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View Full Version : Le strane Rotte che portano gli immigrati in Sicilia


dantes76
02-09-2006, 10:07
LE STRANE ROTTE CHE PORTANO GLI IMMIGRATI IN SICILIA

Analizzando il corso attuale dei flussi migratori mediterranei sorge un interrogativo che nessuno riesce (o vuole) chiarire all’opinione pubblica: perché la gran parte di tali flussi raggiunge l’Europa attraverso la Sicilia?

La questione non è peregrina poiché produce una serie di effetti a catena sul sistema delle relazioni italo-libiche e, in particolare, sulla Sicilia che vanta il non-invidiabile privilegio di essere, al contempo, generatrice di emigrazione e terra di accoglienza e di transito d’importanti flussi d’immigrati.

Un fenomeno atipico dovuto a diversi fattori. In particolare al fatto di essere un’economia debole e largamente sommersa (quando non illecita) e alla sua collocazione geografica che ne fa una piattaforma posta al confine fra il primo mondo, ricco e iper- industrializzato, e gli altri mondi (2°, 3°, 4° ecc) il cui rango discende dal posto occupato nella graduatoria della povertà.

Alla faccia della globalizzazione!

La Sicilia svolge, in sostanza, un ruolo anomalo impostole dai poteri forti e dalle loro menti direttrici che pare le abbiano affidato la funzione di porta principale dei flussi clandestini per il rifornimento del mercato europeo di manodopera a basso costo.

Ma perché solo la Sicilia?

Se per gli immigrati il problema è quello di raggiungere un lembo qualsiasi d’Europa per poi distribuirsi sul continente, allora non si capisce perché le organizzazioni del traffico hanno optato per la Sicilia, visto che sulla costa europea del Mediterraneo vi sono tanti altri approdi più vicini ed agevoli.

Basta osservare la carta geografica e misurare le distanze fra la costa africana e mediorientale e i possibili punti d' approdo in Europa, per accorgersi che la rotta Libia- Sicilia è la più lunga e, perciò, la più illogica e pericolosa fra le tante praticabili.
Eppure- si stima- che circa l’80% di tali flussi si diriga verso le coste siciliane attraverso questa specie di ponte della disperazione, lungo oltre 300 miglia di mare.

E’ arcinoto che la gran massa dei disperati provenienti dall’Africa (compresi marocchini e algerini) evitano lo stretto di Gibilterra, si sobbarcano altre migliaia di km e sofferenze indicibili per raggiungere i campi di raccolta in Libia e da qui imbarcarsi per la lunga (e talvolta tragica) traversata verso la Sicilia. Da notare che Malta viene saltata anche se si trova a metà strada ed è il primo lembo d’Europa lungo questa rotta.
Un giro molto disagevole e perciò strano, molto strano per non essere sospetto, quando si pensa che esistono altre rotte molto più agevoli di quella praticata.

Infatti, oltre allo stretto di Gibilterra (largo 34 km), ci sarebbe quello dei Dardanelli (Turchia) che con meno rischi consentirebbe di raggiungere la Grecia o, attraverso le vie dei Balcani molto più aduse ai traffici clandestini, l’Europa centro-orientale.

Più breve, inoltre, è la distanza che separa la costa libica dall’isola di Creta o la costa algerina dalla Sardegna (entrambe grandi isoli europee) o quella fra Tunisia e Sicilia ch’era la vecchia rotta stranamente abbandonata dai trafficanti.

Tutto, invece, si svolge lungo l’asse Libia- Sicilia. Normalmente. Come se si trattasse di turismo da crociera. Chi conosce un po’ questo Paese sa benissimo che un traffico di esseri umani di tali proporzioni non può sfuggire all’occhio vigile di un regime dotato di un efficacissimo sistema di controlli.

Un sistema- per capirci- che ha consentito a Gheddafi di mantenersi, per 36 anni, saldamente al potere e di sopravvivere a decine d' attentati e di tentativi di colpi di stato, taluni organizzati dai servizi delle più grandi potenze mondiali o con la loro complicità.

Quindi, nessuno crede alla frottola secondo la quale in un paese siffatto possano circolare impunemente, sprovvisti di documenti e di cibo, centinaia di migliaia (c’è chi dice milioni) di clandestini provenienti dai quattro angoli del pianeta-fame, in attesa d’imbarcarsi per la Sicilia.

A noi sfuggono le ragioni di tali comportamenti, soprattutto quelli inerenti la sfera politica e governativa. Si possono formulare solo ipotesi oppure chiedere ragguagli al signor Abdul Rahman Shalgam, brillante suonatore di “aud” (liuto) e attuale ministro degli esteri libico, un tempo molto amico della Sicilia e, in generale, dell’Italia.

Ma lasciamo perdere, sono soltanto ricordi personali. Oggi in Libia la situazione è profondamente cambiata. Il vecchio ceto dirigente, sempre al potere, si trova a gestire interessi e relazioni molto diversi di quelli di qualche anno fa.

