seguito in particolare l'inchiesta libanese sull'assassinio dell'ex primo ministro Rafik al-Hariri dello scorso anno. «Un messaggio alle forze Onu dalla Siria», è stato il commento senza reticenze diplomatiche dell'ex sottosegretario agli Esteri Margherita Bonniver, di Forza Italia. Una bomba è stata piazzata sul ciglio della strada dove passava la sua macchina e un'altra auto di supporto, sempre della polizia libanese, nel villaggio di Rmaile vicino alla città meridionale di Sidone. Un detonatore è stato fatto scattare a distanza. Quattre le vittime, tra suoi collaboratori e guardie del corpo, mentre Shehadeh è rimasto ferito. Insieme a lui nell'ospedale di Sidone sono stati ricoverati altri tre feriti, due suoi collaboratori e un passante.
Non c'è stata ancora una rivendicazione dell'attentato. Ma il momento e l'obiettivo scelto sono nientaffatto casuali. Entro questo mese è atteso il rapporto sull'assassinio di Hariri redatto da Serge Brammertz, inviato dalle Nazioni Uniti ad appurare la verità sulla strage. Un'indagine preliminare dell'Onu ha stabilito il coinvolgimento dei servizi segreti siriani e di loro quinte colonne nelle agenzie di sicurezza libanesi.Il governo libanese ha in programma di autorizzare nelle prossime settimane il tribunale internazionale a processare i colpevoli. La morte di Hariri è stata seguita da oltre dieci attentati che hanno ucciso o ferito politici e giornalisti anti-siriani.
Via il blocco israeliano entro 48 ore
Le forze militari israeliane si sono ritirate martedì da cinque villaggi nelle vicinanze di Bint Jbail, nel sud del Libano, lasciando il posto alle truppe dell'Unifil. Ma il problema del blocco aeronavale sta rallentando notevolmente l'arrivo di aiuti umanitari e civili alla ricostruzione libanese. Il governo di Beirut proprio come estema arma di pressione ha mandato martedì una lettera ufficxiale all'Onu in cui denuncia il mancato rispetto della risoluzione 1701 da parte di Israele. E su questo tema del blocco, dopo la forzatura ieri del primo paese musulmano ad aver accettato di contribuire alle forze Nato - il Qatar, da dove ieri è partito un aereo di linea per l'aeroporto di Beirut - martedì è intervenuto direttamente il segretario generale dell'Onu Kofi Annan. Annan, da Alessandria d'Egitto, ha detto: «Non voglio alimentare false speranze, ma mi aspetto che entro le prossime 48 ore avremo qualche notizia positiva e costruttiva al riguardo». «Stiamo tutti lavorando duro e, con un po´ di buona volontà e ragionevolezza, dovremmo riuscire a risolvere la questione entro 48 ore», ha insistito il segretario generale dell'Onu. Intanto tra Francia e Libano si sta definendo un'impegno francese a garantire il controllo delle coste nell'ambito della risoluzione Onu. Chirac sembra intenzionato a rispondere positivamente alla richiesta del premier libanese Fuad Siniora.
Trattative sui prigionieri in Cisgiordania
Israele intanto tratta con i palestinesi per il rilascio dei prigionieri. Il primo ministro israeliano Ehud Olmert organizzerà il suo primo vertice di pace con il presidente palestinese Mahmoud Abbas se i militanti nella Striscia di Gaza libereranno il soldato israeliano Gilad Shalit. «Abu Mazen (Abbas) dovrebbe essere invitato ai colloqui, ritengo che il primo ministro lo farà nei prossimi giorni. I negoziati devono essere lanciati sulla base della "road map"», ha detto il vice-premier Shimon Peres. «Quando la situazione del rapimento sarà risolta, l'incontro avrà luogo», ha aggiunto Peres.
Il soldato israeliano Gilad Shalit è stato catturato da un gruppo di militanti, alcuni dei quali appartenenti ad Hamas, il 25 giugno in un raid in Israele che era partito da Gaza. E a Gaza, rappresentanti di Hamas e dei Comitati di resistenza popolare, un altro gruppo che ha preso parte al rapimento di Shalit, hanno detto che i negoziati sulla liberazione del militare sono in fase di stallo. «La mediazione egiziana è l'unica mediazione offerta ma non c'è movimento sulla questione», ha detto Osama al-Muzaini, leader politico di Hamas. Una fonte della sicurezza israeliana ha fatto sapere che Ofer Dekel, inviato di Olmert per occuparsi del rapimento, è stato recentemente al Cairo per conferire con i mediatori egiziani. L'Egitto non ha commentato la notizia.
A Gaza e in Cisgiordania prosegue intanto la protesta dei dipendenti pubblici dell'Anp contro il governo del premier Haniyeh per il mancato pagamento degli stipendi dopo il taglio dei contributi da Ue e Usa seguito all'insediamento del governo Hamas. Martedì migliaia di appartenenti alle forze di sicurezza legati a Fatah, hanno fatto irruzione nel cortile del complesso che ospita una dede del parlamento a Gaza, sparando in aria. I manifestanti, scandendo il nome di Abu Mazen, hanno anche lanciato sassi contro le finestre. La protesta si è estesa anche in Cisgiordania, dove centinaia di negozi e attività commerciali hanno accolto l'appello lanciato dal Comitato vicino al Fatah e hanno abbassato le saracinesche a Ramallah, Tulkarem e Betlemme. Tutto appare collegato nel complesso scacchiere mediorientale: il negoziato in stallo per il rilascio del soldato israeliano, le proteste per gli stipendi, le trattative anch'esse in stallo per la formazione di un nuovo governo palestinese di solidarietà nazionale. Haniyeh ha detto al britannico The Guardian che la trattativa sul nuovo esecutivo si è arenata su «problemi procedurali». E ha insistito nel ricordare che Hamas ha ottenuto la maggioranza assoluta dei consensi nelle elezioni palestinesi. Il che potrebbe significare che Hamas non intendere cedere la leadership del governo a Fatah.