E’ chiaro però che la Sicilia non potrà sopportare a lungo un traffico così ingente e problematico. Le diplomazie italiana ed europea dovrebbero attivarsi al Massimo livello, sulla base di proposte un pò più serie delle precedenti, per avviare un negoziato che porti, entro un tempo ragionevole, ad una consistente riduzione e regolamentazione dei flussi e ad un accordo chiaro contro tutti i traffici clandestini fra le due sponde.

Le nuove norme sugli accessi, annunciate dal governo italiano, la lunga telefonata di Prodi a Gheddafi, potrebbero favorire un clima propizio per l’intesa e consentire ai lavoratori immigrati di svincolarsi dalle maglie della tratta clandestina. Fra Sicilia e Libia, così come con altri paesi mediterranei, non possono continuare tali turpi commerci, ma bisogna intensificare il dialogo culturale e gli scambi di beni e servizi per costruire insieme un futuro di libertà e di prosperità, nella pace e nella solidarietà.
Agostino Spataro

(pubblicato in “La Repubblica/Pa” del 11 agosto 2006)


http://www.press.sicilia.it/news-sicilia.cfm?id=2564

Ferdy78
02-09-2006, 10:45
Beh forse il giornalista che ha scritto questa riflessione e fucina di domande...non si è posto la risposta?

La Sicilia, fino a prova contraria, fa parte dell'Italia....notoriamente paese che si fa in 4 per aiutare gli altri...vedi missioni dislocate anche a costo di indebitarsi + di quanto non lo sia.., pur di far dire agli altri: grazie Italia :fuck: :rotfl:

Ora se noi non facciamo nulla per almeno, intimorire...le flotte di clandestini...sarà sempre peggio. Gheddafi è stato un grande farneticatore di parole..tanto che il governo precedente non si è mai reso conto che il colonnello...li ha sempre persi per il :ciapet: :sofico: . ogni qual volta stipulava accordi di controlli sulle proprie coste :D

In questi gg il flusso ha anche raggiunto l'altra grande isola del mediterraneo che è la Sardegna...segnando una nuova svolta :D e lasciando presupporre nuovi punti di partenza.
Anche la Spagna con le Canarie non se la passa bene tuttavia ;)

E' il sistema di favoritismi e corruzione che va debellato...prima di parlare sul da farsi ;)

eric654
02-09-2006, 12:09
forse perché in italia c'è la mafia e negli altri stati europei no (o ce n'è meno)

beppegrillo
02-09-2006, 12:42
forse perché in italia c'è la mafia e negli altri stati europei no (o ce n'è meno)
sicuramente meno dell'albania :P

roverello
02-09-2006, 14:36
L'articolo secondo me non la racconta giusta.
Intanto entrare in Libia dai confini meridionali non è difficile. E inoltre la Libia non avrebbe nessun interesse a rispedire indietro gli immigrati, che spesso non sono degli stati confinanti, ma di paesi ancora più lontani.
E una volta che li ha in casa, che fa?
Visto che non ha interesse a rispedirli da dove sono venuti, ma ha interesse a che se ne vadano cerca di assecondarli tacitamente, non impedendo le partenze.
E così arrivano in Sicilia, che geograficamente è l'approdo più vicino.
A ciò si aggiunga il fatto che in alcune regioni meridionali c'è molta richiesta di quelle braccia in agricoltura, ma questo non è certo il motore del problema.
Quindi un ridimensionamento del fenomeno è ottenibile solo colpendo gli organizzatori, ma non solo sul suolo libico, anzi, di questi traffici.
Ma qui sorgono altri problemi:
1 - il grado di intrallazzo di questi trafficanti con vari funzionari dei paesi dove si svolge la tratta.
2 - interesse dei governi di provenienza di questi poveracci a che gli stessi emigrino. Sulle modalità ovviamente chiudono occhi, orecchie e naso.
3 - Interesse delle stesse famiglie o piccoli villaggi a che un loro apppartenente venga a fare fortuna in Europa.
In realtà molti di coloro che arrivano da noi vorrebbero proseguire per altri Paesi, ed è per questo che i nori cari amici europei dovrebbero smettere di fare finta di nulla.
Oppure facciamo come i Libici? assecondiamo l'emigrante?

sider
02-09-2006, 18:26
sicuramente meno dell'albania :P

hai un link, dei dati ufficiali, qualcosa che confermi ciò che hai asserito?

fluke81
02-09-2006, 21:44
Non lo so perche vengono qui,comunque di quelli che arrivano ne restano pochissimi.Chi vuol trovare lavoro va al nord perche qui è difficile trovarlo,chi vuol fare cose poche legali va sempre verso il nord perche qui trova la concorrenza che gli spezza gambe e braccia.