fonte: unità
Non c'è stata ancora una rivendicazione dell'attentato. Ma il momento e l'obiettivo scelto sono nientaffatto casuali. Entro questo mese è atteso il rapporto sull'assassinio di Hariri redatto da Serge Brammertz, inviato dalle Nazioni Uniti ad appurare la verità sulla strage. Un'indagine preliminare dell'Onu ha stabilito il coinvolgimento dei servizi segreti siriani e di loro quinte colonne nelle agenzie di sicurezza libanesi.Il governo libanese ha in programma di autorizzare nelle prossime settimane il tribunale internazionale a processare i colpevoli. La morte di Hariri è stata seguita da oltre dieci attentati che hanno ucciso o ferito politici e giornalisti anti-siriani.
Via il blocco israeliano entro 48 ore
Le forze militari israeliane si sono ritirate martedì da cinque villaggi nelle vicinanze di Bint Jbail, nel sud del Libano, lasciando il posto alle truppe dell'Unifil. Ma il problema del blocco aeronavale sta rallentando notevolmente l'arrivo di aiuti umanitari e civili alla ricostruzione libanese. Il governo di Beirut proprio come estema arma di pressione ha mandato martedì una lettera ufficxiale all'Onu in cui denuncia il mancato rispetto della risoluzione 1701 da parte di Israele. E su questo tema del blocco, dopo la forzatura ieri del primo paese musulmano ad aver accettato di contribuire alle forze Nato - il Qatar, da dove ieri è partito un aereo di linea per l'aeroporto di Beirut - martedì è intervenuto direttamente il segretario generale dell'Onu Kofi Annan. Annan, da Alessandria d'Egitto, ha detto: «Non voglio alimentare false speranze, ma mi aspetto che entro le prossime 48 ore avremo qualche notizia positiva e costruttiva al riguardo». «Stiamo tutti lavorando duro e, con un po´ di buona volontà e ragionevolezza, dovremmo riuscire a risolvere la questione entro 48 ore», ha insistito il segretario generale dell'Onu. Intanto tra Francia e Libano si sta definendo un'impegno francese a garantire il controllo delle coste nell'ambito della risoluzione Onu. Chirac sembra intenzionato a rispondere positivamente alla richiesta del premier libanese Fuad Siniora.
Trattative sui prigionieri in Cisgiordania
Israele intanto tratta con i palestinesi per il rilascio dei prigionieri. Il primo ministro israeliano Ehud Olmert organizzerà il suo primo vertice di pace con il presidente palestinese Mahmoud Abbas se i militanti nella Striscia di Gaza libereranno il soldato israeliano Gilad Shalit. «Abu Mazen (Abbas) dovrebbe essere invitato ai colloqui, ritengo che il primo ministro lo farà nei prossimi giorni. I negoziati devono essere lanciati sulla base della "road map"», ha detto il vice-premier Shimon Peres. «Quando la situazione del rapimento sarà risolta, l'incontro avrà luogo», ha aggiunto Peres.
Il soldato israeliano Gilad Shalit è stato catturato da un gruppo di militanti, alcuni dei quali appartenenti ad Hamas, il 25 giugno in un raid in Israele che era partito da Gaza. E a Gaza, rappresentanti di Hamas e dei Comitati di resistenza popolare, un altro gruppo che ha preso parte al rapimento di Shalit, hanno detto che i negoziati sulla liberazione del militare sono in fase di stallo. «La mediazione egiziana è l'unica mediazione offerta ma non c'è movimento sulla questione», ha detto Osama al-Muzaini, leader politico di Hamas. Una fonte della sicurezza israeliana ha fatto sapere che Ofer Dekel, inviato di Olmert per occuparsi del rapimento, è stato recentemente al Cairo per conferire con i mediatori egiziani. L'Egitto non ha commentato la notizia.
A Gaza e in Cisgiordania prosegue intanto la protesta dei dipendenti pubblici dell'Anp contro il governo del premier Haniyeh per il mancato pagamento degli stipendi dopo il taglio dei contributi da Ue e Usa seguito all'insediamento del governo Hamas. Martedì migliaia di appartenenti alle forze di sicurezza legati a Fatah, hanno fatto irruzione nel cortile del complesso che ospita una dede del parlamento a Gaza, sparando in aria. I manifestanti, scandendo il nome di Abu Mazen, hanno anche lanciato sassi contro le finestre. La protesta si è estesa anche in Cisgiordania, dove centinaia di negozi e attività commerciali hanno accolto l'appello lanciato dal Comitato vicino al Fatah e hanno abbassato le saracinesche a Ramallah, Tulkarem e Betlemme. Tutto appare collegato nel complesso scacchiere mediorientale: il negoziato in stallo per il rilascio del soldato israeliano, le proteste per gli stipendi, le trattative anch'esse in stallo per la formazione di un nuovo governo palestinese di solidarietà nazionale. Haniyeh ha detto al britannico The Guardian che la trattativa sul nuovo esecutivo si è arenata su «problemi procedurali». E ha insistito nel ricordare che Hamas ha ottenuto la maggioranza assoluta dei consensi nelle elezioni palestinesi. Il che potrebbe significare che Hamas non intendere cedere la leadership del governo a Fatah.
fonte: unità